Relazione con i familiari Un progetto per le residenze
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Relazione con i familiari Un progetto per le residenze
Anno VI n. 4 - trimestrale Natale nel segno della speranza di don Carlo Vinco* Crisi. È la parola che oggi si sente dire ovunque, alludendo ai mercati finanziari e all’economia reale, il che provoca ricadute negative sulla vita quotidiana delle famiglie e delle persone. Una parola diffusa nelle conversazioni e poi su giornali, radio e televisioni, che rispecchia senz’altro un momento delicato del nostro vivere comune. Eppure, e senza con questo voler ridimensionare la situazione difficile, che va invece affrontata con decisione per invertire la rotta, non va dimenticato che ci sono Paesi e popoli da molto tempo immersi in vicende ben più drammatiche del nostro, ancora vittime di una povertà estrema, di guerre in corso o di violazioni di diritti fondamentali per i cittadini, dalla cure mediche all’istruzione, a cominciare dai bambini. Restando a noi, ciò dovrebbe indurci a riflettere sul senso profondo di una crisi che spesso viene percepita dalle persone più nel proprio intimo, nel chiuso di una solitudine, di una sofferenza fisica o morale. O di una povertà di relazioni umane che rendono la vita grigia, sempre in salita, all’apparenza insignificante. Come contrastare, allora, questa crisi, un termine che significa “passaggio” e prelude appunto a un possibile cambiamento? Come per i grandi fenomeni economici e politici, da affrontare con un concorso di forze, idee e obiettivi comuni, anche per le vicende più intime, nostre e del nostro prossimo, sono necessari coraggio, determinazione, senso di responsabilità personale e sociale, nel sapersi prendere cura in senso ampio dei bisogni delle persone in maggiore difficoltà. Un modo, questo, per vincere tante paure e indecisioni. Sarebbe importante, inoltre, aprirsi a una dimensione che già in sé contiene un buon antidoto alla crisi, vale a dire la speranza. In un suo scritto del 1945, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, don Primo Mazzolari diceva che “la speranza è la faccia di Dio quale si scopre di momento in momento secondo il volto delle nostre disperazioni. Per questo tutte le speranze, anche le più tenui, le più fragili, perfino i sogni e le illusioni, appartengono alla speranza. Un niente basta a far battere un cuore, come un niente gli può bastare”. Buon Natale di speranza. Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA Relazione con i familiari Un progetto per le residenze L a relazione con i familiari è un’area fondamentale di progettazione, dialogo e ascolto di tutti gli attori coinvolti che vivono quotidianamente all’interno delle residenze per anziani. Talvolta, però, questo impegno rimane teorico e viene assorbito dalla routine delle prestazioni organizzative. IL RUOLO DELLE FAMIGLIE È interessante vedere come spesso possono nascere conflitti e incomprensioni tra familiari e operatori, causate da un non capirsi reciproco. Curioso è scoprire, scorrendo un vocabolario, la definizione di famiglia: “Istituzione che cura”. Cos’è allora una residenza sanitaria assistenziale, se non una istituzione che cura? Entrambe le figure, famiglia e residenza, svolgono e perseguono lo stesso obiettivo, cioè la cura del soggetto. Adottare il punto di vista secondo il quale la risorsa va cercata nella relazione tra ope- tore nei confronti del familiare. COLLABORAZIONE Sono le strategie di messa in gioco della professionalità a gettare le basi per una vera collaborazione condivisa dentro le strutture, all’interno delle quali va riconosciuto il lavoro di cura e vanno individuate le modalità che lo valorizzano. Bisogna riconoscere anche il lavoro di cura informale svolto dalle famiglie ricostruendo la storia e la qualità della relazione tra anziano fragile e familiare, punto di partenza del Progetto di assistenza individualizzato. Per gettare le basi a una proficua collaborazione è importante dare vita a veri e propri progetti di formazione e di intervento che permettano un incontro e una crescita professionale e personale dei familiari all’interno delle Residenze sanitarie assistenziali. Gli obiettivi di questi progetti sono quelli di crea- • in questi spazi stimolare la conoscenza reciproca attraverso una comunicazione gestita da un attore, che ricopra un incarico definito nella sua funzione di facilitatore delle reti relazionali. • creare occasioni formative chiamando relatori su determinati aspetti dell’invecchiamento oppure su stati emotivi che riguardano i familiari e gli operatori, da approfondire ed esplicitare. • stimolare un confronto esperienziale sui ruoli degli operatori (tutor) e su quello dei familiari. PROGRAMMARE Il processo di programmazione di un intervento con i familiari potrebbe essere: Progetto formativo per familiari e operatori insieme Spazi e momenti di condivisione I TEMI L’inizio del progetto con i familiari parte dal programmare un pacchetto formativo per operatori (tutor) e familiari gestito in una modalità assembleare, per dare vita a momenti di confronto. Alcuni temi da affrontare possono essere il ruolo del familiare e dell’operatore, l’ingresso nella Rsa, la comunicazione e la relazione, gli aspetti psicologici della vecchiaia, la “mission” e gli obiettivi della residenza, il lavoro di squadra tra familiari e operatori. *Presidente della Fondazione In questo numero Pag. 2-3 • La Casa Cherubina Manzoni di Minerbe • I servizi domiciliari per l’Unione dei Comuni dall’Adige al Fratta • Il Centro residenziale si amplia • La Casa albergo-Centro diurno di Marega Pag. 4 • Il Piano formativo 2009-2010 per gli operatori della Fondazione • Il convegno sul Bilancio etico • Ricordo dell’ ingegner Kaminski Dicembre 2008 Ospiti, operatori e familiari: un rapporto da incentivare e programmare all’interno delle residenze. ratore e familiare porta necessariamente a riflettere sulle strategie da ricercare per costruire, o, ancora meglio, co-costruire, un rapporto collaborativo. Viene quindi dato un peso significativo non tanto alla soggettività, quanto piuttosto alla relazionalità, indicando implicitamente il mettersi in gioco dell’opera- re delle reti di relazione positive tra gli attori, meno tesi e conflittuali, tali da far gettare le basi per un lavoro comune e consapevole. IL METODO • Individuare spazi di incontro e condivisione tra operatori e familiari. CONFRONTO Dopo aver creato incontri di formazione bisogna fissare momenti di confronto, circa una volta al mese, dove discutere e adottare tecniche di “problem solving”, cioè di soluzione di problemi, e portare le richieste e i bisogni individuati emersi durante le assemblee ai responsabili di nucleo. Si crea così veramente un ambiente riconosciuto dalla Residenza, uno spazio dove confrontarsi e condividere tale da superare i cosiddetti Comitati parenti, che si pongono solamente in alternativa all’organizzazione. Quindi, uno spazio costruttivo, partecipativo e condiviso. Dare vita a progetti partecipati con i familiari è un’esperienza importante, dove entrano in gioco ruoli, energie e forti sentimenti che permettono la valorizzazione delle reti primarie che possono diventare risorsa tangibile e profonda ricchezza operativa per le organizzazioni. Sergio Gambarotto Direttore generale Vita dell’Ente Pagina 2 Minerbe «Cherubina Manzoni», punto d’incontro a disposizione di tutti i cittadini In un’annotazione nel libro delle memorie parrocchiali Luciano Galante scriveva che ai primi di ottobre del 1974 la Casa di riposo Cherubina Manzoni era ultimata. La casa ospitava cucine, servizi vari e stanze a due posti con il servizio interno. Questa realtà è considerata quasi un testamento che don Tommaso Micheletto lascia alla comunità di Minerbe, in segno della sua testimonianza di solidarietà e di amore. L a casa era di proprietà della chiesa parrocchiale di Minerbe, fondata nel 1913 dall’allora parroco Sante Gaiardoni. Aveva come sede il caseggiato attualmente adibito a scuola materna. Nel 1942 don Carlo Pacega acquista un piccolo appezzamento di terreno annesso al vecchio fabbricato, nel quale erige l’attuale edificio, inizialmente utilizzato come istituto per ragazzi orfani e bisognosi, mentre gli anziani erano ancora ospiti del vecchio edificio. Con la chiusura dell’istituto nel 1969 il complesso viene adattato ad accogliere la casa di riposo, poi ampliata negli anni 1970-1972. Alla fine degli anni ’70 maturano i primi progetti per migliorare queste strutture e in questo periodo la casa può ospitare 74 persone con un personale di assistenza formato da sei religiose e cinque laiche, oltre a un comitato di gestione formato dal parroco,che ne è il presidente, e quattro membri, nominato dall’Ordinario. L’AMPLIAMENTO Nel corso degli anni si aggiungono altri lavori di manutenzione e di ampliamento, cioè il salone di ingresso con ampia vetrata, sistemazione del giardino davanti alla casa e nel parco sul retro, oltre alla costruzione di una cappella. Nel 1996 la Madre Generale della Congregazione Piccole figlie di San Giuseppe comunica al parroco e presidente della casa di riposo l’intenzione di voler ritirare, entro il 1997, le suore presenti nella casa di riposo e nell’asilo infantile. Il parroco pro tempore don Giuseppe Bottacini sottopone così la situazione alla Curia vescovile di Verona, che propone di contattare la Fondazione Pia Opera Ciccarelli onlus in quanto, essendo la Fondazione stessa un ente privato di matrice cattolica come la casa di riposo Cherubina Manzoni, si rendeva possibile un rapporto di collaborazione fra i due enti. ENTRA LA PIA OPERA Dopo vari incontri fra i componenti del Consiglio di amministrazione della Pia Opera Ciccarelli e quelli del Comitato di gestione della Cherubina Manzoni, l’1 gennaio 1998 la casa di riposo viene affidata alla gestione della Fondazione Pia Opera Ciccarelli, con un contratto ventennale, diventando Centro anziani Cherubina Manzoni. L’avvicendamento ha portato a un generale miglioramento della struttura e della sua organizzazione con l’assunzione di altro personale e di nuove figure professionali, come previsto dai piani assistenziali della Regione Veneto. Dal 1999 il Centro residenziale è sottoposto a lavori di ristrutturazione e adeguamento igienico-sanitario, per realizzare spogliatoi del personale e bagni in tutte le stanze degli ospiti, compreso il rinnovo degli arredi nelle stanze degli ospiti e nella sala da pranzo. I primi lavori importanti vengono ultimati nel 2002. La collaborazione con la parrocchia di Minerbe è buona, mantenendo la messa settimanale e il rosario, confessioni e assistenza spirituale. Dal 2000 il Centro Cherubina Manzoni è attivo anche nel Servizio domiciliare per il Comune di Minerbe e gli altri dell’Unione dei Comuni Adige-Fratta, diventando così punto di riferimento per le persone che abitano nel territorio e possono usufruire dei servizi erogati all’interno, come la riabilitazione, il bagno assistito, la cura della persona e il Centro diurno. Sempre in questo periodo viene attivato il servizio Centro prelievi e la residenza mette a disposizione l’ambulatorio medico per effettuare prelievi alle persone del territorio comunale con età superiore ai 65 anni. L’infermiera professionale, incaricata dal Comune di Minerbe, settimanalmente effettua i prelievi ai residenti del Comune. Sempre nel 2002, la Fondazione Pia Opera Ciccarelli dà inizio alle procedure per la certificazione ISO 9001, ottenendola nell’agosto 2003. Alla fine del 2007 sono presenti 47 dipendenti che ricoprono i seguenti ruoli professionali: operatori sociosanitari con diploma regionale, operatori del servizio domiciliare, infermieri professionali, addetti alle pulizie, cuochi, educatori-animatori, manutentori, assistenti tecnici, responsabili di residenza, parrucchiera, podologa, psicologa, fisioterapista e logopedista. IL PROGETTO ASSISTENZIALE Nella Residenza Cherubina Manzoni sono ospitate 60 persone, 11 maschi e 49 femmine, di cui 50 non autosufficienti, 10 autosufficienti o parzialmente non autosufficienti e anche quattro che frequentano il Centro durante il giorno o quando ne hanno bisogno. Gli ospiti provengono prevalentemente da Minerbe e dai Comuni limitrofi, come Legnago, anche quelli del Padovano. «L’attività della residenza procede sulla base di un progetto assistenziale-educativo individualizzato, condiviso insieme a residenti e familiari», spiega Paolo Bonagiunti, responsabile di area. «È fondamentale superare le difficoltà tutti insieme», aggiunge il responsabile di area Bonagiunti, «consentire cioè un’autonoma organizzazione del tempo. Ciò comporta che tutti remino nella stessa direzione e appoggino in toto la logica del progetto. Sono neccessarie quindi riunioni per delineare le linee direttive e orientare l’esercizio a raggiungere gli obiettivi e soprattutto creare sistemi per valutare il lavoro svolto e se le condizioni psicofisiche degli anziani migliorano». Servizi a domicilio nell’Unione dei Comuni Una rete per aumentare l’offerta S ervizi domiciliari, per dare una risposta in maniera capillare ai bisogni assistenziali di un territorio. Comincia tutto nel marzo 2001, quando mediante convenzione la neonata Unione dei Comuni dall’Adige al Fratta (comprendente Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Minerbe e Terrazzo) assegna alla Pia Opera Ciccarelli il servizio di assistenza domiciliare. «Dal Comune di Bonavigo, a nord, a Terrazzo, a sud, nel pieno della Bassa ci sono 25 chilometri di strada dove si incontrano anche paesini di 10-15 abitazioni, nei quali la persona di riferimento è spesso il parroco», spiega Paolo Bonagiunti, responsabile d’area, illustrando l’attività. «Erano due gli operatori, all’inizio, sette invece i primi casi con problematiche esaminati. I problemi da affrontare erano l’alzata e l’igiene personale con bagno assistito settimanale, rivolto a persone anziane debilitate o diversamente abili. Poi, l’assistenza psicologica e il controllo nel somministrare particolari farmaci, per persone con problemi psichiatrici o difficoltà nei rapporti interpersonali. Inoltre, aiuto nelle pulizie domestiche e approvvigionamento dei generi di consumo per persone con difficoltà motorie. Passa il tempo e si ampliano il servizio e la richiesta di assistenza e parte quindi la consegna dei pasti a domicilio, il servizio con podologa e parrucchiera nella struttura di riferimento, con accompagnamento a casa della persona seguita». È partito anche il servizio infermieristico a domicilio attraverso un’infermiera professionale per prelievi urgenti, in collaborazione con i medici di base. «A oggi», continua Bonagiunti, «vengono assistiti più di 40 utenti, venti pasti vengono consegnati dal lunedì al sabato e l’evoluzione dei progetti individuali, mirati a singoli individui, ha portato a un netto miglioramento delle condizioni psicofisiche e nei rapporti sociali. In alcuni casi la figura dell’operatore non è stata più necessaria, consentendo così di dirottare forze per altri casi in altre zone. Abbiamo quattro operatori socio-sanitari per l’assistenza alla persona e un’operatrice generica per l’aiuto nelle pulizie domestiche. Non si ha certo la presunzione di poter risolvere tutti i problemi quotidiani di un anziano o di un disabile, ma crediamo di poter alleviare alcune sofferenze con la costante dedizione del nostro operato, gratificato a sua volta da un sorriso o da un grazie che ci fa proseguire nel nostro cammino». Lo confermano i dati, ma anche i sorrisi della gente, che aumentano quando ci si affaccia su una realtà così accogliente. Gli altri servizi, infatti sono il Centro diurno (con quattro operatori), il Servizio domiciliare centro prelievi, rivolto ai residenti del Comune di Minerbe con più di 65 anni e che fornisce un ambulatorio medico per i prelievi diagnostici, utilizzato in media da 8-10 utenti. C’è poi il servizio di animazione religiosa, rivolto anche questo a tutti: dai residenti ai parenti o ai parrocchiani. Con una messa ogni sabato, alle 16, il Rosario e l’assistenza religiosa a cura del parroco. Il servizio di F.K.T., quindi una riabilitazione agli arti inferiori, quello di podologia e del pasto interno. Non solo, anche il servizio pasti per la scuola materna e per l’asilo nido. Matteo Oxilia Vita dell’Ente Pagina 3 Minerbe Sicurezza e maggiori spazi per le attività Il Centro residenziale si evolve N el prossimo futuro un ulteriore progetto di ristrutturazione porterà a concretizzare un insieme di opere necessarie per adeguare il Centro Cherubina Manzoni alle normative vigenti. L’intervento migliorativo prevede opere di adeguamento strutturale antisismico. Verranno realizzate poi opere architettoniche e tecnologiche per la sicurezza e la prevenzione degli incendi e altri interventi. Sono state individuate le opere da demolire e ricostruire per organizzare ciascun piano come un nucleo abitativo autonomo. Tale, quindi, da assicurare le funzioni di coordinamento del servizio, cucina di piano, zona pranzo/soggiorno e deposito. Le camere degli ospiti non autosufficienti, in ciascun piano, sono organizzate in modo tale da garantire gli standard dimensionali e un servizio igienico accessibile ogni quattro persone, secondo quanto previsto dal Regolamento regionale. Ciascun servizio igienico, inoltre, verrà adattato inserendo servizi sospesi, doccia a filo pavimento, maniglioni orizzontali e verticali. Al piano terra nella zona d’ingresso si prevede di inserire un’area di accoglienza (reception) e una sala polifunzionale per attività. Il piano seminterrato sarà organizzato per ospitare i locali spogliatoio e di servizio per i dipendenti, la cella mortuaria, la zona preghiera, i locali accessori e i magazzini a servizio della cucina. Esternamente verrà costruita una rampa carrabile e pedonale della larghezza di circa 4,20 metri per accedere direttamente alla cella mortuaria e alla cucina. Quest’ultima sarà costituita da un nuovo corpo di fabbrica, adiacente all’attuale, con struttura portante in C.C.A., solaio in pannelli alveolari prefabbricati in calcestruzzo precompresso, superficie interna di circa 96 metri quadrati, altezza interna di tre metri. Il nuovo corpo di fabbrica sarà libero su due lati e con un lato fuori terra per circa un metro e mezzo dal piano di campagna. Dal punto di vista strutturale invece gli interventi saranno mirati ad assicurare alla costruzione di reggere bene in caso di terremoti, realizzando un adeguato ammorsamento tra le pareti d’angolo ed efficaci collegamenti della copertura alle pareti d’ambito. L’intervento consiste nell’applicare materiali fibrorinforzati per due piani fuori terra lungo le murature portanti perimetrali, cioè i lati brevi dei corpi di fabbrica denominati Ala est e Ala ovest. Tali materiali garantiranno elevata leggerezza, proprietà meccaniche e caratteristiche anticorrosive.Saranno poi installati tre pilastri sismaresistenti lungo il prospetto sud-ovest, con le fondamenta collegate a quelle del muro esistente. Ci saranno poi tiranti metallici a livello del piano di copertura e affiancati alle capriate. L’intervento per le norme antincendio riguarda principalmente due aspetti: la resistenza al fuoco delle strutture e la circoscrizione in alcune aree da eventuali incendi. Perciò per ciascun piano è stata progettata la protezione e la compartimentazione delle strutture con l’inserimento di controsoffitti con pannelli e con tramezze. Al piano primo l’intervento prevede inoltre l’adeguamento della scala di sicurezza esterna in ferro, ampliando il pianerottolo. LEGENDA Alberatura esistente Alberatura di progetto Alberatura da abbattere Arbusto da fiore Panca in legno e ghisa (3 posti) Doghe di legno Masselli autobloccanti Macchia arbustiva Prato carrabile Manto erboso Il progetto di miglioramento del parco della Casa Cherubina Manzoni di Minerbe «Marega», un Centro per dire Shalom U La Casa albergo-Centro diurno di Marega, nata sull’ex scuola materna per volontà della parrocchia di San Giorgio con il parroco Don Giampaolo Beltrame n abbraccio. Un sorriso. Una casa. Non c’è bisogno di altro. La casa albergo-Centro diurno di Marega nasce dalla volontà della parrocchia di San Giorgio che, tramite il parroco pro tempore don Giampaolo Beltrame, ha ristrutturato il vecchio edificio di proprietà già adibito a scuola materna, a beneficio della popolazione anziana dell’Unione dei Cinque Comuni Adige-Fratta. Per dare loro qualcosa di più. Ci sono tre piani, il Centro diurno al piano terra, composto da ingresso, salone per il soggiorno e sala da pranzo. Poi la palestra, un locale polivalente e l’ambulatorio medico. Tra il primo e il secondo piano si trovano 16 alloggi residenziali. La struttura è dotata delle autorizzazioni relative a funzionamento, abitabilità e autorizzazione sanitaria per cucinare e consegnare pasti, rilasciata dal sindaco di Bevilacqua. Il progetto sperimentale della Fondazione Pia Opera Ciccarelli onlus dura circa tre anni e consiste nell’attivare un Centro diurno a supporto delle attività residenziali e domiciliari messe a disposizione delle persone anziane dei Comuni dell’Unione. La gestione avviene in piena collaborazione con l’associazione di volontariato onlus Shalom, composta da volontari che stanno già gestendo gli alloggi del primo piano. SOCIETÀ Il percorso a 360 gradi del piano formativo 2009-2010 Pagina 4 In libreria Introduzione alla malattia di Alzheimer e alle altre demenze Dalla Clinica alla Bioetica a cura di Giuseppe Gambina e Carlo Pasetti Edizioni Libreria Cortina Verona I l Piano formativo per gli anni 2009-2010 sarà costituito da un percorso particolarmente ricco di proposte e in parte condiviso con molti altri colleghi del Veneto. Infatti grazie all’impegno del presidente e del Consiglio direttivo di Uneba-Veneto, nove enti associati Uneba, delle provincie di Belluno, Treviso, Verona e Padova, possono godere oggi di un finanziamento (su fondo For.te) per sviluppare un’azione formativa estesa e che avrà una durata di circa 18 mesi. Fra questi enti anche la nostra Fondazione ha partecipato alla stesura del progetto e per questo potrà goderne usufruendo di un numero complessivo di 4.464 ore di aula per un numero totale di 760 dipendenti. È un piano formativo che riveste una notevole importanza per Uneba Veneto e i suoi associati in quanto è la prima volta in assoluto che Uneba Veneto ha la titolarità e la gestione effettiva di un progetto di formazione di questa portata (circa 3.000 operatori socio-sanitari coinvolti nelle quattro provincie) con l’obiettivo di elevare la qualità degli operatori e degli enti interessati. Questi ultimi potranno beneficiare dell’attività di Uneba Veneto sia in termini economici sia in termini di energie organizzative. Le tematiche del Progetto formativo sono tutte attinenti al processo assistenziale nella sua accezione più ampia e alla complessità specifica dei servizi socio-assistenziali. Il programma di formazione, che si sta via via dettagliando si concretizza come segue: VERONA Modulo 1) PAI: compilazione ed utilizzo Le scale di valutazione 2) La misurazione dei risultati 3) Aggiornamento 626/94 (rischio biologico-chimico, ecc.) 4) Primo soccorso - d.lgs. 388/2009 5) Il controllo del dolore 6) La contenzione fisica e farmacologica TOTALI Durata/ore N° lezioni Sede edizione Edizioni TOT Tot Dip* Edizione Tot ore Formative 8 2 CICCARELLI 9 160 160 1.280 4 1 CICCARELLI 9 160 160 640 6 2 CICCARELLI 12 200 200 1.200 12 4 4 3 1 1 10 CICCARELLI CICCARELLI CICCARELLI 3 5 5 43 48 96 96 760 48 96 96 760 576 384 384 4.464 I n particolare destinatario di questo progetto (per i temi 1-2-4-5-6) è tutto il personale destinato all’azione assistenziale diretta alla persona e che è coinvolto quotidianamente nella realizzazione del suo Piano assistenziale individualizzato. Una bozza del calendario e della programmazione dei futuri 18 mesi di attività formativa è già stata inviata in tutti i centri servizi della Fondazione perché possa essere verificata nella sua congruità e quindi agevolare la partecipazione di tutti i destinatari. Al personale dei servizi tecnici (ristorazione, lavanderia/guardaroba, manutenzioni, uffici amministrativi) in accordo con i rispettivi coordinatori di area, verranno riservati i percorsi in materia di sicurezza sul lavoro, oltre ad altri programmi specifici di settore. A nche ai colleghi impegnati nel Servizio domiciliare nei Comuni di Verona, San Giovanni Lupatoto, Minerbe, Trevenzuolo, è riservato un peculiare percorso formativo, sintetizzato come segue e che si svolgerà nel periodo 2009-2010: Tematica Il piano formativo per gli operatori è ricco di proposte ed è condiviso con colleghi di gran parte del Veneto 12 Febbraio 2009 4^ GIORNATA DELLA FONDAZIONE PIA OPERA CICCARELLI Mattino: Convegno su invito dal titolo “Il Bilancio etico”. La pubblicazione conseguente sarà destinata a tutto il personale della Fondazione. Sera: Incontro culturale e di festa per tutto il personale. Seguirà programma dettagliato. n° ore previste Servizio domiciliare: il quadro normativo di riferimento 4 La rete dei servizi alla persona. I soggetti della rete. Gli strumenti utilizzati dalla rete dei servizi per la fruibilità del Servizio Domiciliare. 4 Domiciliare La relazione di aiuto al domicilio dell’utente: peculiarità, metodo e professionalità. 4 Aspetti psicologici e pratici nella relazione di aiuto a casa dell’assistito; l’azione riabilitativa presso il domicilio dell’assistito; la tutela della propria professionalità; la cura dell’ambiente di vita della persona assistita a casa propria. 8 Totale 20 I noltre, su impegno diretto e totale della Fondazione, sarà data continuità alla formazione specialistica in tema di demenza, che ha visto il suo esordio con il Progetto sperimentale Alzheimer per la città di Verona, attraverso l’approfondimento dei temi che maggiormente hanno incontrato l’interesse dei molti allievi che si sono succeduti in quattro anni di attività. Dunque, una serie di occasioni importanti e preziose, pensate e costruite per il sostegno del lavoro di ciascuno a beneficio di tutti. Una riconoscenza particolare va pertanto al Presidente e al Consiglio di amministrazione della Fondazione per il supporto all’intero Piano formativo 2009-2010. Un grazie fin da ora anche a tutti i partecipanti, ai collaboratori e ai docenti per l’impegno e la serietà con cui sanno e sapranno cogliere questa opportunità. Elisabetta Elio Direttore servizi residenziali e formazione Il ricordo e il grazie all’ingegner Hans Kaminski Il Consiglio di amministrazione della Fondazione Pia Opera Ciccarelli onlus ricorda l’ingegner Hans Gunter Franco Kaminski, scomparso il 3 dicembre scorso, che con il suo impegno ha voluto finanziare la ristrutturazione del primo piano della Pia Opera, a San Giovanni Lupatoto. Lo ricordiamo con grande stima per la sua opera e con riconoscenza per l’attenzione e la generosità dimostrata verso gli ospiti della Pia Opera Ciccarelli. Il libro nasce dall’esigenza sempre più sentita nel panorama scientifico-assistenziale italiano di fornire in un’unica opera lo stato attuale delle conoscenze aggiornate sull’argomento demenze, elaborato da alcuni dei più qualificati esperti nazionali in materia. Al di là di questo scopo, il volume è scritto con la motivazione di tenere sempre presenti, in uno sguardo poliscopico multidimensionale, non solo gli aspetti scientifici (da quelli epidemiologici a quelli neuropsicologici, clinici e farmacologici), ma anche quelli relazionali ed etici delle demenze, per riportare l’attenzione sulla sofferenza dei pazienti, sul carico fisico ed emozionale dei caregiver e sui dubbi e le frustrazioni degli operatori, in modo da fornire loro una guida di consultazione per affrontare nella prassi le numerose difficoltà che il lungo percorso di malattia comporta. La dimensione del problema, che già adesso ma ancor di più a breve-medio termine coinvolgerà drammaticamente la popolazione anziana, ne consiglia la lettura anche ad altre figure coinvolte nelle scelte di politica sanitaria e nella loro attuazione (organismi istituzionali, manager della salute, medici, psicologi, infermieri professionali, terapisti della riabilitazione, assistenti sociali, dirigenti di case di riposo, volontari). Il rigore e il realismo scientifico, la centralità del paziente e una vera alleanza terapeutica sono le mete che, oltre agli elementi strettamente tecnici, hanno ispirato i curatori, nella ricerca di quella “proporzionalità delle cure” che deve costituire la stella polare della presa in carico della persona con demenza, cercando sempre di evitare gli opposti errori etici e clinici costituiti dalle tentacolari seduzioni terapeutiche del “troppo” (l’accanimento) e del “troppo poco” (l’abbandono). Giuseppe Gambina, medico, specialista in Neurologia e Neuropatologia, responsabile della SSO Interaziendale Centro Alzheimer e Disturbi Cognitivi della Neurologia dell’Azienda Ospedaliera, OCM di Verona, docente di neurologia alla scuola di specializzazione di Geriatria dell’Università di Verona. Membro dei Gruppi di Lavoro dell’Assessorato alla Politiche Sanitarie e dell’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione del Veneto per la stesura delle Linee Guida per la diagnosi e cura delle persone affette da Malattia di Alzheimer e da altre Demenze e per gli interventi a favore delle famiglie delle persone affette da demenza con gravi disturbi comportamentali, membro inoltre del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio Regionale del Veneto sulla condizione della Persona Anziana e Disabile. Autore di alcuni capitoli di libri sulla Malattia di Alzheimer e sul Morbo di Parkinson e di numerose pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali su argomenti di neurologia e su diversi aspetti delle demenze. Carlo Pasetti, medico, specialista in neurologia e in neuropsichiatria infantile, già direttore U.O.C. di Neurologia dell’Istituto Scientifico di Veruno, docente di neurologia alla scuola di specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione dell’Università di Torino nonché di bioetica all’Università del Piemonte Orientale di Novara, attualmente presidente del Comitato Etico della Fondazione Salvatore Maugeri, Clinica del Lavoro e della Riabilitazione, IRCCS di Pavia. Diplomato ai Corsi di Bioetica ad indirizzo didattico-pedagogico di perfezionamento dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Curatore del libro “Morbo di Parkinson: riabilitazione si, ma quale?”. Autore di numerose pubblicazioni di argomento neurologico, psichiatrico, riabilitativo ed etico, negli ultimi anni si è particolarmente dedicato all’approfondimento e alla divulgazione delle tematiche bioetiche correlate con la disabilità e ai modelli di relazione medico-paziente nella presa in cura delle malattie neurologiche. Per informazioni sulle nostre pubblicazioni: Domenico Marte: tel. 045.8296149 Elisabetta Elio: tel. 045.8296145 Anno VI numero 4 - dicembre 2008 Trimestrale di informazione della Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus Reg. Trib. di Verona n° 1551 del 28/7/2003 Editore e Proprietario Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus Redazione e Amministrazione Vicolo Ospedale, 1 - San Giovanni Lupatoto Tel. 045 8296149/45 - Fax 045 8751111 www.piaoperaciccarelli.org Direttore responsabile Enrico Giardini Grafica e impaginazione Studio Poletto srl - San Giovanni Lupatoto Stampa Tipolitografia Artigiana snc Via Monte Carega, 8 - San Giovanni Lupatoto