Gli airbag per moto

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Gli airbag per moto
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Gli airbag per moto
La sicurezza è nell’“aria”
AISICO
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Andrea Bianchi
Q
Quando un motociclista è vittima di un incidente stradale si
dice che il corpo sia l’unica carrozzeria che lo protegge. Fino adesso,
solo il casco, realizzato con materiali
sempre più leggeri e resistenti e con sistemi di aggancio e di areazione più perfezionati e i sistemi di protezione per
il corpo come giacche, pantaloni, stivali e guanti erano gli unici elementi che
proteggevano i motociclisti. Nel mercato diretto al settore delle due ruote stanno arrivando importanti novità il cui
obiettivo e ridurre le lesioni dei motociclisti in caso di incidente. La maggior
parte di questi nuovi dispositivi ha un
elemento in comune: l’airbag.
La prima grande novità fu introdotta dalla Honda nell’immettere nel mercato nel
2006 la “Godwing”, la prima moto equipaggiata con l’airbag. Con questa innovazione Honda cercava di ridurre l’incidenza e la gravità delle lesioni nelle
collisioni frontali, dato che secondo i suoi
studi, la gran parte dei traumi e delle le-
un’auto parcheggiata) dimostrarono che
con l’airbag, il motociclista può avere
salva la vita (sono state riscontrate possibili fratture alla tibie), mentre senza,
le lesioni possono esser mortali. Tuttavia,
la sua utilità è ancora molto limitata,
perchè è stato incorporato in una delle
moto più grandi e più costose al mondo
(€ 31.450) ed è molto difficile assemblare questo dispositivo in altri tipi di
moto.
Anche il casco può essere dotato di airbag. Gli studi dimostrano che si possono evitare il 10% delle lesioni che si producono nel collo.
Il suo funzionamento è molto semplice:
in caso d’incidente; una piccola centralina collocata vicino ad una batteria delle dimensioni inferiori di un telefonino
emette un segnale in radio frequenza
che arriva a un dispositivo della grandezza di un pacchetto di sigarette accoppiato alla parte posteriore del casco,
attivando l’airbag in 0,15 secondi.
Questo a sua volta si dispone intorno
stica e coperta da uno strato di gomma piuma capace di assorbire gli urti. Si
colloca intorno al collo ed è utilizzabile
solo con l’uso di caschi integrali. Il suo
peso non supera gli 800 grammi e ha
come obiettivo quello di ridurre le lesioni nella zona della nuca, le vertebre
cervicali e la clavicola.
Al momento in vendita è anche possibile trovare giacche corredate di airbag.
Sono dotate di un giubbotto posto internamente che copre il torace, la schiena e la nuca e che in caso di caduta si
gonfia in 0,8 secondi.
Il suo funzionamento è molto semplice:
la giacca dispone di un sistema di aggancio da che deve essere collegato ad
una parte rigida della moto. Un cartuccia di gas (CO2) gonfia il giubbotto nel
sioni sono causati dall’impatto del conducente contro un altro veicolo o con la
strada. Per determinare la sua efficacia,
il sistema è stato sottoposto ad una serie di prove comparative tra una moto
senza e una con airbag.
I risultati ottenuti sono stati più che positivi, ma anche le critiche non sono
mancate; infatti l’airbag sulla moto ha
evidenziato una riduzione del rischio di
lesioni in almeno un terzo degli incidenti dovuti ad urto di una moto contro
un’auto o un camion. I risultati di un test
d’impatto frontale (collisione di una moto
a 72 km/h, contro la fiancata laterale di
alle vertebre cervicali, ed inoltre, copre e protegge la metà della schiena.
Il sistema può essere ricaricato periodicamente e una volta attivato è consigliabile non riutilizzarlo. Il dispositivo
non è stato ancora commercializzato
perché al principio si prevedeva si potesse integrare a qualsiasi tipo di casco,
ma non è stato ancora trovato un sistema universale che permetta di farlo.
Un dispositivo attualmente in commercio è il “Neck Brace” introdotto nel mercato nel 2007 da BMW e sviluppato con
KTM. Consiste in un collare composto da
una struttura in fibra di carbonio e pla-
ficacia di queste giacche, nei laboratori
delle società che fabbricano gli airbag di
Ford, General Motors, Chrysler e Honda
sono state effettuate diverse prove d’impatto: frontale diretto, per verificare la
protezione del torace e dello stomaco,
e posteriore, per dimostrare la protezione della colonna vertebrale, del collo e dei reni.
La speranza, con lo sviluppo di queste
nuove tecnologie, è quella di ridurre drasticamente il numero di motociclisti vittime d’incidenti stradali; infatti, secondo i dati, solo nel 2007 il numero è
aumentato del 30%. ■
momento in cui il motociclista perde il
controllo della moto, ma solo quando si
esercitano forze predeterminate, per impedire che il sistema funzioni in maniera accidentale (ad esempio quando si
scende dalla moto). Per controllare l’ef-
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LE STRADE
6/20087-8/2008
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