Il pensiero politico in America Latina
Transcript
Il pensiero politico in America Latina
Quaderni di Casa America anno•VI numero•1 Il pensiero politico in America Latina ANTONIO GRAMSCI E L'AMERICA LATINA IL CILE TRA IERI E OGGI Sommario Quaderni di Casa America anno•VI numero•1 Prefazione di Roberto Speciale e Carlotta Gualco Introduzione di Fabrizio De Ferrari Abbonamento a cinque numeri € 50 (abbonamento ordinario), € 100 (abbonamento sostenitore) In attesa di registrazione ANTONIO GRAMSCI E L'AMERICA LATINA Fondazione Casa America - Villa Rosazza, piazza Dinegro 3 Tel. 010 2518368 - Fax 010 2544101 [email protected] www.casamerica.it Presidente: Roberto Speciale Consiglio d’amministrazione: Angelo Berlangieri, Giorgio Malfatti di Monte Tretto, Federico Massone, Luigi Merlo, Bernardino Osio, Piera Ponta, Andrea Torre, Victor Uckmar (vicepresidente) Coordinatore delle attività pro tempore: Carlotta Gualco Direttore Responsabile: Fabrizio De Ferrari Introduzione al volume “Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in America Latina” di Dora Kanoussi Il pensiero politico in America Latina – La riscoperta di Gramsci di Giancarlo Schirru Gramsci e Mariategui di Anna Maria Lazzarino Del Grosso Marxismo e socialismo non dogmatici. Il contributo di Gramsci in America Latina di Alberto De Sanctis Un pensiero per capire e trasformare il mondo di Chiara Giorgi Il pensiero di Gramsci. Partiti e democrazia in America Latina di Francesca D’Ulisse L’esperienza dell’Istituto Gramsci a Genova di Roberto Speciale A proposito dell’itinerario di Gramsci in Cile di Jaime Massardo IL CILE TRA IERI E OGGI Coordinamento editoriale: Sabrina Burlando Progetto grafico: Elena Menichini Hanno collaborato: Alessandro Pagano e Erika Norando Referenze fotografiche: Fondazione Istituto Gramsci, Angelo Battistelli Messaggio del Presidente della Repubblica Cile 40 anni dopo il colpo di Stato. Una tragedia che non va dimenticata di R. S. La mostra “Salvador Allende: un uomo, un popolo” Realizzazione editoriale © De Ferrari Comunicazione S.r.l. Via D'Annunzio, 2/3 - 16121 Genova Tel. 010 0986820 - 0986821 - 0986822 Fax 010 0986823 [email protected] L’editore rimane a disposizione per gli eventuali diritti sulle immagini pubblicate. I diritti d’autore verranno tutelati a norma di legge. Così il golpe di 40 anni fa parla al presente e al futuro Sintesi dell’intervento di Carolina Tohá Schede Fondazione Casa America Corsi di Lingua dell’Associazione Amici di Casa America Centro in Europa Quaderni di Casa America ANTONIO GRAMSCI E L'AMERICA LATINA 6 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA 7 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Prefazione RobeRto SpecIale PRESIDENTE DI FONDAZIONE CASA AMERICA E DEL CENTRO IN EUROPA caRlotta Gualco DIRETTORE DEL CENTRO IN EUROPA E COORDINATORE DELLE ATTIVITÀ DI FONDAZIONE CASA AMERICA Ci stiamo impegnando a rilanciare le due Riviste“Quaderni di Casa America” della Fondazione Casa America e “in Europa” del Centro in Europa anche grazie ad una nuova impostazione grafica e alla piena partecipazione di un editore come De Ferrari, molto attivo nel far conoscere sul mercato le pubblicazioni e le iniziative che hanno origine in questo territorio. Con l’occasione desidero ringraziare Redazione s.r.l. che ha curato le nostre pubblicazioni negli anni precedenti con professionalità ed amicizia. Mi auguro che le due Riviste siano considerate da tanti soggetti istituzionali locali e nazionali un patrimonio significativo da salvaguardare e da consolidare e che, assieme a loro, molti cittadini ne riconoscano il carattere di servizio che offrono, in termini di informazione e di riflessione. In un periodo così difficile per il Paese e in particolare per le attività culturali e di approfondimento internazionale, quelle pubblicazioni sono quasi un’eccezione, dei punti di ostinata resistenza che faranno ripartire lo sviluppo della conoscenza innanzitutto. L’Europa, un’Europa ripensata e riportata in primo piano, e l’America Latina, che è contemporaneamente il nostro passato e oggi una grande occasione di rilancio, sono il nostro alveo naturale, il futuro possibile. L’Editore, il Centro in Europa, la Fondazione Casa America possono far molto per dare forza a quelle pubblicazioni ma non possono tutto. Dipenderà anche dalla risposta di tante organizzazioni, associazioni, e soprattutto dai lettori e dai cittadini appassionati di questi argomenti. Per vincere questa scommessa è ovviamente necessario acquisire abbonamenti, inserzioni pubblicitarie ed assieme un più forte sostegno di idee e di iniziative. Stiamo predisponendo una serie di attività importanti che troveranno nella Rivista un’eco o una “anteprima”. Sull’Unione europea ad ottobre organizziamo a Genova un grande incontro per entrare nel Veduta di Città del Messico merito di come i nostri territori utilizzeranno al meglio le nuove azioni, e le relative risorse finanziarie, messe a disposizione dalla UE per l’occupazione e lo sviluppo nella fase 2014-2020. Un’altra tappa importante sarà la discussione sulle prossime elezioni per il Parlamento europeo, il prossimo anno, nella prospettiva della Presidenza di turno dell’Unione, affidata all’Italia a partire dal 1° luglio 2014. Elezioni europee, nuovi programmi e Presidenza italiana sono occasioni fondamentali per restituire slancio alla costruzione europea e per colmare il divario tra istituzioni europee e cittadini. Sull’America Latina siamo impegnati sul Cile di ieri e di oggi, sul Costa Rica, sul Venezuela, sull’Argentina, anche in vista del vertice Italia-America Latina che si terrà a dicembre a Roma. Apriremo anche una finestra sull’America del Nord. Questo numero dei Quaderni di Casa America è il primo di questa nuova serie; ha un numero di pagine ridotto e si propone di presentare insieme la nuova grafica e le linee del nostro lavoro. Abbiamo scelto un argomento di nicchia ma di grande rilevanza per dare visibilità anche alla storia del pensiero politico, per dare spazio alle idee e al confronto su temi più complessi. Il ruolo di una Rivista è, crediamo, anche questo: non essere sempre prevedibile, aprire nuove frontiere, affacciarsi su scenari insoliti, crescere assieme ai lettori e ai sostenitori, correggere quando necessario, esplorare e approfondire ciò che insieme consideriamo interessante. 8 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Introduzione FabRIzIo De FeRRaRI DIRETTORE RESPONSABILE DELLA RIVISTA QUADERNI DI CASA AMERICA È pieno merito del Centro in Europa e della Fondazione Casa America il mantenere vive e in buona salute, con anche il sostegno dell’editore, le testate “In Europa” dalla storia ormai ventennale, e i più recenti “Quaderni di Casa America” che stanno per approdare al sesto anno di vita. Due testate strutturate, che in un momento di generale disaffezione alla lettura continuano a rivolgersi ad un pubblico vivace, ricettivo e aperto a diverse chiavi di lettura del rapporto tra la nostra terra e culture diverse ma affini quali quelle europea e sudamericana. Così è anche per questo numero di “Quaderni di Casa America”, che ospita una sezione monografica dedicata ai rapporti tra Gramsci, il suo pensiero politico e l’America Latina, e un approfondimento sul Cile a quarant’anni dall’undici settembre che vide salire al potere Pinochet, con un messaggio speciale del presidente Napolitano e la testimonianza portata durante la recente visita a Casa America del sindaco di Santiago Carolina Tohà. E che, per quanto mi riguarda, mi vede subentrare ad un direttore della levatura di Mario Bottaro. Compito non facile e per il quale nulla posso promettere se non il massimo impegno, ed onestà e coerenza nell’informazione. Buona lettura a tutti. IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA 9 10 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America Introduzione al volume “Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in America Latina” DoRa KanouSSI BENÉMERITA UNIVERSIDAD AUTÓNOMA DE PUEBLA, MESSICO L’importanza che Gramsci ha acquisito in America Latina, a partire dagli inizi degli anni Novanta, è frutto di un lungo e complicato processo collegato agli eventi storici che ebbero luogo in alcuni paesi. Fu un processo, iniziato nei primi anni Cinquanta, durante il quale il «centro» di irradiazione degli studi gramsciani si cominciò a spostare verso l’America Latina. Senza sottovalutare ovviamente il caso dell’India e di altri paesi che non possono essere oggetto di questo libro, è indubbio che non esista in altro luogo una tale mole di studi gramsciani di alto livello come, ad esempio, nel Brasile di oggi. Gli ottimi saggi introduttivi di Alvaro Bianchi (brasiliano), Raúl Burgos (argentino) e Jaime Massardo (cileno) ci mostrano con esattezza come si andò diffondendo e radicando il pensiero di Gramsci in quest’area dell’America, le condizioni e il modo in cui influì specificamente in ognuno dei paesi in questione. Dati i differenti modi di leggere Gramsci secondo le tradizioni storiche che variano di paese in paese, è impossibile considerare la diffusione del suo pensiero in America Latina come un tutt’uno. Come afferma Jaime Massardo, Gramsci fu sempre letto e, a tempo debito, assimilato in funzione della tradizione culturale della sinistra e del movimento popolare del momento. I tentativi di «lettura» e di «utilizzo» si facevano e si fanno (forse in modo assai diverso che in Europa) a partire dalle diverse posizioni della sinistra e dalla sua tradizione, sia questa comunista, radicale o cattolica. Com’è noto, e Raúl Burgos lo ricostruisce in modo puntuale, chi introdusse Gramsci come autore dei Quaderni del carcere in America Latina furono il comunista argentino Héctor Agosti e il suo partito. Si deve a loro la prima – fortunata – edizione dei Quaderni del carcere in lingua straniera. Non va dimenticato il fatto che fu proprio la casa editrice del Partito comunista argentino (Pca) a pubblicare l’edizione togliattiana dei Quaderni e a distribuirla in tutta 11 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA l’America Latina. Tuttavia non ci si poteva certo aspettare – come invece a volte è stato suggerito – che un partito come il Pca si «appropriasse» del pensiero di Gramsci per renderlo parte della propria strategia politica! Anzi, ne seguì l’espulsione dal partito degli intellettuali che avevano promosso lo studio di Gramsci. Se si tiene conto della limitatezza culturale e ideologica di un partito che temeva l’influenza di tendenze marxiste diverse dall’ortodossia sovietica, non sorprende che i giovani della prima generazione di «gramsciani argentini» siano stati espulsi per «deviazionismo» gramsciano. Ciononostante la pubblicazione dei Quaderni non si interruppe1. Come si vedrà nelle rispettive introduzioni, sebbene la presenza di Gramsci non fosse la stessa ovunque, l’inizio della sua diffusione e la rielaborazione delle sue idee furono determinati da due eventi comuni: la radicalizzazione della sinistra in seguito alla Rivoluzione cubana e i colpi di Stato e le dittature militari che si insediarono in quasi tutta l’America Latina. Da quel momento i gramsciani lavorarono in esilio nel contesto universitario di Città del Messico e di Puebla Il carattere eminentemente politico dell’opera dei gramsciani argentini li portò, infine, a cercare il contatto e la collaborazione con la guerriglia guevarista di Masetti. Ma, riguardo a questo, manchiamo della documentazione necessaria per poter dare una valutazione certa di quale significato essa abbia avuto. 1 Antonio Gramsci nel 1922 impegnandosi con successo nella diffusione di Gramsci e dei grandi pensatori marxisti europei. Allo stesso tempo, furono loro ad assicurare che la maggior parte dei dibattiti sviluppatisi in Europa dagli anni Cinquanta alla fine degli Ottanta fossero puntualmente tradotti in spagnolo. Dopo la fine dell’esilio e la morte di José María Aricó (1991), il «centro» principale degli studi gramsciani si sposta (all’interno dell’America Latina) nelle università brasiliane (prima tra tutte la Uni- 12 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Antonio Gramsci a Vienna, 1924 camp) dove Gramsci oggi è presente in tutti i piani di studio di scienze sociali e politiche, e in molte pubblicazioni. Ne dà conto Alvaro Bianchi, nella sua introduzione, nella quale egli evidenzia le conseguenze positive e negative di questo mutamento: da un lato, la «partimentazione» del pensiero gramsciano (sociologico, politico, filosofico, ecc.) in base all’area disciplinare in cui viene incorporato, dall’altro la grande diffusione dei concetti corrispondenti. Analizzando il Cile, Jaime Massardo mostra con precisione che fu la tradizione politica a determinare in ogni paese il modo in cui elementi del pensiero di Gramsci vennero assimilati. Secondo alcuni interpreti ciò avrebbe posto gravi limiti al suo studio, subordinandolo alle esigenze contingenti della politica. Tut tavia, accettare un’idea simile significherebbe ignorare uno dei tratti caratteristici del pensiero di Gramsci, cioè la correlazione tra teoria e prassi politica alla quale non è possibile sottrarsi quando si studi la sua opera. Aricó sottolinea quanto fosse importante il ruolo di Gramsci nell’elaborazione della 13 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA teoria necessaria all’azione politica e come ciò non valesse solo per l’Argentina. Per la sinistra latinoamericana il rapporto con Gramsci significò, fin dal principio, mantenersi in relazione con tutto il movimento filosofico e culturale del tempo. Secondo le stesse parole di Aricó: La lettura di Gramsci ebbe [...] l’enorme merito di tener viva la capacità critica all’interno del marxismo generando una forte vocazione anti-dogmatica. Non va dimenticato che la sinistra argentina e, in particolare, i comunisti non avevano avuto una forte tradizione teorica nazionale... né c’era stata nel resto dell’America Latina, se si eccettua il caso di Mariategui. In tali condizioni la penetrazione di Gramsci ebbe enorme importanza, tanto che sarebbe arduo distinguere la diffusione del suo pensiero dai tentativi di metterlo in pratica.Non c’è dubbio che il problema principale affrontato dalla sinistra nello studio di Gramsci (la complessità del quale Aricó seppe esprimere con gramsciano rigore) era ed è quello del rapporto tra il momento dell’elaborazione teorica e il mutamento politico. E se in America Latina Gramsci ha avuto il peso che gli attribuisce Aricó, non c’è dubbio che continui ad averlo oggi, soprattutto in Brasile. Tutto ciò si comprende nel modo migliore attraverso la adeguata collocazione e comprensione del tragitto di Gramsci in America Latina che qui ci presentano i testi, e le rispettive presentazioni-introduzioni relative ai quattro paesi più «gramsciani»di questa parte del mondo. Infine, è giusto segnalare che Alvaro Bianchi in Brasile, Raúl Burgos in Argentina e Jaime Massardo in Cile sono accademici di grande prestigio tra gli studiosi che diffondono il pensiero di Gramsci in America Latina. 14 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Il pensiero politico in America Latina La riscoperta di Gramsci GIancaRlo SchIRRu* PROFESSORE ASSOCIATO DI GLOTTOLOGIA E LINGUISTICA ALL’ UNIVERSITÀ DI CASSINO E DEL LAZIO MERIDIONALE Il volume di cui parliamo è stato progettato nel novembre 2007, durante la IV conferenza internazionale di studi gramsciani tenutasi nel 2007 alla Universidad Nacional Autónoma de México, a Città del Messico. Lì erano presenti tutti i curatori: Dora Kanoussi, che faceva gli onori di casa, Giuseppe Vacca e il sottoscritto per conto della Fondazione Istituto Gramsci, e tra i tanti relatori latino americani invitati c’erano Raoul Burgos, Alvaro Bianchi e Jaime Massardo. Con loro pensammo di allestire questa antologia, che non ha eguali in lingua spagnola o portoghese: l’anno successivo Giuseppe Vacca tenne un corso di un semestre a Città del Messico, durante il quale ebbe modo di essere presente una settimana all’Università di Campinas, in Brasile, per un convegno e un seminario. Durante quel periodo furono valutate le prime selezioni di testi, che giunsero poi alla Fondazione Istituto Gramsci dove i singoli saggi furono tradotti e il volume allestito. Il libro va considerato quindi non solo per i testi originali raccolti e tradotti, ma anche per il lavoro di un largo gruppo di studiosi, a cui si devono inoltre le singole introduzioni alle diverse sezioni, quella argentina, quella brasiliana, quella cilena e quella messicana, che sono di grande interesse. Tra l’altro, l’insieme della bibliografia citata in calce a queste introduzioni e ai singoli capitoli costituisce uno strumento di primo orientamento che mi sembra molto utile. Una parte notevole della cura redazionale è andata proprio alla fungibilità di questi rimandi bibliografici: personalmente venivo dalla curatela di due volumi della collana degli Studi gramsciani nel mondo, contenenti per lo più materiale statunitense, canadese e inglese (il volume sugli studi culturali e quello sulle relazioni internazionali). Questi due libri raccolgono una produzione scientifica nata nei campus universitari scritta dentro le grandi biblio- * Intervento pronunciato in occasione della presentazione del volume “Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in America Latina”. 15 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA La Cattedrale metropolitana di Città del Messico teche e pubblicata originariamente in sedi accademiche; non poteva essere più diversa rispetto ai saggi di questo volume latino-americano, che provengono tutti dal Terzo Mondo: saggi scritti molto spesso per riviste clandestine, di cui si conservano solo serie frammentarie in poche biblioteche, in aree arretrate del mondo da intellettuali e militanti che hanno usato i mezzi, talora molto essenziali, a loro disposizione. Non è stato semplice quindi alla fine chiudere il tutto: per questo provo un duplice piacere a essere invitato per questa presentazione. Non solo per il fatto di essere qui tra voi, ma anche perché ricevo l’impressione di un lavoro che può effettivamente essere utile come strumento di orientamento a chi si voglia accostare a questa sezione degli studi gramsciani. Venendo invece al tema in particolare trattato dal volume, vorrei cominciare con una piccola digressione. Il filosofo italiano Augusto del Noce, nel suo volume dedicato a Gramsci e intitolato Il suicidio della rivoluzione, evoca un presunto valore mondiale della filosofia italiana del XX secolo: si riferisce al ruolo internazionale svolto da quanto fu suscitato nella cultura italiana dal magistero di Antonio Labriola: cioè dalla triade costituita dalle figure di Benedetto Croce, Giovanni Gentile e Antonio Gramsci. La fortuna del pensiero gramsciano in America Latina, vista in questa prospettiva, può essere considerata come uno dei capitoli, e non il minore per ampiezza e rilevanza, di un’ipotetica indagine sul valore mondiale della cultura italiana. Questa vicenda segue altri momenti della nostra storia nazionale: si pensi solo all’impatto che ebbero, sui movimenti di lotta al colonialismo, il nostro Risorgimento e la figura di Mazzini, oppure al ruolo ideologico mondiale assunto più tardi dal Fascismo. Questi momenti della storia italiana, e, voglio sottolinearlo, del contributo dato dalla cultura italiana all’elaborazione delle ideologie politiche, hanno avuto una notevole proiezione internazionale, ma trovarono in particolare in America Latina la loro eco più forte. Lo stesso è avvenuto per la cultura politica del comunismo italiano, e per il pensiero di colui che diede a quel partito un’autonomia culturale. Si tratta di una vicenda, quella che oggi affrontiamo, che per molte ragioni precede il divorzio tra pensiero socialista e 16 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA movimento operaio, ormai ampiamente avviato in tutto il mondo. La diffusione del pensiero di Gramsci non è avvenuta in America Latina attraverso il mondo accademico, ma per mezzo degli intellettuali del movimento comunista. L’interesse scientifico e quello politico si sono pertanto fortemente intrecciati. Se si vuole comprendere la vicenda è necessario considerare la fortuna critica che Gramsci ha trovato in America Latina, congiuntamente alla storia politica del continente. Mi colpì molto, a Città del Messico, durante la citata conferenza di studi gramsciani del 2007, un intervento dal pubblico in cui un uomo affermò di aver letto Gramsci per la prima volta in carcere: non si tratta più, per fortuna aggiungiamo, di una condizione molto diffusa nel mondo contemporaneo. Vorrei fare due esempi di questo intreccio tra storia politica e fortuna critica di Gramsci nel continente latino-americano. Il primo riguarda il passaggio delle forze del movimento del lavoro da una strategia frontale, della lotta di classe, a una strategia democratica, nella loro lotta contro le dittature degli anni Settanta. Il 9 novembre 2007 a Buenos Aires si tenne una Tavola Rotonda di omaggio alla figura di Juan Carlos Portantiero, uno dei maggiori gramsciani argentini, allora da poco scomparso. In quell’occasione Luis Maira, un uomo politico e diplomatico cileno, ricordò l’impatto avuto sull’emigrazione cilena in Messico dalla lettura del saggio di Enrico Ber- linguer apparso su Rinascita nell’ottobre del 1973, relativo al colpo di stato militare in Cile, e intitolato Riflessione sull’Italia dopo i fatti del Cile. Si tratta del famosissimo articolo, pubblicato in due puntate da Berlinguer, in cui viene compiuta un’estesa analisi delle condizioni che avevano portato al colpo di stato di Pinochet, e in cui viene enunciata la strategia del compromesso storico per il Partito comunista italiano. Nel racconto di Maira, la domanda che immediatamente si diffuse nelle élite politiche sud-americane allora presenti nella capitale messicana (ricordo che oltre ai cileni, già da tempo la città accoglieva per esempio l’emigrazione politica brasiliana), verteva su come aveva potuto il Partito comunista italiano formulare un’analisi così diversa rispetto a quella emersa dal Comitato centrale del Partito comunista dell’Unione sovietica. Mentre quest’ultima (improntata alla necessità di intensificare lo scontro tra le classi e del collegamento dei fronti, dal Sud-Est asiatico all’America meridionale) fu giudicata immediatamente inservibile alla comprensione dei fatti, e inutile per l’organizzazione di una strategia politica immediata, il discorso di Berlinguer fu invece considerato come ricchissimo di indicazioni sia analitiche, sia strategiche. La risposta a tale quesito venne cercata in Gramsci, a cui si attribuiva l’autonomia culturale di un partito relativamente periferico nel movimento comunista internazionale: dopo il marzo del 1976, 17 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA quando a Città del Messico giunsero i «gramsciani argentini» in esilio, essi vennero quindi immediatamente messi al lavoro per illustrare a tutti gli esuli latino-americani il pensiero di Antonio Gramsci. La fortuna di Gramsci cessò di essere un fatto caratterizzante questo o quel paese latino-americano, per diventare un fenomeno continentale. Questo è il momento che gli intellettuali latino-americani ricordano come passaggio dal marxismo formalista di Althusser, al marxismo democratico di Gramsci; e, conseguentemente, come passaggio dalla strategia fuochista, di organizzazione della lotta armata nelle aree rurali del paese, alla strategia democratica, fondata invece sulla costruzione di un fronte di alleanze con le forze politiche di ispirazione democratica, cattolica e socialista. Insistendo sul carattere democratico degli scritti di Gramsci non voglio tirare un rigo di penna su una discussione vastissima che ha riguardato proprio questo punto. Come è noto fu Norberto Bobbio in particolare a sollevare dubbi sul carattere democratico degli scritti gramsciani, e l’ispirazione totalitaria, al contrario, del concetto gramsciano di egemonia. Il punto che intendo sollevare è di tipo pratico: i movimenti politici che, fuori dall’Italia, si sono rivolti al pensiero di Gramsci lo hanno fatto in genere per passare da una fase armata a una fase democratica (legale quindi) per la quale necessitavano di una idea, di una cul- tura, della democrazia. Gramsci è l’autore del passaggio dalla guerra manovrata alla guerra di posizione. Paradigmatica mi sembra in questo senso la figura del presidente argentino Raúl Alfonsín; egli tenne il 1 dicembre 1985 un famoso discorso, passato alla storia come Discurso de Parque Norte: il presidente parlava ai delegati dell’Union Civica Radical. Quel lungo testo fu il frutto dell’incontro del «traghettatore dell’Argentina» dalla dittatura alla democrazia, con il cosiddetto «Grupo Esmeralda» costituito dai gramsciani argentini: Juan Carlos Portantiero, José Aricó e Antonio da Ipola. Si tratta di un discorso che, a mio parere, ha segnato profondamente tutto il fronte democratico argentino, non solo il partito radicale, ma anche le componenti più progressiste della galassia peronista, quelle che sono oggi al governo. In quel discorso il cammino verso la democrazia assume toni chiaramente gramsciani: c’è una concezione progressiva della democrazia, che prende le mosse dalle condizioni della cosiddetta democrazia formale, e si apre sulle condizioni socio-economiche dello sviluppo democratico, che quindi non è dato una volta e per sempre, ma è il centro di una tensione verso cui agisce la politica. Vorrei citare ancora un caso che ha molte similitudini col precedente; questo è assai meno trattato nel volume rispetto a quello dei gramsciani argentini, entrati in una genealogia quasi mitica del gram- 18 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA scismo latino-americano; ne parla però Alvaro Bianchi nel suo saggio di introduzione alla sezione brasiliana del volume. Si tratta del sociologo brasiliano Fernando Henrique Cardoso (che fu presidente del suo paese dal 1995 al 2003): Cardoso è stato un lettore attento di Gramsci, e ciò si coglie facilmente in alcuni suoi lavori degli anni Sessanta e Settanta. In particolare: Hegemonia burguesa e independência econômica: raízes estruturais da crise política brasileira, in «Les Temps Modernes» (Paris), 23 1967, n. 257, pp. 650-680. Política e desenvolvimento em sociedades dependentes: ideologia do empresariado industrial argentino e brasileiro, Rio de Janeiro, Jorge Zahar, 1971. A questão do Estado no Brasil, in «Dados. Revista de Ciências Sociais» (Rio de Janeiro), aprile 1974. Soprattutto poi nel volume: Autoritarismo e democratização, Rio de Janeiro, Paz e Terra, 1975. È inutile dire che l’essere divenuto il leader di una formazione marcatamente socialista liberale non ha aiutato Cardoso a conquistarsi un posto in una ideale genealogia del gramscismo latino-americano. Ciò non toglie però che anche lui, una figura chiave nella costruzione della democrazia brasiliana, si sia servito largamente di Gramsci nella sua analisi sociale e politica. Ciò dimostra anche che le classi dirigenti che ormai da tempo guidano il Brasile nella costruzione della democrazia sono assai più coese al loro La città di L’Avana, Cuba interno rispetto a ciò che può apparire a uno sguardo superficiale; soprattutto non appaiono meno organizzate e omogenee sul fronte ideologico rispetto alle élite conservatrici e patrimonialiste del paese. Così come c’era un elemento socialista nella cultura politica di Cardoso, per cui egli era debitore di Gramsci, c’è un elemento liberale che proprio i fili di continuità con quella presidenza hanno consentito di giungere fino a Lula e Dilma Rousseff. Vorrei illustrare un secondo esempio di intreccio molto stretto tra interesse scientifico e fatti politici, costituito dal confronto sulla figura di Gramsci che animò il mondo cattolico cileno all’inizio degli anni Ottanta. Il dibattito fu avviato nel 1979 sulla rivista cattolica «Mensaje» da Juan Eduardo García-Huidobro (il quale scriveva in quegli anni con lo pseudonimo 19 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA di Tomás Valdivia). García-Huidobro è uno studioso di pedagogia addottoratosi all’Università cattolica di Lovanio, in Europa, e testimonia della forte circolazione del pensiero gramsciano nella cultura pedagogica cilena di matrice cattolica. Egli tenne anche dei corsi di formazione politica per i quadri del partito popolare nel 1982. Alla circolazione di Gramsci in questi ambienti cattolici risposero le componenti del cattolicesimo conservatore, rappresentate dal giornale «El Mercurio», che si impegnò quindi in un’opera di confutazione del gramscismo per la quale si affidò ai teorici che in Italia si erano impegnati in questa opera: si pubblicò quindi un testo di Augusto del Noce e Flavio Cappucci, col titolo La hegemonía cultural, desafío de hoy (‘L’egemonia culturale, sfida di oggi’), nel maggio del 1986. Le componenti più strettamente politiche del fronte conservatore reagirono in modo molto allarmato a questo risveglio gramsciano del partito popolare: il risultato fu l’organizzazione di un seminario intitolato Desafíos actuales de la cultura occidental (‘Sfide attuali della cultura occidentale’), tenutosi nel novembre 1987. Gli interventi di quell’appuntamento furono pubblicati in un volume intitolato Gramsci, la nueva forma de penetración marxista, sempre del 1987. In quella sede Jaime Antunez Aldunate, all’epoca editore del supplemento culturale de «El Mercurio», afferma: «se i paesi della cultura occidentale, al margine dello scontro poliziesco che la sovversione marxista suppone, desiderano veramente mettere un freno al marxismo, non hanno altra via che affrontarlo nella sua versione gramsciana, combattendolo soprattutto nella prospettiva culturale, filosofica ed ideologica». Non è difficile vedere già il tormentone che ispirerà alcuni ambienti conservatori statunitensi proprio sullo scorcio della fine della Guerra Fredda, con il cosiddetto do- Tessera di accesso al Cremlino di Antonio Gramsci, 1923 20 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA cumento di Santa Fé II, del 1989. Si tratta di un documento strategico steso ai tempi della presidenza di Bush padre, che faceva séguito al più celebre documento del Gruppo di Santa Fé, elaborato al tempo dell’amministrazione Reagan, il testo in cui venne delineata la strategia del contenimento militare dell’espansionismo sovietico in America Latina, mediante l’armamento di una guerriglia mercenaria in tutto il continente. Ebbene, nel nuovo testo strategico (il Santa Fé II), si dice che la sfida comunista non aveva più, come ai tempi della rivoluzione cubana, la forma di una guerriglia armata che andava combattuta sotto il profilo militare, ma aveva invece la forma di una sovversione culturale ispirata al pensiero di Gramsci, che richiedeva quindi di essere affrontata con armi culturali: in primo luogo con l’inclusione dell’America Latina nel modello di consumi nord-americani. Tra l’altro questa posizione ha continuato a circolare anche in America Latina: proprio in Cile nel 1997 è uscito un saggio di un ufficiale dei servizi di sicurezza: Omar Gutiérrez, Gramsci, la cultura y el papel de los intellectuales, in «Revista de Marina» (Valparaíso), n. 4 1997 («Armada de Chile», vol. 115/839). Si tratta di un testo che contiene fraintendimenti comici che ne inficiano tutta l’argomentazione (si dice per esempio che Gramsci fu imprigionato dai comunisti che avevano istaurato una dittatura nel suo paese). Questo povero ufficiale di marina però, pur nella sua ingenuità, per cui si è conquistato un posto di rilievo nelle aule universitarie di tutto il Sud-America dove viene presentato agli studenti come caso di proverbiale congiunzione tra ignoranza e reazione, non ha fatto che riecheggiare alcune parole d’ordine che circolavano nelle forze armate del suo paese: i dispositivi militari che per anni avevano funzionato in chiave anticomunista in tutto il continente, si sono trovati spiazzati di fronte alla grande rivoluzione democratica dei giorni nostri, in cui effettivamente, come ho cercato di mostrare molto forte è stato l’influsso di Gramsci e della cultura politica del partito comunista italiano. Tutto ciò a riprova dell’acutezza della osservazione di Del Noce da cui sono partito: non solo il fronte di progresso si è largamente servito, e si serve tutt’ora, di strumenti di fabbricazione italiana nella sua lotta ideologica, ma anche quello conservatore ha fatto appello, nel rispondere, alle confutazioni italiane di Gramsci. Ciò che avviene da noi, sul terreno della lotta delle culture politiche, finisce spesso con l’avere un valore che non è solo nazionale. Un fatto, quest’ultimo, che potremmo spiegare ancora con un riferimento ai Quaderni del carcere, in cui ci si sofferma proprio sulla vocazione cosmopolita della cultura italiana, che per la sua tradizione legata alla Chiesa, tende sempre a elaborarsi come universale, e quindi a svolgere un ruolo di dimensioni più ampie rispetto all’arena nazionale. 21 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Turi, cella di Antonio Gramsci, 1950 ca Viene alla mente un’immagine evocata da Gramsci stesso in una delle sue lettere a Tania, spedita dal confino di Ustica, in cui il prigioniero racconta della grande delusione data a un anarchico siciliano, anch’egli arrestato, durante un pernottamento in carcere che aveva preceduto il trasbordo via mare tra Palermo e Ustica: quest’uomo era rimasto sconvolto dallo scoprire che il suo eroe, Antonio Gramsci, era in realtà di corporatura così fragile; «mi guardò a lungo – si legge nella lettera – poi domandò: “Gramsci, Antonio?” Sì, Antonio!, risposi. “Non può essere, replicò, perché Antonio Gramsci deve essere un gigante e non un uomo così piccolo”. – Non disse più nulla, si ritirò in un angolo, si sedette su uno strumento innominabile e stette, come Mario sulle rovine di Cartagine, a meditare sulle proprie illusioni perdute» (A. Gramsci, Lettere dal carcere, a cura di S. Caprioglio ed E. Fubini, Torino, Einaudi, 1975, p. 50). Ebbene, anche la vicenda che ho cercato di ripercorrere non fa che raccontarci di un grande pensiero sostenuto da un corpo molto esile, di una nazione che ha saputo svolgere un ruolo nella storia contemporanea, malgrado le sue grandi e profonde fragilità, e di un pensiero politico in particolare, quello gramsciano, che ha avuto una portata ben maggiore rispetto al partito politico che lo aveva incarnato, tanto da riuscire a sopravvivere anche alla fine di quel partito. 22 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Gramsci e Mariátegui anna MaRIa lazzaRIno Del GRoSSo* PROFESSORE ORDINARIO DI STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE - UNIVERSITÀ DI GENOVA Non sono una specialista di studi gramsciani, ma forse proprio per questo la mia reazione dopo un primo sguardo, panoramico piuttosto che dialogante, a questo ricco volume può rappresentare quell’interesse anche dei non addetti ai lavori che certo una casa editrice ad ampia diffusione quale il Mulino, e con essa i Curatori, si propongono di suscitare. La mia lunga esperienza di storica del pensiero politico mi rende particolarmente sensibile all’efficacia del metodo e alla novità e fecondità dei suoi risultati. Posso dire che da entrambi i punti di vista il libro ha suscitato la mia ammirazione e la certezza che si tratti di uno strumento conoscitivo prezioso in molteplici direzioni. Va rilevato in primo luogo il felice conseguimento dell’obiettivo primario della raccolta: fornire un quadro significativo dei tempi, dei modi, delle sedi, dei principali artefici, delle stagioni più o meno felici della penetrazione del pensiero gramsciano nei paesi dell’America Latina che più di altri lo hanno accolto e valorizzato sia sul piano della suggestione ideologica, sia su quello del sapere propriamente scientifico. Il volume mostra efficacemente come ciò sia avvenuto, a partire dagli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, in Argentina, Brasile, Cile, Messico e Cuba. A ciascuno di questi paesi è dedicata un’apposita sezione. I diversi contributi su Gramsci proposti in ciascuna sezione sono opportunamente storicizzati nel corso di illuminanti saggi introduttivi. Questi ultimi danno conto delle principali“letture”riconducibili ai diversi periodi della storia politica dei paesi considerati, evidenziando anche il carattere attualizzante e programmatico dell’interesse per le categorie e per i concetti gramsciani, spesso utilizzati per l’analisi della realtà contemporanea Latino-Americana. L’insieme di questi saggi, tutti di note- * Intervento pronunciato in occasione della presentazione del volume “Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in America Latina”. 23 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA José Carlos Mariátegui vole valore euristico, consente un contatto certamente proficuo con la cultura politica della sinistra latino-americana del secondo Novecento; nello stesso tempo fornisce una conoscenza valida in se stessa del pensiero politico di Gramsci, di cui coglie gli apporti più significativi e più fecondi. Si sofferma naturalmente soprattutto sulle analisi e proposte più consone alla realtà di paesi ancora periferici rispetto agli esiti del capitalismo maturo occidentale, quale era l’Italia al tempo di Gramsci e quale doveva rimanere ancora abbastanza a lungo gran parte del continente latinoamericano: paesi i cui intellettuali più sensibili, impregnati di cultura umanistica, hanno precocemente mostrato insofferenza per il rigido dogmatismo di marca sovietica. Mi pare di conseguenza che, volendo introdurre al pensiero politico di Gramsci gli studenti nostrani, un libro come questo si potrebbe tranquillamente e utilmente proporre loro, con la coscienza che essi non mancherebbero, grazie ad esso, di acquisirne il quadro complessivo e i concetti principali; con il vantaggio di acquisire in più la conoscenza, sia pure indiretta, della storia politica contemporanea dei paesi dell’America Latina dove esso non solo è diventato oggetto di ricerche elitarie o di dibattiti ideologici legati a situazioni contingenti, ma anche occupa uno spazio assai vasto nell’insegnamento accademico, spazio sicuramente maggiore di quello attualmente riservatogli nei nostri corsi. I contributi introduttivi di Raul Burgos per l’Argentina, Alvaro Bianchi per il Brasile, Jaime Massardo per il Cile, Dora Kanoussi per il Messico, Fernando Martinez Heredia per Cuba hanno nel loro insieme il grande pregio di individuare i rapporti di filiazione e talora di contaminazione tra un’esperienza nazionale e l’altra. Vi si mostra ad esempio come l’innesco del crescente interesse per il Gramsci pensatore politico diffusosi in buona parte del continente, sia avvenuto in Argentina, tra il 1947 e i primi anni ’50, grazie soprattutto all’impegno di Héctor Paulo Agosti e del gruppo di 24 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA comunisti “eretici” riuniti attorno a lui, a Cordoba, e alla sua rivista “Pasado y presente”, trovando poi nel Messico, terra ospitale di approdo degli esuli politici in fuga dalle dittature militari, ottime occasioni per potenziare la diffusione editoriale degli scritti gramsciani e per promuovere attorno ad essi discussioni e convegni. I saggi mostrano chiaramente come questa ricezione abbia avuto tempi e vicissitudini diverse in relazione alla dialettica tra libertà e dittatura, tra populismi e socialismi che nel corso del secondo Novecento ciascuno dei paesi considerati ha dolorosamente conosciuto, e come un ruolo indubbio nelle fortune più recenti del gramscismo vi abbiano avuto (come del resto altrove) il progressivo declino del mito sovietico, l’affermazione dell’eurocomunismo e la dissoluzione dell’URSS. Emerge anche come proprio la consolidata valorizzazione dell’opera di Gramsci abbia consentito alle sinistre marxiste di superare la crisi derivante dal crollo dei socialismi reali e di rinnovarsi elaborando modelli alternativi di perdurante proponibilità. Non a caso il saggio di Massardo rileva la durezza dell’attacco sferrato in Cile a Gramsci e ai suoi cultori dagli eredi del regime di Pinochet, nei primi anni ’90. Vorrei infine far cenno a un personale motivo di interesse suscitatomi dalla lettura di questo bel volume, ed esprimere al curatore il mio interrogativo circa le ragioni dell’ assenza del Perù, che un po’ mi ha sorpreso, anche se credo di poter immaginare la risposta. Sia il saggio di Burgos, sull’Argentina, sia quello di Aricò, dal titolo Il ruolo degli intellettuali argentini nella diffusione di Gramsci in America Latina ricordano che la riscoperta di Gramsci e della sua eterodossia rispetto alla dottrina ufficiale del marxismo-leninismo di marca staliniana fu l’occasione per riscoprire e valorizzare il pensiero politico del peruviano José Carlos Mariátegui. Un autore questo, di cui ho avuto in passato occasione di occuparmi con grande interesse, dedicandogli anche per qualche anno dei corsi monografici molto apprezzati dagli studenti. Mariátegui, fondatore nel 1928 del Partito socialista del Perù, solo dopo la sua precoce morte, avvenuta nel 1930, denominato contro la sua volontà, Partito comunista, è stato ed è spesso accostato a Gramsci per una serie davvero notevole di coincidenze tra le rispettive visioni e per la comune antidogmatica apertura culturale, coincidenze che non posso qui certo evocare in dettaglio. Come Gramsci, anche Mariátegui è stato un“eretico”rispetto alla rigida ortodossia del materialismo storico e rispetto alle direttive strategiche dell’ Internazionale Comunista. Mi colpì, durante un convegno mariáteguiano svoltosi all’IILA in prossimità del centenario della nascita, sentire Gianni Toti, appassionato cultore del pensiero di en- 25 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA trambi, accomunarli con l’appellativo “Gramsciategui”! Ma Mariátegui morì troppo presto per poter conoscere il secondo Gramsci, il Gramsci pensatore politico, e non abbiamo testimonianze dirette di una sua conoscenza degli scritti giovanili, anche se possiamo supporre che almeno durante la sua permanenza in Italia, tra la fine del 1919 e il giugno 1922, sia stato ammirato lettore dell’”Ordine Nuovo” che nei suoi scritti mostra di conoscere bene. Se quindi non si può attribuirgli il ruolo di diffusore del pensiero di Gramsci in America Latina, e se in questo libro è assente una sezione dedicata al Perù, dove forse Gramsci, per l’immediata “sfortuna”e i fraintendimenti dell’opera di Mariátegui seguiti alla sua morte e per le vicissitudini politiche di quel paese è stato poco studiato e poco recepito (ma questo lo chiedo al curatore), vorrei però ricordare che lo scrittore politico peruviano ha più volte e assai precocemente segnalato ai suoi lettori, in termini sempre positivi, pur nella voluta asciuttezza e oggettività della sua prosa, la figura di Gramsci quale intellettuale e uomo politico di primo piano, impegnato per la causa del socialismo rivoluzionario. La prima menzione si trova in una delle sue corrispondenze dall’Italia per il quotidiano di Lima “El Tiempo”, uscita il 10 luglio 1921. Si tratta di una panoramica precisa e ragionata sulla stampa italiana del momento: trattando dei periodici di “estrema sinistra” Mariategui cita l’“Avanti” e l’“Ordine Nuovo”, organo del Partito Comunista, diretto – scrive - dai due più notevoli intellettuali del partito, Terracini e Gramsci1. Nel volume La escena contemporanea, raccolta di articoli pubblicata a Lima nel 1925, vi è un saggio che illustra molto particolareggiatamente l’evoluzione e i problemi del socialismo italiano. Ricordando il Congresso di Livorno del Partito Socialista (cui aveva assistito) e la scissione che aveva dato origine alla nascita del Partito Comunista d’Italia, di cui caratterizza la linea politica, Mariátegui informa i lettori che “Si distinguono nello stato maggiore comunista l’ingegner Bordiga, l’avvocato Terracini, il professor Graziadei, lo scrittore Gramsci”. E aggiunge - particolare di grande significato per il socialismo peruviano- che il partito propugna la formazione di un fronte unico di operai e contadini2. Tre anni più tardi, a poche settimane dalla costituzione del Partito Socialista del Perù, in un articolo dal titolo La influencia de Italia en la cultura hispano- 1 Mariátegui Total. Primera Edición. Commemorativa del Centenario del Nacimiento de José Carlos Mariátegui, Ordinamiento de textos y dirección de la Edición: Sandro Mariátegui Chiappe, Lima, Empresa Editora Amauta 1994, (d’ora in poi citato come M.T.), Tomo I, p. 791. L’articolo, dal titolo La prensa italiana, è inserito nella raccolta Cartas de Italia. 2 M.T., I, p. 983. La traduzione è mia. 26 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America americana, pubblicato nella rivista “Variedades” il 25 agosto 1928, nel sostenere che questa influenza è generalizzata e non si limita ai discendenti di famiglie italiane, evidenzia quale esempio fra altri l’interesse e il debito del compatriota César Falcón verso la cultura italiana e ricorda di avere insieme a lui visitato Papini a Firenze, assistito al Congresso di Livorno e alla Conferenza di Genova, e compiuto un viaggio per l’Italia, nel cui itinerario – scrive -“si confondono Montecitorio, Nitti, il Vaticano, Venezia, Fiesole, Milano, la Scala, Frascati, il Rinascimento, Botticelli, Croce, l’ ”Ordine Nuovo”, Terracini, Gramsci, Bordiga, il caffè Aragon, il Marinese, Pisa, l’Augusteo ecc.” 3. Il passo lascia supporre la possibilità di un incontro con Gramsci e comunque colloca quest’ultimo tra le personalità più significative e più degne di interesse e di contatto personale nel panorama culturale italiano dei primi anni ’20. Proprio al periodo trascorso in Italia con Falcón, e alle serate passate a Genova, nel maggio 1922, con lui, con Carlos Roe e con il console del Perù Palmiro Machiavello si è fatta talora risalire la svolta di Mariategui in direzione del socialismo rivoluzionario, se non addirittura il progetto di fondare un movimento comunista in Perù4. Un altro riferimento di Mariátegui a Ivi, p. 549. Cfr. P.P. PETRINI, José Carlos Mariátegui e il socialismo moderno, Pisa, ETS, 1995, pp. 190-191. 3 4 José Carlos Mariátegui Gramsci lo troviamo nell’articolo El mito de la nueva generación, uscito nel maggio del 1929 nella sua famosa e bellissima rivista“Amauta”, quale quindicesimo saggio della rubrica Defensa del marxismo. Nel registrare la miserevole caduta della grande illusione di farsi protagonista di una rivoluzionaria missione storica coltivata dalla generazione di coloro che nel ’19 erano ancora troppo giovani per partecipare alla grande guerra e considerando l’autocritica di alcuni dei suoi esponenti, quali i francesi André Chamson e Jean Prevost, Mariátegui contrappone a quei vani ed effimeri deliri giovanili l’azione “eroica” di Lenin e dei suoi se- 27 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA guaci in Russia, di Liebknecht, Rosa Luxembourg e Eugenio Leviné in Germania, di Bela Kuhn in Ungheria, degli operai della FIAT in Italia “fino all’occupazione delle fabbriche e alla scissione della masse socialiste a Livorno”. E ai giovani studenti universitari che, secondo la testimonianza di Prévost, avevano letto Marx rabbiosamente ma con snobismo per poi lasciare afflosciare il loro slancio rivoluzionario di fronte alle prime reazioni scandalizzate delle famiglie e alle prime bastonate della polizia, contrappone “le migliori menti della nuova generazione” che hanno invece saputo perseverare nel loro percorso. Tra esse colloca il gruppo degli intellettuali di “Ordine Nuovo”, che – scrive – “si assunse l’impresa di dar vita in Italia al Partito Comunista, iniziando il lavoro politico che doveva costare, sotto il fascismo, a Gramsci, Terracini etc, la condanna a venti o venticinque anni di prigione”. Sottolinea che questi nuovi rivoluzionari (tra essi ricorda i dadaisti passati alla battaglie della rivoluzione surrealista, e i tedeschi Ernest Toller, Johann Bucher, George Grosz) hanno smesso di invocare la loro qualità di giovani, del resto ormai compromessa dall’appropriazione fascista del mito della giovinezza, per accettare la loro responsabilità e la loro missione di uomini5. Infine, pochi mesi dopo, nel secondo dei tre articoli usciti su “Mundial” fra il luglio e l’ agosto 1929 dedicati a Gobetti, altra 5 M.T., I, pp. 1320-1322. figura eroica di cui commenta con accenti di grande ammirazione l’opera, avendone letto i primi quattro volumi, considera momento importante e fondamentale della maturazione del pensiero del giovane intellettuale torinese il suo avvicinamento a Gramsci e la sua collaborazione all’“Ordine Nuovo”, che“lo portarono sul terreno dell’esperienza attuale e diretta”6. Vediamo dunque un Mariátegui che, dal tempo del suo soggiorno in Italia, nel corso di un decennio segue costantemente, anche dopo il suo ritorno in Perù, l’attività politica e giornalistica di Gramsci e non cessa di segnalarlo insieme ai suoi compagni di lotta al proprio pubblico di lettori quale modello positivo, per non dire esemplare, di uomo politico e intellettuale rivoluzionario. Alvaro Bianchi ricorda nel suo saggio che i socialisti brasiliani già nel 1927 diedero notizia, nel loro giornale, del processo e della condanna di Gramsci, e che nel 1933 i trotzkisti pubblicarono un testo di Trotzki che vi faceva un riferimento positivo, mentre Goffredo Rosini parlava di lui come vittima del fascismo in un articolo anonimo. Mi è parso opportuno ricordare qui il probabile primato cronologico di Mariátegui nel far conoscere la figura di Gramsci, nel suo ruolo di militante politico e di intellettuale rivoluzionario, alla sinistra latinoamericana. 6 Ivi, p. 542. 28 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Marxismo e socialismo non dogmatici. Il contributo di Gramsci in America Latina albeRto De SanctIS* UNIVERSITÀ DI GENOVA In modo alquanto intrigante questo volume si propone di intrecciare due piani: quello concernente le ragioni teoriche della fortuna di Gramsci in America Latina e quello, che dal primo direttamente discende, mirante a contestualizzare tali ragioni teoriche nell’ambito di un iter che partendo dall’Argentina passa attraverso Brasile, Cile e Messico per approdare a Cuba. L’interrogativo basilare riguarda quindi il perché un autore collocato in un contesto, che è quello del cuore dell’Europa, in un paese come l’Italia, che in quel periodo conosce un profondo stravolgimento delle sue categorie politico-ideologiche, possa suscitare un’eco tanto vasto in America Latina. Un paese: l’Italia di allora e un fenomeno politico: il fascismo, che denunciano tuttavia la peculiarità di non poter essere ricondotti in modo del tutto soddisfacente all’interno della griglia analitica, predisposta dal marxismo classico. È verosimilmente proprio la percezione da parte di Gramsci dell’insufficienza del marxismo di fronte a questi compiti esplicativi a rendere la sua posizione più elastica, più sensibile alle sollecitazioni di una realtà complessa, quale è quella LatinoAmericana. Quello che, ad esempio Carlos Nelson Coutinho, nel suo contributo Gramsci e noi, definisce il“tratto anti-fatalista di Gramsci” è chiaramente il prodotto del rifiuto di acconsentire a che quell’economicismo, che paralizza la maggior-parte dei marxisti dell’epoca, ingabbi ogni auspicio rivoluzionario. Per tal via i marxisti classici si sottraggono al confronto con quel moto ascendente che, come Gramsci teme, invece i fascisti dimostrano ben presto di sapere cavalcare nel migliore dei modi, sfruttandolo per la conquista del potere. A marcare la diversità d Gramsci rispetto ad una interpretazione economicista del marxismo è in * Intervento pronunciato in occasione della presentazione del volume “Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in America Latina”. 29 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA primis il concetto di “blocco storico” secondo cui viene ad essere riconosciuta una più ampia autonomia alle sovrastrutture ideologiche. Per Gramsci, la sfera politico-ideologica è quella in cui si gioca la decisiva partita per il potere tra borghesia e proletariato. La struttura economica non avrebbe in quest’ottica una funzione prevalente. A corroborare tale punto di vista è l’importanza attribuita da Gramsci alla società civile, nonché ala sua capacità di elaborazione, fondamentale in termini di costruzione del consenso. È questo il consenso su cui si regge la società politica, ossia l’apparato dotato di potere coercitivo. Se Gramsci non trascura di sottolineare come il momento della sintesi abbracci entrambe tali fasi (quella della società civile e quella della società politica), sicuramente scorge nell’egemonia un qualcosa di strettamente legato alla società civile. Evidenziando l’importanza della società civile, Gramsci è pertanto in grado di richiamare l’attenzione su di un’articolazione reticolare del potere, che uno schematismo marxista troppo asciutto potrebbe facilmente ignorare. È questa idea di stato allargato, che permette a Gramsci di cogliere il valore di quella identità nazional-popolare rivelatasi determinante per la conquista del potere tanto in America Latina, tanto nell’Italia fascista. Nell’analisi di Gramsci è quindi “la guerra di posizione”, volta a garantirsi spazi sempre maggiori nella società civile, piuttosto che “la guerra di movimento” – tipica di quello scontro frontale che trova il suo teatro più adeguato all’interno della società politica – ad interessare la classe operaia in quelle che lui qualifica come le “società occidentali”, contrapposte alle “società orientali”. Non solo, a ribadire in che misura l’analisi gramsciana risulti funzionale ai contesti latino-americani è – come sottolinea Juan Carlos Portantiero nel suo Gli usi di Gramsci – l’affermarsi in essi di quella forma societaria che, sebbene di tipo occidentale, denuncia la presenza di una società talmente disgregata da consegnar nelle mani della società politica “un’influenza enorme nella configurazione dei conflitti”. Si tratta del cosiddetto “capitalismo tardivo”, o nel lessico gramsciano, “capitalismo periferico”, cioè di quelle società in cui il ruolo di traino è esercitato dallo Stato e dalla politica. In esse l’origine del potere è ha più di sovente una matrice “bonapartista”, invece che “dispotico-orientale”. Ciò spalanca quasi naturalmente l’uscio ala considerazione che, grazie a Gramsci, acquisiscono pienamente lo status di forza culturalmente ed ideologicamente rilevante.il cemento che rinsalda l’idem sentire dei contadini è di matrice nazional-popolare. Esso matura in un percorso di esclusione e di sfruttamento in cui le potenze straniere appaiono coalizzate con le oligarchie lo- 30 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Veduta di Brasilia, capitale del Brasile (© Bento Viana) cali. Coerentemente il popolo coincide pertanto con la nazione, mentre il successo dell’egemonia socialista dipende dalla sua capacità di comprendere ed interpretare il congiungersi tra domanda di giustizia e sentimento nazionale. Come Gramsci osserva: “la classe dirigente è tale solo se interpreterà esattamente questa combinazione, di cui essa stessa è componente”. A segnalare come la fecondità della prospettiva anti-fatalista e particolarmente attenta alla ricostruzione sociologica disegnata da Gramsci si presti alla ricerca di una sinistra meno dogmatica, è José Aricò nel suo Il ruolo degli intellettuali argentini nella diffusione di Gramsci in America Latina. Aricò argomenta come in effetti Gramsci concorra a “correggere il carattere dottrinario e la superficialità della cultura di sinistra”. È nel momento della sconfitta: quando la guerriglia si dimostra inutile e dopo la caduta del governo Allende, che Gramsci riemerge prepotentemente nel contesto latinoamericano.“il dibattito smise di incentrarsi sulla rottura inevitabile e violenta di un ordine non modificabile per domandarsi quale fosse l’origine e la natura dei nuovi regimi autoritari e, dunque, quali potessero essere le condizioni e i processi per rendere possibile una trasformazione democratica della società”. Ancora una volta è la plasticità della forma mentis gram- 31 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA sciana a palesarsi in riferimento ad una situazione come quella del Brasile, difficilmente spiegabile ricorrendo al marxismo classico. Nella condizione brasiliana è la possibilità prospettata da Gramsci di coniugare egemonia e dominio ad offrire una chiave di lettura utile a decifrare una realtà in cui lo Stato riveste un ruolo preponderante. In Brasile, quella fase che Gramsci chiama “rivoluzione passiva”, in cui si verifica l’assimilazione dei dirigenti e degli intellettuali delle classi subalterne al fine di depotenziare i conflitti, si sposa ad una strategia che in taluni frangenti non disdegna – se necessario – di ricorrere alla violenza. Come nota Carlos Nelson Coutinho, “in Brasile uno dei risultati della modernizzazione conservatrice è stato, e non potrebbe cessare di esserlo, l’eccessivo peso assunto dallo Stato, in particolare dalle burocrazie legate al potere esecutivo che sono andate aumentando attraverso le “rivoluzioni passive”. In relazione al Cile, Enzo Faletto in Cosa ne fu di Gramsci, conferma l’impressione che in America Latina Gramsci “significò per molti della sinistra un’apertura a nuovi problemi, una rottura con il marxismo e con una visione del socialismo che appariva come fossilizzata”. Anche per il Messico, incline ad accogliere l’esulato argentino e in genere latino-americano, la figura di Gramsci è, come ricorda Dora Kanoussi, qualcosa che alimenta “un rinnova- mento del marxismo in rottura con la tradizione sovietica e il suo dogmatismo”. Gramsci rappresenta in tale ambito quel nuovo stimolo su cui edificare la lotta per una maggiore democrazia. Emblematica è infine la presenza di Gramsci a Cuba dove, inizialmente considerato uno degli spiriti guida durante la prima fase della rivoluzione, dal 1959 agli inizi degli anni Settanta, addirittura scompare nel corso della cosiddetta seconda fase, non appena il potere rivoluzionario si cristallizza avvitandosi su se stesso. Gramsci però è lentamente riscoperto, in corrispondenza al soffiare del nuovo vento anti-dogmatico che spira dall’Europa dopo il crollo del muro di Berlino. Come ricorda Fernandez Martinez Heredia,“nella situazione cruciale di ora, egli torna a essere uno strumento sommamente valido per le ricerche sui problemi della società e della cultura (…) per la difesa e l’approfondimento del socialismo”. La capacità di Gramsci di vivere e portare frutto in America Latina è presumibilmente da ricollegarsi a quanto da lui stesso affermato nel 1926, quando il fascismo si sta consolidando al potere in Italia e sarebbe più facile lasciarsi prendere dallo sconforto: “saremmo dei rivoluzionari ben pietosi e irresponsabili – scrive – se lasciassimo passivamente compiersi i fatti compiuti, giustificandone a priori la necessità” (A. GRAMSCI, Lettere 19081926, a cura di A.A. Cantucci, Einaudi, Torino, 1992, p. 471). 32 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA 33 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Un pensiero per capire e trasformare il mondo chIaRa GIoRGI* RICERCATRICE DI STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHE - UNIVERSITÀ DI GENOVA Il libro Gramsci in America Latina curato da Dora Kanoussi, Giancarlo Schirru e Giuseppe Vacca, raccoglie lo sviluppo dello stato degli studi su Gramsci presente in America Latina ed è frutto del progetto nato durante i lavori della IV Conferencia Internacional de Estudios Gramscianos (2007), progettata dalla Universidad Autonoma de la Ciudad de Mexico, dalla sezione messicana della International Gramsci Society e dalla Fondazione Istituto Gramsci (progetto proseguito nel 2009 nell’ambito dei seminari gramsciani organizzati in Brasile, Universidade Federal de Campinas). Strutturato in varie sezioni, corrispondenti ai paesi più importanti in cui gli studi gramsciani si sono diffusi (Argentina, Brasile, Cile, Messico e Cuba), il volume raccoglie numerosi scritti di autori che si sono occupati di Gramsci, a partire dalla recensione alla edizione italiana delle Lettere dal carcere dello scrittore argentino Ernesto Sábato del 1947, sino al saggio di Massimo Modonesi del 2008, relativo al percorso di un concetto cruciale gramsciano – quello di subalterno – per come esso si è sviluppato nella riflessione di Gramsci sino al suo utilizzo da parte dei fortunati Studi subalterni. Ciò che emerge in primo piano è il forte nesso tra gli studi dedicati a Gramsci e la storia politica dell’America Latina – quasi a ricalcare quell’intreccio decisivo nelle riflessioni gramsciane tra teoria e prassi. Un legame tanto più forte quanto più questi paesi sono stati attraversati dalle drammatiche vicende delle dittature militari. E non a caso, Gramsci venne letto e studiato in carcere, in esilio, in condizioni di semiclandestinità, con un coinvolgimento da parte degli studiosi e degli intellettuali gramsciani latino-americani di tipo biografico e “sentimentale” (come scrivono Vacca e Schirru). L’importanza di Gramsci nel continente cresce soprattutto negli anni Novanta, ma è al con- * Intervento pronunciato in occasione della presentazione del volume “Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in America Latina”. Il Palacio de la Moneda a Santiago del Cile (© Bryan Camilo Ramirez) tempo il «frutto di un lungo e complicato processo collegato agli eventi storici che ebbero luogo in alcuni paesi». Un processo che ha inizio negli anni Cinquanta, allorquando il centro di irradiazione degli studi gramsciani si spinge oltreoceano, spostandosi progressivamente in America Latina. I nodi fondamentali toccati dal volume, nelle differenti traiettorie percorse e nella pluralità di voci che lo caratterizza, sono l’emergere della diversità dei modi di leggere Gramsci nei vari contesti nazio- nali; il legame, stretto, tra queste letture e le tradizioni culturali della sinistra dei vari paesi latino-americani (comunista, radicale, cattolica); il rapporto tra gli intellettuali gramsciani e il partito (ad esempio, il partito comunista argentino fece pubblicare la prima edizione dei Quaderni del carcere in lingua straniera, distribuendola in tutta l’America Latina, decidendo poco dopo, in “virtù” dell’ortodossia sovietica, dell’espulsione degli intellettuali che aveva promosso lo studio di Gramsci). Certamente, l’elemento de- 34 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America cisivo della forza del pensiero gramsciano e della sua diffusione furono gli eventi politici peculiari di questa area dell’America. In particolare si mostrarono determinanti l’insediamento delle dittature militari e gli sviluppi radicali seguiti alla Rivoluzione cubana. A partire da questi eventi i gramsciani, come spiega Kanoussi nella sua bella introduzione, lavorarono in esilio, nell’ambiente universitario di Città del Messico e di Puebla, continuando nell’opera di propagazione del pensiero di Gramsci e di traduzione in spagnolo di molti dibattiti europei marxisti, non allineati alle impostazioni più ortodosse. Dal 1991 il fulcro degli studi gramsciani si è spostato nelle università brasiliane, dove è ancora molto presente, sia nel senso che è forte la diffusione di categorie concettuali legate all’elaborazione di Gramsci, sia che è centrale la sua presenza in tutti i piani di studio delle scienze politiche e sociali, sino ad una eccessiva specializzazione disciplinare e ad una frammentazione del suo pensiero. Al di là delle diverse storie narrate, il nucleo comune che emerge dalla voce degli autori è quello del rapporto tra la diffusione teorica del pensiero gramsciano, soprattutto in ordine al suo contributo decisivo al rinnovamento antidogmatico del marxismo latino-ame ricano, e il mutamento politico, giovatosi in larga parte dei tentativi della messa in pratica di questo pensiero. Il libro riesce in una complessa e necessaria operazione: mettere in rela- zione l’evoluzione delle idee e degli studi gramsciani con i mutamenti salienti della storia dei paesi latino-americani. La trattazione delle singole vicende argentine, brasiliane, cilene, messicane e cubane illumina le traiettorie di questo felice intreccio tra la fecondità di un pensiero e la ricettività politica delle varie realtà (in determinati momenti storici). Oggi Gramsci è “tornato” a farsi sentire anche in paesi, il Cile ad esempio, dove negli anni Novanta vi era stato un processo di spoliticizzazione e offensiva culturale , raggiungendo una nuova generazione, pronta a riscoprirne tutta la ricchezza e profondità, la vitalità di un pensiero che può e continua a trasformare il mondo. Antonio Gramsci nel 1935 35 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Il pensiero di Gramsci. Partiti e democrazia in America Latina FRanceSca D’ulISSe RESPONSABILE AMERICA LATINA DELLA SEZIONE ESTERI DEL PARTITO DEMOCRATICO È quanto mai opportuno recuperare il pensiero di Antonio Gramsci in un momento in cui i paesi a capitalismo maturo si trovano in una fase di profondo ripensamento dei fondamenti epistemologici che li hanno guidati negli ultimi 40 anni. Per Gramsci si trattava di riflettere su un continente, l’Europa, distrutto dalla guerra. Per noi, si tratta di superare, di andare oltre, se davvero ne siamo capaci, una visione neoliberale che ha attraversato l’Europa e gli Stati uniti e che ha portato alla finanziarizzazione dell’economia e alla successiva crisi economica e finanziaria che, a fatica e con molti sacrifici, stiamo provando a contrastare. Stiamo ridefinendo il paradigma che dovrà guidare le prossime scelte cruciali evitando i due opposti estremismi: il rischio di una deriva autoritaria e l’insorgere di nuovi e moderni populismi. E questo vale in Europa ma anche in America Latina, un continente che negli ultimi 15 anni ha visto avanzare una nuova classe dirigente progressista e diventare un labo- ratorio politico e di sperimentazione molto interessante e avanzato. E in questa ridefinizione recuperare Gramsci, filosofo della politica e politico post prima guerra mondiale, può svelare potenzialità molto interessanti. L’attualità del pensiero di Antonio Gramsci e il suo recupero in chiave latinoamericana deriva dalla sua capacità di dare molto più che ricette precostituite. Consegnando al lettore un metodo di valore generale utile, necessario e straordinariamente fecondo ovunque gli intellettuali pongano al servizio della politica e della gestione dello Stato il loro prezioso materiale di ricerca e d’investigazione, rompe lo schema che si registra, in alcuni paesi, di una sorta di “divorzio” tra intellettuali e politica, introducendo al contrario l’idea dell’intellettuale organico. In questo discorso s’inserisce, a mio avviso, anche la visione del partito politico, considerato da Gramsci come un corpo intermedio organizzato con una marcata gerarchia interna, che non deve cedere tuttavia alla 36 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America tentazione del centralismo burocratico ma, al contrario, deve essere organismo intermedio fondamentale e fattore di innovazione e modernità. Ebbene, il tema dell’organizzazione del partito in America Latina è quanto mai presente nel dibattito portato avanti dai gruppi dirigenti più avanzati. Ci si interroga, in particolare, se il partito, come lo abbiamo vissuto negli ultimi vent’anni, sia ancora capace di rappresentare gli interessi della classe sociale di riferimento o se sia necessario smantellarlo e attivare meccanismi di democrazia diretta tra il capo carismatico e la base sociale di riferimento. Rilanciare il tema del ruolo del partito politico interroga tutti noi su quali forme debba assumere la democrazia nel terzo millennio, travolta dalla rapidità delle comunicazioni e dalla necessità di adeguare le decisioni a ritmi inusitati, provando, quando possibile, ad avere un pensiero di medio periodo e a non rimanere bloccati sull’hic et nunc. I partiti politici hanno di fronte la sfida di scrivere un nuovo patto sociale ripensando i temi della democrazia, dei diritti, della crescita, dello sviluppo e della sostenibilità ambientale in una chiave di giustizia e inclusione sociale. Un esercizio sul quale le classi dirigenti latinoamericane hanno speso gli ultimi anni e la loro credibilità come forze non più solo di lotta ma anche di governo. Da questo deriva un’ulteriore elaborazione, che è il tema sul quale si stanno spendendo i partiti più avanzati, che è l’analisi della categoria dell’egemonia. In America Latina ma non solo, al potere acquisito da partiti e movimenti politici di matrice progressista non corrisponde l’acquisizione e la gestione del potere. Governo / potere: una dicotomia ancora insoluta. Soprattutto in Brasile, in Messico o in Argentina, paesi in cui le oligarchie dominanti hanno il controllo pieno e totale dei mezzi di comunicazione moderni, il potere e l’egemonia culturale sono ancora loro terreni di conquista. In questo senso, un’analisi gramsciana del ruolo dei media in America Latina sarebbe quanto mai opportuna in questa fase storica. Così come una riflessione sull’attualità del tema della conquista pacifica del potere. Una delle straordinarie conquiste che il continente offre in questo momento è proprio il consolidamento delle istituzioni democratiche attraverso il libero svolgimento di elezioni politiche che garantiscono una sostanziale alternanza o le possibilità di una alternanza in tutti i paesi. Epistemologia marxista e pensiero gramsciano sono messi in relazione: l’uso della forza della tradizione marxista leninista e il tema del consenso caro al pensatore italiano. Una riflessione quanto mai opportuna in un anno in cui si celebra il 40° anniversario del golpe di Augusto Pinochet in Cile. 37 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA L’esperienza dell’Istituto Gramsci a Genova RobeRto SpecIale A metà degli anni ’70 del secolo scorso nasce l’Istituto Gramsci a Genova. Esattamente il 22 ottobre del 1976 si svolge un’assemblea pubblica al Teatro Duse per presentare la nuova iniziativa alla presenza di Aldo Tortorella, allora responsabile della commissione culturale nazionale del PCI e del presidente dell’Istituto Nazionale Franco Ferri. Il giorno dopo, 23 ottobre, viene presentato nella sede di piazza Campetto il programma di attività della sezione ligure che prende così il via ufficialmente. Ovviamente questo è il frutto di un lavoro complesso durato più di un anno per definire i programmi, i protagonisti, il senso politico e culturale di quella struttura e per affrontare i problemi organizzativi. Ed è merito del Comitato Regionale del PCI di allora aver voluto una sezione ligure dell’Istituto Gramsci e in particolare del segretario Antonio Montessoro, che dimostrava determinazione e sensibilità politica e culturale. Come direttore indicammo Mario Quochi. Parlo al plurale non solo perché fu una decisione formale assunta negli organismi ma anche perché io seguii passo dopo passo tutta questa vicenda. Da tempo, infatti, all’interno della segreteria regionale avevo, tra i vari incarichi, la responsabilità per le attività culturali. Perché fu presa questa decisione? Gli articoli sull’Unità di Alberto Leiss di quei giorni riassumono bene gli obiettivi che ci si proponeva a livello regionale e l’intervento di Aldo Tortorella che è riportato integralmente sul numero 2 dei Quaderni di Informazione e Documentazione della Sezione ligure dell’Istituto Gramsci la collocano nello scenario complessivo di riflessione e di azione del PCI di allora. C’era stato negli anni precedenti il referendum sul divorzio (nel 1974), le elezioni regionali (nel 1975), e poi le elezioni politiche nel 1976, fattori tutti che cambiavano profondamente lo scenario politico; ad un’espansione notevole del PCI si accompagnava un avvicinamento alla sinistra di nuovi ceti sociali e professionali, con una richiesta di cambiamento che aveva bisogno di più forza politica ma assieme di nuove elaborazioni e pro- 38 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA poste per essere all’altezza della nuova situazione, caratterizzata anche dall’entrata del PCI nel governo degli enti locali e della Regione Liguria, chiamata soprattutto a svolgere attività legislativa e di programmazione. Il“Gramsci”diventava così una necessità non solo per articolare meglio l’iniziativa politica ma anche per dar vita a nuove idee e obiettivi e raccogliere, anche in questo modo, la nuova domanda che proveniva dalla società civile e dal mondo intellettuale. Si sanava così una ferita incomprensibile come fu quella di chiudere la Società di Cultura nel 1967 a Genova, proprio alla vigilia della stagione politicamente e culturalmente più ricca e interessante degli ultimi decenni (1968 - 69) ma soprattutto si rispondeva alle esigenze attuali con strumenti più adeguati, capaci di arricchire la formazione delle decisioni politiche attivando le competenze esistenti. L’idea di fondo era quella di una politica più aperta, di un marxismo critico e non dogmatico, capaci di collocare meglio il PCI e la sinistra nei processi di trasformazione dell’Italia. C’era al fondo un’idea forte della politica non solo come passione ma anche come capacità di analisi e di elaborazione, c’era soprattutto un’idea matura per cercare di rapportare i mezzi agli obiettivi per rendere realistico e non velleitario il compito del cambiamento. Non a caso, poco tempo dopo, questa decisione indusse il PSI a fare una scelta analoga dando vita al club Turati, mentre accoglievamo nella sede di piazza Campetto il Centro Ligure di Storia Sociale, un Istituto di grande importanza molto legato fino a poco tempo prima e quasi esclusivamente alla figura di Gaetano Perillo e che anche in questo modo avrebbe potuto sviluppare tutte le sue potenzialità. C’era una ricerca vera di una strategia diversa e di un’organizzazione che la potesse esprimere. Infatti in quello stesso periodo nel Comitato Regionale del PCI si istituì una Commissione Giustizia che metteva assieme importanti giuristi anche esterni al partito e diffondeva una pubblicazione che ebbe una risonanza e una influenza notevoli. Si diede vita poi ad una sezione “Problemi dello Stato”per affrontare i temi della riforma dello Stato e ben presto anche quelli dell’analisi e della lotta al terrorismo. Così come, più tardi, si diede vita assieme a giornalisti e intellettuali di area e non ad una pubblicazione di riflessione politica,“I Magazzini del Sale”. E così fu per molte altre iniziative. Insomma si tentava di costruire una nuova stagione politica e di partito e il “Gramsci” ne era un tassello significativo. Ovviamente questa operazione non fu per nulla semplice e alcuni risultati mancarono o furono solo parziali. Per esempio la regionalizzazione non si realizzò e il “Gramsci” rimase quasi esclusivamente genovese; il rapporto con il partito ebbe alti e bassi, l’originalità e l’efficacia dell’elaborazione non fu sempre all’altezza degli obiettivi. 39 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Alcune pubblicazioni recenti (di Enrico Baiardo e Aldo Agosti) hanno ripreso la storia del PSIUP (durata da 1964 al 1972) e della sinistra socialista interpretandola anche come una sorta di continuazione di un lungo Sessantotto, soprattutto soffermandosi sulla sua confluenza maggioritaria (nel ’72) nel PCI. Ci si è interrogati se questa confluenza abbia completamente disperso le idee e le persone che avevano fatto parte di quella precedente esperienza politica o se abbia, al contrario, prodotto qualche risultato innovativo all’interno del PCI. Se esaminiamo ciò che è successo non subito ma negli anni seguenti credo che la risposta possa essere positiva. L’incontro tra i cambiamenti reali in corso e le nuove soggettività confluite ha costituito con tutta probabilità una buona miscela per cogliere le opportunità di quel periodo. Il PCI infatti in quegli anni produce molte novità e registra un’inconsueta vivacità, come dimostra appunto l’esperienza del“Gramsci”. Rimane una questione da affrontare: perché si utilizzò il“Gramsci”? La prima risposta è semplice: innanzitutto perché questo era un Istituto nazionale di largo e indiscusso prestigio, disponibile a quello scopo. Ma c’era dietro anche una riscoperta di Gramsci, Antonio? Nell’analisi di Gramsci, come è noto, grande spazio era stato dato al rapporto con gli intellettuali e all’organizzazione della cultura; anche chi lo aveva letto poco o niente questo lo sapeva. Ma il“Gramsci” permise una diffusione ed un approfondimento delle particolarità analitiche di Antonio Gramsci capaci di arricchire la riflessione politica del PCI? Qui la mia riposta è più incerta. Se lo permise, credo che lo fece solo parzialmente. Posso portare una testimonianza. Mi è capitato di tenere (assieme ad altri), per un periodo non breve, molti “corsi di partito” come venivano chiamati, in molte sezioni di Genova e della Liguria. Questa esperienza è sicuramente servita a me perché mi ha costretto a leggere o a rileggere molte cose, Gramsci compreso. Naturalmente spero sia servita anche a tanti iscritti e militanti ma di questo non posso esserne certo. E però in quei corsi mi colpiva una scarsa conoscenza di storia e di teoria largamente diffusa tra molti iscritti. Alla fine prevalevano quasi sempre domande e interventi sulla politica attuale. Questa constatazione può anche essere assunta come un fatto positivo che certificava un PCI sempre meno ideologico e sempre più organismo politico. E però rimane il fatto che molte cose erano davvero ignorate o comunque sottovalutate. Così quando mi capitò di fare per la prima volta il discorso ufficiale in Federazione (quindi con tutto il gruppo dirigente e il quadro attivo) sulla Rivoluzione d’Ottobre, come si faceva da tempo e come si fece ancora a lungo, e di citare ampiamente la lettera di Antonio Gramsci critica sul gruppo dirigente del PCUS in un periodo così lontano (1926), non pochi mi chiesero dove mai avessi preso 40 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America quelle citazioni. Fui molto sorpreso di questo stupore che si manifestò anche tra personalità significative. Il PCI di Genova era un partito popolare ed operaio ma non“plebeo”, era combattivo ed agguerrito e quindi la spiegazione non poteva che risiedere in una sottovalutazione esistente (solo nel partito locale?) di alcuni nodi storici e teorici significativi. La sezione ligure dell’Istituto Gramsci visse ancora a lungo e fu sicuramente un’esperienza positiva di dibattito e di elaborazione in particolare su alcuni temi importanti. La sua caratteristica di fondo però – e cioè di avere l’ambizione di diventare una struttura di produzione originale e di contribuire significativamente ad una cultura e ad una politica della trasformazione – non era facile in un ambiente come quello ligure non naturalmente fertile per tanti motivi a cominciare da quello dell’humus culturale della regione, non elevatissimo. Già negli anni Ottanta lo scenario era cambiato e diventava necessario ridefinire gli obiettivi e i compiti dell’Istituto. Si apriva quindi una stagione complicata, tra constatazione di un certo esaurimento dell’esperienza e diversi tentativi di rilancio. Recentemente mi è capitato di esprimere un giudizio critico su alcune ricostruzioni di quel periodo e di quella realtà che peccavano, secondo me, di superficialità e di improvvisazione. Non mi muoveva un impeto rigoristico ma un fastidio crescente per l’immagine di una sinistra un po’“casuale” non solo nella politica dell’oggi ma anche nella ricostruzione del passato. Così secondo me si fa un torto alla storia di istituzioni significative come fu il “Gramsci” e al partito che lo volle e lo costruì. Un partito che commise sicuramente errori e manifestò molti limiti ma che fu anche un grande protagonista politico, non dilettantesco ed animato spesso da una forte e rigorosa volontà di cambiamento. Anche per questo oggi forse servirebbe ancora un forte e ramificato Istituto Gramsci e soprattutto una qualche rilettura di Antonio Gramsci non solo in America Latina (tema affrontato in modo eccellente dal volume che abbiamo presentato all’Università di Genova edito da Il Mulino e curato dalla Fondazione Istituto Gramsci e da alcuni pregevoli scritti che presentiamo in questo numero della nostra rivista) ma sarebbe utile anche in Italia pur senza esagerarne la presunta e presumibile attualità. Il guaio è che oggi forse non c’è un partito interessato a questo obiettivo e che possa e voglia quindi fare un’operazione di cultura politica. Non c’è soprattutto l’intenzione, mi sembra, di misurarsi con una visione della politica che non si esaurisca nell’immediato. Manca cioè l’ambizione strategica. Si potrebbe dire che non c’è ansia per costruire il futuro ma solo per vivere il presente. 41 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA A proposito dell’itinerario di Gramsci in Cile JaIMe MaSSaRDo UNIVERSITÀ DI VALPARAÍSO, CILE Ci sembra interessante riportare dal saggio di Jaime Massardo “A proposito dell’itinerario di Gramsci in Cile” queste pagine riferite al tentativo della destra di comprendere e fronteggiare Antonio Gramsci. Seppur alcuni passaggi suscitino un’involontaria ilarità, è evidente la preoccupazione di quella componente politica per un pensiero politico complesso ed innovatore. Forse nelle analisi di quella destra ci sono alcune basi politiche e culturali valide ancora oggi in Cile, e non solo, sulla concezione dello stato e della democrazia. R.S. Dal canto suo, la destra politica reagisce e organizza il seminario Desafíos actuales de la cultura occidental (Sfide attuali della cultura occidentale), tenuto dal 9 al 21 novembre 1987 a Santiago dall’Università Gabriela Mistral, a Valparaíso dall’Università cattolica e a La Serena da istituzioni affini. Gli interventi al seminario dedicati alla discussione del pensiero di Gramsci sono pubblicati nel volume Gramsci, la nueva forma de penetración marxista [Morra et al. 1987], uscito come numero speciale della rivista cattolica «Communio», uno dei cui fondatori, sia detto di passaggio, è l’attuale Papa della Chiesa cattolica Joseph Ratzinger1. Il testo ha una presentazione a cura di Jaime Antunez Aldunate, all’epoca editore del supplemento culturale de «El Mercurio», che afferma: «se i paesi della cultura occidentale, al margine dello scontro poliziesco che la sovversione marxista suppone, desiderano veramente mettere un freno al marxismo, non hanno altra via che affrontarlo nella sua versione gramsciana, combattendolo soprattutto nella prospettiva culturale, filosofica e ideologica» [in Morra et al. 1987, 10]. il volume riunisce, tra gli altri, gli interventi di Gianfranco Morra, dell’Università di Bologna, dell’ex ministro della cultura spagnolo Ricardo de la Com’è noto, Joseph Ratzinger fondò nel 1972, con Hans Urs von Baltasar e Henri de Lubac tra gli altri, la rivista teologica «Communio», che oggi viene pubblicata in diciassette lingue, e rappresenta una delle pubblicazioni cattoliche conservatrici più influenti del mondo. 1 42 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Cierva, del direttore della rivista «Communio» Fernando Moreno, del teologo Carlos Martinez, dello scienziato politico, anch’egli spagnolo, Ángel Maestro, che aveva già manifestato la propria posizione sul tema pubblicando un articolo sul «Mercurio» [Maestro 1987] nell’agosto del 1987. Non sembra un caso quindi che l’Unione democratica indipendente, partito politico che si forma con l’intenzione di dare una continuità civile al regime e che diverrà maggioritario nel Cile della post dittatura, sottoscriva nel 1991, nella località di Punta de Tralca, una dichiarazione di principi di ventitré punti, tra i quali al numero dodici, intitolato «nuovo volto del marxismo», possiamo leggere: lo sviluppo contemporaneo conduce alla progressiva sparizione del proletariato, come forza con il profilo e l’influenza che gli si attribuì nella società industriale. Il mondo si trova oggi nell’era postindustriale, con una sviluppata economia di servizi e un allargamento del raggio delle decisioni individuali, proprio del progresso tecnologico attuale. Ciò rende ogni giorno più antiquata la strategia leninista per stabilire la dittatura del proletariato. Il marxismo modifica così la sua fisionomia verso approcci più sottili come quello di Gramsci che preannunciano di appropriarsi delle società libere attraverso l’erosione delle loro istituzioni fondamentali e il dominio della cultura. Perciò si fomenta la di- struzione sistematica, specialmente di tutto ciò che è riferito alla famiglia, dei costumi pubblici e privati. L’indebolimento del matrimonio, la legalizzazione dell’aborto e la permissività di fronte alla pornografia e alle droghe, sono sintomi che, anche se di varia origine, vengono fomentati e utilizzati da questa nuova espressione gramsciana del marxismo, che oggi minaccia anche i paesi più sviluppati dell’Occidente. Affrontare i pericoli che questa aggressione implica per lo spirito e per i valori della cultura occidentale e cristiana, è un obbligo di particolare attualità che la UDI assume e rispetto al quale allerta i cileni2. L’estrema complicità che è possibile rintracciare in questa dichiarazione di principi della UDI con i menzionati articoli del «Mercurio», con quelli della rivista «Communio», con i servizi di informazioni della Marina del Cile3, con alcuni lavori dell’entourage dell’ex dittatore [cfr. 2 Unión demócrata independiente, Declaración de principios, Punta de Tralca, 1991 (corsivo nostro). Gli stessi argomenti sulla distruzione sistematica, della famiglia e dei costumi pubblici e privati, sull’indebolimento del matrimonio, la legalizzazione dell’aborto e la permissività di fronte alla pornografia e alle droghe, continuano ad essere ripetuti stupidamente dalla destra politica e dalle sue espressioni universitarie. A titolo d’esempio Mario Correa Bascuñan, professore della Pontificia Università cattolica del Cile, ha tenuto recentemente un seminario dedicato a «Gramsci e il relativismo», dove espone lungamente questi concetti sui quali la UDI basa la propria propaganda. 3 Non ci deve stupire quindi se il capitano di fregata Omar Gutiérrez, master of arts in military sociology all’Università del Maryland, negli Stati Uniti, pubblichi sulla Rivista della Marina, con la quale collabora dal 43 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA García Pinochet 2007], ma soprattutto il carattere debitorio di tutti questi con il documento di Santa Fe II, un disegno politico imperiale per l’America Latina, elaborato alla fine del 19884, mostra che siamo in presenza di un’offensiva culturale che ha tra i suoi obiettivi quello di liquidare la possibilità di una conoscenza di Gramsci. Così, il menzionato documento di Santa Fe II invita apertamente a prendere precauzioni di fronte a questo «importante e innovatore teorico marxista» 1991, un articolo intitolato Gramsci, la cultura y el papel de los intellectuales, nel quale presenta Gramsci come un «organizzatore comunista ortodosso precedente alla Seconda Guerra Mondiale» e suggerisce – non si tratta di uno scherzo (conviene dirlo) e l’articolo mostra con chiarezza fino a dove può arrivare la bugia e la falsificazione degli intellettuali del sistema – che Gramsci fu incarcerato dagli stessi comunisti. «Gramsci – ci dice l’autore – si rese conto che il partito comunista del suo paese funzionava male, situazione che lo motivò a muovere critiche aperte al partito, il che portò come conseguenza che venisse incarcerato e condannato a venti anni di reclusione [sic!]. Lì scrisse il suo noto lavoro I Quaderni del carcere [...]. Gramsci, in accordo con Marx, riconosceva l’importanza dei fattori strutturali, specialmente l’economia, tuttavia, non credeva che questi provocassero la rivolta delle masse. Allo stesso modo si rese conto che nel suo paese il compito più difficile per un rivoluzionario era convincere le vittime della repressione di essere tali [sic!]» [Gutiérrez 1997, 327]. 4 Cfr. Documento de Santa Fe II [Bouchey et al. trad. sp. 1989]. Il documento di Santa Fe II venne preparato dall’amministrazione di George Bush per opera della stessa squadra di consiglieri che scrissero il documento di Santa Fe I, per Ronald Reagan. In questo gruppo si distinguono L. Francis Bouche, Roger Fontaine, David Jordan, Gordon Summer jr., tutti collegati ai circoli accademici o militari degli Stati Uniti. Si veda anche América Latina en la encrucijada: el desafío para los países trilaterales, traduzione integrale non ufficiale del 39o rapporto alla Commissione trilaterale, preparato e presentato alla riunione di Washington dei giorni dal 21 al 23 marzo del 1990. Sulla presenza di Gramsci nel documento di Santa Fe, cfr. Fernández [1995]. Veduta di Santiago del Cile (© Cinzia Ficco) [Bouchey et al. trad. sp. 1989, 20]: Nessuna elezione democratica può modificare la continua inclinazione verso sistemi politici statalisti – continua il documento di Santa Fe II – se «l’industria dell’elevamento della coscienza» sta in mano a intellettuali statalisti. I mezzi di diffusione di massa, le chiese e le scuole continueranno a sviare le forme democratiche verso lo statalismo se gli Stati Uniti e i nuovi governi democratici non riconosceranno questa come una lotta del proprio sistema politico. La cultura sociale e il sistema politico devono essere concepiti per proteggere una società democratica. [...]. Lo sviluppo di una politica culturale è decisivo per l’appoggio degli Stati Uniti nella gestione latinoamericana avviata a migliorare la cultura democratica [Bouchey et al. trad. sp. 1989, 22-24]. L’importante e innovatore teorico mar- 44 Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Veduta di San Paolo, Brasile xista che riconobbe la relazione di valori che si persegue nella creazione del sistema politico statalista fu Antonio Gramsci (1891-1937). Gramsci affermava che la cultura, o insieme dei valori della società, ha una prevalenza sull’economia. Secondo Gramsci i lavoratori non hanno la possibilità di sovvertire il regime democratico, ma gli intellettuali sì [sic!]. Per Gramsci la maggioranza degli uomini condivide i valori comuni della propria società, ma non è consapevole del perché sostenga i propri punti di vista o di come li acquisì in un primo momento. Da questa analisi si ricavava che i marxisti avrebbero la possibilità di controllare o dare forma al sistema politico attraverso un processo democratico, se fossero in grado di creare i valori comuni dominanti della nazione. I metodi marxisti e gli intellettuali marxisti potrebbero riuscirci attraverso il dominio della cultura della nazione, un processo che richiederebbe una forte influenza sulla sua religione, sulle sue scuole, sui mezzi di diffusione di massa e sulle università. Per i teorici marxisti il metodo più promettente per creare un sistema politico statalista in un ambiente democratico, passa dalla conquista della cultura della nazione [Bouchey et al. trad. sp. 1989, 21]. IL CILE TRA IERI E OGGI 46 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America Messaggio del Presidente della Repubblica Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al Presidente della Fondazione Casa America, Roberto Speciale, il seguente messaggio: “Desidero esprimere il mio vivo apprezzamento per l’iniziativa “Cile 40 anni dopo” che vuole ricordare a quarant’anni di distanza il tragico evento del colpo di stato in Cile. Esso colpì anzitutto il popolo cileno con i lunghi anni di feroce regime dispotico, scosse al contempo tutte le coscienze civili e democratiche, ben oltre i confini dell’America Latina. L’Italia è stata vicina al popolo cileno in quel mo- mento e negli anni bui della dittatura, guardando con fiducia al ritorno della democrazia ed al percorso di riconciliazione nazionale, grazie a cui il Cile è divenuto un esempio per la solidità delle sue istituzioni e delle strutture economico-sociali. In questo spirito formulo i migliori saluti a tutti gli enti e le associazioni che hanno contribuito a realizzare il programma di iniziative”. 47 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Cile 40 anni dopo il colpo di Stato. Una tragedia che non va dimenticata R.S. L’11 settembre del 1973 i carri armati assediavano il Palazzo presidenziale, l’aviazione bombardava la sede del governo legittimo di Unidad Popular, i militari golpisti e traditori uccidevano il presidente Allende e i suoi uomini. Un’indignazione e un’emozione fortissima si diffondeva in tutto il mondo. Ancora un colpo di Stato, una dittatura militare in America Latina con l’appoggio esplicito della CIA e degli Stati Uniti. Il valore della democrazia non vale niente se a governare è la sinistra, la socialdemocrazia, lo schieramento progressista o comunque lo si voglia chiamare: questo è il messaggio che si voleva trasmettere e che è arrivato in modo brutale e selvaggio. Chi ha vissuto quel periodo (com’è capitato a me) ricorda bene quei giorni, l’emozione, la protesta, la solidarietà. La mostra“Salvador Allende, un uomo, un popolo (un hombre, un pueblo) 40 anni dopo il golpe di Pinochet”, ospitata da Fondazione Casa America si rivolge a quelli che ricordano ma soprat- tutto a chi non c’era o non sa. Quella tragedia parla ancora a tutti noi ed è ricca di insegnamenti. La prima questione è che la democrazia, la libertà non è data una volta per tutte; può essere messa drasticamente e rapidamente in discussione ed è compito di ognuno difenderla e consolidarla, sempre. Il Cile aveva istituzioni democratiche che sembravano solide e delle Forze armate che non avevano una tradizione golpista, come in altri Paesi dell’America Latina eppure … La protesta in tutto il mondo, in Italia e anche a Genova, fu immediata e amplissima: le fabbriche, gli uffici, le scuole, il porto si fermarono. Manifestazioni e prese di posizione ferme vennero organizzate immediatamente. Tutte le forze politiche (compresa la Democrazia Cristiana italiana) e il governo si dissociarono e condannarono il golpe. L’ambasciata italiana a Santiago divenne un punto di raccolta dei cileni perseguitati ed un esempio di solida- 48 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA rietà per tutti (nei giardini dell’Ambasciata furono ospitati fino a 700 cileni che chiedevano di essere protetti dalla repressione). Le aziende italiane abbandonarono il Paese, iniziarono azioni di boicottaggio dell’importazione del rame dal Cile. La repressione da parte della dittatura militare di Pinochet assieme ai generali José Mariano, César Mendoza, Gustavo Leigh Guzmán fu fulminea e gravissima. In pochi giorni gli esponenti del governo Allende, i militanti dei partiti di sinistra, chiunque manifestasse contrarietà furono vittime di arresti, torture, omicidi. Furono molte migliaia, compresi i desaparecidos. Ebbe inizio ciò che si sarebbe riproposto ampiamente in Argentina poco dopo, e cioè l’eliminazione degli oppositori lanciandoli nell’Oceano dagli aerei militari. Vi furono 20.000 esuli politici dal Cile nel solo 1973 – e tra questi molti si rifugiarono in Italia. In poco tempo un milione di persone – su una popolazione di poco più di 5 milioni – emigrò in altri Paesi. Il padre di Carolina Tohá, Sindaco di Santiago del Cile, ministro e collaboratore di Allende, fu ucciso; il padre di Michelle Bachelet, presidente del Cile nel 2006, fu assassinato, tutta la famiglia arrestata. Orlando Letelier, già ministro con Allende, fu ucciso in un attentato a Washington nel 1976. La stessa sorte era toccata al generale Carlos Prats, predecessore di Pinochet in qualità di capo dell’Esercito, a Buenos Aires nel 1974. Un altro generale leale, René Schneider, era già stato rapito e ucciso prima del golpe. Il grande musicista Víctor Jara fu subito imprigionato all’”Estadio Nacional”, torturato e ucciso. Pablo Neruda, il premio Nobel per la letteratura morì 12 giorni dopo Allende in una clinica presso la quale era ricoverato, in circostanze molto sospette a detta di molti. Nella stessa clinica dove, “casualmente”, 9 anni più tardi fu assassinato il presidente della Democrazia cristiana cilena, Eduardo Frei, che aveva appoggiato Pinochet nel 1973 ma dal quale, in quel momento, si stava dissociando. L’America Latina tra gli anni ’60 e ’80 divenne un carcere governato da militari feroci, con l’appoggio esplicito o implicito di una parte della classe dirigente economica e politica interna e degli Stati Uniti, che consideravano allora l’America Latina come il giardino di casa. Così fu per Brasile, Uruguay, Paraguay, Bolivia, molti Paesi del centroamerica e poi ancor più per l’Argentina. Il colpo di Stato in Cile fu un caso “esemplare”: non un rovesciamento ad opera di caudillos, in stile “repubblica delle banane”, ma l’avvento di una dittatura preparata accuratamente che puntava alla“soluzione finale”contro la sinistra latinoamericana e non solo. Il fatto che in Cile non vi fosse stata guerriglia e che il governo di Allende avesse conquistato la vittoria attraverso le elezioni e grazie al consenso popolare rappresentava un’aggravante. Non si po- 49 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Roberto Speciale e Carolina Tohá teva permettere che una qualsiasi forza di sinistra potesse governare legittimamente: ciò costituiva uno “scandalo”! Prima dell’assalto al palazzo della Moneda e al presidente Allende si misero in azione gli squadroni della morte, che uccidevano per la strada e nelle case per creare paura e insicurezza; si ricorse poi a serrate delle aziende, a scioperi a oltranza dei“padroncini”e in particolare dei camionisti, che paralizzarono per moltissimi giorni il Cile, Paese lunghissimo e stretto, dove la quasi totalità dei mezzi di trasporto erano privati. Si convinse la DC cilena ad appoggiare il colpo di Stato e di questo fatto quel partito porta una responsabilità politica e morale pesantissima. Il Paese fu gettato nel caos. All’interno delle forze armate si rovesciarono i rapporti di forza tra militari “golpisti” e leali alla Costituzione. Si creava un blocco economico contro le esportazioni e gli investimenti cileni; si tentava insomma in tutti i modi di minare le basi stesse del governo di Unidad Popular. La vicenda cilena scosse profondamente la sinistra in Italia, in Europa e nel mondo. Ci si interrogò molto sulle caratteristiche di questo colpo di Stato, sulla democrazia, sul ruolo della politica. Le conversazioni radiofoniche del Presidente dalle 7.55 alle 10, mentre incombeva la tragedia, non restituivano solo il dramma del Cile e la sequenza del colpo di Stato militare ma facevano risaltare la figura di un uomo coraggioso e coerente, la sua dignità e il suo onore, fino all’estremo sacrificio di fronte al tradimento e alla vigliaccheria dei militari “golpisti”. Qualcuno, diceva Allende, dovrà pure in questo Paese dimostrare di tener fede alle proprie responsabilità e ai propri obblighi. Ed ancora affermava: hanno la forza ma non la ragione. Pinochet e i suoi generali si sono coperti di infamia e la loro “impresa” ha reso chiaro che la democrazia vuole che i militari siano sottoposti alla Costituzione, alle leggi, e non siano mai un soggetto politico autonomo, in nessuna parte del mondo. Per la sinistra si apriva una riflessione strategica e di fondo per impedire il ripetersi di tragedie come questa. Pochi anni prima la Primavera di Praga (1968) si era conclusa soffocando la speranza di un’evoluzione democratica del socialismo a Est. Ora a Ovest i fatti del Cile sembravano affermare che la sinistra non potesse andare al governo da nessuna 50 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA parte in modo pacifico e legale. Insomma il socialismo democratico non trovava cittadinanza né ad Est né ad Ovest. Erano i due blocchi di potere nei quali il mondo era rigidamente diviso che decidevano chi avesse il diritto di governare. Per di più il Cile si trovava in una situazione molto delicata. Allende era stato eletto regolarmente presidente alle elezioni del 1970 contro altri due candidati ma non aveva la maggioranza in Parlamento. Seppure il suo partito, Unidad Popular, fosse cresciuto fino al 44% ancora nel marzo del 1973, dimostrando un forte seguito popolare, il suo governo si trovava nella necessità di contrastare una radicalizzazione dello scontro interno e internazionale con mezzi e alleanze insufficienti. È su questo punto che si inserì la riflessione di Enrico Berlinguer, espressa con tre articoli su Rinascita dedicati al “compromesso storico”. Al di là delle interpretazioni e dell’utilizzazione immediata per l’Italia quelle riflessioni, che fecero molto discutere, dimostrano la consapevolezza che per rendere possibile l’alternanza tra progetti e forze politiche diverse doveva essere ristabilito un presupposto comune: il rispetto delle regole, della convivenza e della democrazia da parte di tutti. Tanto più in un mondo, come allora, diviso in blocchi contrapposti e in rigide sfere d’influenza, il cambiamento può realizzarsi solo garantendo la maggioranza dei consensi e l’alternanza al governo deve essere garantita da un patto esplicito tra tutte le forze politiche. La via democratica e pa- cifica al cambiamento è possibile a Est come ad Ovest solo a condizione di smantellare le regole dello status quo che è il perno del mondo diviso in blocchi, riaffermando in ogni Paese la libertà di scelta politica. Ed è su questo punto che si aprì il confronto e lo scontro più aspro con la sinistra extraparlamentare e dopo, in maniera radicale e ben diversa, contro il terrorismo. Davvero la democrazia deve essere considerata, da tutti, un valore universale. Pinochet fu sconfitto, inaspettatamente, da un referendum, nel 1988, che nelle sue intenzioni doveva essere il mezzo per ridargli legittimità e che fu invece l’inizio della sua fine. L’ombra lunga dei generali però durò ancora a lungo in un Paese traumatizzato, spaventato, reso triste. Anche per questo la memoria non deve offuscarsi ma deve servire ad affrontare meglio la sfida del futuro. Tutti abbiamo il dovere di ricordare e di ragionare sulla nostra storia comune, anche quella recente. La violazione dei diritti umani, i crimini contro l’umanità sono imprescrittibili. Quei diritti devono essere fatti valere, sempre. Si apre ad ottobre a Roma un processo contro 35 responsabili di tortura ed assassinio (tra i quali ex ministri ed esponenti dei servizi segreti) di diversi Paesi (Bolivia, Uruguay, Cile, Perù) accusati della morte di 23 cittadini italiani. Non è solo un pezzo di giustizia che deve fare il suo corso ma è un fatto significativo perché riafferma che non si può guardare al futuro senza fare i conti con il passato. 51 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Mostra “Salvador Allende: un uomo, un popolo” a VIlla RoSazza, SeDe DI FonDazIone caSa aMeRIca Dal 29 aGoSto al 13 SetteMbRe Salvador Allende e Pablo Neruda a Santiago. Foto della Mostra di Eduardo Carrasco “Salvador Allende: un uomo, un popolo” a Fondazione Casa America Una mostra di foto storiche molto evocative ed emozionanti e di riproduzioni di murales dell’epoca del Governo di Unidad Popular (1970-73) a cura di Eduardo “Mono” Carrasco. Domenica mattina 1 settembre a Fondazione Casa America si è svolto l’incontro con la Sindaco di Santiago del Estadio Nacional, divenuto un campo di concentramento dopo il golpe. Foto della Mostra di Eduardo Carrasco “Salvador Allende: un uomo, un popolo” a Fondazione Casa America Cile, Carolina Tohá, assieme a Roberto Speciale, presidente della Fondazione, l’onorevole Fabio Porta, deputato eletto nella circoscrizione America Meridionale, e a Francesca D’Ulisse, coordinatrice del Dipartimento affari esteri e relazioni internazionali e responsabile America Latina e Caraibi per il Partito Democratico. 52 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America 53 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Così il golpe di 40 anni fa parla al presente e al futuro SInteSI Dell’InteRVento DI SINDACO DI Il presidente Salvador Allende pcoclama la nazionalizzazione del rame. Foto della Mostra di Eduardo Carrasco “Salvador Allende: un unomo un popolo” a Fondazione Casa America caRolIna tohá SANTIAGO DEL CILE, PRESSO FONDAZIONE CASA AMERICA “Non trovo le parole per ringraziare per l’organizzazione di queste manifestazioni in Italia, nelle città di Genova, Milano e Torino, che ricordano i quarant’anni del colpo di stato in Cile. Per noi cileni è molto emozionante constatare che questa storia così lontana nel tempo viene, ancora oggi, ricordata e sentita come propria da tante persone in vari Paesi del mondo. Colgo l’occasione anche per rivolgere un ringraziamento per i numerosi atti di solidarietà che in quegli anni hanno permesso a tanti cileni perseguitati dalla dittatura di essere accolti in altri Paesi, e così salvati. Quarant’anni sono tanti ma il colpo di stato continua ad essere un fatto che suscita interesse nel mondo intero. Per la ricorrenza del quarantesimo anniversario in Cile si è verificato qualcosa di molto impressionante: sono state infatti organizzate molte più iniziative rispetto a quelle svoltesi in occasione del ventesimo e del trentesimo anniversario. La società cilena era così ferita che, fino a dieci anni fa, non voleva ricordare ma anzi voleva dimenticare questa storia triste e dolorosa. Oggi i giovani e la società civile, i sindacati, i municipi, le università e le ONG si sono dimostrate molto interessate a conoscere la storia di quegli anni e la ragione non è soltanto quella di rendere omaggio alle vittime. Un insegnamento che ci deriva dal golpe militare è che occorre avere cura della democrazia, occorre valorizzarla, perché essa non è un fatto naturale, non è acquisita, bensì rappresenta il prodotto di una volontà. Il senso di essere in politica tra schieramenti di impronta progressista è cercare delle alternative diverse rispetto a quelle che abbiamo oggi, e apportare dei cambiamenti. In Cile, come anche in Italia, le nuove generazioni sono molto critiche nei confronti della politica, sono sfiduciate, non vedono differenze tra i vari schieramenti. Questi giovani sono profondamente democratici ma non riescono a capire come quei 54 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA 55 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA molto lontani dalla politica; non credono nei partiti e nei programmi e ciò non rappresenta la via corretta per costruire un progetto collettivo. La gente è lontana dalla politica perché non vede differenze tra i vari partiti e ha difficoltà a scegliere i programmi, soprattutto se sono tutti molto simili. Le differenze non sono una minaccia per la democrazia, come pensano gli anti-democratici. Anzi, le differenze danno senso alla democrazia perché permettono ai cittadini di scegliere. La speranza che ci ha lasciato quella storia triste e ciò che nel tempo è rimasto nella memoria è la figura di Salvador Allende: il suo coraggio, la sua convinzione, la sua capacità di essere un innovatore e di riuscire ad andare oltre, in un’epoca in cui tutto era così rigidamente diviso in due blocchi distinti. Oggi ci confrontiamo con una rigidità non più dovuta agli schieramenti della Guerra Fredda, bensì al pensiero unico: ecco, ci occorrerebbe un po’ dell’atteggiamento di Allende. Carolina Tohá ha poi risposto ad alcune domande del pubblico, tra le quali una sulla situazione attuale in Cile ed una sulla sua vicenda personale al tempo del golpe. Carolina Tohá, Sindaco di Santiago el Cile, a Fondazione Casa America valori si siano trasformati in questa politica. Quel fatto così triste di quarant’anni fa ci offre la possibilità di valorizzare sia la democrazia che la politica, ed è con la politica che si può cambiare la nostra società. Questo è il valore di Salvador Allende; il coraggio che ha dimostrato per la sua epoca rappresenta una forte innovazione. Le sue parole sono state: “farò una rivoluzione all’interno delle regole della democrazia”. Tutti sappiamo che questa storia non è finita bene perché si è creata una divisione anche tra coloro che appoggiavano le idee più basilari di Allende. Le forze che poi hanno lottato insieme contro la dittatura di Pinochet durante il colpo di stato erano divise nonostante i loro programmi fossero simili. Dobbiamo ricordarci che quelli erano gli anni della Guerra Fredda e la Democrazia Cristiana aveva una posizione assai complessa nel confronti tra i due blocchi. In questo momento occorre riflettere su come difendere la democrazia che oggi è minacciata, non tanto dai colpi di stato, quanto dalla lontananza dei cittadini. Ovunque in Occidente esiste questa minaccia. In Cile siamo vicini a vincere un’elezione presidenziale con Michelle Bachelet ma la verità è che i cittadini sono Francesca D’Ulisse, Roberto Speciale e Carolina Tohá alla conferenza stampa 56 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America In Cile attualmente sono ancora in corso molti processi ai responsabili delle violazioni dei diritti umani. Difficilmente tutti i casi si riusciranno a risolvere, nonostante il lavoro dei giudici. Il vero debito che ha tuttora la democrazia in Cile e che allontana i cittadini dalla politica non è legato solamente alla ricerca della giustizia per i crimini del passato ma è dovuto principalmente al fatto che la costituzione oggi vigente risale alla dittatura di Pinochet, così come il sistema educativo. Questa è una delle ragioni fondamentali della rabbia e della sfiducia del popolo cileno nei confronti della politica. Il prossimo governo avrà il difficile compito di cambiare le norme più rigide della costituzione disegnate dalla dittatura militare e in questo modo riuscire a realizzare le riforme necessarie per il Paese. La mia famiglia era molto coinvolta nel progetto di Unidad Popular e durante quegli anni ho perso mio padre e i miei zii; tutte le persone che conoscevo sono andate in esilio. Ho vissuto in esilio anch’io per cinque anni in Messico, dove ho ricevuto molte attestazioni di solidarietà; questo mi ha permesso di riprendermi dal punto di vista psicologico. Quelli che invece sono rimasti in Cile hanno sofferto molto a causa della paura e delle minacce quotidiane. Sono tornata in Cile nel 1979 e in quegli anni da studentessa ho fatto quello che facevano i giovani della mia generazione, ossia ribellarsi contro la dittatura Negli anni della mia gioventù vigeva il coprifuoco ed erano proibite riunioni con più di 5 partecipanti. Durante le manifestazioni rischiavi di essere fatto prigioniero e magari di scomparire per sempre, di venir torturato oppure deportato. Io, come le mie compagne, sono stata messa al confino parecchie volte. Queste cose succedevano tutti i giorni ma avevamo la speranza che se la dittatura fosse finita le cose sarebbero cambiate. È questo che ci ha permesso di continuare a vivere. Nonostante avessi perso mio padre ho potuto continuare ad averlo al mio fianco grazie ai racconti delle persone che lo avevano conosciuto e questo mi ha dato la forza di andare avanti. Noi siamo la nostra storia e con questa storia scriviamo il presente e il futuro. Il Cile ha avuto un colpo di stato, una dittatura e se trae insegnamento da questa storia può crescere e avere un futuro migliore. ERIKA NORANDO FONDAZIONE CASA AMERICA TESTO A CURA DI COLLABORATRICE DI 57 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Fondazione Casa America un ponte tra le culture latino-americane e italiana La Fondazione Casa America, sotto la guida del presidente Roberto Speciale, svolge dal 2000 un’intensa attività di approfondimento, scambio culturale e ricerca sui temi storici, artistici, politici, economici, sociali, scientifici e di attualità che uniscono l’Italia all’America Latina. Per fare questo la Fondazione organizza, presso la propria sede di Villa Rosazza, o in altri siti di Genova e d’Italia, settimane e giornate culturali dedicate a specifici temi o singoli paesi, recital musicali, mostre fotografiche, pittura e di altre forme artistiche, incontri con personalità della cultura, della politica, delle realtà sociali ed economiche dell’America Latina, convegni e studi sull’emigrazione italiana e su quella più recente proveniente da numerosi paesi latinoamericani. Queste non sono che alcune delle occasioni di conoscenza e approfondimento offerte dai programmi della Fondazione Casa America. Al contempo Fondazione Casa America svolge anche ricerche su tematiche di attualità. Tutto ciò avvalendosi della collaborazione del suo Comitato Scientifico, composto da professori universitari ed esperti che con il loro contributo di conoscenze e proposte coadiuvano la Fondazione nella progettazione e nello svolgimento della attività. Recentemente la Fondazione Casa America ha collaborato, con diversi altri soggetti, all’organizzazione della manifestazione “Cile quarant’anni dopo” che per tutto il mese di settembre ha animato, con diverse iniziative, la città di Genova. Casa America, in particolare, ha ospitato la conferenza stampa di Carolina Tohá, Sindaco di Santiago del Cile e figlia di uno stretto collaboratore di Salvador Allende, e la mostra fotografica e di murales dell’artista cileno Eduardo“Mono”Carrasco“Salvador Allende: un hombre, un pueblo”. Sempre a settembre, dal 17 al 19, Casa America ha organizzato le Giornate del Costa Rica, tre giorni di incontri, conferenze, svolte in collaborazione con l’Ambasciata di questo Paese e di di- 58 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Una manifestazone italiana per la democrazia in Cile. Foto della Mostra di Eduardo Carrasco “Salvador Allende: un uomo, un popolo” a Fondazione Casa America. verse istituzioni pubbliche genovesi: la Camera di Commercio, l’Autorità Portuale e l’Università. Fondazione Casa America, in collaborazione con l’Ambasciata del Venezuela a Roma e l’Ambasciata venezuelana presso la FAO, organizzeranno presso la sede di Fondazione Casa alcune giornate culturali con conferenze proiezioni di film e una mostra di pittura. Dedicheremo al Venezuela anche il prossimo numero della rivista Quaderni di Casa America. MEMBRI DEL CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE On. Roberto Speciale; amb. Giorgio Malfatti di Monte Tretto, Segretario Generale IILA Istituto Italo-Latino Ameri- cano; Federico Massone, LPL Italia; Luigi Merlo, Presidente Autorità Portuale di Genova; Angelo Berlangieri, Regione Liguria; amb. Bernardino Osio; Piera Ponta, Confindustria Genova, Provincia di Genova; Clara Caselli per il Comune di Genova; prof. Victor Uckmar, Presidente Società Italia-Argentina. Cariche statutarie Presidente: Roberto Speciale, Vicepresidente: Victor Uckmar MEMBRI DEL COMITATO SCIENTIFICO Per l’Università di Genova: Giacomo Deferrari, rettore; Gabriella Airaldi, Storia Medioevale, Facoltà di Lettere e Filosofia; Alberto Capacci, Geografia Politica ed Economica, Facoltà di 59 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Scienze Politiche; Giuliano Carlini, Sociologia dei Rapporti interculturali, Facoltà di Scienze Politiche; Clara Caselli, Economia e Gestione delle Imprese Internazionali, Facoltà di Economia, Decana de la Facultad de Ciencias Económicas y Comerciales, Universidad Católica Sedes Sapientiae, Lima; Paolo Comanducci, preside Facoltà di Giurisprudenza; Pier Luigi Crovetto, Letteratura e Cultura Spagnola, Facoltà di Lingue e Letterature Straniere; Amina Di Munno, Letteratura Portoghese, Facoltà di Lingue e Letterature straniere; Anna Maria Lazzarino Del Grosso, Storia delle Dottrine Politiche, Facoltà di Scienze Politiche; Adele Maiello, Storia Contemporanea, Facoltà di Scienze Politiche; Augusta Molinari, Storia Contemporanea, Facoltà di Scienze della Formazione; Franco Praussello, Economia Internazionale, Facoltà di Scienze Politiche; Giancarlo Rolla, Diritto Costituzionale, Facoltà di Giurisprudenza; Giovanna Rosso del Brenna, Archeologia Industriale, Facoltà di Lettere e Filosofia; Franco Sborgi, Storia dell’Arte Contemporanea, Facoltà di Lettere e Filosofia; Francesco Surdich, Storia delle Esplorazioni e delle Scoperte Geografiche, Facoltà di Lettere e Filosofia Chiara Vangelista, Storia dell’America Latina, Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Marco Cipolloni, Lingue e Letterature Ispanoamericane - Università di Modena e Reggio Emilia; Federico Di Roberto, Consigliere diplomatico Regione Liguria; Marco Ferrari, giornalista; Maurizio Gidoni, Confitarma Fedarlinea per la Ricerca; Danilo Manera, Letteratura Spagnola Contemporanea e Cultura Spagnola, Università di Milano; Felice Migone, Presidente Associazione dei Liguri nel Mondo; Sandro Pellegrini, storico; Agostino Petrillo, Sociologia Generale, Politecnico di Milano; Mario Sartor, Storia dell’Arte Latinoamericana Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Udine; Giovanni Rainisio, Circolo Manuel Belgrano di Imperia José Luis Rhi-Sausi, Direttore esecutivo del CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale) di Roma; Carlo Secchi, Direttore ISLA di Milano; Pietro Tarallo, giornalista; Maddalena Tirabassi, Direttore scientifico AltreItalie, Direttore Centro Altreitalie; Andrea Torre, Direttore Centro Studi Medì - Migrazioni nel Mediterraneo; Gian Carlo Torre, storico e collezionista dell’ex libris. Carlotta Gualco, coordinatore delle attività. Il senatore a vita Paolo Emilio Taviani (1912 - 2001) studioso e conoscitore dell’America Latina, esperto su Cristoforo Colombo è stato Presidente Onorario della Fondazione Casa America. 60 Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Corsi di lingua dell’Associazione Amici di Casa America L’Associazione Amici di Casa America organizza corsi di spagnolo, portoghese e inglese tenuti da docenti madrelingua laureati che utilizzano il metodo comunicativo. I corsi collettivi suddivisi in vari livelli sono offerti a gruppi di massimo 12 persone e hanno inizio nel mese di ottobre e febbraio e terminano a giugno di ogni anno prevedendo moduli di 30 o 60 ore. Quaderni di Casa America 61 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Le attività del Centro in Europa Nella seconda metà del 2013 le attività del Centro in Europa si concentrano su iniziative che hanno l’obiettivo di cogliere i prossimi appuntamenti fondamentali dell’Unione europea: le elezioni per il Parlamento europeo, nel maggio 2014; il lancio di una nuova fase di programmi europei per il periodo 2014-2020; l’as- sunzione da parte dell’Italia, a partire dal 1° luglio del prossimo anno, della presidenza di turno della UE. L’incontro “Politiche sociali d’impresa. Le nuove proposte europee” (27 settembre), realizzato in collaborazione con l’Ufficio d’Informazione di Milano lInGua SpaGnola (4 livelli: principiante – intermedio – avanzato – conversazione e cultura) lInGua poRtoGheSe (3 livelli: principiante – intermedio – avanzato) lInGua InGleSe (livello principiante) Inoltre l’Associazione organizza corsi di italiano per stranieri suddivisi in moduli mensili e ripetibili della durata di 12 ore ciascuno. Sono previsti anche: Corsi individuali di spagnolo e portoghese Corsi presso le aziende e le scuole di spagnolo e portoghese Corsi di preparazione ai diplomi D.E.L.E. Servizio traduzioni e interpretariato (italiano – spagnolo – portoghese) Accesso riservato ai soci alla biblioteca e alla videoteca con servizio prestito per tutte le informazioni potete rivolgervi alla segreteria della Associazione Amici di Casa America, aperta dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19 presso Villa Rosazza, sede della Fondazione Casa America o telefonando allo 010 2518972 - 010 2518368. [email protected] - www.casamerica.it Il Malecon di L’Avana, Cuba 62 Quaderni di Casa America Quaderni di Casa America IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA del Parlamento europeo presso la Camera di Commercio di Genova, consiste in una discussione pubblica sulla proposta di direttiva europea relativa alla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario da parte delle imprese. La proposta è presentata da Sergio Cofferati, vice presidente della commissione del Parlamento europeo sul Mercato interno e la protezione dei consumatori e discusso con Lorenzo Caselli, professore all’Università di Genova, e i rappresentanti di alcune aziende. Ad ottobre esce il numero 2/2013 della rivista in Europa, dedicato a una riflessione sull’utilizzo, da parte dei nostri territori, di programmi e risorse della nuova fase 2014-2020. La rivista contiene articoli di rappresentanti di primo piano delle istituzioni europee - Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, i deputati europei Francesca Balzani, Sergio Cofferati e Fiorello Provera, Nicola De Michelis, capo di gabinetto aggiunto del Commissario europeo alla Politica regionale Johannes Hahn aprendo quindi un confronto con i livelli nazionale, regionale e locale. La rivista sarà oggetto di una discussione pubblica il 25 ottobre, in occasione della presentazione a Genova della campagna istituzionale per le elezioni del Parlamento europeo che il Centro in Europa organizza in collaborazione con l’Ufficio a Milano del Parlamento europeo e la Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Il mondo della scuola si conferma uno dei target privilegiati dell’Associazione. Tenteremo, con la collaborazione dell’Ufficio scolastico regionale per la Liguria, della Regione, dell’Antenna Europe Direct del Comune di Genova e dell’Università di valorizzare le iniziative già previste e di promuoverne nuove perché i tre eccezionali appuntamenti citati all’inizio siano lo spunto di una vasta azione di sensibilizzazione di insegnanti e studenti. Ai docenti della scuola primaria è dedicato il progetto Europa per i Piccoli, sostenuto da Regione Liguria, che si concluderà con la presentazione di una proposta formativa per l’educazione sui temi UE. Avvieremo poi due importanti progetti: Campagna di informazione sui diritti e doveri del cittadino migrante col sostegno di Fondazione Carige e un progetto di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità ambientale, della raccolta differenziata e del riciclo realizzato in collaborazione con AMIU, rivolto in particolare ai cittadini non italiani della UE presenti a Genova. 63 IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA Abbonarsi alla rivista Quaderni di Casa America Caro lettore, Le chiediamo di sottoscrivere uno o più abbonamenti alla rivista Quaderni di Casa America. Ogni contributo ci è indispensabile per dare continuità alla nostra pubblicazione. La Fondazione Casa America pubblica dal 2008 la collana Quaderni di Casa America dedicata a singoli paesi o temi di riflessione che uniscono l’Italia all’America Latina. tIpoloGIe DI abbonaMento - Abbonamento annuale 50 euro - Abbonamento annuale sostenitore 100 euro MoDalItà: - Pagamento diretto presso la sede della Fondazione Villa Rosazza – Piazza Dinegro 3 - Bonifico bancario sul conto corrente 15190.80 intestato a Fondazione Casa America IBAN It40o0617501402000001519080 presso Banca Carige. In caso di bonifico, si prega di comunicare via mail [email protected] o telefono 010 2518368 nome e cognome dell’abbonato e indirizzo presso il quale si vuole ricevere la pubblicazione InSeRzIonI pubblIcItaRIe Per informazioni si prega di contattare Fondazione Casa America, Villa Rosazza, piazza Dinegro 3 Tel. 010 2518368 Fax 010 2544101 [email protected] FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI OTTOBRE 2013