1 LE POLITICHE DI GESTIONE DELL`ACQUA IN BURKINA FASO

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1 LE POLITICHE DI GESTIONE DELL`ACQUA IN BURKINA FASO
LE POLITICHE DI GESTIONE DELL’ACQUA IN BURKINA FASO
Cirpac
11 - 2008
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Indice
Introduzione…………………………………………………………………………………………..3
1. La politica nazionale per l’acqua (1998)…………………………………………………………..4
1.1. Acqua potabile: criteri di erogazione del servizio...………………………………………......5
2. La Riforma del sistema di gestione delle infrastrutture idrauliche per l’approvvigionamento di
acqua potabile in ambiente rurale e semi-urbano…………………………………………………….6
2.1. Lo schema di gestione dell’acqua in Burkina Faso…...………………………………………7
2.2. Il ruolo specifico dei diversi attori coinvolti nella gestione dell’acqua……………………….8
2.3. Obiettivi generali del PAR……………………………………………………………………9
2.4. Obiettivi specifici del PAR…………………………………………………………………..10
2.5. Obiettivi materiali del PAR………………………………………………………………….10
2.6. Stato di attuazione delle AUE……………………………………………………………….11
3. Piano d’Azione per la Gestione Integrata delle Risorse Idriche (PAGIRE)……………………..11
Riferimenti bibliografici…………………………………………………………………………….13
Siti web……………………………………………………………………………………………...13
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Introduzione
A partire dalla siccità degli anni 1973-1974 il Burkina Faso ha profuso un crescente sforzo nel
settore delle risorse idriche, mirando a equipaggiare i centri urbani, semi-urbani e le zone rurali del
paese con punti acqua moderni composti da:
- Pompe a mobilità umana (PMH) installate su trivellazioni;
- Sistemi semplificati per l’adduzione di acqua potabile (anche detti mini acquedotti
semplificati, o AEPS) basati su una tecnologia a basso costo (fra questi si annoverano i mini
acquedotti per l’acqua potabile e i punti acqua autonomi);
- Centri equipaggiati con sistemi classici per l’approvvigionamento di acqua potabile e di punti
acqua autonomi gestiti dall’Ufficio Nazionale per l’Acqua e il Risanamento (ONEA);
- Pozzi moderni (opere a grande diametro rafforzate da basamenti di cemento armato lungo
tutta la loro profondità).
Secondo il Governo, all’agosto 2000 erano stati realizzati 36.500 punti acqua moderni, gestiti dalle
comunità locali.
In generale, il settore dell’acqua potabile e del risanamento in Burkina Faso è posto sotto la
responsabilità di due enti, entrambi sottoposti alla tutela del Ministero dell’Agricoltura, delle
Risorse Idriche e delle Risorse Alieutiche (a partire dal giugno 2002).
In ambiente urbano (nelle 36 città più grandi del Paese), l’ente incaricato dello sviluppo del sistema
idraulico e del risanamento è l’Ufficio Nazionale per l’Acqua e il Risanamento (ONEA), impresa di
distribuzione di acqua potabile che opera nel quadro di un contratto con lo Stato.
In ambiente rurale, invece, opera la Direzione Generale per l’Approvvigionamento di Acqua
Potabile (DGAEP), incaricata di dare attuazione alle politiche governative e di coordinare il settore.
Questa direzione, che si occupa delle città minori e dei centri rurali ed è presente in ciascuna delle
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45 Province, incontra numerose difficoltà di funzionamento legate alla limitatezza delle risorse
umane e finanziarie, difficoltà che vengono attenuate soltanto laddove le sue divisioni sul territorio
possono beneficiare di progetti finananziati dagli aiuti internazionali.
Tanto nelle piccole città quanto in ambiente rurale, le associazioni e i comitati degli utenti giocano
un ruolo fondamentale, spesso assicurando con il proprio impegno la gestione del servizio acqua: è
il caso, in particolare, delle pompe azionate manualmente e delle piccole reti di trasporto dell’acqua.
Infine, le ONG nazionali e internazionali sono attori importanti in contesto rurale, dove esse hanno
realizzato migliaia di punti acqua e fornito supporto ai comitati di gestione.
La problematica maggiore a cui il Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse Idriche e delle Risorse
Alieutiche (MAHRH) deve oggi far fronte riguarda i centri che rimangono al di fuori del campo
d’azione dell’ONEA (ovvero tutti i centri semi-urbani o secondari, le zone rurali e i villaggi), nei
quali la scarsa accessibilità dell’acqua potabile spinge la popolazione ad approvvigionarsi in bacini
di acque stagnanti o in pozzi provvisori contaminati.
1. La politica nazionale per l’acqua (1998)
La politica nazionale per l’acqua adottata dal Governo nel luglio 1998 definisce il quadro
strategico dell’intervento dello Stato nel settore, mirando a un maggior coinvolgimento delle
comunità locali nella gestione della risorsa e a realizzare una maggior coerenza degli investimenti
publici, privati e degli interventi dei partner allo sviluppo. In particolare, il documento del 1998
pone quattro obiettivi specifici:
- soddisfare il bisogno d’acqua, in termini quantitativi e qualitativi, di una popolazione in
costante crescita e di un’economia in via di sviluppo, rispettando gli ecosistemi acquatici e
tenendo presenti le difficoltà legate a un contesto ambientale poco propizio alla
ricostituzione e al trasporto della risorsa acqua;
- proteggere il territorio dalle azioni dell’acqua: erosione, corrosione, inondazioni, epidemie,
sfondamento delle dighe, ecc.
- migliorare le finanze pubbliche attraverso un riparto equilibrato degli oneri di gestione
dell’acqua tra i partner interessati: i poteri pubblici, le collettività territoriali e gli utenti;
- prevenire i conflitti legati alla gestione delle acque comuni a più Stati.
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La politica nazionale dà priorità all’approvvigionamento di acqua potabile in favore delle
popolazioni locali.
Per meglio orientare le misure e gli interventi di attuazione della politica nazionale dell’acqua sono
stati definiti 10 orientamenti strategici:
1 – Applicare un approccio per bacino idrografico alla pianificazione, alla mobilitazione e alla
protezione della risorsa acqua.
2 – Promuovere la cooperazione interregionale e internazionale.
3 – Accrescere le capacità di gestione dei servizi contemplati dalla politica nazionale per l’acqua.
4 – Porre in essere una strategia nazionale di risanamento e misure di protezione delle risorse.
5 – Creare una rete di controllo sulla qualità dell’acqua; favorire l’emergere di un expertise
nazionale che permetta il concepimento, l’esecuzione e il mantenimento di dispositivi di
monitoraggio della risorsa e del suo sfruttamento.
6 – Favorire la responsabilizzazione più completa possibile delle strutture di gestione degli utenti in
materia di manutenimento delle infrastrutture idrauliche , anche per mezzo di incentivi fiscali.
7 – Dare priorità alla ristrutturazione e al consolidamento delle infrastrutture idrauliche così da
garantire la redditività o la viabilità degli investimenti effettuati.
8 – Perseguire l’erogazione di investimenti redditizi ed efficaci.
9 – Cercare di ottenere costi contenuti di manutenzione e di garantire la sostenibilità dei sistemi e
delle opere realizzate (AEP, risanamento, barrage, reti di monitoraggio, ecc.).
10 – Ridurre i rischi legati all’acqua attraverso una miglior conoscenza delle problematiche e la
realizzazione di misure preventive; migliorare la gestione delle situazioni di crisi.
1.1. Acqua potabile: criteri di erogazione del servizio
In ambiente rurale (centri con meno di 2000 abitanti): la priorità del Governo è far sì che ogni
villaggio disponga di almeno un punto acqua moderno (perforazioni equipaggiate di pompe o pozzi
moderni). Al fine di facilitare l’accesso alla risorsa e ridurre il tempo e le energie dedicate al suo
reperimento, il nuovo criterio di pianificazione prevede un punto acqua ogni 300 abitanti, con una
distanza massima di trasporto di 300 metri.
In ambiente semi-urbano (centri con più di 2000 abitanti ma che non rientrano fra quelli serviti
dall’ONEA): l’obiettivo della politica in materia di approvvigionamento di acqua potabile è
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adottare soluzioni (mini acquedotti semplificati - AEPS, punti acqua autonomi - PEA) modellate sui
bisogni di ogni specifica località e sulla capacità degli abitanti di farsi carico della gestione del
sistema, con l’obiettivo di garantire almeno 30 litri al giorno per abitante.
In ambiente urbano (centri urbani, città medie e centri secondari di più di 10.000 abitanti): il livello
dei servizi proposti è nettamente superiore (fontane, tubature private e altri servizi di distribuzione).
La nuova politica mira a dotare questi centri di sistemi classici di fornitura d’acqua tramite
pressione costante, che permettano di alimentare le tubature private e le fontane con acqua in
quantità e qualità sufficiente.
2.
La
Riforma del sistema di gestione delle infrastrutture idrauliche per
l’approvvigionamento di acqua potabile in ambiente rurale e semi-urbano.
Nel quadro creato dalla politica nazionale del 1998, il MAHRH ha lanciato la Riforma del sistema
di gestione delle infrastrutture idrauliche per l’approvvigionamento di acqua potabile in
ambiente rurale e semi-urbano, attraverso il documento quadro adottato nel novembre 2000.
Nel 2002, anche grazie al supporto dell’Agence Française de Développement, è stato messo a punto
il Programma di Applicazione della Riforma (PAR).
Il perimetro di sperimentazione del PAR si compone di 13 Province (Oudalan, Seno, Soum, Yagha,
Sanmatenga, Namatenga, Bam, Passoré, Gnagna, Boulkiemde, Sanguié, Sissili et Ziro) distribuite
su 5 Regioni (Sahel, Centre Nord, Centre Ouest, Est et Nord).
In totale, 108 comuni e 2 748 fra villaggi e frazioni dei centri semi-urbani sono interessati dalla
riforma.
La zona d’intervento del PAR per la realizzazione e la riabilitazione delle pompe a mobilità umana
copre tutta la regione del Sahel (Séno, Soum, Yagha, Oudalan) e la provincia Gnagna, nella regione
dell’Est.
Per la realizzazione dei sistemi semplificati di adduzione dell’acqua potabile, i siti interessati si
trovano nel Sahel, nel Centro-Nord (Namentenga, Sanmatenga, Bam) e nella regione dell’Est
(Gnagna).
Le azioni di animazione della riforma vengono finanziate dal Programma a livello regionale,
provinciale e comunale in tutta la zona di intervento, e anche a livello dei singoli villaggi nella zona
di concentramento del PAR (ovvero Sahel e prov. Gnagna).
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2.1. Lo schema di gestione dell’acqua in Burkina Faso
La specificità del sistema di gestione è che i rapporti fra gli attori si inscrivono in un quadro
contrattuale. Conformemente all’articolo 103 del Codice Generale delle Collettività Territoriali
(2004), le competenze in materia di realizzazione e gestione delle infrastrutture per l’erogazione di
acqua potabile nelle aree rurali devono essere trasferite ai Comuni, che le esercitano nei limiti della
loro giurisdizione (anche se con una forte dipendenza dai finanziamenti statali).
I comuni, a loro volta, delegano la gestione del servizio a una Associazione degli Utenti
dell’Acqua (AUE) legalmente riconosciuta e rappresentativa della popolazione del villaggio1,
attraverso una convenzione di delega per la gestione delle pompe a mobilità umana (PMH).
Inoltre, i comuni delegano la gestione dei sistemi semplificati per l’adduzione di acqua potabile
(AEPS) presenti sul proprio territorio a un Gestore, per mezzo di un contratto di leasing. Il Gestore
deve assicurare la gestione delle strutture di adduzione secondo i termini di tale contratto.
L’AUE deve gestire l’insieme di tutte le pompe a mobilità umana del villaggio e utilizzare gli
introiti della vendita dell’acqua per i seguenti scopi: assicurare la manutenzione, l’uso e il rinnovo
delle PMH; assicurare la manutenzione delle sovrastrutture. L’AUE cura, al contempo, la corretta
erogazione del servizio acqua per mezzo degli AEPS.
I Gestori delle PMH (Comitati dei Punti Acqua – CPE, o altre persone fisiche e morali incaricate
dall’AUE) assicurano la gestione di prossimità dei punti acqua. Essi vendono l’acqua agli utenti
secondo ammontare e modalità predefiniti dall’AUE, alla quale devono versare gli introiti della
vendita.
I soggetti incaricati della manutenzione, designati a livello regionale e nominati dal Comune,
stipulano contratti di monitoraggio e manutenzione con le autorità municipali, le quali remunerano
gli interventi di manutenzione preventiva (avvalendosi dei pagamenti versati loro delle AUE).
Sono direttamente le AUE, invece, a retribuire gli interventi di manutenzione curativa.
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Le AUE sono composte da delegati dei diversi quartieri e rappresentativi della varietà professionale, sociale
e culturale della popolazione. Esse dovranno rapportarsi agli altri organismi che esistono o saranno istituiti a
livello di villaggio: i Consigli di Villaggio per lo Sviluppo (CVD) e le Commissioni di Villaggio per la
gestione dei Terreni (CVGT). Le CVGT sono strutture pubbliche che, al contrario delle associazioni, non
possono garantire la rappresentanza degli interessi degli utenti del servizio acqua a livello di villaggio. Le
AUE potranno rappresentare gli utenti in seno a una sotto-commissione specializzata delle CVGT.
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2.2. Il ruolo specifico dei diversi attori coinvolti nella gestione dell’acqua
- Lo Stato
Nel quadro del decentramento, lo Stato deve delegare le sue competenze alle
collettività territoriali nell’ambito dell’alimentazione e dell’acqua potabile. In
attesa dei decreti di applicazione, il prefetto (in rappresentanza dello Stato)
trasferisce la responsabilità di gestione delle operazioni al comune.
Gli Uffici Regionali Amministrativi per l’Agricoltura, le Risorse Idiriche e la
Pesca (DRAHRH) dovranno ricoprire un ruolo chiave nell’attuazione della
riforma a livello regionale, provinciale e dipartimentale: impulso alla riforma,
organizzazione degli interventi di Informazione, di Formazione e di
Comunicazione (IFC), supporto/consulenza ai comuni, coordinamento dei
diversi interventi nel perimetro regionale.
- Il Comune In quanto investito delle competenze di gestione, il comune è libero di gestire le
infrastrutture idrauliche del proprio territorio o di delegare il compito a un
soggetto pubblico o privato. Il suo ruolo implicherà:
- la preparazione di un piano di sviluppo comunale;
- la ricerca di finanziamenti esterni attraverso progetti, ONG e altri partner;
- la gestione sostenibile del suo parco opere conformemente ai principi della
Riforma, appoggiandosi alle associazioni di utenti dell’acqua costituite
presso i villaggi e agli operatori privati con i quali stringe rapporti
contrattuali.
Per la gestione delle pompe a mobilità umana (PMH), il comune si appoggerà
alle AUE:
- il comune delegherà alle AUE la gestione del servizio acqua erogato
attraverso le PMH;
- il comune selezionerà in accordo con le AUE un operatore incaricato delle
riparazioni che effettuerà un monitoraggio costante e renderà conto al
comune;
- il comune utilizzerà il pagamento ad esso versato dalle AUE per
remunerare il soggetto incaricato del monitoraggio.
- Le AUE
Per la gestione degli AEPS, il comune si rivolgerà a un operatore privato o a
un’associazione con cui stringerà un contratto di leasing.
L’AUE è costituita a livello di ogni villaggio. Essa è associata dal comune a:
- tutte le decisioni riguardanti la modifica del parco di infrastrutture del
villaggio;
- la selezione dell’operatore comunale incaricato della riparazione delle
pompe.
L’AUE riceve mandato dal comune di gestire le PMH e altre semplici opere nel
quadro di una convenzione di delega del servizio pubblico acqua.
Rispetto alla gestione delle opere:
- l’AUE demanda ai Comitati dei Punti Acqua (CPE) o ad altre persone
fisiche, dietro pagamento, lo sfruttamento delle opere;
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- versa i pagamenti ottenuti su un conto e gestisce questi fondi, destinati a
coprire le spese di funzionamento, manutenzione e rinnovo delle pompe;
- si rivolge all’operatore comunale designato per i lavori di riparazione delle
pompe;
- riguardo alla gestione degli AEPS, l’AUE controlla la qualità del servizio
pubblico acqua sul suo territorio.
- Gli
operatori
privati
Le AUE formano delle unioni a livello comunale. Tale struttura è in relazione
con il comune per tutte le questioni relative all’approvvigionamento di acqua
potabile. Le unioni potranno formare federazioni intercomunali.
I tipi di intervento che la riforma devolve agli operatori privati sono i seguenti:
Per le PMH:
- turni regolari di monitoraggio per conto del comune sullo stato del parco
strutture;
- consulenza ai responsabili tecnici dell’AUE sulle operazioni di
manutenzione da realizzare;
- riparazione dei guasti su richiesta delle AUE in base a un listino approvato
dal comune.
Per gli AEPS:
- gestione degli AEPS delegata all’operatore;
- sfruttamento del sistema da parte dell’operatore sotto il controllo
dell’AUE;
- manutenzione realizzazata secondo i termini del contratto col comune;
- pagamento versato al comune in base a una tariffa per metro cubo di
prodotto e destinato al rinnovo e alla manutenzione.
La scelta degli operatori privati è soggetta ad autorizzazione a livello nazionale
o regionale per gli AEPS. Deve valorizzare gli operatori locali che sonno
attualmente poco organizzati.
I bandi per la scelta degli operatori riguarderanno due tipi appalto:
- appalti per comune o per gruppi di comuni riguardanti le PMH;
- appalti per gruppi di comuni riguardanti gli AEPS, che tengano conto dei
criteri di prossimità e/o di convenienza.
2.3. Obiettivi generali del PAR
- Assicurare il funzionamento permanente delle strutture idrauliche per l’approvvigionamento
di acqua potabile delle popolazioni in ambiente rurale e semi-urbano;
- Facilitare il trasferimento ai comuni del potere di stipulare contratti pubblici per quanto
riguarda l’installazione delle strutture di erogazione dell’acqua potabile;
- Favorire l’emergere di operatori nel settore dell’acqua;
- Ridurre gli oneri dello Stato;
- Assicurare la comunicazione, l’informazione e la formazione di partner a tutti i livelli: servizi
deconcentrati dello Stato, collettività territoriali, utenti, operatori e partner allo sviluppo;
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- Riorientare il ruolo dello Stato verso una missione incentrata sulle attività di pianificazione e
controllo.
2.4. Obiettivi specifici del PAR
- Promuovere la nascita di Associazioni di Utenti dell’Acqua (AUE) legalmente riconosciute
presso ogni villaggio;
- Coinvolgere gli operatori nella gestione e nella manutenzione delle strutture;
- Responsabilizzare i comuni a cui lo Stato trasferisce le competenze in materia di infrastrutture
per l’approvvigionamento di acqua potabile;
- Considerare il ruolo sociale dell’acqua;
- Armonizzare la gestione delle infrastrutture attraverso una gestione integrata dei diversi punti
acqua del villaggio;
- Applicare il principio “chi utilizza paga”, quindi la vendita dell’acqua;
- Rispettare le norme di potabilità dell’acqua.
2.5. Obiettivi materiali del PAR
Gli investimenti che accompagnano l’attuazione della Riforma mirano ai seguenti risultati:
- La riabilitazione di 290 punti acqua rurali, che implica la realizzazione di 190 nuove pompe a
mobilità umana e la costruzione di 80 sovrastrutture;
- La realizzazione di 100 trivellazioni a piccolo diametro e di 10 trivellazioni a grande
diametro;
- La realizzazione e lo sfruttamento di 12 nuovi sistemi semplificati per l’adduzione di acqua
potabile;
- La riabilitazione e lo sfruttamento dei tre esistenti sistemi semplificati per l’adduzione di
acqua potabile.
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2.6. Stato di attuazione delle AUE
Al 31 maggio 2008, su 989 AUE da costituire, 931 (ovvero il 94%) erano state poste in essere. Il
processo di attuazione è stato portato avanti attraverso l’invio, presso ciascun villaggio, di
“animatori” della riforma, selezionati in base alla loro lingua madre, alla loro efficacia e ai loro
rapporti con i sindaci del comune e della provincia di riferimento.
Nelle province di Yagha e Soum il processo è quasi completo, mentre nelle province Séno, Gnagna
e Oudalan rimangono da attuare, rispettivamente, 11, 16 e 27 AUE.
Al 31 maggio 2008, il 51% delle AUE costituite erano state riconosciute dall’amministrazione. I
ritardi più notevoli si sono registrati nelle province Séno (40% delle AUE riconosciute) e Oudalan
(28%).
Le convenzioni di delega per la gestione delle PMH verranno stipulate tra i comuni e le AUE a
partire da fine novembre 2008. Il servizio acqua secondo le nuove modalità non potrà essere avviato
prima di fine dicembre/inizio gennaio 2009.
Le convenzioni di trasferimento ai comuni delle infrastrutture per l’approvvigionamento di acqua
potabile sono state firmate dal Direttore Generale delle Risorse Idriche (DGRE) alla fine del
novembre 2007, e in seguito, previa firma del Segretario Generale del MAHRH, sono state inviate
ai municipi per ratifica. Si tratta di convenzioni fra il MAHRH (rappresentato dal suo SG), il DGRE
e i comuni interessati dal PAR.
Al 31 maggio 2008, tali convenzioni erano in corso di approvazione presso 108 comuni della zona
di concentrazione del Programma. Il processo è già concluso in tutti i comuni di Gnagna, Yagha,
Soum e Oudalan e quasi ultimato anche nella provincia di Séno.
3. Piano d’Azione per la Gestione Integrata delle Risorse Idriche (PAGIRE)
In teoria, il processo di decentramento ricopre un ruolo fondamentale nella nuova organizzazione
del settore, da quando, con i testi di Orientamento del Decentramento (TOD) del 1998, i Comuni
sono diventati le autorità competenti in materia di acqua e risanamento a livello locale.
Nella pratica, però, i dispositivi tecnico-giuridici per il trasferimento di tale autorità da parte dello
Stato non sono ancora stati posti in essere.
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Tuttavia, nel 2001 il Paese si è dotato di un quadro istituzionale molto ambizioso in materia di
acqua e risanamento, che si è concretizzato in un Piano d’Azione per la Gestione Integrata delle
Risorse Idriche (PAGIRE). Il piano è stato approvato ufficialmente nel 2003 e prevede la
creazione di un’agenzia di bacino e di comitati di gestione a livello locale. Si tratta di un
programma complesso la cui attuazione è ancora agli albori e che mira ad attuare la riforma del
settore in 13 anni (2003-2015), attraverso due fasi consecutive di 6 anni ciascuna (2003-2008 e
2009-2015).
L’approccio proposto dal Piano è di tipo integrato, in contrapposizione all’approccio settoriale.
Esso mira a:
- promuovere il progressivo ritrarsi dello Stato dal settore della produzione idrica e dalla
gestione dei perimetri irrigati e proporre una riforma graduale del settore;
- istituire il Consiglio Nazionale dell’Acqua per promuovere la gestione concertata dell’acqua
da parte di Stato, collettività locali, settore privato e società civile;
- rafforzare le capacità d’intervento nel settore delle collettività locali, de settore privato e della
società civile;
- sviluppare e consolidare le risorse umane.
Il budget necessario alla realizzazione della prima fase del PAGIRE (2003-2008) è stimato attorno
ai 13,6 miliardi di FCFA, al cui finanziamento contribuiscono: Unione Europea, DANIDA, Asdi,
Agence Adour Garone, PAGEV, Cooperazione Francese, AIEA, FFEM/Niger –HYCOS,
FFEM/Volta-HYCOS, AFD-Renforc. Bagré, BAD, Cooperazione Canadese e il Governo del
Burkina Faso.
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Riferimenti bibliografici
Le Sécretariat International de l’Eau, Le Livre Bleu – Burkina Faso, Montréal (Quebéc), 2005,
http://www.i-s-w.org/fr/PDF/Livre_bleu/BURKINA_francais.pdf;
MAHRH, Etat de mise en oeuvre du Plan d’Action pour la Gestion Integrée des Ressources en Eau
(PAGIRE) du Burkina Faso - Mars 2003 - Juin 2006, Ottobre 2006, http://www.eauburkina.bf/
IMG/pdf/Etat_de_mise_en_oeuvre_du_PAGIRE_2003-2006_vf.pdf;
MAHRH, Programme d’application de la reforme du système de gestion des infrastructures
hydrauliques d’AEP en milieu rural et semi urbain, Marzo 2006;
MAHRH, Programme d’application de la reforme du système de gestion des infrastructures
hydrauliques d’AEP en milieu rural et semi urbain – Rapport Mensuel, Maggio 2008.
Siti web
http://www.eauburkina.bf/
www.oecd.org
http://www.reforme-aep.org/
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