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La Scuola e l’Uomo nn. 3-4
Editoriale
di Giovanni Villarossa, Presidente nazionale dell’UCIIM
2010: TRAGUARDO EUROPEO PER LA SCUOLA!
Ogni governo, ogni ministro dell’istruzione è animato dalla volontà di migliorare la scuola.
Però chiunque è chiamato a guidare la Scuola italiana non può ignorare che il sistema che propone dovrà
mirare alla formazione per tutto l'arco della vita –life long learning- secondo progetti europei innovativi.
Infatti, nell’incontro di Lisbona del 2000 il Consiglio europeo riconobbe che l’Unione europea si trovava
dinanzi a una svolta epocale risultante dalla globalizzazione e dall’economia fondata sulla conoscenza. Su
questa base la Commissione europea elaborò un progetto sui traguardi comuni per i diversi sistemi europei
di istruzione e formazione.
Successivamente, nel 2001 il Consiglio europeo a Stoccolma fissò tre obiettivi strategici da raggiungere
entro il 2010: migliorare la qualità e l’efficacia dei sistemi di istruzione e formazione, facilitare a tutti
l’accesso ai sistemi di istruzione e formazione, aprire i sistemi di istruzione e formazione al resto del
mondo.
I tre obiettivi strategici vennero articolati, nel 2002, a Barcellona, in 13 traguardi da raggiungere,
attraverso due tappe intermedie nel 2004 e nel 2006, entro il 2010.
Ecco l’articolazione in traguardi dei tre obiettivi. Obiettivo 1: migliorare l’istruzione e la formazione per
insegnanti e formatori, sviluppare le competenze per la società della conoscenza, garantire a tutti
l’accesso alle TIC, incoraggiare e intraprendere studi scientifici e tecnici, sfruttare al meglio le risorse.
Obiettivo 2: creare un ambiente aperto per l’apprendimento, accrescere l’attrattiva dello studio,
sostenere la cittadinanza attiva, le pari opportunità e la coesione sociale. Obiettivo 3: rafforzare i legami
con il mondo del lavoro, della ricerca e con la società generale, sviluppare lo spirito imprenditoriale,
favorire lo studio delle lingue straniere, aumentare la mobilità e gli scambi, rafforzare la cooperazione
europea.
Da detti traguardi sono stati dedotti i temi chiave dello spazio europeo della conoscenza.
Pertanto, per i tre obiettivi, nel quadro delle loro articolazioni, sono stati individuati un numero di 42
temi chiave con i relativi strumenti di monitoraggio dei processi.
Questi alcuni dei temi più significativi. Per l’obiettivo 1: individuare le nuove competenze di insegnanti e
formatori nella società della conoscenza, individuare le competenze di base degli studenti, integrarle nei
piani di studio e mantenerle lungo l’arco della vita, aumentare gli investimenti in risorse umane. Per
l’obiettivo 2: ampliare l’accesso all’apprendimento permanente, promuovere percorsi flessibili di
apprendimento, incoraggiare il proseguimento degli studi dopo l’obbligo scolastico. Per l’obiettivo 3:
promuovere la collaborazione tra i sistemi di istruzione e formazione e la società, accrescere efficienza e
rapidità del riconoscimento delle competenze acquisite, istituire partenariati tra istruzione, formazione e
imprese.
Oggi, nel 2010, i traguardi, in Italia, sono stati raggiunti?
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Analizziamo alcuni passaggi storici.
Gli ultimi 60 anni della scuola italiana coincidono con grandi trasformazioni della società e delle
generazioni.
Gli alunni degli anni ’50 venivano educati in una scuola in cui l’apprendimento era legato ad un
insegnamento basato fondamentalmente sul libro.
Alunni e maestri erano figli di Gutemberg ed utilizzavano gli stessi mezzi di comunicazione.
Nel frattempo a casa la radio e le prime trasmissioni televisive aprivano altre vie comunicative.
Marconi già da tempo aveva dato il via a nuovi percorsi che prospettavano orizzonti mai prima esplorati in
età scolare.
Dagli anni sessanta in poi gli insegnanti si sono confrontati con alunni sempre più marconiani e meno
gutemberghiani.
L’epoca audiovisiva permeava la scuola, nascevano nuovi sussidi (giradischi, mangianastri, epidiascopi,
proiettori per diapositive, televisori, lavagne luminose, TV a circuito chiuso).
Necessitavano, quindi, nuove competenze didattiche e nuove mentalità pedagogiche.
Si passava, negli anni settanta, da un impianto di educazione/istruzione fondato sulla logica dei
programmi, in cui le discipline erano presentate come sistemi di conoscenze da acquisire, ad un impianto
di educazione/formazione basato sulla logica della programmazione, in cui le discipline dovevano essere
assunte come metodo di studio. (Decreti delegati del 1974)
Negli ultimi anni del secolo scorso è arrivato in maniera impetuosa il computer e quindi internet, che le
generazioni giovanili hanno subito padroneggiato.
La scuola ha tentato di mettersi al passo con i fratelli di Bill Gates, cominciando ad attrezzarsi con aule
multimediali.
A cavallo tra i due secoli sono arrivati i “progetti 1 a) e 1 b)” per finanziare le scuole al fine di migliorare
le attrezzature elettroniche e formare i docenti all’utilizzo delle nuove tecnologie.
Sono seguite le TIC (tecnologie informatiche e di comunicazione) per migliorare le competenze
multimediali del personale scolastico.
Con la fine del XX secolo abbiamo vissuto la trasformazione della scuola piramidale in scuola autonoma e
in questo primo scorcio di secolo XXI abbiamo assistito a tentativi radicali di cambiamento della scuola,
prima con il “riordino dei cicli” avviato dal ministro Berlinguer e trasformato in legge nel 2000 dal
ministro De Mauro, ma mai attuato perché il ministro Moratti ha proposto la sua riforma nel 2003, le
Indicazioni per i piani di studio personalizzati nel 2004 ed ha impiantato il Sistema educativo di istruzione
e formazione, fondato sulla logica del PSP (piano di studio personalizzato), con la quale si passa dalla
centralità delle discipline a quella della persona-alunno.
Ma anche questa riforma ha avuto, in parte, una vita breve perché il ministro Fioroni l’ha smontata con il
“cacciavite” ed ha avviato il Sistema educativo pubblico d’istruzione, fondato sulla logica del curricolo e
sul paradigma dell’”educare istruendo” (Indicazioni per il curricolo, 2007).
Ciò è avvenuto durante l’anno scolastico 2006/07, il cd “anno ponte”, ed ha avuto seguito con l’a.s.
2007/08, il cd “anno cantiere”.
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Insomma, nel nuovo contesto europeo si impone per ogni Paese comunitario, come per Italia, una riforma
di sistema della scuola che investa l’intero ordinamento degli studi, i contenuti dell’insegnamento, le
metodologie didattiche e organizzative, che riguardi l’istruzione e la formazione professionale, in
raccordo sia con l’università, sia con il mondo del lavoro, che si collochi all’interno dei processi innovativi
dello Stato e della Pubblica amministrazione, che si inserisca quindi a pieno titolo nel quadro europeo.
In tale prospettiva l’azione educativa del sistema scolastico in fase di attuazione ha il compito di contenere conoscenza e tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Si tratta di favorire una evoluzione delle proprietà cognitive della persona, che deve essere in grado di
orientarsi e di partecipare consapevolmente al processo di “essere nel mondo” e di confrontarsi
ineludibilmente con lo stato mutevole dell’informazione che pilota e subisce lo sviluppo della conoscenza.
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Con l’attuale governo, il ministro Gelmini ha preparato e realizzato altre innovazioni con qualche
recupero del passato: ha ripreso validità il voto di condotta, si è presentato il maestro prevalente nella
scuola primaria, sono stati riproposti i voti nella scuola del primo ciclo, sono stati varati i Regolamenti dei
Licei e degli Istituti tecnici e professionali, sono state presentate le bozze delle Indicazioni per i Licei.
Il cantiere è ancora aperto e le questioni sono tante: la proposta di legge Aprea, la formazione iniziale dei
docenti, la definizione delle linee guida a sostegno dell’autonomia organizzativa e didattica degli Istituti
tecnici e professionali, la definizione delle indicazioni nazionali per i Licei riguardanti gli obiettivi
specifici di apprendimento, l’articolazione delle cattedre in relazione alle classi di concorso del personale
docente, l’individuazione degli indicatori per la valutazione e l’autovalutazione dei percorsi nei Licei,
negli Istituti tecnici, negli Istituti professionali, l’indicazione dei criteri generali per l’insegnamento, in
lingua inglese, di una disciplina non linguistica negli Istituti tecnici, la definizione delle linee guida per
l’insegnamento in lingua straniera di una disciplina non linguistica e degli specifici requisiti richiesti per
impartire il predetto insegnamento nei Licei, l’indicazione degli ambiti, dei criteri e delle modalità per
l’ulteriore articolazione delle aree di indirizzo in un numero contenuto di opzioni incluse in un apposito
elenco nazionale (Istituti tecnici e professionali), la ripartizione, per il secondo biennio e l’ultimo anno di
ciascun indirizzo, delle ore di compresenza degli insegnanti tecnico pratici, …
Basterà il 2010?