Praga. La città magica

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Praga. La città magica
Praga. La città magica
Praga nella sua meravigliosa bellezza sospesa tra incanti e spettri ricama
la nostalgia di un’ombra che sfugge alla vita…
di Antonella Iozzo
Aprirsi all’emozione vivendo il fascino
del viaggio è una poesia in movimento
che ci conduce a “Praga. La città
magica” tour organizzato dal CTA di
Trento e tenutesi dal 29 marzo al primo
Aprile 2012.
Praga l’evocazione del vissuto, la visione
del reale racchiuso nella forza del suo
passato, come recita lo stemma “Praga
caput regni” (Praga capitale regna),
proprio ad indicare la più forte e bella
città del regno, che fu anche capitale del
Sacro Romano Impero dal XIV secolo.
E ancora Praga, dove le architetture reali e le prospettive irreali cavalcano il sogno in
una notte senza fine, dove la storia si fonde con il presente ed il vissuto crea legami
indissolubili con l’intimo mistero racchiuso in noi, dove Oriente ed Occidente
s’incontrano, dove preziosi risvolti di Barocco e Rococò, Art Nouveau e Modernismo
risplendono, qui, in questo splendido luogo si edifica la suggestione ed inizia l’esperienza
dei sensi per ogni partecipante.
Durante il viaggio in pullman, il nostro accompagnatore ci invita all’ascolto di un CD, è la
splendida sinfonia Vltava, (La Moldava, in italiano) di Smetana, celebre compositore ceco.
Lentamente sfioriamo l’anima di Praga che emerge dolcemente dalle note come se si
elevasse dall’alveo del suo fiume “La Moldava”, appunto.
Il giro in battello sul grande fiume, comprensivo di cena, che ha concluso il nostro
soggiorno, ha coronato la visione affascinante di questa città-gioiello il cui centro storico
dal 1992 rientra nel patrimonio dell’UNESCO.
L’atmosfera nell’antica città dei re è magica e … gelida. Un freddo intenso, un vento
quasi siberiano ed una pioggia persistente, infatti, accompagnano le nostre visite, tra
pagine di storia scolpite nei castelli, nelle chiese, nelle piazze, luoghi dove le voci
dell’assenza caricano un cielo grigio e nuvoloso di ricordi evanescenti e di frammenti di
verità scalfita dalla tirannia del regime. Secoli di reggenza dei sovrani di Boemia, invasori
nazisti, carri armati sovietici, rivoluzioni, difficoltà e rinascite seguite da nuove
prospettive economiche e sociali hanno avuto come fondale le pittoresche strade a
ciottoli, le alte guglie delle chiese, degna di nota la Settecentesca chiesa di San Nicola,
capolavoro del Barocco boemo e le facciate dei suoi meravigliosi palazzi.
Il punto di partenza della nostra
passeggiata dentro alla città, è il
Castello, restaurato e parzialmente
ricostruito diverse volte, poiché ogni suo
nuovo occupante intendeva infondere un
proprio stile personale all’edificio. Oggi
il castello è sede ufficiale della Vaclav
Havel, la presidenza della Repubblica
ceca, ed ospita i gioielli della corona.
L’ingresso del Castello è decorato con
statue gigantesche rappresentanti la
Gigantomachia. All’interno troviamo la
Cattedrale di San Vito, oltre 120 metri
d’imperioso stile gotico, le guglie
appuntite che trafiggono il cielo e
fascinose vetrate decorate, molto imponente la porta d’oro. L’ingresso del Palazzo Reale
conduce nella Sala Vladislao progettata da Ried nel ‘400, talmente ampia che si
svolgevano dei giochi a cavallo. La nostra visita continua verso un’altra importantissima
sala: la Cancelleria di Boemia dove, nel 1618, ebbe luogo la famosa Defenestrazione di
Praga. I nobili, infuriati per la perdita dei privilegi, scaraventarono dalle finestre i
governatori cattolici che rappresentavano il Re Mattia. Fatto tragico che suscita curiosità
e non pochi commenti.
Uscendo, dinanzi a noi la Basilica di San Giorgio (Bazilika Sv. Jiri). L’ammirazione si
trasforma subito in turbamento, sotto le scale che conducono al coro, nella cripta la
statua di Santa Brigida con il ventre pieno di serpenti. Si chiama Vanitas ed è stata
scolpita dell’italiano Spinetti come atto di espiazione per un atto di violenza compiuto in
quella chiesa.
Sensibilità pietrificatesi in scultorea presenza che lasciamo per inoltrarci nel delizioso
vicolo d’oro una stradina costeggiata da piccole casette tutte colorate e attaccate le une
all’altre con minuscole porte in legno. Le casette furono costruite come alloggi per le
guardie di Rodolfo II, successivamente vi lavorarono gli orafi e alchimisti intenti a
scoprire la magica formula capace di trasformare il ferro in oro. Nostra ultima tappa
prima di recarci al ristorante, dove il menù conferma la tradizione delle zuppe che
scaldano anima e cuore, un tepore aggiunto alla professionalità di chi ci accoglie.
Il pensiero però, sfugge al cucchiaio e cavalca la fantasia ispirata dalla realtà “vista”, un
magico preludio a ciò che vedremo, infatti, dal castello si diparte la lunga e antica Via
Regia, la strada reale, che nel 1458 fu testimone della salita al trono di Giorgio di
Poděbrady. Divenuto re con il nome di Giorgio di Boemia, primo monarca europeo a
rinunciare alla fede cattolica, contestando la corruzione della Chiesa e il comportamento
incoerente del clero. Vicino alla via Regia troviamo la cinquecentesca Torre delle Polveri
(Prašná brána), ingresso simbolico alla città costruita sopra una delle 13 porte di Praga.
Vicino sorge il Municipio (Obecni dum) del XIX secolo, uno dei maggiori esempi di Art
Nouveau a Praga. Forma e colore per il mosaico di Karel Spillar “L’Apoteosi di Praga
“che decora illuminando d’immenso lo spazio sopra la porta d’accesso. Il Vecchio
Municipio del 1388 è noto in particolare per l’Orologio astronomico che da sei secoli
ripercorre il movimento dell’universo. L’orologio segna giorno, mese, anno, il sorgere e il
calare del sole e della luna e il movimento dei pianeti. Allo scoccare dell’ora si aprono le
finestrelle e sfilano figure religiose. Nella parte bassa si possono vedere i movimenti dello
scheletro, dell’avaro e del vanitoso.
Nei pressi della piazza, il Tempio di Tyn, anche conosciuto come Chiesa di Santa Maria di
Týn, luogo di fede degli Hussiti (i seguaci del riformismo rivoluzionario boemo di Jan
Hus). Praga sembra rinascere ad ogni sguardo, ad estendersi come linee di una sinfonia
ed ogni linea melodica rivela la presenza di molti artisti e letterati che ne hanno
ammirato e decantato la bellezza come Mozart Beethoven, Apollinaire, Cajkovskij,
Dostojevskij, Rodin, Kokoschka e ancora Hasek, Seifert, Brod, Kisch, Kafka nato a Praga
nel 1883, di cui abbiamo visitato la casa al Vicolo d’oro del castello, numero 22. Una
modesta dimora dove vivevano lo scrittore e la sorella. Nel 1916 Kafka era alla ricerca di
un posto tranquillo per scrivere e, insieme alla sorella preferita Ottla, soggiornò in questa
casa dove scrisse parecchi dei suoi racconti.
Praga è di scena anche nella letteratura
meno remota come nel libro “Il Cimitero
di Praga” di Umberto Eco e nel cinema,
con il film “Canone inverso” del 1999,
note intense capaci di scorrere
illuminando, con una luce radente, il
volto misterioso ed intimamente
espressivo di una città che palpita nel
suo divenire, continuando costantemente
ad essere una delle città più belle dal
punto di vista urbanistico e più visitate
d’Europa, è, infatti, elencata tra le sei
città più visitate del continente.
La ragione incontra il sentimento nella Città Vecchia, sul Ponte Carlo, il più famoso con le
30 statue ai lati che rappresentano i santi e noi lo attraversiamo sospinti dal vento. Di
solito brulica di musicisti jazz e venditori ambulanti ma la mattinata non è delle migliori.
Nonostante ciò l’ideale eroico della storia combacia, per una volta, con noi turisti pronti a
sfidare ogni avversità meteorologica e con una certa indifferenza ci inoltriamo nella
passeggiata su un ponte che sospira di materia umana. Il ponte collega il Quartiere
Piccolo sulla riva sinistra con la Città Vecchia, sulla riva destra e nell’antichità il ponte
veniva usato per giustiziare i condannati a morte, il più famoso è San Giovanni
Nepomuceno, un martire ceco che fu giustiziato durante il regno di Venceslao IV venendo
gettato nella Moldava dal ponte. La lapide sulla statua é stato lucidata fino a brillare
dall’incalcolabile numero di persone che l’hanno toccata nel corso dei secoli. Sembra che
porti fortuna e assicuri il proprio ritorno a Praga.
Quando l’occhio si posa sugli angoli della città la stessa sembra riverberare di essenza
così i quartieri Malà Strana (il quartiere sotto il castello chiamato anche Città Piccola),
Nové město (la Città Nuova), ci appaiano come perfette costruzioni che racchiudono e
contemporaneamente comunicano l’identità di un popolo. Forse La Piazza centrale di
Stare Mesto, luogo dove sono avvenuti gli eventi più significativi della città, dalle
incoronazioni dei re all’esecuzione delle condanne a morte, è il luogo simbolo che più
incide nell’immaginario collettivo.
Nelle nostre escursioni non possiamo non notare come l’intera città sia dominata dal
Castello di Praga, mentre la guida ci spiega che il centro storico inizialmente suddiviso in
sei parti, delle vere e proprie città indipendenti, poi unificate nel Settecento, si uniranno
successivamente anche l’antico quartiere ebraico di Josefov e quello di Vysehrad.
Il quartiere ebraico è un’altra meta che non si dovrebbe perdere, ma per mancanza di
tempo dobbiamo lasciare la città accontentandoci delle informazioni turistiche essenziali
elargite dalla guida, di un buon pranzo presso un caratteristico ristorante del quartiere e
di un giro alla larga e frettoloso della zona.
Il ghetto di Praga fu creato nel 1600 per confinare gli ebrei dentro uno spazio
circoscritto. Suggestivo il suo cimitero dove per mancanza di spazio le tombe sono state
sovrapposte le une sopra le altre, arrivando fino a 12 gli strati delle sepolture, con l’ovvia
conseguenza che il numero delle lapidi non corrisponde a quello dei morti.
Numerose sono le chiese vistate come il Duomo della madonna vittoriosa “Bambin Gesù
di Praga”, costruita su una piattaforma con le scale appartiene alle prime costruzioni
barocche. È qui che una statuetta, prodotta in Spagna, del Bambino di Praga (el nino),
donata dalla duchessa Polyxena di Lobkovicz nella prima metà del diciassettesimo secolo,
richiama oggi tanti pellegrini da tutto il mondo.
Bellissimo anche il Santuario di Loreta
che con la sua ricchezza, riflette la
fervenza cattolica dei fondatori, la
famiglia Lobkowicz. Il Santuario viene
fondato il 3 giugno 1626, pochi anni
dopo la fine della parte boema della
Guerra dei Trent’anni da Benigna
Katerina von Lobkowicz per celebrare
l’importanza politica dei Lobkowicz e per
festeggiare il restauro del potere degli
Asburgo e della Chiesa Cattolica. Al
centro si trova il vero cuore della
struttura, cioè la Santa Casa. Un edificio
ispirato alla casa della Madonna di
Loreto In Italia.
Sacro e Profano. Il volto e il corpo della città cercano d’incontrarsi in una delle piazze più
famose, piazza Vàclavské Namestì, nota come Piazza di San Venceslao, che rappresenta il
cuore pulsante della città con i suoi negozi, alberghi, ristoranti, caffé, e il Carolinum,
nucleo originario dell’Università. Vasta e lunghissima è dominata dalla statua del re
guerriero, in seguito santificato, e dal palazzo del Museo Nazionale, di epoca
ottocentesca, che conserva collezioni naturalistiche di archeologia, di arte e storia.
Nell’Alto Medioevo la piazza ospitava, invece, un grande mercato.
Durante tutto l’anno Praga presenta un ricchissimo calendario di festival ed eventi
musicali, artistici e teatrali, come il festival di musica classica “La Primavera di Praga”,
che si tiene ogni anno il 12 maggio, data della morte di Smetana, il compositore a cui è
dedicato e s’inaugura proprio con un’esecuzione della Moldava.
Ristoranti, musei, art caffé e shopping tra antico e moderno incorniciano Praga. Aspetti
mondani, fonti d’ispirazione per ogni turista ma per noi il tempo è tiranno, quello
meteorologico e inclemente e guida e accompagnatore avanzano imperterriti nella marcia
su Praga. Così il cristallo di Boemia rimane un ricordo lasciato insieme ad una pietra
preziosa che si chiama granati, ai giocattoli in legno artigianali e via dicendo. Corse
molto ritmate e allegre da parte di alcuni viaggiatori per acquistare qualche leccornia per
il palato come la birra artigianale e i liquori a base di erbe e prugna: la becherovka (con
23 erbe e un sapore di cannella) e la slivovice (una grappa di prugne) bevute entrambe
come digestivo.
Praga “città d’oro”, “dalle cento torri”, “corona del mondo”, “sogno di pietra”, come viene
chiamata fin dal Medioevo, scrive la storia della nazione Ceca percorrendo oggi più che
mai il sentiero Europa.
Un breve ma intenso soggiorno praghese, scaldato più che dalla primavera dalla
cordialità di chi ci ha accolti e dallo stesso CTA di Trento che ha mantenuto un “filo
diretto” telefonico attraverso la guida.
Tra sorrisi e commenti rientriamo trasportati dalla professionalità e dalla competenza di
chi sta al volante, mentre la nostra più intima e profonda impressione sulla città e sul
viaggiare insieme scivola lungo l’autostrada.
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
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