LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE PER L

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LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE PER L
LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE PER L'APPLICAZIONE DEL FEDERALISMO
FISCALE NELLA PORTUALITA' GENOVESE E LIGURE
L'esigenza di una ridefinizione della legislazione portuale riconducibile alla legge 28 gennaio 1994,
n.84 si presenta con urgenza alla luce del mutato quadro economico internazionale del fenomeno
della globalizzazione e dello svilupparsi di reti di interscambio e di trasporto transeuropee che
hanno accresciuto la concorrenzialità fra i porti che favorisce i grandi scali dotati di ampia
autonomia finanziaria e gestionale in grado di adattarsi rapidamente al mutare delle esigenze del
trasporto. Ciò comporta una concentrazione delle risorse verso quegli scali che per bacino di utenza
e per dimensioni di traffico rivestono un interesse europeo come nel caso della portualità ligure e
segnatamente del porto di Genova.
La materia dei porti e delle grandi rete di trasporto e navigazione è stata inserita nell'ambito della
competenza legislativa concorrente, in quanto spettanti allo Stato la determinazione dei principi
fondamentali da osservare, mentre la legislazione applicativa viene riservata alle Regioni. Non
essendosi identificato il "discriminem" fra la esclusiva competenza statale e quella regionale, la
Regione è legittimata ad esercitare poteri normativi per i porti classificati di interesse comunitario.
In questo modo, viene esteso il ruolo della regione marittima, delle Autorità portuali, dei comuni
interessati e della Città metropolitana di Genova, una volta istituita, in quanto protagonisti delle
politiche portuali di tendenziale sviluppo e di assetto del territorio di competenza.
Negli ultimi anni il legislatore ha ritenuto di dover intervenire in materia portuale, in riferimento
anche al nuovo ruolo affidato alle Regioni e alla conseguente devoluzione di competenze e compiti.
Il combinato disposto dei commi dal 247 al 250 dell'articolo 1 della legge 244, attribuisce alle
Regioni, a partire dal 2008, l'incremento del valore delle riscossioni dell'imposta Iva e delle accise
sull'incremento delle importazioni nei porti e negli interporti per il finanziamento degli investimenti
per le reti infrastrutturali e dei servizi nei porti. Inoltre, già la legge 84/94 all'articolo 5, comma 8,
assegna alle Autorità portuali la facoltà di applicare sopratasse sulle merci sbarcate ed imbarcate e/o
l'aumento dei canoni concessori. Facoltà utilizzata dall'Autorità portuale di Genova nel 2003, che
resta l'unico esempio in Italia. Le mutate condizioni del mercato e l'accresciuta concorrenzialità dei
porti extranazionali, dovuti alla maggiore rapidità e flessibilità degli investimenti per la loro
maggiore partecipazione ai gettiti di imposta (nel 2006 a fronte di 0.64 euro di gettito a tonnellata a
Rotterdam, 0,78 di Valencia, 0,89 di Marsiglia, 1,05 di Barcellona, a Genova restano solo meno di
0,20 euro) pongono i porti liguri ed in particolare quello genovese in difficoltà verso i trend di
crescita che fanno registrare i principali competitor del Mediterraneo e del Nord Europa. Con
l'autonomia finanziaria delle Autorità portuali si ottiene invece un duplice vantaggio: a livello locale
si garantisce maggiormente la disponibilità e la regolarità delle risorse che consente di ricorrere
anche a capitale di debito da parte dei soggetti promotori; a livello centrale si evita di operare
mediante un meccanismo redistributivo indifferenziato mentre si ottimizza, invece, il processo di
selezione e di approvazione delle infrastrutture avendo come riferimento i benefici effettivamente
attesi e/o generati.
Con il presente disegno di legge si istituisce in Liguria un ente di sistema denominato "Autorità
portuale regionale", che risponde da un lato all'obiettivo del decentramento dei compiti e delle
funzioni , e dall'altro all’esigenza di razionalizzare ed ottimizzazione la pianificazione portuale
complessiva senza porre limiti alla competitività ed all’autonomia funzionale dei porti presenti nel
suo ambito. L'Autorità svolge una funzione di stimolo all'individuazione di interventi normativi
compatibili con gli obiettivi di decentramento regionale e di maggiore integrazione del sistema
portuale con le componenti logistiche.
La realizzazione tramite disponibilità finanziarie proprie di investimenti nel porto di Genova e negli
altri porti liguri, consente l'attrazione dei traffici che oggi, se pure originati o diretti dai centri
produttivi del Nord Italia, si servono dei scali esteri: il che garantirebbe un rilevante incremento
delle voci del gettito fiscale e della stessa Iva in particolare.
Ecco perchè questo disegno di legge prevede che, con decreto ministeriale, vengano modificate le
percentuale previste dal decreto attuativo della Legge finanziaria 2007. Calcolando che il gettito Iva
per la totalità dei diritti doganali riscossi dalla Agenzie delle Dogane dei tre principali porti liguri di
Genova, Savona e La Spezia è stato, nel 2005, di 3,954 miliardi di euro con l'incidenza dell'Iva
dell'84%, le attribuzioni di pochi punti percentuali permetterebbero di generare leve finanziarie in
grado di generare grandi investimenti in campo portuale e logistico. A fronte dell'attuale situazione
economica, questa proposta agisce esclusivamente sui gettiti Iva incrementali già presenti, anche se
con diverse modalità di calcolo rispetto alla legge citata in precedenza.