La Consulta affossa il “Porcellum”: adesso i partiti
Transcript
La Consulta affossa il “Porcellum”: adesso i partiti
CON IL PDL ANNO LXI N.282 La Consulta affossa il “Porcellum”: adesso i partiti non hanno alibi Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Scissioni finte e alleanze posticce. Se la politica si trasforma in “cartoon” Mario Landolfi Cʼentrano certamente gli scandali, i rimborsi a gogó, le feste in costume e le teste di maiale a spiegare il rifiuto popolare verso tutto ciò che é pubblico, istituzionale, politico. Ma non vʼè dubbio che a contribuirvi concorrano – e non poco – anche le vistose incoerenze e quella mancanza di consequenzialità nelle dinamiche del Palazzo che ha finito per ridurre la politica ad una specie di cartone animato dove scontri, insulti e addii non lasciano mai il segno e dove tutto ricomincia esattamente come e più di prima. Siamo al punto che la condivisione di un programma di governo è diventata poco più di un optional rispetto al requisito dellʼappartenenza ad uno schieramento. Assurdo. Qualcuno forse dubita che se si votasse domani Forza Italia avrebbe qualche remora a stringere unʼalleanza con gli scissionisti del Nuovo Centrodestra? Assolutamente no. Eppure Berlusconi ha suonato la carica dellʼopposizione contro lʼesecutivo guidato da Enrico Letta mentre Alfano ne è diventato il pretoriano. Ci sarà da divertirsi in una campagna elettorale in cui gli d’Italia WWW.SECOLODITALIA.IT alleati di oggi sono i nemici di ieri, a destra come a sinistra. Ma tantʼè: il bipolarismo concepito come formula astratta costringe la politica a ricacciare in secondʼordine i contenuti, il merito delle questioni cioè la sostanza intorno a cui si aggregano o si sfarinano le maggioranze. Letta e Vendola hanno corso, da alleati, nello stesso schieramento. Vallo a spiegare ad un tedesco o ad un inglese che mentre il primo è diventato premier, il secondo si è acquattato allʼopposizione. Non capirebbero mai. In Germania, dove alle elezioni si corre liberi da alleanze preventive, la grosse koalition tra partiti alter- REDAZIONE PAG.3 nativi è un esito possibile. Da noi, invece, si corre insieme ma al governo ci si arriva anche da soli. Abbiamo un impianto bipolare declinato, però, in senso muscolare e circense: ci si allea per vincere, non per governare. Tanto è vero che se la vittoria non arriva, si mollano gli alleati e si governa con gli avversari salvo poi tornare dagli antichi sodali, che nel frattempo, dallʼopposizione, ti hanno politicamente scorticato. Normale che i cittadini siano indotti a sospettare che in politica si possa rinunciare a tutto tranne che alla poltrona. In realtà, siamo in presenza di un gioco perverso giovedì 5/12/2013 che per effetto del terzo incomodo grillino rischia di imporsi come regola in nome della responsabilità e della stabilità. Ma è un gioco che non può più durare senza configurarsi come un esproprio permanente della volontà e della sovranità popolare. Con Grillo intorno al 20 per cento, i poli sono ormai tre. Dovrebbe bastare questo per convincersi ad archiviare il Porcellum e adottare una nuova legge elettorale. A prescindere dalla odierna decisione della Consulta, il Parlamento non può che prendere atto di un quadro politico completamente diverso da quello del 2005, anno di nascita dellʼattuale sistema elettorale. Diversamente, i partiti finiranno per impiccarsi ad un bipolarismo astratto, smentito dalla realtà di un governo tra avversari e soprattutto contraddetta da una rilevante quota di elettorato renitente alla leva obbligatoria del centrodestra e del centrosinistra. Che si voglia continuare sulla strada delle alleanze preventive o adottare il modello tedesco, l”importante è garantire un sistema che riporti a privilegiare i contenuti sulle formule. Lʼalternativa é continuare a tenerci lʼattuale cartone animato. Però poi non meravigliamoci se a finire in prima pagina è il simpatico Dudù. «Dimettiti, non ne fai una buona, che ministro sei?»: su Saccomanni lʼira del web e della politica Francesco Signoretta Non ne ha indovinata una, è il ministro più bersagliato dal web, ha fatto un pasticciaccio ogni volta che ha aperto bocca, ha creato una situazione di tensione nella gente, che non sa cosa, quando e quanto dovrà sborsare a causa di stangate o stangatine di cui si capisce poco o niente. Ma su un elemento è dʼaccordo la stragrande maggioranza degli italiani: Saccomanni si deve dimettere. Ed è anche la richiesta che da setti- mane avanzano larghe fette del centrodestra, che ritengono improponibile la permanenza del ministro più balbettante del governo Letta. «Cuperlo dice che il problema non è Saccomanni ma le scelte del governo. Che il ministro dellʼEconomia avesse fatto solo disastri lo diciamo da tempo – afferma Maurizio Gasparri – ma diciamo anche che questo governo ne ha avallato le scelte, gettando nellʼincertezza e quindi nel panico gli italiani che ancora non sanno a quanto ammonta la mini stangata preparata sulla casa e su tante altre cose. Serve un cambio di passo e che debba essere di tipo politico è evidente se non vogliamo per lʼennesima volta cadere nel vortice di unʼEuropa che detta le regole a suo uso e consumo e ci ricatta». Gasparri invita ad «alzare la voce e avere una politica economica interna forte. E a guidarla non può essere un tecnico, ancor meno dopo che la Ue lo ha bocciato non dando alcun credito alle sue stime». Duro Renato Brunetta: «LʼEuropa è una cosa seria, a volte sgradevole a volte sbaglia lʼEuropa. Però nel caso, ad esempio, di Saccomanni lʼEuropa ha ragione. Saccomanni è un ministro improbabile, inadatto, incapace, produttore di gaffe, tecnicamente inadeguato, ha costruito una legge di stabilità e lʼha cambiata tre volte. Adesso la cambieremo nuovamente alla Camera. Ma mi chiedo, cosa aspetta a dimettersi?». Berlusconi: riforme sì, ma per noi al primo posto viene la giustizia 2 Secolo d’Italia Redazione Mentre impazzano le ironie sulla candidatura di Silvio Berlusconi in Bulgaria, il diretto interessato smentisce: «Non ci ho mai pensato e ho visto con con stupore la notizia apparsa sui giornali e nessuno ha pensato di chiamarci per conferma», ha detto alla presentazione del libro di Bruno Vespa “Sale, zucchero e caffè”. E precisa: «Sono ancora nellʼatmosfera di chi, sincero democratico e innamorato della libertà, sente di stare in un Paese che non è più democratico. Non ho nemmeno pensato ad alternative a stare qui per combattere ancora per la nostra libertà. Da quando mi occupo di politica la democrazia è stata messa diverse volte a rischio», sottolinea. Berlusconi poi parla di politica: «Gli inizi di Matteo Renzi facevano vedere in lui una persona assolutamente moderata e si vedeva la provenienza dai giovani della Dc». Poi si ferma e non aggiunge commenti negativi: «Non ho mai parlato male dei miei competitor», dice. E scherza con chi gli domanda se Renzi sia un piccolo Berlusconi, il Cavaliere risponde ironico: «Non posso fare questa affermazione, non vorrei offenderlo…». E diventando serio: «Non posso fare una previsione, so che molti immaginano che una volta che Renzi sarà segretario del partito non possa restare alle prese con la mole di lavoro del segretario a lungo e che quindi sarà il Pd a decidere di andare alle elezioni per dare vita ad una vittoria». Su come dovrebbe essere scelto il leader della coalizione, «la risposta è quella del 2012 quando io mi ero ritirato dal fronte e avevo lasciato Alfano che aveva fatto la proposta delle primarie e questa sarà la soluzione se ci sarà que- Redazione «Oggi, mentre la destra pare riorganizzarsi in una articolazione di un campo plurale e vasto di soggetti politici, nel centrosinistra rischiano di riaccendersi risposte identitarie, divisive e paralizzanti, quando invece è urgente lʼunità». Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, in unʼintervento sul Foglio dal titolo emblematico, “Perché il Pd non è pronto a sfidare la nuova destra”, muove una profonda critica allʼapparato del partito: «Cʼè il rischio concreto di una nuova saldatura della destra conservatrice e populista e di un rilancio della sua capacità attrattiva verso la società italiana». Zingaretti analizza anche i rapporti difficili con lʼesecutivo: «Il governo Letta congela unʼintesa tra avversari sulla gestione del presente. Ma poi? Alla fine, il primo che sarà convinto di vincere staccherà la spina. Il rischio è, se non elaboriamo e guardiamo in faccia le novità, che a farlo sia proprio la destra, favorita dal fatto di poter agire, oggi, separata per colpire domani unita». «In questo quadro – si chiede il Presidente della Regione – che cosa è il Pd? Il soggetto unico dellʼalternativa? Il perno di una nuova alleanza del cambiamento? Se non è questo il tema anche il congresso che si sta celebrando rischia di essere lʼennesima disquisizione su di noi fermi sulla sponda del fiume ma con una totale incapacità di indicare su quale sponda vogliamo stare». sta legge e si dovranno fare le coalizioni». A proposito di coalizioni, Berlusconi precisa che «dal ʼ94 abbiamo sempre chiesto lʼelezione diretta del presidente della Repubblica. Per noi andava anche bene un sistema alla francese in cui il presidente ha molti poteri e sceglie presidente consiglio». Sul neonato partito, Berlusconi ritiene che «Forza Italia potrebbe partecipare alle riforme e dare lʼultimo voto necessario sullʼarticolo 138 se avessimo la certezza che la prima riforma costituzionale fosse una riforma completa e profonda della giusti- GIOVEDì 5 DICEMBRE 2013 zia». Berlusconi frena su quanti vorrebbero uscire dallʼeurozona: «Non credo che sia così facile abbandonare lʼeuro e riprendere la nostra sovranità, vanno riviste le politiche legate allʼeuro e rivedere il ruolo della Bce contando in Europa», tornando a criticare la Merkel: «Vanno cambiate le ricette di austerità delle proposte che la Germania fa a suo vantaggio». E risponde alla domanda “far politica per sempre”? «Non lʼho mai pensato. Avevo individuato in Alfano il mio possibile successore e mi ero ritirato in secondo piano. Poi sono stato recuperato con forza, ho sentito la responsabilità di rimettermi in gioco. E la sento ancora adesso perché temo per la libertà del mio Paese dalla sinistra, come nel ʼ94, ma con una complicazione in più per la presenza del M5S, il partito dellʼantipolitica». Silvio Berlusconi chiede agli italiani di «aprire gli occhi e dare la maggioranza assoluta a Forza Italia», dicendosi convinto che «molti italiani vedendosi avanti una vittoria elettorale del giustizialismo di sinistra alleato con lʼipergiustizialismo dei 5 Stelle decideranno di trasferirsi in un altro Paese». Lʼanatema di Zingaretti sul Pd: «La destra si sta riorganizzando, noi così perderemo sempre» La Corte costituzionale ha deciso: bocciato il “Porcellum” GIOVEDì 5 DICEMBRE 2013 Redazione La Corte Costituzionale ha bocciato il porcellum in tutti e due i punti sottoposti al vaglio di costituzionalità: ovvero il premio di maggioranza e la mancanza delle preferenze. Inizialmente si era parlato di una decisione sul ricorso (che prende le mosse dallʼiniziativa dellʼavvocato Aldo Bozzi) a metà gennaio ma oggi i giudici costituzionali hanno dato il via alla discussione e hanno stabilito che il porcellum è da riget- Secolo d’Italia tare. “Resta fermo – hanno stabilito i giudici della Consulta – che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”. Le motivazioni del pronunciamento della Consulta che ha bocciato il Porcellum “saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti 3 giuridici”. Ora è necessario trovare un accordo tra i partiti sulla strada da intraprendere. Tra le prime reazioni quella dellʼex segretario del Pd Pierluigi Bersani: ”Adesso il Parlamento non può scansare il suo dovere. La nostra proposta di doppio turno di collegio risponde perfettamente alle obiezioni della Corte e alle esigenze del Paese”. Pier Ferdinando Casini rilancia sullʼintroduzione delle preferenze nella legge elettorale, e sullʼinserimento di una soglia al premio di maggioranza. Per Forza Italia Mariastella Gelmini rileva che ”se il Porcellum è considerato incostituzionale sia per le liste bloccate sia per lʼeccessivo premio di maggioranza, è allora vero – aggiunge – che una volta riformata la legge elettorale, e in permanenza di un Parlamento non più legittimato, lʼunica decisione costituzionalmente valida che può essere presa dal Capo dello Stato è lo scioglimento delle Camere e il voto anticipato”. Se il Parlamento non dovesse riuscire a modificare la legge elettorale potrebbe intervenire il governo (non per decreto, specifica Quagliariello) ma il premier Letta ha fatto già sapere di attendere lʼesito delle primarie del Pd per incontrare il nuovo segretario e verificare quali siano i suoi orientamenti sul sistema di voto da adottare. Il renziano Edoardo Fanucci ha spiegato che ”in caso di vittoria di Renzi non vogliamo far cadere il governo, ma renderlo più credibile, realizzando le riforme strutturali: costi della politica, abolizione del Senato, riduzione del numero dei parlamentari e una riforma della legge elettorale che consenta di essere pronti quando ci sarà bisogno”. Il padre del Porcellum, il leghista Roberto Calderoli afferma che si è aperto il vaso di Pandora: “Ora – sostiene – ci saranno una serie di conseguenze da valutare che derivano da questa bocciatura. Potrebbe essere delegittimato il parlamento, potrebbe essere delegittimanto il governo sostenuto da questo parlamento delegittimato. Eʼ delegittimato il presidente della Repubblica eletto per due volte da un Parlamento eletto con questa legge elettorale. E ancora – conclude – è delegittimata la Corte costituzionale che in parte è composta da membri eletti da un Parlamento illegittimo”. vane: «U' chiú trimon di tutt sì tu, vid ce va alla scol sfalzin! E mittet u cappid che sta u sol!» (la traduzione della frase del sindaco scritta in dialetto è la seguente: il più stupido di tutti sei tu, vai a scuola scanzafatiche! E mettiti il cappello che c'è il sole). In queste ore, intervenendo nel dibattito che si è accesso su Twitter, Emiliano scrive che «noi pugliesi siamo culturalmente egemoni in questo momento storico, e la parola “trmon” è ormai un cult universale! trmon non é una parolaccia orribile, è come pirla a Milano e belin a Genova!». E infine rincara la dose, ponendo ancora un dubbio a tutti gli internauti: «Per voi uno che scrive, a proposito del tweet del giorno, “ora capisco cosa si intende x degrado delle istituzioni”, che cosa è?». Probabilmente la risposta sta in quella parolaccia che il primo cittadino sta tentando di ''sdoganare''. Il sindaco Emiliano sdogana il dialetto barese: in Puglia siamo culturalmente egemoni, “trmon” non è una parolaccia orribile Redazione «Trmon è un atto di autoerotismo barese». La precisazione sul termine dialettale arriva dal sindaco di Bari, Michele Emiliano, il quale risponde a un utente napoletano che su Twitter chiede cosa voglia dire quella parola che da ieri sta dividendo la Rete tra chi "ama" e considera un mito il primo cittadino del capoluogo pugliese, e chi considera uno "schifo" e una "vergogna" che un rappresentante delle istituzioni usi certe "parolacce". Tutto è cominciato quando uno studente barese, lamentandosi della mancata chiusura delle scuole a causa di possibili problemi legati al maltempo, che poi non si sono effettivamente verificati, ha scritto al sindaco un tweet che recita così: «Emiliano è un c...ione di prima categoria! Bari allagata e non chiude le scuole! Cus iè nu trmon propr!» (frase in dialetto barese). Il sindaco, soprannominato in passato “sceriffo”, ha risposto con lo stesso linguaggio del gio- Tensione Russia-Nato a causa di Georgia e Ucraina. Mosca: «Logica da guerra fredda» 4 Secolo d’Italia Antonio Pannullo Aumenta la tensione tra Russia e Nato. Stavolta il casus belli è la Georgia: «Anche il nuovo governo riconferma l'aspirazione che la Georgia diventi un membro della Nato a pieno titolo» e i ministri degli Esteri dell'Alleanza «hanno riconfermato che la Georgia lo diventerà quando avrà fatto le necessarie riforme e i progressi democratici richieste nella Conferenza di Bucarest del 2008». Lo ha detto il segretario generale dell'Alleanza, Anders Fogh Rasmussen, dopo la riunione della Commissione NatoGeorgia che ha concluso la ministeriale esteri a Bruxelles. Perplesso il Cremlino, seocndo cui «l'espansione della Nato in Georgia segue la logica della guerra fredda». Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serguei Lavrov attaccando l'Alleanza a Bruxellese e sottolineando che «ciò implica non solo mantenere le vecchie linee di frizione, ma anche espanderle verso Est e va contro gli impegni che abbiamo preso sulla indivisibilità della sicurezza e sul fatto che nessuno avrebbe danneggiato la sicurezza dei partner». Dopo aver ricordato «i profondi legami spirituali e storici» che uni- scono la Russia alla Georgia, Lavrov ha ribadito che la Russia non ha alcuna intenzione di ritirarsi da Abkazia e Ossezia del Sud, i territori contesi. «Ossezia del Sud e Abkazia sono stati sovrani - ha affermato - noi li abbiamo riconosciuti come tali. Abbiamo firmato accordi di cooperazione e amicizia e assicuriamo la loro sicurezza. Abbiamo basi lì. È una nuova realtà nel Caucaso che dovrebbe essere riconosciuta». Lavrov attacca la Nato anche su un altro fronte: «Non capisco perché la Nato abbia fatto una dichiarazione del genere», ha detto, riferendosi alla dichiarazione di condanna dell'uso della forza fatta martedì dai ministri degli Esteri dell'Alleanza, considerandola una interferenza negli affari in- terni dell'Ucraina. Facendo riferimento ad una domanda posta a Rasmussen lunedì scorso dopo l'incontro con la premier norvegese Erna Solberg, Lavrov ha aggiunto: «Non capisco perché il segretario generale della Nato risponda alla domanda se la Russia possa intervenire militarmente in Ucraina. Non riesco a capire perché si facciano domande del genere, che contribuiscono a dare un quadro distorto e mandano un segnale che può provocare malintesi». Lunedì il segretario generale dell'Alleanza Atlantica aveva affermato di «non avere alcuna informazione su truppe russe pronte a entrare in Ucraina», aggiungendo però che «in quel caso, naturalmente, ciò sarebbe in contraddizione con tutti gli obblighi internazionali». Lavrov ha sottolineato che la scelta di associarsi alla Ue o meno «è una questione interna, non capisco lo scopo delle azioni aggressive dell'opposizione. Come già detto da Putin, sta al potere esecutivo esercitare il diritto sovrano di firmare o non firmare certi documenti». Lavrov si è chiesto: «Bisogna far scattare dimostrazioni in tutti i Paesi che non firmano accordi?». Giovanni Trotta Non si arresta la repressione politica e civile in Cina. Un tribunale cinese ha ordinato l'arresto di nove tibetani, tra cui uno scrittore, accusati di «attività anti-statali» e di essersi rifiutati di issare la bandiera cinese nella contea di Driru nella regione autonoma del Tibet. Lo rivela il sito di radio Free Asia. Per il momento sono stati resi noti i nomi solo di tre dei nove arrestati, tra cui Tobden, uno scrittore di 30 anni. Secondo le poche informazioni disponibili le autorità li considerano «allineati con la cricca del Dalai Lama, con l'intento di frazionare la nazione cinese». Lo scrittore Tobden è stato condannato a cinque anni di reclusione. Secondo Radio Free Asia, le autorità cinesi si sono adirate con lui soprattutto per alcuni suoi scritti sulle sofferenze patite dai tibetani della contea di Driru a causa di leggi in- giuste. Da circa due mesi, la contea di Driru è al centro di una campagna da parte dei tibetani che si oppongono al dominio cinese. Iniziata a ottobre quando diversi residenti nella zona si rifiutarono di far sventolare la bandiera cinese sulle loro abitazioni, ha portato ad una serie di scontri con le autorità che hanno causato quattro morti e 50 feriti. Si è poi appreso che un blogger cinese è stato arrestato per aver ritwittato un post che screditava le gesta di cinque eroi comunisti del periodo dell'invasione giapponese. Lo riferisce il sito di Radio Free Asia, secondo cui Zhang Guanghong è stato trattenuto dalla polizia per sette giorni nella città di Guangzhou, la ex Canton, nella provincia meridionale del Guangdong. «Sono un cittadino e ho dei diritti - ha detto Zhang - e la soppressione di questi diritti costituisce un abuso di potere. Non ho scritto nemmeno io quel tweet, mi sono limitato a ritwittarlo». Zhang ha aggiunto di credere che il suo arresto sia piuttosto dovuto a precedenti suoi post on line sul tema delle morti in carcere. Nel tweet incriminato si sostiene che i cosiddetti cinque eroi della montagna di Langya, cinque soldati che secondo la storia difesero strenuamente il loro territorio contro l'invasione delle truppe giapponesi, suicidandosi alla fine, saltando da un dirupo dopo aver usato le ultime munizioni, in realtà avevano prevaricato e oppresso la popolazione locale civile. Secondo l'avvocato di Zhang, Ge Yongxi, le autorità non hanno prove per dimostrare la loro versione dei fatti storici. L'avvocato ha inoltre sottolineato come, in base ad una direttiva dello scorso 1 settembre, solo i post on line che diffondono contenuti terroristici devono considerarsi reato. «I Tibet, nove persone arrestate per aver rifiutato di issare la bandiera cinese GIOVEDì 5 DICEMBRE 2013 Diventa la numero 2 al Pentagono la donna che ispirò "Top Gun" Redazione Ben 27 anni fa ha ispirato il personaggio interpretato da Kelly McGillis nel film campione di incassi "Top Gun", di Tony Scott con Tom Cruise, ora diviene la prima donna che assume l'incarico di numero 2 del Pentagono: Christine Fox, una analista civile, è stata nominata dal presidente Barack Obama vice segretario alla Difesa ad interim. Il suo capo, il segretario alla Difesa Chuck Hagel, la descrive come «una brillante pensatrice e una manager di qualità, che ha contribuito ad identificare le sfide, le scelte e le opportunità di riforma del Dipartimento durante questo periodo di incertezza finanziaria senza precedenti». Fino all'estate scorsa Fox è stata analista per programmi e budget del Pentagono e quindi conosce molto bene l'ambiente. Ma la stampa Usa sottolinea che è probabilmente più conosciuta in quanto la sua figura di consulente civile aiutò gli sceneggiatori a tratteggiare la protagonista del film del 1986 da affiancare a Tom Cruise. A quell'epoca Fox lavorava come esperta di matematica alla base aerea Miramar di San Diego. In un articolo del settimanale People dell'epoca veniva descritta come «tacchi alti nel corridoio, più morbidi di un boom supersonico, meno penetranti di F-14, i passi di Crhistine Fox, 30 anni, hanno comunque l'impatto di un attacco preventivo». Dal canto suo, lei affermò: «Io non so nulla di come si fa volare un aereo, ma so un sacco di cose su quello che fa il tipo nel sedile posteriore, sulla sua missione, sul suo radar e sui suoi missili». commenti di Zhang - ha aggiunto l'avvocato - sui cinque eroi non hanno nessun contenuto terroristico e certamente non possono causare disordine sociale». Il legale ha chiesto che la punizione contro Zhang venga revocata e che lui possa anche ricevere un risarcimento danni per l'ingiusta detenzione subita. Minori iperconnessi tra web e tv: giocano e studiano poco... GIOVEDì 5 DICEMBRE 2013 Secolo d’Italia Redazione Iperconnessi, ipermediatici, multitasking, un po' somari e spesso sprovveduti: ecco la generazione web. Il nativo digitale, in rete chatta, gioca, scambia foto hot, ma non studia. Il 40% dei ragazzi di età superiore ai 14 anni non ha mai avuto limiti di orario da parte dei propri genitori rispetto all'utilizzo dei videogiochi ed è anche libero di navigare senza alcun limite. E il 28% dei bambini non ha alcun limite di orario in cui guardare la Tv. Lo rivela "La Dieta Mediatica dei nostri figli", un'indagine del Moige (Movimento italiano genitori) curata da Tonino Cantelmi, professore incaricato di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione alla Lumsa di Roma, nonché presidente dell'Istituto di Terapia cognitivo interpersonale. I dati sono stati illustrati alla Camera. L'indagine analizza otto aree: televisione, computer e internet, telefonino, cinema, videogiochi, radio, riviste e quotidiani, libri, per conoscere da vicino il mondo dei nativi digitali. Dalla ricerca arriva dunque una denuncia: in Italia c'è una "emergenza educativa", perché da questi dati si evince "la possibilità degli studenti di visio- nare materiale non adatto alla loro età. Il 25% dei ragazzi vede spesso in televisione film non adatti ai minori- precisa l'indagineil 27% ha visitato, almeno una volta, pagine web con contenuti non idonei e il 22% ha videogiocato con giochi sconsigliati per la loro età". La conseguenza è che il 34% degli intervistati inferiori ai 10 anni gioca il più delle volte da solo senza nessuno accanto e il 7% dei bambini (6-10 anni) gioca sempre o spesso a un videogioco non adatto". Nella sezione Computer i dati non sono più rassicuranti: "Circa il 40% del campione possiede un personal computer, (il 42% di questi è rappresentato dalla fascia di età dai 6 ai 10 anni), e il 32% ne ha uno nella propria camera da letto ( il 38,6% appartiene alla classe di età dagli 11 ai 13 anni). Di fatto il 24% del campione risponde che i propri genitori non sono a conoscenza di ciò che fanno su Internet e il 22% cancella la cronologia sempre e spesso". Nella sezione Tv i dati aumentano: "Sono più del 60% i ragazzi che possiedono un apparecchio nella propria camera da letto. La pervasività di questi mezzi fa si che il 30% del campione afferma che è sempre o spesso difficile smettere di video giocare e al 13% capita di perdere ore di sonno pur di continuare la partita. Tre intervistati su 10 hanno risposto che spesso trascorrono diverse ore davanti la tv senza rendersene conto e circa il 20% di non poter resistere "neanche un'ora senza telefonino". Un utilizzo "non responsabile, e soprattutto non mediato dagli adulti, delle New Tecnology potrebbe condurre i ragazzi a condizioni psicopatologiche o a situazioni di isolamento sociale - avverte lo studio - il 21% degli intervistati ha risposto che preferisce guardare la televisione piuttosto che uscire e il 5% del campione risponde di preferire Internet piuttosto che vedersi con gli amici. Redazione Specialità cliniche dedicate alle principali patologie femminili, ma anche percorsi diagnostico-terapeutici e servizi dedicati. Sono le caratteristiche che hanno consentito a 230 strutture di ricevere il “bollino rosa" come ospedali “a misura di donna", riconoscimento conferito dall'Osservatorio nazionale sulla salute della Donna (O.n.Da). A 65 strutture è andato il massimo riconoscimento (3 bollini), 105 ne hanno ricevuti 2 e 60 uno, mentre una menzione speciale è andata a 12 ospedali che dal 2007 a oggi hanno sempre ricevuto 3 bollini. Le migliori performance si registrano in Lombardia, con 63 strutture premiate, a seguire Veneto e Lazio, rispettivamente con 23 e 21 ospedali “rosa". Ma – ha spiegato Walter Ricciardi, presidente della commissione interdisciplinare che ha valutato le strutture – «cominciano a esserci buoni piazzamenti anche al sud, quindi il programma comincia ad avere una rappresentazione nazionale del fenomeno». Per l'edizione di quest'anno (i bollini sono riferiti al biennio 2014-2015) – ha proseguito l'esperto – «abbiamo adottato un nuovo sistema di valutazione, con criteri più specifici, guardando alla qualità e alla specificità dell'offerta nei confronti delle donne». In particolare è stata inserita la Neonatologia come area specialistica di interesse, con specifico riferimento alla nascita prematura, mentre la Neurologia è stata inte- grata con una sezione dedicata alla sclerosi multipla, patologia cronica tipicamente femminile a elevato impatto invalidante. Si tratta – ha sottolineato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sabrina De Camillis – di «un marchio che standardizza servizi e attenzione alla salute della donna, tema che andrebbe inserito nella programmazione nazionale perché ci sono ancora deficit qualitativi e strutturali. E chi ha il “bollino rosa" potrebbe diventare struttura di riferimento per tutti gli ospedali che puntino ad adeguarsi». Anche perché – ha aggiunto la presidente della commissione Sanità del Senato, Emilia De Biasi – «lavorare sulla salute della donna può essere un modo per riconvertire l'intero Servizio sanitario. Ospedali a misura di donna: sono 230 (soprattutto in Lombardia, Veneto e Lazio) 5 Ambientato nella “Campania felix” il presepe di San Pietro Redazione Sarà ambientato nella Campania Felix il presepe che un artigiano napoletano, Antonio Cantone, realizzerà quest'anno per Natale in piazza San Pietro. Il presepe che ogni anno viene visitato da migliaia di romani e di turisti avrà, dunque, l'imprinting della grande tradizione partenopea. La bottega di Antonio Cantone compare alla voce "antichi negozi" nella guida in inglese del consumatore critico voluta dall'ambasciata britannica, una pubblica- zione che suggerisce ai turisti in visita nel Sud Italia le attività "pizzofree". I suoi pastori classici del '700 sono stati esposti a villa Wolkonsky, residenza dell'ambasciatore del Regno Unito, assieme ai prodotti di imprenditori e commerciati che hanno denunciato i loro estorsori, in occasione della presentazione della guida pizzo-free. La bottega Catone ha sede in via Benedetto Croce, nel centro storico di Napoli. Cantone, che ha 41 anni e da sempre fa questo mestiere, quest'anno realizza il sogno inseguito da anni di realizzare il presepe per il Vaticano. Non anticipa niente del suo lavoro, che ha avviato da poco con i suoi collaboratori, trasportando le preziosa statuette. «È la prima volta che un presepe napoletano è esposto sotto all'obelisco di piazza San Pietro. Sono un sostenitore del comitato della Terra dei Fuochi e proprio per questo - anticipa - ho scelto di ambientarlo nella Campania Felix». L'anno scorso il presepe era stato donato dalla Basilicata, con un allestimento ambientato nei Sassi di Matera. De Corato: da qui all'Expo non cʼè tempo per costruire alcuna moschea a Milano 6 Secolo d’Italia Redazione «Da qui all'Expo 2015 non c'è il tempo di costruire alcuna moschea, si mettano il cuore in pace i consiglieri della maggioranza di centrosinistra. Naturalmente noi siamo contrarissimi, anche perché su circa 100mila musulmani presenti a Milano solo 5-6mila sono praticanti. E comunque, come ho sempre sostenuto, non si muoverà foglia senza avere prima chiesto il parere dei milanesi con un referendum». È quel che sostiene Riccardo De Corato, di Fratelli d'Italia, vicepresidente del Consiglio comunale, in merito agli aggiornamenti relativi all'albo delle associazioni di culto a Milano. «Sono stato fortemente critico – continua – rispetto alla totalità delle iniziative illustrate in commissione Educazione dall'assessore Cappelli, che ha la delega al Dialogo con le comunità religiose. Anzitutto, che la grande moschea a Milano non si farà è dimostrato dall'insistenza sul tema della messa a norma delle dodici piccole moschee esistenti. Ma sia chiaro che non saranno certo i milanesi a dover pagare. No alle sistemazioni con soldi pubblici, oltretutto in un momento così difficile per le tasse e i rincari. Altro elemento a conferma della inutilità dell'albo introdotto da Pisapia: la Chiesa cattolica, come pure la comunità ebraica, non ha chiesto di farvi parte. Le due più importanti co- munità religiose di Milano non mostrano alcun entusiasmo all'idea di iscriversi all'albo della Giunta arancione. Sono pervenute 35 domande di iscrizione, ma non quelle dei cattolici e degli ebrei milanesi. È il segno del fallimento di questa iniziativa. È chiaro che si tratta di un progetto ideologico pensato esclusivamente per compiacere la comunità musulmana con particolare riferimento al tema della realizzazione della moschea. Del resto, quando si dice che l'albo costituirà un elemento di facilitazione per la partecipazione a procedure pubbliche per la destinazione di strutture o aree demaniali per servizi religiosi, è chiaro quale sia lo scopo ultimo. Ma non ci caschiamo – conclude De Corato – e ci chiediamo cosa sia questo albo: un registro religioso o un registro immobiliare? C'è poi il tema molto delicato del controllo di chi gestisce le dodici moschee milanesi. Il pensiero corre alla figura di Abu Imad, l'ex imam del centro islamico di viale Jenner, finito in carcere con l'accusa di associazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo». Redazione «LʼAmministrazione comunale di Reggio Emilia, pur in assenza di un sindaco a pieno titolo, continua la sua politica di rapina nei confronti dei cittadini contribuenti, con un accanimento senza limiti». Lo sostiene Fabio Filippi, consigliere di Forza Italia alla Regione Emilia Romagna, che ricorda: «Infatti, la Giunta di centrosinistra decise di applicare, già nel 2012, lʼaliquota Imu massima del 6 per mille. Unʼaliquota dunque superiore a quella standard del 4 per mille prevista dal decreto governativo. Nel 2013 anche altri otto Comuni reggiani hanno provveduto ad aumentare lʼaliquota Imu al di sopra della misura standard prevista dal governo: sono Baiso, Campegine, Canossa, Casalgrande, Castellarano, Montecchio, SantʼIla- rio dʼEnza e Villa Minozzo, tutti governati dal Pd. Nei due Comuni guidati da noi moderati, Guastalla e Viano, le aliquote non sono state aumentate. I cittadini reggiani potrebbero perciò essere costretti a pagare, oltre a parte della seconda rata dellʼImu sulla prima casa (il Decreto governativo, che ne ha previsto la soppressione, non copre la differenza fra lʼaliquota standard e quella massima stabilita dalle diverse amministrazioni locali), anche lʼImu sulla seconda casa, anche se sfitta, che rappresenta una mazzata immane per i proprietari. Addirittura è previsto un aggravio per le seconde case sfitte. A completare lʼopera di accerchiamento – continua Filippi – si aggiungerà anche lʼaddizionale Irpef sulle abitazioni, fra le più alte in Regione. Dopo il sa- lasso rappresentato dalla tassa sui passi carrai si continua imperterriti a colpire i contribuenti reggiani. I Comuni reggiani sono governati da Amministrazioni incapaci, che sanno solo aumentare imposte e tasse: non si è mai visto, come negli ultimi anni, un assalto allʼarma bianca contro la proprietà privata ed i ceti medi. Lʼaugurio è che questi amministratori famelici alle prossime elezioni amministrative siano mandati a casa dagli elettori». In Emilia crescono a dismisura le tasse nei Comuni amministrati dal Pd GIOVEDì 5 DICEMBRE 2013 Roma, dilaga la truffa dellʼanello dʼoro falso Redazione «Mi stanno giungendo delle segnalazioni preoccupanti da parte di cittadini sfuggiti alla nuova truffa dell'anello d'oro falso, perpetrata da donne con accento forse est-europeo, di età compresa tra 30 e 40 anni, curate nel vestiario, probabilmente rom. Così funziona la truffa: la malfattrice raccoglie un anello da terra e ferma il passante, offrendoglielo in cambio di una somma di denaro, facendo passare per un prezioso un oggetto di bigiotteria. In tutti i casi che mi sono stati segnalati la tecnica truffaldina è stata sempre la stessa, consumata nel quartiere Colli Portuensi. Anche l'anello aveva le stesse caratteristiche, dorato, di un certo spessore e con incisioni a forma di stella. Le donne che si alternano sono almeno tre». La denuncia è di Marco Giudici, consigliere di La Destra e presidente della commissione Trasparenza del Municipio XII. «Chiedo un intervento delle forze dell'ordine territoriali - prosegue - per accertare e reprimere questo fenomeno criminale che espone le persone meno accorte, in primis gli anziani, al grave pericolo di perdere parte dei loro risparmi. Invito tutti coloro che dovessero entrare in contatto con questa associazione a delinquere a rifiutare qualsiasi offerta e mettersi al sicuro, magari contattando la polizia o i carabinieri, per assicurare i malviventi alla giustizia». Su Dailymotion arrivano i cinegiornali dellʼIstituto Luce: la storia a portata di click Secolo GIOVEDì 5 DICEMBRE 2013 d’Italia Priscilla Del Ninno Il nostro passato a portata di click: la memoria condivisa sbarca on line. Così, anche i documenti in bianco e nero approdano sul web, ultimo strumento in grado di valorizzarne potenziale pedagogico e fascino retrò. Dailymotion presenta dunque il nuovo canale Istituto Luce Cinecittà, spazio virtuale dedicato agli originali cinegiornali dell'Archivio, ora digitalizzato e a portata di mouse. Grazie alla partnership tra la storica istituzione cinematografica, iscritta nel 2013 nel registro Memoria del Mondo dell'Unesco, e la seconda piattaforma video al mondo, basterà dunque andare su www.dailymotion.com/LuceCinecitta, per avere accesso, gratuitamente e da tutti i dispositivi, ad un catalogo tematico composto da oltre cinquemila video. Un repertorio iconografico e iconologico che spazia dal cinema allo spettacolo, alla cultura, allo sport, all'arte, alla moda e al varietà, raccolto e condensato nei quattro cinegiornali come Sette G, Cronache dal Mondo, Mondo Libero e Orizzonte cinematografico. Sul canale saranno inoltre disponibili anche tutte le puntate di Light News, settimanale sull'attualità cinematografica, sviluppato da Istituto Luce Cinecittà per il web. L'Archivio Luce, che da tempo persegue una lungimirante politica di promo- zione e diffusione del patrimonio storico, continua dunque ad approcciarsi a diversi fronti divulgativi e ad affacciarsi su differenti panorami mediatici, guardando al pubblico dell'importante piattaforma europea di Dailymotion. Tra i tanti video che saranno disponibili sul canale, allora, oltre un migliaio sono inediti per il grande pubblico, a ulteriore testimonianza della poliedricità del patrimonio Luce e dell'imprescindibilità del suo ruolo storico di originale tesoriere della memoria, che oggi l'innovazione digitale contribuisce a diffondere online, arrivando al cuore di numerosissimi internauti. E del resto, rivisitare le tappe del nostro passato su più fronti possibili, significa attualizzare momenti, tradizioni e costumi di ieri, e rivivere sul web storia e cronaca del Bel Paese, scandendo a suon di click le fasi e i cambiamenti del nostro cammino storico, sociale e tecnologico: una visita guidata sulla piattaforma globale alla riscoperta delle nostre origini. A Milano torna in scena “My Fair Lady”: la favola del politically correct Redazione Un classico teatrale rivisitato in diverse declinazione al cinema. Un sempreverde della produzione romantica, My Fair Lady, che torna sulla ribalta nelle nuove incarnazioni istrioniche del mito di Pigmalione offerte da Vittoria Belvedere e Luca Ward: il musical, firmato Massimo Romeo Piparo, debutterà martedì prossimo, 10 dicembre, al Teatro Nuovo di Milano. La pièce, che nella scorsa stagione teatrale ha registrato il tutto esaurito, è tratta come noto dal Pygmalion di George Bernard Shaw, e racconta la favola di Eliza Doolittle, un'umile e rozza fioraia trasfor- mata in principessa dal burbero professor Higgins, affrontando il delicato tema della sfida alle convenzioni sociali: una battaglia combattuta in prima linea dai protagonisti, ma facile da perdere sul fronte dei sentimenti. Un po' Cenerentola, un po' Pretty Woman, Eliza sulla ribalta strizza l'occhio a tutti i precedenti archetipi cinematografici e teatrali, tornando ad incarnare il simbolo della rivincita, della possibilità di riscatto e dell'affermazione individuale. E allora, cultura, conoscenza della propria lingua, consapevolezza di sé e forza nello sfidare schemi e pregiudizi con l'obiettivo dell'eleva- zione sociale, sono il fulcro narrativo della messinscena; gli strumenti di un dialogo spettacolare che traduce in musica e coreografie un tema intramontabile. Malgrado – ha spiegato Piparo Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi 7 presentando lo show – «l'omologazione e la globalizzazione della società contemporanea abbiano fatto svanire il rapporto tra l'essere umano e la propria cultura». L'utopia possibile, la realizzazione della favola, tornano dunque a rivivere in scena grazie a My Fair Lady pièce che, nella caratterizzazione dei personaggi come nello sviluppo del racconto, evoca la magia dell'incanto fiabesco, o meglio, la possibilità della realizzazione del sogno. O, per dirla con le parole del regista, celebra «il lieto perdersi in una tempesta di sentimenti». Lo spettacolo, co-prodotto da Peep Arrow Entertainment e Il Sistina, sarà in scena fino al 6 gennaio 2014. Sul palco, accanto ai due protagonisti Vittoria Belvedere e Luca Ward, anche Enrico Baroni nelle vesti del Colonnello Pickering e Giulio Farnese nel ruolo del cinico e spietato Alfred Doolittle. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250