Discorso Sindaco Ferrara

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Discorso Sindaco Ferrara
CITTA' DI CALATAFIMI SEGESTA
(Provincia di Trapani)
DISCORSO DEL SINDACO NICOLO’ FERRARA IN OCCASIONE DEL 150°
ANNIVERSARIO DELL’EPOPEA GARIBALDINA
Signor Presidente, è con grande emozione e profonda gratitudine che l’accolgo
all’Ossario di Pianto Romano e nel darle il benvenuto desidero esprimerLe la
profonda riconoscenza della città di Calatafimi Segesta, “Prima città libera dell’Italia
Una” per la sua presenza alle celebrazioni del 150° dell’Epopea Garibaldina.
Desidero ringraziare, il Presidente della Provincia ,i Sindaci delle città del nord
che sono venuti ad onorare con noi i figli della loro terra che qui riposano, i sindaci
delle città vicine e tutte le altre autorità civili, militari e religiose. Un saluto affettuoso
a tutti i presenti in particolare ai giovani.
Signor Presidente su questo colle, compreso lo spiazzo in cui ci troviamo il 15
maggio 1860 si è svolta la prima battaglia tra i mille ed i borbonici.
Su questo colle risuonò la famosa risposta di Giuseppe Garibaldi allo sfiduciato
Nino Bixio: “Qui si fa l’Italia o Si Muore”, frase riportata nella stele.
E grazie all’intrepido coraggio dei picciotti ed al loro ardore la battaglia fù
vinta.
Tanti giovani vite sono rimaste sul campo e tra tutte ricordiamo il giovane
Simone Schiaffino portabandiera dei Mille proveniente da Camogli.
Questa battaglia, come affermato più volte dallo stesso Garibaldi fù decisiva
per le sorti della spedizione garibaldina e dell’Italia. A ricordo di quella battaglia è
stato eretto un monumento ossario.
Signor Presidente in questo ossario dichiarato monumento nazionale riposano i
giovani caduti garibaldini di cui conosciamo nome e provenienza nonché i resti di
soldati borbonici. Ai giovani garibaldini, a cui si sono uniti anche i giovani locali
dobbiamo la nostra libertà. E se in questi 150 anni l’Italia è cresciuta come nazione
libera, prospera e democratica lo dobbiamo al sacrificio di chi su questo colle non
esitò a mettere a rischio la propria vita perché l’Italia raggiungesse l’Unità.
Qui, Signor Presidente, vi sono le radici solide e profonde dell’Unità d’Italia.
Qui sono stati forgiati quei valori di patria, libertà, uguaglianza, solidarietà e giustizia
su cui poi si è fondata la nostra Costituzione.
Signor Presidente, abbiamo voluto dare quest’anno a questa celebrazione un
significato più profondo e diverso dalle solite cerimonie che spesso sanno di troppa
retorica invitando i 14 Sindaci delle città da dove provenivano i giovani caduti su
questo colle, sono Sindaci del nord di quella parte del paese da cui spesso
provengono sterili interventi che vogliono mettere in discussione l’Unità d’Italia ed il
significato dell’Epopea Garibaldina. Abbiamo voluto che davanti alle spoglie dei loro
antenati e alla bandiera italiana simbolo dell’Unità d’Italia, assieme ai Sindaci del sud
venisse suggellato un nuovo patto, quello di iniziare una non cruenta battaglia per una
maggiore affermazione dell’Unità d’Italia e dei suoi valori al di là della possibilità di
effettuare modifiche che possano apportare miglioramenti ma non stravolgimenti.
Una battaglia in cui con le armi della democrazia, della politica e della solidarietà si
possa superare il divario economico che ancora permane tra il nord e sud e ci
impedisce di diventare una nazione ancora più grande ancora più una e l’Unità fa la
forza, e la forza ci rende potenti ad attuare le idee.
Se attueremo questo impegno, il sangue versato dai giovani garibaldini, muti
spettatori nonché testimoni di questa celebrazione, non sarà stato vano e potremmo
sempre di più considerarci orgogliosi di essere italiani. Grazie Presidente, la sua
presenza darà certamente nuova linfa e nuovo slancio a questo impegno.