La camera iperbarica

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La camera iperbarica
ing. Domenico Mannelli
la camera iperbarica
Galeazzi
„ Cosa è accaduto veramente quella tragica mattina
del 31 ottobre '97? La ricostruzione del dramma
fatta dall'accusa durante il processo presenta un
quadro agghiacciante: dal casco d'ossigeno di una
delle pazienti ci fu una fuoriuscita di ossigeno che,
a contatto con lo scaldino per la mani portato da
una malata, provocò le fiamme. La camera diventò
così una prigione-forno senza alcuna possibilità di
fuga: per l'accusa non fu una morte fulminea,
perchè l'agonia durò due minuti e più. Qualcuno
tentò di colpire il portellone della camera, ma era
bloccato e l'impianto antincendio era fuori uso.
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Iperbarismo
Iperbarismo è il termine che definisce l’insieme
dei procedimenti terapeutici che per essere
applicati utilizzano una camera iperbarica.
La camera iperbarica è un ambiente
monoposto o pluriposto nel quale si ottiene
e mantiene per il tempo voluto una
pressione atmosferica maggiore di quella al
livello del mare.
L’ossigeno è somministrato con maschere
individuali in modo che ciascun ammalato
inala ossigeno puro pur essendo la camera
compressa ad aria. Da un tavolo di comando
vengono praticate tutte le operazioni per il
funzionamento della camera e la
sorveglianza di ogni ammalato da parte del
medico esterno con oblò, interfonici,
circuiti televisivi, elettrocardioscopi, ecc.
Attualmente le principali indicazioni per
l’ossigenoterapìa iperbàrica sono costituite
dall’intossicazione da monossido di carbonio,
dalle necrosi ossee e dall’osteomielite, dalla
gangrena gassosa (da Clostridium perfringens),
dalle lesioni nervose e midollari (traumi,
polinevriti,ecc.)
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Rischio incendio
la camera iperbarica è un ambiente confinato, di dimensioni variabili,
ma comunque esigue, senza possibilità di fuga immediata, dove
possono verificarsi condizioni favorenti lo svilupparsi di un
incendio. Perché questo avvenga devono essere, infatti, presenti
tre elementi: un evento che inneschi il processo (scintilla,
fiamma), un comburente e un combustibile.
La combustione non avviene quando la percentuale di ossigeno è
inferiore al 6%, ma si sviluppa correttamente quando la
percentuale sale al di sopra del 12% . La velocità di combustione
aumenta quando l'atmosfera è arricchita di ossigeno .
La National Fire Prevention Association (NFPA), organismo
preposto negli Stati Uniti al controllo della sicurezza in campo di
incendi, definisce un’atmosfera arricchita di ossigeno “quella in
cui la concentrazione del gas supera il 21% per volume o dove la
pressione parziale dell’ossigeno supera i 160 mmHg o siano
presenti entrambe queste situazioni”, ma, nel definire gli
standard per le camere iperbariche, parla “di quella atmosfera in
cui la concentrazione di ossigeno supera il 23,5% in termini di
volume”.
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Rischio incendio
Un’atmosfera arricchita in ossigeno condiziona l’evoluzione di un incendio,
poiché l’energia richiesta per provocarlo risulta inferiore, la velocità di
diffusione delle fiamme cresce e l’aumento della temperatura, che ne
deriva, determina un improvviso incremento della pressione interna della
camera, ritardando ulteriormente la possibilità di apertura dello
sportello e quindi di fuga.
È giustificato, pertanto, l’impegno speso fino ad oggi nel ricercare ed
utilizzare qualunque tecnica atta a prevenire lo svilupparsi di un incendio:
eliminare qualunque sorgente di scintille, fiamme, ecc., limitare la
concentrazione di ossigeno presente in camera, ridurre al minimo
indispensabile la presenza di materiale combustibile e, naturalmente,
fornire le strutture iperbariche di un idoneo sistema antincendio.
Il primo incidente riportato in letteratura risale al lontano 1923. La
camera iperbarica del Cunningham Sanitarium a Kansas City veniva
riscaldata durante l’inverno da una fiamma posta sotto il suo pavimento.
Qualcuno alzò troppo la fiamma provocando un incendio all'interno della
camera! L’impianto, compresso in aria, fu evacuato senza problemi.
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Rischio incendio
„ Prima del 1980 il 56% degli incendi era causato da una
sorgente elettrica, ma questo problema venne virtualmente
eliminato negli anni successivi (ad eccezione della Cina dove
esistono regole costruttive non uniformi a quelle europee o
americane) ed oggi non viene più considerato un importante
fattore di rischio.
Attualmente, le caratteristiche costruttive delle camere
iperbariche prevedono l’esclusione delle lampade al loro
interno e predispongono un sistema di illuminazione esterno
alla struttura. I circuiti elettrici sono completamente
schermati e protetti, impedendo la formazione di archi
voltaici. I pavimenti delle camere sono ricoperti da materiale
antiscintilla completamente isolati (come viene predisposto
per le sale operatorie); l’umidità viene tenuta al di sopra del
50%, rendendo così improbabile lo svilupparsi di correnti
elettrostatiche.
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Rischio incendio
Nella pratica clinica sono stati banditi tutti gli apparecchi
elettromedicali con tubo catodico il quale, per effetto della
pressione, potrebbe implodere e quelli comunemente utilizzati sono
alimentati da batterie al Nichel Cadmio corazzate.
Rimangono costanti nel tempo, come causa scatenante, tutti quegli
oggetti trasferiti incautamente dall’esterno: scaldamano a gas o
chimici, giocattoli produttori di scintille, accendini, coperte
preriscaldate.
Ruolo fondamentale gioca la presenza dell’ossigeno: questo di per sé
non brucia, né aumenta il rischio potenziale d’incendio , ma accende
più facilmente un fuoco ed aumenta la velocità di combustione.
Quest’ultima aumenta drammaticamente quando la percentuale
d’ossigeno supera il 25%.
In ambienti saturi di ossigeno (camere monoposto) si determina poi
il fenomeno del “fireball”, che rende impossibile la sopravvivenza.
Tutti gli incidenti verificatisi in camere iperbariche dove la
percentuale di ossigeno era maggiore al 28% non registrano alcun
superstite.
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L'aumento di pressione all'interno
della camera iperbarica si ottiene
immettendovi aria compressa. La
fase di compressione (o di
"discesa") avviene a velocità non
superiore ai 3 metri al minuto, per
permettere semplici manovre di
compensazione. La camera
iperbarica è quindi
un’attrezzatura a pressione.
Come tale deve essere marcata Ce
( o marcata ISPESL) e soggetta a
verifica di messa in esercizio. Ha
un dispositivo di protezione che ne
impedisce l’apertura fino a quando
la pressione interna è superiore a
quella atmosferica. L’eventuale
apertura anticipata costituirebbe
grave pericolo sia per chi manovra
il portellone sia per chi si trova
all’interno.
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