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CAMPIONATO GIORNALISMO 11 MARTEDÌ 22 GENNAIO 2013 SCUOLA MEDIA Unificata BADIA BADIA PRATAGLIA PRATAGLIA La lingua di Badia Prataglia Il dialetto sopravvive nel tempo e passa il testimone dagli anziani ai giovani N UN MONDO che corre veloce e che sempre più si appiattisce grazie all’uso della televisione e della tecnologia, la conservazione del proprio dialetto è vissuta come un attaccamento alle proprie radici e al mantenimento della propria identità A scuola abbiamo provato a riflettere sull’uso del nostro dialetto e sulle sue caratteristiche, perché ci è sembrato importante partire dall’approfondimento dei nostri caratteri linguistici nello studiare l’italiano: è inutile conoscere congiuntivi e termini difficili se non si conosce prima la lingua viva dei nostri nonni. Quello badiano è da tutti conosciuto in Casentino come un dialetto simpatico, fortemente espressivo, specifico dello spirito ironico degli abitanti di questo paese. Esso prende le basi da quello casentinese, di cui tuttavia estremizza alcune caratteristiche, con cadenze e riflessioni proprie, dovute anche alla lontananza da altri centri abitati e dalla particolare posizione geografica, esposta sul confine del versante romagnolo. Alla base del dialetto badiano sta re“Eggne garba”: Non gli piace”. La coniugazione dei verbi alla terza plurale assume l’antica forma “onno” invece che “arono”: mangionno (mangiarono), tornonno (tornarono); oppure più vicino al latino: andiedi (andai), diedi (detti). Il pronome personale usa spesso una forma contratta con il verbo: maschile ell’è invece di lui è ; femminile all’è invece di lei è. I IL PAESE Scorcio di Badia Prataglia: la foto è stata fatta da Emma Zoni una fonetica basata sulla prevalenza del suono “r”che spesso va a sostituire la “l” in mezzo alle parole: cortello (coltello) , sordi (soldi), sarciccia (salsiccia). sa, come del resto è l’ambiente in cui si è sviluppata: un ambiente montano dove in passato gli abitanti svolgevano lavori legati alle foreste circostanti. NELL’USO dell’articolo “er” sostituisce “il”: “er’pane (il pane), er’ vino (il vino), er’cane (il cane): Ne risulta una parlata forte e deci- UN’ALTRA caratteristica particolare è la negazione “non” che in Casentino diventa “un” e in badiano “eggne”. Per esempio si usa di- IL LESSICO poi è ricco di termini coloriti, espressione della ricca varietà linguistica di una volta che grazie ai nostri nonni sopravvive ancora oggi. La scuola può contribuire a valorizzare il nostro dialetto, facendo in modo che accanto alle forme dell’italiano corretto trovino posto quelle locali, secondo una tendenza nazionale degli ultimi anni che sta riscoprendo il patrimonio popolare delle piccole comunità. Molti di noi in casa amano parlare in dialetto e conservare questo patrimonio per le future generazioni. Chi arriva a Badia Prataglia sa che oltre alle nostre bellezze paesaggistiche, possiamo vantare un patrimonio linguistico prezioso. DIALETTO INTERVISTA A FEDERICO CHECCACCI: UN NONNO RACCONTA SEGRETI E SORPRESE DELLA LINGUA «Viva l’italiano ma non dimenticate il badiano» ABBIAMO INTERVISTATO un anziano del paese, Federico Checcacci, nonno di un nostro compagno di classe, a cui abbiamo chiesto qualche riflessione in merito all’uso del dialetto badiano. Da chi hai imparato a parlare il badiano? «Dal mio bisnonno Emilio detto ‘Basetta’. Mi ricordo bene che all’epoca (seconda guerra mondiale) usava fra amici parlare in rima rispondendosi anche usando detti e proverbi». Trovi che questo dialetto si sia modificato o è rimasto abbastanza integro? «E’ rimasto integro nelle persone più anziane. Oggi, si usano solo alcune parole del badiano antico e sono in pochi a parlarlo come si parlava una volta». Puoi dirci qualche modo dire caratteristico? LA MEMORIA Un’immagine d’epoca di Badia Prataglia -Spetteme ch’ eccheme; -Em’ è parito davanti!; -It’ lo dicìo che n’ce venìo; -Ma..cch’ andìa. Pensi che i giovani debbano mantenere il dialetto o apprendere meglio possibile l’italiano? «E’ bene che sappiano benissimo l’italiano... ma è bene anche che non dimentichino completamente il proprio dialetto». Hai mai trovato difficoltà nel farti capire da chi non è del paese? «No, perchè comunque il badiano è un dialetto che mantiene abbastanza le basi dell’ italiano e che è facilmente capibile anche dai forestieri». Puoi raccontare un aneddoto di qualche particolare personaggio del paese? «La storia del nostro paese è piena di aneddoti ironici: famoso il “poro Necche” di Sassopiano che, d’inverno, dopo aver comprato un fiasco di vino se lo mise sotto braccio. Tornando a casa cadde e sentendosi bagnato e macchiato di rosso, disse : «Speriamo sia sangue!». Il vino era un bene prezioso...». i redattori delle classi miste... STUDENTI Classe I C: Gabriele Bussi, Carlotta Cappelli, Vanessa Cattaneo, Mirko Farini, Fatljind Ferati, Juri Fratini, Linda Marri, Kristian Marku, Gaia Matteucci, Francesca Sensi, Carolina Sociu. Classe II C: Lorenzo Acciai, Fabrizio Belli, Livan Casetti, Cosimo Checcacci, Viola Cordovani, Andrea De Sanctis, Michela Meloni, Daniele Mondanelli, Riccardo Niccolini, Giulia Polverini, Andrea Zapparoli, Emma Zoni. Classe III C: Irene Escobar, Aferdita Ferati, Debora Giovannini, Elisa Matteucci, Daniele Sanavivi, Cristian Tac- coni, Alessandro Zignani INSEGNANTI Lara Alterini, Manola Conti PRESIDE Alessandra Mucci DIALETTO GUIDA Siete stranieri? Un dizionario per capire CI SIAMO divertiti a stilare una lista dei vocaboli più particolari indicando accanto la loro traduzione in italiano corrente. Parole ancora oggi usate comunemente nella vita quotidiana. Annoiare: matupire Arrivo: eccheme Bagnato: fradicio mezzo Cadere: barullare Cintura: cigna Coccinella: paolina Fare: compicciare Fatica notevole: stracanata Fuori: fora Ghiaia: sassicaia In acqua: a mollo Ma possibile!: gna pure! eddie! Mela cotta: boffolo Mucchio: cariccia Nascondino: mpiattacucù Neve bagnata: sbroscia Non mi: imme Persona poco affidabile: fanfeno Piacere: garbare Picchiare: ungere cignare Piegato male: ropato Ragazzo\Ragazza: cittino\cittina Smorfia del viso: cicrigna Stai bene?: tu se’ schietto? Stanco morto: stracco Spioviggina: butticchia Sporco: concio Tanto chiacchierare: becerio Unghia: ugna I modi di dire più divertenti: frasi riferibili ad aneddoti verificatisi nel passato tra persone del paese Altre sono riprese da conversazioni che richiamano una saggezza popolare dove si formulavano detti e proverbi dall’osservazione del tempo, dai fenomeni meteo, dell’alternarsi delle stagioni. Nero ar Capanno, donna raccatta er panno (Scuro al Capanno, donna, ritira il bucato) S’all’è vera all’è bella (Se è vera, è proprio bella) A ch’età t’atacco a lavorare? (A che età hai cominciato a lavorare?) S’è freddo si pela e s’è caldo si foga (Se è freddo si gela e se è caldo si soffoca) ••