Le feste di primavera: Pasqua, Azzimi

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Le feste di primavera: Pasqua, Azzimi
Le feste di primavera:
Pasqua, Azzimi
L'attinenza e il valore di studiare il Vecchio Testamento è stato spesso messo in
discussione. Non voglio perdere tempo a difendere l’importanza di un tale studio; dirò
solo che Dio non ha fatto scrivere il Vecchio Testamento solo per riempire delle
pagine bianche.
I primi cinque libri della Bibbia, sono comunemente conosciuti come Torah dai Giudei,
poiché essi contengono la " torah " (comunemente tradotta con " legge "), cioè
l'istruzione o l'insegnamento di Dio; istruzione che riguarda la vita ed il culto del
popolo eletto.
In Levitico 23:4-44 si parla delle sette feste che contrassegnano l’anno ebraico.
La maggior parte dei cristiani tende ad ignorarle completamente, o a considerarle
come delle curiosità interessanti, ma esse hanno molto da insegnarci.
Il fatto che sono sette è già significativo, poiché il numero sette indica la
completezza. Questi giorni guardano sia indietro, alla storia, come ricordo, ma
guardano anche in avanti all’opera redentiva di Dio per l’umanità.
Il significato profetico di queste feste è enfatizzato dalle parole di Gesù quando,
celebrando la Pasqua, disse: « Ho grandemente desiderato di mangiar questa pasqua
con voi, prima ch’Io soffra; poiché Io vi dico che non la mangerò più finché sia
compiuta nel regno di Dio » (Luca 22:15, 16).
Levitico 23:1, 2 introducono queste 7 feste chiamandole « le solennità dell’Eterno…le
Mie solennità sono queste ».
Anche la scelta delle parole in questi versi ha qualcosa da insegnarci.
Dio chiama queste feste « le Mie solennità ».
Voglio anche evidenziare due parole chiave di questi versi; la prima è «mô’ ad» che
significa “ un tempo scelto ” (solennità). L’altra è «miqrā’ê qōdeš», una “ convocazione
separata ” di gente.
Riunendo insieme questi concetti, sappiamo che ogni festa è un tempo scelto nel quale
Dio riunisce il Suo popolo per incontrarlo.
Questi giorni non sono stati mai progettati per essere un peso, ma una benedizione.
Dio non ha dato i Suoi « tempi scelti » ai Suoi figli semplicemente per dare loro
qualcosa da fare - ma per dare qualcosa di Sé stesso.
Se c’è ancora un qualche valore per noi, come credenti nel Messia Gesù, a continuare
a celebrare questi giorni, ciò è una questione personale tra ogni credente e Dio.
Mentre è vero che la Legge è adempiuta nel Messia, cioè, trova la sua realizzazione in
Lui, non tutto ha trovato ancora la sua realizzazione nel tempo.
“Il primo mese, il quattordicesimo giorno del mese, sull'imbrunire, sarà la Pasqua
dell'Eterno; e il quindicesimo giorno dello stesso mese sarà la festa dei pani azzimi in
onore dell'Eterno; per sette giorni mangerete pane senza lievito. Il primo giorno
avrete una santa convocazione; non farete in esso alcuna opera servile; e per sette
giorni offrirete all'Eterno de' sacrifizi mediante il fuoco. Il settimo giorno si avrà
una santa convocazione, non farete alcuna opera servile ” (Levitico 23:5-8)
Ogni anno, alla mezzanotte del primo giorno di Gennaio, gran parte del mondo
festeggia la venuta del nuovo anno. Per gli Ebrei – che sin dall’esilio babilonese hanno
adottato il metodo Caldeo di considerare certe date – il nuovo anno inizia a Rosh
HaShanah, che letteralmente significa “ testa dell’anno ” (capodanno), anche se in
tempi antichi si chiamava Yom T e Ruach, " giorno del soffio " o "giorno del suono ", la
Festa delle Trombe.
Dio, però, è più pratico di tutti. Egli inizia l'anno in primavera, una stagione dove
tutta la creazione sembra gridare l’uscita dalla schiavitù dell’inverno, nella gioia della
nuova vita e nella testimonianza della potenza della risurrezione.
Dio ha stabilito un calendario, anche per noi, in modo che certi tempi e certe stagioni
potessero trovare un significato più alto e più profondo, in modo che possiamo sapere
che la vita ha un significato che va al di là di quello immediato.
La maggior parte delle persone raramente, se non mai, considerano che la Pasqua è
stata indicata dal Creatore come il tempo del nuovo anno. Ma del resto, cosa c’è di
più appropriato?
La Pasqua è una commemorazione della liberazione dalla schiavitù, è una festa di
redenzione, l’inizio di una nuova vita. Nonostante nel corso dei secoli il suo significato
si è limitato per molti alla liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, l’Egitto era solo un
simbolo di una schiavitù più grande, la schiavitù del peccato.
Il calendario di Dio iniziava con il mese di Nisan (Abib nelle Scritture, che
corrisponde a Marzo/Aprile) e la Pasqua vi cade il 14° giorno.
Dio ha creato una festa dove i bambini ebrei ancora oggi chiedono, “ perché questa
notte è diversa da tutte le altre notti ”?
Tre millenni e mezzo fa, quando Dio ha fatto uscire Israele dall’Egitto, ha diretto
l’osservanza di quella prima Pasqua come indicante verso il Messia, il quale Egli
avrebbe mandato per dare liberazione da una schiavitù ben peggiore. Egli ha
insegnato riguardo la venuta del Messia, non solo attraverso le parole, ma anche
dandoci delle immagini della liberazione, attraverso dei simboli che possono essere
assimilati con tutti i sensi umani, affinché il popolo ne ricevesse un'impressione
indimenticabile che l’avrebbe preparato a pensare profondamente al Messia in
preparazione del Suo arrivo.
Così, Dio ha ordinato anche altre feste per punteggiare le nostre vite con dei tempi
che ci dovrebbero fermare, guardare ed ascoltare.
Quando osserviamo i principali giorni santi delle Scritture, possiamo notare un
parallelo impressionante: sono raggruppati in due gruppi e in due tempi diversi
dell’anno.
 Le feste di primavera, Pasqua, Azzimi e Primi Frutti si svolgono nel mese di Nisan
(marzo/aprile) e la Festa delle Settimane (Pentecoste) nel mese di Sivan
(maggio/giugno). Esse ricorrono in un arco di cinquanta giorni.
 Poi arriva il lungo intervallo estivo e quindi le feste d’autunno, Rosh Hashanah,
Yom Kippur e Sukkot, nel mese di Tishri (settembre/ottobre).
La sincronizzazione di questi giorni si adatta perfettamente al piano di salvezza di
Dio attraverso il Messia.
Lo studio di questi “ tempi scelti ” è un'impresa nobile e può dare delle grosse
benedizioni.
Le “ commemorazioni ” sono poi diventate nove.
Le altre due, Hanukkah (Dedicazione), che ricorre in inverno, nel mese di Kislev,
(novembre/dicembre) e Purim, nel mese di Adar (febbraio/marzo), sono state
aggiunte più tardi per commemorare eventi specifici nei quali Dio ha mostrato la Sua
protezione verso la nazione d’Israele. Ci sono delle profonde verità spirituali da
trovare in ognuna di queste feste.
Pasqua è anche chiamata Pesach (pesach in ebraico significa “ saltare ”, “ passare ”) ed è
l'inizio dell’Hag HaMatzah – la Festa degli Azzimi. Un altro nome per Pasqua è Z e man
Heiruteinu, la stagione della nostra liberazione, poiché la storia ruota intorno
all'esodo dall'Egitto ed alla libertà dalla schiavitù.
Il tempo in cui, secondo le Scritture, si deve sacrificare l’agnello pasquale, è il
crepuscolo del 14 di Nisan.
Il giorno dopo inizia la Festa degli Azzimi che dura per sette giorni.
Oggi queste feste sono state unite in una; si celebra per otto giorni ed inizia con il
seder (pasto serale) di Pasqua.
Gli Israeliti hanno mangiato la prima Pasqua in fretta ed in circostanze di
apprensione. Poi essi hanno celebrato la Festa degli Azzimi stando in movimento, dato
che sono partiti velocemente dall’Egitto.
La Pasqua era una delle tre feste di “ pellegrinaggio ”, insieme a Shavout (la Festa
delle Settimane - o Pentecoste) e Sukkot (la Festa dei Tabernacoli). Durante questo
tempo, a tutti gli uomini adulti è stato ordinato di andare a Gerusalemme ad
osservare questi giorni santi.
Per 1500 anni, i Giudei hanno fedelmente fatto questi ardui pellegrinaggi. Mentre
quelli che vivevano vicino a Gerusalemme hanno avuto un grosso vantaggio, molto
Giudei devoti dovevano percorrere grandi distanze (vedi Atti 2:5, per esempio) e
spesso portavano le loro famiglie con loro, come vediamo dall’esempio della famiglia di
Gesù che andava a celebrare la Pasqua a Gerusalemme quando Egli aveva 12 anni.
Durante il periodo di Pasqua, venivano macellati migliaia di agnelli e il sangue scorreva
in abbondanza sull’altare del Tempio. Dopo aver fatto il sacrificio, ogni famiglia o
gruppo riportava indietro il loro animale e mangiavano il pasto insieme, secondo le
istruzioni bibliche.
L'haggadah, che in ebraico significa “ narrare ” o “esporre ”, è un libro che descrive
l’osservanza della festa e racconta di nuovo la storia della prima Pasqua. H a avuto
origine con lo scopo di preservare gli elementi del seder di Pasqua, i quali sono variati
pochissimo nel corso dei secoli.
Il primo scritto è stato redatto nel 2° secolo d.C., nella Mishnah, proprio per
preservare la conoscenza delle pratiche tradizionali. Le memorie della Pasqua, come
era osservata prima della distruzione del Tempio nell’anno 70, così come i sacrifici
che non potevano più essere offerti, sono stati accuratamente ricordati, ed ogni
elemento preservato in modo che, quando verrà nuovamente il tempo, « allora l’offerta
di Giuda e di Gerusalemme sarà gradevole all’Eterno, come nei giorni antichi, come
negli anni di prima » (Malachia 3:4).
Il seder (in ebraico, “ ordine ” – usato specificatamente in riferimento al pasto
cerimoniale di Pasqua) della Mishnah è praticamente quasi uguale a quello che viene
fatto oggi, sebbene le generazioni successive vi hanno aggiunto preghiere, canti e
materiale esegetico. Come per la maggior parte degli altri giorni santi, ci sono dei
cibi particolari associati alla Pasqua. Questo serve per ricordarci che, da una
prospettiva ebraica, la teologia non viene solo insegnata, ma anche mangiata.
Questo studio è stato scritto con la profonda convinzione che tutte le
commemorazioni che il nostro Dio ci ha dato sono un dono.
In Marco 2:27, Gesù ci dice che « Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per
il sabato ». Egli ci dice che Dio ci ha dato questo (il sabato) e gli altri Suoi “ tempi
scelti ” non semplicemente per darci qualcosa da fare - ma per darci qualcosa di Sé
stesso.
C'è un beneficio nel custodire questi tempi, che non può essere sperimentato o
conosciuto al di fuori dell’osservanza. Attraverso lo studio e l’esperienza di questi
tempi siamo in grado di sentire e di vedere più chiaramente i sentimenti del nostro
Dio. È volontà di Dio che noi riconosciamo il dono delle feste che Egli ci ha dato e che
esse sono degne di essere commemorate, con gioia e rendimento di grazie.
Come registrato in Levitico 23:6, Dio ha comandato al Suo popolo di mangiare pane
senza lievito per i sette giorni seguenti la Pasqua.
La sincronizzazione di queste prime due feste è piuttosto interessante.
La Pasqua inizia all’imbrunire del 14 di Nisan.
Gli Azzimi iniziano il giorno seguente.
La Pasqua è la commemorazione della redenzione, della liberazione e della salvezza.
Siccome il lievito nelle Scritture è spesso utilizzato per simboleggiare il peccat o ed
il male, è chiaro che la Festa degli Azzimi è simbolica di un cammino santo con il
nostro Signore. Quello che potrebbe non essere chiaro è il significato della
sincronizzazione.
Il pane non lievitato è anche un simbolo di Gesù il Messia, il pane dell a vita. Egli è
nato a Betlemme, che significa « casa del pane ». Egli si è servito del pane come
un'immagine di sé stesso: « se il granello di frumento caduto non muore …» (Giovanni
12:24).
Dio ha sfamato gli Israeliti nel deserto con la manna dal cielo e sfa ma i credenti di
tutto il mondo con il Pane della vita.
Il pezzo di pane utilizzato durante la settimana degli Azzimi è un'immagine perfetta
del nostro Messia. La matzah è senza lievito, così come il Messia è senza peccato.
Chiunque ha visto un pezzo di matzah vede che non è liscio – poiché di Gesù è scritto:
« per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione ». È forato - poiché di Gesù è
scritto: « essi riguarderanno a me come a Colui che hanno trafitto ».
Per i Giudei di oggi, il pane non lievitato viene visto come un simbolo di libertà,
personale e spirituale, così come anche un messaggio eterno di speranza. La matzah o
il pane azzimo, rappresenta per loro anche l’agnello pasquale, poiché nessun agnello
può essere servito a Pasqua fino a quando il Tempio non viene ricostruito e il
sacrificio ripristinato.
Questo potrebbe confondere, ma il fatto è che la distruzione del Tempio ha causato
dei gravi problemi ai rabbini.
I rabbini del primo secolo hanno ovviato ai sacrifici del Tempio con delle
“sostituzioni ”. Preghiera, pentimento e carità sostituiscono il sacrificio, e ciò spiega
perché la moderna osservanza giudaica è così diversa da quella dei tempi biblici.
Anticamente si parlava del Giorno di Preparazione, ma la preparazione della Pasqua
oggi, inizia alcune settimane prima.
Prima della festa la casa deve essere pulita da cima a fondo; i muri che hanno bisogno
di colore devono essere verniciati, i pavimenti ben puliti ed incerati, i piatti lavati, gli
abiti riposti negli armadi e tutte le stanze in ordine.
Nei giorni immediatamente precedenti la Pasqua, tutto il lievito deve essere eliminato
dalla casa. Le cose contenenti lievito possono non essere buttate via, ma vendute, di
solito a qualche amico Gentile. Il lievito deve essere venduto a prezzo, in modo da
trasferire la proprietà e non essere più considerato come proprio (anche se dopo la
festa può essere ricomprato). Quindi viene fatta una preghiera, in cui si chiede a Dio
di rendere nullo tutto quel lievito che eventualmente può essere rimasto.
Dopo il tramonto del quattordicesimo giorno di Nisan, il Giorno di Preparazione, una
speciale cerimonia chiamata bedikat chametz (ricerca del lievito) ha luogo nella casa.
I dettagli di questo rituale sono molto interessanti.
Il padre è ritenuto responsabile della casa che viene resa pulita e pronta per la
festa. Allo scopo d’insegnare i bambini sul significato della festa (e dare al padre
qualcosa di “ tangibile ” da fare) la madre lascerà qualche pezzo di lievito qua e là nella
casa in posti abbastanza evidenti. Il padre raduna i bambini e prende una piuma, un
cucchiaio di legno e una candela accesa. Quindi iniziano a cercare il lievito rimasto.
I bambini non devono toccare il lievito quando lo trovano, ma devono chiamare il
padre, a cui spetta il compito di rimuoverlo. Il padre si serve delicatamente della
piuma per spazzare il lievito e metterlo nel cucchiaio, evitando così di toccarlo.
Il mattino seguente, questo ultimo piccolo pezzo di lievito viene bruciato fuori dalla
casa.
Ogni elemento ha un grande ed importante significato spirituale.
Che cosa rappresenta il lievito?
Il padre?
Il bambino?
La piuma?
La candela accesa?
Il cucchiaio di legno?
Paolo ci dà una spiegazione del simbolo del lievito e del pane azzimo in applicazione
alla nostra vita: « Purificatevi dal vecchio lievito, affinché siate una nuova pasta,
come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata
immolata. Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia
e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità » (1 Corinzi 5:7, 8).
Che bella immagine vediamo dipinta qui.
Il padre è una rappresentazione di Dio e il lievito è un simbolo del nostro peccato.
Il lievito (peccato) deve essere tolto dalle nostre abitazioni (e cuori).
La luce della candela (la Parola di Dio) illumina il nostro peccato (Salmo 119:11) e ci
dobbiamo esaminare in cerca di qualsiasi lievito, di qualsiasi impurità di pensiero,
parola o atto per rafforzare il nostro rapporto con Dio in sincerità ed onestà.
Preghiamo insieme al Salmista: « Investigami, o Dio, e conosci il mio cuore. Provami, e
conosci i miei pensieri. E vedi se v'è in me qualche via iniqua, e guidami per la via
eterna » (Salmo 139:23, 24).
Grazie al Suo amore per noi Egli rimuove il peccato dalla nostra vita con un tocco
gentile, morbido, in risposta alla nostra invocazione del Suo Nome.
Il legno è spesso usato nella Bibbia come simbolo per l’uomo, e l’uomo Gesù è stato
messo su una croce di legno – dove Egli ha portato i peccati del mondo. È attraverso
Gesù il nostro Messia, rappresentato dal cucchiaio di legno, che il Padre porta via i
nostri peccati e li distrugge. È per la Sua misericordia e per la Sua grazia!
Il nostro peccato è stato distrutto proprio come Gesù è stato messo a morte al posto
nostro, sulla croce. Questo è simboleggiato dalla bruciatu ra del lievito “ fuori del
campo ” (Ebrei 13:11, 12). Con la risurrezione, Egli ha ottenuto la vittoria sul peccato.
È per mezzo di Lui e nel Suo Nome che possiamo avere la stessa vittoria.
Dobbiamo sapere chi e che cosa rappresenta il Nome di Gesù.
Chi vuole la vittoria deve conoscere Gesù personalmente.
Argentino Quintavalle
Tratto con permesso da: http://www.messiev.altervista.org/festivita.html