Aveva in casa un vero arsenale
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Aveva in casa un vero arsenale
ROVERETO l'Adige IL DRAMMA Redazione: 0464 433700 fax 0464 432148 email: [email protected] G domenica 1 febbraio 2009 27 È stato arrestato: i pm Merlo e Davico hanno chiesto Per valutare la capacità d’intendere e di volere si farà la custodia cautelare in carcere. Si attende l’autorizzazione un incidente probatorio. Si procede per tentato omicidio: per l’esame del medico legale sulle ferite del pompiere avrebbe scoccato la freccia da meno di due metri Aveva in casa un vero arsenale CHIARA ZOMER Per adesso non può saperlo né capirlo. È stato tutta la mattina in ospedale, sedato. E verso le 15 è stato portato in carcere, ma lui sembra troppo confuso per capirlo. Ma nello spazio di qualche giorno Loris Pistoia, 43 anni di Mori, sarà costretto a rendersi conto del disastro nel quale si è infilato. Perché quando ieri, barricato in casa, ha scoccato due frecce contro le forze dell’ordine che volevano portarlo in ospedale, ha preso una strada senza ritorno. La procura - delle indagini si occupano il procuratore Rodrigo Merlo e il sostituto Valerio Davico - ha aperto un fascicolo per tentato omicidio. E ha deciso di muoversi in fretta. Già ieri ha sequestrato l’arco e le due frecce scoccate contro il pompiere volontario, nonché dipendente comunale a Mori, Giampalo Zomer. Come già ieri ha messo in atto i primi provvedimenti. Innanzitutto si è chiesta - e ottenuta - la custodia cautelare in carcere. Pistoia quindi non sarà curato in ospedale ma in cella. Almeno fino a quando arriveranno i risultati dell’incidente probatorio che dovrebbe arrivare a dire con certezza di quali patologie Pistoia soffre e quanto sia al momento capace di intendere e di volere. Sempre nelle prossime ore sarà infine ordinato l’esame medico legale sulle ferite di Giampaolo Zomer, anche al fine di ricostruire con certezza l’esatta dinamica dell’accaduto. Ma nell’attesa dei riscontri medici, restano i dati di fatto. Che non aiutano certo Pistoia. L’uomo, se- IL CASO Le forze dell’ordine al lavoro venerdì pomeriggio in via Galilei a Mori A destra Giampaolo Zomer, il pompiere volontario di Mori che è stato ferito con le due frecce Il giovane di Brentonico non vuol tornare in Trentino Luca: «Ho paura del Tso» Il suo caso aveva fatto discutere. Ed ora sta diventando un esempio per chi sostiene l’inefficacia delle cure psichiatriche e l’infondatezza di molte diagnosi firmate dagli psichiatri. Luca, il ragazzo di Brentonico che secondo la madre e secondo il Comitato dei cittadini per i diritti umani di Trento era stato rinchiuso ingiustamente in psichiatria in seguito ad un Tso (trattamento sanitario obbligatorio), è ora a Firenze, per seguire una via diversa che lo porti a ritrovare il giusto equilibrio. Il Comitato trentino aveva già espresso soddisfazione per il "rilascio" del giovane da parte del reparto arcense dove era stato forzatamente ricoverato, ed ora ci fa sapere che il giovane non ha nessuna intenzione di tornare in Trentino, almeno per ora. Proprio per il timore di subire un altro Tso. «A me piacerebbe essere scusato per i miei comportamenti a volte "esagerati" - ha detto Luca ai referenti del Comitato trentino per i diritti umani - ma sono stati comportamenti che comunque non hanno danneggiato gli altri quanto la psichiatria ha danneggiato me negli ultimi anni. Qui a Firenze c’è una squadra di dottori e psicologi che mi ha fatto riflettere sui miei difetti caratteriali e mi sta scalando gli psicofarmaci. Cosa che non è mai avvenuta nei Tso che mi hanno portato ad Arco e che anzi hanno aumentato la mia rabbia e accresciuto la mia sfiducia nelle istituzioni in genere. Comunque ora comincio a stare sempre meglio anche se preferisco non I volontari del Comitato che si batte contro l’abuso di Tso e psicofarmaci tornare in Trentino per paura di nuovi Tso nei miei confronti». Luca è ospite di una struttura riabilitativa nel capoluogo toscano. Ha incontrato in questi giorni il dottor Paolo Cioni, responsabile di un servizio di salute mentale presso la Asl di Firenze e autore di diversi trattati di psichiatria. «Il dottor Cioni - scrive il Comitato che si batte per la "libertà" di Luca - è rimasto allibito di fronte alle diagnosi formulate dai suoi colleghi di Rovereto ed Arco ed ha dichiarato senza mezzi termini che a suo avviso il giovane brentegano non ha alcun disturbo psichiatrico». Un’ulteriore riprova - sempre secondo il Comitato trentino che qualcosa non funziona nella gestione del disagio psichico in Trentino. «La legge attua- le mette un potere immenso nelle mani degli psichiatri - scrive il Comitato - il sindaco che firma il Tso, il giudice tutelare che li convalida, i familiari stessi, i vigili, le forze dell’ordine e qualsiasi persona coinvolta in queste dolorose vicende dovrebbe dubitare automaticamente di certe diagnosi. Raccomandiamo di informarsi attentamente, di non accettare facili diagnosi sia per se stessi che per i propri figli, di richiedere accurate analisi mediche. Se ritenete di aver subito danni a causa di diagnosi o trattamenti psichiatrici potete mettervi in contatto con il Comitato cittadino per i diritti umani». Il comitato ha una sua sede a Trento. La si può contattare in posta elettronica all’indirizzo [email protected] o visitando il sito www.ccdutrento.org. guito in questi anni dai servizi sociali e avvicinato venerdì mattina dallo psichiatra intenzionato ad accertarsi che il paziente seguisse la terapia prescritta, in casa aveva praticamente un arsenale di armi bianche. Non appena lui, convinto da un avvocato, è uscito dal suo appartamento ed è salito sull’auto dei vigili, carabinieri e polizia sono entrati nell’abitazione. E l’hanno trovata pronta per resistere ad un assedio. In casa era buio, perché Pistoia aveva elimi- IL FERITO Zomer: «Lo conoscevo» «Dopo il dolore, il buio» Già ieri riusciva persino a fare qualche battuta sull’accaduto. Giampaolo Zomer, il pompiere volontario di Mori colpito dalle due frecce scoccate da Pistoia, sta già meglio. S’è preso uno spavento di quelli che si ricordano, ma ora è fuori pericolo. Rimarrà in ospedale ancora per qualche giorno, per ulteriori accertamenti, e non è escluso si debba ricorrere ad un intervento chirurgico. Ma la certezza che guarirà gli ha fatto tornare il sorriso: «È andata bene, adesso sento già meno dolore di ieri» dice, appena vede amici e parenti. E poi racconta. Un ricordo lucido e senza enfasi: «Eravamo lì da ore, ma lui non ascoltava e ci insultava. Avevamo verificato il possesso di armi, ma non risultava avesse permessi. Poi è arrivato l’ordine di sfondare la porta. Ci abbiamo lavorato in tre, con le pinze idrauliche. Due miei colleghi sulla sinistra, dove ci sono le cerniere, io a destra. Avevamo aperto già di una quarantina di centimetri, quando mi sono accorto che c’era un’ulteriore catena all’interno. Allora ho infilato la mano e ho tagliato la catena con le cesoie». A quel punto la porta si è aperta di qualche altro centimetro. Ed è accaduto l’impensabile: «Non vedevo nulla, perché dentro era buio. Ho solo percepito un’ombra, distante qualche metro. Poi sono stato colpito alla spalla ed ho capito che era armato. Da quel momento è stato un attimo: ho dato l’allarme, ho avvisato che era armato e mi sono girato per scappare. Ma mentre mi voltavo, mi ha colpito al fianco. Lì non ho capito più nulla. Ho sentito un dolore lancinante e sono caduto. I vigili mi hanno detto poi che mi sono levato la freccia da solo, ma francamente non me lo ricordo. E pensare che lui lo conoscevo pure. Io lavoro per il comune di Mori e un giorno si è presentato in ufficio perché era rimasto chiuso fuori casa. Sono andato io, quella volta siamo entrati da una finestra. E lui in quell’occasione era stato davvero gentile. Ha ringraziato come se gli avessimo salvato la vita. Mai avrei immaginato una cosa simile». nato le lampadine. Tutt’attorno ordine e pulizia. E armi. Più di quante si possa immaginare di trovare in una normale abitazione. Oltre ad una faretra con sedici frecce, c’erano infatti due coltelli, una daga (cioè una spada corta), un’ascia e il fodero di una katana (spada giapponese). In alcuni casi, oggetti realizzati dallo stesso Pistoia, che nella vita fa il pittore e lo scultore. Sia i foderi che l’impugnatura dei coltelli erano stati fatti a mano, probabilmente da lui stesso. Tutto il materiale è finito sotto sequestro. E certo non aiuta a migliorare la posizione di Pistoia. Che, per ora, non ha potuto parlare con nessuno. Nemmeno il suo legale d’ufficio, l’avvocato Ilaria Torboli, l’ha avvicinato, perché i medici l’hanno sconsigliata per via delle condizioni precarie del suo assistito. Anche per questo è pressochè scontato il ricorso al tribunale del riesame contro la custodia in carcere. R9013013 Nell’abitazione di Mori trovati una daga, un’ascia, coltelli e una faretra con 16 frecce