Il bestIarIo fantastIco dI età orIentalIzzante nella penIsola

Transcript

Il bestIarIo fantastIco dI età orIentalIzzante nella penIsola
Maria Cristina Biella, Enrico Giovanelli, Lucio Giuseppe Perego
(a cura di)
Il bestiario fantastico di età
orientalizzante nella penisola italiana
ARISTONOTHOS
Scritti per il Mediterraneo antico
Quaderni, n. 1
(2013)
Il bestiario fantastico di età orientalizzante nella penisola italiana
Maria Cristina Biella, Enrico Giovanelli, Lucio Giuseppe Perego (a cura di)
Copyright © 2012 Tangram Edizioni Scientifiche
Gruppo Editoriale Tangram Srl – Via Verdi, 9/A – 38122 Trento
www.edizioni-tangram.it – [email protected]
Prima edizione: dicembre 2012, Printed in Italy
ISBN 978-88-6458-069-2
Collana ARISTONOTHOS – Scritti per il Mediterraneo antico – Quaderni n. 01
Direzione
Federica Cordano, Giovanna Bagnasco Gianni
Comitato scientifico
Carmine Ampolo, Pietrina Anello, Gilda Bartoloni, Maria Bonghi Jovino, Giovanni Colonna,
Tim Cornell, Michel Gras, Pier Giovanni Guzzo, Jean-Luc Lamboley, Mario Lombardo, Nota
Kourou, Annette Rathje, Henry Tréziny
In copertina: Il nome di Aristonothos. Le “o” sono scritte come i cerchi puntati che compaiono sul
cratere.
Immagine tratta da R. Paribeni, Necropoli del territorio capenate, in “MonAnt”, XVI, 1906 (rielaborazione di M. C. Biella).
Stampa su carta ecologica proveniente da zone in silvicoltura, totalmente priva di cloro.
Non contiene sbiancanti ottici, è acid free con riserva alcalina.
Questa serie vuole celebrare il mare Mediterraneo e contribuire a sviluppare temi, studi e
immaginario che il cratere firmato dal greco Aristonothos ancora oggi evoca. Deposto nella
tomba di un etrusco, racconta di storie e relazioni fra culture diverse che si svolgono in
questo mare e sulle terre che unisce.
Sommario
Premessa
11
Tra età del Ferro e orientalizzante antico
Ricerche sul tema del bestiario fantastico di età orientalizzante. I precedenti della prima età
del Ferro: continuità o discontinuità?
15
I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce?
35
Luciana Drago
Jacopo Tabolli
L’Orientalizzante
Il bestiario nella ceramica italo-geometrica di età orientalizzante in Etruria meridionale
55
Il Bestiario fantastico nella white-on‑red in Etruria e nell’Agro falisco
77
Sara Neri
Lucilla Medori
Il lungo viaggio dei Mischwesen. La trasformazione del bestiario orientalizzante nell’Italia
centrale
117
Il bestiario fantastico sugli impasti di età orientalizzante e arcaica nella Sabina tiberina
145
Fantastic animal stamps on bucchero from Poggio Colla
171
Esseri fantastici alle origini della glittica preromana: spunti preliminari su alcuni intagli
189
Il bestiario di età orientalizzante e arcaica in area picena: modelli di riferimento e tradizioni
locali
207
Le prime sfingi in Etruria: iconografie e contesti
239
I centauri e le sfingi nell’Etruria di età orientalizzante: tra decorazione e narrazione
287
Il problema dei centauri
315
Viaggiando sulle ali del centauro. Un nuovo motivo a cilindretto con il centauro alato dal
tumulo del Molinello di Asciano
337
Maria Cristina Biella
Magda Cantù
Phil Perkins
Enrico Giovanelli
Alessandra Coen
Ferdinando Sciacca
Elena Smoquina
Massimiliano Di Fazio
Andrea Martelli
La pisside della Pania e la vera Scilla
351
Ram-Headed Oinochoai
371
Francesca Brizzi
Maria Taloni
L’età arcaica e oltre
Aurea monstra. La rappresentazione dell’animale fantastico negli anelli a “cartouche” etruschi
di epoca arcaica
401
I mostri marini: la rappresentazione del tritone nell’arte etrusca arcaica
433
Tra fuoco e vino: la metamorfosi dei centauri su una pelike a figure nere da Pontecagnano
449
Chiara Procacci
Viviana Traficante
Alessandra Gobbi
A proposito di Mischwesen cinomorfi: commistioni animali‑uomo tra “lettura del reale” e rito 489
Lucio G. Perego
Leoni-Capri: qualche annotazione sulla stele felsinea n. 82
Flavia Morandini
505
Il bestiario fantastico di età
orientalizzante nelle penisola italiana
11
Premessa
L’Italia centrale tirrenica nel VII sec. a.C. è ormai da tempo pienamente inserita in un ricco circuito
di scambi e commerci a livello mediterraneo. Seppur infatti le fonti attribuiscano all’arrivo di Demarato di Corinto a Tarquinia una rivoluzione tecnica e artistica in Etruria, già almeno dal secolo
precedente nella medesima città e negli altri centri costieri tirrenici il contatto con il mondo greco
e levantino permette un celere e notevole sviluppo del tessuto sociale indigeno.
In generale il fenomeno cosiddetto Orientalizzante, su cui si è dibattuto ampiamente anche in
tempi recenti, è attualmente ancora all’attenzione di sistematiche indagini, nel cui filone si inserisce
anche la presente, per contribuire a un migliore discernimento dell’entità dei contatti diretti e indiretti esistiti con i diversi ambiti mediterranei. Le conseguenze di queste relazioni nei settori anche
più interni della Penisola Italiana, sulla base dei dati attualmente a disposizione, permettono di
postulare perlopiù contatti di “seconda mano” o comunque più rarefatti rispetto a quelli avvenuti
in ambito costiero.
In questo quadro, che presenta un’articolazione complessa e tonalità che spesso sfumano le une
nelle altre, uno degli aspetti forse più evidenti e facilmente percepibili è, come si vedrà, l’evoluzione
nelle produzioni artigianali etrusche e italiche di un interessante e variegato bestiario fantastico, che
in buona parte affonda le sue radici in ambito lato sensu orientale e greco, ma la cui sopravvivenza
nel corso del VII secolo a.C. e oltre è in un certo senso garantita dalle e legata alle differenti riletture
locali, che spesso rielaborano liberamente i modelli allotri, dando vita a figurazioni parzialmente o
del tutto nuove.
Negli ultimi decenni lo studio sistematico di ampi settori dell’artigianato artistico di età orientalizzante, cui ampi rimandi sono fatti nei singoli contributi del volume, ha permesso di gettare
le basi per avviare l’analisi dettagliata di questo fenomeno nell’Italia antica. Grazie anche a questi
studi è parso sempre più evidente come l’indagine su questo repertorio figurativo fosse in qualche
modo da considerare un campo privilegiato per comprendere più approfonditamente il fenomeno
cosiddetto orientalizzante in Italia. A tal proposito considerazioni metodologiche preliminari e
una prima raccolta del materiale a disposizione su di un ampio lasso cronologico sono state messe
a disposizione in anni assai recenti da Giovannangelo Camporeale e Ingrid Krauskopf nel Lexicon
Iconographicum Mythologiae Classicae, autori rispettivamente delle voci Monstra anonyma in Etruria
e Daemones anonymi in Etruria.
Con questo volume, che inaugura i Quaderni della serie Aristonothos, Scritti per il Mediterraneo
Antico, è nostra intenzione creare un dossier di partenza, con il fine di attirare ulteriore attenzione
sul fenomeno e suscitare un dibattito, coinvolgendo studiosi che da diversi punti di vista (archeologico, storico artistico, antropologico, ecc.) e a diversi gradi di approfondimento hanno incontrato
nella propria ricerca questo aspetto della cultura figurativa.
Il progetto, nato nel 2010, si proponeva in particolare di sondare le modalità con cui le forme
degli ibridi si erano andate sviluppando nel periodo Orientalizzante nell’Italia antica, creando una
nuova cultura figurativa e dando vita a un bestiario in parte genuinamente etrusco e italico, per
il quale manca a oggi ancora una sistemazione complessiva. Di pari passo si volevano indagare
le modalità con cui questo stesso repertorio aveva lasciato tracce nella variata temperie culturale
dell’arcaismo.
12
Premessa
Ci è parso che il modo migliore per suscitare il dibattito fosse la raccolta di contributi tramite una
call for papers, apparsa nel dicembre del 2010. La possibilità inoltre di pubblicare un dossier in un
volume, nella sua duplice versione cartacea e online, va nella direzione di renderlo accessibile a un
pubblico il più ampio possibile e di progettare incontri di studio e dibattiti.
I venti contributi selezionati e raccolti, lungi dal voler tracciare un quadro definitivo, vogliono
dunque essere un invito alla discussione. Essi sono stati organizzati in tre sessioni, ordinate secondo
una prospettiva cronologica.
Una prima sessione è dedicata all’analisi delle preesistenze del bestiario orientalizzante, con il fine
di valutare, tramite casi di studio specifici, i fenomeni di continuità e di discontinuità tra l’Età del
Ferro e il periodo Orientalizzante (L. Drago per l’Etruria Meridionale e J. Tabolli per il comprensorio falisco).
La seconda sessione va, per così dire, al cuore del problema e ospita contributi che riguardano
direttamente il periodo cosiddetto orientalizzante. A studi incentrati sull’analisi delle attestazioni
e dello sviluppo del bestiario su singole classi di materiali (S. Neri, L. Medori, E. Giovanelli) o in
specifici comparti territoriali (M. C. Biella, M. Cantù, A. Coen), se ne affiancano altri che hanno
lo scopo di analizzare la nascita e lo sviluppo di singoli Mischwesen (F. Sciacca, E. Smoquina, M. Di
Fazio). Nell’ambito della presentazione di nuovi rinvenimenti utili a incrementare la banca dati del
bestiario orientalizzante vanno a inserirsi i lavori di P. Perkins e di A. Martelli. Riletture, infine, di
monumenti già noti con proposte di nuove letture caratterizzano i lavori di F. Brizzi e di M. Taloni.
La terza e ultima è dedicata infine alle sopravvivenze del bestiario orientalizzante in età arcaica
e oltre. Anche in questo caso accanto all’analisi di una classe di materiale (C. Procacci), il volume
ospita studi su singoli tipi di figurazioni mostruose (V. Traficante, L. G. Perego) e contributi che
presentano nuovi rinvenimenti e letture di Mischwesen (A. Gobbi, F. Morandini).
Prima di entrare nel vivo della materia vorremmo ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile
la realizzazione di questo progetto. La Prof.ssa Giovanna Bagnasco Gianni ha sostenuto sin dall’inizio questa idea, dandoci preziosi consigli e seguendo con interesse e disponibilità il suo sviluppo.
A lei e alla Prof.ssa Federica Cordano vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per avere accolto il
dossier in questa sede editoriale. Ai revisori anonimi, che hanno analizzato tutti i contributi giunti,
esprimiamo la nostra gratitudine per avere con severità e autorevolezza lavorato al miglioramento
non solamente dei singoli articoli, ma dell’intero volume. Infine, a tutti gli amici e colleghi che
hanno aderito alla call for papers e che hanno lavorato alla realizzazione di questo dossier va un ringraziamento particolare: senza di loro il nostro progetto non avrebbe preso corpo.
Maria Cristina Biella
Enrico Giovanelli
Lucio G. Perego
35
I cani e le testuggini de La Petrina:
animali reali o fantastici da Narce?
Jacopo Tabolli
Jacopo Tabolli*
Luce d’amore
impudico richiamo
di una lucciola1.
Lo studio in corso sulla necropoli de La Petrina offre l’occasione di presentare un piccolo nucleo
di materiali inediti da Narce caratterizzati dalla presenza di singolari decorazioni animalistiche2.
Databili in base ai contesti di provenienza al passaggio tra la prima età del Ferro e l’Orientalizzante
antico, sebbene in momenti diversi di questo orizzonte cronologico ‘di cerniera’, gli animali de
La Petrina si inquadrano perfettamente nella diffusione di raffigurazioni zoomorfe caratteristiche
dell’Orientalizzante, ma allo stesso tempo recepiscono rielaborandole tradizioni proprie della fase
avanzata della prima età del Ferro.
Si tratta di uno sparuto numero di ‘cani’ e di ‘testuggini’ molto peculiari nelle loro fattezze, tanto
da spingere a chiedersi se si tratti di animali reali o fantastici. Questa convenzionale distinzione tra
i due piani non può prescindere dalla constatazione che la presenza di un animale in un qualunque
schema decorativo, relativamente a un arco cronologico così antico, lo connota come afferente a
un piano simbolico. Con il termine ‘simbolico’ intendiamo – secondo le tradizionali definizioni
di ascendenza antropologica3 – una raffigurazione che, indipendentemente dall’aderenza al reale, è
scelta poiché lega la realtà a un piano metaforico sotteso, esprimendo un’idea, o un valore spesso
polivalente, condiviso (nel senso originale del concetto di simbolo) dalla comunità. Escludendo
dunque la mera rappresentazione di un oggetto con il valore di riempitivo, occorre piuttosto domandarci quale grado di similarità con l’immagine reale, per meglio dire realistica, caratterizzi gli
animali in questione e quanto il discostarsi dalla realtà li qualifichi come animali fantastici4.
Sapienza Università di Roma.
J. Ridolfi, Non sono in casa. Novanta haiku, Roma 1999.
2
Nell’ambito della dissertazione di dottorato, presso la Scuola di Dottorato in Archeologia de La Sapienza – Università di Roma (XXIV ciclo – curriculum Etruscologia) in corso di redazione da parte di chi scrive su Il confine dell’Agro
Falisco con il territorio veiente tra la prima età del Ferro e l’Orientalizzante antico, attraverso la lettura delle necropoli de
I Tufi e de La Petrina e dei dati provenienti dallo scavo di Raniero Mengarelli del 1933 sulla sommità di Narce. Il
progetto di dottorato è seguito dalle professoresse Maria Paola Baglione e Gilda Bartoloni e si avvale del continuo incoraggiamento e supporto della dottoressa Maria Anna De Lucia Brolli, del dottor Filippo Delpino e della dottoressa
Jean MacIntosh Turfa. A tutti loro va la mia più sincera gratitudine.
3
Calzante a riguardo resta ancora la definizione di “simbolo” teorizzata nel 1975 da Luc Benoist nella celebre introduzione in Benoist 1975.
4
Tentativo arduo considerata l’alta datazione dei contesti di riferimento, condotto sulla scia di quanto affermato da Marco Pacciarelli: “uno dei settori più promettenti appare quello volto a tentare di analizzare, in chiave semantica e contestua*
1
36
Tra età del Ferro e orientalizzante antico
I cani e le testuggini presi in esame in questo contributo provengono dalle tombe C6 (XXXV)5, localizzata nel nucleo più alto della necropoli, e A25 (V)6, A15 (XXII)7, A16 (XXIV)8, A36 (XXVII)9
dalla terrazza mediana10. Il rinvenimento presso la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di
Roma dei giornali di scavo de La Petrina, scavo avvenuto a giugno del 1890, in una successiva trascrizione ad opera di Francesco Mancinelli Scotti11, nel febbraio del 1893, costituisce un prezioso
contributo per la lettura di questi pezzi12.
I cani de La Petrina
Dalla tomba C6 (XXXV), a caditoia con loculo sepolcrale, databile nell’ambito del primo quarto
del VII secolo a.C., proviene un coperchio carenato con presa a pomello, in impasto bruno a pareti sottili, caratterizzato da una singolare decorazione plastica in rilievo con sequenza di animali,
interpretati già al momento della scoperta come cani (fig. 1)13. Nella trascrizione dei diari di scavo
con elenco dei rinvenimenti del 1893, precedente alla monumentale edizione dedicata a Narce
del 1894, Francesco Mancinelli Scotti annotava: “coperchio di vaso con listello sotto l’incavo.
Esternamente è foggiato con alto orlo, a cui succede una superficie un poco inclinata e rialzata sul
mezzo a guisa di grande capocchia. Sopra alla parete piana del coperchio posano due cani con coda
arricciata. I loro occhi sono accennati da due grani di pasta vitrea gialla. Dalle tracce rimaste apparisce
che altri due cani seguivano quello piccolo; di più nella parte piana del rialzo centrale è visibile l’attaccatura di altra figura. Detto coperchio è inoltre decorato di meandro a zig-zag, attorno all’orlo,
e di triangoli a linee parallele e concentriche, steccate profondamente, tra l’uno e l’altro animale.
Misura mm 132 di diametro”14. Si configura una teoria di ‘cani’ che descrivono un cerchio attorno
a quella che doveva essere la figura centrale del gruppo, tanto da occupare una posizione di rilievo
sulla presa, oggi purtroppo mancante. In base alla disposizione in traccia delle zampe degli altri due
cani mancanti si può ipotizzare un’alternanza di un cane di grande taglia con un cane di piccola
taglia ripetuta due volte. Elemento certamente di difficile interpretazione, ma non per questo privo
di uno specifico significato. Il cane di maggiori dimensioni presenta una coda arricciata che arriva
a congiungersi con il dorso, delle zampe estremamente allungate – probabilmente per irrobustire
l’attacco sulla tesa del coperchio – decorate da tratti incisi allungati a simboleggiare le dita. La testa,
considerata la resa plastica delle orecchie, presenta le due impressioni circolari superiori, una coppia
le, le testimonianze figurative più precoci delle produzioni artigianali etrusco-italiche, e in particolare quelle che possono
fornire dirette informazioni sulle strutture ideologico-simboliche e i comportamenti rituali” in Pacciarelli 2002, p. 302.
5
Narce 1894, coll. 434-435.
6
Narce 1894, coll. 409-411, Montelius 1910, tav. 316.
7
Narce 1894, coll. 409-411; Baglione 1986, p. 133, n. 32, Benedettini 1999, p. 4, n. 8, Pitzalis 2011, p. 104.
8
Narce 1894, coll. 411-413; Montelius 1910, tav. 316; Baglione 1986, p. 133, n. 32; De Lucia Brolli 1991,
p. 104., Pitzalis 2011, pp. 23-24.
9
Narce 1894, coll. 422-423; Montelius 1910, tav. 317; De Lucia Brolli 1991, pp. 102-104, Pitzalis 2011.
10
Le lettere C ed A anteposte alle tradizionali denominazioni delle tombe esplicitano il nucleo di provenienza.
11
Nella forma del “manoscritto del catalogo dei reperti provenienti dalle necropoli di Narce (presso Calcata) e del
territorio circostante conservati nel Museo nazionale di Villa Giulia, compilato da Francesco Mancinelli”.
12
Conservati nel Fondo Barnabei della BIASA, Cartella 1. Colgo l’occasione per ringraziare la dottoressa Francesca
Zannoni responsabile dell’ufficio manoscritti della Biblioteca.
13
Narce 1894, col. 435. I cani oggetto di questo contributo concorrono ad arricchire il quadro delle raffigurazioni di
canidi prese in esame da Perego 2009.
14
La versione del 1894 risulta più sintetica: “un coperchio notevole per alcune figure di cani rappresentatevi di tutto
rilievo, dei quali soltanto due si sono mantenuti, e degli altri si vedono le attaccature”. Si veda Narce 1894, col. 435.
I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce
37
di cerchielli concentrici in pasta vitrea gialla applicata nella zona centrale e due impressioni più
piccole nella porzione inferiore. I diversi elementi potrebbero ragionevolmente essere interpretati
come l’interno delle due orecchie, i due occhi e le narici del muso. La differenza sostanziale con il
cane di minori dimensioni, eccettuata la coda che risulta mutila, è che questo secondo cane presenta un unico cerchiello concentrico in pasta vitrea al centro della testa15. Questa dissomiglianza
potrebbe essere dovuta proprio alle ridotte dimensioni dell’animale, per cui lo spazio risparmiato
tra le impressioni avrebbe permesso l’applicazione di un unico cerchiello. Alternativamente tale unicità potrebbe costituire un valore specifico, identificativo del cane. In ogni caso la realizzazione di
quelli che paiono essere gli occhi, con la rara adozione dell’applicazione di pasta vitrea su impasto,
conferisce un aspetto decisamente singolare ai due animali. Dalla traccia sulla presa del coperchio
non è purtroppo possibile risalire a quale tipologia di figura occupasse la porzione centrale tra le
decorazioni plastiche.
Dalla sintetica descrizione della decorazione animalistica che contraddistingue questo unicum è possibile riconoscervi la rappresentazione di una scena complessa, il cui valore non è
certamente solo decorativo, ma, considerata soprattutto la figura centrale e focale attorno al
quale ruota la teoria, potrebbe costituire una vera e propria scena narrata. Va rilevato come il
coperchio in impasto bruno a pareti sottili costituisca la copertura dell’olla globulare in impasto rosso, dal momento che l’orlo si inserisce perfettamente nella solcatura mediana sul labbro
interno dell’olla.
Dal giornale di scavo si evince che la tomba fu rinvenuta intatta16, ma il corredo purtroppo è
privo di elementi distintivi di genere17, considerando che la tipologia delle fibule a navicella e delle
armille si riscontra in tombe sia maschili che femminili delle necropoli di Narce18. Nell’ambito dei
confronti, tra i materiali della tomba 23M, conservata nell’Etruscan Gallery of the University of
Pennsylvania Museum of Archaeology and Anthropology di Philadelphia, si conserva un “amuleto”
in faïence a forma di cane le cui fattezze richiamano sensibilmente i due esemplari della tomba de
La Petrina19. Nella recente edizione dei materiali esposti nell’Etruscan Gallery, J. MacIntosh Turfa
ha ipotizzato che potrebbe trattarsi di “perhaps a lady lap-dog rather than a hound-like hounting
dog who would have had longer legs and a leaner torso”20. Anche i cani de La Petrina, sebbene
caratterizzati dalle fattezze singolari già enucleate, sembrano avvicinarsi maggiormente alla tipologia
del “cagnolino” piuttosto che del segugio da caccia. Il cane della 23M è associato a un secondo
pendaglio in faïence che rappresenta un germano reale con il quale condivide tecnica, stile e, molto probabilmente, la mano che li ha realizzati. Lungi dall’immaginare una relazione diretta tra i
cani della C6 (XXXV) e l’esemplare della 23M, nonostante le differenti tecniche di realizzazione,
è opportuno sottolineare come allo stato attuale delle conoscenze l’esemplare a Philadelphia costituisca il confronto più stringente con i cani de La Petrina. Come ben noto per quanto riguarda
tutte le tombe scavate a Narce da Francesco Mancinelli Scotti e acquistate da Arthur Frothingham
per il museo di Philadelphia, la localizzazione della 23M non è ricostruibile, né si può escludere
che provenga da una tomba della stessa necropoli de La Petrina, considerando l’accertata presenza
È altresì poco probabile che al momento della scoperta i cerchielli fossero due come nel caso del cane di maggiori
dimensioni, come sembrerebbe di potersi evincere dalla descrizione di Mancinelli Scotti. La centralità rispetto alle
decorazioni del volto induce a ritenere che sia originariamente stato uno solamente.
16
Se si ritiene attendibile il dato di scavo – elemento, come ben noto, molto problematico per gli scavi ottocenteschi
di Narce e soprattutto quelli di Francesco Mancinelli Scotti – è interessante il rapporto che intercorre tra la tomba
intatta e il coperchio che presenta delle importanti lacune nella decorazione.
17
Narce 1894, col. 435.
18
Allo stesso modo, a differenza della necropoli dei Tufi, e con l’eccezione delle tombe A14 (XXVI) e A4 (XXXIV) non
disponiamo di resti antropologici che permettano la determinazione antropologica.
19
MS 1040, Dohan 1942, p. 44, n. 37, tav. 22; Turfa 2005, p. 184 e p. 186, n. 185.
20
Turfa 2005, p. 186.
15
38
Tra età del Ferro e orientalizzante antico
continua di Mancinelli Scotti, nonostante il diniego da parte dell’allora Ministero della Pubblica
Istruzione, a concedergli l’autorizzazione a scavare a Narce sul pendio de La Petrina per il biennio
1895-189621.
Limitando l’analisi dei confronti alle occorrenze della presenza di cani su coperchi, per la verità
non molto numerose22, un esemplare accostabile ai cani sul coperchio della tomba C6 (XXXV),
parrebbe un canide dalla coda arricciata da un coperchio di un vaso monoansato in impasto alla Ny
Carlsberg Glyptotek, Helbig Museum, a Copenhagen per la descrizione “il pomello del coperchio
è configurato ad animale le cui fattezze, e in particolare la piccola coda avvolta sul dorso ricordano
quelle di un cane”23. Anche dalla necropoli plestina di Colfiorito tomba 6, una fossa a inumazione
maschile, proviene un ulteriore coperchio ben più tardo in “impasto nero” a bassa calotta emisferica
con orlo ingrossato e presa plastica configurata a cane dalla caratteristica coda arricciata, attribuito alla fase III A finale – III B iniziale, fine VI inizi V secolo a.C.24. Rispetto agli esemplari de La
Petrina, ha un aspetto slanciato, privo di accenti per i dettagli anatomici, a eccezione della coda e
del muso. All’inizio del VI secolo si data la ben nota olla globulare dalla tomba 2 della necropoli
di Campovalano, Campli (TE) caratterizzata da un complesso sistema decorativo e in particolare
quattro figure plastiche quadrupedi a rilievo sul coperchio25. I caratteri delle figure animalistiche
suggeriscono un’interpretazione piuttosto come cani26, che non come “cavallucci/felini”27, soprattutto in relazione all’intero sistema decorativo e alle raffigurazioni sulla massima espansione dell’olla.
Elemento distintivo parrebbero le code arricciate e le basse orecchie tese appuntite. Sebbene di circa
un secolo più recente, il caso del coperchio da Campovalano costituisce un conforto a un’interpretazione complessa, su diversi piani, delle figure sul coperchio della tomba C6 (XXXV) suggerendo
per il significante, purtroppo mutilo, una fitta rete di significati simbolici che prevedono certamente
cani “straordinari” in una teoria attorno alla figura centrale, in analogia con la serie ben più ricca di
processioni e danze rituali su coperchio che ricorrono tra la prima età del Ferro e l’Orientalizzante
antico28.
Se dunque le caratteristiche del coperchio della tomba C6 (XXXV) inducono a considerare i due
“cani” come delle figure animalistiche fortemente simboliche e dotate di attributi, fra tutti gli occhi
in pasta vitrea gialla brillante, che li qualificano come straordinari, la necropoli de La Petrina sembra
caratterizzata già dalla fase avanzata della prima età del Ferro dalla presenza di “canidi” dotati di
attributi se non altro singolari. È il caso della testa di animale raffigurata sull’apice dell’ansa di una
scodella su piede decorato a giorno dalla tomba A25 (V), rappresentata nella fig. 2. Si tratta di una
sepoltura femminile a incinerazione in pozzetto circolare con risega, con ossuario entro custodia di
Nell’archivio dell’University of Pennsylvania Museum of Archaeology and Anthropology di Philadelphia sono conservati due documenti che attestano lo scavo di numerose tombe, prevalentemente a camera, sul declivio di Monte
Antico (toponimo coincidente con quello de La Petrina) da parte di Francesco Mancinelli Scotti a partire dal 1895,
tombe delle quali è stato possibile riconoscere un corredo inedito confluito nelle collezioni del Museo. E considerata
la specificità tipologica che caratterizza i corredi della necropoli è possibile postulare, senza purtroppo alcuna possibilità di conferma, un legame della tomba 23M con la Petrina nel quadro della ricostruzione della storia delle ricerche
di Narce, delle necropoli de Li Tufi e de La Petrina, ricostruito da chi scrive per la dissertazione di dottorato. Con
l’occasione ringrazio Alessandro Pezzati per avermi messo a disposizione i materiali d’archivio conservati al Penn’s
Museum.
22
Escludendo dalla discussione i diversi felini su coperchio come, ad esempio, il noto caso del leoncino sul coperchio
a calotta dalla tomba XI Colle del Forno da Santoro 1973, pp. 70-71, n. 103, tav. D.
23
Poulsen 1927, p. 46, H. 74, da ultimo Perego 2009, p. 318, n. 697.
24
Bonomi Ponzi 1997, pp. 106 ss., tav. 28, del Tipo III B 8, p. 122.
25
Si veda da ultimo Babbi 2008, pp. 357 ss., n. 121, tav. 106, fig. 81, C-H, con bibliografia precedente. In relazione
alla decorazione plastica soprattutto Melandri 2003, pp. 132-239.
26
Melandri 2003.
27
Babbi 2008, p. 357.
28
Pacciarelli 2002, pp. 312 ss.
21
I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce
39
tufo, databile nel terzo quarto dell’VIII secolo a.C.29, con un ricco corredo, caratterizzato, tra gli
altri elementi notevoli, dalla presenza di un’ascia ad alette a tallone non distinto, con decorazione
applicata a lamelle metalliche, posta al di sopra della scodella di copertura dell’ossuario, in posizione
fortemente simbolica30. La testa è caratterizzata dalla resa plastica delle orecchie a punta e del muso
fortemente in rilievo, come in rilievo risultano due espansioni laterali all’altezza del muso. Tutti i
dettagli anatomici dell’animale, le orecchie, gli occhi e il muso, sono messi in risalto da cerchielli
concentrici impressi che campiscono anche entrambi i bastoncelli dell’ansa. La decorazione plastica
della scodella non è descritta nei Monumenti Antichi del 189431, mentre era stata segnalata da Mancinelli Scotti nel 1893, descrivendo una “tazza […] posata sopra piede traforato, e in luogo della
semplice ansa, è munita di bastoncello arcuato e campito sopra da rozza testa di cane” 32. L’occorrenza
del ‘canide’ sull’apice dell’ansa costituisce un unicum a Narce, in una posizione tradizionalmente
occupata dalla testa di caprone, nel tipo ben noto di ascendenza veiente33. Ma l’ansa caratterizzata
dalla presenza di canidi, sebbene in una posizione diversa, quasi “rampante”, è attestata a Narce da
una scodella quadriansata in impasto rosso dalla tomba 108 di Monte Cerreto, altresì nota come
“Tomba degli Ori”, conservata oggi al British Museum di Londra, assieme a metà del corredo della
tomba34. La resa plastica dei quattro cani sembra richiamare la più tradizionale presenza di cavallini in coincidenza con le anse, in una tradizione marcatamente visentina35. L’anatomia del volto
avvicina l’animale maggiormente al tipo del canide anche se elementi come il muso o le espansioni
laterali risultano molto peculiari, proprie forse di un immaginario fantastico. Il complesso motivo
decorativo con i cerchielli impressi non appare infatti casuale nella sua disposizione e non può avere un significano meramente riempitivo sul profilo dell’ansa. L’artigiano esperto che ha realizzato
questo pezzo non si è limitato dunque a una raffigurazione realistica del cane: gli elementi della
decorazione concorrono a segnalare una creatura dalle fattezze eccezionali, come eccezionale risulta
la sua posizione.
Le testuggini de La Petrina
L’occasione della disamina della serie di nuovi animali da La Petrina di Narce permette di
riconsiderare quattro tazze con ansa bifora insellata, provenienti dalle tombe A15 (XXII), A16
(XXIV) e A36 (XXVII), caratterizzate da una decorazione mista a excisione e a giorno, con
Nel corso della seconda metà dell’VIII secolo a.C., nell’Agro Falisco, ed in particolare a Narce, si assiste ad una singolare stagione di sperimentalismo artigianale locale, che produce forme vascolari ed esemplari metallici caratterizzati
da una variabilità tipologica molto ampia, segno di quel complesso passaggio culturale che lega e assieme separa la fine
della Prima Età del Ferro e l’inizio dell’Orientalizzante. Variabilità che tenderà a ridursi in termini quantitativi nel
corso dell’Orientalizzante maturo, con molti tipi che sembrano essere connessi esclusivamente a questo orizzonte cronologico di cerniera. Come di cerniera sembra essere la posizione di Narce al confine dell’Agro Falisco con il territorio
di Veio. I caratteri di questo peculiare momento di passaggio saranno delineati nella loro complessità nell’edizione
della dissertazione di dottorato.
30
Narce 1894, tav. III, n. 3, Montelius 1910, tav. 313, n. 2.
31
Narce 1894, col. 417.
32
BIASA, Fondo Barnabei, Cartella 1. Alla BIASA sono state rinvenute inoltre le piante inedite di tutte le tombe della
necropoli de La Petrina in corso di studio da parte di chi scrive.
33
Da La Petrina provengono quattro scodelle con ansa decorata da testa di caprone singolarmente tutte dalla medesima
tomba A5 (XIII). Cfr. Narce 1894, col. 405.
34
Berggrenn 1986. Sulle vicende della “tomba degli Ori” si vedano Moretti et Alii 1998.
35
Un confronto stringente potrebbe riconoscersi anche su un’ansa frammentaria dalla necropoli di San Martino di
Capena in corso di studio da parte della dottoressa Anna Mura Sommella.
29
40
Tra età del Ferro e orientalizzante antico
figure tradizionalmente interpretate come volatili, ma che, a una più attenta osservazione,
corrispondono probabilmente a delle testuggini. Nel caso di questi animali il catalogo del
189336 e l’edizione del 189437 coincidono nella definizione di “oche” o “volatili”. I contesti di
provenienza sono tre tombe a inumazione in sarcofago di tufo con coperchio testudinato, a
fossa con loculo per il corredo chiuso da lastre di tufo e foderato dalla tradizionale “maschera
di creta bianca” che ricorre a La Petrina come tratto costitutivo, in qualche misura identitario,
di questa tipologia tombale, secondo le descrizioni del giornale di scavo38. Si rimanda alla
recente rilettura che ha proposto Federica Pitzalis delle sepolture femminili dell’Agro Falisco
e all’edizione completa della necropoli in corso di preparazione, per l’analisi dei corredi nel
loro complesso e degli specifici elementi che le connotano come sepolture femminili emergenti39. La deposizione delle tazze decorate con le testuggini appare non casuale venendo a
coincidere per tutte e tre le tombe con l’angolo sud occidentale del loculo. Le tombe A15
(XXII) e A16 (XXIV) sono contigue40 e si collocano nel nucleo centrale delle sepolture, prossime all’incinerazione maschile eminente con cinerario bronzeo in pozzetto circolare A17 (II),
mentre la tomba A36 (XXVII) segna il limite settentrionale delle tombe scavate nel 1890
(fig. 3). La tomba A15 (XXII) sembra precedere cronologicamente le altre due collocandosi al
passaggio tra il terzo e l’ultimo quarto dell’VIII secolo a.C.41, mentre le tombe A16 (XXIV) e
A36 (XXVII) si datano immediatamente all’inizio dell’ultimo quarto del secolo. La tipologia
vascolare delle tazze in questione riflette l’anteriorità della A15 (XXII) che, a differenza delle
altre tre, è priva di piede. Le due testuggini delle tombe A15 (XXII) e a A36 (XXVII) sono
realizzate interamente a giorno (fig. 4). Nel caso della A15 (XXII) e della A36 (XXVII) si
riconoscono due esemplari, alternati sulla vasca a tratti a scaletta, con la testa affusolata, il
collo, il caratteristico carapace triangolare, la coppia di zampe ad L e la piccola coda. Le due
tazze della tomba A16 (XXIV) sono caratterizzate dalla tecnica mista a excisione e a giorno e
le testuggini, due in una tazza e quattro nell’altra, hanno il solo carapace realizzato a giorno
mentre tutti i restanti dettagli sono excisi. Come è immediatamente evidente dai disegni
proposti, non si tratta di raffigurazioni di testuggini che riproducono fedelmente l’animale,
non sembra esserci dunque un’attenzione naturalistica alla resa, bensì tratti come il collo o
le gambe, entrambi molto pronunciati, creano delle creature singolari, degli “ibridi”, la cui
derivazione dalle testuggini è però chiara. Sul fondo della vasca in tutti i casi è presente un
motivo a svastica.
La costante che caratterizza i confronti di queste testuggini risiede nell’essere state lette, così come
è avvenuto a Narce, come singolari volatili, interpretando, forse, il carapace come una singolare ala,
enunciando però più volte come la connotazione del volatile non corrispondesse pienamente alla
descrizione delle decorazioni.
Per passare all’ambito dei confronti occorre sottolineare come il legame tra questa peculiare decorazione e la tazza sia attestata solo a Narce. Per quanto riguarda la diffusione dello schema decorativo il
confronto più stringente proviene dal Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo, dove è esposta
un’anforetta lenticolare inedita, priva di numero di inventario, caratterizzata sul collo da una teoria di
Mancinelli descrive la decorazione della A15 (XXII) “Il corpo è traforato […] in giro con due rozze ocherelle”, gli
esemplari dalla tomba A16 (XXIV) “…nel suo interno sono rappresentate in giro quattro rozze oche in parte traforate,
in parte graffite con solco profondo” e “Idem colla sola decorazione dei trafori che qui rappresentano due sole oche
alternate” e glissa sulla decorazione della tazza dalla A36 (XXVII).
37
Narce 1894, col. 411 per A15 (XXII), col. 413 per A16 (XXIV) e col. 428 per A36 (XXVII).
38
BIASA, Fondo Barnabei, Cartella 1.
39
Pitzalis 2011.
40
In entrambe le tombe ricorrono peraltro altri animali fortemente simbolici come le “ochette” sui pendagli ad ascia
come notato, nella diffusione del tipo, da Baglione 1986, pp. 132-133.
41
Benedettini 1999, p. 4, nota n. 8.
36
I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce
41
testuggini42. Il motivo delle testuggini è reso a excisione43 ed è associato a una serie di sintagmi decorativi (i medesimi delle tazze de La Petrina). La tipologia vascolare dell’anforetta è attestata frequentemente a Narce, peraltro dalla stessa tomba A36 (XXVII), e in genere nell’Agro Falisco44, combinata
con un tale apparato decorativo, potrebbe in via del tutto preliminare suggerire la produzione del
pezzo a Narce.
Il motivo della testuggine nelle realizzazioni qui prese in esame si lega strettamente a una serie
di raffigurazioni dell’animale proprie della prima età del Ferro. Dalla necropoli laziale di Osteria
dell’Osa proviene un esempio di decorazioni raffiguranti delle testuggini. Si tratta della tomba 380,
femminile a inumazione, di fase IIA245. La decorazione corre sul collo di un’anforetta doppia, forse
miniaturistica. Interpretata come figura di volatile, risulta “campita da tratteggio continuo obliquo;
eseguita a rotella dentata”46. Da Capua proviene il biconico dalla tomba 28/87 della necropoli del
Nuovo Mattatoio47. Si tratta di una tomba femminile a grande fossa con incinerazione databile
entro la fase IA2, alla prima metà del IX secolo a.C. in termini di cronologia assoluta48. Sul collo
“si svolge una teoria di uccelli realizzati a incisione”49. Ancora una volta occorre sottolineare come
l’immagine della testuggine, la cui identificazione è resa ancor più certa dalle solcature del “carapace”, sia stata letta come volatile. Anche dalla necropoli del Pagliarone di Pontecagnano, dalla
tomba 509 (in prop. Barbarito), proviene un biconico con teoria di testuggini, con tre esemplari
per parte, sopra le anse50, realizzate a incisione. Potrebbero essere due testuggini gli animali incisi
su un coltello a codolo rudimentale da S. Onofrio di Roccella Ionica, tomba 1851. Si tratta di un’inumazione a fossa femminile, e il tipo è databile in un “momento inoltrato della fase iniziale della
prima età del Ferro”52.
Lo schema decorativo degli esemplari di Narce si differenzia dai precedenti dell’età del Ferro in
base alla caratteristica, certamente singolare, della realizzazione delle gambe e soprattutto del collo più o meno lungo, elementi che discostano il tipo orientalizzante dalla mera rappresentazione
dell’animale53. Ma è soprattutto l’adozione della tecnica decorativa a giorno a garantire l’eccezionalità a queste raffigurazioni e, allo stesso tempo, a escludere ogni utilizzazione propria della tazza,
che risulta defunzionalizzata rispetto al suo valore intrinseco di forma aperta per bere, e acquisisce
inevitabilmente un valore rituale. La decorazione a giorno sulle tazze ritorna in altri contesti di
Narce54, a Veio55, come anche nella celebre tomba del Guerriero di Tarquinia56, ma limitata ai
L’anforetta presenta un restauro estremamente pesante è ricomposta da frammenti e forse integrata con gesso in
parte delle superficie. Sul ventre bugna centrale stampigliata con motivo di centri concentrici. A semicerchio, sopra la
bugna centrale otto stampiglie a tre cerchielli concentrici. Ai lati della bugna centrale due svastiche rese a motivo misto
con incisione ed excisione a punta larga. Ai lati delle svastiche motivo a scaletta reso con cerchielli concentrici punzonati. Superficie 2.5YR 3/1 (very dark gray). Ringrazio Maria Cristina Biella per la segnalazione.
43
È opportuno sottolineare che si tratta di un’excisione piuttosto particolare, che ad un primo esame autoptico appare
rilucidata. Questo tipo di caratteristica la si ritrova – allo stato attuale della documentazione – solamente in pochi altri
esemplari, tutti da Capena, e potrebbe essere inquadrata in quella fase iniziale delle produzioni excise, assai sperimentali, come delineato da Biella 2007.
44
Per la tomba A36 (XXVII) cfr. Narce 1894, col. 422, Montelius 1910, tav. 317, n. 7.
45
Bietti Sestieri 1992, pp. 592-593, fig. 3a.82.
46
Bietti Sestieri 1992, p. 228.
47
Occhilupo 2011, p. 37, tav. XXXI, tav. LXXVII.
48
Occhilupo 2011, p. 89.
49
Occhilupo 2011, p. 37.
50
Gastaldi 1998, p. 40, motivo E210, fig. 24.
51
Del tipo Spezzano Calabro in Bianco Peroni 1976, con bibliografia precedente, p. 77, n. 392, tav. 44.
52
Bianco Peroni 1976, p. 77.
53
E che, in definitiva, possono aver creato l’equivoco di interpretazione come volatili.
54
Dalla tomba 70M conservata a Philadelphia: Dohan 1942, p. 14, n. 7, tav. 5; Turfa 2005, pp. 120-121, n. 62.
55
Dalla tomba Z 15A cfr. QF 1965, p. 174, fig. 80.1, p. 176, n. 1.
56
Hencken 1968, pp. 215-218, fig. 191k.
42
42
Tra età del Ferro e orientalizzante antico
caratteristici tratti a scaletta o alle fenestrature triangolari. È legittimo dunque domandarsi se la
realizzazione a giorno concorra a conferire un ulteriore valore fantastico e simbolico alle testuggini.
Problema che investe il significato della stessa decorazione a giorno. A oggi manca una riflessione
complessiva sulla diffusione di questa tecnica decorativa nell’Italia centrale tirrenica. Le riflessioni
più recenti a riguardo sono state formulate da M. Salvini nel ribadire, in riferimento al biconico
decorato con meandri a traforo dalla tomba 1 di Sesto Fiorentino che “il decoro a traforo sembra
indicare una defunzionalizzazione intenzionale dell’oggetto che diventa ‘altro’ da ciò per cui era
stato creato originariamente”. La funzione di cinerario, in questo caso, poteva essere assicurata
solo da un panno che avrebbe assicurato la “tenuta” delle ceneri all’interno dell’ossuario57. Restano
fondamentali le intuizioni formulate da Giovanni Colonna nel 1977 a proposito del legame che
intercorre tra i sostegni fittili e i corrispettivi modelli metallici, per cui la decorazione a giorno concorrerebbe a favorire tale analogia58. Come basilari, nella storia degli studi sulla tecnica, risultano le
analisi nel dettaglio delle diverse realizzazioni a giorno sui complessi sostegni fittili dell’Agro Falisco
di Maria Gilda Benedettini, che, sviluppando l’analogia della decorazione a giorno con i prototipi
metallici, la associa anche a questioni di statica59. È forse scontato notare come la decorazione a
giorno concorra a creare un gioco di luci, nel rapporto tra pieni e vuoti, negli esemplari ceramici.
La luce filtrata attraverso i trafori proietta la medesima sagoma del traforo all’esterno della forma
ceramica. Si potrebbe così immaginare, in via del tutto ipotetica, il riflesso delle diverse figure realizzate a giorno, i tratti a scaletta, le svastiche e anche le stesse testuggini, all’esterno delle tazze, a
costituire un’ulteriore “teoria di luce”.
Dall’esame della ricorrenza della testuggine negli schemi decorativi tra la prima età del Ferro e
l’Orientalizzante antico si evince come l’animale costituisca un attributo che ricorre in modo esclusivo nelle sepolture femminili, così come femminili sono le tre tombe da Narce, peraltro alcune
delle più significativamente connotate da attributi eccezionali, che si collocano in un arco cronologico successivo rispetto ai confronti proposti60. Il legame simbolico tra la testuggine e l’universo
femminile è stato più volte puntualizzato61 anche sulla base del rinvenimento a Tarquinia, dalla
tomba 6 delle Arcatelle, del celebre cinturone con la raffigurazione di una testuggine, anche se in
un’iconografia differente62, e sviluppato nel rapporto con la divinità femminile “nel quadro religioso e politico della comunità-stato”63. Molto affascinante infatti, ma difficilmente verificabile per gli
esemplari di Narce, considerata l’alta cronologia dei contesti e la specificità delle realizzazioni, è il
rapporto che intercorre tra la testuggine e la cipride Afrodite Urania, così come delineato da Mario
Torelli64. Ma anche per il caso di Narce la testuggine conserverebbe “tutta la sua carica simbolica.
Dalla similitudine tra il ciclo biotico della testuggine con quello della natura […] da quella di
animale di lunga vita […] fino a quella di incarnazione di valori ctonii e soprattutto domestici”65.
La comunità di età Orientalizzante di Narce, collocando nei corredi in modo iterato queste
singolari ‘testuggini’, con la ricorrenza ulteriore della posizione certo non casuale nell’angolo del
loculo della fossa, riconosce a questi attributi prettamente femminili un valore allo stesso tempo
rituale e simbolico, poiché certamente rimanda a un significato al di là della raffigurazione in sé e
perché condiviso nell’ideologia funeraria della società aristocratica della città falisca.
Salvini 2007, p. 32.
Colonna 1977.
59
Benedettini 1999.
60
Come anche l’anforetta ad Amburgo di probabile marca falisca.
61
Si veda da ultimo Pitzalis 2011 e Bartoloni-Pitzalis 2011, p. 146.
62
Hencken 1968, p. 183, p. 188, fig. 173 a, p. 191.
63
Bonghi Jovino-Chiaramonte Treré 1997, pp. 176 ss.; Bonghi Jovino-Chiesa 2005; Bonghi Jovino, p. 395 in
Herring et Alii 2006.
64
Torelli 1987, p. 135.
65
Torelli 1987, p. 135.
57
58
I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce
43
In conclusione, pur non potendo ascrivere i cani e le testuggini de La Petrina al variegato mondo
del bestiario fantastico orientalizzante nell’accezione propria del termine, popolato com’è da creature liminari e mostruose molto più lontane dalla realtà, è possibile leggere nel rapporto tra queste
diverse decorazioni animalistiche sui generis, i loro supporti e i contesti di provenienza la presenza
di una fitta rete di significati simbolici e rituali, che le allontanano decisamente dalle semplici rappresentazioni realistiche. Significati rituali e simbolici che possiamo cogliere solo in minima parte.
44
Tra età del Ferro e orientalizzante antico
Appendice
Catalogo dei materiali
Narce Petrina C
Tomba 6 (XXXVI)
Dal catalogo Mancinelli Scotti, febbraio 1893:
“Coperchio di vaso con listello sotto l’incavo. Esternamente è foggiato con alto orlo, a cui succede una
superficie un poco inclinata e rialzata sul mezzo a guisa di grande capocchia. Sopra alla parete piana del
coperchio posano due cani con coda arricciata. I loro occhi sono accennati da due grani di pasta
vitrea gialla. Dalle tracce rimaste apparisce che altri due cani seguivano quello piccolo; di più
nella parte piana del rialzo centrale è visibile l’attaccatura di altra figura. Detto coperchio è
inoltre decorato di meandro a zig-zag, attorno all’orlo, e di triangoli a linee parallele e concentriche,
steccate profondamente, tra l’uno e l’altro animale. Misura mm 132 di diametro”.
Coperchio carenato con presa a pomello
n. inv. 4254
Museo archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo (depositi SBAEM), Civita Castellana.
Lacunoso: privo di due delle figure animalistiche e di una figura in rilevo sulla sommità della presa.
Orlo leggermente sbrecciato.
H. 6,3 cm; diam. 13,5 cm.
Impasto bruno a pareti sottili. Tornito. Nucleo dell’impasto grigio. Superfici interna ed esterna
lisciate e lucidate (nero opaco).
Orlo assottigliato, labbro a colletto, vasca carenata, presa a pomello.
Decorazione incisa e impressa: solcature a denti di lupo sul labbro campite da una serie di puntini
impressi e alternanza di denti di lupo caratterizzati da triangoli concentrici grandi e piccoli sull’esterno della vasca e sulla superficie superiore della presa. Decorazione plastica a rilievo con figure
animali: si conservano solamente due canidi (con incisioni che marcano i dettagli anatomici delle
zampe), impressioni in corrispondenza delle orecchie e del muso e decorazione applicata in pasta
vitrea gialla con cerchielli concentrici al centro della volto di entrambe le figure.
Bibliografia: Narce 1894, col. 435.
Narce Petrina A
Tomba 25 (V)
Dal catalogo Mancinelli Scotti, febbraio 1893:
“Tazza identica alla precedente colla differenza che è posata sopra piede traforato, e in luogo della semplice ansa, è munita di bastoncello arcuato e campito sopra da rozza testa di cane. L’ansa è ornata di
cerchietti concentrici; l’orlo della tazza, presso l’attaccatura del manico, di una serie di triangoli ottenuti
I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce
45
con impressioni di cordicella. Ornamento più semplice, ma fatto con uguale impressione ricorre nella
parte anteriore dell’orlo, cioè tra due listelletti verticali. Il piede è striato sotto con più giri concentrici: il
fondo della coppa decorato con una borchia rilevata, dalla quale partono sei larghe steccature a raggio.
È alta fino alla sommità dell’ansa mm. 230, fino all’orlo mm. 180, e larga mm. 200”.
Scodella carenata su piede
n. inv. 3820
Museo archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo (depositi SBAEM), Civita Castellana.
Lacunoso: Superficie esterna parzialmente abrasa.
H. 17 cm; diam. 20 cm; diam. piede 12,8 cm.
Impasto bruno a pareti sottili. Tornito. Nucleo dell’impasto marrone scuro. Superficie interna ed
esterna lucidate con tracce di fiammatura.
Orlo arrotondato, labbro rientrante, vasca carenata, alto piede a tromba. Ansa a bastoncello con
apice configurato, disposta obliquamente, impostata sull’orlo e sulla carena.
Decorazione plastica in rilievo: testa di animale fantastico (in evidenza le orecchie e il muso); tre costolature concentriche parallele al centro del fondo interno della vasca; tre costolature parallele sullo
stelo interno del piede. Decorazione impressa: cerchielli concentrici lungo il profilo dell’ansa e sulla
testa dell’animale fantastico (che vengono a coincidere con i dettagli anatomici dell’animale: il muso,
gli occhi, le orecchie). Decorazione incisa: solcature sul profilo interno dell’ansa digradanti dal “collo”
dell’animale fino all’orlo. Sulla porzione esterna dell’orlo rientrante due bugne verticali in rilievo dividono il labbro in due campi distinti occupati da due serie di decorazioni impresse a falsa cordicella:
nella porzione più prossima all’attacco dell’ansa motivo a denti di lupo a maglia stretta, mentre nel
campo distale motivo a denti di lupo a maglia larga. Decorazione a giorno con fenestrature rettangolari disposte su due registri (sei in quello superiore e sette in quello inferiore) sull’alto piede a tromba.
Bibliografia: tomba in Narce 1894, col. 417 con decorazione plastica non citata; Montelius 1910,
tav. 320, n. 8.
Narce Petrina A
Tomba 15 (XXII)
Dal catalogo Mancinelli Scotti, febbraio 1893:
“Ciotoletta simili [sic!] alle precedenti, ma con fondo semplicemente appianato. Il corpo è traforato nel
mezzo con croce gammata, e in giro con due rozze ocherelle e con due branche a zeta. Attorno a questi trafori sono impressi i cerchietti concentrici. Misura mm. 90 di altezza fino alla sommità dell’ansa,
mm. 42 fino all’orlo e mm. 105 di diametro”.
Tazza carenata con ansa bifora cornuta
n. inv. 3971
Museo archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo (depositi SBAEM), Civita Castellana.
Intero. Orlo leggermente sbrecciato.
H. 4,2 cm; diam. 10,7 cm; diam. fondo 4 cm.
Impasto bruno a pareti sottili. Tornito. Nucleo dell’impasto marrone-arancio. Superfici interna ed
esterna lisciate e lucidate (marrone lucente).
Orlo arrotondato, labbro a colletto, spalla carenata, vasca troncoconica, fondo piano. Ansa verticale sormontante bifora configurata, impostata sull’orlo e sulla carena.
Decorazione a giorno: sulla vasca si alternano due testuggini a due tratti serpeggianti, sul fondo
una svastica. Decorazione impressa: cerchielli concentrici impressi in corrispondenza dei motivi a
46
Tra età del Ferro e orientalizzante antico
incavo e tratti semicircolari paralleli sul setto superiore interno dell’ansa. Decorazione plastica in
rilievo: tre bugne coniche equidistanti, lungo la carena e due apici configurati a corna dell’ansa.
Bibliografia: Narce 1894, col. 411.
Narce Petrina A
Tomba 16 (XXIV)
Dal catalogo Mancinelli Scotti, febbraio 1893:
“Idem colla sola decorazione dei trafori che qui rappresentano due sole oche alternate con branche di
swastika. In giro del corpo e sull’ansa la solita decorazione dei bottoncini metallici. Ripete le dimensioni
del precedente”.
Tazza carenata con ansa bifora cornuta
n. inv. 4018
Museo archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo (depositi SBAEM), Civita Castellana.
Intero. Orlo sbrecciato in un punto. Privo di alcune delle borchie applicate.
H. 6,9 cm; diam. 10,2 cm; diam. piede 5 cm.
Impasto bruno a pareti sottili. Tornito. Nucleo dell’impasto marrone-arancio. Superfici interna ed
esterna lisciate e lucidate (marrone lucente). Borchie applicate in bronzo con patina verde scuro e
incrostazioni giallastre.
Orlo arrotondato, labbro a colletto, spalla carenata, vasca troncoconica, piede troncoconico. Ansa
verticale sormontante bifora configurata, impostata sull’orlo e sulla carena.
Decorazione a giorno: sulla vasca si alternano due testuggini a due tratti serpeggianti. Decorazione
excisa: completamenti anatomici delle testuggini (zampe e testa) e sul fondo una svastica. Decorazione
applicata: borchie bronzee sulla carena e sui setti superiore e inferiore dell’ansa. Decorazione impressa:
cerchielli concentrici impressi in corrispondenza dei motivi a incavo e tratti semicircolari paralleli
sul setto superiore interno dell’ansa. Decorazione plastica in rilievo: tre bugne coniche equidistanti,
lungo la carena, leggerissima baccellatura verticale sulla spalla e due apici configurati a corna dell’ansa.
Bibliografia: Narce 1894, n. 22, col. 413; De Lucia Brolli 1991, p. 104.
Dal catalogo Mancinelli Scotti, febbraio 1893:
“Idem posata su piede e con ansa cornigera. Nel suo interno sono rappresentate in giro quattro rozze
oche in parte traforate, in parte graffite con solco profondo. In mezzo vi è appena abbozzata una swastika.
Sopra la testa degli animali e attorno alla swastika sono impresse a stampa le borchiette di circoli concentrici.
Attorno alla parte prominente del corpo e sull’atto del manico sono applicati i bottoncini di metallo. Questo
fittile misura fino alla sommità del manico m. m. 112, fino all’orlo m. m. 68 e m. m. 100 di diametro”.
Tazza carenata con ansa bifora cornuta
n. inv. 4019
Museo archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo (depositi SBAEM), Civita Castellana.
Intero. Privo di alcune delle borchie applicate.
H. 6,9 cm; diam. 10,2 cm; diam. piede 5 cm.
Impasto bruno a pareti sottili. Tornito. Nucleo dell’impasto marrone-arancio. Superfici interna ed
esterna lisciate e lucidate (marrone lucente). Borchie applicate in bronzo con patina verde scuro e
incrostazioni giallastre.
I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce
47
Orlo arrotondato, labbro a colletto, spalla carenata, vasca troncoconica, piede a tromba. Ansa verticale sormontante bifora configurata, impostata sull’orlo e sulla carena.
Decorazione a giorno: sulla vasca quattro testuggini. Decorazione excisa: completamenti anatomici
delle testuggini (zampe e testa) e sul fondo una svastica. Decorazione applicata: borchie bronzee
sulla carena e sui setti superiore e inferiore dell’ansa. Decorazione impressa: cerchielli concentrici
impressi in corrispondenza dei motivi a incavo e tratti semicircolari paralleli sul setto superiore
interno dell’ansa. Decorazione plastica in rilievo: tre bugne coniche equidistanti, lungo la carena, e
due apici configurati a corna dell’ansa.
Bibliografia: Narce 1894, n. 21, col. 413; De Lucia Brolli 1991, p. 104.
Narce Petrina A
Tomba 36 (XXVII)
Assente nel catalogo Mancinelli
Tazza carenata con ansa bifora cornuta
n. inv. 4105
Museo archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo (depositi SBAEM), Civita Castellana.
Lacunoso: privo di un tratto consistente dell’orlo, del labbro e della spalla. Orlo sbrecciato in più
punti. Mutilo di parte di uno dei due apici configurati a corna dell’ansa.
H. 7,5 cm; diam. 12,9 cm; diam. piede 4,5 cm.
Impasto bruno a pareti sottili. Tornito. Nucleo dell’impasto marrone-arancio. Superfici interna ed
esterna, lisciate e lucidate (marrone lucente). Borchie applicate in bronzo con patina verde scuro e
incrostazioni giallastre.
Orlo arrotondato, labbro svasato, spalla carenata, vasca troncoconica, piede a tromba. Ansa verticale sormontante bifora configurata, impostata sull’orlo e sulla carena.
Decorazione a giorno: sulla vasca si alternano due testuggini a due tratti serpeggianti, sul fondo
una svastica. Decorazione applicata: borchie bronzee sulla carena e sul setto inferiore dell’ansa.
Decorazione impressa: cerchielli concentrici impressi in corrispondenza dei motivi a incavo e tratti
semicircolari paralleli sul setto superiore interno dell’ansa. Decorazione plastica in rilievo: tre bugne coniche equidistanti, lungo la carena e due apici configurati a corna dell’ansa.
Bibliografia: De Lucia Brolli 1991, p. 102.
48
Tra età del Ferro e orientalizzante antico
Abbreviazioni bibliografiche
Babbi 2008
A. Babbi, La piccola plastica fittile antropomorfa dell’Italia antica: dal bronzo finale all’orientalizzante
(“Mediterranea”, Suppl. 1), Pisa-Roma 2008.
Baglione 1986
M. P. Baglione, Il Tevere e i Falisci, in Il Tevere e le altre vie d’acqua del Lazio antico, Atti del VII
Incontro di Studio del Comitato per l’Archeologia Laziale, in “QuadAEI”, 12, 1986, pp. 124142.
Bartoloni-Pitzalis 2011
G. Bartoloni, F. Pitzalis, Mogli e madri nella nascente aristocrazia tirrenica, in V. Nizzo (a cura
di), Dalla nascita alla morte: antropologia e archeologia a confronto. Incontro di studi in onore di Claude Lévi-Strauss, Atti del I convegno internazionale antropologia e archeologia a confronto (Roma
21 maggio 2010), Roma 2011, pp. 137-160.
Benedettini 1999
M. G. Benedettini, Note sulla produzione dei sostegni fittili nell’agro falisco, in “StEtr”, LXIII, 1997
(1999), p. 3-73.
Berggren 1986
K. Berggren, Brown Impasto pottery from Civita Castellana, in J. Swaddling (a cura di), Italian
Iron Age Artefacts in the British Museum, Papers of the Sixth British Museum Classical Colloquium,
London 1986, pp. 257-266.
Benoist 1975
L. Benoist, Segni, simboli e miti, Paris 1975.
Bianco Peroni 1976
V. Bianco Peroni, I coltelli nell’Italia continentale, München 1976.
Biella 2007
M. C. Biella, Impasti orientalizzanti con decorazione a incavo nell’Italia centrale tirrenica, Roma
2007.
Bietti Sestieri 1992
A. M. Bietti Sestieri (a cura di), La necropoli laziale di Osteria dell’Osa, Roma 1992.
Bonghi Jovino-Chiaramonte Treré 1987
M. Bonghi Jovino, C. Chiaramonte Treré (a cura di), Tarquinia: ricerche, scavi e prospettive,
Roma 1987.
I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce
49
Bonghi Jovino-Chiaramonte Treré 1997
M. Bonghi Jovino, C. Chiaramonte Treré (a cura di), Tarquinia. Testimonianze archeologiche
e ricostruzione storica. Scavi sistematici nell’abitato. Campagne 1982-1988. Scavi e ricerche (Tarchna
I), Roma 1997.
Bonghi Jovino-Chiesa 2005
M. Bonghi Jovino, F. Chiesa (a cura di), Offerte dal regno vegetale e dal regno animale nelle manifestazioni del sacro, Atti dell’Incontro di Studio (Milano, 26-27 giugno 2003), Roma 2005.
Bonomi Ponzi 1997
L. Bonomi Ponzi, La necropoli plestina di Colfiorito di Foligno, Ponte San Giovanni 1997.
Carandini 2002
A. Carandini, Archeologia del mito. Emozione e ragione fra primitivi e moderni, Torino 2002.
Chiaramonte Treré-D’Ercole 2003
C. Chiaramonte Treré, V. D’Ercole (a cura di), La necropoli di Campovalano. Tombe orientalizzanti e arcaiche, I, Oxford 2003.
Colonna 1977
G. Colonna, Un tripode fittile geometrico dal Foro Romano, in “MEFRA”, LXXXIX, pp. 471-491.
De lucia Brolli 1991
M. A. De Lucia Brolli, Civita Castellana. Il Museo Archeologico dell’Agro Falisco, Roma 1991.
Dohan 1942
E. H. Dohan 1942, Italic tomb-groups in the University Museum, Philadelphia 1942.
Gastaldi 1998
P. Gastaldi, Pontecagnano II.4. La necropoli del Pagliarone, (Quaderni di “AnnAStAnt”, 10), Napoli 1998.
Hencken 1968
H. Hencken, Tarquinia. Villanovians and Early Etruscans, Cambridge 1968.
Herring et Alii 2006
E. Herring, I. Lemos, F. Lo Schiavo, L. Vagnetti, R. Whitehouse, J. Wilkins (a cura di),
Across Frontiers. Etruscans Greeks Phoenicians and Cypriots, Studi in Onore di David Ridgway e
Francesca Romana Serra Ridgway, London 2006.
Melandri 2003
G. Melandri, La piccola plastica, in Chiaramonte Treré-D’Ercole 2003, pp. 131-139.
Melandri 2011
G. Melandri, L’età del ferro a Capua – Aspetti distintivi del contesto culturale e suo inquadramento
nelle dinamiche di sviluppo dell’Italia protostorica, Oxford 2011.
Montelius 1910
O. Montelius, La civilisation primitive en Italie depuis l’introduction des métaux, Stockholm 1895-1910.
50
Tra età del Ferro e orientalizzante antico
Moretti et Alii 1998
A. M. Moretti Sgubini, M. A. De Lucia Brolli, C. Carlucci, Le antichità dei Falisci al Museo
di Villa Giulia, Roma 1998.
Narce 1894
F. Barnabei, A. Cozza, A. Pasqui, Degli scavi di antichità nel territorio falisco, in “MonAnt” IV,
1894.
Occhilupo 2011
S. Occhilupo, La necropoli capuana. Per una definizione della prima fase tra l’età del Bronzo finale
e la prima età del Ferro, Pisa-Roma 2011.
Pacciarelli 2002
M. Pacciarelli, Raffigurazioni di miti e riti su manufatti metallici di Bisenzio e Vulci tre il 750 e il
650 a.C., in Carandini 2002, pp. 301-332.
Perego 2009
L. Perego 2009, Il ruolo del canide nel mondo etrusco-italico tra archeologia e ritualità. Monumenta
et comparanda, Dissertazione del Dottorato di Ricerca in Archeologia (curriculum Etruscologia)
XXI ciclo, Roma 2009.
Pitzalis 2011
F. Pitzalis, La volontà meno apparente. Donne e società nell’Italia centrale tirrenica tra VIII e VII
secolo a.C., Roma 2011.
Poulsen 1927
F. Poulsen 1927, Katalog des Etruskischen Museums (Helbig Museum) der Ny Carlsberg Glyptothek,
Copenhagen 1927.
QF 1965
AA.VV., Veio (Isola Farnese) – Continuazione degli scavi nella necropoli villanoviana in località Quattro Fontanili, in “NSc”, 1965, pp. 49-236.
Salvini 2007
M. Salvini, Le tombe villanoviane di Sesto Fiorentino. L’età del Ferro nel territorio, Pisa-Roma 2007.
Santoro 1973
P. Santoro (a cura di), Civiltà arcaica dei Sabini. Le scoperte nella necropoli di Colle del Forno, Roma
1973.
Torelli 1987
M. Torelli, Appunti per una storia di Tarquinia, in Bonghi Jovino-Chiaramonte Treré 1987,
pp. 129-140.
Turfa 2005
J. MacIntosh Turfa, Catalogue of the Etruscan Gallery of the University of Pennsylvania Museum of
Archaeology and Anthropology, Philadelphia 2005.
I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce
Fig. 1 – Coperchio con decorazione plastica con due cani dalla tomba C6
(XXXV) de La Petrina. (Disegni e fotografie dell’Autore).
Fig. 2 – Scodella con decorazione plastica raffigurante un cane dalla tomba
A5 (XXV) de La Petrina (Disegni e fotografie dell’Autore).
51
52
Tra età del Ferro e orientalizzante antico
Fig. 3 – Nucleo A della necropoli de La Petrina. Campite in nero le tombe
con tazze decorate a giorno. (Elaborazione dell’Autore).
Fig. 4 – Tazze dalla necropoli de La Petrina con decorazioni a giorno ed
excise raffiguranti tartarughe. (Disegni e fotografie dell’Autore).
L’Orientalizzante