PERCORSO DELLA MEMORIA

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PERCORSO DELLA MEMORIA
PERCORSO DELLA MEMORIA
Quest’anno le due terze medie dell’Istituto Cena hanno partecipato a degli incontri con altre
scuole del territorio chiamati “Percorso della Memoria”, per ricordare insieme le deportazioni
e gli eccidi compiuti dai nazisti nei confronti degli ebrei, dei Rom, dei Sinti, degli oppositori
politici, dei prigionieri di guerra, degli omosessuali, dei malati di mente, dei Testimoni di
Geova.
Gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio del 2000 definiscono così le finalità e le
celebrazioni del Giorno della Memoria:
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di
Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo
ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno
subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e
schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita
hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie,
iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo
particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai
deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro
dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa,
e affinché simili eventi non possano mai più accadere.»
SVILUPPO DEL PROGETTO: in quattro steps:
1 - LE SCUOLE STATALI DEL COMUNE DI CERVETERI INCONTRANO MODESTO MELIS E
FRANCESCO PELLEGRINI SOPRAVVISSUTI DEI CAMPI DI STERMINIO
2 - INCONTRO CON IL TESTIMONE NANDO TAGLIACOZZO
– Riflessioni sulla Shoah subita dai bambini e dai ragazzi
3 - LE SCUOLE DEL COMUNE DI CERVETERI RICORDANO LE VITTIME DIMENTICATE
4 - LE SCUOLE DEL COMUNE DI CERVETERI RICORDANO LA LIBERAZIONE DAL
NAZIFASCISMO
“ Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di
ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime dell'Olocausto. È stato
così designato il 1º novembre 2005 dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale
delle Nazioni Unite. La scelta del giorno è legata alla liberazione del campo di
concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe
sovietiche. Ben poche persone sopravvissero ai campi di sterminio, ed è grazie alle
loro testimonianze che oggi possiamo conoscere cosa davvero è successo.
Così, proprio il 27 gennaio 2014, ci siamo recati nella Sala Consiliare del Comune
di Cerveteri per il primo incontro che prevedeva la testimonianza di un soldato
sopravvissuto ai campi di concentramento, di nome Modesto Melis.
Attorno a questo anziano signore c’erano alcuni suoi collaboratori, il Sindaco del
paese, alcuni consiglieri comunali e infine noi.
Egli ci ha raccontato la sua storia ricca di particolari; era un soldato italiano, che
dopo l’Armistizio fu segnalato e anche arrestato più volte da miliziani fascisti, prima
di essere catturato dai tedeschi e deportato nel campo di concentramento di
Mauthausen, dove ha assistito a scene raccapriccianti, con persone che morivano
vicino a lui e in seguito seppellite insieme a tutti gli altri deceduti in delle enormi
buche, e dove erano in funzione quelle che i soldati nazisti chiamavano “docce” e
che venivano usate come camere a gas. Ogni giorno si viveva nell’incertezza,
sperando di non morire di stenti e di non essere uccisi dalle SS.
Poi, il 5 maggio 1945, venne liberato dagli americani, e quando tornò nel suo paese
per vent’anni non parlò con nessuno di quello che aveva passato poiché la gente
non riusciva a comprendere il racconto dei reduci, considerandoli matti. Quando
iniziò a raccontare l’orrore che aveva visto, nessuno lo credette, ma col tempo le
cose sono cambiate, tanto da arrivare, alla soglia dei 93 anni e con l’aiuto del signor
Giuseppe Mura, a pubblicare un libro.
Tutti abbiamo notato la semplicità con cui descriveva scene terribili, senza
soffermarsi mai, e ne siamo stati sorpresi.
Siamo rimasti tutti molto interessati alle sue vicende, che nonostante i suoi 94 anni
ricorda e racconta perfettamente, e ci siamo stupiti del fatto che abbia ancora la
forza di andare per le scuole a ricordare l’orrore che ha vissuto.
Il secondo incontro invece si è tenuto alla suola media di Marina di Cerveteri, in
una sala dove prima di iniziare a discutere dell’olocausto è stato proiettato un
filmato che parlava della tragica storia di una bambina deportata insieme ai nonni
di nome Ada Tagliacozzo.
Purtroppo né lei, né i suoi nonni sopravvissero ai campi di sterminio.
Finito il filmato, un signore si è presentato come il fratello della piccola Ada, e che
anche lui era rappresentato nel video da un bambino. Si è salvato dal rastrellamento
perché quella sera non aveva scelto, come la sorella, di andare a dormire dai nonni,
era rimasto con i genitori nell’appartamento vicino. Si chiama Nando Tagliacozzo.
Con lui abbiamo parlato di come le guardie naziste ingannavano gli ebrei,
presentando una lettera in cui era scritto che quello che dovevano fare era solo un
viaggio, e poi si indicavano degli oggetti di uso quotidiano come utensili e vestiti da
portare con sé. Quindi chi veniva deportato non aveva idea di ciò a cui sarebbe
andato incontro.
Dopo aver ascoltato la testimonianza del signor Tagliacozzo ed aver dialogato con
lui, gli alunni delle scuole che avevano lavorato su questo progetto, hanno
presentando poesie, letture, riflessioni, canti e filmati sulla shoah.
La nostra scuola ha partecipato realizzando un videoclip, girando delle piccole
scene interpretate da noi ragazzi ed ispirate a dei racconti fatti da bambini scampati
ai lager ed alle deportazioni. La proiezione è stata apprezzata e recitare insieme ci
ha molto entusiasmati.
Questi due primi due incontri sono stati molto interessanti e importanti perché non
sempre capita di parlare con un sopravvissuto o con un familiare di vittime
dell’olocausto, e quindi siamo stati felici di aver avuto questa opportunità.” Martina
Chiocca III B
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“ 1° aprile ho partecipato insieme ai miei compagni di classe al terzo incontro che
aveva come titolo “VITTIME DIMENTICATE”, dedicato a coloro che hanno subito
discriminazioni e persecuzioni da parte dei nazisti e di cui, a differenza degli Ebrei,
si è saputo molto poco.
Si tratta dei Rom, dei Sinti, delle persone disabili, dei Testimoni di Geova e degli
omosessuali. Alla conferenza ha partecipato Giorgio Giannini, un personaggio che
ha fatto molto scalpore negli ultimi tempi, per aver pubblicato il libro che prende il
nome di "Vittime dimenticate". In questo libro viene raccontato l'orrore ,la paura e
l'oscenità che hanno dovuto subire queste genti.
Altri relatori ci hanno parlato delle diverse tipologie di perseguitati ed abbiamo
anche visto dei brevi documentari con testimonianze davvero toccanti.
All’apertura dell’incontro, insieme agli alunni delle altre scuole, abbiamo recitato
questa poesia di Bertolt Brecht:
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare. "
(La poesia di Bertolt Brecht è un rifacimento della poesia di Martin Niemöller,
pastore luterano tedesco che ispirò Bertold Brecht «Quando i nazisti presero i
comunisti,/ io non dissi nulla/ perché non ero comunista./ Quando rinchiusero i
socialdemocratici/ io non dissi nulla/ perché non ero socialdemocratico./ Quando
presero i sindacalisti,/ io non dissi nulla/ perché non ero sindacalista./ Poi presero gli
ebrei,/ e io non dissi nulla/ perché non ero ebreo./ Poi vennero a prendere me./ E
non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa».)
Per il quarto incontro il giorno 29 aprile siamo andati al Cinema moderno, dove
abbiamo assistito alla proiezione del Film-documentario con animazioni intitolato
"Bimba col pugno chiuso" che ha come protagonista Giovanna Marturano.
Nata a Roma il 27 marzo 1912, comunista, dirigente del movimento femminile e
dell’ANPI, Medaglia di bronzo al valor militare, la "Bimba col pugno chiuso" ci ha
lasciato il 22 agosto 2013, all’età di 101 anni. Ha continuato a rendere fino
all'ultimo, con grande lucidità, testimonianza del suo impegno e di quello dei suoi
famigliari nella lotta per la libertà e la democrazia nel nostro Paese.
Giovanna aveva 24 anni quando, nel 1936 aveva aderito a Milano, (dove la famiglia
di origini sarde si era trasferita da Roma), al PCI clandestino. Ma era ancora
bambina quando, nella casa romana di via Monte della Farina, faceva con la sorella
Giuliana , i turni di guardia per evitare sorprese della polizia fascista mentre i
Marturano , preparavano in casa la stampa e i volantini antifascisti che avrebbero
poi diffuso nella Capitale. La "Bimba col pugno chiuso" era una definizione che
aveva conquistato sul campo.
Poi col trasferimento a Milano, Giovanna aveva dovuto interrompere gli studi di
architettura che seguiva a Roma ed aveva preso a lavorare in fabbrica. Con l’arresto
di uno dei suoi fratelli anche Giovanna fu arrestata. Scarcerata dopo un mese di
detenzione rimase schedata come “sovversiva”, tanto che nel 1941, quando chiese di
andare a Ventotene per sposarvi Pietro Grifone (che vi era confinato e che aveva
conosciuto ai tempi degli studi romani ), la polizia tentò inutilmente di impedire
quello che sarebbe poi stato ricordato come “il matrimonio di Ventotene”.
Sulla storia di Giovanna Marturano e dei suoi familiari nel 1972 è stato pubblicato
un libro, di Giorgio Amendola dal titolo “I compagni”.
Dopo il matrimonio con Grifone, quando il marito aveva terminato di scontare il
confino, Giovanna era tornata a Roma e qui. durante l’occupazione nazifascista era,
naturalmente, entrata nella Resistenza, meritando la medaglia al valore. Giovanna è
stata particolarmente attiva nei quartieri popolari della Capitale, svolgendovi
un’incessante attività antifascista, soprattutto tra le donne.
Dopo la proiezione del film è seguito un interessante dibattito a cui ha partecipato
l’autore delle animazioni”. Yasmin Bahi III F