Aveva in casa un vero arsenale

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Aveva in casa un vero arsenale
ROVERETO
l'Adige
IL DRAMMA
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G
domenica 1 febbraio 2009
27
È stato arrestato: i pm Merlo e Davico hanno chiesto
Per valutare la capacità d’intendere e di volere si farà
la custodia cautelare in carcere. Si attende l’autorizzazione un incidente probatorio. Si procede per tentato omicidio:
per l’esame del medico legale sulle ferite del pompiere
avrebbe scoccato la freccia da meno di due metri
Aveva in casa un vero arsenale
CHIARA ZOMER
Per adesso non può saperlo né capirlo. È stato tutta la mattina in
ospedale, sedato. E verso le 15 è
stato portato in carcere, ma lui
sembra troppo confuso per capirlo. Ma nello spazio di qualche giorno Loris Pistoia, 43 anni di Mori,
sarà costretto a rendersi conto del
disastro nel quale si è infilato. Perché quando ieri, barricato in casa, ha scoccato due frecce contro
le forze dell’ordine che volevano
portarlo in ospedale, ha preso una
strada senza ritorno. La procura
- delle indagini si occupano il procuratore Rodrigo Merlo e il sostituto Valerio Davico - ha aperto un
fascicolo per tentato omicidio. E
ha deciso di muoversi in fretta.
Già ieri ha sequestrato l’arco e le
due frecce scoccate contro il pompiere volontario, nonché dipendente comunale a Mori, Giampalo Zomer. Come già ieri ha messo
in atto i primi provvedimenti. Innanzitutto si è chiesta - e ottenuta - la custodia cautelare in carcere. Pistoia quindi non sarà curato
in ospedale ma in cella. Almeno fino a quando arriveranno i risultati dell’incidente probatorio che
dovrebbe arrivare a dire con certezza di quali patologie Pistoia soffre e quanto sia al momento capace di intendere e di volere.
Sempre nelle prossime ore sarà
infine ordinato l’esame medico legale sulle ferite di Giampaolo Zomer, anche al fine di ricostruire
con certezza l’esatta dinamica dell’accaduto.
Ma nell’attesa dei riscontri medici, restano i dati di fatto. Che non
aiutano certo Pistoia. L’uomo, se-
IL CASO
Le forze
dell’ordine
al lavoro venerdì
pomeriggio
in via Galilei
a Mori
A destra
Giampaolo Zomer,
il pompiere
volontario di Mori
che è stato ferito
con le due frecce
Il giovane di Brentonico non vuol tornare in Trentino
Luca: «Ho paura del Tso»
Il suo caso aveva fatto discutere. Ed ora sta diventando un
esempio per chi sostiene l’inefficacia delle cure psichiatriche
e l’infondatezza di molte diagnosi firmate dagli psichiatri.
Luca, il ragazzo di Brentonico
che secondo la madre e secondo il Comitato dei cittadini per
i diritti umani di Trento era stato rinchiuso ingiustamente in
psichiatria in seguito ad un Tso
(trattamento sanitario obbligatorio), è ora a Firenze, per
seguire una via diversa che lo
porti a ritrovare il giusto equilibrio.
Il Comitato trentino aveva già
espresso soddisfazione per il
"rilascio" del giovane da parte
del reparto arcense dove era
stato forzatamente ricoverato,
ed ora ci fa sapere che il giovane non ha nessuna intenzione
di tornare in Trentino, almeno
per ora. Proprio per il timore
di subire un altro Tso.
«A me piacerebbe essere scusato per i miei comportamenti a volte "esagerati" - ha detto
Luca ai referenti del Comitato
trentino per i diritti umani - ma
sono stati comportamenti che
comunque non hanno danneggiato gli altri quanto la psichiatria ha danneggiato me negli ultimi anni. Qui a Firenze c’è una
squadra di dottori e psicologi
che mi ha fatto riflettere sui
miei difetti caratteriali e mi sta
scalando gli psicofarmaci. Cosa che non è mai avvenuta nei
Tso che mi hanno portato ad
Arco e che anzi hanno aumentato la mia rabbia e accresciuto la mia sfiducia nelle istituzioni in genere. Comunque ora
comincio a stare sempre meglio anche se preferisco non
I volontari del Comitato che si batte contro l’abuso di Tso e psicofarmaci
tornare in Trentino per paura
di nuovi Tso nei miei confronti».
Luca è ospite di una struttura
riabilitativa nel capoluogo toscano. Ha incontrato in questi
giorni il dottor Paolo Cioni, responsabile di un servizio di salute mentale presso la Asl di Firenze e autore di diversi trattati di psichiatria. «Il dottor Cioni - scrive il Comitato che si batte per la "libertà" di Luca - è rimasto allibito di fronte alle diagnosi formulate dai suoi colleghi di Rovereto ed Arco ed ha
dichiarato senza mezzi termini che a suo avviso il giovane
brentegano non ha alcun disturbo psichiatrico».
Un’ulteriore riprova - sempre
secondo il Comitato trentino che qualcosa non funziona nella gestione del disagio psichico in Trentino. «La legge attua-
le mette un potere immenso
nelle mani degli psichiatri - scrive il Comitato - il sindaco che
firma il Tso, il giudice tutelare
che li convalida, i familiari stessi, i vigili, le forze dell’ordine e
qualsiasi persona coinvolta in
queste dolorose vicende dovrebbe dubitare automaticamente di certe diagnosi. Raccomandiamo di informarsi attentamente, di non accettare
facili diagnosi sia per se stessi
che per i propri figli, di richiedere accurate analisi mediche.
Se ritenete di aver subito danni a causa di diagnosi o trattamenti psichiatrici potete mettervi in contatto con il Comitato cittadino per i diritti umani».
Il comitato ha una sua sede a
Trento. La si può contattare in
posta elettronica all’indirizzo
[email protected] o visitando il sito www.ccdutrento.org.
guito in questi anni dai servizi sociali e avvicinato venerdì mattina
dallo psichiatra intenzionato ad
accertarsi che il paziente seguisse la terapia prescritta, in casa aveva praticamente un arsenale di armi bianche. Non appena lui, convinto da un avvocato, è uscito dal
suo appartamento ed è salito sull’auto dei vigili, carabinieri e polizia sono entrati nell’abitazione. E
l’hanno trovata pronta per resistere ad un assedio. In casa era
buio, perché Pistoia aveva elimi-
IL FERITO
Zomer: «Lo conoscevo»
«Dopo il dolore, il buio»
Già ieri riusciva persino a fare qualche battuta sull’accaduto.
Giampaolo Zomer, il pompiere volontario di Mori colpito dalle
due frecce scoccate da Pistoia, sta già meglio. S’è preso uno spavento di quelli che si ricordano, ma ora è fuori pericolo. Rimarrà in ospedale ancora per qualche giorno, per ulteriori accertamenti, e non è escluso si debba ricorrere ad un intervento chirurgico. Ma la certezza che guarirà gli ha fatto tornare il sorriso:
«È andata bene, adesso sento già meno dolore di ieri» dice, appena vede amici e parenti.
E poi racconta. Un ricordo lucido e senza enfasi: «Eravamo lì da
ore, ma lui non ascoltava e ci insultava. Avevamo verificato il
possesso di armi, ma non risultava avesse permessi. Poi è arrivato l’ordine di sfondare la porta. Ci abbiamo lavorato in tre, con
le pinze idrauliche. Due miei colleghi sulla sinistra, dove ci sono le cerniere, io a destra. Avevamo aperto già di una quarantina di centimetri, quando mi sono accorto che c’era un’ulteriore catena all’interno. Allora ho infilato la mano e ho tagliato la
catena con le cesoie». A quel punto la porta si è aperta di qualche altro centimetro. Ed è accaduto l’impensabile: «Non vedevo
nulla, perché dentro era buio. Ho solo percepito un’ombra, distante qualche metro. Poi sono stato colpito alla spalla ed ho capito che era armato. Da quel momento è stato un attimo: ho dato l’allarme, ho avvisato che era armato e mi sono girato per
scappare. Ma mentre mi voltavo, mi ha colpito al fianco. Lì non
ho capito più nulla. Ho sentito un dolore lancinante e sono caduto. I vigili mi hanno detto poi che mi sono levato la freccia da
solo, ma francamente non me lo ricordo. E pensare che lui lo conoscevo pure. Io lavoro per il comune di Mori e un giorno si è
presentato in ufficio perché era rimasto chiuso fuori casa. Sono
andato io, quella volta siamo entrati da una finestra. E lui in quell’occasione era stato davvero gentile. Ha ringraziato come se gli
avessimo salvato la vita. Mai avrei immaginato una cosa simile».
nato le lampadine. Tutt’attorno
ordine e pulizia. E armi. Più di
quante si possa immaginare di trovare in una normale abitazione.
Oltre ad una faretra con sedici
frecce, c’erano infatti due coltelli, una daga (cioè una spada corta), un’ascia e il fodero di una katana (spada giapponese). In alcuni casi, oggetti realizzati dallo stesso Pistoia, che nella vita fa il pittore e lo scultore. Sia i foderi che
l’impugnatura dei coltelli erano
stati fatti a mano, probabilmente
da lui stesso. Tutto il materiale è
finito sotto sequestro. E certo non
aiuta a migliorare la posizione di
Pistoia. Che, per ora, non ha potuto parlare con nessuno. Nemmeno il suo legale d’ufficio, l’avvocato Ilaria Torboli, l’ha avvicinato, perché i medici l’hanno
sconsigliata per via delle condizioni precarie del suo assistito.
Anche per questo è pressochè
scontato il ricorso al tribunale del
riesame contro la custodia in carcere.
R9013013
Nell’abitazione di Mori trovati una daga,
un’ascia, coltelli e una faretra con 16 frecce