armadat - Marinai d`Italia
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armadat - Marinai d`Italia
Testimonianze ARMADAT Vincenzo Calabrese Socio del Gruppo di Siracusa tutti capita di ricordare momenti del passato, che siano stati piacevoli o meno, fanno parte del tuo bagaglio di vita passata, di esperienze fatte. Aver letto, nel numero di Aprile/Maggio u.s., l’articolo di Francesco Ravazzolo (abbiamo vissuto nello stesso Comando per parecchio tempo), ha aperto un cassetto della mia memoria relativo al periodo vissuto nella Batteria T1 di Armadat Taranto. Di questi Comandi non se ne parla tanto, almeno a mia memoria, non ricordo di aver letto riferimenti nel nostro bel Giornale né in altre Riviste che trattano argomenti di Marina Militare. A Con il CF Franco Marini Le Armadat erano, sostanzialmente, delle batterie costiere asservite da radar poste alla difesa, da attacchi aerei, di punti strategici del territorio nazionale. In Italia erano in tutto quattro e le altre tre erano ad Ancona, Brindisi ed Augusta. Il motto, credo comune a tutte, era “Defendo Aere Terram” (difendo il suolo dall’aria, dagli attacchi aerei). Non conosco bene la realtà di quest’ultimi Comandi, per cui mi limito a raccontare, molto succintamente, di Taranto dove ho prestato servizio. Armadat Taranto, da quello che ricordo, era composta da due batterie: la batteria Toscano con cannoni da 135/45, non operativa se non su richiesta, e la batteria T1 con cannoni da 90/53. In prossimità dei cannoni c’era il radar di scoperta aerea ANTPS1E installato sul tetto 44 Marinai d’Italia della costruzione dentro la quale c’erano i vari ripetitori radar e tutto quanto necessario per gestire l’operatività della batteria stessa. Nel comprensorio erano sparsi dei capaci bunker ben mimetizzati dentro i quali erano custoditi altri cannoni su carrelli rotabili e mitragliatrici di diverso calibro. Avevamo un campo sportivo su sterrato ed una squadra di calcio. Naturalmente non mancava uno spaccio dove poter consumare qualcosa e riunirsi nelle giornate piovose. Avevamo anche un barbiere, Carlo Accardo. Non eravamo autosufficienti per l’acqua che andavamo a prendere in Arsenale con una nostra autobotte con rimorchio. Nella batteria c’erano diversi alloggi alcuni dei quali occupati dall’Ufficiale Comandante della T1, dall’Ufficiale al Dettaglio STV CEMM Cosimo Zaccaria, dal Capo Cannone Capo 1^cl. Vincenzo Chiacchio ed altri Sottufficiali con diversi incarichi. Io ero uno dei radaristi della batteria trasferito dopo un corso di tre mesi svolto a Maricentadd subito dopo l’inquadramento ed il successivo giuramento a Maridepocar. Ero anche comandato in Segreteria Comando. Il comandante della batteria T1 era, nel periodo cui faccio riferimento 1973/1975, il TV Angelo Derasmo. Il comandante di Armadat Taranto, il cui ufficio era a Maricentadd, il CF Franco Marini, Signore oltre che Ufficiale Comandante! In batteria eravamo un bel gruppo di amici. Si sa, nei piccoli Comandi questo è facile che capiti. Francesco Ravazzolo era il cuoco e ne conservo un ottimo ricordo anche a livello umano. Si facevano le esercitazioni programmate, si andava al poligono di tiro, si lavorava sodo e ci si riposava e fraternizzava nei momenti di libertà dai servizi. Essendo considerato un Comando operativo si godeva delle stesse ferie del personale imbarcato, due licenze di 18 giorni più 2 per il viaggio, una estiva ed una invernale che ti permetteva di andare a casa o per Natale o per Capodanno, in base ai turni concordati. Nel 1973 ho passato il Natale in Batteria. La stragrande maggioranza dei miei commilitoni erano della zona, tra Taranto e Bari. Io di Siracusa. Impossibile andare in permesso per me e così, per fare andare altri in permesso breve, pur essendo libero, mi sono fatto carico dei loro turni di guardia restando 24 ore in servizio. La notte sul 25, solo nel Corpo di Guardia, ho pianto pensando alla famiglia ed alla fidanzata lontana. Ma la coscienza di aver dato ad altri la possibilità a me negata per motivi geografici mi ha consolato parecchio e mi ha dato la forza di andare avanti. Una pacca sulla spalla ed un grazie dagli amici che rientravano la migliore ricompensa. Nel 1974, considerate queste batterie costiere anacronistiche nell’era del missile, arrivò l’ordine di smantellamento e di retrocessione di tutto il materiale all’Arsenale. Il personale in Servizio Permanente Effettivo veniva trasferito in base ad esigenze di altri Comandi, tra questi il TV Derasmo, e quello di leva congedato non veniva rimpiazzato. Siamo rimasti senza autisti e così il Comandante Marini, rimasto unico Comandante, ha chiesto l’autorizzazione a Maridipart di far abilitare alla guida dei mezzi militari anche me ed altri, e così mi sono ritrovato con la patente militare e con il compito, oltre a quelli consolidati, di autista del Comandante Marini. Inserito insieme ad altri, dallo stesso Comandante, in un elenco di personale non trasferibile e necessario per la retrocessione dei materiali, alla fine mi sono ritrovato da solo a reggere le segreterie Comando, Dettaglio e Mobilitazione. È stato il periodo in cui ho lavorato massicciamente fianco a fianco col Comandante Marini, dattiloscrivevo tutte le sue minute ed avevo cura che tutte le sue disposizioni e le tempistiche venissero osservate. Con orgoglio posso dire di aver lavorato sodo mattina e pomeriggio rinunciando anche a diverse libere uscite. Un bel giorno arriva in segreteria comando, proveniente dal suo ufficio di Maricentadd, il Comandante con un foglio in mano e mi chiede di indovinarne l’oggetto. Nessuna idea da parte mia. Allora mi fa sapere che, malgrado tutto, era il mio movimento su Nave Licio Visintini, base ad Augusta. Praticamente a casa!!! Aggiunge che tocca a me decidere se accettare o meno il movimento. Ammetto che andare a bordo era una mia aspirazione, lo desideravo tanto. Ma la consapevolezza che andare via avrebbe significato lasciare in difficoltà il mio Comandante mi ha fatto rispondere, senza alcun dubbio, che sarei rimasto al mio posto. E così il Comandante Marini evidenziando, presso il locale Maridipart, che il mio nominativo era in quell’elenco di personale non trasferibile, è riuscito a far annullare il mio movimento. Analizzando ora con freddezza quel momento mi rendo sempre più conto di aver deciso, allora, la cosa giusta. Poi è arrivato anche per me il momento del congedo per assolti obblighi di leva. Sono stato testimone dell’inizio della riduzione della ferma da ventiquattro a diciotto mesi, quindici giorni in meno per ogni contingente fino al raggiungimento del target. Quella che per altri è stato sicuramente un motivo di gioia per me è stato un motivo di rammarico: il mio contingente (2°/53) ha fatto un mese in meno in Marina!!!! Avevo desiderato indossare quella divisa, da sempre. Avere sulle spalle il mitico solino mi riempiva il cuore di gioia. Ancora lo conservo con tanta cura assieme alla mia divisa da sergente e quelle precedenti da marinaio. Anch’io, come tanti altri, un marinaio di terra, ma pur sempre un Marinaio. E come dice lo slogan della nostra Associazione: Una volta marinaio … marinaio per sempre. n Marinai d’Italia 45