Argomentazione di Gal 1,11- Preoccupato di difendere e di esaltare

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Argomentazione di Gal 1,11- Preoccupato di difendere e di esaltare
Argomentazione di Gal 1,11Preoccupato di difendere e di esaltare la libertà del cristiano, San Paolo prova
- l'origine divina del suo Vangelo, che sottolinea l'indipendenza della giustizia dalla legge
(1,11-2,21)
- l'accordo tra rivelazione antica e il suo vangelo (3,1-4,31)
- libertà e comandamenti di Dio nel suo vangelo siano ben legati (5,1- 6,10
In 1,11-2,21 per provare l'origine divina del suo vangelo:
- parla della condotta prima e dopo la sua conversione (1,11-24)
- e della conferma nel concilio di Gerusalemme e controversia di Antiochia (2,1-12: discorso
di Antiochia 2,15-21)
Galati
11
Gnwri,zw ga.r u`mi/n( avdelfoi,( to.
euvagge,lion to. euvaggelisqe.n u`pV evmou/ o[ti ouvk
e;stin kata. a;nqrwpon\
Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me
annunciato non segue un modello umano;
11
infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato
da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.
12
12
ouvde. ga.r evgw. para. avnqrw,pou pare,labon
auvto. ou;te evdida,cqhn avlla. diV avpokalu
,yewj VIhsou/ Cristou/Å
VHkou,sate ga.r th.n evmh.n avnastrofh,n pote
evn tw/| VIoudai?smw/|( o[ti kaqV u`perbolh.n
evdi,wkon th.n evkklhsi,an tou/ qeou/ kai.
evpo,rqoun auvth,n(
13
kai. proe,kopton evn tw/| VIoudai?smw/| u`pe.r
pollou.j sunhlikiw,taj evn tw/| ge,nei mou(
perissote,rwj zhlwth.j u`pa,rcwn tw/n
patrikw/n mou parado,sewnÅ
14
15
{Ote de. euvdo,khsen Îo` qeo.jÐ o` avfori,saj me
evk koili,aj mhtro,j mou kai. kale,saj dia. th/j
ca,ritoj auvtou/
16
avpokalu,yai to.n ui`o.n auvtou/ evn evmoi,( i[na
euvaggeli,zwmai auvto.n evn toi/j e;qnesin( euvqe,wj
ouv prosaneqe,mhn sarki. kai. ai[mati
17
ouvde. avnh/lqon eivj ~Ieroso,luma pro.j tou.j
pro. evmou/ avposto,louj( avlla. avph/lqon eivj
VArabi,an kai. pa,lin u`pe,streya eivj Damasko,nÅ
Voi avete certamente sentito parlare della
mia condotta di un tempo nel giudaismo:
perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e
la devastavo,
13
superando nel giudaismo la maggior parte
dei miei coetanei e connazionali, accanito
com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri.
14
Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno
di mia madre e mi chiamò con la sua
grazia, si compiacque
15
di rivelare in me il Figlio suo perché lo
annunciassi in mezzo alle genti, subito,
senza chiedere consiglio a nessuno,
16
17senza andare a Gerusalemme da coloro che
erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia
e poi ritornai a Damasco.
18
:Epeita meta. e;th tri,a avnh/lqon eivj
~Ieroso,luma i`storh/sai Khfa/n kai. evpe,meina
pro.j auvto.n h`me,raj dekape,nte(
19
e[teron de. tw/n avposto,lwn ouvk ei=don eiv mh.
VIa,kwbon to.n avdelfo.n tou/ kuri,ouÅ
20
a] de. gra,fw u`mi/n( ivdou. evnw,pion tou/ qeou/
o[ti ouv yeu,domaiÅ
In seguito, tre anni dopo, salii a
Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e
rimasi presso di lui quindici giorni;
19degli apostoli non vidi nessun altro, se non
Giacomo, il fratello del Signore. 20In ciò che
vi scrivo – lo dico davanti a Dio – non
mentisco.
18
21
:Epeita h=lqon eivj ta. kli,mata th/j Suri,aj
kai. th/j Kiliki,aj\
22
h;mhn de. avgnoou,menoj tw/| prosw,pw| tai/j
evkklhsi,aij th/j VIoudai,aj tai/j evn Cristw/Å|
23
mo,non de. avkou,ontej h=san o[ti o` diw,kwn
h`ma/j pote nu/n euvaggeli,zetai th.n pi,stin h[n
pote evpo,rqei(
24
kai. evdo,xazon evn evmoi. to.n qeo,nÅ
Poi andai nelle regioni della Siria e della
Cilìcia.
21
Ma non ero personalmente conosciuto dalle
Chiese della Giudea che sono in Cristo;
22
avevano soltanto sentito dire: «Colui che una
volta ci perseguitava, ora va annunciando la
fede che un tempo voleva distruggere».
23
E glorificavano Dio per causa mia.
24
Esegesi: Gal 1,11-2,21
Gal 1,13-2,21 è di grande importanza come resoconto di Paolo su molti anni della sua vita,
sui quali altrimenti ci sono state conservate solo notizie scarse e in parte contraddittorie
(2,1.2).
Introduzione: vv11-12
v. 11 "Vi dichiaro, dunque, fratelli", gnwri,zw ga.r u`mi/n( avdelfoi,: affermazione solenne "fate
attenzione" 2Cor 8,1
v. 12 Il suo vangelo non è "secondo l'uomo", conformemente ai paramentri umani, kata.
a;nqrwpon, nè proviene lo ha ricevuto "da un uomo", para. avnqrw,pou.
La stretta connessione tra i due è messa in risalto da ouvde. "nè" (non si riferisce quasi mai a
una singola parola, ma all'intera frase, che in tal modo viene collegata con ciò che precede e
gli viene associata come equivalente) e "infatti", ga.r.
"L'ho ricevuto", pare,labon: per semplice trasmissione di una tradizione (cfr. 1Cor 15,3).
Nè è stato ammaestrato: evdida,cqhn, "l'ho appreso", dida,skw: apprendere da un maestro
autorizzato che aiuta ad approfondire un insegnamento tradizionale (cf. 2Ts 2,15).
"Per rivelazione", diV avpokalu,yewj = disvelamento escatologico di un dato finora nascosto.
"di Gesù Cristo", Ἰησοῦ Χριστου, Ihsou Cristou: genitivo oggettivo= il contenuto della
"rivelazione" era Gesù Cristo. Infatti soggetto dell'atto rivelatorio è esclusivamente Dio.
Vuole accentuare che anche Paolo non (οὐδὲ γὰρ ἐγὼ) ha ricevuto il vangelo per mediazione
umano-ecclesiastica, proprio come avvenne per coloro che furono apostoli prima di lui.
Risponde alle obiezioni degli avversari e contro il loro "altro vangelo".
vv. 13-14
"avete ascoltato" ἠκούσατε, ēkousate : l'aoristo indica un fatto.
"condotta" ἀναστροφήν, anastrophē : è il modo di vivere la propria vita, specialmente sotto
l'aspetto etico-religioso.
"perseguitassi" ἐδίωκον, ediōkon : imperfetto durativo; καθ᾽ ὑπερβολὴν, kath’hypebolēn: al
massimo grado (2Cor 1,8)
"devastassi" ἐπόρθουν, eporthoun : “saccheggiare, distruggere, rendere deserto” (Iliade,
Odissea, storiografi), “oltraggiare, maltrattare” (nella tragedia greca): imperfetto durativo.
"Chiesa di Dio" τὴν ἐκκλησίαν τοῦ θεοῦ, tēn ekklēsian tou Theou: corrisponde a qühal
yhwh(´ädönäy) (autocomprensione della comunità cristiana che sa di essere il vero
escatologico popolo di Dio)
"superando" προέκοπτον, prokoptō: progresso etico, il testo greco è un imperfetto: "superavo"
v 14 ὑπὲρ πολλοὺς συνηλικιώτας, hype;r pollous synēlikiōtas "la maggior parte dei miei
coetanei"= più di molti coetanei (comparativo ebraico) ἐν τῷ γένει μου, en tōi genei mou= "tra
il mio popolo"
περισσοτέρως, perissoterōs = sovrabbondanza, eccedenza al di là di ogni misura e della
pienezza chesupera ogni limite conosciuto. Questo fatto della sovrabbondanza travolge e
annulla i criteri e le regole esistenti, il comparabile diventa incomparabile.
ζηλωτὴς, zēlōtēs
="zelante"= "accanito"= si qualifica come seguace dei farisei che
attribuivano il massimo valore alla fedele osservanza delle tradizioni dei padri, alla "siepe
attorno alla torah" (prescrizioni preventive rabbiniche).
Tutto ciò per dire che prima della sua conversione era immune da influssi cristiani. Solo un
miracolo poteva mutarlo e questo miracolo avvenne.
vv. 15-17
3
L'evento di Damasco è presentato in una proposizione subordinata (temporale), ciò dipende
dallo scopo della sua argomentazione. A lui non preme descrivere quel fatto, ma dimostrare
di non aver "ricevuto da un uomo" il suo vangelo.
v 15 l'aspetto di grazia della rivelazione= Elezione (vocazione) e separazione Si
autocomprende alla luce dei profeti veterotestamentari.
εὐδόκησεν, eudokēsen: "si compiacque", compiacimento di Dio: Mt 3,17 "nel quale mi sono
compiaciuto"; Lc 12,32 "non temere piccolo gregge.." soggetto sempre Dio, tranne qualche
caso come Rm 15,26
διὰ τῆς χάριτος αὐτοῦ, dia tēs charitos autou: "a causa della grazia" libertà della scelta divina
v. 15 ὁ ἀφορίσας, ho aphorisas: "colui che mi scelse"= colui che ha messo da parte, separato
(Mt 25,32 separare i buoni dai cattivi), destinare, dal grembo della madre come per Geremia
1,5 o servo di Dio in Is 49,1.5
καλέσας, kalesas: "colui che mi chiamò". Ha sempre Dio come soggetto in Paolo Rm 8,30
mediante l'elezione Israele viene separato "da tutti i popoli" diventa proprietà particolare di
Dio. La vocazione di Paolo le (profeti) supera perchè il mondo dei popoli viene inclusa nella
volontà salvifica di Dio. Si capisce l'ajnavgch di 1Cor 9,16: "non è infatti per me un vanto
predicare il vangelo; è un dovere per me guati a me se non predicassi il vangelo". L'evangelo
stesso è per lui quella potenza che aggredisce l'uomo, e si impone a lui come ha sperimentato
Paolo a Damasco.
v. 16 ἀποκαλύψαι da apokalytō, "rivelare" non metanoein nè epistrephein, che sono i verbi
tipici per indicare l' atto della conversione".
ἐν ἐμοί, en emoi = nel testo italiano sostituisce un dativo "a me"; meglio "in me" la rivelazione
penetrò fino al midollo di Paolo
Accennando alla missione tra i gentili vuole dimostrare che il suo vangelo tra i Galati è per
diretta rivelazione divina.
εὐθέως, eutheōs = "subito" dopo aver recuperato la vista annuncia
carne e sangue: possono essere indicati solo dei cristiani; eppure egli sceglie un'espressione
semitica di portata universale per sottolineare che dopo la sua conversione non andò
assolutamente dagli uomini a cercare consiglio; dunque non poteva neppure aver ricevuto da
loro dei chiarimenti sulla natura del vangelo. Neppure cercò un'occasione per prendere
accordi con i protoapostoli come nuovo collega. Mt 16,17 a Pietro "nè la carne nè il sangue te
l'ha rivelato".
Non si recò a Gerusalemme ma in Arabia, forse la regione settentrionale del regno dei
Nabatei. Non sappiamo nè scopo nè durata del viaggio. Dopo ancora ad Damasco.
1,18-24
tre anni: dal secondo viaggio a Damasco (successione cronologica ed epeita).
v 18 ἱστορῆσαι, da historein: "per consultare Cefa"; apax nel NT 3v in LXX. Secondo
Crisostomo, Girolamo, Agostino= visita Pietro per vederlo e onorarlo come capo della
Chiesa. Ma forse semplicemente "visitare allo scopo di fare la conoscenza".
Due settimane: periodo troppo breve per un indottrinamento. Questo sottolineato anche dal
fatto che non vide nessun altro degli apostoli (si sottolinea il disinteresse di Paolo per loro).
vv. 21-24: va in Siria (forse la zona di Antiochia) e Cilicia (territorio di Tarso).
v 22 "ero sconosciuto alle chiese della Giudea"; persino la sua lunga attività missionaria in
Siria e Cilicia si svolse per sua iniziativa personale, e la fama che ne derivò fu accolta dalle
comunità giudeocristiane di giudea con un ringraziamento a Dio. Con la loro lode a Dio esse
riconoscono che è Dio stesso ad agire in Paolo.
4
2,1-10
La genuinità del Vangelo e dell'apostolato di Paolo ebbe conferma nel concilio di
Gerusalemme: accordo nel campo dottrinale (2,3-6) e nel campo dell'azione (2,7-10)
v. 2 "in seguito a una rivelazione" κατὰ ἀποκάλυψιν, kata apokalupsin: direttiva divina, come
quelle che venivano impartite nelle assemblee delle comunità protocristaine per bocca dei
profeti (il cielo stesso lo spinge a ricevere la conferma della giustezza del suo annuncio da
parte di Gerusalemme).
καὶ, kai: "e" nel testo greco, paratassi, non c'è hina; narrazione vivace: nel testo italiano: "Vi
andai... Esposi loro"
Dice che la sua attività è stata ed è quella tra i gentili.
κηρύσσω, kēryssō: "il vangelo che io predico tra i pagani" presente acronico (ancora oggi egli
annuncia tra i popoli ed ha anche annunciato presso i Galati).
"correre invano": non avere Dio dalla propria parte e aver perduto la comunione
d'insegnamento con i primi apostoli.
2,11-21
L'autenticità del vangelo e dell'apostolato di Paolo fu messa in evidenza dalla controversia di
Antiochia:
episodio di Antiochia (2,11-14 prima dell'arrivo in città di discepoli di Giacomo Pietro si
sedeva a mensa con i gentili che avevano accolto il vangelo, dopo l'arrivo dei seguaci di
Giacomo aveva cominciato ad allontanarsi dagli etnico-cristiani osservando scrupolosamente
il mosaismo, per non creare defezioni tra questi ultimi. Conseguenze gli altri giudei di
Antiochia si adeguarono. Paolo riprende Pietro: i gentili potevano essere indotti a guardare il
mosaismo come una necessaria integrazione del cristianesimo
2,15-21 il discorso di Antiochia, compendio del vangelo di Paolo (l'accoglienza da parte degli
apostoli e degli altri giudeo-cristiani del vangelo come superamento delle opere della legge
vv15-16); l'insufficienza delle opere secondo la Scrittura 16b); il Cristo a servizio della
giustizia e non del peccato; le direttive e la funzione della legge (vv. 18-20: 19-20: "In realtà
mediante la legge sono morto alla legge per vivere per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo e
non sono più io che vivo ma Cristo vive in me"); l'efficacia salutare della morte di Cristo
(v.21). <Attraverso la fede e il battesimo il cristiano è stato identificato (il perfetto del verbo
esprime lo stato di identificazione) con le fasi della passione, morte e risurrezione di Cristo, e
in tal modo egli può "vivere per Dio". "Cristo vive in me": E' qui espressa la perfezione della
vita cristiana; non è meramente un'esistenza dominata da una nuova motivazione psicologica
("vivere per Dio"), in quanto la fede in Cristo non costituisce una nuova meta di azione. Essa
dà piuttosto una nuova forma all'uomo, fornendolo di un nuovo principio di attività al livello
ontologico del suo stesso essere. Il risultato è una simbiosi dell'uomo con Cristo, il Kyrios
glorificato che è diventato dopo la risurrezione uno "Spirito vivificante" (1Cor 15,45), il
principio vitale dell'attività cristiana> (J. Fitzmyer, Galati, in Nuovo Grande Commentario
biblico, p. 1029).
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