Chat e blog, cyberbulli si diventa a 7 anni
Transcript
Chat e blog, cyberbulli si diventa a 7 anni
Chat e blog, cyberbulli si diventa a 7 anni Già dalle scuole elementari iniziano a parlare con amici e sconosciuti sul web. Minacciano coetanei e vengono minacciati, ma fanno anche giochi di ruolo e studiano: un’indagine di Eurispes e Telefono Azzurro racconta i bimbi in Rete. A sette anni chattano in Rete con amici e sconosciuti. Non hanno ancora finito le elementari, eppure 33 bambini su cento già frequentano abitualmente Facebook, le comunità in Rete e i blog. Usano il web per giochi di ruolo, per minacciare coetanei come dei veri cyberbulli, pronti a insultare, impaurire, escludere utilizzando la Rete. Amicizie e incontri, violenze e soprusi corrono ormai più su Internet che sul marciapiede sotto casa o ai giardini del quartiere. Scontri e dissidi decisi con un semplice clic e passa la paura del confronto. Perché a volte è più facile parlare e dichiararsi, deridere, accusare a chilometri di distanza, nascosti davanti a un video che affrontare il «rivale» in carne e ossa. Tra giochi casalinghi e sfide a portata di mouse, i giovanissimi vivono sempre di più in un mondo separato da quello dei genitori. I RISULTATI DELL’INDAGINE A raccontare i bambini nella Rete, è un’indagine di Eurispes, uno dei più importanti istituti di ricerca italiani, e di Telefono Azzurro che verrà presentata oggi in occasione del Safer Day, la giornata per la sicurezza di Internet dedicata nel 2009 ai social network. Dati che illustrano il mondo vissuto dai ragazzini dai sette anni in poi sul web, con l’aiuto di esperti del settore. E, confrontando i numeri raccolti negli ultimi anni, è impressionante come cresca vertiginosamente l’universo di bambini e adolescenti che vivono la loro vita di relazione soprattutto attraverso la Rete. Nel dettaglio i numeri spiegano che se nel 2005 solo il 13% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni comunicava tramite chat, ora il 33% di quelli che a casa hanno un computer parla con gli amici via Rete. Il 24% partecipa a giochi di ruolo sul web, mentre il 56% fa videogiochi, il 49% scarica musica, film, video, il 22% legge dei blog, il 45% cerca nei vari siti materiale utile allo studio e il 78% guarda abitualmente Youtube. ANCHE LA RETE HA I SUOI BULLI Non solo vita di relazione virtuale trascorsa sullo schermo tra emoticon e fotografie, per gli adolescenti dai 12 ai 19 anni ci sono anche piccole e grandi vendette, gelosie, ripicche e minacce consumate tramite il computer. Il 13,2% infatti ammette di aver diffuso su Internet false informazioni su coetanei; l’11% ha molestano, infastidito, minacciato altri adolescenti usando il web; il 5% racconta di aver diffuso messaggi foto e video minacciosi e quasi l’11% ha utilizzato la Rete per escludere volontariamente una persona dal gruppo. E se usano Facebook soprattutto per contattare vecchi amici, e non tanto per trovarne di nuovi, gli adolescenti che subiscono molestie in Rete sembrano capaci di gestirle. Il 7,7 % ha detto di aver incrociato sul web dei molestatori ma di aver chiuso la faccenda troncando ogni rapporto, evitando di rispondere (il 45%), evitando quella chat (13%) o semplicemente invitando il molestatore a non dare più fastidio. Solo il 3% ne ha parlato con un adulto. PER COMPRENDERE, RIFLETTERE, CONFRONTARSI E DISCUTERE 1 I ragazzi ripetono in Rete gli stessi comportamenti che hanno nella vita reale? Qual è la principale differenza tra la comunicazione reale e la comunicazione virtuale? Quale ritratto dei giovanissimi internauti emerge dalle parole del dottor Caffo? 2 Anche tu utilizzi le nuove tecnologie di comunicazione? Se sì, quali sono le tue attività e le tue abitudini? Hai parlato in casa o a scuola dei pericoli relativi alle conoscenze fatte in Rete? Confronta la tua esperienza con quella dei tuoi compagni. PER SAPERNE DI PIÙ www.azzurro.it www.eurispes.it www.saferInternetday.it COSÌ NASCONDONO LE LORO FRAGILITÀ INTERVISTA A ERNESTO CAFFO, NEUROPSICHIATRA INFANTILE Sempre più bambini in chat? «Non c’è da stupirsi. Il computer, la Rete, fanno ormai parte della loro vita, sono un elemento irrinunciabile delle loro giornate, di come giocano, vivono, costruiscono relazioni e rapporti», dice il professor Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro e docente di neuropsichiatria infantile all’Università di Modena e Reggio. Solo rapporti virtuali? «Sicuramente a volte sembrano preferire chiacchierare in chat con i loro amici piuttosto che vederli di persona, ma nella maggior parte dei casi hanno un rapporto equilibrato con la Rete: nelle chat, ad esempio, cercano chi frequentano già, non sconosciuti come capita alle persone più adulte che sperano in nuovi e misteriosi incontri. E se incrociano un molestatore sono ormai abili, cambiano sito e chiudono gli scambi.» Che cosa cercano in Rete? «Gioco, divertimento, parole, informazioni, ma soprattutto spazi tutti per loro, luoghi, chat, communities a loro dedicati. E poi un po’ di giochi di ruolo, bacheche virtuali dove raccontarsi come si vorrebbe essere dando un’immagine di sé migliore, più forte. Dietro lo schermo nascondono fragilità che in un incontro reale sarebbero evidenti.» Sempre più bullismo via Internet? «È una realtà in crescita anche perché in Rete non c’è il controllo degli adulti, non c’è la vicinanza fisica con l’avversario. Che cosa fare? Non c’è bisogno che i genitori stiano accanto al computer, ma che li seguano spiegando loro i valori della vita, i comportamenti, il senso dei rapporti. Così si evitano angherie e soprusi in strada, e anche in Rete.» (da Caterina Pasolini, in «la Repubblica», 10 febbraio 2009, rid. e adatt.)