1/2 Una scoperta del satellite Geosat: i mari sono

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1/2 Una scoperta del satellite Geosat: i mari sono
Roberto Weitnauer
Stesura: 18 gennaio 2006
(3300 battute)
Versione d’origine pubblicata e diritti ceduti a terzi
Una scoperta del satellite Geosat: i mari sono bitorzoluti
Tolte le correnti e il moto ondoso, ci si potrebbe aspettare che i mari formino una
superficie regolare. Le prime rilevazioni eseguite dal satellite Geosat negli anni ’80
hanno però evidenziato varie gibbosità. Esse sono causate dal campo gravitazionale
che non è uniforme, per via degli infossamenti e delle sporgenze rocciose dei fondali
marini.
La gravità anima la giostra terrestre. L’acqua evapora, sale, condensa, precipita.
L’atmosfera si dilata e torna a premere sul pianeta. Le montagne crescono e franano.
Tutto viene sollevato e ricade. Qual’è la posizione di riposo? Dove ci mettiamo per
osservare le altalene della natura? Il mare appare un valido riferimento naturale.
Siamo soliti misurare le quote rispetto alla sua superficie, anche quelle negative delle
profondità abissali.
A ben vedere, l’idea di un osservatorio immutabile e privilegiato è un retaggio
errato della scienza antica. Nondimeno, fino a vent’anni fa si pensava che gli oceani
fossero un luogo quasi eletto. Togliendo le maree, il moto ondoso e le correnti, ci si
aspettava che le acque che ammantano il globo formassero una superficie abbastanza
regolare. Le registrazioni effettuate negli anni ‘80 dal radar del satellite statunitense
Geosat hanno restituito un quadro diverso, confermato successivamente da altri
satelliti (in primo luogo l’Ers-1 europeo e il Topex/Poséidon franco-americano).
I dati altimetrici sono sorprendenti: la superficie dei mari è alquanto difforme. Ci
sono rilievi e avvallamenti costanti nel tempo, proprio come accade sulle terre
emerse. Le differenze tra un punto e l’altro del globo acqueo arrivano quasi a 200
metri. Montagne di 80 metri s’innalzano sopra il livello medio. La superficie degli
oceani è irregolare, simile a quella di un enorme tubero.
Tutto dipende dalle variazioni della gravità. Formazioni rocciose più spesse, e
dunque più vicine al pelo libero, generano campi gravitazionali localmente più
intensi. Per i bacini sottomarini vale l’inverso. Ovviamente, anche la densità delle
rocce gioca un ruolo. Si può pensare che dove il campo gravitazionale è più intenso
l’acqua formi degli avvallamenti. Non è così. Accade invece che un’attrazione più
intensa attiri più acqua e quindi formi un rilievo.
In sostanza, siccome l’acqua si dispone perpendicolarmente alle linee di campo,
essa scorre sui lati dei rialzi o degli abissi, ricalcandone l’andamento in superficie,
come un grande materasso adagiato su un terreno sconnesso. Le gibbosità sono
comunque troppo dolci per essere avvertite a bordo delle navi. Ci voleva l’occhio dei
satelliti per scorgerle. Con i dati altimetrici inviati si è potuto tracciare un atlante
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dettagliato dei fondali e della relativa tettonica (dorsali, faglie, fosse), così importante
per comprendere i movimenti della litosfera e l’origine dei sismi.
Va aggiunto per completezza che l’altimetria marina è influenzata da vortici fissi
di centinaia di chilometri di diametro, riuniti in sistemi circolatori di ordine superiore.
Il fenomeno è causato dalla rotazione terrestre e assomiglia a quello che succede nella
tazza di caffè quando usiamo il cucchiaino: il liquido s’inarca stabilmente sui bordi e
si deprime al centro. Questi vortici sono implicati nella generazione della Corrente
del Golfo e sono anch’essi una scoperta di Geosat.
Il satellite non ha però origini del tutto pacifiche. La Marina americana si era a suo
tempo accorta che i missili subivano disturbi gravitazionali e così nel 1985 lanciò
Geosat per controllare la situazione sugli oceani. Le eclatanti rilevazioni vennero rese
pubbliche solo nel 1995, quando la Guerra Fredda era finita ed Ers-1 dell’ESA era già
operativo.
Roberto Weitnauer
Una rilevazione altimetrica oceanica di Geosat:
http://www.seismo.unr.edu/ftp/pub/louie/class/plate/geosat-1.gif
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