La Consulta affossa il “Porcellum”: adesso i partiti

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La Consulta affossa il “Porcellum”: adesso i partiti
CON IL PDL
ANNO LXI N.282
La Consulta affossa il “Porcellum”:
adesso i partiti non hanno alibi
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Scissioni finte e alleanze
posticce. Se la politica
si trasforma in “cartoon”
Mario Landolfi
Cʼentrano certamente gli
scandali, i rimborsi a gogó, le
feste in costume e le teste di
maiale a spiegare il rifiuto popolare verso tutto ciò che é
pubblico, istituzionale, politico.
Ma non vʼè dubbio che a contribuirvi concorrano – e non
poco – anche le vistose incoerenze e quella mancanza
di consequenzialità nelle dinamiche del Palazzo che ha finito per ridurre la politica ad
una specie di cartone animato
dove scontri, insulti e addii
non lasciano mai il segno e
dove tutto ricomincia esattamente come e più di prima.
Siamo al punto che la condivisione di un programma di governo è diventata poco più di
un optional rispetto al requisito dellʼappartenenza ad uno
schieramento. Assurdo. Qualcuno forse dubita che se si
votasse domani Forza Italia
avrebbe qualche remora a
stringere unʼalleanza con gli
scissionisti del Nuovo Centrodestra? Assolutamente no.
Eppure Berlusconi ha suonato la carica dellʼopposizione
contro lʼesecutivo guidato da
Enrico Letta mentre Alfano ne
è diventato il pretoriano.
Ci sarà da divertirsi in una
campagna elettorale in cui gli
d’Italia
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alleati di oggi sono i nemici di
ieri, a destra come a sinistra.
Ma tantʼè: il bipolarismo concepito come formula astratta costringe la politica a ricacciare in
secondʼordine i contenuti, il
merito delle questioni cioè la
sostanza intorno a cui si aggregano o si sfarinano le maggioranze. Letta e Vendola hanno
corso, da alleati, nello stesso
schieramento. Vallo a spiegare
ad un tedesco o ad un inglese
che mentre il primo è diventato
premier, il secondo si è acquattato allʼopposizione. Non capirebbero mai. In Germania,
dove alle elezioni si corre liberi
da alleanze preventive, la
grosse koalition tra partiti alter-
REDAZIONE PAG.3
nativi è un esito possibile. Da
noi, invece, si corre insieme ma
al governo ci si arriva anche da
soli.
Abbiamo un impianto bipolare
declinato, però, in senso muscolare e circense: ci si allea
per vincere, non per governare.
Tanto è vero che se la vittoria
non arriva, si mollano gli alleati
e si governa con gli avversari
salvo poi tornare dagli antichi
sodali, che nel frattempo, dallʼopposizione, ti hanno politicamente scorticato. Normale che
i cittadini siano indotti a sospettare che in politica si possa rinunciare a tutto tranne che alla
poltrona. In realtà, siamo in
presenza di un gioco perverso
giovedì 5/12/2013
che per effetto del terzo incomodo grillino rischia di imporsi
come regola in nome della responsabilità e della stabilità.
Ma è un gioco che non può più
durare senza configurarsi
come un esproprio permanente
della volontà e della sovranità
popolare.
Con Grillo intorno al 20 per
cento, i poli sono ormai tre. Dovrebbe bastare questo per convincersi ad archiviare il
Porcellum e adottare una
nuova legge elettorale. A prescindere dalla odierna decisione della Consulta, il
Parlamento non può che prendere atto di un quadro politico
completamente diverso da
quello del 2005, anno di nascita dellʼattuale sistema elettorale. Diversamente, i partiti
finiranno per impiccarsi ad un
bipolarismo astratto, smentito
dalla realtà di un governo tra
avversari e soprattutto contraddetta da una rilevante quota di
elettorato renitente alla leva obbligatoria del centrodestra e del
centrosinistra. Che si voglia
continuare sulla strada delle alleanze preventive o adottare il
modello tedesco, l”importante è
garantire un sistema che riporti
a privilegiare i contenuti sulle
formule. Lʼalternativa é continuare a tenerci lʼattuale cartone
animato. Però poi non meravigliamoci se a finire in prima pagina è il simpatico Dudù.
«Dimettiti, non ne fai una buona, che ministro sei?»:
su Saccomanni lʼira del web e della politica
Francesco Signoretta
Non ne ha indovinata una, è il ministro più bersagliato dal web, ha
fatto un pasticciaccio ogni volta
che ha aperto bocca, ha creato
una situazione di tensione nella
gente, che non sa cosa, quando e
quanto dovrà sborsare a causa di
stangate o stangatine di cui si capisce poco o niente. Ma su un elemento è dʼaccordo la stragrande
maggioranza degli italiani: Saccomanni si deve dimettere. Ed è
anche la richiesta che da setti-
mane avanzano larghe fette del
centrodestra, che ritengono improponibile la permanenza del ministro più balbettante del governo
Letta. «Cuperlo dice che il problema non è Saccomanni ma le
scelte del governo. Che il ministro
dellʼEconomia avesse fatto solo
disastri lo diciamo da tempo – afferma Maurizio Gasparri – ma diciamo anche che questo governo
ne ha avallato le scelte, gettando
nellʼincertezza e quindi nel panico
gli italiani che ancora non sanno
a quanto ammonta la mini stangata preparata sulla casa e su
tante altre cose. Serve un cambio
di passo e che debba essere di
tipo politico è evidente se non vogliamo per lʼennesima volta cadere nel vortice di unʼEuropa che
detta le regole a suo uso e consumo e ci ricatta». Gasparri invita
ad «alzare la voce e avere una
politica economica interna forte. E
a guidarla non può essere un tecnico, ancor meno dopo che la Ue
lo ha bocciato non dando alcun
credito alle sue stime». Duro Renato Brunetta: «LʼEuropa è una
cosa seria, a volte sgradevole a
volte sbaglia lʼEuropa. Però nel
caso, ad esempio, di Saccomanni
lʼEuropa ha ragione. Saccomanni
è un ministro improbabile, inadatto, incapace, produttore di
gaffe, tecnicamente inadeguato,
ha costruito una legge di stabilità
e lʼha cambiata tre volte. Adesso
la cambieremo nuovamente alla
Camera. Ma mi chiedo, cosa
aspetta a dimettersi?».
Berlusconi: riforme sì, ma per noi
al primo posto viene la giustizia
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Secolo
d’Italia
Redazione
Mentre impazzano le ironie sulla
candidatura di Silvio Berlusconi
in Bulgaria, il diretto interessato
smentisce: «Non ci ho mai pensato e ho visto con con stupore
la notizia apparsa sui giornali e
nessuno ha pensato di chiamarci
per conferma», ha detto alla presentazione del libro di Bruno
Vespa “Sale, zucchero e caffè”.
E precisa: «Sono ancora nellʼatmosfera di chi, sincero democratico e innamorato della libertà,
sente di stare in un Paese che
non è più democratico. Non ho
nemmeno pensato ad alternative
a stare qui per combattere ancora per la nostra libertà. Da
quando mi occupo di politica la
democrazia è stata messa diverse volte a rischio», sottolinea.
Berlusconi poi parla di politica:
«Gli inizi di Matteo Renzi facevano vedere in lui una persona
assolutamente moderata e si vedeva la provenienza dai giovani
della Dc». Poi si ferma e non aggiunge commenti negativi: «Non
ho mai parlato male dei miei
competitor», dice. E scherza con
chi gli domanda se Renzi sia un
piccolo Berlusconi, il Cavaliere
risponde ironico: «Non posso
fare questa affermazione, non
vorrei offenderlo…». E diventando serio: «Non posso fare una
previsione, so che molti immaginano che una volta che Renzi
sarà segretario del partito non
possa restare alle prese con la
mole di lavoro del segretario a
lungo e che quindi sarà il Pd a decidere di andare alle elezioni per
dare vita ad una vittoria». Su
come dovrebbe essere scelto il
leader della coalizione, «la risposta è quella del 2012 quando io
mi ero ritirato dal fronte e avevo
lasciato Alfano che aveva fatto la
proposta delle primarie e questa
sarà la soluzione se ci sarà que-
Redazione
«Oggi, mentre la destra pare riorganizzarsi in una articolazione di
un campo plurale e vasto di soggetti politici, nel centrosinistra rischiano di riaccendersi risposte
identitarie, divisive e paralizzanti,
quando invece è urgente lʼunità». Il
presidente della Regione Lazio,
Nicola Zingaretti, in unʼintervento
sul Foglio dal titolo emblematico,
“Perché il Pd non è pronto a sfidare la nuova destra”, muove una
profonda critica allʼapparato del
partito: «Cʼè il rischio concreto di
una nuova saldatura della destra
conservatrice e populista e di un rilancio della sua capacità attrattiva
verso la società italiana». Zingaretti analizza anche i rapporti difficili con lʼesecutivo: «Il governo
Letta congela unʼintesa tra avversari sulla gestione del presente. Ma
poi? Alla fine, il primo che sarà convinto di vincere staccherà la spina.
Il rischio è, se non elaboriamo e
guardiamo in faccia le novità, che a
farlo sia proprio la destra, favorita
dal fatto di poter agire, oggi, separata per colpire domani unita».
«In questo quadro – si chiede il
Presidente della Regione – che
cosa è il Pd? Il soggetto unico dellʼalternativa? Il perno di una nuova
alleanza del cambiamento? Se non
è questo il tema anche il congresso
che si sta celebrando rischia di essere lʼennesima disquisizione su di
noi fermi sulla sponda del fiume ma
con una totale incapacità di indicare
su quale sponda vogliamo stare».
sta legge e si dovranno fare le
coalizioni». A proposito di coalizioni, Berlusconi precisa che «dal
ʼ94 abbiamo sempre chiesto lʼelezione diretta del presidente della
Repubblica. Per noi andava
anche bene un sistema alla francese in cui il presidente ha molti
poteri e sceglie presidente consiglio». Sul neonato partito, Berlusconi ritiene che «Forza Italia
potrebbe partecipare alle riforme
e dare lʼultimo voto necessario
sullʼarticolo 138 se avessimo la
certezza che la prima riforma costituzionale fosse una riforma
completa e profonda della giusti-
GIOVEDì 5 DICEMBRE 2013
zia». Berlusconi frena su quanti
vorrebbero uscire dallʼeurozona:
«Non credo che sia così facile abbandonare lʼeuro e riprendere la
nostra sovranità, vanno riviste le
politiche legate allʼeuro e rivedere
il ruolo della Bce contando in Europa», tornando a criticare la
Merkel: «Vanno cambiate le ricette di austerità delle proposte
che la Germania fa a suo vantaggio». E risponde alla domanda
“far politica per sempre”? «Non
lʼho mai pensato. Avevo individuato in Alfano il mio possibile
successore e mi ero ritirato in secondo piano. Poi sono stato recuperato con forza, ho sentito la
responsabilità di rimettermi in
gioco. E la sento ancora adesso
perché temo per la libertà del mio
Paese dalla sinistra, come nel
ʼ94, ma con una complicazione in
più per la presenza del M5S, il
partito dellʼantipolitica». Silvio
Berlusconi chiede agli italiani di
«aprire gli occhi e dare la maggioranza assoluta a Forza Italia»,
dicendosi convinto che «molti italiani vedendosi avanti una vittoria
elettorale del giustizialismo di sinistra alleato con lʼipergiustizialismo dei 5 Stelle decideranno di
trasferirsi in un altro Paese».
Lʼanatema di Zingaretti sul Pd: «La destra
si sta riorganizzando, noi così perderemo sempre»
La Corte costituzionale ha deciso:
bocciato il “Porcellum”
GIOVEDì 5 DICEMBRE 2013
Redazione
La Corte Costituzionale ha
bocciato il porcellum in tutti e
due i punti sottoposti al vaglio
di costituzionalità: ovvero il
premio di maggioranza e la
mancanza delle preferenze.
Inizialmente si era parlato di
una decisione sul ricorso (che
prende le mosse dallʼiniziativa
dellʼavvocato Aldo Bozzi) a
metà gennaio ma oggi i giudici
costituzionali hanno dato il via
alla discussione e hanno stabilito che il porcellum è da riget-
Secolo
d’Italia
tare.
“Resta fermo – hanno stabilito
i giudici della Consulta – che il
Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali,
secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”. Le motivazioni del
pronunciamento della Consulta
che ha bocciato il Porcellum
“saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che
avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la
decorrenza dei relativi effetti
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giuridici”. Ora è necessario trovare un accordo tra i partiti
sulla strada da intraprendere.
Tra le prime reazioni quella
dellʼex segretario del Pd Pierluigi Bersani: ”Adesso il Parlamento non può scansare il suo
dovere. La nostra proposta di
doppio turno di collegio risponde perfettamente alle
obiezioni della Corte e alle esigenze del Paese”. Pier Ferdinando
Casini
rilancia
sullʼintroduzione delle preferenze nella legge elettorale, e
sullʼinserimento di una soglia al
premio di maggioranza. Per
Forza Italia Mariastella Gelmini
rileva che ”se il Porcellum è
considerato incostituzionale
sia per le liste bloccate sia per
lʼeccessivo premio di maggioranza, è allora vero – aggiunge
– che una volta riformata la
legge elettorale, e in permanenza di un Parlamento non
più legittimato, lʼunica decisione costituzionalmente valida che può essere presa dal
Capo dello Stato è lo scioglimento delle Camere e il voto
anticipato”.
Se il Parlamento non dovesse
riuscire a modificare la legge
elettorale potrebbe intervenire
il governo (non per decreto,
specifica Quagliariello) ma il
premier Letta ha fatto già sapere di attendere lʼesito delle
primarie del Pd per incontrare
il nuovo segretario e verificare
quali siano i suoi orientamenti
sul sistema di voto da adottare.
Il renziano Edoardo Fanucci ha
spiegato che ”in caso di vittoria
di Renzi non vogliamo far cadere il governo, ma renderlo
più credibile, realizzando le riforme strutturali: costi della politica, abolizione del Senato,
riduzione del numero dei parlamentari e una riforma della
legge elettorale che consenta
di essere pronti quando ci sarà
bisogno”. Il padre del Porcellum, il leghista Roberto Calderoli afferma che si è aperto il
vaso di Pandora: “Ora – sostiene – ci saranno una serie di
conseguenze da valutare che
derivano da questa bocciatura.
Potrebbe essere delegittimato
il parlamento, potrebbe essere
delegittimanto il governo sostenuto da questo parlamento
delegittimato. Eʼ delegittimato il
presidente della Repubblica
eletto per due volte da un Parlamento eletto con questa
legge elettorale. E ancora –
conclude – è delegittimata la
Corte costituzionale che in
parte è composta da membri
eletti da un Parlamento illegittimo”.
vane: «U' chiú trimon di tutt sì tu,
vid ce va alla scol sfalzin! E mittet u cappid che sta u sol!» (la
traduzione della frase del sindaco scritta in dialetto è la seguente: il più stupido di tutti sei
tu, vai a scuola scanzafatiche! E
mettiti il cappello che c'è il sole).
In queste ore, intervenendo nel
dibattito che si è accesso su
Twitter, Emiliano scrive che «noi
pugliesi siamo culturalmente
egemoni in questo momento storico, e la parola “trmon” è ormai
un cult universale! trmon non é
una parolaccia orribile, è come
pirla a Milano e belin a Genova!». E infine rincara la dose,
ponendo ancora un dubbio a tutti
gli internauti: «Per voi uno che
scrive, a proposito del tweet del
giorno, “ora capisco cosa si intende x degrado delle istituzioni”,
che
cosa
è?».
Probabilmente la risposta sta in
quella parolaccia che il primo cittadino sta tentando di ''sdoganare''.
Il sindaco Emiliano sdogana il dialetto barese: in Puglia siamo
culturalmente egemoni, “trmon” non è una parolaccia orribile
Redazione
«Trmon è un atto di autoerotismo
barese». La precisazione sul termine dialettale arriva dal sindaco
di Bari, Michele Emiliano, il quale
risponde a un utente napoletano
che su Twitter chiede cosa voglia
dire quella parola che da ieri sta
dividendo la Rete tra chi "ama" e
considera un mito il primo cittadino del capoluogo pugliese, e
chi considera uno "schifo" e una
"vergogna" che un rappresentante delle istituzioni usi certe
"parolacce". Tutto è cominciato
quando uno studente barese, lamentandosi della mancata chiusura delle scuole a causa di
possibili problemi legati al maltempo, che poi non si sono effettivamente verificati, ha scritto al
sindaco un tweet che recita così:
«Emiliano è un c...ione di prima
categoria! Bari allagata e non
chiude le scuole! Cus iè nu trmon
propr!» (frase in dialetto barese).
Il sindaco, soprannominato in
passato “sceriffo”, ha risposto
con lo stesso linguaggio del gio-
Tensione Russia-Nato a causa di Georgia
e Ucraina. Mosca: «Logica da guerra fredda»
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Secolo
d’Italia
Antonio Pannullo
Aumenta la tensione tra Russia e
Nato. Stavolta il casus belli è la Georgia: «Anche il nuovo governo riconferma l'aspirazione che la
Georgia diventi un membro della
Nato a pieno titolo» e i ministri degli
Esteri dell'Alleanza «hanno riconfermato che la Georgia lo diventerà
quando avrà fatto le necessarie riforme e i progressi democratici richieste nella Conferenza di
Bucarest del 2008». Lo ha detto il
segretario generale dell'Alleanza,
Anders Fogh Rasmussen, dopo la
riunione della Commissione NatoGeorgia che ha concluso la ministeriale esteri a Bruxelles.
Perplesso il Cremlino, seocndo cui
«l'espansione della Nato in Georgia segue la logica della guerra
fredda». Lo ha detto il ministro
degli Esteri russo Serguei Lavrov
attaccando l'Alleanza a Bruxellese
e sottolineando che «ciò implica
non solo mantenere le vecchie
linee di frizione, ma anche espanderle verso Est e va contro gli impegni che abbiamo preso sulla
indivisibilità della sicurezza e sul
fatto che nessuno avrebbe danneggiato la sicurezza dei partner».
Dopo aver ricordato «i profondi legami spirituali e storici» che uni-
scono la Russia alla Georgia, Lavrov ha ribadito che la Russia non
ha alcuna intenzione di ritirarsi da
Abkazia e Ossezia del Sud, i territori contesi. «Ossezia del Sud e
Abkazia sono stati sovrani - ha affermato - noi li abbiamo riconosciuti
come tali. Abbiamo firmato accordi
di cooperazione e amicizia e assicuriamo la loro sicurezza. Abbiamo
basi lì. È una nuova realtà nel Caucaso che dovrebbe essere riconosciuta». Lavrov attacca la Nato
anche su un altro fronte: «Non capisco perché la Nato abbia fatto
una dichiarazione del genere», ha
detto, riferendosi alla dichiarazione
di condanna dell'uso della forza
fatta martedì dai ministri degli
Esteri dell'Alleanza, considerandola una interferenza negli affari in-
terni dell'Ucraina. Facendo riferimento ad una domanda posta a
Rasmussen lunedì scorso dopo
l'incontro con la premier norvegese
Erna Solberg, Lavrov ha aggiunto:
«Non capisco perché il segretario
generale della Nato risponda alla
domanda se la Russia possa intervenire militarmente in Ucraina. Non
riesco a capire perché si facciano
domande del genere, che contribuiscono a dare un quadro distorto
e mandano un segnale che può
provocare malintesi». Lunedì il segretario generale dell'Alleanza
Atlantica aveva affermato di «non
avere alcuna informazione su
truppe russe pronte a entrare in
Ucraina», aggiungendo però che
«in quel caso, naturalmente, ciò
sarebbe in contraddizione con tutti
gli obblighi internazionali». Lavrov
ha sottolineato che la scelta di associarsi alla Ue o meno «è una
questione interna, non capisco lo
scopo delle azioni aggressive dell'opposizione. Come già detto da
Putin, sta al potere esecutivo esercitare il diritto sovrano di firmare o
non firmare certi documenti». Lavrov si è chiesto: «Bisogna far scattare dimostrazioni in tutti i Paesi
che non firmano accordi?».
Giovanni Trotta
Non si arresta la repressione politica
e civile in Cina. Un tribunale cinese
ha ordinato l'arresto di nove tibetani,
tra cui uno scrittore, accusati di «attività anti-statali» e di essersi rifiutati
di issare la bandiera cinese nella
contea di Driru nella regione autonoma del Tibet. Lo rivela il sito di
radio Free Asia. Per il momento
sono stati resi noti i nomi solo di tre
dei nove arrestati, tra cui Tobden,
uno scrittore di 30 anni. Secondo le
poche informazioni disponibili le autorità li considerano «allineati con la
cricca del Dalai Lama, con l'intento
di frazionare la nazione cinese». Lo
scrittore Tobden è stato condannato
a cinque anni di reclusione. Secondo Radio Free Asia, le autorità
cinesi si sono adirate con lui soprattutto per alcuni suoi scritti sulle sofferenze patite dai tibetani della
contea di Driru a causa di leggi in-
giuste. Da circa due mesi, la contea
di Driru è al centro di una campagna
da parte dei tibetani che si oppongono al dominio cinese. Iniziata a ottobre quando diversi residenti nella
zona si rifiutarono di far sventolare
la bandiera cinese sulle loro abitazioni, ha portato ad una serie di
scontri con le autorità che hanno
causato quattro morti e 50 feriti. Si è
poi appreso che un blogger cinese
è stato arrestato per aver ritwittato
un post che screditava le gesta di
cinque eroi comunisti del periodo
dell'invasione giapponese. Lo riferisce il sito di Radio Free Asia, secondo cui Zhang Guanghong è
stato trattenuto dalla polizia per
sette giorni nella città di Guangzhou,
la ex Canton, nella provincia meridionale del Guangdong. «Sono un
cittadino e ho dei diritti - ha detto
Zhang - e la soppressione di questi
diritti costituisce un abuso di potere.
Non ho scritto nemmeno io quel
tweet, mi sono limitato a ritwittarlo».
Zhang ha aggiunto di credere che il
suo arresto sia piuttosto dovuto a
precedenti suoi post on line sul tema
delle morti in carcere. Nel tweet incriminato si sostiene che i cosiddetti
cinque eroi della montagna di Langya, cinque soldati che secondo la
storia difesero strenuamente il loro
territorio contro l'invasione delle
truppe giapponesi, suicidandosi alla
fine, saltando da un dirupo dopo
aver usato le ultime munizioni, in realtà avevano prevaricato e oppresso
la popolazione locale civile. Secondo
l'avvocato di Zhang, Ge Yongxi, le
autorità non hanno prove per dimostrare la loro versione dei fatti storici.
L'avvocato ha inoltre sottolineato
come, in base ad una direttiva dello
scorso 1 settembre, solo i post on
line che diffondono contenuti terroristici devono considerarsi reato. «I
Tibet, nove persone arrestate per aver
rifiutato di issare la bandiera cinese
GIOVEDì 5 DICEMBRE 2013
Diventa la numero 2
al Pentagono la donna
che ispirò "Top Gun"
Redazione
Ben 27 anni fa ha ispirato il personaggio interpretato da Kelly
McGillis nel film campione di incassi "Top Gun", di Tony Scott
con Tom Cruise, ora diviene la
prima donna che assume l'incarico di numero 2 del Pentagono:
Christine Fox, una analista civile,
è stata nominata dal presidente
Barack Obama vice segretario
alla Difesa ad interim. Il suo capo,
il segretario alla Difesa Chuck
Hagel, la descrive come «una
brillante pensatrice e una manager di qualità, che ha contribuito
ad identificare le sfide, le scelte e
le opportunità di riforma del Dipartimento durante questo periodo di incertezza finanziaria
senza precedenti». Fino all'estate
scorsa Fox è stata analista per
programmi e budget del Pentagono e quindi conosce molto
bene l'ambiente. Ma la stampa
Usa sottolinea che è probabilmente più conosciuta in quanto la
sua figura di consulente civile
aiutò gli sceneggiatori a tratteggiare la protagonista del film del
1986 da affiancare a Tom Cruise.
A quell'epoca Fox lavorava come
esperta di matematica alla base
aerea Miramar di San Diego. In
un articolo del settimanale People dell'epoca veniva descritta
come «tacchi alti nel corridoio,
più morbidi di un boom supersonico, meno penetranti di F-14, i
passi di Crhistine Fox, 30 anni,
hanno comunque l'impatto di un
attacco preventivo». Dal canto
suo, lei affermò: «Io non so nulla
di come si fa volare un aereo, ma
so un sacco di cose su quello che
fa il tipo nel sedile posteriore,
sulla sua missione, sul suo radar
e sui suoi missili».
commenti di Zhang - ha aggiunto
l'avvocato - sui cinque eroi non
hanno nessun contenuto terroristico
e certamente non possono causare
disordine sociale». Il legale ha chiesto che la punizione contro Zhang
venga revocata e che lui possa
anche ricevere un risarcimento
danni per l'ingiusta detenzione subita.
Minori iperconnessi tra web e tv:
giocano e studiano poco...
GIOVEDì 5 DICEMBRE 2013
Secolo
d’Italia
Redazione
Iperconnessi, ipermediatici, multitasking, un po' somari e spesso
sprovveduti: ecco la generazione
web. Il nativo digitale, in rete
chatta, gioca, scambia foto hot, ma
non studia. Il 40% dei ragazzi di
età superiore ai 14 anni non ha
mai avuto limiti di orario da parte
dei propri genitori rispetto all'utilizzo dei videogiochi ed è anche libero di navigare senza alcun
limite. E il 28% dei bambini non ha
alcun limite di orario in cui guardare la Tv. Lo rivela "La Dieta Mediatica dei nostri figli", un'indagine
del Moige (Movimento italiano genitori) curata da Tonino Cantelmi,
professore incaricato di Psicologia
dello sviluppo e dell'educazione
alla Lumsa di Roma, nonché presidente dell'Istituto di Terapia cognitivo interpersonale. I dati sono
stati illustrati alla Camera. L'indagine analizza otto aree: televisione, computer e internet,
telefonino, cinema, videogiochi,
radio, riviste e quotidiani, libri, per
conoscere da vicino il mondo dei
nativi digitali. Dalla ricerca arriva
dunque una denuncia: in Italia c'è
una "emergenza educativa", perché da questi dati si evince "la
possibilità degli studenti di visio-
nare materiale non adatto alla loro
età. Il 25% dei ragazzi vede
spesso in televisione film non
adatti ai minori- precisa l'indagineil 27% ha visitato, almeno una
volta, pagine web con contenuti
non idonei e il 22% ha videogiocato con giochi sconsigliati per la
loro età". La conseguenza è che il
34% degli intervistati inferiori ai 10
anni gioca il più delle volte da solo
senza nessuno accanto e il 7% dei
bambini (6-10 anni) gioca sempre
o spesso a un videogioco non
adatto". Nella sezione Computer i
dati non sono più rassicuranti:
"Circa il 40% del campione possiede un personal computer, (il
42% di questi è rappresentato
dalla fascia di età dai 6 ai 10 anni),
e il 32% ne ha uno nella propria
camera da letto ( il 38,6% appartiene alla classe di età dagli 11 ai
13 anni). Di fatto il 24% del campione risponde che i propri genitori
non sono a conoscenza di ciò che
fanno su Internet e il 22% cancella
la cronologia sempre e spesso".
Nella sezione Tv i dati aumentano:
"Sono più del 60% i ragazzi che
possiedono un apparecchio nella
propria camera da letto. La pervasività di questi mezzi fa si che il
30% del campione afferma che è
sempre o spesso difficile smettere
di video giocare e al 13% capita di
perdere ore di sonno pur di continuare la partita. Tre intervistati su
10 hanno risposto che spesso trascorrono diverse ore davanti la tv
senza rendersene conto e circa il
20% di non poter resistere "neanche un'ora senza telefonino". Un
utilizzo "non responsabile, e soprattutto non mediato dagli adulti,
delle New Tecnology potrebbe
condurre i ragazzi a condizioni psicopatologiche o a situazioni di isolamento sociale - avverte lo studio
- il 21% degli intervistati ha risposto che preferisce guardare la televisione piuttosto che uscire e il
5% del campione risponde di preferire Internet piuttosto che vedersi
con gli amici.
Redazione
Specialità cliniche dedicate alle
principali patologie femminili, ma
anche percorsi diagnostico-terapeutici e servizi dedicati. Sono le
caratteristiche che hanno consentito a 230 strutture di ricevere il
“bollino rosa" come ospedali “a misura di donna", riconoscimento
conferito dall'Osservatorio nazionale sulla salute della Donna
(O.n.Da). A 65 strutture è andato il
massimo riconoscimento (3 bollini),
105 ne hanno ricevuti 2 e 60 uno,
mentre una menzione speciale è
andata a 12 ospedali che dal 2007
a oggi hanno sempre ricevuto 3
bollini. Le migliori performance si
registrano in Lombardia, con 63
strutture premiate, a seguire Veneto e Lazio, rispettivamente con
23 e 21 ospedali “rosa". Ma – ha
spiegato Walter Ricciardi, presidente della commissione interdisciplinare che ha valutato le strutture
– «cominciano a esserci buoni
piazzamenti anche al sud, quindi il
programma comincia ad avere una
rappresentazione nazionale del fenomeno». Per l'edizione di quest'anno (i bollini sono riferiti al
biennio 2014-2015) – ha proseguito l'esperto – «abbiamo adottato
un nuovo sistema di valutazione,
con criteri più specifici, guardando
alla qualità e alla specificità dell'offerta nei confronti delle donne». In
particolare è stata inserita la Neonatologia come area specialistica
di interesse, con specifico riferimento alla nascita prematura,
mentre la Neurologia è stata inte-
grata con una sezione dedicata alla
sclerosi multipla, patologia cronica
tipicamente femminile a elevato impatto invalidante. Si tratta – ha sottolineato il sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio Sabrina
De Camillis – di «un marchio che
standardizza servizi e attenzione
alla salute della donna, tema che
andrebbe inserito nella programmazione nazionale perché ci sono
ancora deficit qualitativi e strutturali.
E chi ha il “bollino rosa" potrebbe
diventare struttura di riferimento per
tutti gli ospedali che puntino ad
adeguarsi». Anche perché – ha aggiunto la presidente della commissione Sanità del Senato, Emilia De
Biasi – «lavorare sulla salute della
donna può essere un modo per riconvertire l'intero Servizio sanitario.
Ospedali a misura di donna: sono 230
(soprattutto in Lombardia, Veneto e Lazio)
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Ambientato
nella “Campania felix”
il presepe
di San Pietro
Redazione
Sarà ambientato nella Campania
Felix il presepe che un artigiano napoletano, Antonio Cantone, realizzerà quest'anno per Natale in
piazza San Pietro. Il presepe che
ogni anno viene visitato da migliaia
di romani e di turisti avrà, dunque,
l'imprinting della grande tradizione
partenopea. La bottega di Antonio
Cantone compare alla voce "antichi
negozi" nella guida in inglese del
consumatore critico voluta dall'ambasciata britannica, una pubblica-
zione che suggerisce ai turisti in
visita nel Sud Italia le attività "pizzofree". I suoi pastori classici del '700
sono stati esposti a villa Wolkonsky,
residenza dell'ambasciatore del
Regno Unito, assieme ai prodotti di
imprenditori e commerciati che
hanno denunciato i loro estorsori, in
occasione della presentazione della
guida pizzo-free. La bottega Catone
ha sede in via Benedetto Croce, nel
centro storico di Napoli. Cantone,
che ha 41 anni e da sempre fa questo mestiere, quest'anno realizza il
sogno inseguito da anni di realizzare il presepe per il Vaticano. Non
anticipa niente del suo lavoro, che
ha avviato da poco con i suoi collaboratori, trasportando le preziosa
statuette. «È la prima volta che un
presepe napoletano è esposto
sotto all'obelisco di piazza San Pietro. Sono un sostenitore del comitato della Terra dei Fuochi e proprio
per questo - anticipa - ho scelto di
ambientarlo nella Campania Felix».
L'anno scorso il presepe era stato
donato dalla Basilicata, con un allestimento ambientato nei Sassi di
Matera.
De Corato: da qui all'Expo non cʼè tempo
per costruire alcuna moschea a Milano
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Secolo
d’Italia
Redazione
«Da qui all'Expo 2015 non c'è il
tempo di costruire alcuna moschea, si mettano il cuore in
pace i consiglieri della maggioranza di centrosinistra. Naturalmente noi siamo contrarissimi,
anche perché su circa 100mila
musulmani presenti a Milano
solo 5-6mila sono praticanti. E
comunque, come ho sempre sostenuto, non si muoverà foglia
senza avere prima chiesto il parere dei milanesi con un referendum». È quel che sostiene
Riccardo De Corato, di Fratelli
d'Italia, vicepresidente del Consiglio comunale, in merito agli
aggiornamenti relativi all'albo
delle associazioni di culto a Milano. «Sono stato fortemente
critico – continua – rispetto alla
totalità delle iniziative illustrate
in commissione Educazione dall'assessore Cappelli, che ha la
delega al Dialogo con le comunità religiose. Anzitutto, che la
grande moschea a Milano non si
farà è dimostrato dall'insistenza
sul tema della messa a norma
delle dodici piccole moschee
esistenti. Ma sia chiaro che non
saranno certo i milanesi a dover
pagare. No alle sistemazioni
con soldi pubblici, oltretutto in
un momento così difficile per le
tasse e i rincari. Altro elemento a
conferma della inutilità dell'albo
introdotto da Pisapia: la Chiesa
cattolica, come pure la comunità
ebraica, non ha chiesto di farvi
parte. Le due più importanti co-
munità religiose di Milano non
mostrano alcun entusiasmo all'idea di iscriversi all'albo della
Giunta arancione. Sono pervenute 35 domande di iscrizione,
ma non quelle dei cattolici e
degli ebrei milanesi. È il segno
del fallimento di questa iniziativa. È chiaro che si tratta di un
progetto ideologico pensato
esclusivamente per compiacere
la comunità musulmana con
particolare riferimento al tema
della realizzazione della moschea. Del resto, quando si dice
che l'albo costituirà un elemento
di facilitazione per la partecipazione a procedure pubbliche per
la destinazione di strutture o
aree demaniali per servizi religiosi, è chiaro quale sia lo scopo
ultimo. Ma non ci caschiamo –
conclude De Corato – e ci chiediamo cosa sia questo albo: un
registro religioso o un registro
immobiliare? C'è poi il tema
molto delicato del controllo di chi
gestisce le dodici moschee milanesi. Il pensiero corre alla figura di Abu Imad, l'ex imam del
centro islamico di viale Jenner,
finito in carcere con l'accusa di
associazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo».
Redazione
«LʼAmministrazione comunale di
Reggio Emilia, pur in assenza di un
sindaco a pieno titolo, continua la
sua politica di rapina nei confronti
dei cittadini contribuenti, con un accanimento senza limiti». Lo sostiene
Fabio Filippi, consigliere di Forza
Italia alla Regione Emilia Romagna,
che ricorda: «Infatti, la Giunta di
centrosinistra decise di applicare,
già nel 2012, lʼaliquota Imu massima del 6 per mille. Unʼaliquota
dunque superiore a quella standard
del 4 per mille prevista dal decreto
governativo. Nel 2013 anche altri
otto Comuni reggiani hanno provveduto ad aumentare lʼaliquota Imu al
di sopra della misura standard prevista dal governo: sono Baiso, Campegine, Canossa, Casalgrande,
Castellarano, Montecchio, SantʼIla-
rio dʼEnza e Villa Minozzo, tutti governati dal Pd. Nei due Comuni guidati da noi moderati, Guastalla e
Viano, le aliquote non sono state
aumentate. I cittadini reggiani potrebbero perciò essere costretti a
pagare, oltre a parte della seconda
rata dellʼImu sulla prima casa (il Decreto governativo, che ne ha previsto la soppressione, non copre la
differenza fra lʼaliquota standard e
quella massima stabilita dalle diverse amministrazioni locali), anche
lʼImu sulla seconda casa, anche se
sfitta, che rappresenta una mazzata
immane per i proprietari. Addirittura
è previsto un aggravio per le seconde case sfitte. A completare
lʼopera di accerchiamento – continua Filippi – si aggiungerà anche
lʼaddizionale Irpef sulle abitazioni,
fra le più alte in Regione. Dopo il sa-
lasso rappresentato dalla tassa sui
passi carrai si continua imperterriti
a colpire i contribuenti reggiani. I
Comuni reggiani sono governati da
Amministrazioni incapaci, che
sanno solo aumentare imposte e
tasse: non si è mai visto, come
negli ultimi anni, un assalto allʼarma
bianca contro la proprietà privata
ed i ceti medi. Lʼaugurio è che questi amministratori famelici alle prossime elezioni amministrative siano
mandati a casa dagli elettori».
In Emilia crescono a dismisura le tasse
nei Comuni amministrati dal Pd
GIOVEDì 5 DICEMBRE 2013
Roma, dilaga
la truffa dellʼanello
dʼoro falso
Redazione
«Mi stanno giungendo delle segnalazioni preoccupanti da parte
di cittadini sfuggiti alla nuova
truffa dell'anello d'oro falso, perpetrata da donne con accento
forse est-europeo, di età compresa tra 30 e 40 anni, curate nel
vestiario, probabilmente rom.
Così funziona la truffa: la malfattrice raccoglie un anello da terra e
ferma il passante, offrendoglielo
in cambio di una somma di denaro, facendo passare per un
prezioso un oggetto di bigiotteria.
In tutti i casi che mi sono stati segnalati la tecnica truffaldina è
stata sempre la stessa, consumata nel quartiere Colli Portuensi. Anche l'anello aveva le
stesse caratteristiche, dorato, di
un certo spessore e con incisioni
a forma di stella. Le donne che si
alternano sono almeno tre». La
denuncia è di Marco Giudici, consigliere di La Destra e presidente
della commissione Trasparenza
del Municipio XII. «Chiedo un intervento delle forze dell'ordine
territoriali - prosegue - per accertare e reprimere questo fenomeno criminale che espone le
persone meno accorte, in primis
gli anziani, al grave pericolo di
perdere parte dei loro risparmi.
Invito tutti coloro che dovessero
entrare in contatto con questa associazione a delinquere a rifiutare
qualsiasi offerta e mettersi al sicuro, magari contattando la polizia o i carabinieri, per assicurare
i malviventi alla giustizia».
Su Dailymotion arrivano i cinegiornali
dellʼIstituto Luce: la storia a portata di click
Secolo
GIOVEDì 5 DICEMBRE 2013
d’Italia
Priscilla Del Ninno
Il nostro passato a portata di click: la memoria condivisa sbarca on line. Così,
anche i documenti in bianco e nero approdano sul web, ultimo strumento in
grado di valorizzarne potenziale pedagogico e fascino retrò. Dailymotion presenta
dunque il nuovo canale Istituto Luce Cinecittà, spazio virtuale dedicato agli originali cinegiornali dell'Archivio, ora
digitalizzato e a portata di mouse. Grazie
alla partnership tra la storica istituzione cinematografica, iscritta nel 2013 nel registro Memoria del Mondo dell'Unesco, e la
seconda piattaforma video al mondo, basterà dunque andare su www.dailymotion.com/LuceCinecitta,
per
avere
accesso, gratuitamente e da tutti i dispositivi, ad un catalogo tematico composto
da oltre cinquemila video. Un repertorio
iconografico e iconologico che spazia dal
cinema allo spettacolo, alla cultura, allo
sport, all'arte, alla moda e al varietà, raccolto e condensato nei quattro cinegiornali come Sette G, Cronache dal Mondo,
Mondo Libero e Orizzonte cinematografico. Sul canale saranno inoltre disponibili
anche tutte le puntate di Light News, settimanale sull'attualità cinematografica,
sviluppato da Istituto Luce Cinecittà per il
web. L'Archivio Luce, che da tempo persegue una lungimirante politica di promo-
zione e diffusione del patrimonio storico,
continua dunque ad approcciarsi a diversi
fronti divulgativi e ad affacciarsi su differenti panorami mediatici, guardando al
pubblico dell'importante piattaforma europea di Dailymotion. Tra i tanti video che
saranno disponibili sul canale, allora, oltre
un migliaio sono inediti per il grande pubblico, a ulteriore testimonianza della poliedricità del patrimonio Luce e
dell'imprescindibilità del suo ruolo storico
di originale tesoriere della memoria, che
oggi l'innovazione digitale contribuisce a
diffondere online, arrivando al cuore di numerosissimi internauti. E del resto, rivisitare le tappe del nostro passato su più
fronti possibili, significa attualizzare momenti, tradizioni e costumi di ieri, e rivivere sul web storia e cronaca del Bel
Paese, scandendo a suon di click le fasi e
i cambiamenti del nostro cammino storico,
sociale e tecnologico: una visita guidata
sulla piattaforma globale alla riscoperta
delle nostre origini.
A Milano torna in scena “My Fair Lady”:
la favola del politically correct
Redazione
Un classico teatrale rivisitato in diverse declinazione al cinema. Un
sempreverde della produzione romantica, My Fair Lady, che torna
sulla ribalta nelle nuove incarnazioni istrioniche del mito di Pigmalione offerte da Vittoria Belvedere
e Luca Ward: il musical, firmato
Massimo Romeo Piparo, debutterà martedì prossimo, 10 dicembre, al Teatro Nuovo di Milano. La
pièce, che nella scorsa stagione
teatrale ha registrato il tutto esaurito, è tratta come noto dal Pygmalion di George Bernard Shaw, e
racconta la favola di Eliza Doolittle, un'umile e rozza fioraia trasfor-
mata in principessa dal burbero
professor Higgins, affrontando il
delicato tema della sfida alle convenzioni sociali: una battaglia
combattuta in prima linea dai protagonisti, ma facile da perdere sul
fronte dei sentimenti. Un po' Cenerentola, un po' Pretty Woman,
Eliza sulla ribalta strizza l'occhio a
tutti i precedenti archetipi cinematografici e teatrali, tornando ad incarnare il simbolo della rivincita,
della possibilità di riscatto e dell'affermazione individuale. E allora,
cultura, conoscenza della propria
lingua, consapevolezza di sé e
forza nello sfidare schemi e pregiudizi con l'obiettivo dell'eleva-
zione sociale, sono il fulcro narrativo della messinscena; gli strumenti di un dialogo spettacolare
che traduce in musica e coreografie un tema intramontabile. Malgrado – ha spiegato Piparo
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
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presentando lo show – «l'omologazione e la globalizzazione della
società contemporanea abbiano
fatto svanire il rapporto tra l'essere
umano e la propria cultura». L'utopia possibile, la realizzazione della
favola, tornano dunque a rivivere
in scena grazie a My Fair Lady
pièce che, nella caratterizzazione
dei personaggi come nello sviluppo del racconto, evoca la magia
dell'incanto fiabesco, o meglio, la
possibilità della realizzazione del
sogno. O, per dirla con le parole
del regista, celebra «il lieto perdersi in una tempesta di sentimenti». Lo spettacolo, co-prodotto
da Peep Arrow Entertainment e Il
Sistina, sarà in scena fino al 6
gennaio 2014. Sul palco, accanto
ai due protagonisti Vittoria Belvedere e Luca Ward, anche Enrico
Baroni nelle vesti del Colonnello
Pickering e Giulio Farnese nel
ruolo del cinico e spietato Alfred
Doolittle.
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7 agosto 1990 n. 250