La canzone umoristica d`autore per i più piccini

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La canzone umoristica d`autore per i più piccini
La canzone umoristica d’autore per i più piccini
di Franco Settimo
Quando pensiamo alla canzone per bambini è quasi d’obbligo che ci passino davanti agli occhi i
tranquillizzanti “fratacchioni” dell’Antoniano e il profilo minuto seppur austero ed autorevole di Mariele
Ventre, intenta a tenere a bada un coro di marmocchi ancora poco intonati ma smaniosi di cantare. Da più
di cinquant’anni, lo Zecchino d’Oro rappresenta la colonna sonora di un modo di scrivere canzoni che a
partire dagli interpreti dà all’infanzia un valore baricentrico, raggiungendo a volte vertici di reale poesia (mi
viene in mente “La giacca rotta”, ma non solo ).
Questa mostra vuole essere invece l’espressione di un paradigma leggermente diverso: la canzone per
bambini scritta sì dai nostri cantautori più bravi, ma cantata anche da loro, così che almeno si meritino i
galloni sul campo. Alcuni di loro, e mi riferisco specificamente a Sergio Endrigo e a Bruno Lauzi, per citare
due nomi di prima grandezza, sono ben noti in quanto hanno potuto fruire di casse di risonanza televisive,
più o meno importanti ma sempre ad ampia diffusione. Altri lo sono meno, ed è un peccato perché non
sempre la latitanza di un successo commerciale implica assenza o carenza di qualità. E nemmeno si deve
pensare che i piccoli fruitori di questo tipo particolare di canzone fossero in qualche modo assimilabili a un
bacino d’utenza, in logica commerciale (il concetto è ahimè reale, ma molto più recente): il Quartetto Cetra,
ad esempio, scrisse brani raffinatissimi (Pensiamo a “La letterina di Natale”) destinati ai bambini fin dagli
anni quaranta/cinquanta, quando non foss’altro per la difficoltà di maneggiare grammofoni e bachelite, la
presenza di un adulto era comunque necessaria. Ed è sufficiente scorrere il vastissimo repertorio del
leggendario Quartetto per rilevare quanto fosse costellato qua e là da brani per bambini, senza alcun
obbligo di natura commerciale. Anche quando, negli anni 70, l’attività del gruppo si fece più episodica, Lucia
Mannucci e Virgilio Savona continuarono a portare avanti il discorso culturale recuperando antiche fiabe e
musicandone di nuove, a conferma di un impegno mai sopito.
Renato Rascel, che forse si sentiva in qualche modo legato al mondo dei più “piccini”, è un altro dei grandi
cantautori che ha dedicato al mondo dell’infanzia alcuni suoi grandi successi, basti pensare alle Ninne
Nanne o alla tenera “Dove andranno a finire i palloncini?”. Non solo, in occasione del 7° Zecchino d’Oro
(l’edizione del 1965, quella vinta dal brano “Dagli una spinta”), Rascel reinterpretò e raccolse in un unico
album a 33 giri tutti i 14 brani quasi a voler uniformare il risultato della gara in un solo risultato, dove fosse
la musica di un certo tipo a prevalere.
Oltre ai già citati Endrigo e Lauzi, sono molti altri i cantautori che si sono cimentati con un pubblico
tradizionalmente diverso dal loro. Guccini lo fece agli esordi della carriera, collaborando ai Caroselli che
reclamizzavano l’amarena Fabbri, Ricky Gianco pubblicò ben sei 45 giri e due LP con lo pseudonimo,
esplicito, Braccio di Ferro e di Roberto Vecchioni, oltre ai testi di Barbapapà, ci piace ricordare anche i testi
italiani di un cartone animato molto bello anche se poco noto “La meravigliosa stupenda storia di Carlotta e
del porcellino Wilbur” dove in alcuni brani presta la voce la compianta Marisa Sannia.