Due anni fra i ghiacci

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Due anni fra i ghiacci
Due anni
fra i ghiacci
di Claudio Ressmann
I
Fridtjof Nansen:
scienziato, ricercatore,
uomo politico,
esploratore polare,
patriota
l 26 ottobre 1892,
scendeva in mare
dal cantiere Archer di Narvik
(una città all’estremo
nord della Norvegia) la
goletta a palo Fram,
commissionata dal famoso esploratore Nansen. Alla cerimonia era
presente buona parte
degli abitanti del (all’epoca) piccolo borgo marinaro, ansiosi di non perdere l’occasione di avvicinare l’“eroe nazionale” norvegese, vero e proprio
idolo delle folle, che con quella nave avrebbe
scritto una delle pagine di maggior rilievo nella
storia delle imprese polari.
Un personaggio eccezionale
Nato il 10 ottobre 1861 in una famiglia alto borghese a Store Frøen, un borgo rurale a poca distanza da Oslo (all’epoca Christiania), Fridtjof Nansen
aveva dimostrato sin dalla più giovane età un
grande amore per la natura ed una insaziabile curiosità, uniti ad una tenace determinazione ad eccellere. Si era distinto in molti sport, in particolare
nello sci vincendo 12 volte il campionato nazionale di fondo, e nel pattinaggio sul ghiaccio. In quest’ultima disciplina, a 18 anni, aveva conquistato
addirittura il primato mondiale di velocità.
Giunto alla soglia dell’Università, non fu facile individuare il corso più adatto ai suoi multiformi
interessi; scelse la zoologia che gli avrebbe consentito un contatto più diretto con la natura.
A prescindere dalla zoologia, la passione che
avrebbe portato il giovane studente a coltivare lo
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studio dell’Artico nacque in lui nel 1882
quando, su proposta di
uno dei suoi insegnanti, si imbarcò sulla Viking, una nave per la
caccia alle foche.
In quella occasione radunò una massa importante di osservazioni sui venti, sulle correnti marine, sui movimenti dei ghiacci, sulla vita
animale e da allora ebbe inizio il suo impegno per
le regioni artiche. Tra l’altro, proprio a bordo del
Viking, l’esame di un tronco d’albero trascinato alla deriva dai ghiacci gli suggerì la teoria che
avrebbe poi dimostrato esatta 13 anni più tardi:
l’esistenza di una corrente in senso est-ovest dalla
Siberia verso le isole Svalbard.
Al termine del viaggio, venne offerto a Nansen il
posto di conservatore al Museo di Storia Naturale
di Bergen, proposta che permise al giovane di maturare una nuova esperienza, non più sulle sterminate distese del pack ma in un laboratorio dove
approfondì con grande impegno lo studio di un
soggetto tra i più ardui: il sistema nervoso centrale.
La sua tesi di laurea ”Struttura e combinazione di
elementi istologici del sistema nervoso centrale”, oggi
considerata un classico della materia, esponeva
nuove e rivoluzionarie interpretazioni, che il Comitato Scientifico accettò, sia pure con una certa
perplessità.
Mentre trascorreva le sue giornate a Bergen, Nansen andava maturando un progetto originale e temerario: attraversare le Groenlandia sugli sci da
Fridtjof Nansen fotografato nel 1902 con la moglie Eva Sars e
quattro dei cinque figli che avrà da lei quando, poco più che
quarantenne, era già noto, in Norvegia, come un eroe nazionale.
In apertura, un ritratto del famoso scienziato ed esploratore
gianti in perenne movimento a causa delle forti
correnti, che la trascinavano sotto pareti di ghiaccio a strapiombo, inaccessibili, per cui l’equipaggio fu costretto, a volte, addirittura ad alarla sul
pack, in attesa del momento meno sfavorevole per
far sbarcare gli esploratori.
Tale situazione si protrasse per ben 12 giorni, durante i quali l’imbarcazione derivò verso sud per
quasi 300 miglia. Finalmente, il 29 luglio, i sei uomini toccarono terra alla base di un’alta catena
montuosa e dettero inizio alla loro marcia alla ricerca di un valico, che trovarono e superarono
soltanto il 26 agosto, data in cui il gruppo poté
iniziare l’attraversamento trasversale della penisola groenlandese, dirigendo verso il centro abitato
di Goothaab, distante 150 chilometri.
Una distanza impegnativa anche in normali condizioni ambientali, resa in questo caso durissima
per i violenti venti e per le temperature spesso al
di sotto dei 50 gradi. Ciononostante, la spedizione raggiunse Goothaab il 3 ottobre; a soli 27 anni,
Nansen era riuscito ad attraversare, senza incidenti, una zona che nessuno aveva mai fino a quel
momento esplorato.
La stagione groenlandese, però, era ormai troppo
avanzata per il rimpatrio, poiché il porto era irrimediabilmente bloccato dai ghiacci, per cui i sei
esploratori furono costretti a svernare sul posto:
una occasione preziosa che Nansen colse al volo
levante a ponente. Si trattava di approdare sull’impervia costa orientale per raggiungere quella
occidentale, dove sorgevano numerosi insediamenti e una nave avrebbe potuto recuperare i membri della spedizione.
Il finanziamento dell’avventura fu un
problema perché, nonostante le raccomandazioni, il Parlamento si dimostrò poco propenso a stanziare fondi
per un’impresa così azzardata, e lo
scienziato dovette ricorrere a finanziatori privati; solo grazie ai 1.000
dollari messi a disposizione da un
commerciante di Copenhagen, potette dare inizio alla preparazione, meticolosa in ogni dettaglio.
Così, il 17 luglio 1888, Nansen con
altri cinque compagni, all’altezza del
56° parallelo, al largo della costa
groenlandese, sbarcò dalla nave Jason
mediante una lancia che li avrebbe
dovuti trasportare a terra con tutte le
loro attrezzature.
Con una dura marcia alla quale si era temprato durante tutta la sua giovinezza,
Le grosse difficoltà si presentarono
essendo estremamente sportivo, Nansen, con altri tre compagni e due guide lofin dal primo momento: la lancia fu
cali, percorse centinaia di miglia sul ghiaccio con temperature anche di -50° attraversando la Groenlandia
presto circondata da ghiacci galleg-
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Da sinistra, Sigurd Scott Hansen, Henrik Greve Blessing, Otto Sverdrup (fedele amico di Nansen, in piedi), Adolf Juell, Hjalmar Johansen
e Lars Pettersen, sei compagni dell’esploratore, fotografati a poppa della Fram il 16 giugno 1894, durante la prima spedizione polare
per elaborare un accurato studio sulla popolazione locale (in seguito pubblicato col titolo”La vita
degli eschimesi”).
Il ritorno in Patria avvenne il 21 maggio 1889,
con accoglienze di solito riservate ad eroi nazionali.
A proposito di imprese polari clamorose, è da notare che due anni prima si era felicemente concluso il viaggio della baleniera Vega dal Baltico alle
isole Aleutine (Passaggio di Nord Est) con la spedizione dell’esploratore svedese Nils Adolf Erik
Nordenskjöld e pertanto era vivissimo negli ambienti scientifici (e politici) l’interesse per le regioni artiche.
In un tale contesto, Nansen fu indotto a rispolverare il vecchio progetto della corrente artica; proprio dopo il suo rientro in Norvegia, tra l’altro,
era stato avvistato sulle coste groenlandesi il relitto della nave americana Jannette, naufragata nel
1875 nelle acque a nord della Siberia. Per verifica-
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re la sua teoria, Nansen elaborò un progetto secondo il quale una nave costruita ad hoc per resistere alle tremende pressioni esercitate sullo scafo
dai ghiacci, avrebbe seguito, immobile, il percorso
della corrente, transitando nelle vicinanze del Polo, a quel punto facilmente raggiungibile da parte
dei membri dell’equipaggio.
Il progetto venne presentato alla Società Geografica Norvegese ed alla Royal Geografical Society inglese, che l’accolsero con molto scetticismo. Ma il
prestigio dell’esploratore era talmente alto che
l’Assemblea Nazionale stanziò un contributo di
280.000 corone; il resto venne coperto da privati,
con in testa Re Oscar II con un generosa elargizione a titolo personale.
Nel frattempo, Nansen, nel 1889, aveva sposato
Eva Sars, che gli darà cinque figli, e nel 1901 era
andato ad abitare in una tenuta di campagna acquistata con i proventi della vendita del libro sulla
traversata della Groenlandia, della quale egli stesso
to: dotazioni assolutamente esuberanti per
un viaggio la cui durata
massima, secondo le
previsioni, non avrebbe
La Fram
dovuto superare i tre
Sin dal 1891, Nansen
anni, nella più sfavoreaveva intrecciato un
vole delle ipotesi prese
fitta corrispondenza
in considerazione.
con l’architetto navale
Fra le acclamazioni della
norvegese Colin Arfolla presente in banchicher, per stabilire le cana, la partenza ebbe luoratteristiche della nave
go da Christiania (Oslo)
(da battezzare col noil 24 giugno 1893; dopo
me beneaugurale di
aver effettuato il periplo
Fram, in italiano “Avandella Norvegia, la nave
ti”) da impiegare per il
sostò a Vardø, nei pressi
suo progetto. Una volta
del confine con la Finin possesso dei relativi
landia. Poi proseguì, laDue cimeli dell’esploratore conservati nella villa – museo di
finanziamenti, si prosciando sulla sinistra le
Polhøgda: I caratteristici stivali (nei quali spesso si indossava
del
fieno
come
coibente
contro
il
freddo,
mentre
il
piede
era
cedette subito alla coisole della Novaja Zemlavvolto in un una pezza) e il knive, il tipico coltello svedese sistruzione dell’unità nel
ja e della Terra del Nord,
mile al puukko finlandese
cantiere Archer di Larvik.
costeggiò la Russia fino
Si trattava di un goletta
all’altezza della Nuova
a palo con un robusto scafo in legno lungo 39
Sobria, nel Mare di Laptev. Quindi puntò verso
metri e largo 11, con un pescaggio di 5 per un disnord-ovest, raggiunse il 140° meridiano est ed inlocamento di circa 800 tonnellate; su una solida
contrò la banchisa il 20 settembre in latitudine 79°.
ossatura era stato applicato un fasciame costituito
La navigazione autonoma era terminata; da quel
da tre strati di quercia con uno spessore complesgiorno dovevano trascorrere due inverni senza
sivo di 70 centimetri. La forma era decisamente
che si verificassero eventi di rilievo: le condizioni
tozza, ma le linee dell’opera viva consentivano aldi salute degli uomini si mantennero buone, la
la nave di essere sollevata dal pack e non stritolata
convivenza non dette problemi e l’intensa attività
dalla morsa dei ghiacci.
scientifica contribuì a superare lo stress psicologiLa Fram disponeva di tre alberi attrezzati con alco derivante dall’isolamento dal resto del mondo.
trettante rande, oltre a due vele quadre sul trinTutto bene, dunque? Non proprio tutto, poiché
chetto e tre fiocchi sul bompresso, per un totale
durante il secondo svernamento fu cocente per
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di circa 600 m . La propulsione ausiliaria era costiNansen la delusione derivante dalla constatazione
tuita da una motrice a vapore a triplice espansioche la Fram avanzava molto lentamente e che sane da 220 cavalli; elica e timone erano facilmente
rebbe transitata ad una distanza dalla latitudine
smontabili.
90° maggiore di quanto da lui previsto.
Per ulteriori e più specifiche informazioni su queCosì, il 14 marzo 1895, in latitudine 85°59’, decista inconsueta unità da esplorazione rimandiamo
se di raggiungere il Polo, distante 356 miglia, con
il lettore all’articolo di Stéphan Jules Buchet “La
un compagno, F. Hjalmar Johansen, cani, slitte,
nave polare Fram” di pag. 22, nel quale l’Autore si
due kayak e viveri per 100 giorni.
è soffermato maggiormente sulle sue caratteristiGrandi e continui mutamenti del pack, temperache costruttive e “di carriera”.
ture proibitive e venti impetuosi costrinsero i due
Lo scienziato chiamò a far parte della spedizione
ardimentosi a desistere dal loro progetto il 7 apri15 collaudati collaboratori tra i quali Otto Sverle, dopo avere raggiunto gli 86°13,6’, massima ladrup (già suo compagno nell’impresa groenlandetitudine settentrionale toccata all’epoca dall’uose), al quale affidò il comando della nave.
mo. A questo proposito, occorre ricordare che il
Per quanto riguarda le provviste, vennero imbarprimato fu battuto il 25 aprile 1900 dal capitano
cati rifornimenti per sei anni e carburante per otdi corvetta Umberto Cagni della spedizione del
aveva progettato la villa, a Polhøgda, a una
cinquantina di chilometri da Christiania.
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Duca degli Abruzzi, a
bordo della Stella Polare,
il quale, con una pattuglia, raggiunse la latitudine 86°34’ 49”.
La marcia
di rientro
Una volta sospeso l’avvicinamento al Polo, i due
esploratori, non essendo
più possibile rientrare
sulla Fram, minuscolo e
introvabile puntino in un
oceano bianco, decisero
di raggiungere la Terra di
Francesco Giuseppe, dove
sarebbero arrivati ben
cinque mesi dopo e dove
avrebbero costruito, per
Un bell’olio del pittore di mare scozzese John Gardner rappresentante la Fram navigante a lento
moto fra i lastroni del pack, non ancora rinsaldati fra di loro per il lungo inverno artico
svernare, un rudimentale
ricovero in muratura.
Il 19 maggio 1896, appena il mare fu libero ai
ghiacci, armarono i due kayak unendoli con delle
traverse, li munirono di una vela quadra e dettero
inizio ad una navigazione che il 17 giugno si concluse a capo Flora, dove operava un spedizione
britannica, diretta da Frederick Jackson da bordo
della nave appoggio Windward. L’incontro fu del
tutto casuale (da notare che, dopo l’emozione iniziale, la presentazione tra i due esploratori avvenne secondo il più rigido cerimoniale: “You are
Nansen, aren’t you?”) e i due si unirono alla spedizione britannica fino al 13 agosto, quando la
Windward attraccò a Vardø.
Sbarcando dalla nave, Nansen non sapeva che
proprio in quei giorni la Fram, giunta alle isole
Svalbard ormai libere dai ghiacci, stava dirigendo
per il rientro in Patria; la sua teoria sulle correnti
artiche era stata inequivocabilmente confermata.
La Fram si ormeggiava nel porto norvegese di
Skiervøy il 20 agosto 1896 e il 9 settembre faceva
il suo ingresso trionfale a Oslo con la spedizione
al completo, accolta da un entusiasmo senza precedenti. A bordo trasportava una ricchissima documentazione, alla quale gli studiosi di problemi
polari fecero riferimento per molti anni.
In realtà, gli aspetti eroici dell’impresa non avrebUn esemplare di “passaporto Nansen” risalente al 1928; era un
bero davvero offuscato quelli scientifici; tra l’aldocumento internazionale rilasciato dalla Società delle Naziotro, era stata confermata l’assenza di terre vicino
ni a profughi e rifugiati apolidi. Ideato nel 1922 da Nansen,
al Polo nella parte euro-asiatica e l’esistenza di
premio Nobel per la pace, nel 1942 arriverà ad essere riconosciuto dai Governi di 52 Paesi
una corrente atlantica calda che scorre in profon-
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dità sotto la banchisa; per la prima volta, poi,
temperature, venti e correnti erano stati registrati
sistematicamente con esattezza e continuità.
Con il ritorno in Norvegia, il destino di Nansen si
separò da quella della “sua” Fram: il primo era destinato a percorrere una brillante carriera (della
quale si accennerà più avanti) in campo politico,
sociale e scientifico, mentre la seconda avrebbe
continuato a trasportare missioni scientifiche.
Nel 1898, sempre al comando di Otto Sverdrup,
navigò lungo la costa ovest della Groenlandia,
scoprendo le isole della Regina Elisabetta, mentre
nel 1910/11 trasportò in Antartide la spedizione
di Roald Amundsen con un progetto molto ambizioso: la conquista del Polo Sud.
L’obiettivo non fu raggiunto (ci riuscì l’anno successivo l’inglese Robert Falcon Scott), ma grazie a
questa spedizione, la bandiera norvegese sventolò
per la prima volta in quelle regioni.
La Fram rientrò in Norvegia il 16 luglio 1914. Era
terminata la sua vita operativa, ma non già la sua
esistenza. Nel 1916 l’Associazione Marinai di Oslo
(della quale faceva parte Otto Sverdrup) aveva
fondato infatti un “Comitato per la Fram” che cominciò a raccogliere fondi per una degna sistemazione della nave. L’iniziativa ebbe un grande successo e così nel 1929 la Fram venne restaurata.
Nel frattempo venne acquistato un terreno a
Bygdøy, vicino a Oslo, dove si costruì il museo:
una piattaforma sulla quale collocare la nave, protetta da un edificio in muratura con un alto tetto
a sezione triangolare, oggi visitato ogni anno da
centinaia di migliaia di persone.
Una splendida carriera
Nansen si dedicò con passione all’insegnamento
prima della Zoologia e poi dell’Oceanografia all’Università di Christiania, effettuando studi e ricerche in svariati settori sociali e scientifici. Tale
attività consolidò il suo prestigio a tal punto che,
nel biennio 1904-05, quando si fecero più aspre le
tensioni con la Svezia, restia a concedere l’indipendenza alla Norvegia, fu incaricato di intervenire come autorevole intermediario in questa delicata vicenda che appassionò i norvegesi i quali
avevano già approvato l’indipendenza mediante
un referendum.
Per sbloccare la situazione, Nansen si recò anche
a Londra per cercare di convertire alla causa il
Governo britannico ed il suo intervento ottenne
di alleggerire in maniera determinante le condizioni inizialmente poste dalla Svezia, tanto che il
La prora della Fram, oggigiorno ricoverata nel museo appositamente realizzato a Bygdøy, con, a fianco, una statua in bronzo
dell’esploratore; notare il dritto di prora pesantemente corazzato da rinforzi d’acciaio
20 ottobre 1905, venne siglata la sospirata indipendenza.
Fu lui stesso, infine, a convincere il principe Carlo
di Danimarca ad accettare la corona del nuovo
stato, divenendo Re col nome di Haakon VII.
Al termine della Grande Guerra, Nansen fu nominato Commissario della Società delle Nazioni, un
incarico che gli consentì di svolgere una preziosa
opera, interessandosi in particolare allo scambio
dei prigionieri di guerra e all’assistenza dei rifugiati politici. Su sua iniziativa venne istituito il cosiddetto “passaporto Nansen”, destinato appunto a
questi ultimi, riconosciuto da oltre 50 Paesi: per la
sua attività a favore della pace, nel 1922 fu insignito del Premio Nobel.
Fridtjof Nansen morì improvvisamente il 13 maggio 1930, nella sua villa di Polhøgda, mentre stava
preparando un’altra spedizione. Oggi l’edificio è un
■
bellissimo museo sulla vita dell’esploratore.
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