Costume e Società - Federazione Ginnastica d`Italia
Transcript
Costume e Società - Federazione Ginnastica d`Italia
36 Costume e Società AMSICORA, UN NOME NELLA LEGGENDA G igi Riva ha restituito ai più, recentemente, un frammento della sua memoria: lo stadio Amsicora nel suo primo, soffertissimo, giorno in terra sarda (primi anni 60). Un campo marrone desolatamente in terra battuta, circondato da due gradinate in cemento armato e da piccole tribune in tubi Innocenti. La sua fotografia non inquadra il sotto tribuna: il covo, umido anche di sudore, dei figli del mitico capo dei sardi pelliti. I ginnasti in tuta verde, piccoli eroi amsicorini. Quelli che smesso il lavoro si allenavano la notte per inseguire il sogno di una medaglia e rinverdire i fasti di inizio ‘900. E si, perchè l’altra fidanzata Il presidente dell'Amsicora Ruggeri riceve il Collare d'oro. d’Italia, dopo la ricca e seducente Juventus, nasceva nel 1897 ad opera di un gruppo di giovani che si radunavano nel retro bottega di una macelleria cagliaritana. Troppo angusta per poter permettere una qualche attività. Furono i frati sul Colle di Bonaria ad ospitare i ragazzi, facendosi da parte a sera in una stanzetta del convento. Così mentre si spalancava ai loro occhi e alle loro speranze il mitico ‘900, finalmente approdarono a Ponte Vittorio con l’acquisizione di un ex bagno penale. E qui ci si tuffò nell’oro di Olimpia con i ginnasti: Francesco Loi nel 1912 e nel ‘920 fu olimpionico a squadre, come Michele Mastroma- rino, come l’istruttore Mario Corrias (nel ‘924 e nel ‘932). L’altra foto che Gigi Riva ha regalato recentemente agli italiani è stata quella dei giorni della conquista dello scudetto: lo stadio Amsicora che festeggia gli eroi di una nuova leggenda sportiva. La città capoluogo di un’isola ancora misteriosa e diffidente si era esaltata e mobilitata così solo nel 1906, per accogliere da trionfatori al porto i verdi ginnasti amsicorini, vincitori del Concorso Ginnico di Milano. Le foto più belle inquadrano la via Roma senza più un posto in piedi. Furono quelli, gli anni firmati dal grande Mario Corrias, già campione italiano all’età di 19 anni, eppoi 37 istruttore con un filino di barba ma tanto carismatico e autorevole da allenare i leggendari Riccardo Agabio, papà del nostro Riccardino, Luigi Nieddu e Giacinto Lambiasi. Il verde era sinonimo di una scuola di autentico rigore sportivo, la Scuola Amsicora era per Cagliari la fucina di campioni e di uomini veri. Così dominante lo spirito di appartenenza da esaltare l’orgoglio degli atleti anche fuori dagli attrezzi. Basti pensare a Lambiasi, per cinque volte anche primatista italiano nel salto con l’asta. Così il cuore batteva a mille nelle occasioni speciali: nel ‘924, per esempio, fu Vittorio Emanuele III, Re d’Italia ad applaudire i nostri nel saggio ginnico al campo GIL. Anni sofferti, quelli del diretto controllo da parte della Gioventù Italiana del Littorio: all’Amsicora furono requisiti campo e palestra; si riuscì però a non perdere qualche Concorso (Lugano, Orleans, Liegi, Firenze). Il verde tornò a risplendere dalle macerie nel dopoguerra, una città lacerata e martoriata pian piano restituiva attrezzi vari e sbarre disseminati nei sottoscala e nei magazzini della città. Il tam tam per il re- clutamento dei nostri atleti, persuasivo, filtrava nelle case dei cagliaritani vogliosi di rimettersi in piedi. E c’erano pure le donne a ridare coraggio: due insegnanti, De Gioannis e Ferrari Fois, riorganizzarono la sezione femminile e trovarono gli sponsor per il Concorso Internazionale di Venezia: Bruna Fanti, Mariolina Agabio e Rita Murru parteciparono poi al Concorso di Roma in occasione dell’Anno Santo. Ma la palestra sotto la mitica gradinata di Ponte Vittorio conobbe giorni indimenticabili sotto la direzione di due impareggiabili maestri: Ginetto Urru e Gino Mereu che perfezionò i talentuosimi Piero Grasso, Riccardino Agabio e Angelo Zucca. Straordinario il medagliere di quest’ultimo: sul padio ai Giochi del Mediterraneo ad Algeri (1975), tre scudetti (1976,1977, 1978) dopo la partecipazione alle Olimpiadi di Montreal (1976). E negli anni ’70 c’è lo straordinario impegno di istruttori come Renzo Mattei e Maria Piera Ulzega a contrassegnare la continuità della grande tradizione amsicorina sino ad attrarre in palestra tantissimi giovani: Silvia Fara (4° agli assoluti del 1987), Myosotis Massidda Corrias che visita gli azzurri in ritiro (si riconosce Menichelli, secondo da sinistra). Mario Corrias agli anelli. (azzurra in Italia - Cecoslovacchia) e Manola Camba tra le altre alimentano il mito di Amsicora, oggi tirata a lucido anche negli impianti davvero all’avanguardia e frequentati mattina e sera da sempre nuovi puristi dalla nobile disciplina. La palestra ora sa di profumo di tendenza, contaminato da quell’inconfondibile sudore, unica essenza della cultura dei sacrifici della scuola di vita. Di questo radicamento nella tradizione, seppure rivisitata e modulata secondo i nostri tempi, è autentico paladino il presidentissimo Ruggero Ruggeri, autentico mecenate di vecchio stampo, che riesce magicamente a rinverdire radici e vessillo guardando avanti sino a proiettare la “vecchia cartolina” in un incredibile film a colori. È l’Amsicora, griffata Ruggeri, nobilitata dal Collare d’Oro al Merito Sportivo, che fa sempre più affascinante la fidanzata d’Italia, quell’eterna discendente di quell’orgoglioso guerriero pellita. di Giorgio Ariu