(bio)diversità cooperativa
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(bio)diversità cooperativa
2012 ANNO INTERNAZIONALE DELLE COOPERATIVE LA (BIO)DIVERSITÀ COOPERATIVA di Felice Scalvini - Vice presidente ICA (International Co-operative Alliance) Dopo l’Anno internazionale della biodiversità (2010) e, in parallelo, quello delle foreste e delle persone di origine africana (2011), ecco, nel 2012, l’Anno internazionale delle cooperative. Vi è una palese continuità nell’approccio delle Nazioni Unite: la tutela del pianeta passa attraverso la difesa e la promozione degli elementi di biodiversità che lo caratterizzano, in tutti gli ambiti, da quello naturale a quello etnico a quello economico. Proprio in quest’ultimo si è assistito negli ultimi decenni a un vistoso e preoccupante fenomeno di riduzione della biodiversità delle imprese che, al pari di quanto avviene nel mondo naturale, sono presenti nell’ambiente economico con diverse popolazioni, tra loro ben differenziate e in grado di contribuire, sviluppandosi tutte armonicamente, al benessere generale. L’impresa capitalistica, in forma di monocultura, ha invece occupato spazi sempre più estesi, tendendo a ridurre, in alcuni ambiti sin quasi all’estinzione, le altre specie. Ciò è avvenuto innanzitutto per il diffondersi e il consolidarsi di un luogo comune, che ai più continua ad apparire indiscutibile: l’impresa per eccellenza è una, quella di capitali, e nulla importa se, nella versione più spinta, quella finanziaria, la sua espansione incontrollata e infestante ha provocato la crisi globale nella quale ci stiamo dibattendo. Eppure proprio la crisi ci offre elementi che dovrebbero far riconsiderare in modo molto attento il tema della biodiversità imprenditoriale. Non tutte le specie imprenditoriali stanno reagendo allo stesso modo alle difficoltà. Tutte le informazioni e i dati che ci giungono dai diversi Paesi del globo ci dicono della grande resilienza delle imprese cooperative, malgrado il difficile contesto generale. Ciò vale per tutti i settori, ma soprattutto per quello finanziario. E allora alcune domande sorgono spontanee. Chi l’aveva previsto? Qual è il motivo di questa diversità? Quali conseguenze se ne possono trarre? Un’antica favola di Esopo, universalmente nota, ci può soccorrere: quella della gara tra la lepre e la tartaruga. La lepre capitalistica è sicuramente più veloce... ma spesso finisce fuori strada. Le tartarughe, cioè le banche e le altre imprese cooperative, in tutto il mondo, sono oggi messe molto meglio e stanno vincendo la gara. E la differenza sarebbe ancora più evidente se gli Stati non avessero rimesso le lepri in carreggiata e se qualche tartaruga, sedotta dagli applausi dei tifosi e mal consigliata dagli allenatori/consulenti, non avesse provato anche lei a fare la lepre, con tutte le conseguenze del caso. Per questo credo che il 2012 debba innanzitutto essere l’anno dell’orgoglio della biodiversità cooperativa, l’orgoglio della storia delle imprese-tartaruga che, passo dopo passo, senza correre, ma anche senza mai fermarsi e senza mai perdersi per piste laterali, costruiscono il benessere dei loro soci, della loro comunità e di tutta la società.