Il pensiero politico in America Latina

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Il pensiero politico in America Latina
Quaderni di Casa America
anno•VI numero•1
Il pensiero politico
in America Latina
ANTONIO GRAMSCI E L'AMERICA LATINA
IL CILE TRA IERI E OGGI
Sommario
Quaderni di Casa America
anno•VI numero•1
Prefazione di Roberto Speciale e Carlotta Gualco
Introduzione di Fabrizio De Ferrari
Abbonamento a cinque numeri € 50 (abbonamento ordinario), € 100 (abbonamento sostenitore)
In attesa di registrazione
ANTONIO GRAMSCI E L'AMERICA LATINA
Fondazione Casa America - Villa Rosazza, piazza Dinegro 3
Tel. 010 2518368 - Fax 010 2544101
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www.casamerica.it
Presidente: Roberto Speciale
Consiglio d’amministrazione: Angelo Berlangieri, Giorgio Malfatti di Monte Tretto, Federico Massone, Luigi Merlo,
Bernardino Osio, Piera Ponta, Andrea Torre, Victor Uckmar (vicepresidente)
Coordinatore delle attività pro tempore: Carlotta Gualco
Direttore Responsabile: Fabrizio De Ferrari
Introduzione al volume “Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in America Latina”
di Dora Kanoussi
Il pensiero politico in America Latina – La riscoperta di Gramsci
di Giancarlo Schirru
Gramsci e Mariategui
di Anna Maria Lazzarino Del Grosso
Marxismo e socialismo non dogmatici. Il contributo di Gramsci in America Latina
di Alberto De Sanctis
Un pensiero per capire e trasformare il mondo
di Chiara Giorgi
Il pensiero di Gramsci. Partiti e democrazia in America Latina
di Francesca D’Ulisse
L’esperienza dell’Istituto Gramsci a Genova
di Roberto Speciale
A proposito dell’itinerario di Gramsci in Cile
di Jaime Massardo
IL CILE TRA IERI E OGGI
Coordinamento editoriale: Sabrina Burlando
Progetto grafico: Elena Menichini
Hanno collaborato: Alessandro Pagano e Erika Norando
Referenze fotografiche: Fondazione Istituto Gramsci, Angelo Battistelli
Messaggio del Presidente della Repubblica
Cile 40 anni dopo il colpo di Stato. Una tragedia che non va dimenticata
di R. S.
La mostra “Salvador Allende: un uomo, un popolo”
Realizzazione editoriale
© De Ferrari Comunicazione S.r.l.
Via D'Annunzio, 2/3 - 16121 Genova
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L’editore rimane a disposizione per gli eventuali diritti sulle immagini pubblicate.
I diritti d’autore verranno tutelati a norma di legge.
Così il golpe di 40 anni fa parla al presente e al futuro
Sintesi dell’intervento di Carolina Tohá
Schede
Fondazione Casa America
Corsi di Lingua dell’Associazione Amici di Casa America
Centro in Europa
Quaderni di Casa America
ANTONIO GRAMSCI
E L'AMERICA LATINA
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Prefazione
RobeRto SpecIale
PRESIDENTE DI FONDAZIONE CASA AMERICA E DEL CENTRO IN EUROPA
caRlotta Gualco
DIRETTORE DEL CENTRO IN EUROPA E COORDINATORE DELLE ATTIVITÀ
DI FONDAZIONE CASA AMERICA
Ci stiamo impegnando a rilanciare le
due Riviste“Quaderni di Casa America”
della Fondazione Casa America e “in
Europa” del Centro in Europa anche
grazie ad una nuova impostazione grafica e alla piena partecipazione di un
editore come De Ferrari, molto attivo
nel far conoscere sul mercato le pubblicazioni e le iniziative che hanno origine in questo territorio. Con l’occasione desidero ringraziare Redazione
s.r.l. che ha curato le nostre pubblicazioni negli anni precedenti con professionalità ed amicizia.
Mi auguro che le due Riviste siano considerate da tanti soggetti istituzionali
locali e nazionali un patrimonio significativo da salvaguardare e da consolidare e che, assieme a loro, molti cittadini ne riconoscano il carattere di
servizio che offrono, in termini di informazione e di riflessione. In un periodo così difficile per il Paese e in particolare per le attività culturali e di
approfondimento internazionale, quelle
pubblicazioni sono quasi un’eccezione,
dei punti di ostinata resistenza che faranno ripartire lo sviluppo della conoscenza innanzitutto.
L’Europa, un’Europa ripensata e riportata in primo piano, e l’America Latina,
che è contemporaneamente il nostro
passato e oggi una grande occasione di
rilancio, sono il nostro alveo naturale,
il futuro possibile.
L’Editore, il Centro in Europa, la Fondazione Casa America possono far
molto per dare forza a quelle pubblicazioni ma non possono tutto. Dipenderà
anche dalla risposta di tante organizzazioni, associazioni, e soprattutto dai
lettori e dai cittadini appassionati di
questi argomenti. Per vincere questa
scommessa è ovviamente necessario
acquisire abbonamenti, inserzioni pubblicitarie ed assieme un più forte sostegno di idee e di iniziative.
Stiamo predisponendo una serie di attività
importanti che troveranno nella Rivista
un’eco o una “anteprima”. Sull’Unione
europea ad ottobre organizziamo a Genova un grande incontro per entrare nel
Veduta di Città del Messico
merito di come i nostri territori utilizzeranno al meglio le nuove azioni, e le relative risorse finanziarie, messe a disposizione dalla UE per l’occupazione e lo
sviluppo nella fase 2014-2020. Un’altra
tappa importante sarà la discussione sulle
prossime elezioni per il Parlamento europeo, il prossimo anno, nella prospettiva
della Presidenza di turno dell’Unione, affidata all’Italia a partire dal 1° luglio 2014.
Elezioni europee, nuovi programmi e Presidenza italiana sono occasioni fondamentali per restituire slancio alla costruzione europea e per colmare il divario tra
istituzioni europee e cittadini.
Sull’America Latina siamo impegnati sul
Cile di ieri e di oggi, sul Costa Rica, sul
Venezuela, sull’Argentina, anche in vista
del vertice Italia-America Latina che si
terrà a dicembre a Roma. Apriremo anche una finestra sull’America del Nord.
Questo numero dei Quaderni di Casa
America è il primo di questa nuova serie; ha un numero di pagine ridotto e si
propone di presentare insieme la nuova
grafica e le linee del nostro lavoro.
Abbiamo scelto un argomento di nicchia ma di grande rilevanza per dare
visibilità anche alla storia del pensiero
politico, per dare spazio alle idee e al
confronto su temi più complessi. Il
ruolo di una Rivista è, crediamo, anche
questo: non essere sempre prevedibile,
aprire nuove frontiere, affacciarsi su scenari insoliti, crescere assieme ai lettori
e ai sostenitori, correggere quando necessario, esplorare e approfondire ciò
che insieme consideriamo interessante.
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Introduzione
FabRIzIo De FeRRaRI
DIRETTORE RESPONSABILE DELLA RIVISTA QUADERNI DI CASA AMERICA
È pieno merito del Centro in Europa e
della Fondazione Casa America il mantenere vive e in buona salute, con anche
il sostegno dell’editore, le testate “In
Europa” dalla storia ormai ventennale,
e i più recenti “Quaderni di Casa America” che stanno per approdare al sesto
anno di vita. Due testate strutturate,
che in un momento di generale disaffezione alla lettura continuano a rivolgersi ad un pubblico vivace, ricettivo e
aperto a diverse chiavi di lettura del
rapporto tra la nostra terra e culture diverse ma affini quali quelle europea e
sudamericana.
Così è anche per questo numero di
“Quaderni di Casa America”, che ospita
una sezione monografica dedicata ai
rapporti tra Gramsci, il suo pensiero
politico e l’America Latina, e un approfondimento sul Cile a quarant’anni
dall’undici settembre che vide salire al
potere Pinochet, con un messaggio speciale del presidente Napolitano e la testimonianza portata durante la recente
visita a Casa America del sindaco di
Santiago Carolina Tohà.
E che, per quanto mi riguarda, mi vede
subentrare ad un direttore della levatura
di Mario Bottaro. Compito non facile e
per il quale nulla posso promettere se
non il massimo impegno, ed onestà e
coerenza nell’informazione. Buona lettura a tutti.
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
Introduzione al volume
“Studi gramsciani nel mondo.
Gramsci in America Latina”
DoRa KanouSSI
BENÉMERITA UNIVERSIDAD AUTÓNOMA DE PUEBLA, MESSICO
L’importanza che Gramsci ha acquisito
in America Latina, a partire dagli inizi
degli anni Novanta, è frutto di un lungo
e complicato processo collegato agli
eventi storici che ebbero luogo in alcuni
paesi. Fu un processo, iniziato nei primi
anni Cinquanta, durante il quale il
«centro» di irradiazione degli studi
gramsciani si cominciò a spostare verso
l’America Latina.
Senza sottovalutare ovviamente il caso
dell’India e di altri paesi che non possono
essere oggetto di questo libro, è indubbio che non esista in altro luogo una tale
mole di studi gramsciani di alto livello
come, ad esempio, nel Brasile di oggi.
Gli ottimi saggi introduttivi di Alvaro
Bianchi (brasiliano), Raúl Burgos (argentino) e Jaime Massardo (cileno) ci
mostrano con esattezza come si andò
diffondendo e radicando il pensiero di
Gramsci in quest’area dell’America, le
condizioni e il modo in cui influì specificamente in ognuno dei paesi in questione. Dati i differenti modi di leggere
Gramsci secondo le tradizioni storiche
che variano di paese in paese, è impossibile considerare la diffusione del suo
pensiero in America Latina come un
tutt’uno. Come afferma Jaime Massardo, Gramsci fu sempre letto e, a
tempo debito, assimilato in funzione
della tradizione culturale della sinistra
e del movimento popolare del momento. I tentativi di «lettura» e di «utilizzo» si facevano e si fanno (forse in
modo assai diverso che in Europa) a
partire dalle diverse posizioni della sinistra e dalla sua tradizione, sia questa
comunista, radicale o cattolica.
Com’è noto, e Raúl Burgos lo ricostruisce in modo puntuale, chi introdusse
Gramsci come autore dei Quaderni del
carcere in America Latina furono il comunista argentino Héctor Agosti e il
suo partito. Si deve a loro la prima –
fortunata – edizione dei Quaderni del
carcere in lingua straniera. Non va dimenticato il fatto che fu proprio la casa
editrice del Partito comunista argentino
(Pca) a pubblicare l’edizione togliattiana
dei Quaderni e a distribuirla in tutta
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
l’America Latina. Tuttavia non ci si poteva certo aspettare – come invece a
volte è stato suggerito – che un partito
come il Pca si «appropriasse» del pensiero di Gramsci per renderlo parte
della propria strategia politica!
Anzi, ne seguì l’espulsione dal partito
degli intellettuali che avevano promosso lo studio di Gramsci. Se si tiene
conto della limitatezza culturale e ideologica di un partito che temeva l’influenza di tendenze marxiste diverse
dall’ortodossia sovietica, non sorprende
che i giovani della prima generazione
di «gramsciani argentini» siano stati
espulsi per «deviazionismo» gramsciano. Ciononostante la pubblicazione
dei Quaderni non si interruppe1.
Come si vedrà nelle rispettive introduzioni, sebbene la presenza di Gramsci
non fosse la stessa ovunque, l’inizio
della sua diffusione e la rielaborazione
delle sue idee furono determinati da
due eventi comuni: la radicalizzazione
della sinistra in seguito alla Rivoluzione
cubana e i colpi di Stato e le dittature
militari che si insediarono in quasi tutta
l’America Latina.
Da quel momento i gramsciani lavorarono in esilio nel contesto universitario di Città del Messico e di Puebla
Il carattere eminentemente politico dell’opera dei
gramsciani argentini li portò, infine, a cercare il contatto
e la collaborazione con la guerriglia guevarista di Masetti. Ma, riguardo a questo, manchiamo della documentazione necessaria per poter dare una valutazione
certa di quale significato essa abbia avuto.
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Antonio Gramsci nel 1922
impegnandosi con successo nella diffusione di Gramsci e dei grandi pensatori marxisti europei. Allo stesso
tempo, furono loro ad assicurare che
la maggior parte dei dibattiti sviluppatisi in Europa dagli anni Cinquanta
alla fine degli Ottanta fossero puntualmente tradotti in spagnolo.
Dopo la fine dell’esilio e la morte di José
María Aricó (1991), il «centro» principale
degli studi gramsciani si sposta (all’interno dell’America Latina) nelle università brasiliane (prima tra tutte la Uni-
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Antonio Gramsci a Vienna, 1924
camp) dove Gramsci oggi è presente in
tutti i piani di studio di scienze sociali e
politiche, e in molte pubblicazioni. Ne
dà conto Alvaro Bianchi, nella sua introduzione, nella quale egli evidenzia le
conseguenze positive e negative di
questo mutamento: da un lato, la «partimentazione» del pensiero gramsciano
(sociologico, politico, filosofico, ecc.) in
base all’area disciplinare in cui viene incorporato, dall’altro la grande diffusione
dei concetti corrispondenti.
Analizzando il Cile, Jaime Massardo mostra con precisione che fu la tradizione
politica a determinare in ogni paese il
modo in cui elementi del pensiero di
Gramsci vennero assimilati. Secondo alcuni interpreti ciò avrebbe posto gravi limiti al suo studio, subordinandolo alle
esigenze contingenti della politica. Tut tavia, accettare un’idea simile significherebbe ignorare uno dei tratti caratteristici
del pensiero di Gramsci, cioè la correlazione tra teoria e prassi politica alla quale
non è possibile sottrarsi quando si studi
la sua opera.
Aricó sottolinea quanto fosse importante
il ruolo di Gramsci nell’elaborazione della
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
teoria necessaria all’azione politica e
come ciò non valesse solo per l’Argentina.
Per la sinistra latinoamericana il rapporto
con Gramsci significò, fin dal principio,
mantenersi in relazione con tutto il movimento filosofico e culturale del tempo.
Secondo le stesse parole di Aricó:
La lettura di Gramsci ebbe [...] l’enorme
merito di tener viva la capacità critica
all’interno del marxismo generando
una forte vocazione anti-dogmatica.
Non va dimenticato che la sinistra argentina e, in particolare, i comunisti
non avevano avuto una forte tradizione
teorica nazionale... né c’era stata nel resto dell’America Latina, se si eccettua
il caso di Mariategui. In tali condizioni
la penetrazione di Gramsci ebbe
enorme importanza, tanto che sarebbe
arduo distinguere la diffusione del suo
pensiero dai tentativi di metterlo in pratica.Non c’è dubbio che il problema
principale affrontato dalla sinistra nello
studio di Gramsci (la complessità del
quale Aricó seppe esprimere con gramsciano rigore) era ed è quello del rapporto tra il momento dell’elaborazione
teorica e il mutamento politico. E se in
America Latina Gramsci ha avuto il
peso che gli attribuisce Aricó, non c’è
dubbio che continui ad averlo oggi, soprattutto in Brasile.
Tutto ciò si comprende nel modo migliore attraverso la adeguata collocazione e comprensione del tragitto di
Gramsci in America Latina che qui ci
presentano i testi, e le rispettive presentazioni-introduzioni relative ai
quattro paesi più «gramsciani»di questa parte del mondo. Infine, è giusto
segnalare che Alvaro Bianchi in Brasile,
Raúl Burgos in Argentina e Jaime Massardo in Cile sono accademici di
grande prestigio tra gli studiosi che
diffondono il pensiero di Gramsci in
America Latina.
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Il pensiero politico
in America Latina
La riscoperta di Gramsci
GIancaRlo SchIRRu*
PROFESSORE ASSOCIATO DI GLOTTOLOGIA E LINGUISTICA
ALL’ UNIVERSITÀ DI CASSINO E DEL LAZIO MERIDIONALE
Il volume di cui parliamo è stato progettato nel novembre 2007, durante la IV
conferenza internazionale di studi gramsciani tenutasi nel 2007 alla Universidad
Nacional Autónoma de México, a Città
del Messico. Lì erano presenti tutti i curatori: Dora Kanoussi, che faceva gli onori
di casa, Giuseppe Vacca e il sottoscritto
per conto della Fondazione Istituto
Gramsci, e tra i tanti relatori latino americani invitati c’erano Raoul Burgos, Alvaro Bianchi e Jaime Massardo. Con loro
pensammo di allestire questa antologia,
che non ha eguali in lingua spagnola o
portoghese: l’anno successivo Giuseppe
Vacca tenne un corso di un semestre a
Città del Messico, durante il quale ebbe
modo di essere presente una settimana
all’Università di Campinas, in Brasile, per
un convegno e un seminario. Durante
quel periodo furono valutate le prime selezioni di testi, che giunsero poi alla Fondazione Istituto Gramsci dove i singoli
saggi furono tradotti e il volume allestito.
Il libro va considerato quindi non solo
per i testi originali raccolti e tradotti, ma
anche per il lavoro di un largo gruppo
di studiosi, a cui si devono inoltre le singole introduzioni alle diverse sezioni,
quella argentina, quella brasiliana,
quella cilena e quella messicana, che
sono di grande interesse. Tra l’altro, l’insieme della bibliografia citata in calce a
queste introduzioni e ai singoli capitoli
costituisce uno strumento di primo
orientamento che mi sembra molto
utile. Una parte notevole della cura redazionale è andata proprio alla fungibilità di questi rimandi bibliografici: personalmente venivo dalla curatela di due
volumi della collana degli Studi gramsciani nel mondo, contenenti per lo più
materiale statunitense, canadese e inglese (il volume sugli studi culturali e
quello sulle relazioni internazionali).
Questi due libri raccolgono una produzione scientifica nata nei campus universitari scritta dentro le grandi biblio-
* Intervento pronunciato in occasione della presentazione del volume “Studi gramsciani nel mondo.
Gramsci in America Latina”.
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
La Cattedrale metropolitana
di Città del Messico
teche e pubblicata originariamente in
sedi accademiche; non poteva essere
più diversa rispetto ai saggi di questo
volume latino-americano, che provengono tutti dal Terzo Mondo: saggi scritti
molto spesso per riviste clandestine, di
cui si conservano solo serie frammentarie in poche biblioteche, in aree arretrate del mondo da intellettuali e militanti che hanno usato i mezzi, talora
molto essenziali, a loro disposizione.
Non è stato semplice quindi alla fine
chiudere il tutto: per questo provo un
duplice piacere a essere invitato per
questa presentazione. Non solo per il
fatto di essere qui tra voi, ma anche
perché ricevo l’impressione di un lavoro
che può effettivamente essere utile
come strumento di orientamento a chi
si voglia accostare a questa sezione degli studi gramsciani.
Venendo invece al tema in particolare
trattato dal volume, vorrei cominciare
con una piccola digressione. Il filosofo
italiano Augusto del Noce, nel suo volume dedicato a Gramsci e intitolato Il
suicidio della rivoluzione, evoca un presunto valore mondiale della filosofia
italiana del XX secolo: si riferisce al
ruolo internazionale svolto da quanto
fu suscitato nella cultura italiana dal
magistero di Antonio Labriola: cioè
dalla triade costituita dalle figure di Benedetto Croce, Giovanni Gentile e Antonio Gramsci.
La fortuna del pensiero gramsciano in
America Latina, vista in questa prospettiva, può essere considerata come uno
dei capitoli, e non il minore per ampiezza
e rilevanza, di un’ipotetica indagine sul
valore mondiale della cultura italiana.
Questa vicenda segue altri momenti della
nostra storia nazionale: si pensi solo all’impatto che ebbero, sui movimenti di
lotta al colonialismo, il nostro Risorgimento e la figura di Mazzini, oppure al
ruolo ideologico mondiale assunto più
tardi dal Fascismo. Questi momenti della
storia italiana, e, voglio sottolinearlo, del
contributo dato dalla cultura italiana all’elaborazione delle ideologie politiche,
hanno avuto una notevole proiezione internazionale, ma trovarono in particolare
in America Latina la loro eco più forte.
Lo stesso è avvenuto per la cultura politica del comunismo italiano, e per il pensiero di colui che diede a quel partito
un’autonomia culturale.
Si tratta di una vicenda, quella che oggi
affrontiamo, che per molte ragioni precede il divorzio tra pensiero socialista e
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
movimento operaio, ormai ampiamente
avviato in tutto il mondo. La diffusione
del pensiero di Gramsci non è avvenuta
in America Latina attraverso il mondo
accademico, ma per mezzo degli intellettuali del movimento comunista. L’interesse scientifico e quello politico si
sono pertanto fortemente intrecciati.
Se si vuole comprendere la vicenda è necessario considerare la fortuna critica che
Gramsci ha trovato in America Latina,
congiuntamente alla storia politica del
continente. Mi colpì molto, a Città del
Messico, durante la citata conferenza di
studi gramsciani del 2007, un intervento
dal pubblico in cui un uomo affermò di
aver letto Gramsci per la prima volta in
carcere: non si tratta più, per fortuna aggiungiamo, di una condizione molto diffusa nel mondo contemporaneo.
Vorrei fare due esempi di questo intreccio
tra storia politica e fortuna critica di
Gramsci nel continente latino-americano. Il primo riguarda il passaggio delle
forze del movimento del lavoro da una
strategia frontale, della lotta di classe, a
una strategia democratica, nella loro lotta
contro le dittature degli anni Settanta.
Il 9 novembre 2007 a Buenos Aires si
tenne una Tavola Rotonda di omaggio
alla figura di Juan Carlos Portantiero,
uno dei maggiori gramsciani argentini,
allora da poco scomparso. In quell’occasione Luis Maira, un uomo politico e
diplomatico cileno, ricordò l’impatto
avuto sull’emigrazione cilena in Messico
dalla lettura del saggio di Enrico Ber-
linguer apparso su Rinascita nell’ottobre
del 1973, relativo al colpo di stato militare in Cile, e intitolato Riflessione sull’Italia dopo i fatti del Cile. Si tratta del
famosissimo articolo, pubblicato in due
puntate da Berlinguer, in cui viene compiuta un’estesa analisi delle condizioni
che avevano portato al colpo di stato di
Pinochet, e in cui viene enunciata la
strategia del compromesso storico per
il Partito comunista italiano. Nel racconto di Maira, la domanda che immediatamente si diffuse nelle élite politiche
sud-americane allora presenti nella capitale messicana (ricordo che oltre ai cileni, già da tempo la città accoglieva per
esempio l’emigrazione politica brasiliana), verteva su come aveva potuto il
Partito comunista italiano formulare
un’analisi così diversa rispetto a quella
emersa dal Comitato centrale del Partito
comunista dell’Unione sovietica. Mentre
quest’ultima (improntata alla necessità
di intensificare lo scontro tra le classi e
del collegamento dei fronti, dal Sud-Est
asiatico all’America meridionale) fu giudicata immediatamente inservibile alla
comprensione dei fatti, e inutile per l’organizzazione di una strategia politica
immediata, il discorso di Berlinguer fu
invece considerato come ricchissimo di
indicazioni sia analitiche, sia strategiche.
La risposta a tale quesito venne cercata
in Gramsci, a cui si attribuiva l’autonomia culturale di un partito relativamente
periferico nel movimento comunista internazionale: dopo il marzo del 1976,
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
quando a Città del Messico giunsero i
«gramsciani argentini» in esilio, essi
vennero quindi immediatamente messi
al lavoro per illustrare a tutti gli esuli latino-americani il pensiero di Antonio
Gramsci. La fortuna di Gramsci cessò
di essere un fatto caratterizzante questo
o quel paese latino-americano, per diventare un fenomeno continentale.
Questo è il momento che gli intellettuali latino-americani ricordano come
passaggio dal marxismo formalista di
Althusser, al marxismo democratico di
Gramsci; e, conseguentemente, come
passaggio dalla strategia fuochista, di
organizzazione della lotta armata nelle
aree rurali del paese, alla strategia democratica, fondata invece sulla costruzione di un fronte di alleanze con le
forze politiche di ispirazione democratica, cattolica e socialista.
Insistendo sul carattere democratico degli
scritti di Gramsci non voglio tirare un
rigo di penna su una discussione vastissima che ha riguardato proprio questo
punto. Come è noto fu Norberto Bobbio
in particolare a sollevare dubbi sul carattere democratico degli scritti gramsciani,
e l’ispirazione totalitaria, al contrario, del
concetto gramsciano di egemonia.
Il punto che intendo sollevare è di tipo
pratico: i movimenti politici che, fuori
dall’Italia, si sono rivolti al pensiero di
Gramsci lo hanno fatto in genere per
passare da una fase armata a una fase
democratica (legale quindi) per la quale
necessitavano di una idea, di una cul-
tura, della democrazia. Gramsci è l’autore del passaggio dalla guerra manovrata alla guerra di posizione.
Paradigmatica mi sembra in questo
senso la figura del presidente argentino
Raúl Alfonsín; egli tenne il 1 dicembre
1985 un famoso discorso, passato alla
storia come Discurso de Parque Norte:
il presidente parlava ai delegati dell’Union Civica Radical. Quel lungo testo
fu il frutto dell’incontro del «traghettatore dell’Argentina» dalla dittatura alla
democrazia, con il cosiddetto «Grupo
Esmeralda» costituito dai gramsciani
argentini: Juan Carlos Portantiero, José
Aricó e Antonio da Ipola. Si tratta di un
discorso che, a mio parere, ha segnato
profondamente tutto il fronte democratico argentino, non solo il partito radicale, ma anche le componenti più
progressiste della galassia peronista,
quelle che sono oggi al governo. In quel
discorso il cammino verso la democrazia assume toni chiaramente gramsciani: c’è una concezione progressiva
della democrazia, che prende le mosse
dalle condizioni della cosiddetta democrazia formale, e si apre sulle condizioni
socio-economiche dello sviluppo democratico, che quindi non è dato una
volta e per sempre, ma è il centro di
una tensione verso cui agisce la politica.
Vorrei citare ancora un caso che ha molte
similitudini col precedente; questo è assai meno trattato nel volume rispetto a
quello dei gramsciani argentini, entrati
in una genealogia quasi mitica del gram-
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
scismo latino-americano; ne parla però
Alvaro Bianchi nel suo saggio di introduzione alla sezione brasiliana del volume. Si tratta del sociologo brasiliano
Fernando Henrique Cardoso (che fu
presidente del suo paese dal 1995 al
2003): Cardoso è stato un lettore attento
di Gramsci, e ciò si coglie facilmente in
alcuni suoi lavori degli anni Sessanta e
Settanta. In particolare:
Hegemonia burguesa e independência econômica: raízes estruturais da crise política
brasileira, in «Les Temps Modernes»
(Paris), 23 1967, n. 257, pp. 650-680.
Política e desenvolvimento em sociedades
dependentes: ideologia do empresariado
industrial argentino e brasileiro, Rio de
Janeiro, Jorge Zahar, 1971.
A questão do Estado no Brasil, in «Dados.
Revista de Ciências Sociais» (Rio de Janeiro), aprile 1974.
Soprattutto poi nel volume: Autoritarismo e democratização, Rio de Janeiro,
Paz e Terra, 1975.
È inutile dire che l’essere divenuto il leader di una formazione marcatamente
socialista liberale non ha aiutato Cardoso
a conquistarsi un posto in una ideale genealogia del gramscismo latino-americano. Ciò non toglie però che anche lui,
una figura chiave nella costruzione della
democrazia brasiliana, si sia servito largamente di Gramsci nella sua analisi sociale e politica. Ciò dimostra anche che
le classi dirigenti che ormai da tempo
guidano il Brasile nella costruzione della
democrazia sono assai più coese al loro
La città di L’Avana, Cuba
interno rispetto a ciò che può apparire a
uno sguardo superficiale; soprattutto
non appaiono meno organizzate e omogenee sul fronte ideologico rispetto alle
élite conservatrici e patrimonialiste del
paese. Così come c’era un elemento socialista nella cultura politica di Cardoso,
per cui egli era debitore di Gramsci, c’è
un elemento liberale che proprio i fili di
continuità con quella presidenza hanno
consentito di giungere fino a Lula e
Dilma Rousseff.
Vorrei illustrare un secondo esempio di
intreccio molto stretto tra interesse scientifico e fatti politici, costituito dal confronto
sulla figura di Gramsci che animò il
mondo cattolico cileno all’inizio degli
anni Ottanta. Il dibattito fu avviato nel
1979 sulla rivista cattolica «Mensaje» da
Juan Eduardo García-Huidobro (il quale
scriveva in quegli anni con lo pseudonimo
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
di Tomás Valdivia). García-Huidobro è
uno studioso di pedagogia addottoratosi
all’Università cattolica di Lovanio, in Europa, e testimonia della forte circolazione
del pensiero gramsciano nella cultura
pedagogica cilena di matrice cattolica.
Egli tenne anche dei corsi di formazione
politica per i quadri del partito popolare
nel 1982.
Alla circolazione di Gramsci in questi ambienti cattolici risposero le componenti
del cattolicesimo conservatore, rappresentate dal giornale «El Mercurio», che si
impegnò quindi in un’opera di confutazione del gramscismo per la quale si affidò ai teorici che in Italia si erano impegnati in questa opera: si pubblicò quindi
un testo di Augusto del Noce e Flavio
Cappucci, col titolo La hegemonía cultural,
desafío de hoy (‘L’egemonia culturale, sfida
di oggi’), nel maggio del 1986.
Le componenti più strettamente politiche del fronte conservatore reagirono in
modo molto allarmato a questo risveglio
gramsciano del partito popolare: il risultato fu l’organizzazione di un seminario
intitolato Desafíos actuales de la cultura
occidental (‘Sfide attuali della cultura occidentale’), tenutosi nel novembre 1987.
Gli interventi di quell’appuntamento furono pubblicati in un volume intitolato
Gramsci, la nueva forma de penetración
marxista, sempre del 1987. In quella sede
Jaime Antunez Aldunate, all’epoca editore del supplemento culturale de «El
Mercurio», afferma: «se i paesi della cultura occidentale, al margine dello scontro
poliziesco che la sovversione marxista
suppone, desiderano veramente mettere
un freno al marxismo, non hanno altra
via che affrontarlo nella sua versione
gramsciana, combattendolo soprattutto
nella prospettiva culturale, filosofica ed
ideologica».
Non è difficile vedere già il tormentone
che ispirerà alcuni ambienti conservatori
statunitensi proprio sullo scorcio della fine
della Guerra Fredda, con il cosiddetto do-
Tessera di accesso al Cremlino di Antonio Gramsci, 1923
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
cumento di Santa Fé II, del 1989. Si tratta
di un documento strategico steso ai tempi
della presidenza di Bush padre, che faceva
séguito al più celebre documento del
Gruppo di Santa Fé, elaborato al tempo
dell’amministrazione Reagan, il testo in
cui venne delineata la strategia del contenimento militare dell’espansionismo sovietico in America Latina, mediante l’armamento di una guerriglia mercenaria in
tutto il continente. Ebbene, nel nuovo testo strategico (il Santa Fé II), si dice che la
sfida comunista non aveva più, come ai
tempi della rivoluzione cubana, la forma
di una guerriglia armata che andava combattuta sotto il profilo militare, ma aveva
invece la forma di una sovversione culturale ispirata al pensiero di Gramsci, che
richiedeva quindi di essere affrontata con
armi culturali: in primo luogo con l’inclusione dell’America Latina nel modello di
consumi nord-americani.
Tra l’altro questa posizione ha continuato a circolare anche in America Latina: proprio in Cile nel 1997 è uscito
un saggio di un ufficiale dei servizi di
sicurezza:
Omar Gutiérrez, Gramsci, la cultura y
el papel de los intellectuales, in «Revista
de Marina» (Valparaíso), n. 4 1997 («Armada de Chile», vol. 115/839).
Si tratta di un testo che contiene fraintendimenti comici che ne inficiano tutta
l’argomentazione (si dice per esempio
che Gramsci fu imprigionato dai comunisti che avevano istaurato una dittatura
nel suo paese). Questo povero ufficiale
di marina però, pur nella sua ingenuità,
per cui si è conquistato un posto di rilievo nelle aule universitarie di tutto il
Sud-America dove viene presentato agli
studenti come caso di proverbiale congiunzione tra ignoranza e reazione, non
ha fatto che riecheggiare alcune parole
d’ordine che circolavano nelle forze armate del suo paese: i dispositivi militari
che per anni avevano funzionato in
chiave anticomunista in tutto il continente, si sono trovati spiazzati di fronte
alla grande rivoluzione democratica dei
giorni nostri, in cui effettivamente, come
ho cercato di mostrare molto forte è
stato l’influsso di Gramsci e della cultura
politica del partito comunista italiano.
Tutto ciò a riprova dell’acutezza della osservazione di Del Noce da cui sono partito: non solo il fronte di progresso si è
largamente servito, e si serve tutt’ora, di
strumenti di fabbricazione italiana nella
sua lotta ideologica, ma anche quello conservatore ha fatto appello, nel rispondere,
alle confutazioni italiane di Gramsci. Ciò
che avviene da noi, sul terreno della lotta
delle culture politiche, finisce spesso con
l’avere un valore che non è solo nazionale. Un fatto, quest’ultimo, che potremmo spiegare ancora con un riferimento ai Quaderni del carcere, in cui ci si
sofferma proprio sulla vocazione cosmopolita della cultura italiana, che per la sua
tradizione legata alla Chiesa, tende sempre a elaborarsi come universale, e quindi
a svolgere un ruolo di dimensioni più
ampie rispetto all’arena nazionale.
21
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Turi, cella di Antonio Gramsci, 1950 ca
Viene alla mente un’immagine evocata
da Gramsci stesso in una delle sue lettere
a Tania, spedita dal confino di Ustica, in
cui il prigioniero racconta della grande
delusione data a un anarchico siciliano,
anch’egli arrestato, durante un pernottamento in carcere che aveva preceduto
il trasbordo via mare tra Palermo e
Ustica: quest’uomo era rimasto sconvolto dallo scoprire che il suo eroe, Antonio Gramsci, era in realtà di corporatura così fragile; «mi guardò a lungo – si
legge nella lettera – poi domandò:
“Gramsci, Antonio?” Sì, Antonio!, risposi. “Non può essere, replicò, perché
Antonio Gramsci deve essere un gigante
e non un uomo così piccolo”. – Non
disse più nulla, si ritirò in un angolo, si
sedette su uno strumento innominabile
e stette, come Mario sulle rovine di Cartagine, a meditare sulle proprie illusioni
perdute» (A. Gramsci, Lettere dal carcere,
a cura di S. Caprioglio ed E. Fubini, Torino, Einaudi, 1975, p. 50).
Ebbene, anche la vicenda che ho cercato
di ripercorrere non fa che raccontarci di
un grande pensiero sostenuto da un
corpo molto esile, di una nazione che
ha saputo svolgere un ruolo nella storia
contemporanea, malgrado le sue grandi
e profonde fragilità, e di un pensiero politico in particolare, quello gramsciano,
che ha avuto una portata ben maggiore
rispetto al partito politico che lo aveva
incarnato, tanto da riuscire a sopravvivere anche alla fine di quel partito.
22
Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Gramsci e Mariátegui
anna MaRIa lazzaRIno Del GRoSSo*
PROFESSORE ORDINARIO DI STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE - UNIVERSITÀ DI GENOVA
Non sono una specialista di studi gramsciani, ma forse proprio per questo la
mia reazione dopo un primo sguardo,
panoramico piuttosto che dialogante, a
questo ricco volume può rappresentare
quell’interesse anche dei non addetti ai
lavori che certo una casa editrice ad
ampia diffusione quale il Mulino, e con
essa i Curatori, si propongono di suscitare. La mia lunga esperienza di storica
del pensiero politico mi rende particolarmente sensibile all’efficacia del metodo e alla novità e fecondità dei suoi
risultati. Posso dire che da entrambi i
punti di vista il libro ha suscitato la mia
ammirazione e la certezza che si tratti
di uno strumento conoscitivo prezioso
in molteplici direzioni.
Va rilevato in primo luogo il felice conseguimento dell’obiettivo primario della
raccolta: fornire un quadro significativo
dei tempi, dei modi, delle sedi, dei principali artefici, delle stagioni più o meno
felici della penetrazione del pensiero
gramsciano nei paesi dell’America Latina che più di altri lo hanno accolto e
valorizzato sia sul piano della suggestione ideologica, sia su quello del sapere propriamente scientifico. Il volume
mostra efficacemente come ciò sia avvenuto, a partire dagli anni immediatamente successivi alla seconda guerra
mondiale, in Argentina, Brasile, Cile,
Messico e Cuba. A ciascuno di questi
paesi è dedicata un’apposita sezione.
I diversi contributi su Gramsci proposti
in ciascuna sezione sono opportunamente storicizzati nel corso di illuminanti saggi introduttivi. Questi ultimi
danno conto delle principali“letture”riconducibili ai diversi periodi della storia
politica dei paesi considerati, evidenziando anche il carattere attualizzante
e programmatico dell’interesse per le
categorie e per i concetti gramsciani,
spesso utilizzati per l’analisi della realtà
contemporanea Latino-Americana.
L’insieme di questi saggi, tutti di note-
* Intervento pronunciato in occasione della presentazione del volume “Studi gramsciani nel mondo.
Gramsci in America Latina”.
23
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
José Carlos Mariátegui
vole valore euristico, consente un contatto certamente proficuo con la cultura
politica della sinistra latino-americana
del secondo Novecento; nello stesso
tempo fornisce una conoscenza valida
in se stessa del pensiero politico di
Gramsci, di cui coglie gli apporti più significativi e più fecondi. Si sofferma naturalmente soprattutto sulle analisi e
proposte più consone alla realtà di paesi
ancora periferici rispetto agli esiti del
capitalismo maturo occidentale, quale
era l’Italia al tempo di Gramsci e quale
doveva rimanere ancora abbastanza a
lungo gran parte del continente latinoamericano: paesi i cui intellettuali più
sensibili, impregnati di cultura umanistica, hanno precocemente mostrato insofferenza per il rigido dogmatismo di
marca sovietica. Mi pare di conseguenza che, volendo introdurre al pensiero politico di Gramsci gli studenti
nostrani, un libro come questo si potrebbe tranquillamente e utilmente proporre loro, con la coscienza che essi non
mancherebbero, grazie ad esso, di acquisirne il quadro complessivo e i concetti principali; con il vantaggio di acquisire in più la conoscenza, sia pure
indiretta, della storia politica contemporanea dei paesi dell’America Latina
dove esso non solo è diventato oggetto
di ricerche elitarie o di dibattiti ideologici legati a situazioni contingenti, ma
anche occupa uno spazio assai vasto
nell’insegnamento accademico, spazio
sicuramente maggiore di quello attualmente riservatogli nei nostri corsi.
I contributi introduttivi di Raul Burgos
per l’Argentina, Alvaro Bianchi per il
Brasile, Jaime Massardo per il Cile, Dora
Kanoussi per il Messico, Fernando Martinez Heredia per Cuba hanno nel loro
insieme il grande pregio di individuare
i rapporti di filiazione e talora di contaminazione tra un’esperienza nazionale
e l’altra. Vi si mostra ad esempio come
l’innesco del crescente interesse per il
Gramsci pensatore politico diffusosi in
buona parte del continente, sia avvenuto in Argentina, tra il 1947 e i primi
anni ’50, grazie soprattutto all’impegno
di Héctor Paulo Agosti e del gruppo di
24
Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
comunisti “eretici” riuniti attorno a lui,
a Cordoba, e alla sua rivista “Pasado y
presente”, trovando poi nel Messico,
terra ospitale di approdo degli esuli politici in fuga dalle dittature militari, ottime occasioni per potenziare la diffusione editoriale degli scritti gramsciani
e per promuovere attorno ad essi discussioni e convegni.
I saggi mostrano chiaramente come
questa ricezione abbia avuto tempi e
vicissitudini diverse in relazione alla
dialettica tra libertà e dittatura, tra populismi e socialismi che nel corso del
secondo Novecento ciascuno dei paesi
considerati ha dolorosamente conosciuto, e come un ruolo indubbio nelle
fortune più recenti del gramscismo vi
abbiano avuto (come del resto altrove)
il progressivo declino del mito sovietico,
l’affermazione dell’eurocomunismo e
la dissoluzione dell’URSS. Emerge anche come proprio la consolidata valorizzazione dell’opera di Gramsci abbia
consentito alle sinistre marxiste di superare la crisi derivante dal crollo dei
socialismi reali e di rinnovarsi elaborando modelli alternativi di perdurante
proponibilità. Non a caso il saggio di
Massardo rileva la durezza dell’attacco
sferrato in Cile a Gramsci e ai suoi cultori dagli eredi del regime di Pinochet,
nei primi anni ’90.
Vorrei infine far cenno a un personale
motivo di interesse suscitatomi dalla
lettura di questo bel volume, ed esprimere al curatore il mio interrogativo
circa le ragioni dell’ assenza del Perù,
che un po’ mi ha sorpreso, anche se
credo di poter immaginare la risposta.
Sia il saggio di Burgos, sull’Argentina,
sia quello di Aricò, dal titolo Il ruolo degli intellettuali argentini nella diffusione
di Gramsci in America Latina ricordano
che la riscoperta di Gramsci e della sua
eterodossia rispetto alla dottrina ufficiale del marxismo-leninismo di marca
staliniana fu l’occasione per riscoprire
e valorizzare il pensiero politico del peruviano José Carlos Mariátegui. Un autore questo, di cui ho avuto in passato
occasione di occuparmi con grande interesse, dedicandogli anche per qualche
anno dei corsi monografici molto apprezzati dagli studenti.
Mariátegui, fondatore nel 1928 del Partito socialista del Perù, solo dopo la sua
precoce morte, avvenuta nel 1930, denominato contro la sua volontà, Partito
comunista, è stato ed è spesso accostato
a Gramsci per una serie davvero notevole di coincidenze tra le rispettive visioni e per la comune antidogmatica
apertura culturale, coincidenze che non
posso qui certo evocare in dettaglio.
Come Gramsci, anche Mariátegui è
stato un“eretico”rispetto alla rigida ortodossia del materialismo storico e rispetto alle direttive strategiche dell’ Internazionale Comunista. Mi colpì,
durante un convegno mariáteguiano
svoltosi all’IILA in prossimità del centenario della nascita, sentire Gianni Toti,
appassionato cultore del pensiero di en-
25
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
trambi, accomunarli con l’appellativo
“Gramsciategui”!
Ma Mariátegui morì troppo presto per
poter conoscere il secondo Gramsci, il
Gramsci pensatore politico, e non abbiamo testimonianze dirette di una sua
conoscenza degli scritti giovanili, anche se possiamo supporre che almeno
durante la sua permanenza in Italia,
tra la fine del 1919 e il giugno 1922,
sia stato ammirato lettore dell’”Ordine
Nuovo” che nei suoi scritti mostra di
conoscere bene.
Se quindi non si può attribuirgli il ruolo
di diffusore del pensiero di Gramsci in
America Latina, e se in questo libro è
assente una sezione dedicata al Perù,
dove forse Gramsci, per l’immediata
“sfortuna”e i fraintendimenti dell’opera
di Mariátegui seguiti alla sua morte e
per le vicissitudini politiche di quel
paese è stato poco studiato e poco recepito (ma questo lo chiedo al curatore),
vorrei però ricordare che lo scrittore politico peruviano ha più volte e assai precocemente segnalato ai suoi lettori, in
termini sempre positivi, pur nella voluta
asciuttezza e oggettività della sua prosa,
la figura di Gramsci quale intellettuale
e uomo politico di primo piano, impegnato per la causa del socialismo rivoluzionario.
La prima menzione si trova in una delle
sue corrispondenze dall’Italia per il
quotidiano di Lima “El Tiempo”, uscita
il 10 luglio 1921. Si tratta di una panoramica precisa e ragionata sulla stampa
italiana del momento: trattando dei periodici di “estrema sinistra” Mariategui
cita l’“Avanti” e l’“Ordine Nuovo”, organo del Partito Comunista, diretto –
scrive - dai due più notevoli intellettuali
del partito, Terracini e Gramsci1.
Nel volume La escena contemporanea,
raccolta di articoli pubblicata a Lima
nel 1925, vi è un saggio che illustra
molto particolareggiatamente l’evoluzione e i problemi del socialismo italiano. Ricordando il Congresso di Livorno del Partito Socialista (cui aveva
assistito) e la scissione che aveva dato
origine alla nascita del Partito Comunista d’Italia, di cui caratterizza la linea
politica, Mariátegui informa i lettori che
“Si distinguono nello stato maggiore
comunista l’ingegner Bordiga, l’avvocato Terracini, il professor Graziadei, lo
scrittore Gramsci”. E aggiunge - particolare di grande significato per il socialismo peruviano- che il partito propugna la formazione di un fronte unico
di operai e contadini2.
Tre anni più tardi, a poche settimane
dalla costituzione del Partito Socialista
del Perù, in un articolo dal titolo La influencia de Italia en la cultura hispano-
1 Mariátegui Total. Primera Edición. Commemorativa del
Centenario del Nacimiento de José Carlos Mariátegui,
Ordinamiento de textos y dirección de la Edición: Sandro
Mariátegui Chiappe, Lima, Empresa Editora Amauta 1994,
(d’ora in poi citato come M.T.), Tomo I, p. 791. L’articolo,
dal titolo La prensa italiana, è inserito nella raccolta Cartas
de Italia.
2 M.T., I, p. 983. La traduzione è mia.
26
Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
americana, pubblicato nella rivista “Variedades” il 25 agosto 1928, nel sostenere
che questa influenza è generalizzata e
non si limita ai discendenti di famiglie
italiane, evidenzia quale esempio fra altri
l’interesse e il debito del compatriota
César Falcón verso la cultura italiana e
ricorda di avere insieme a lui visitato Papini a Firenze, assistito al Congresso di
Livorno e alla Conferenza di Genova, e
compiuto un viaggio per l’Italia, nel cui
itinerario – scrive -“si confondono Montecitorio, Nitti, il Vaticano, Venezia, Fiesole, Milano, la Scala, Frascati, il Rinascimento, Botticelli, Croce, l’ ”Ordine
Nuovo”, Terracini, Gramsci, Bordiga, il
caffè Aragon, il Marinese, Pisa, l’Augusteo ecc.” 3. Il passo lascia supporre la
possibilità di un incontro con Gramsci e
comunque colloca quest’ultimo tra le
personalità più significative e più degne
di interesse e di contatto personale nel
panorama culturale italiano dei primi
anni ’20. Proprio al periodo trascorso in
Italia con Falcón, e alle serate passate a
Genova, nel maggio 1922, con lui, con
Carlos Roe e con il console del Perù Palmiro Machiavello si è fatta talora risalire
la svolta di Mariategui in direzione del
socialismo rivoluzionario, se non addirittura il progetto di fondare un movimento comunista in Perù4.
Un altro riferimento di Mariátegui a
Ivi, p. 549.
Cfr. P.P. PETRINI, José Carlos Mariátegui e il socialismo
moderno, Pisa, ETS, 1995, pp. 190-191.
3
4
José Carlos Mariátegui
Gramsci lo troviamo nell’articolo El mito
de la nueva generación, uscito nel maggio
del 1929 nella sua famosa e bellissima rivista“Amauta”, quale quindicesimo saggio della rubrica Defensa del marxismo.
Nel registrare la miserevole caduta della
grande illusione di farsi protagonista di
una rivoluzionaria missione storica coltivata dalla generazione di coloro che nel
’19 erano ancora troppo giovani per partecipare alla grande guerra e considerando l’autocritica di alcuni dei suoi esponenti, quali i francesi André Chamson e
Jean Prevost, Mariátegui contrappone a
quei vani ed effimeri deliri giovanili
l’azione “eroica” di Lenin e dei suoi se-
27
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
guaci in Russia, di Liebknecht, Rosa Luxembourg e Eugenio Leviné in Germania,
di Bela Kuhn in Ungheria, degli operai
della FIAT in Italia “fino all’occupazione
delle fabbriche e alla scissione della masse
socialiste a Livorno”. E ai giovani studenti
universitari che, secondo la testimonianza
di Prévost, avevano letto Marx rabbiosamente ma con snobismo per poi lasciare
afflosciare il loro slancio rivoluzionario di
fronte alle prime reazioni scandalizzate
delle famiglie e alle prime bastonate della
polizia, contrappone “le migliori menti
della nuova generazione” che hanno invece saputo perseverare nel loro percorso.
Tra esse colloca il gruppo degli intellettuali
di “Ordine Nuovo”, che – scrive – “si assunse l’impresa di dar vita in Italia al Partito Comunista, iniziando il lavoro politico
che doveva costare, sotto il fascismo, a
Gramsci, Terracini etc, la condanna a venti
o venticinque anni di prigione”. Sottolinea che questi nuovi rivoluzionari (tra
essi ricorda i dadaisti passati alla battaglie
della rivoluzione surrealista, e i tedeschi
Ernest Toller, Johann Bucher, George
Grosz) hanno smesso di invocare la loro
qualità di giovani, del resto ormai compromessa dall’appropriazione fascista del
mito della giovinezza, per accettare la loro
responsabilità e la loro missione di uomini5.
Infine, pochi mesi dopo, nel secondo dei
tre articoli usciti su “Mundial” fra il luglio
e l’ agosto 1929 dedicati a Gobetti, altra
5
M.T., I, pp. 1320-1322.
figura eroica di cui commenta con accenti
di grande ammirazione l’opera, avendone
letto i primi quattro volumi, considera momento importante e fondamentale della
maturazione del pensiero del giovane intellettuale torinese il suo avvicinamento a
Gramsci e la sua collaborazione all’“Ordine Nuovo”, che“lo portarono sul terreno
dell’esperienza attuale e diretta”6.
Vediamo dunque un Mariátegui che, dal
tempo del suo soggiorno in Italia, nel
corso di un decennio segue costantemente, anche dopo il suo ritorno in Perù,
l’attività politica e giornalistica di Gramsci
e non cessa di segnalarlo insieme ai suoi
compagni di lotta al proprio pubblico di
lettori quale modello positivo, per non
dire esemplare, di uomo politico e intellettuale rivoluzionario.
Alvaro Bianchi ricorda nel suo saggio
che i socialisti brasiliani già nel 1927
diedero notizia, nel loro giornale, del
processo e della condanna di Gramsci,
e che nel 1933 i trotzkisti pubblicarono
un testo di Trotzki che vi faceva un riferimento positivo, mentre Goffredo Rosini parlava di lui come vittima del fascismo in un articolo anonimo.
Mi è parso opportuno ricordare qui il
probabile primato cronologico di Mariátegui nel far conoscere la figura di
Gramsci, nel suo ruolo di militante politico e di intellettuale rivoluzionario,
alla sinistra latinoamericana.
6
Ivi, p. 542.
28
Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Marxismo e socialismo
non dogmatici. Il contributo
di Gramsci in America Latina
albeRto De SanctIS*
UNIVERSITÀ DI GENOVA
In modo alquanto intrigante questo
volume si propone di intrecciare due
piani: quello concernente le ragioni
teoriche della fortuna di Gramsci in
America Latina e quello, che dal primo
direttamente discende, mirante a contestualizzare tali ragioni teoriche nell’ambito di un iter che partendo dall’Argentina passa attraverso Brasile,
Cile e Messico per approdare a Cuba.
L’interrogativo basilare riguarda quindi
il perché un autore collocato in un
contesto, che è quello del cuore dell’Europa, in un paese come l’Italia, che
in quel periodo conosce un profondo
stravolgimento delle sue categorie politico-ideologiche, possa suscitare
un’eco tanto vasto in America Latina.
Un paese: l’Italia di allora e un fenomeno politico: il fascismo, che denunciano tuttavia la peculiarità di non poter essere ricondotti in modo del tutto
soddisfacente all’interno della griglia
analitica, predisposta dal marxismo
classico. È verosimilmente proprio la
percezione da parte di Gramsci dell’insufficienza del marxismo di fronte
a questi compiti esplicativi a rendere
la sua posizione più elastica, più sensibile alle sollecitazioni di una realtà
complessa, quale è quella LatinoAmericana. Quello che, ad esempio
Carlos Nelson Coutinho, nel suo contributo Gramsci e noi, definisce il“tratto
anti-fatalista di Gramsci” è chiaramente il prodotto del rifiuto di acconsentire a che quell’economicismo, che
paralizza la maggior-parte dei marxisti
dell’epoca, ingabbi ogni auspicio rivoluzionario. Per tal via i marxisti classici
si sottraggono al confronto con quel
moto ascendente che, come Gramsci
teme, invece i fascisti dimostrano ben
presto di sapere cavalcare nel migliore
dei modi, sfruttandolo per la conquista
del potere. A marcare la diversità d
Gramsci rispetto ad una interpretazione economicista del marxismo è in
* Intervento pronunciato in occasione della presentazione del volume “Studi gramsciani nel mondo.
Gramsci in America Latina”.
29
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
primis il concetto di “blocco storico”
secondo cui viene ad essere riconosciuta una più ampia autonomia alle
sovrastrutture ideologiche. Per Gramsci, la sfera politico-ideologica è quella
in cui si gioca la decisiva partita per il
potere tra borghesia e proletariato. La
struttura economica non avrebbe in
quest’ottica una funzione prevalente.
A corroborare tale punto di vista è
l’importanza attribuita da Gramsci alla
società civile, nonché ala sua capacità
di elaborazione, fondamentale in termini di costruzione del consenso. È
questo il consenso su cui si regge la
società politica, ossia l’apparato dotato
di potere coercitivo. Se Gramsci non
trascura di sottolineare come il momento della sintesi abbracci entrambe
tali fasi (quella della società civile e
quella della società politica), sicuramente scorge nell’egemonia un qualcosa di strettamente legato alla società
civile. Evidenziando l’importanza della
società civile, Gramsci è pertanto in
grado di richiamare l’attenzione su di
un’articolazione reticolare del potere,
che uno schematismo marxista troppo
asciutto potrebbe facilmente ignorare.
È questa idea di stato allargato, che
permette a Gramsci di cogliere il valore
di quella identità nazional-popolare
rivelatasi determinante per la conquista del potere tanto in America Latina,
tanto nell’Italia fascista. Nell’analisi di
Gramsci è quindi “la guerra di posizione”, volta a garantirsi spazi sempre
maggiori nella società civile, piuttosto
che “la guerra di movimento” – tipica
di quello scontro frontale che trova il
suo teatro più adeguato all’interno
della società politica – ad interessare
la classe operaia in quelle che lui qualifica come le “società occidentali”,
contrapposte alle “società orientali”.
Non solo, a ribadire in che misura
l’analisi gramsciana risulti funzionale
ai contesti latino-americani è – come
sottolinea Juan Carlos Portantiero nel
suo Gli usi di Gramsci – l’affermarsi in
essi di quella forma societaria che, sebbene di tipo occidentale, denuncia la
presenza di una società talmente disgregata da consegnar nelle mani della
società politica “un’influenza enorme
nella configurazione dei conflitti”. Si
tratta del cosiddetto “capitalismo tardivo”, o nel lessico gramsciano, “capitalismo periferico”, cioè di quelle società in cui il ruolo di traino è esercitato
dallo Stato e dalla politica. In esse l’origine del potere è ha più di sovente una
matrice “bonapartista”, invece che “dispotico-orientale”. Ciò spalanca quasi
naturalmente l’uscio ala considerazione che, grazie a Gramsci, acquisiscono pienamente lo status di forza
culturalmente ed ideologicamente rilevante.il cemento che rinsalda l’idem
sentire dei contadini è di matrice nazional-popolare. Esso matura in un
percorso di esclusione e di sfruttamento in cui le potenze straniere appaiono coalizzate con le oligarchie lo-
30
Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Veduta di Brasilia, capitale del Brasile (© Bento Viana)
cali. Coerentemente il popolo coincide
pertanto con la nazione, mentre il successo dell’egemonia socialista dipende
dalla sua capacità di comprendere ed
interpretare il congiungersi tra domanda di giustizia e sentimento nazionale. Come Gramsci osserva: “la
classe dirigente è tale solo se interpreterà esattamente questa combinazione, di cui essa stessa è componente”. A segnalare come la fecondità
della prospettiva anti-fatalista e particolarmente attenta alla ricostruzione
sociologica disegnata da Gramsci si
presti alla ricerca di una sinistra meno
dogmatica, è José Aricò nel suo Il ruolo
degli intellettuali argentini nella diffusione di Gramsci in America Latina.
Aricò argomenta come in effetti Gramsci concorra a “correggere il carattere
dottrinario e la superficialità della cultura di sinistra”. È nel momento della
sconfitta: quando la guerriglia si dimostra inutile e dopo la caduta del governo Allende, che Gramsci riemerge
prepotentemente nel contesto latinoamericano.“il dibattito smise di incentrarsi sulla rottura inevitabile e violenta
di un ordine non modificabile per domandarsi quale fosse l’origine e la natura dei nuovi regimi autoritari e, dunque, quali potessero essere le
condizioni e i processi per rendere
possibile una trasformazione democratica della società”. Ancora una volta
è la plasticità della forma mentis gram-
31
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
sciana a palesarsi in riferimento ad una
situazione come quella del Brasile, difficilmente spiegabile ricorrendo al
marxismo classico. Nella condizione
brasiliana è la possibilità prospettata
da Gramsci di coniugare egemonia e
dominio ad offrire una chiave di lettura
utile a decifrare una realtà in cui lo
Stato riveste un ruolo preponderante.
In Brasile, quella fase che Gramsci
chiama “rivoluzione passiva”, in cui si
verifica l’assimilazione dei dirigenti e
degli intellettuali delle classi subalterne
al fine di depotenziare i conflitti, si
sposa ad una strategia che in taluni
frangenti non disdegna – se necessario
– di ricorrere alla violenza. Come nota
Carlos Nelson Coutinho, “in Brasile
uno dei risultati della modernizzazione
conservatrice è stato, e non potrebbe
cessare di esserlo, l’eccessivo peso assunto dallo Stato, in particolare dalle
burocrazie legate al potere esecutivo
che sono andate aumentando attraverso le “rivoluzioni passive”.
In relazione al Cile, Enzo Faletto in Cosa
ne fu di Gramsci, conferma l’impressione che in America Latina Gramsci
“significò per molti della sinistra
un’apertura a nuovi problemi, una rottura con il marxismo e con una visione
del socialismo che appariva come fossilizzata”. Anche per il Messico, incline ad
accogliere l’esulato argentino e in genere latino-americano, la figura di
Gramsci è, come ricorda Dora Kanoussi,
qualcosa che alimenta “un rinnova-
mento del marxismo in rottura con la
tradizione sovietica e il suo dogmatismo”. Gramsci rappresenta in tale ambito quel nuovo stimolo su cui edificare
la lotta per una maggiore democrazia.
Emblematica è infine la presenza di
Gramsci a Cuba dove, inizialmente
considerato uno degli spiriti guida durante la prima fase della rivoluzione, dal
1959 agli inizi degli anni Settanta, addirittura scompare nel corso della cosiddetta seconda fase, non appena il potere
rivoluzionario si cristallizza avvitandosi
su se stesso. Gramsci però è lentamente
riscoperto, in corrispondenza al soffiare
del nuovo vento anti-dogmatico che
spira dall’Europa dopo il crollo del muro
di Berlino. Come ricorda Fernandez
Martinez Heredia,“nella situazione cruciale di ora, egli torna a essere uno strumento sommamente valido per le
ricerche sui problemi della società e
della cultura (…) per la difesa e l’approfondimento del socialismo”. La capacità
di Gramsci di vivere e portare frutto in
America Latina è presumibilmente da
ricollegarsi a quanto da lui stesso affermato nel 1926, quando il fascismo si sta
consolidando al potere in Italia e sarebbe più facile lasciarsi prendere dallo
sconforto: “saremmo dei rivoluzionari
ben pietosi e irresponsabili – scrive – se
lasciassimo passivamente compiersi i
fatti compiuti, giustificandone a priori la
necessità” (A. GRAMSCI, Lettere 19081926, a cura di A.A. Cantucci, Einaudi,
Torino, 1992, p. 471).
32
Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Un pensiero per capire
e trasformare il mondo
chIaRa GIoRGI*
RICERCATRICE DI
STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHE - UNIVERSITÀ DI GENOVA
Il libro Gramsci in America Latina curato
da Dora Kanoussi, Giancarlo Schirru e
Giuseppe Vacca, raccoglie lo sviluppo
dello stato degli studi su Gramsci presente in America Latina ed è frutto del
progetto nato durante i lavori della IV
Conferencia Internacional de Estudios
Gramscianos (2007), progettata dalla
Universidad Autonoma de la Ciudad de
Mexico, dalla sezione messicana della
International Gramsci Society e dalla
Fondazione Istituto Gramsci (progetto
proseguito nel 2009 nell’ambito dei seminari gramsciani organizzati in Brasile,
Universidade Federal de Campinas).
Strutturato in varie sezioni, corrispondenti ai paesi più importanti in cui gli
studi gramsciani si sono diffusi (Argentina, Brasile, Cile, Messico e Cuba), il volume raccoglie numerosi scritti di autori
che si sono occupati di Gramsci, a partire
dalla recensione alla edizione italiana
delle Lettere dal carcere dello scrittore argentino Ernesto Sábato del 1947, sino al
saggio di Massimo Modonesi del 2008,
relativo al percorso di un concetto cruciale gramsciano – quello di subalterno
– per come esso si è sviluppato nella riflessione di Gramsci sino al suo utilizzo
da parte dei fortunati Studi subalterni.
Ciò che emerge in primo piano è il forte
nesso tra gli studi dedicati a Gramsci e
la storia politica dell’America Latina –
quasi a ricalcare quell’intreccio decisivo
nelle riflessioni gramsciane tra teoria e
prassi. Un legame tanto più forte
quanto più questi paesi sono stati attraversati dalle drammatiche vicende
delle dittature militari. E non a caso,
Gramsci venne letto e studiato in carcere, in esilio, in condizioni di semiclandestinità, con un coinvolgimento
da parte degli studiosi e degli intellettuali gramsciani latino-americani di tipo
biografico e “sentimentale” (come scrivono Vacca e Schirru). L’importanza di
Gramsci nel continente cresce soprattutto negli anni Novanta, ma è al con-
* Intervento pronunciato in occasione della presentazione del volume “Studi gramsciani nel mondo.
Gramsci in America Latina”.
Il Palacio de la Moneda a Santiago del Cile (© Bryan Camilo Ramirez)
tempo il «frutto di un lungo e complicato processo collegato agli eventi storici che ebbero luogo in alcuni paesi».
Un processo che ha inizio negli anni
Cinquanta, allorquando il centro di irradiazione degli studi gramsciani si
spinge oltreoceano, spostandosi progressivamente in America Latina.
I nodi fondamentali toccati dal volume,
nelle differenti traiettorie percorse e nella
pluralità di voci che lo caratterizza, sono
l’emergere della diversità dei modi di
leggere Gramsci nei vari contesti nazio-
nali; il legame, stretto, tra queste letture
e le tradizioni culturali della sinistra dei
vari paesi latino-americani (comunista,
radicale, cattolica); il rapporto tra gli intellettuali gramsciani e il partito (ad
esempio, il partito comunista argentino
fece pubblicare la prima edizione dei
Quaderni del carcere in lingua straniera,
distribuendola in tutta l’America Latina,
decidendo poco dopo, in “virtù” dell’ortodossia sovietica, dell’espulsione degli
intellettuali che aveva promosso lo studio
di Gramsci). Certamente, l’elemento de-
34
Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
cisivo della forza del pensiero gramsciano
e della sua diffusione furono gli eventi
politici peculiari di questa area dell’America. In particolare si mostrarono determinanti l’insediamento delle dittature
militari e gli sviluppi radicali seguiti alla
Rivoluzione cubana. A partire da questi
eventi i gramsciani, come spiega Kanoussi
nella sua bella introduzione, lavorarono
in esilio, nell’ambiente universitario di
Città del Messico e di Puebla, continuando nell’opera di propagazione del
pensiero di Gramsci e di traduzione in
spagnolo di molti dibattiti europei marxisti, non allineati alle impostazioni più
ortodosse. Dal 1991 il fulcro degli studi
gramsciani si è spostato nelle università
brasiliane, dove è ancora molto presente,
sia nel senso che è forte la diffusione di
categorie concettuali legate all’elaborazione di Gramsci, sia che è centrale la
sua presenza in tutti i piani di studio
delle scienze politiche e sociali, sino ad
una eccessiva specializzazione disciplinare
e ad una frammentazione del suo pensiero. Al di là delle diverse storie narrate,
il nucleo comune che emerge dalla voce
degli autori è quello del rapporto tra la
diffusione teorica del pensiero gramsciano, soprattutto in ordine al suo contributo decisivo al rinnovamento antidogmatico del marxismo latino-ame ricano, e il mutamento politico, giovatosi
in larga parte dei tentativi della messa
in pratica di questo pensiero.
Il libro riesce in una complessa e necessaria operazione: mettere in rela-
zione l’evoluzione delle idee e degli
studi gramsciani con i mutamenti salienti della storia dei paesi latino-americani. La trattazione delle singole vicende argentine, brasiliane, cilene,
messicane e cubane illumina le traiettorie di questo felice intreccio tra la fecondità di un pensiero e la ricettività
politica delle varie realtà (in determinati
momenti storici). Oggi Gramsci è “tornato” a farsi sentire anche in paesi, il
Cile ad esempio, dove negli anni Novanta vi era stato un processo di spoliticizzazione e offensiva culturale , raggiungendo una nuova generazione,
pronta a riscoprirne tutta la ricchezza e
profondità, la vitalità di un pensiero che
può e continua a trasformare il mondo.
Antonio Gramsci nel 1935
35
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Il pensiero di Gramsci.
Partiti e democrazia
in America Latina
FRanceSca D’ulISSe
RESPONSABILE AMERICA
LATINA DELLA SEZIONE ESTERI DEL PARTITO DEMOCRATICO
È quanto mai opportuno recuperare il
pensiero di Antonio Gramsci in un momento in cui i paesi a capitalismo maturo si trovano in una fase di profondo
ripensamento dei fondamenti epistemologici che li hanno guidati negli ultimi 40 anni. Per Gramsci si trattava di
riflettere su un continente, l’Europa, distrutto dalla guerra. Per noi, si tratta di
superare, di andare oltre, se davvero ne
siamo capaci, una visione neoliberale
che ha attraversato l’Europa e gli Stati
uniti e che ha portato alla finanziarizzazione dell’economia e alla successiva
crisi economica e finanziaria che, a fatica e con molti sacrifici, stiamo provando a contrastare. Stiamo ridefinendo
il paradigma che dovrà guidare le prossime scelte cruciali evitando i due opposti estremismi: il rischio di una deriva
autoritaria e l’insorgere di nuovi e moderni populismi. E questo vale in Europa ma anche in America Latina, un
continente che negli ultimi 15 anni ha
visto avanzare una nuova classe dirigente progressista e diventare un labo-
ratorio politico e di sperimentazione
molto interessante e avanzato. E in questa ridefinizione recuperare Gramsci, filosofo della politica e politico post
prima guerra mondiale, può svelare potenzialità molto interessanti.
L’attualità del pensiero di Antonio
Gramsci e il suo recupero in chiave latinoamericana deriva dalla sua capacità
di dare molto più che ricette precostituite. Consegnando al lettore un metodo
di valore generale utile, necessario e
straordinariamente fecondo ovunque gli
intellettuali pongano al servizio della
politica e della gestione dello Stato il
loro prezioso materiale di ricerca e d’investigazione, rompe lo schema che si
registra, in alcuni paesi, di una sorta di
“divorzio” tra intellettuali e politica, introducendo al contrario l’idea dell’intellettuale organico. In questo discorso
s’inserisce, a mio avviso, anche la visione
del partito politico, considerato da
Gramsci come un corpo intermedio organizzato con una marcata gerarchia interna, che non deve cedere tuttavia alla
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
tentazione del centralismo burocratico
ma, al contrario, deve essere organismo
intermedio fondamentale e fattore di innovazione e modernità. Ebbene, il tema
dell’organizzazione del partito in America Latina è quanto mai presente nel
dibattito portato avanti dai gruppi dirigenti più avanzati. Ci si interroga, in particolare, se il partito, come lo abbiamo
vissuto negli ultimi vent’anni, sia ancora
capace di rappresentare gli interessi della
classe sociale di riferimento o se sia necessario smantellarlo e attivare meccanismi di democrazia diretta tra il capo
carismatico e la base sociale di riferimento. Rilanciare il tema del ruolo del
partito politico interroga tutti noi su
quali forme debba assumere la democrazia nel terzo millennio, travolta dalla
rapidità delle comunicazioni e dalla necessità di adeguare le decisioni a ritmi
inusitati, provando, quando possibile, ad
avere un pensiero di medio periodo e a
non rimanere bloccati sull’hic et nunc. I
partiti politici hanno di fronte la sfida di
scrivere un nuovo patto sociale ripensando i temi della democrazia, dei diritti,
della crescita, dello sviluppo e della sostenibilità ambientale in una chiave di
giustizia e inclusione sociale. Un esercizio sul quale le classi dirigenti latinoamericane hanno speso gli ultimi anni e
la loro credibilità come forze non più
solo di lotta ma anche di governo. Da
questo deriva un’ulteriore elaborazione,
che è il tema sul quale si stanno spendendo i partiti più avanzati, che è l’analisi della categoria dell’egemonia. In
America Latina ma non solo, al potere
acquisito da partiti e movimenti politici
di matrice progressista non corrisponde
l’acquisizione e la gestione del potere.
Governo / potere: una dicotomia ancora
insoluta. Soprattutto in Brasile, in Messico o in Argentina, paesi in cui le oligarchie dominanti hanno il controllo
pieno e totale dei mezzi di comunicazione moderni, il potere e l’egemonia
culturale sono ancora loro terreni di conquista. In questo senso, un’analisi gramsciana del ruolo dei media in America
Latina sarebbe quanto mai opportuna
in questa fase storica. Così come una riflessione sull’attualità del tema della
conquista pacifica del potere. Una delle
straordinarie conquiste che il continente
offre in questo momento è proprio il
consolidamento delle istituzioni democratiche attraverso il libero svolgimento
di elezioni politiche che garantiscono
una sostanziale alternanza o le possibilità di una alternanza in tutti i paesi. Epistemologia marxista e pensiero gramsciano sono messi in relazione: l’uso
della forza della tradizione marxista leninista e il tema del consenso caro al
pensatore italiano. Una riflessione
quanto mai opportuna in un anno in cui
si celebra il 40° anniversario del golpe
di Augusto Pinochet in Cile.
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
L’esperienza
dell’Istituto Gramsci
a Genova
RobeRto SpecIale
A metà degli anni ’70 del secolo scorso
nasce l’Istituto Gramsci a Genova. Esattamente il 22 ottobre del 1976 si svolge
un’assemblea pubblica al Teatro Duse per
presentare la nuova iniziativa alla presenza di Aldo Tortorella, allora responsabile della commissione culturale nazionale del PCI e del presidente dell’Istituto
Nazionale Franco Ferri. Il giorno dopo,
23 ottobre, viene presentato nella sede di
piazza Campetto il programma di attività
della sezione ligure che prende così il via
ufficialmente. Ovviamente questo è il
frutto di un lavoro complesso durato più
di un anno per definire i programmi, i
protagonisti, il senso politico e culturale
di quella struttura e per affrontare i problemi organizzativi. Ed è merito del Comitato Regionale del PCI di allora aver
voluto una sezione ligure dell’Istituto
Gramsci e in particolare del segretario
Antonio Montessoro, che dimostrava determinazione e sensibilità politica e culturale. Come direttore indicammo Mario
Quochi. Parlo al plurale non solo perché
fu una decisione formale assunta negli
organismi ma anche perché io seguii
passo dopo passo tutta questa vicenda.
Da tempo, infatti, all’interno della segreteria regionale avevo, tra i vari incarichi,
la responsabilità per le attività culturali.
Perché fu presa questa decisione? Gli articoli sull’Unità di Alberto Leiss di quei
giorni riassumono bene gli obiettivi che
ci si proponeva a livello regionale e l’intervento di Aldo Tortorella che è riportato
integralmente sul numero 2 dei Quaderni di Informazione e Documentazione della Sezione ligure dell’Istituto
Gramsci la collocano nello scenario complessivo di riflessione e di azione del PCI
di allora. C’era stato negli anni precedenti
il referendum sul divorzio (nel 1974), le
elezioni regionali (nel 1975), e poi le elezioni politiche nel 1976, fattori tutti che
cambiavano profondamente lo scenario
politico; ad un’espansione notevole del
PCI si accompagnava un avvicinamento
alla sinistra di nuovi ceti sociali e professionali, con una richiesta di cambiamento
che aveva bisogno di più forza politica
ma assieme di nuove elaborazioni e pro-
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
poste per essere all’altezza della nuova
situazione, caratterizzata anche dall’entrata del PCI nel governo degli enti locali
e della Regione Liguria, chiamata soprattutto a svolgere attività legislativa e di
programmazione. Il“Gramsci”diventava
così una necessità non solo per articolare
meglio l’iniziativa politica ma anche per
dar vita a nuove idee e obiettivi e raccogliere, anche in questo modo, la nuova
domanda che proveniva dalla società civile e dal mondo intellettuale.
Si sanava così una ferita incomprensibile
come fu quella di chiudere la Società di
Cultura nel 1967 a Genova, proprio alla
vigilia della stagione politicamente e culturalmente più ricca e interessante degli
ultimi decenni (1968 - 69) ma soprattutto
si rispondeva alle esigenze attuali con
strumenti più adeguati, capaci di arricchire
la formazione delle decisioni politiche attivando le competenze esistenti. L’idea di
fondo era quella di una politica più aperta,
di un marxismo critico e non dogmatico,
capaci di collocare meglio il PCI e la sinistra nei processi di trasformazione dell’Italia. C’era al fondo un’idea forte della
politica non solo come passione ma anche
come capacità di analisi e di elaborazione,
c’era soprattutto un’idea matura per cercare di rapportare i mezzi agli obiettivi per
rendere realistico e non velleitario il compito del cambiamento.
Non a caso, poco tempo dopo, questa
decisione indusse il PSI a fare una scelta
analoga dando vita al club Turati, mentre accoglievamo nella sede di piazza
Campetto il Centro Ligure di Storia Sociale, un Istituto di grande importanza
molto legato fino a poco tempo prima
e quasi esclusivamente alla figura di
Gaetano Perillo e che anche in questo
modo avrebbe potuto sviluppare tutte
le sue potenzialità.
C’era una ricerca vera di una strategia
diversa e di un’organizzazione che la
potesse esprimere. Infatti in quello stesso
periodo nel Comitato Regionale del PCI
si istituì una Commissione Giustizia che
metteva assieme importanti giuristi anche esterni al partito e diffondeva una
pubblicazione che ebbe una risonanza
e una influenza notevoli. Si diede vita
poi ad una sezione “Problemi dello
Stato”per affrontare i temi della riforma
dello Stato e ben presto anche quelli
dell’analisi e della lotta al terrorismo.
Così come, più tardi, si diede vita assieme a giornalisti e intellettuali di area
e non ad una pubblicazione di riflessione
politica,“I Magazzini del Sale”. E così fu
per molte altre iniziative. Insomma si
tentava di costruire una nuova stagione
politica e di partito e il “Gramsci” ne era
un tassello significativo. Ovviamente
questa operazione non fu per nulla semplice e alcuni risultati mancarono o furono solo parziali. Per esempio la regionalizzazione non si realizzò e il
“Gramsci” rimase quasi esclusivamente
genovese; il rapporto con il partito ebbe
alti e bassi, l’originalità e l’efficacia dell’elaborazione non fu sempre all’altezza
degli obiettivi.
39
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Alcune pubblicazioni recenti (di Enrico
Baiardo e Aldo Agosti) hanno ripreso la
storia del PSIUP (durata da 1964 al 1972)
e della sinistra socialista interpretandola
anche come una sorta di continuazione
di un lungo Sessantotto, soprattutto soffermandosi sulla sua confluenza maggioritaria (nel ’72) nel PCI. Ci si è interrogati se questa confluenza abbia
completamente disperso le idee e le persone che avevano fatto parte di quella
precedente esperienza politica o se abbia, al contrario, prodotto qualche risultato innovativo all’interno del PCI. Se
esaminiamo ciò che è successo non subito ma negli anni seguenti credo che la
risposta possa essere positiva. L’incontro
tra i cambiamenti reali in corso e le
nuove soggettività confluite ha costituito
con tutta probabilità una buona miscela
per cogliere le opportunità di quel periodo. Il PCI infatti in quegli anni produce molte novità e registra un’inconsueta vivacità, come dimostra appunto
l’esperienza del“Gramsci”.
Rimane una questione da affrontare: perché si utilizzò il“Gramsci”? La prima risposta è semplice: innanzitutto perché
questo era un Istituto nazionale di largo
e indiscusso prestigio, disponibile a
quello scopo. Ma c’era dietro anche una
riscoperta di Gramsci, Antonio? Nell’analisi di Gramsci, come è noto, grande
spazio era stato dato al rapporto con gli
intellettuali e all’organizzazione della cultura; anche chi lo aveva letto poco o
niente questo lo sapeva. Ma il“Gramsci”
permise una diffusione ed un approfondimento delle particolarità analitiche di
Antonio Gramsci capaci di arricchire la
riflessione politica del PCI? Qui la mia
riposta è più incerta. Se lo permise, credo
che lo fece solo parzialmente. Posso portare una testimonianza. Mi è capitato di
tenere (assieme ad altri), per un periodo
non breve, molti “corsi di partito” come
venivano chiamati, in molte sezioni di
Genova e della Liguria. Questa esperienza è sicuramente servita a me perché
mi ha costretto a leggere o a rileggere
molte cose, Gramsci compreso. Naturalmente spero sia servita anche a tanti
iscritti e militanti ma di questo non posso
esserne certo. E però in quei corsi mi colpiva una scarsa conoscenza di storia e di
teoria largamente diffusa tra molti iscritti.
Alla fine prevalevano quasi sempre domande e interventi sulla politica attuale.
Questa constatazione può anche essere
assunta come un fatto positivo che certificava un PCI sempre meno ideologico
e sempre più organismo politico. E però
rimane il fatto che molte cose erano davvero ignorate o comunque sottovalutate.
Così quando mi capitò di fare per la
prima volta il discorso ufficiale in Federazione (quindi con tutto il gruppo dirigente e il quadro attivo) sulla Rivoluzione
d’Ottobre, come si faceva da tempo e
come si fece ancora a lungo, e di citare
ampiamente la lettera di Antonio Gramsci critica sul gruppo dirigente del PCUS
in un periodo così lontano (1926), non
pochi mi chiesero dove mai avessi preso
40
Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
quelle citazioni. Fui molto sorpreso di
questo stupore che si manifestò anche
tra personalità significative. Il PCI di Genova era un partito popolare ed operaio
ma non“plebeo”, era combattivo ed agguerrito e quindi la spiegazione non poteva che risiedere in una sottovalutazione
esistente (solo nel partito locale?) di alcuni nodi storici e teorici significativi.
La sezione ligure dell’Istituto Gramsci
visse ancora a lungo e fu sicuramente
un’esperienza positiva di dibattito e di
elaborazione in particolare su alcuni
temi importanti. La sua caratteristica di
fondo però – e cioè di avere l’ambizione
di diventare una struttura di produzione
originale e di contribuire significativamente ad una cultura e ad una politica
della trasformazione – non era facile in
un ambiente come quello ligure non
naturalmente fertile per tanti motivi a
cominciare da quello dell’humus culturale della regione, non elevatissimo.
Già negli anni Ottanta lo scenario era
cambiato e diventava necessario ridefinire gli obiettivi e i compiti dell’Istituto. Si apriva quindi una stagione complicata, tra constatazione di un certo
esaurimento dell’esperienza e diversi
tentativi di rilancio.
Recentemente mi è capitato di esprimere un giudizio critico su alcune ricostruzioni di quel periodo e di quella realtà che peccavano, secondo me, di
superficialità e di improvvisazione. Non
mi muoveva un impeto rigoristico ma
un fastidio crescente per l’immagine di
una sinistra un po’“casuale” non solo
nella politica dell’oggi ma anche nella
ricostruzione del passato.
Così secondo me si fa un torto alla storia
di istituzioni significative come fu il
“Gramsci” e al partito che lo volle e lo
costruì. Un partito che commise sicuramente errori e manifestò molti limiti ma
che fu anche un grande protagonista politico, non dilettantesco ed animato
spesso da una forte e rigorosa volontà di
cambiamento.
Anche per questo oggi forse servirebbe
ancora un forte e ramificato Istituto
Gramsci e soprattutto una qualche rilettura di Antonio Gramsci non solo in
America Latina (tema affrontato in modo
eccellente dal volume che abbiamo presentato all’Università di Genova edito da
Il Mulino e curato dalla Fondazione Istituto Gramsci e da alcuni pregevoli scritti
che presentiamo in questo numero della
nostra rivista) ma sarebbe utile anche in
Italia pur senza esagerarne la presunta e
presumibile attualità.
Il guaio è che oggi forse non c’è un partito interessato a questo obiettivo e che
possa e voglia quindi fare un’operazione
di cultura politica. Non c’è soprattutto
l’intenzione, mi sembra, di misurarsi con
una visione della politica che non si esaurisca nell’immediato. Manca cioè l’ambizione strategica. Si potrebbe dire che
non c’è ansia per costruire il futuro ma
solo per vivere il presente.
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
A proposito dell’itinerario
di Gramsci in Cile
JaIMe MaSSaRDo
UNIVERSITÀ DI VALPARAÍSO, CILE
Ci sembra interessante riportare dal saggio
di Jaime Massardo “A proposito dell’itinerario di Gramsci in Cile” queste pagine
riferite al tentativo della destra di comprendere e fronteggiare Antonio Gramsci.
Seppur alcuni passaggi suscitino un’involontaria ilarità, è evidente la preoccupazione di quella componente politica per un
pensiero politico complesso ed innovatore.
Forse nelle analisi di quella destra ci sono
alcune basi politiche e culturali valide ancora oggi in Cile, e non solo, sulla concezione dello stato e della democrazia.
R.S.
Dal canto suo, la destra politica reagisce
e organizza il seminario Desafíos actuales
de la cultura occidental (Sfide attuali della
cultura occidentale), tenuto dal 9 al 21
novembre 1987 a Santiago dall’Università Gabriela Mistral, a Valparaíso dall’Università cattolica e a La Serena da
istituzioni affini. Gli interventi al seminario dedicati alla discussione del pensiero di Gramsci sono pubblicati nel volume Gramsci, la nueva forma de
penetración marxista [Morra et al. 1987],
uscito come numero speciale della rivista
cattolica «Communio», uno dei cui
fondatori, sia detto di passaggio, è l’attuale Papa della Chiesa cattolica Joseph
Ratzinger1. Il testo ha una presentazione
a cura di Jaime Antunez Aldunate, all’epoca editore del supplemento culturale
de «El Mercurio», che afferma: «se i paesi
della cultura occidentale, al margine dello
scontro poliziesco che la sovversione
marxista suppone, desiderano veramente
mettere un freno al marxismo, non
hanno altra via che affrontarlo nella sua
versione gramsciana, combattendolo soprattutto nella prospettiva culturale, filosofica e ideologica» [in Morra et al.
1987, 10]. il volume riunisce, tra gli altri,
gli interventi di Gianfranco Morra, dell’Università di Bologna, dell’ex ministro
della cultura spagnolo Ricardo de la
Com’è noto, Joseph Ratzinger fondò nel 1972, con
Hans Urs von Baltasar e Henri de Lubac tra gli altri, la
rivista teologica «Communio», che oggi viene pubblicata
in diciassette lingue, e rappresenta una delle pubblicazioni cattoliche conservatrici più influenti del mondo.
1
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Cierva, del direttore della rivista «Communio» Fernando Moreno, del teologo
Carlos Martinez, dello scienziato politico,
anch’egli spagnolo, Ángel Maestro, che
aveva già manifestato la propria posizione sul tema pubblicando un articolo
sul «Mercurio» [Maestro 1987] nell’agosto del 1987.
Non sembra un caso quindi che l’Unione
democratica indipendente, partito politico
che si forma con l’intenzione di dare una
continuità civile al regime e che diverrà
maggioritario nel Cile della post dittatura,
sottoscriva nel 1991, nella località di Punta
de Tralca, una dichiarazione di principi di
ventitré punti, tra i quali al numero dodici,
intitolato «nuovo volto del marxismo»,
possiamo leggere:
lo sviluppo contemporaneo conduce
alla progressiva sparizione del proletariato, come forza con il profilo e l’influenza che gli si attribuì nella società
industriale. Il mondo si trova oggi nell’era postindustriale, con una sviluppata
economia di servizi e un allargamento
del raggio delle decisioni individuali,
proprio del progresso tecnologico attuale. Ciò rende ogni giorno più antiquata la strategia leninista per stabilire
la dittatura del proletariato. Il marxismo
modifica così la sua fisionomia verso approcci più sottili come quello di Gramsci
che preannunciano di appropriarsi delle
società libere attraverso l’erosione delle
loro istituzioni fondamentali e il dominio
della cultura. Perciò si fomenta la di-
struzione sistematica, specialmente di
tutto ciò che è riferito alla famiglia, dei
costumi pubblici e privati. L’indebolimento del matrimonio, la legalizzazione dell’aborto e la permissività di
fronte alla pornografia e alle droghe,
sono sintomi che, anche se di varia
origine, vengono fomentati e utilizzati
da questa nuova espressione gramsciana
del marxismo, che oggi minaccia anche
i paesi più sviluppati dell’Occidente. Affrontare i pericoli che questa aggressione
implica per lo spirito e per i valori della
cultura occidentale e cristiana, è un obbligo di particolare attualità che la UDI
assume e rispetto al quale allerta i cileni2.
L’estrema complicità che è possibile rintracciare in questa dichiarazione di principi della UDI con i menzionati articoli
del «Mercurio», con quelli della rivista
«Communio», con i servizi di informazioni della Marina del Cile3, con alcuni
lavori dell’entourage dell’ex dittatore [cfr.
2 Unión demócrata independiente, Declaración de principios, Punta de Tralca, 1991 (corsivo nostro). Gli stessi
argomenti sulla distruzione sistematica, della famiglia
e dei costumi pubblici e privati, sull’indebolimento del
matrimonio, la legalizzazione dell’aborto e la permissività di fronte alla pornografia e alle droghe, continuano
ad essere ripetuti stupidamente dalla destra politica e
dalle sue espressioni universitarie. A titolo d’esempio
Mario Correa Bascuñan, professore della Pontificia Università cattolica del Cile, ha tenuto recentemente un
seminario dedicato a «Gramsci e il relativismo», dove
espone lungamente questi concetti sui quali la UDI
basa la propria propaganda.
3 Non ci deve stupire quindi se il capitano di fregata
Omar Gutiérrez, master of arts in military sociology all’Università del Maryland, negli Stati Uniti, pubblichi
sulla Rivista della Marina, con la quale collabora dal
43
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
García Pinochet 2007], ma soprattutto il
carattere debitorio di tutti questi con il
documento di Santa Fe II, un disegno
politico imperiale per l’America Latina,
elaborato alla fine del 19884, mostra che
siamo in presenza di un’offensiva culturale che ha tra i suoi obiettivi quello di liquidare la possibilità di una conoscenza di
Gramsci. Così, il menzionato documento
di Santa Fe II invita apertamente a prendere precauzioni di fronte a questo «importante e innovatore teorico marxista»
1991, un articolo intitolato Gramsci, la cultura y el papel
de los intellectuales, nel quale presenta Gramsci come
un «organizzatore comunista ortodosso precedente alla
Seconda Guerra Mondiale» e suggerisce – non si tratta
di uno scherzo (conviene dirlo) e l’articolo mostra con
chiarezza fino a dove può arrivare la bugia e la falsificazione degli intellettuali del sistema – che Gramsci fu
incarcerato dagli stessi comunisti. «Gramsci – ci dice
l’autore – si rese conto che il partito comunista del suo
paese funzionava male, situazione che lo motivò a muovere critiche aperte al partito, il che portò come conseguenza che venisse incarcerato e condannato a venti
anni di reclusione [sic!]. Lì scrisse il suo noto lavoro I
Quaderni del carcere [...]. Gramsci, in accordo con Marx,
riconosceva l’importanza dei fattori strutturali, specialmente l’economia, tuttavia, non credeva che questi provocassero la rivolta delle masse. Allo stesso modo si
rese conto che nel suo paese il compito più difficile per
un rivoluzionario era convincere le vittime della repressione di essere tali [sic!]» [Gutiérrez 1997, 327].
4 Cfr. Documento de Santa Fe II [Bouchey et al. trad. sp.
1989]. Il documento di Santa Fe II venne preparato dall’amministrazione di George Bush per opera della stessa
squadra di consiglieri che scrissero il documento di
Santa Fe I, per Ronald Reagan. In questo gruppo si distinguono L. Francis Bouche, Roger Fontaine, David
Jordan, Gordon Summer jr., tutti collegati ai circoli accademici o militari degli Stati Uniti. Si veda anche América Latina en la encrucijada: el desafío para los países trilaterales, traduzione integrale non ufficiale del 39o
rapporto alla Commissione trilaterale, preparato e presentato alla riunione di Washington dei giorni dal 21 al
23 marzo del 1990. Sulla presenza di Gramsci nel documento di Santa Fe, cfr. Fernández [1995].
Veduta di Santiago del Cile (© Cinzia Ficco)
[Bouchey et al. trad. sp. 1989, 20]:
Nessuna elezione democratica può modificare la continua inclinazione verso
sistemi politici statalisti – continua il
documento di Santa Fe II – se «l’industria dell’elevamento della coscienza»
sta in mano a intellettuali statalisti. I
mezzi di diffusione di massa, le chiese
e le scuole continueranno a sviare le
forme democratiche verso lo statalismo
se gli Stati Uniti e i nuovi governi democratici non riconosceranno questa
come una lotta del proprio sistema politico. La cultura sociale e il sistema politico devono essere concepiti per proteggere una società democratica. [...].
Lo sviluppo di una politica culturale è
decisivo per l’appoggio degli Stati Uniti
nella gestione latinoamericana avviata
a migliorare la cultura democratica
[Bouchey et al. trad. sp. 1989, 22-24].
L’importante e innovatore teorico mar-
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Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Veduta di San Paolo, Brasile
xista che riconobbe la relazione di valori che si persegue nella creazione del
sistema politico statalista fu Antonio
Gramsci (1891-1937). Gramsci affermava che la cultura, o insieme dei valori della società, ha una prevalenza
sull’economia. Secondo Gramsci i lavoratori non hanno la possibilità di
sovvertire il regime democratico, ma
gli intellettuali sì [sic!]. Per Gramsci la
maggioranza degli uomini condivide i
valori comuni della propria società, ma
non è consapevole del perché sostenga
i propri punti di vista o di come li acquisì in un primo momento. Da questa
analisi si ricavava che i marxisti avrebbero la possibilità di controllare o dare
forma al sistema politico attraverso un
processo democratico, se fossero in
grado di creare i valori comuni dominanti della nazione. I metodi marxisti
e gli intellettuali marxisti potrebbero
riuscirci attraverso il dominio della cultura della nazione, un processo che richiederebbe una forte influenza sulla
sua religione, sulle sue scuole, sui
mezzi di diffusione di massa e sulle
università. Per i teorici marxisti il metodo più promettente per creare un sistema politico statalista in un ambiente
democratico, passa dalla conquista
della cultura della nazione [Bouchey et
al. trad. sp. 1989, 21].
IL CILE
TRA IERI E OGGI
46
Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
Messaggio del
Presidente della Repubblica
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al Presidente della
Fondazione Casa America, Roberto Speciale, il seguente messaggio:
“Desidero esprimere il mio vivo apprezzamento per l’iniziativa “Cile 40 anni
dopo” che vuole ricordare a quarant’anni
di distanza il tragico evento del colpo di
stato in Cile. Esso colpì anzitutto il popolo
cileno con i lunghi anni di feroce regime
dispotico, scosse al contempo tutte le coscienze civili e democratiche, ben oltre i
confini dell’America Latina. L’Italia è
stata vicina al popolo cileno in quel mo-
mento e negli anni bui della dittatura,
guardando con fiducia al ritorno della democrazia ed al percorso di riconciliazione
nazionale, grazie a cui il Cile è divenuto
un esempio per la solidità delle sue istituzioni e delle strutture economico-sociali.
In questo spirito formulo i migliori saluti
a tutti gli enti e le associazioni che hanno
contribuito a realizzare il programma di
iniziative”.
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Cile 40 anni dopo il colpo
di Stato. Una tragedia
che non va dimenticata
R.S.
L’11 settembre del 1973 i carri armati
assediavano il Palazzo presidenziale,
l’aviazione bombardava la sede del governo legittimo di Unidad Popular, i militari golpisti e traditori uccidevano il
presidente Allende e i suoi uomini.
Un’indignazione e un’emozione fortissima si diffondeva in tutto il mondo.
Ancora un colpo di Stato, una dittatura
militare in America Latina con l’appoggio esplicito della CIA e degli Stati
Uniti. Il valore della democrazia non
vale niente se a governare è la sinistra,
la socialdemocrazia, lo schieramento
progressista o comunque lo si voglia
chiamare: questo è il messaggio che si
voleva trasmettere e che è arrivato in
modo brutale e selvaggio.
Chi ha vissuto quel periodo (com’è capitato a me) ricorda bene quei giorni,
l’emozione, la protesta, la solidarietà.
La mostra“Salvador Allende, un uomo,
un popolo (un hombre, un pueblo) 40
anni dopo il golpe di Pinochet”, ospitata da Fondazione Casa America si rivolge a quelli che ricordano ma soprat-
tutto a chi non c’era o non sa. Quella
tragedia parla ancora a tutti noi ed è
ricca di insegnamenti.
La prima questione è che la democrazia, la libertà non è data una volta per
tutte; può essere messa drasticamente
e rapidamente in discussione ed è compito di ognuno difenderla e consolidarla, sempre.
Il Cile aveva istituzioni democratiche
che sembravano solide e delle Forze armate che non avevano una tradizione
golpista, come in altri Paesi dell’America Latina eppure …
La protesta in tutto il mondo, in Italia e
anche a Genova, fu immediata e amplissima: le fabbriche, gli uffici, le scuole,
il porto si fermarono. Manifestazioni e
prese di posizione ferme vennero organizzate immediatamente. Tutte le
forze politiche (compresa la Democrazia Cristiana italiana) e il governo si
dissociarono e condannarono il golpe.
L’ambasciata italiana a Santiago divenne un punto di raccolta dei cileni
perseguitati ed un esempio di solida-
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
rietà per tutti (nei giardini dell’Ambasciata furono ospitati fino a 700 cileni
che chiedevano di essere protetti dalla
repressione). Le aziende italiane abbandonarono il Paese, iniziarono azioni
di boicottaggio dell’importazione del
rame dal Cile.
La repressione da parte della dittatura
militare di Pinochet assieme ai generali
José Mariano, César Mendoza, Gustavo
Leigh Guzmán fu fulminea e gravissima.
In pochi giorni gli esponenti del governo
Allende, i militanti dei partiti di sinistra,
chiunque manifestasse contrarietà furono vittime di arresti, torture, omicidi.
Furono molte migliaia, compresi i desaparecidos. Ebbe inizio ciò che si sarebbe
riproposto ampiamente in Argentina
poco dopo, e cioè l’eliminazione degli
oppositori lanciandoli nell’Oceano dagli
aerei militari. Vi furono 20.000 esuli politici dal Cile nel solo 1973 – e tra questi
molti si rifugiarono in Italia. In poco
tempo un milione di persone – su una
popolazione di poco più di 5 milioni –
emigrò in altri Paesi.
Il padre di Carolina Tohá, Sindaco di Santiago del Cile, ministro e collaboratore di
Allende, fu ucciso; il padre di Michelle
Bachelet, presidente del Cile nel 2006, fu
assassinato, tutta la famiglia arrestata. Orlando Letelier, già ministro con Allende,
fu ucciso in un attentato a Washington
nel 1976. La stessa sorte era toccata al
generale Carlos Prats, predecessore di Pinochet in qualità di capo dell’Esercito, a
Buenos Aires nel 1974. Un altro generale
leale, René Schneider, era già stato rapito
e ucciso prima del golpe.
Il grande musicista Víctor Jara fu subito
imprigionato all’”Estadio Nacional”, torturato e ucciso. Pablo Neruda, il premio
Nobel per la letteratura morì 12 giorni
dopo Allende in una clinica presso la
quale era ricoverato, in circostanze molto
sospette a detta di molti. Nella stessa
clinica dove, “casualmente”, 9 anni più
tardi fu assassinato il presidente della
Democrazia cristiana cilena, Eduardo
Frei, che aveva appoggiato Pinochet nel
1973 ma dal quale, in quel momento, si
stava dissociando.
L’America Latina tra gli anni ’60 e ’80 divenne un carcere governato da militari
feroci, con l’appoggio esplicito o implicito
di una parte della classe dirigente economica e politica interna e degli Stati
Uniti, che consideravano allora l’America
Latina come il giardino di casa. Così fu
per Brasile, Uruguay, Paraguay, Bolivia,
molti Paesi del centroamerica e poi ancor
più per l’Argentina.
Il colpo di Stato in Cile fu un caso
“esemplare”: non un rovesciamento ad
opera di caudillos, in stile “repubblica
delle banane”, ma l’avvento di una dittatura preparata accuratamente che
puntava alla“soluzione finale”contro la
sinistra latinoamericana e non solo. Il
fatto che in Cile non vi fosse stata guerriglia e che il governo di Allende avesse
conquistato la vittoria attraverso le elezioni e grazie al consenso popolare rappresentava un’aggravante. Non si po-
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Roberto Speciale e Carolina Tohá
teva permettere che una qualsiasi forza
di sinistra potesse governare legittimamente: ciò costituiva uno “scandalo”!
Prima dell’assalto al palazzo della Moneda e al presidente Allende si misero
in azione gli squadroni della morte, che
uccidevano per la strada e nelle case
per creare paura e insicurezza; si ricorse
poi a serrate delle aziende, a scioperi a
oltranza dei“padroncini”e in particolare
dei camionisti, che paralizzarono per
moltissimi giorni il Cile, Paese lunghissimo e stretto, dove la quasi totalità dei
mezzi di trasporto erano privati.
Si convinse la DC cilena ad appoggiare
il colpo di Stato e di questo fatto quel
partito porta una responsabilità politica
e morale pesantissima. Il Paese fu gettato nel caos. All’interno delle forze armate si rovesciarono i rapporti di forza
tra militari “golpisti” e leali alla Costituzione. Si creava un blocco economico
contro le esportazioni e gli investimenti
cileni; si tentava insomma in tutti i modi
di minare le basi stesse del governo di
Unidad Popular.
La vicenda cilena scosse profondamente
la sinistra in Italia, in Europa e nel
mondo. Ci si interrogò molto sulle caratteristiche di questo colpo di Stato, sulla
democrazia, sul ruolo della politica.
Le conversazioni radiofoniche del Presidente dalle 7.55 alle 10, mentre incombeva la tragedia, non restituivano solo il
dramma del Cile e la sequenza del colpo
di Stato militare ma facevano risaltare la
figura di un uomo coraggioso e coerente,
la sua dignità e il suo onore, fino all’estremo sacrificio di fronte al tradimento e alla vigliaccheria dei militari
“golpisti”. Qualcuno, diceva Allende, dovrà pure in questo Paese dimostrare di
tener fede alle proprie responsabilità e
ai propri obblighi. Ed ancora affermava:
hanno la forza ma non la ragione.
Pinochet e i suoi generali si sono coperti
di infamia e la loro “impresa” ha reso
chiaro che la democrazia vuole che i
militari siano sottoposti alla Costituzione, alle leggi, e non siano mai un
soggetto politico autonomo, in nessuna
parte del mondo.
Per la sinistra si apriva una riflessione
strategica e di fondo per impedire il ripetersi di tragedie come questa. Pochi
anni prima la Primavera di Praga (1968)
si era conclusa soffocando la speranza di
un’evoluzione democratica del socialismo a Est. Ora a Ovest i fatti del Cile
sembravano affermare che la sinistra non
potesse andare al governo da nessuna
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
parte in modo pacifico e legale. Insomma
il socialismo democratico non trovava
cittadinanza né ad Est né ad Ovest. Erano
i due blocchi di potere nei quali il mondo
era rigidamente diviso che decidevano
chi avesse il diritto di governare.
Per di più il Cile si trovava in una situazione molto delicata. Allende era stato
eletto regolarmente presidente alle elezioni del 1970 contro altri due candidati
ma non aveva la maggioranza in Parlamento. Seppure il suo partito, Unidad
Popular, fosse cresciuto fino al 44% ancora nel marzo del 1973, dimostrando
un forte seguito popolare, il suo governo
si trovava nella necessità di contrastare
una radicalizzazione dello scontro interno e internazionale con mezzi e alleanze insufficienti. È su questo punto che
si inserì la riflessione di Enrico Berlinguer,
espressa con tre articoli su Rinascita dedicati al “compromesso storico”. Al di là
delle interpretazioni e dell’utilizzazione
immediata per l’Italia quelle riflessioni,
che fecero molto discutere, dimostrano
la consapevolezza che per rendere possibile l’alternanza tra progetti e forze politiche diverse doveva essere ristabilito
un presupposto comune: il rispetto delle
regole, della convivenza e della democrazia da parte di tutti. Tanto più in un
mondo, come allora, diviso in blocchi
contrapposti e in rigide sfere d’influenza,
il cambiamento può realizzarsi solo garantendo la maggioranza dei consensi e
l’alternanza al governo deve essere garantita da un patto esplicito tra tutte le
forze politiche. La via democratica e pa-
cifica al cambiamento è possibile a Est
come ad Ovest solo a condizione di
smantellare le regole dello status quo che
è il perno del mondo diviso in blocchi,
riaffermando in ogni Paese la libertà di
scelta politica. Ed è su questo punto che
si aprì il confronto e lo scontro più aspro
con la sinistra extraparlamentare e dopo,
in maniera radicale e ben diversa, contro
il terrorismo. Davvero la democrazia deve
essere considerata, da tutti, un valore universale.
Pinochet fu sconfitto, inaspettatamente,
da un referendum, nel 1988, che nelle
sue intenzioni doveva essere il mezzo
per ridargli legittimità e che fu invece
l’inizio della sua fine. L’ombra lunga dei
generali però durò ancora a lungo in
un Paese traumatizzato, spaventato,
reso triste. Anche per questo la memoria non deve offuscarsi ma deve servire
ad affrontare meglio la sfida del futuro.
Tutti abbiamo il dovere di ricordare e di
ragionare sulla nostra storia comune,
anche quella recente. La violazione dei
diritti umani, i crimini contro l’umanità
sono imprescrittibili. Quei diritti devono
essere fatti valere, sempre.
Si apre ad ottobre a Roma un processo
contro 35 responsabili di tortura ed assassinio (tra i quali ex ministri ed esponenti dei servizi segreti) di diversi Paesi
(Bolivia, Uruguay, Cile, Perù) accusati
della morte di 23 cittadini italiani. Non è
solo un pezzo di giustizia che deve fare
il suo corso ma è un fatto significativo
perché riafferma che non si può guardare
al futuro senza fare i conti con il passato.
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Mostra “Salvador Allende:
un uomo, un popolo”
a VIlla RoSazza, SeDe DI FonDazIone caSa aMeRIca
Dal 29 aGoSto al 13 SetteMbRe
Salvador Allende e Pablo Neruda a Santiago.
Foto della Mostra di Eduardo Carrasco “Salvador Allende: un uomo, un popolo” a Fondazione Casa America
Una mostra di foto storiche molto evocative ed emozionanti e di riproduzioni
di murales dell’epoca del Governo di
Unidad Popular (1970-73) a cura di
Eduardo “Mono” Carrasco.
Domenica mattina 1 settembre a Fondazione Casa America si è svolto l’incontro con la Sindaco di Santiago del
Estadio Nacional, divenuto un campo di concentramento dopo il golpe. Foto della Mostra
di Eduardo Carrasco “Salvador Allende: un
uomo, un popolo” a Fondazione Casa America
Cile, Carolina Tohá, assieme a Roberto
Speciale, presidente della Fondazione,
l’onorevole Fabio Porta, deputato eletto
nella circoscrizione America Meridionale,
e a Francesca D’Ulisse, coordinatrice del
Dipartimento affari esteri e relazioni internazionali e responsabile America Latina e Caraibi per il Partito Democratico.
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Così il golpe di 40 anni fa
parla al presente e al futuro
SInteSI Dell’InteRVento DI
SINDACO DI
Il presidente Salvador Allende pcoclama la nazionalizzazione del rame. Foto della Mostra di
Eduardo Carrasco “Salvador Allende: un unomo un popolo” a Fondazione Casa America
caRolIna tohá
SANTIAGO DEL CILE, PRESSO FONDAZIONE CASA AMERICA
“Non trovo le parole per ringraziare per
l’organizzazione di queste manifestazioni in Italia, nelle città di Genova, Milano e Torino, che ricordano i quarant’anni del colpo di stato in Cile. Per noi
cileni è molto emozionante constatare
che questa storia così lontana nel tempo
viene, ancora oggi, ricordata e sentita
come propria da tante persone in vari
Paesi del mondo.
Colgo l’occasione anche per rivolgere
un ringraziamento per i numerosi atti
di solidarietà che in quegli anni hanno
permesso a tanti cileni perseguitati dalla
dittatura di essere accolti in altri Paesi,
e così salvati.
Quarant’anni sono tanti ma il colpo di
stato continua ad essere un fatto che
suscita interesse nel mondo intero. Per
la ricorrenza del quarantesimo anniversario in Cile si è verificato qualcosa di
molto impressionante: sono state infatti
organizzate molte più iniziative rispetto
a quelle svoltesi in occasione del ventesimo e del trentesimo anniversario.
La società cilena era così ferita che, fino
a dieci anni fa, non voleva ricordare ma
anzi voleva dimenticare questa storia
triste e dolorosa. Oggi i giovani e la società civile, i sindacati, i municipi, le
università e le ONG si sono dimostrate
molto interessate a conoscere la storia
di quegli anni e la ragione non è soltanto quella di rendere omaggio alle
vittime.
Un insegnamento che ci deriva dal
golpe militare è che occorre avere cura
della democrazia, occorre valorizzarla,
perché essa non è un fatto naturale,
non è acquisita, bensì rappresenta il
prodotto di una volontà.
Il senso di essere in politica tra schieramenti di impronta progressista è cercare delle alternative diverse rispetto a
quelle che abbiamo oggi, e apportare
dei cambiamenti. In Cile, come anche
in Italia, le nuove generazioni sono
molto critiche nei confronti della politica, sono sfiduciate, non vedono differenze tra i vari schieramenti. Questi giovani sono profondamente democratici
ma non riescono a capire come quei
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
molto lontani dalla politica; non credono
nei partiti e nei programmi e ciò non rappresenta la via corretta per costruire un
progetto collettivo. La gente è lontana
dalla politica perché non vede differenze
tra i vari partiti e ha difficoltà a scegliere i
programmi, soprattutto se sono tutti
molto simili. Le differenze non sono una
minaccia per la democrazia, come pensano gli anti-democratici. Anzi, le differenze danno senso alla democrazia perché permettono ai cittadini di scegliere.
La speranza che ci ha lasciato quella
storia triste e ciò che nel tempo è rimasto nella memoria è la figura di Salvador
Allende: il suo coraggio, la sua convinzione, la sua capacità di essere un innovatore e di riuscire ad andare oltre,
in un’epoca in cui tutto era così rigidamente diviso in due blocchi distinti.
Oggi ci confrontiamo con una rigidità
non più dovuta agli schieramenti della
Guerra Fredda, bensì al pensiero unico:
ecco, ci occorrerebbe un po’ dell’atteggiamento di Allende.
Carolina Tohá ha poi risposto ad alcune domande del pubblico, tra le quali una sulla
situazione attuale in Cile ed una sulla sua
vicenda personale al tempo del golpe.
Carolina Tohá, Sindaco di Santiago el Cile, a Fondazione Casa America
valori si siano trasformati in questa politica. Quel fatto così triste di quarant’anni fa ci offre la possibilità di valorizzare sia la democrazia che la politica,
ed è con la politica che si può cambiare
la nostra società. Questo è il valore di
Salvador Allende; il coraggio che ha dimostrato per la sua epoca rappresenta
una forte innovazione. Le sue parole
sono state: “farò una rivoluzione all’interno delle regole della democrazia”.
Tutti sappiamo che questa storia non è
finita bene perché si è creata una divisione anche tra coloro che appoggiavano le idee più basilari di Allende. Le
forze che poi hanno lottato insieme
contro la dittatura di Pinochet durante
il colpo di stato erano divise nonostante
i loro programmi fossero simili. Dobbiamo ricordarci che quelli erano gli
anni della Guerra Fredda e la Democrazia Cristiana aveva una posizione assai complessa nel confronti tra i due
blocchi.
In questo momento occorre riflettere su
come difendere la democrazia che oggi è
minacciata, non tanto dai colpi di stato,
quanto dalla lontananza dei cittadini.
Ovunque in Occidente esiste questa minaccia. In Cile siamo vicini a vincere
un’elezione presidenziale con Michelle
Bachelet ma la verità è che i cittadini sono
Francesca D’Ulisse, Roberto Speciale e Carolina Tohá alla conferenza stampa
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
In Cile attualmente sono ancora in
corso molti processi ai responsabili delle
violazioni dei diritti umani. Difficilmente tutti i casi si riusciranno a risolvere, nonostante il lavoro dei giudici.
Il vero debito che ha tuttora la democrazia in Cile e che allontana i cittadini
dalla politica non è legato solamente
alla ricerca della giustizia per i crimini
del passato ma è dovuto principalmente
al fatto che la costituzione oggi vigente
risale alla dittatura di Pinochet, così
come il sistema educativo. Questa è una
delle ragioni fondamentali della rabbia
e della sfiducia del popolo cileno nei
confronti della politica. Il prossimo governo avrà il difficile compito di cambiare le norme più rigide della costituzione disegnate dalla dittatura militare
e in questo modo riuscire a realizzare
le riforme necessarie per il Paese.
La mia famiglia era molto coinvolta nel
progetto di Unidad Popular e durante
quegli anni ho perso mio padre e i miei
zii; tutte le persone che conoscevo sono
andate in esilio. Ho vissuto in esilio anch’io per cinque anni in Messico, dove
ho ricevuto molte attestazioni di solidarietà; questo mi ha permesso di riprendermi dal punto di vista psicologico.
Quelli che invece sono rimasti in Cile
hanno sofferto molto a causa della paura
e delle minacce quotidiane. Sono tornata
in Cile nel 1979 e in quegli anni da studentessa ho fatto quello che facevano i
giovani della mia generazione, ossia ribellarsi contro la dittatura Negli anni
della mia gioventù vigeva il coprifuoco
ed erano proibite riunioni con più di 5
partecipanti. Durante le manifestazioni
rischiavi di essere fatto prigioniero e magari di scomparire per sempre, di venir
torturato oppure deportato. Io, come le
mie compagne, sono stata messa al confino parecchie volte. Queste cose succedevano tutti i giorni ma avevamo la speranza che se la dittatura fosse finita le
cose sarebbero cambiate. È questo che ci
ha permesso di continuare a vivere.
Nonostante avessi perso mio padre ho
potuto continuare ad averlo al mio fianco
grazie ai racconti delle persone che lo
avevano conosciuto e questo mi ha dato
la forza di andare avanti. Noi siamo la
nostra storia e con questa storia scriviamo
il presente e il futuro. Il Cile ha avuto un
colpo di stato, una dittatura e se trae insegnamento da questa storia può crescere e avere un futuro migliore.
ERIKA NORANDO
FONDAZIONE CASA AMERICA
TESTO A CURA DI
COLLABORATRICE DI
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Fondazione Casa America
un ponte tra le culture
latino-americane e italiana
La Fondazione Casa America, sotto la
guida del presidente Roberto Speciale,
svolge dal 2000 un’intensa attività di approfondimento, scambio culturale e ricerca sui temi storici, artistici, politici, economici, sociali, scientifici e di attualità
che uniscono l’Italia all’America Latina.
Per fare questo la Fondazione organizza, presso la propria sede di Villa Rosazza, o in altri siti di Genova e d’Italia,
settimane e giornate culturali dedicate
a specifici temi o singoli paesi, recital
musicali, mostre fotografiche, pittura e
di altre forme artistiche, incontri con
personalità della cultura, della politica,
delle realtà sociali ed economiche dell’America Latina, convegni e studi sull’emigrazione italiana e su quella più
recente proveniente da numerosi paesi
latinoamericani. Queste non sono che
alcune delle occasioni di conoscenza e
approfondimento offerte dai programmi della Fondazione Casa America. Al contempo Fondazione Casa
America svolge anche ricerche su tematiche di attualità.
Tutto ciò avvalendosi della collaborazione del suo Comitato Scientifico,
composto da professori universitari ed
esperti che con il loro contributo di conoscenze e proposte coadiuvano la
Fondazione nella progettazione e nello
svolgimento della attività.
Recentemente la Fondazione Casa
America ha collaborato, con diversi altri
soggetti, all’organizzazione della manifestazione “Cile quarant’anni dopo”
che per tutto il mese di settembre ha
animato, con diverse iniziative, la città
di Genova. Casa America, in particolare,
ha ospitato la conferenza stampa di Carolina Tohá, Sindaco di Santiago del Cile
e figlia di uno stretto collaboratore di
Salvador Allende, e la mostra fotografica e di murales dell’artista cileno
Eduardo“Mono”Carrasco“Salvador Allende: un hombre, un pueblo”.
Sempre a settembre, dal 17 al 19, Casa
America ha organizzato le Giornate
del Costa Rica, tre giorni di incontri,
conferenze, svolte in collaborazione con
l’Ambasciata di questo Paese e di di-
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Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Una manifestazone italiana per la democrazia in Cile. Foto della Mostra di Eduardo Carrasco
“Salvador Allende: un uomo, un popolo” a Fondazione Casa America.
verse istituzioni pubbliche genovesi: la
Camera di Commercio, l’Autorità Portuale e l’Università.
Fondazione Casa America, in collaborazione con l’Ambasciata del Venezuela a
Roma e l’Ambasciata venezuelana presso
la FAO, organizzeranno presso la sede
di Fondazione Casa alcune giornate culturali con conferenze proiezioni di film e
una mostra di pittura. Dedicheremo al
Venezuela anche il prossimo numero
della rivista Quaderni di Casa America.
MEMBRI DEL CONSIGLIO
D’AMMINISTRAZIONE
On. Roberto Speciale; amb. Giorgio
Malfatti di Monte Tretto, Segretario Generale IILA Istituto Italo-Latino Ameri-
cano; Federico Massone, LPL Italia;
Luigi Merlo, Presidente Autorità Portuale di Genova; Angelo Berlangieri, Regione Liguria; amb. Bernardino Osio;
Piera Ponta, Confindustria Genova, Provincia di Genova; Clara Caselli per il Comune di Genova; prof. Victor Uckmar,
Presidente Società Italia-Argentina.
Cariche statutarie Presidente: Roberto
Speciale, Vicepresidente: Victor Uckmar
MEMBRI DEL COMITATO
SCIENTIFICO
Per l’Università di Genova: Giacomo
Deferrari, rettore; Gabriella Airaldi,
Storia Medioevale, Facoltà di Lettere e
Filosofia; Alberto Capacci, Geografia
Politica ed Economica, Facoltà di
59
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Scienze Politiche; Giuliano Carlini, Sociologia dei Rapporti interculturali, Facoltà di Scienze Politiche; Clara Caselli,
Economia e Gestione delle Imprese Internazionali, Facoltà di Economia, Decana de la Facultad de Ciencias Económicas y Comerciales, Universidad
Católica Sedes Sapientiae, Lima; Paolo
Comanducci, preside Facoltà di Giurisprudenza; Pier Luigi Crovetto, Letteratura e Cultura Spagnola, Facoltà di
Lingue e Letterature Straniere; Amina
Di Munno, Letteratura Portoghese, Facoltà di Lingue e Letterature straniere;
Anna Maria Lazzarino Del Grosso,
Storia delle Dottrine Politiche, Facoltà
di Scienze Politiche; Adele Maiello,
Storia Contemporanea, Facoltà di
Scienze Politiche; Augusta Molinari,
Storia Contemporanea, Facoltà di
Scienze della Formazione; Franco
Praussello, Economia Internazionale,
Facoltà di Scienze Politiche; Giancarlo
Rolla, Diritto Costituzionale, Facoltà di
Giurisprudenza; Giovanna Rosso del
Brenna, Archeologia Industriale, Facoltà
di Lettere e Filosofia; Franco Sborgi,
Storia dell’Arte Contemporanea, Facoltà
di Lettere e Filosofia; Francesco Surdich, Storia delle Esplorazioni e delle
Scoperte Geografiche, Facoltà di Lettere
e Filosofia Chiara Vangelista, Storia
dell’America Latina, Facoltà di Lingue
e Letterature Straniere.
Marco Cipolloni, Lingue e Letterature
Ispanoamericane - Università di Modena e Reggio Emilia; Federico Di Roberto, Consigliere diplomatico Regione
Liguria; Marco Ferrari, giornalista;
Maurizio Gidoni, Confitarma Fedarlinea per la Ricerca; Danilo Manera, Letteratura Spagnola Contemporanea e
Cultura Spagnola, Università di Milano;
Felice Migone, Presidente Associazione
dei Liguri nel Mondo; Sandro Pellegrini, storico; Agostino Petrillo, Sociologia Generale, Politecnico di Milano;
Mario Sartor, Storia dell’Arte Latinoamericana Facoltà di Lettere e Filosofia,
Università di Udine; Giovanni Rainisio,
Circolo Manuel Belgrano di Imperia José
Luis Rhi-Sausi, Direttore esecutivo del
CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale) di Roma; Carlo Secchi, Direttore ISLA di Milano; Pietro Tarallo, giornalista; Maddalena Tirabassi, Direttore
scientifico AltreItalie, Direttore Centro
Altreitalie; Andrea Torre, Direttore Centro Studi Medì - Migrazioni nel Mediterraneo; Gian Carlo Torre, storico e
collezionista dell’ex libris.
Carlotta Gualco, coordinatore delle attività.
Il senatore a vita Paolo Emilio Taviani
(1912 - 2001) studioso e conoscitore
dell’America Latina, esperto su Cristoforo Colombo è stato Presidente Onorario della Fondazione Casa America.
60
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Corsi di lingua
dell’Associazione
Amici di Casa America
L’Associazione Amici di Casa America organizza corsi di spagnolo, portoghese e inglese tenuti da docenti madrelingua laureati che utilizzano il metodo comunicativo.
I corsi collettivi suddivisi in vari livelli sono offerti a gruppi di massimo 12 persone
e hanno inizio nel mese di ottobre e febbraio e terminano a giugno di ogni anno
prevedendo moduli di 30 o 60 ore.
Quaderni di Casa America
61
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
Le attività del
Centro in Europa
Nella seconda metà del 2013 le attività
del Centro in Europa si concentrano su
iniziative che hanno l’obiettivo di cogliere
i prossimi appuntamenti fondamentali
dell’Unione europea: le elezioni per il
Parlamento europeo, nel maggio 2014; il
lancio di una nuova fase di programmi
europei per il periodo 2014-2020; l’as-
sunzione da parte dell’Italia, a partire dal
1° luglio del prossimo anno, della presidenza di turno della UE.
L’incontro “Politiche sociali d’impresa.
Le nuove proposte europee” (27 settembre), realizzato in collaborazione con
l’Ufficio d’Informazione di Milano
lInGua SpaGnola
(4 livelli: principiante – intermedio – avanzato – conversazione e cultura)
lInGua poRtoGheSe
(3 livelli: principiante – intermedio – avanzato)
lInGua InGleSe
(livello principiante)
Inoltre l’Associazione organizza corsi di italiano per stranieri suddivisi in moduli
mensili e ripetibili della durata di 12 ore ciascuno.
Sono previsti anche:
Corsi individuali di spagnolo e portoghese
Corsi presso le aziende e le scuole di spagnolo e portoghese
Corsi di preparazione ai diplomi D.E.L.E.
Servizio traduzioni e interpretariato (italiano – spagnolo – portoghese)
Accesso riservato ai soci alla biblioteca e alla videoteca con servizio prestito
per tutte le informazioni potete rivolgervi alla segreteria della Associazione Amici di
Casa America, aperta dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19 presso Villa Rosazza, sede
della Fondazione Casa America o telefonando allo 010 2518972 - 010 2518368.
[email protected] - www.casamerica.it
Il Malecon di L’Avana, Cuba
62
Quaderni di Casa America
Quaderni di Casa America
IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
del Parlamento europeo presso la Camera di Commercio di Genova, consiste
in una discussione pubblica sulla proposta di direttiva europea relativa alla comunicazione di informazioni di carattere
non finanziario da parte delle imprese.
La proposta è presentata da Sergio Cofferati, vice presidente della commissione
del Parlamento europeo sul Mercato interno e la protezione dei consumatori e
discusso con Lorenzo Caselli, professore
all’Università di Genova, e i rappresentanti di alcune aziende.
Ad ottobre esce il numero 2/2013 della
rivista in Europa, dedicato a una riflessione sull’utilizzo, da parte dei nostri
territori, di programmi e risorse della
nuova fase 2014-2020. La rivista contiene articoli di rappresentanti di primo
piano delle istituzioni europee - Martin
Schulz, presidente del Parlamento europeo, i deputati europei Francesca Balzani, Sergio Cofferati e Fiorello Provera,
Nicola De Michelis, capo di gabinetto
aggiunto del Commissario europeo alla
Politica regionale Johannes Hahn aprendo quindi un confronto con i livelli nazionale, regionale e locale.
La rivista sarà oggetto di una discussione
pubblica il 25 ottobre, in occasione della
presentazione a Genova della campagna istituzionale per le elezioni del
Parlamento europeo che il Centro in
Europa organizza in collaborazione con
l’Ufficio a Milano del Parlamento europeo e la Rappresentanza in Italia della
Commissione europea.
Il mondo della scuola si conferma uno
dei target privilegiati dell’Associazione.
Tenteremo, con la collaborazione dell’Ufficio scolastico regionale per la Liguria, della Regione, dell’Antenna Europe Direct del Comune di Genova e
dell’Università di valorizzare le iniziative già previste e di promuoverne
nuove perché i tre eccezionali appuntamenti citati all’inizio siano lo spunto
di una vasta azione di sensibilizzazione
di insegnanti e studenti.
Ai docenti della scuola primaria è dedicato
il progetto Europa per i Piccoli, sostenuto
da Regione Liguria, che si concluderà con
la presentazione di una proposta formativa per l’educazione sui temi UE.
Avvieremo poi due importanti progetti:
Campagna di informazione sui diritti e
doveri del cittadino migrante col sostegno di Fondazione Carige e un progetto
di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità ambientale, della raccolta
differenziata e del riciclo realizzato in
collaborazione con AMIU, rivolto in
particolare ai cittadini non italiani della
UE presenti a Genova.
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IL PENSIERO POLITICO IN AMERICA LATINA
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FINITO DI STAMPARE
NEL MESE DI OTTOBRE
2013