report Tavolo Tecnico O.N.Da-OMS Violenza sulle donne 10/04

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report Tavolo Tecnico O.N.Da-OMS Violenza sulle donne 10/04
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4° Incontro istituzionale O.N.Da‐OMS “La violenza sulle donne” CONSIGLIO DIRETTIVO
Francesca Merzagora
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Gilberto Corbellini
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Maria Antonietta Nosenzo
Ilaria Viganò
10 aprile 2014 h. 15.00 – 20.30 Forum Hotel ‐ Sala meeting Via Tor Dè Conti, 25‐30 Roma CO – FONDATORE
Giorgio Viganò (1939 – 2010)
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Programma Saluti istituzionali Mario Giro, Sottosegretario del Ministero Affari Esteri Inquadramento della problematica Coordina: Francesca Merzagora  La violenza contro le donne nel mondo: il ruolo delle Parlamentari Marleen Temmerman, Direttrice Dipartimento Salute Riproduttiva e Ricerca OMS Osservatorio
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
Impegno del Governo Inglese per combattere la violenza sulle donne: il ruolo delle Parlamentari Baroness Jennifer Louise Tonge, House of Lords, Londra, UK  I dati sulla violenza di genere in Italia Enzo Calabria, Dirigente Superiore della Polizia di Stato  La violenza sulle donne in Italia: effetti sulla salute mentale e fisica Claudio Mencacci, Direttore Dipartimento di Neuroscienze, A.O. Fatebenefratelli, Milano e Presidente Società Italiana di Psichiatria CONSIGLIO DIRETTIVO
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 Effetti socio‐economici della violenza sulle donne: presentazione dei dati Intervita Valeria Emmi, Coordinatrice Progetti, Area Programma Italia, Intervita Onlus Introduce e coordina il dibattito tra le Parlamentari : Walter Ricciardi, Professore Ordinario di Igiene, Facoltà di Medicina e Chirurgia "A. Gemelli", Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma Hanno partecipato: Baroness Jennifer Louise Tonge, Senatrice Maturani, Onorevole Agostini, Onorevole Iori e la Dottoressa Baldoni in rappresentanza del Senatore Dalla Zuanna. Giornalisti presenti: Benedetto Lattanzi, Marino Petrelli, Andrea Sermonti, Gioia Tagliente. Uditori: Prof. Massimo Casacchia, Dott.ssa Fabiana Grassi, Dott.ssa Ottavia Landi, Dott.ssa Daniela Rossi. CO – FONDATORE
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Obiettivi dell’incontro:  Presentare le stime dell'OMS e le linee guida sulla violenza contro le donne ai Parlamentari per un loro esame e follow‐up.  Presentare come i Parlamentari in Italia e in altri Paesi hanno lavorato per sensibilizzare e sviluppare strumenti legislativi in tema di violenza contro le donne.  Presentare l'esperienza dell’Italia e di altri Paesi in relazione al processo di ratifica della Convenzione di Istanbul.  Facilitare l'entrata in vigore della Convenzione di Istanbul. COLLEGIO DEI REVISORI
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PREMESSA Insieme con i Governi, le agenzie delle Nazioni Unite, la società civile e altri protagonisti sullo scenario internazionale, i Parlamentari sono soggetti importanti in tema di salute globale e possono svolgere un ruolo cruciale nel promuovere il dibattito sulle priorità sanitarie e per il loro posizionamento all’interno delle agende politiche dei Paesi. La violenza contro le donne è un tema che ha assunto un ruolo predominante nelle agende politiche di alcuni Paesi poiché colpisce la vita, la salute fisica, mentale e riproduttiva e il benessere delle donne. Ha inoltre un impatto negli affetti, sui figli, le famiglie e la società nel suo complesso. Nonostante ciò questa problematica risulta ancora trascurata in altri Paesi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente pubblicato due documenti chiave sulla violenza contro le donne “Le stime globali e regionali della violenza contro le donne: Prevalenza ed effetti sulla salute della violenza da parte del partner intimo e della violenza sessuale da parte di un soggetto diverso dal partner” e le “Linee guida cliniche e politiche sulla risposta alla violenza da parte del partner intimo e la violenza sessuale contro le donne”. Il rapporto ha mostrato che circa il 35% delle donne ha esperienza di violenza da parte o del partner intimo o di un soggetto diverso dal partner. Lo studio rileva che la violenza domestica è il tipo più comune di violenza contro le donne e colpisce il 30 %della popolazione femminile mondiale. Il rapporto descrive l'impatto della violenza sulla salute fisica e psichica delle donne e delle ragazze. Questo può variare da fratture a complicazioni legate alla gravidanza, problemi mentali e relazionali. Le linee guida mirano invece a dotare gli operatori sanitari di una guida “evidence‐
based” su come rispondere alla violenza da parte del compagno intimo e alla violenza sessuale contro le donne, oltre a fornire importanti elementi per lo sviluppo di politiche adeguate, favorendo un migliore coordinamento e finanziamento dei servizi una maggiore attenzione alla risposta alla violenza sessuale e alla violenza da parte del partner nell'ambito dei programmi di formazione per gli operatori sanitari. Associazione iscritta nel
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I Parlamentari, in qualità di rappresentanti del popolo, si trovano in una posizione privilegiata, grazie alla loro conoscenza diretta delle realtà locali, per avviare azioni legislative che possano affrontare efficacemente determinate problematiche. Possono essere i portavoce ed allo stesso tempo i modelli per questioni relative alla salute generale, riproduttiva e sessuale e ai relativi diritti, all'accesso universale ai servizi sanitari, all'empowerment delle donne, alla parità di genere e alla violenza contro le donne. Ma soprattutto hanno il potere di fare le leggi. Importanti politiche e leggi legate ad aspetti socio‐economici di assoluta rilevanza per la vita delle donne, quali appunto quelle sulla violenza o la tutela dei diritti delle donne e la parità di genere più in generale, sono stati promossi, dibattuti e portati all’attenzione pubblica proprio da parte di Parlamentari e, molto spesso, da gruppi d’interesse formati da Parlamentari donne. Inoltre, i Parlamentari di tutto il mondo hanno un ruolo di leadership e garanzia per far sì che i governi rispettino gli impegni assunti, sia a livello nazionale che internazionale, così come hanno notevoli poteri in tema di definizione del bilancio. Proprio per questi 3
molteplici ruoli e funzioni, i Parlamentari rappresentano un gruppo chiave che deve essere coinvolto nella lotta alla violenza contro le donne. L'Italia è uno dei Paesi leader che ha aderito alla lotta contro la violenza sulle donne a livello sia nazionale che internazionale. Nel 2013 ha, infatti, ratificato la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul ). La Convenzione è già stata ratificata da 8 Paesi e richiede solo due ulteriori ratifiche per entrare in vigore. Numerosi Paesi hanno già firmato la Convenzione e stanno intraprendendo il processo di ratifica. Osservatorio
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I PROVVEDIMENTI NORMATIVI SULLA VIOLENZA IN ITALIA Convenzione di Istanbul La Convenzione di Istanbul è stata adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 7 aprile 2011 ed è stata aperta alla firma l'11 maggio 2011, in occasione della 121ª Sessione del Comitato dei Ministri a Istanbul. Essa entrerà in vigore dopo 10 ratifiche, 8 delle quali devono essere di Stati membri del Consiglio d'Europa. In Italia, la Camera dei Deputati ha approvato all'unanimità la ratifica della Convenzione in data 28 maggio 2013 e sempre all'unanimità il Senato ha convertito il testo in legge il 19 giugno 2013. La Convenzione è stata firmata finora da 32 stati, e ratificata da Turchia, Albania, Portogallo, Montenegro, Italia, Bosnia‐Herzegovina, Austria e Serbia. Gli Stati che hanno ratificato la Convenzione sono giuridicamente vincolati dalle sue disposizioni, una volta entrata in vigore. Mancano ad oggi le ratifiche di almeno altri due Stati membri affinché la Convenzione dei diritti delle donne non resti solo sulla carta (si presuppone che la Gran Bretagna firmerà la Convenzione entro l’autunno). Perché la Convenzione abbia un impatto sulla vita di tutti i giorni dei cittadini dovrà essere varata una legge di attuazione che abbia la copertura finanziaria necessaria per permettere la realizzazione dei concreti interventi di sostegno. Legge contro il femminicidio L’8 agosto 2013 sulla base delle indicazioni provenienti dalla Convenzione del Consiglio d’Europa, il Governo emana un decreto al fine di rendere più incisivi gli strumenti della repressione penale dei fenomeni di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e di atti persecutori (stalking). Vengono quindi inasprite le pene nelle seguenti circostanze • il delitto di maltrattamenti in famiglia è perpetrato in presenza di minore degli anni diciotto; • il delitto di violenza sessuale è consumato ai danni di donne in stato di gravidanza; • il fatto è consumato ai danni del coniuge, anche divorziato o separato, o dal partner. Un secondo gruppo di interventi riguarda il delitto di stalking: 4
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• viene ampliato il raggio d’azione delle situazioni aggravanti che vengono estese anche ai fatti commessi dal coniuge pure in costanza del vincolo matrimoniale, nonché a quelli perpetrati da chiunque con strumenti informatici o telematici; • viene prevista ‐ analogamente a quanto già accade per i delitti di violenza sessuale ‐ l’irrevocabilità della querela per il delitto di atti persecutori, che viene, inoltre, incluso tra quelli ad arresto obbligatorio. È prevista poi una serie di norme riguardanti i maltrattamenti in famiglia: • viene assicurata una costante informazione alle parti offese in ordine allo svolgimento dei relativi procedimenti penali; • viene estesa la possibilità di acquisire testimonianze con modalità protette allorquando la vittima sia una persona minorenne o maggiorenne che versa in uno stato di particolare vulnerabilità; • viene esteso ai delitti di maltrattamenti contro famigliari e conviventi il ventaglio delle ipotesi di arresto in flagranza; • si prevede che in presenza di gravi indizi di colpevolezza di violenza sulle persone o minaccia grave e di serio pericolo di reiterazione di tali condotte con gravi rischi per le persone, il Pubblico Ministero – su informazione della polizia giudiziaria ‐ può richiedere al Giudice di irrogare un provvedimento inibitorio urgente, vietando all’indiziato la presenza nella casa familiare e di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa. Infine, è stabilito che i reati di maltrattamenti ai danni di familiari o conviventi e di stalking sono inseriti tra i delitti per i quali la vittima è ammessa al gratuito patrocinio anche in deroga ai limiti di reddito. Ciò al fine di dare, su questo punto, compiuta attuazione alla Convenzione di Istanbul, che impegna gli Stati firmatari a garantire alle vittime della violenza domestica il diritto all’assistenza legale gratuita. Sempre in attuazione della Convenzione di Istanbul, si prevede il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi di protezione (Tutela vittime straniere di violenza domestica, concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari come già previsto dall’articolo 18 del TU per le vittime di tratta). Infine, a completare il pacchetto, si è provveduto a varare un nuovo piano straordinario di protezione delle vittime di violenza sessuale e di genere che prevede azioni di intervento multidisciplinari, a carattere trasversale, per prevenire il fenomeno, potenziare i centri antiviolenza e i servizi di assistenza, formare gli operatori. L’11 ottobre 2013 a seguito dell’approvazione all’unanimità al Senato il Decreto contro il femminicidio diventa Legge. Il passaggio arriva dopo l'approvazione alla Camera, avvenuta sempre all'unanimità. Il documento punta molto su prevenzione e formazione, linee guida per arginare la strage delle donne. Per queste ultime, la Convenzione riconosce il soccorso immediato. E se la mano armata dalla violenza è quella di un genitore, il provvedimento tutela il minore stabilendo la possibilità di incontri futuri solo dopo un’attenta valutazione di rischi. Uno dei primi passi fondamentali resta il riconoscimento della violenza maschile sul corpo e sulla psiche delle donne, avviando così un percorso di prevenzione per contrastarla. Un modo questo per archiviare una mentalità che ha reso il femminicidio 5
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un tabù per troppi anni. Ed è qui che si inserisce il ruolo fondamentale di scuole ed università che, attraverso l’introduzione di vere e proprie discipline, possono veicolare messaggi volti ad educare e sensibilizzare sul tema. Tra gli 81 punti si pone particolare attenzione anche all’uso che i mezzi di comunicazione fanno del corpo femminile anche solo per pubblicizzare prodotti. La Convenzione impone agli Stati aderenti di punire, con conseguente risarcimento dei danni, una serie di comportamenti di violenza nei confronti delle donne. Ne fanno parte lo stalking, la violenza fisica, lo stupro, il matrimonio forzato, le mutilazioni genitali, l’aborto o la sterilizzazione forzati e le molestie sessuali. Purtroppo, nonostante le risorse siano state allocate nel 2013 e le Commissioni interministeriali siano a buon punto con la redazione del Piano nazionale di azione, si è verificato un rallentamento procedurale a causa del cambio di Governo. IL FENOMENO DELLA VIOLENZA SULLE DONNE IN ITALIA La violenza sulle donne è un problema di dimensioni universali, basato sulla discriminazione e sul pregiudizio culturale della superiorità del maschio rispetto alla femmina, conseguenza dei rapporti “sbilanciati” fra generi che inizia dall’infanzia; un fenomeno trasversale a culture e società diverse tra loro ed esteso a ogni classe sociale. La Convenzione di Istanbul definisce concettualmente la violenza nei confronti delle donne come vero e proprio atto discriminatorio ed è sulla base di questi elementi che l’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (OSCAD) del Dipartimento della PS – Direzione Centrale della Polizia Criminale ha iniziato a occuparsi della problematica, con la collaborazione della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e del Servizio Analisi Criminale. Il numero delle vittime di stalking che si sono rivolte alle Forze di polizia per richiedere assistenza è in forte crescita; è aumentato il senso di fiducia nelle Istituzioni, è aumentata la propensione delle donne a denunciare grazie ad una maggiore consapevolezza generata anche da una mirata campagna di informazione. Ma c’è ancora molto da lavorare per combattere la generale paura, la tendenza a giustificare la violenza. Gli interventi normativi sono essenziali, ma non sono sufficienti: occorre lavorare in un’ottica di rete, mettere in comunicazione chi, a vario titolo, interviene nel percorso di uscita dalla violenza, cioè creare un raccordo interistituzionale tra soggetti pubblici e privati, per la definizione di percorsi integrati e la messa in pratica di un protocollo operativo. La violenza sulle donne è un problema trasversale a tutti gli strati della società ed è multidimensionale: culturale, sanitario, sociale, investigativo, giudiziario, assistenziale (sia per la vittima che per l’autore), educativo, formativo, ecc. Essenziali risultano i contatti con le realtà dell’associazionismo e gli effetti positivi del tappeto/rete nella realtà territoriale: per arginare e prevenire gli episodi di violenza nei confronti delle persone in condizioni di vulnerabilità, nonché per incoraggiare la presentazione delle denunce da parte delle vittime, in diverse realtà territoriali sono state adottate iniziative per la cooperazione di diverse competenze e professionalità ed attivate azioni sinergiche. Oltre all’adozione di procedure condivise e di specifici modelli operativi, gli accordi prevedono l’assistenza e il sostegno alla vittima, anche tramite la cooperazione con le ONG, lo scambio di flussi informativi, il monitoraggio degli episodi di violenza, la formazione professionale congiunta degli operatori della Task Force e la promozione di campagne di informazione e di sensibilizzazione. 6
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Le denunce per stalking dal 2009 al 2013 sono quasi raddoppiate (da 5.914 a 10.708); questo è un dato certamente positivo perché evidenzia una maggiore propensione alla denuncia e una migliore individuazione, in tutto il percorso giudiziario, del comportamento penalmente rilevante che prima della norma veniva, con grande difficoltà, assimilato alle molestie o alle minacce. Gli ammonimenti del Questore nello stesso periodo si sono attestati intorno ai 1.000 ogni anno; in particolare, in oltre 800 casi è stato sufficiente questo provvedimento a far cessare il comportamento persecutorio. Chi sono gli autori di stalking:  italiani per l’80% in caso di vittima italiana;  italiani per il 40% in caso di vittima straniera. In base al sesso:  italiani maschi nell’83% dei casi di vittime italiane donne;  stranieri maschi nel 54% dei casi di vittime straniere donne. In base al rapporto con la vittima: CONSIGLIO DIRETTIVO
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 ex partner (60%);  attuali partner (14%);  altri (parenti, ambito lavorativo, conoscenti) (21%);  ignoti, sconosciuti (5%). Nel 2013 il totale degli omicidi si è attestato intorno ai 500 casi (dato provvisorio), minimo storico dalla costituzione del Regno d’Italia. Rispetto all’anno 2012 si registra una diminuzione di oltre il 5%. Per quanto riguarda le vittime di sesso maschile la diminuzione è di oltre il 12% (da 369 a 323), mentre per le donne si registra un aumento del 10% (da 159 a 177). Stessa sorte per gli omicidi in ambito familiare/affettivo (sottocategoria degli omicidi totali) per i quali si registra una stabilità rispetto al 2012 nel totale da 173 a 172, un aumento per quanto concerne gli omicidi di donne dell’8% (da 110 a 120) e una diminuzione del 18% (da 63 a 52) per gli omicidi di uomini. GLI EFFETTI DELLA VIOLENZA SULLA SALUTE MENTALE E FISICA Studi epidemiologici internazionali hanno dimostrato conseguenze fisiche, psicologiche e sociali della violenza, che, oltre ad essere un grave evento traumatico ed un’esperienza intollerabile che annienta il senso di integrità personale, provoca danni di lungo periodo ed è anche fattore eziologico di numerose patologie rilevanti per la popolazione femminile. La vittima di violenza sessuale può sviluppare disturbi psichici e fisici, oltre che psicosomatici, sia a breve che a lungo termine, collocabili all’interno di un range di gravità molto ampio, in relazione alle caratteristiche dell’abuso, all’identità dell’aggressore, alla vulnerabilità e alla situazione psicologica della vittima, alla rete di supporto familiare e sociale. Particolare attenzione è stata data dall’OMS alle patologie mentali: disturbo acuto da stress (diagnosticato nel 97% delle vittime a una settimana dalla violenza sessuale e nel 7
47% a tre mesi dal trauma), disturbo post‐traumatico da stress (dal 13 al 70%), disturbi depressivi (dal 44% al 59% anche a distanza di anni), sintomi d’ansia, abuso di sostanze, bassa autostima, distress psicologico, disfunzioni sessuali. Fra le donne che hanno subito violenza si riscontra anche una maggiore frequenza di suicidio. Sono descritti numerosi disturbi fisici acuti e cronici: lesioni determinate direttamente dai traumi (ecchimosi, fratture, denti rotti, aborti ripetuti, lesioni del timpano,ecc.), patologie ginecologiche e gastroenterologiche, disturbi alimentari, asma, tachicardia, emicrania, abuso di alcol e sostanze, oltre al rischio di gravidanze indesiderate o malattie sessualmente trasmesse. Tali disturbi psicofisici hanno un impatto negativo sulle capacità della donna di prendersi cura della sua famiglia, influenzando così indirettamente anche la salute di tutti gli altri suoi membri. Le donne che hanno subito più violenze dai partner nel corso della vita, nel 35,1% dei casi, hanno sofferto di depressione a seguito dei fatti subiti, perdita di fiducia e autostima (48,8%), sensazione d’impotenza (44,9%), disturbi del sonno (41,5%), ansia (37,4%), difficoltà di concentrazione (24,3%), dolori ricorrenti in diverse parti (18,5%), difficoltà a gestire i figli (14,3%), idee di suicidio e autolesionismo (12,3%). Tra le conseguenze delle violenze subite, il 22,6% ha dichiarato di stare più attenta, quando esce (soprattutto le vittime di molestie sessuali), il 16,6% è diventata più fredda e più chiusa ed ha difficoltà ad instaurare relazioni (in particolare chi ha subito violenze sessuali), il 4,2% non ha più fiducia negli uomini ed evita strade isolate quando esce (3,2%), il 2,9% non è più tranquilla e il 2,8% è diventata più aggressiva. La violenza e l’abuso sessuale durante i primi anni di vita sono predittori di disturbi mentali tardivi, specialmente la depressione. Essere aggredito o essere testimone di aggressioni in famiglia durante l’infanzia o l’adolescenza aumenta, sia nelle donne che negli uomini, il rischio di disturbi mentali, di bassa autostima e di conseguente coinvolgimento in relazioni abusanti. Osservatorio
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COSTI ECONOMICI E SOCIALI DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE IN ITALIA Accanto agli inaccettabili ed inestimabili costi umani di questo vero e proprio bollettino di guerra, ad aggravare il dramma di una condizione che rende impossibile una vita “normale” alle donne vittime di violenza, ci sono anche gli effetti in termini economici, sopportati sia dalle vittime che dalla società nel suo complesso. Nel 2013 è stata presentata in Italia dall’organizzazione non governativa Intervita la prima indagine nazionale “Quanto costa il silenzio?” volta a valutare i costi socio economici della violenza. Dallo studio emerge che sono 17 miliardi di euro l’anno i costi stimati di questo fenomeno. Una cifra allarmante, di cui quasi 2,3 miliardi riguardano i costi monetari diretti dei servizi e gli effetti moltiplicatori economici e oltre 14 miliardi di euro quelli umani e di sofferenza, emotivi ed esistenziali sostenuti dalle vittime, dai loro figli e dai familiari, legati alla riduzione della qualità della vita. Una stima che quantifica, dunque, accanto ai danni fisici, anche quelli morali e psicologici (dalla vulnerabilità in cui si ritrova a vivere il nucleo familiare, all’impatto sulle relazioni fino alla trasmissione da una generazione all’altra della violenza). E questo a fronte di un investimento della società civile di circa 6,3 milioni di euro per cercare di contrastare e prevenire la violenza sulle donne (dati riferiti al 2012). 8
Queste cifre confermano la dimensione immensa e preoccupante di un problema che mina la salute e l’identità delle donne, limita la libertà personale, condiziona la crescita del sistema economico e sociale del Paese. Risulta quindi fondamentale sensibilizzare i policymaker sull’importanza di allocare risorse per realizzare attività di prevenzione, educazione e formazione. AZIONI FUTURE A conclusione dell’incontro in oggetto si è deciso di promuovere le seguenti azioni future:  Richiedere un’audizione alla Commissioni Igiene e Sanità del Senato e alla Commissione Affari Sociali della Camera, al quale parteciperà l’OMS, per presentare le “Linee guida cliniche e politiche sulla risposta alla violenza da parte del partner intimo e la violenza sessuale contro le donne” con l’intento di far recepire il suddetto documento al Ministero della Salute italiano.  Intraprendere un’azione di lobbying positiva con i parlamentari inglesi con l’obiettivo di facilitare la ratifica della Convenzione di Istanbul nel Regno Unito. Osservatorio
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