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n° 319 - marzo 2005
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Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
“La sacra selva”
L’ultima mostra organizzata nell’ambito delle
celebrazioni di Genova
2004 si intitolava suggestivamente “La Sacra
Selva”, scultura lignea ligure dal XII al XVI secolo. Ambientata nella
grande chiesa gotica restaurata di S.Agostino,
questa mostra si è rivelata speciale per la presenza straordinaria di
quell’unicum iconografico e inedito che è l’antico Crocefisso di Punta
Corvo, di cui è incerta la
datazione, enigmatica la
paternità, impensabile
nella sua originalità il
soggetto. Ad esso ci si
dovrebbe avvicinare forse
più che con atteggiamento estetico, con spirito di fedele, animo
d’orante, sete di verità
di chi è alla ricerca della
vera immagine divina.
L’atteggiamento che nel
Medioevo portò i pellegrini di mezz’Europa al
cosidetto Sacro Volto di
S.Martino a Lucca! Seguiremo il percorso della
mostra a ritroso dal XVI
secolo, per concludere a
quella prima sorgente
affascinante e intensa.
Del Cinquecento spicca
l’elegante influenza lombarda di Giovanni Angelo del Maino, raffinato
nell’esecuzione e sottile
nell’espressione dei suoi
Santi Rocco e Sebastiano.
Modernissima, sconvolta,
la Vergine dolente di Pieve
di Teco è insolitamente
cupa nei colori, agitata
e lustra tra il sudato e lacrimoso. Estatica, dolce,
la Maddalena di Novi Ligure faceva parte di un
teatrale - derivato dalle
Sacre Rappresentazioni
- Compianto a grandezza
umana. Nella Genova
del’400 l’influenza maggiore è invece stata quella
fiamminga, come mostrano il naturalismo, la
minuzia narrativa dello
splendido Retablo d’oro
di Testana d’Avegno, le
rigide Pietà, il vivacissimo, sintetico Svenimento
della Vergine da Portoria,
i realistici Dolenti di Sampierdarena. Disposte separatamente le immagini tarlate, decomposte quasi, del raggelato
Compianto di Lucinasco
impressionano, cadaveriche, larvali. Troppe e
meccaniche, al di là dei
levigati Crocefissi del pavese Baldino da Surso,
sono le versioni sanguinolente per risvegliare
emozioni d’orrore del
Cristus patiens. Va apprezzata però l’espressione sofferente, esangue dei Cristo di Loano
e dell’Oratorio dei Bianchi a Taggia. Gli esemplari di matrice tedesca
sono terrificanti, inguardabili senza un moto di
ribrezzo e forse per questo trascurati dalla critica finora, nonostante
si trovassero in piena Genova. Il Crocefisso dei Caravana ha la testa scarnificata all’inverosimile,
quello, notevole, della
Maddalena, pieno di segni di tortura è insolitamente deformato nell’addome insaccato per
gravità. Dignitosamente
cadenzato è invece il Cristus Patiens, disarticolato, del Seminario di
Maestro del Crocifisso della
Maddalena: Crocifisso - Genova,
Chiesa di Santa Maria Maddalena
Savona, che ci arretra al
1280. E si giunge all’opera più importante
e intrigante: il sovrumano (263x 264 cm.)
Cristo di legno scuro,
crocefisso tunicato, dall’antica chiesa di S.Croce
e Nicodemo, esistente
prima del 1176, anno di
fondazione dell’annesso
monastero benedettino
di Punta Corvo a Bocca
di Magra.
Questo capolavoro, un
unicum nella storia del-
Anonimo: Crocifisso tunicato - Bocca di Magra, Chiesa
di Santa Croce
pag. 2
l’arte, è straordinario per
l’intenso, insolito, mai
più espresso messaggio
spirituale. Esteticamente
possiede la forza e l’autorità indiscutibile di un
modello originale, ripreso inadeguatamente
con enfasi di culto e cromie nel Sacro Volto di
Lucca e in quello di
Borgo Sansepolcro. Uno
sguardo troppo umano,
magnetico, occhi translucidi come cornee vere,
ci guarda pieno di comprensione e misericordia.
Solo uno sguardo così
magnetico, inquietante,
vivo, inarrivabile per un
artista abile solo di scalpello, può ingenerare la
leggenda di uno scultore
speciale, Nicodemo, “non
sua sed divina arte”, testimone diretto, e di una
provenienza misteriosa
dal mare, da Jaffa. Il Cristo ha un volto bellissimo, sereno dai tratti
semitici per il naso aquilino, fronte ampia, capelli lunghi divisi a metà,
mustacchi divergenti
sulle labbra socchiuse,
una strana barba a due
boccoli a spirale che lascia libera la curva del
mento. Non è l’iconografia gotica del Cristus
patiens e neppure quella
più antica del Cristus
Triumphans sulla morte,
inchiodato alla croce, a
occhi aperti. E’la figura
di un uomo intatto, in
posizione di crocefisso.
Appare solenne, miracolosamente sospeso nell’aria, risorto. Non ha
stimmate nelle mani perfette, aperte ma staccate
dalla croce, né tanto
meno nei piedi separati,
che pendono dall’abito
talare verticali, un pò
asimmetrici, sciolti, calzando - tutti le notano -
straordinarie babbucce
crociate d’oro. Le stesse
che per secoli poi indossarono i Papi (nel Museo di Asolo sono conservate quelle di Pio X)
e che, d’argento, calzarono nel Seicento (ora
sono al Museo del
Duomo) i piedi nudi del
Volto Santo di Lucca, inchiodati e separati. L’abito
talare (in basso forse è di
restauro) ha maniche e
busto torniti in pieghe
corpose e semplici: non
è l’abito che ci deve colpire ma l’umanità-divinità del Cristo.
Mai studiato scientifi-
tino a Lucca, del XII secolo, mèta dei pellegrini
romei in tutto il Medioevo, quello analogo
di Borgo Sansepolcro (su
legno del VII- VIII sec.)
e quello di Imerward a
Braunschweig. Potrebbe
essere questo il famoso
Cristo di Nicodemo approdato a Luni dalla Palestina secondo Leobino,
nel 782? Alcune coincidenze lo farebbero supporre.
Una miniatura del Codice Rapondi (1410) effigia Nicodemo ai piedi
del suo Crocefisso” calzato”. L’antica chiesa di
Scultore tedesco: Crocifisso detto dei Caravana
Genova, Museo di Sant’Agostino
sopra Scultore dei Paesi Bassi meridionali: Svenimento della Vergine
Genova, Convento della Santissima Annunziata di Portoria
camente (c’è solo un valido studio storico del
1979 di Pertusi-Pucci),
gelosamente conservato
e negato ai fotografi persino il catalogo Skira
ne stampa, anziché a colori, una sola immagine
in bianco e nero - è, a
mio avviso, opera ben
più antica del XII secolo.
L’altissima qualità estetica lo dichiara non copia ma origine dei Sacri
Volti già noti, in primis
il Volto Santo di S.Mar-
Punta Corvo era dedicata “in onorem Dei et
vivifice Sancte Crucis et
beatissimi Nichodemi
confessoris”. Quel fariseo, d’altronde, che difese e seppellì Cristo e,
divenuto scultore, ne tramandò l’immagine di
fede, non poteva che mostrarci la meraviglia di
un uomo che si stacca
dalla croce, levita risorto
a vita, pronto a camminare con noi.
maria antonietta zancan
Scultore ligure-lombardo: Maddalena - Novi Ligure,
Collegiata di Santa Maria