Lettera di Natale 2009

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Lettera di Natale 2009
Mae Suay, 21 novembre 2009
Carissimi,
sono passati un bel po’ di mesi dall’ultima volta che ho scritto. In questo periodo ho
continuato con lo studio della lingua e con le visite
negli slums il sabato e la domenica. Durante il
mese di ottobre qui la scuola e’ chiusa e cosi’
abbiamo accompagnato i ragazzi delle nostre casefamiglia a trovare i loro genitori. Non tutti infatti
possono ritornare a casa in modo stabile per la
gravita’ di certe situazioni. In alcuni casi li abbiamo accompagnati in carcere a trovare il papa’ o
il fratello oppure in ospedale a trovare la mamma
magari ammalata di AIDS. Nella foto vedete Phut,
uno dei bambini delle nostre case che va a trovare la mamma malata di AIDS. Il padre
e’ scappato via quando lui era ancora piccolo. Quella che vedete in legno e’ la sua “casa”. La prima volta che
l’ho vista non ho fatto a meno di pensare alla stalla dove Maria e Giuseppe adagiarono il loro bambino! Come
vedete c’e’ giusto lo spazio per coricarsi e dormire...e quando piove entra tutta l’acqua in “casa” e lei si deve
spostare a seconda dei fili d’acqua. Per il bagno deve andare nella casa del vicino. Gli abbiamo fatto la foto
cosi’ che quando la mamma non ci sara’ piu’ lui potra’ ricordarla.
Il giorno successivo siamo andati invece nel carcere minorile a trovare due ragazzotti di 14 anni dello slum arrestati per aver violentato una ragazza. I genitori di uno dei due ragazzi ci ha chiesto di andare a trovarlo: loro
non possono andare perche' tutta la loro famiglia e' ricercata dalla polizia per droga!!! L'altro ha una storia che
a raccontarla non ci si crederebbe. Il fratello maggiore ha appena tentato un suicidio, il nipotino di due anni e'
annegato nel canale della fogna qualche mese fa e....basta non aggiungo altro. Il nostro sforzo e' sempre quello
di stare vicino a queste persone. Fargli sentire che non sono abbandonate da tutti, che non sono spazzatura
come li trattano tutti e come si sentono. Che il Signore, anche attraverso la nostra presenza, gli e' vicino. E
questo loro lo percepiscono e c'e' sempre almeno lo sforzo di entrare in contatto con la "parte buona" che e' in
loro per ripartire da li'. In quelle situazioni e' difficile. Ci sono partenze, fermate e ripartenze...ma cio’ che mi
rincuora e’ cio’ che dice Isaia: “Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato».
Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche
se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49,14-15).
Come vedete dalla data in alto, vi scrivo da Mae Suay. Dalla fine di ottobre, infatti, mi sono trasferito in questa
nostra missione al confine con la Birmania. E’ una missione che compie 20
anni il prossimo marzo ed e’ molto attiva. E’ costituita da una popolazione in parte thailandese e in
parte tribale: questo vuol dire che ci sono varie
tribu’ (Akha, Lahu, Lisu, ecc.) provenienti dalla Birmania, Cina, Laos che non sono di nazionalita’ thailandese ma vivono in Thailandia da ormai molti anni.
Per quando riguarda i tribali, il lavoro principale avviene attraverso l’educazione di alcuni ragazzi cattolici
che seguiamo durante il ciclo della scuola media. Abbiamo 3 ostelli con una trentina di ragazzi l’uno. Tra
loro, poi, si cerca di individuare chi ha capacita’ e lo
si sostiene anche nella scuola superiore o universita’.
Una grande sfida e’ quella di aiutare questi ragazzi ad
integrarsi nella cultura thailandese senza perdere gli
aspetti belli della loro cultura tribale. Come anche da
noi, qui la globalizzazione avanza sempre di piu’ e gli
anziani che prima avevano un ruolo molto importante
nella cultura tribale adesso lo stanno perdendo. I giovani, dal canto loro, sono sommersi da tante novita’ e da un mondo molto
piu’ ampio del villaggio, e non sempre hanno gli strumenti per “navigare” in questo mare cosi’ vasto. Sempre
durante la settimana ci sono poi le visite ai villaggi, i momenti di formazione per i nostri collaboratori,
la catechesi per i bambini e per gli adulti che chiedono il battesimo e...qualche bella spaghettata tra
noi missionari!!! L’altra mattina a colazione avevamo una specie di polpettone fritto, riso e
brodino...vi lascio immaginare...quindo ogni tanto una bella spaghettata ci rimette al mondo!
Questo e’ il periodo in cui si raccoglie il riso e il caffe’ e la natura
e’ davvero magnifica. Molto spesso, verso sera, se non gioco a pallone con i ragazzi vado a farmi qualche passeggiata verso una diga
che e’ qui vicino da cui si vede un panorama magnifico. Anche
l’aria e’ molto piu’ fresca di Bangkok e la sera si deve dormire con
una coperta (stammattina c’erano 13 gradi!!!).
Durante la settimana vado a
visitare i malati di AIDS e gli
anziani che sono qui nella zona
insieme alle suore camilliane. Anche tra i tribali i malati di AIDS
stanno aumentando sempre di piu’ e c’e’ l’intenzione, come missione, di avviare un progetto anche per questi malati. Inoltre devo
preparare le prediche e c’e’ una coppia, marito e moglie, catechisti,
che mi aiutano a praticare la lettura e ad esprimere i concetti che
voglio dire in modo giusto.
In questi giorni abbiamo qui al centro un gruppetto di bambini disabili con le loro mamme. Le suore camilliane insieme
ad alcuni cattolici che lavorano al centro con noi, insegnano
alle mamme come fare la fisioterapia ai loro bambini ed e’
un occasione data a queste mamme di conoscersi tra loro, di
far giocare insieme tra loro i bambini disabili.
Sabato scorso sono stato a celebrare la messa ad un villaggio. Era la festa del “riso nuovo”. La gente offre (come si
faceva un tempo anche in Italia, credo) le primizie del raccolto e poi celebra insieme come villaggio mangiando il riso
nuovo appena raccolto. E’ stata una festa bellissima.
Io vi ricordo con tanto affetto nella preghiera e vi ringrazio
per le vostre preghiere. Vi affido tutti al Signore e vi chiedo una preghiera speciale per i malati di
AIDS che andiamo a trovare perche’ non si spenga mai in loro la speranza. Vi auguro un santo Natale!!!
Con affetto,
p. Daniele
Email: [email protected]