8 marzo: e` la giornata internazionale della donna e
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8 marzo: e` la giornata internazionale della donna e
8 MARZO: E’ LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA E ANCORA MOLTO C’E’ DA FARE, TUTTI I GIORNI C’è la festa della mamma, quella del papà, quella degli innamorati e poi c’è la festa della donna che, senza nulla togliere alle altre ricorrenze, non nasce affatto come una festa ma come “giornata internazionale della donna”, celebrata per la prima volta nel 1909 negli Stati Uniti e nel 1922 in Italia. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e molte sono state le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne. Eppure troppe sono ancora le discriminazioni e le violenze che le donne sono costrette a subire, qui e in ogni parte del mondo. E troppe sono ancora le disparità. Nel nostro paese, nel solo 2013, sono state uccise 103 donne: nella stragrande maggioranza dei casi gli assassini sono mariti, fidanzati, ex partner. Dal punto di vista salariale, in Europa una donna deve lavorare 59 giorni in più per guadagnare quanto un uomo, senza contare che in tempi di crisi le prime ad essere espulse dal mondo del lavoro sono le donne che l’erosione del sistema del welfare costringe a fare i salti mortali per conciliare il tempo di lavoro (quando c’è) e quello della cura. Si, perché nel 2014 anche nel nostro paese la parità è formale: chi si occupa dei figli, dei genitori anziani, chi li deve accudire quando si ammalano, a chi toccano i lavori sottopagati, chi è costretto a rinunciare alle prospettive professionali? E allora se è vero che dagli inizi del novecento, grazie alle lotte delle donne, di acqua ne è passata sotto i ponti, è vero che molto ancora c’è da fare perché alle donne sia riconosciuta la dignità, perché non debbano più subire, perché ciò che a fatica hanno conquistato non venga cancellato, perché possano vivere senza paura dentro e fuori le mura domestiche, perché possano lavorare senza essere penalizzate e perché possano avere del tempo a disposizione. Noi, che quotidianamente ci battiamo dentro e fuori i luoghi di lavoro contro l’ingiustizia, sappiamo bene cosa significhi, per una donna, decidere di impegnarsi nell’azione collettiva, assumersi la responsabilità di rappresentare le lavoratrici e i lavoratori, scegliere di fare sindacato. A loro, alle delegate, alle lavoratrici protagoniste delle mobilitazioni, alle donne che rivendicano e che lottano non diciamo “buon 8 marzo” ma continuate, continuiamo a lottare, perché soprattutto in questi tempi cupi, occorre tutta la nostra intelligenza, passione, determinazione per non tornare indietro e per affermare un modo di lavorare e di vivere dignitoso e giusto. LA FIOM DI MILANO