Il lungometraggio d`esordio di Puccioni

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Il lungometraggio d`esordio di Puccioni
17
luglioagosto2002
FILM
VISTIPERVOI
Il lungometraggio
d’esordio di Puccioni
Andiamo
al Cinema
Charlotte Gray
Arrivato nelle sale dopo aver raccolto diversi premi
n Paolo Boschi
Non capita spesso che il titolo
di un film ne sintetizzi esattamente la storia: è il caso di
Quello che cerchi, lungometraggio d’esordio di Marco
Simon Puccioni, arrivato nelle sale dopo aver raccolto diversi premi al Noir in Festival
di Courmayeur, al Festival del
Cinema Europeo di Lecce ed
ai Los Angeles Italian Film
Awards. Protagonista della vicenda è Impero, classico
esempio di investigatore privato disilluso, ormai assuefatto ad una vita priva di emozioni ed in piena stasi relazionale: il caso che ridesta la sua attenzione arriva da un committente particolare, ovvero
Francesco, il suo miglior amico di vent’anni prima, un ex
leader generazionale che a
quarant’anni suonati ha deciso di cambiare sesso e diventare Francesca. Impero è assunto da Rosa, da anni compagna di Francesco, per tenere
d’occhio ed eventualmente
proteggere il figlio dell’amico, Davide, un adolescente irrequieto che pare aver eletto
la purezza a stile di vita: non
beve, non fuma, non si droga
ed è un vegetariano integrale,
un vegan, oltre che un no global sempre pronto ad agire
contro la multinazionale di
turno. Davide è animato da
un’ansia affettiva causata da
una parte dalla metamorfosi
paterna, dall’altra dall’irrisolto rapporto con la madre Michelle, che ha lasciato anni
prima figlio e marito: il caso
vuole che Michelle sia anche
stata l’unica donna di cui
Impero si sia veramente innamorato.
Quello che cerchi ci fa conoscere il ragazzo dall’ottica
da voyeur professionale
dell’investigatore, nella cui
mente comincia progressivamente a farsi strada il dubbio
che il giovane possa essere il
figlio mai avuto, enigma che
solo l’irreperibile Michelle
potrebbe risolvere.
Un’incursione del gruppo di
Davide in un laboratorio biotech costringe Impero ad interrompere il suo monitoraggio passivo e ad entrare in
scena direttamente: sorpreso
dalla sorveglianza, Davide ha
infatti ferito una guardia giurata ed Impero si è offerto di
accompagnarlo da Torino a
Napoli, dove ha amici che
possono tenere nascosto il ragazzo in attesa di tempi migliori. Il film prosegue sui binari di un road movie d’incontro intergenerazionale in
cui, tra un campo nomadi in
notturna ed un suggestivo tramonto marino, i due protagonisti faranno amicizia superando le iniziali diffidenze,
uniti dalla costante ricerca di
legami affettivi: Davide per
Impero è la chimera di una paternità irrealizzata, l’intorpidito investigatore per il ragazzo è invece la possibilità di
materializzare l’ectoplasmica
presenza della madre Michelle, fil rouge di collegamento
con il compagno di viaggio.
Un esordio convincente e
piuttosto originale sotto il versante visivo, in continua altalena tra passato e presente,
tra squarci esistenziali e prospettive voyeuristiche.
Nell’anteprima fiorentina di
Quello che cerchi è intervenuto lo stesso regista (e sceneggiatore), che ha rifiutato
per il suo film d’esordio
l’etichetta di pellicola no global, ritenendola troppo facile
e riduttiva: “E’ un film irrequieto su insolite forme
d’amore. Ho iniziato a scrivere perché ero interessato a
raccontare il legame padre-figlio tra persone che non sono
parenti. In una società in cui i
padri sono assenti e tutti sembrano impegnati a ricercare la
propria identità, il bisogno di
famiglia, il senso di protezione e il bisogno di adottarsi
l’un l’altro è più forte che
mai”.
A Firenze Puccioni ha anche
trovato il tempo per riprendere lo spettacolo del gruppo catalano Fura Dels Bauls andato in scena in Piazza Pitti lo
scorso 19 giugno, dal titolo La
Divina Commedia letta
dalla Fura Dels Bauls: il relativo film, di durata inferiore
ai sessanta minuti, dovrebbe
essere distribuito nel circuito
televisivo.
Quello che cerchi,
regia di Marco Simon Puccioni,
con Marcello Mazzarella,
Stefania Orsola Garello, Antal Nagy,
Antonella Attili;
drammatico; Italia; 2002; C.;
dur. 1h e 40’
OSSERVATORIOMUSICALE
Le note che girano intorno
Come la stagione richiede, questo è un
periodo segnato da numerose uscite e
dai tipici tormentoni estivi, soprattutto
per quanto riguarda i singoli, dunque il
momento migliore per indicare le canzoni che costituiranno la colonna sonora
delle vacanze. Si profila già un dominatore assoluto, il gangsta-rapper Eminem,
da Detroit, con il suo ultimo album The
Emimen Show, saldamente in testa
alle classifiche americane, inglesi, europee ed italiane, almeno in attesa degli ultimi Oasis di Heathen Chemistry, in
uscita in questi giorni. Cominciamo come
sempre dalle charts americane, dove dietro Eminem seguono la compilation Totally Hits 2002 e Life goes on di
Donell Jones.
Nella top ten figurano a ruota We invented the remix della coppia Puff
Diddy & Bad Boy..., gli Ashanti con
l’omonimo album, No shoes, no
shirt... di Kenny Chesney, Dirty Vegas
con l’omonimo disco, Let go di Avril Lavigne, C’mon c’mon della rediviva
Sheryl Crow ed infine la compilation
Now 9. Tra i dischi caldi d’obbligo segnalare le soundtrack di Spider-Man
(recentissima) e di O brother where
art thou? (ormai un long seller). Per
quanto riguarda i singoli invece Witho-
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ut me di Eminem insegue il terzetto formato da Foolish degli Ashanti, Hot in
here di Nelly e I need a girl di Puff
Diddy featuring Usher & Loon. Traversando l’Atlantico per esaminare le charts
del vecchio continente le novità aumentano: detta legge sempre Eminem, seguono Destination di Ronan Keating,
18 di Moby, Laundry service di Shakira, A new day is come di Céline Dion,
Missundaztood di Pink, Escape di
Enrique Iglesias, Come away with me
della rivelazione Norah Jones, Warriors
of the world dei Manowar ed infine il
trittico di Greatest Hits degli intramontabili Queen. Per quanto riguarda i
singoli più gettonati a livello continentale, il primato spetta a Without me di
Eminem, davanti a Whenever wherever di Shakira ed a Perdono del nostro
Tiziano Ferro.
Nella top ten britannica degli album dietro Eminem seguono a ruota Queen, l’ex
Boyzone Ronan Keating, Untouchables dei Korn, Heathen dell’inossidabile David Bowie Come away with
me di Norah Jones, infine Enrique Iglesias, gli Squeeze, Kylie Minogue e gli
Everly Brothers. Una bella sorpresa guida invece la classifica inglese dei singoli:
addirittura una rivisitazione firmata da
Jlx di A little less conversation di
Elvis Presley, nel venticinquennale della
morte del Re, seguito da Love at first
sight della Minogue e Get over di Sophie Ellis Bextor.
Ed arriviamo così alla classifica italiana
degli album, dove domina come ovunque Eminem, che ha scalzato Fuori
come va?, l’ultima prova del paladino
del rock nazionale, Ligabue. La top ten
italiana si completa con il debutto direttamente al terzo posto dei Korn, seguiti
da Disincanto di Mango, Le cose da
difendere di Nek, Heathen del Duca
Bianco (subito sesto all’uscita), Norah Jones, Shakira, Moby ed infine dal best of
di Umberto Tozzi. Il singolo più gettonato a livello nazionale è Whrever you
will go di The Calling, davanti a Moi
Lolita della giovanissima transalpina
Alizée, Whenever wherever di Shakira, Sei solo tu di Nek, Don’t let me
get me di Pink, Le vent nous portera
dei Noir Désir Love at first sight della
Minogue, Tainted love di Marilyn
Manson e Boom di Anastacia.
Buone vacanze e alla prossima.
P.B.
Regia di Gillian Armstrong, con Cate Blanchett, Billy Crudrup, Michael
Gambon, James Fleet; sentimentale; Gran Bret./Austral.; 2001; C.
Gillian Armstrong, già apprezzata autrice di Oscar e Lucinda, è tornata
dietro la macchina da presa per dirigere Charlotte Gray, basato sul
romanzo Birdsong di Sebastian Faulks, ritrovando nell’occasione la sua
protagonista di un tempo, Cate Blanchett, ormai presenza stabile di
Hollywood e dintorni. Nel corso del secondo conflitto mondiale
Charlotte Gray, giovane donna scozzese, vive un’intensa storia d’amore
con l’ufficiale della Raf Peter Gregory: poiché parla perfettamente il
francese, Charlotte è reclutata dal governo britannico in un corpo
speciale creato per addestrare spie da infiltrare dietro le linee nemiche.
Quando apprende la triste notizia che l’aereo del suo amante è
precipitato nella Francia occupata, la protagonista si offre volontaria per
una missione in terra d’Oltralpe, intimamente convinta di ritrovare il suo
aviatore, ormai dato per disperso. Paracadutata in Francia, Charlotte
Gray, opportunamente ‘mimetizzata’ per sembrare una civile francese,
prenderà contatto con la Resistenza locale, coordinata dall’intellettuale
comunista Julien Levade: progressivamente, mentre le speranze di
ritrovare il suo amante vivo vanno diradandosi all’orizzonte, tra
Charlotte ed il giovane partigiano verrà a stabilirsi una relazione basata
su rispetto e solidarietà reciproca. Nonostante l’ambientazione bellica,
Charlotte Gray è principalmente un film di carattere sentimentale dai
risvolti drammatici: in primo piano resta sempre la guerra vista dalla
particolare prospettiva di una donna innamorata che, giorno dopo
giorno, deve venire a patti con la propria impotenza davanti
all’implacabilità delle liste di proscrizione (che non risparmiano neppure i
bambini) o alla perversa logica doppiogiochista dello spionaggio
britannico, pronto a sacrificare senza esitazioni i partigiani politicamente
non in linea con Londra.
Metropolis
Regia di Rintaro; animazione; Giappone; 2001; C.
Film d’animazione giapponese ispirato all’omonimo capolavoro di Fritz
Lang, Metropolis è tratto dal manga del maestro Osamu Tezuka e
sceneggiato da Otomo Katsuhiro, già autore di un cult movie come
Akira. La pellicola diretta da Rintano, frutto di un’elaborata produzione
durata ben cinque anni, vanta una notevole accuratezza di dettaglio sul
fronte dell’ambientazione: siamo in un futuro ipotetico,
nell’ipertecnologica Metropolis, città di luci ed ombre, caratterizzata da
un incessante movimento e divisa a strati, in cui il livello urbano più
basso è abitato dalle classi socialmente meno inquadrate. I lavoratori dei
livelli sotterranei vivono in condizioni miserande rispetto ai ricchi di
superficie, condizioni aggravate dall’ardua integrazione con i robot, che
vanno sostituendo gli umani in ogni ordine di lavoro. In uno stato simile,
disgregato da forti tensioni sociali, l’ordine è mantenuto con la violenza
e l’arma dello spionaggio dalla polizia, mentre il potere economico e
giuridico è nelle mani del perfido Duca Red. Il tiranno ha finanziato il
progetto dell’imponente Zigurrat, simbolo visibile del progresso di
Metropolis: quello che nessuno sa è che il Duca Red ha concepito al
contempo anche un complesso piano per dominare il mondo,
imponendo il robot Tima – dalle sembianze femminili e cesellato sulla
figura della figlia scomparsa del despota – in un trono che le assicurerà il
virtuale controllo dell’umanità. A complicare gli oscuri piani del Duca
Red arriverà a Metropolis un investigatore straniero, con il giovane
nipote Ken’ichi, per indagare sull’attività di uno scienziato pazzo iscritto
nel libro paga del tiranno, guarda caso diretto responsabile della
progettazione di Tima. I due tenteranno d’impedire l’avverarsi del
tragico fato di Tima, ma Metropolis è destinato a chiudersi su binari
apocalittici. Il tutto shakerato con un’accattivante colonna sonora a base
di jazz e swing, felicemente in contrasto con l’ambientazione futuribile.
P.B.
PALAZZOPITTI
Anche Ronconi
visita Kantor
Un grande regista ha reso omaggio ad un genio del teatro. Luca
Ronconi ha visitato le mostre di Tadeusz Kantor in corso fino al 10
agosto a Firenze al Rondò di Bacco e alla Galleria d'arte moderna di
Palazzo Pitti. Ronconi è stato accolto e accompagnato nella visita dal
soprintendente Domenico Valentino, dal presidente di Firenze Mostre,
Franco Camarlinghi, e dal direttore della biblioteca Alfonso Spadoni,
Valerio Valoriali. Il regista si è dichiarato ammirato dall'opera pittorica di
Kantor e ha espresso particolare apprezzamento per la mostra di oggetti
teatrali allestita al Rondò di Bacco dove è inoltre rimasto assai colpito
dalla grande fotografia di Nunzi Gioseffi, l'organizzatrice teatrale
fiorentina alla quale le mostre sono dedicate. Uccisa pochi anni fa da un
male incurabile, Nunzi Gioseffi fu per molti anni la più stretta
collaboratrice di Ronconi, dopo esserlo stata di Kantor, alla fine degli
anni Settanta, quando il regista polacco trascorse un lungo periodo a
Firenze per produrre Wielopole Wielopole, uno dei suoi capolavori.
Kantor, Galleria d'arte moderna, Sala del Fiorino
Palazzo Pitti, Teatrino del Rondò di Bacco
fino al 10 agosto
Orario: martedì-sabato ore 8,15-13,50;
prima, terza, quinta domenica del mese.
(chiusa: seconda e quarta domenica,
in questo caso il lunedì successivo rimane aperta).
Ingresso: euro 5 (euro 6,55 con prenotazione a Firenze Musei, Tel. 055.290383).
Catalogo: Edizioni di Storia e Letteratura (Roma), pagine 144, 22 euro.
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