2013 Rivista Gennaio - Ospedale Fatebenefratelli di Erba, Como

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2013 Rivista Gennaio - Ospedale Fatebenefratelli di Erba, Como
FATEBENE
FRATELLI
N° 1 Gennaio/Marzo 2013 - Anno LXXVII
ISSN 0392 3592 - Notiziario della Provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio
POSTE ITALIANE SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1 - COMMA 1, DCB MILANO TAXE PERÇUE
IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI MILANO ROSERIO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI
E
Editoriale
Marco Fabello o.h. • e-mail: [email protected]
UNA LUCE INTENSA NELLA NOTTE
“Fratelli e sorelle… buona sera”
Sono queste semplici parole che hanno squarciato il cielo e la folla di piazza San
Piet o dopo che la lunga f mata bianca e le campane della basilica avevano annunciato l’elezione del nuovo Papa.
“Francesco”, questo il nome scelto dal nuovo Papa, per comunicare a t o il mondo, non solo ai credenti, il suo implicito prog amma di g ida della Chiesa.
“Vescovo di Roma” è una ulteriore specificazione del suo ministero che vuol dare
il senso della collegialità e dell’aper ra alle chiese orientali e non solo.
Ma che sopra o mi preme far risaltare di Papa Francesco è la sua condivisione
con i poveri, con la gente semplice me endosi così in cor elazione con i g andi
santi che si sono presi cura degli ultimi.
Queste cara eristiche me ono Papa Francesco molto in sintonia con l’Ospitalità
di San Giovanni di Dio che andava alla ricerca dei poveri e si faceva povero coi
poveri.
E povere sono le persone che assistiamo nelle nost e opere ospedaliere e assistenziali e per le quali cerchiamo di essere seg o dell’a enzione della Chiesa verso di
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Editoriale
loro.
Viviamo tempi di pover à spirit ale, morale ed economica ma nonostante ciò l’Ospitalità di Giovanni di Dio continua nel suo incedere quotidiano a creare sit azioni di vita e di assistenza sempre più deg e con la creazione di nuove comunità
per i malati psichici a Brescia, con l’aper ra di una nuova comunità a Cer usco
per persone con problematiche legate all’alimentazione e a Romano d’Ezzelino
con l’accoglienza a 25 donne anziane di prolungata mala ia mentale.
Tu o ciò anche so o la spinta dell’ultimo Capitolo Generale che ha posto all’attenzione for emente l’opzione per i poveri e per i malati che pochi o nessuno vuole!
Una delle espressioni più usate da Papa Francesco nei primi gior i del suo ministero è stata: “camminiamo insieme”. Dobbiamo camminare insieme con i poveri,
per i poveri, con i malati e per i malati andando cont o cor ente in questa società
sempre più lontana dai bisog i della gente e preoccupata solo di mantenere i
suoi interessi e i suoi privilegi.
I tagli da qualunque par e fa i ricadono sempre di più sulla povera gente ment e la politica è ripiegata sempre più su se stessa nella arcig a difesa dei propri
interessi e dei propri privilegi.
Papa Francesco è stato accolto da t i con rinnovato ent siasmo nel mondo e
nella Chiesa e tanti potenti della ter a sono andati ad ossequiarlo seduti in prima
fila: saranno riusciti a cogliere qualche seppur minimo inseg amento?
Ma t i noi che abbiamo gioito per la sua elezione siamo chiamati a fare la nost a
par e perché il messaggio del Papa venuto “dalla fine del mondo” si concretizzi
e prenda la for a di una Chiesa che si rinnova e di un mondo che si inter oga.
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ISSN: 0392-3592
FATEBENEFRATELLI NOTIZIARIO
Rivista trimestrale
degli Istituti e Ospedali della Provincia
Lombardo-Veneta dell’Ordine Ospedaliero di San
Giovanni di Dio.
Registro Stampa tribunale di Milano n. 206 del
16.6.1979 - Spedizione in abbonamento postale
art. 1, comma 1, del DL 353/2003 convertito in L
46/2004 - DCB Milano.
Direttore responsabile:
Marco Fabello o.h.
Sommario n. 1-2013
FATEBENE
FRATELLI
In coper ina: «Giovanni di Dio, Granada sarà la t a croce»
for ella in ceramica, Chiesa della Casa di salute di Thelal (Por ogallo)
Approfondimento a pagina 31 di questa Rivista
N° 1 Gennaio/Marzo 2013 - Anno LXXVII
ISSN 0392 3592 - Notiziario della Provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio
POSTE ITALIANE SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1 - COMMA 1, DCB MILANO TAXE PERÇUE
IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI MILANO ROSERIO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI
EDITORIALE MARCO FABELLO O.H.
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Capo redattore:
Elvio Frigerio.
«LA FAMIGLIA DI SAN GIOVANNI DI DIO
AL SERVIZIO DELL’OSPITALITÀ»
7
Redazione:
Giusi Assi, Gianni Cervellera,
Rina Monteverdi, Rosaria Pioli.
CHIESA E OSPITALITÀ
Collaboratori:
Luca Beato o.h., Eugenio Borgna, Cristina
Beffa, Carlo Bresciani, Lorenzo Cammelli,
Serafino Acernozzi o.h.
LA VITA SPIRITUALE COME VERTICE
DELLA VITA UMANA
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ETICA E OSPITALITÀ CARLO BRESCIANI
I "LUOGHI" DELLA COMPASSIONE
ESERCIZI SPIRITUALI - VARAZZE
Corrispondenti:
Brescia: Giosuè Caletti; Erba: Silvia
Simoncin; Venezia: Silvia Manente;
Cernusco sul Naviglio: Gianni Cervellera;
S. Maurizio Canavese: M. Elena Boero;
Solbiate: Anna Marchitto; Gorizia: Fulvia
Marangon; Varazze: Agostino Giuliani;
Romano d’Ezzelino: Lavinia Testolin.
PASTORALE E OSPITALITÀ RINA MONTEVERDI
Redazione - Pubblicità
Segreteria e abbonamenti:
20063 Cernusco sul Naviglio - Via Cavour 2
Tel. 029276322 Fax 029230673
e-mail [email protected]
INNOVAZIONE IN SALUTE MENTALE IN
LOMBARDIA: IMPATTO SULL’UMANIZZAZIONE
E SULLA QUALITÀ DELLE CURE
DAL LATTE ALLA FEDE
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SOCIETÀ E OSPITALITÀ GIANNI CERVELLERA
LA MITEZZA COME APERTURA ALL'ALTRO
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DI EUGENIO BORGNA
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DI ELENA MASOTTI
PSICHIATRIA E OSPITALITÀ ROSARIA PIOLI
Abbonamento euro 13,00
C. C. Postale n. 29398203
Padri Fatebenefratelli
Via S. Vittore 12 - 20123 Milano
Proprietario e Editore:
Edizioni Fatebenefratelli srl - 20121 Milano
Via Sant’Andrea 5 - Iscrizione al R.O.C.
n. 5666 del 10.12.2001 (già RNS n. 9161)
I SACRAMENTI DELLA FEDE
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FEDE E OSPITALITÀ LUCA BEATO O.H.
SULLE STRADE DELL'OSPITALITÀ
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OSPITALITÀ NEL MONDO GIUSI ASSI
STEVIA REBAUDIANA
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ERBE E SALUTE LORENZO CAMMELLI
Amministratore unico:
Giuseppe Macchitella.
Grafica, fotolito, prestampa:
TeamGraphic s.n.c. - Gorgonzola (Mi)
Stampa:
Arti Grafiche Bianca & Volta srl
Truccazzano (Mi)
RECENSIONI ELVIO FRIGERIO
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DALLE NOSTRE CASE
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CRONACHE
EDITH STEIN,
UNA DONNA CHE HA LASCIATO IL SEGNO
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OSPITALITÀ AL FEMMINILE CRISTINA BEFFA
Associato all’Unione
Stampa Periodica Italiana
Visto dal Superiore Provinciale
Massimo Villa o.h. l'8 Aprile 2013.
Finito di stampare in 21.000 copie nel mese
di Aprile 2013.
Gli occhielli di questo numero sono presi dal documento
dell'Ordine: «La Pastorale secondo lo stile di San Giovanni di
Dio» Roma 2012.
Trovi la Rivista sul sito: http://www.fatebenefratelli.eu by
Ci hanno scritto...
S
pett. le Redazione,
sono la vostra affezionata lettrice abbonata che vi ha scritto una lettera, pubblicata nel notiziario del
trimestre luglio-settembre 2011, nella quale esprimevo stima e gratitudine per l’opera ammirevole che
i Fatebenefratelli compiono quotidianamente, nelle loro varie strutture ospedaliere, a favore dei disabili
psichici e degli ammalati di altre patologie. Scrivevo anche della “buona notizia” circa il tanto desiderato
ritorno dei frati ospedalieri nella terra di Croazia, dopo i lunghi anni di assenza, a causa delle avverse
circostanze politiche. Dopo 93 anni, dalla fine della prima guerra mondiale, è stato inaugurato il nuovo
Centro Ospedaliero, il primo ospedale psichiatrico cattolico nella Repubblica libera e democratica della
Croazia, a Strmac, un piccolo paese nella Slavonia occidentale, vicino alla città di Nova Gradisca. Terminavo la mia lunga lettera con queste parole: «Viva i Fatebenefratelli e la Croazia, terra bellissima tutta
da scoprire e chissà... forse un giorno lo faremo. Se Dio vorrà». E così Dio ha voluto, nonostante alcune
difficoltà superate con la mia volontà. Da domenica 26, nelle primissime ore, giorno in cui sono arrivata dopo un lungo viaggio, fino a mercoledì 29 agosto, giorno del mio rientro in Italia, ho visitato quel
luogo incantevole immerso nella foresta che mi ha subito conquistata, nonostante sapessi che ospitava
persone ammalate gravi e gravissime bisognose di tante cure. Qualcuno ha detto che la bellezza salverà
il mondo e io credo che anche gli ammalati nel fisico e nello spirito possono sentirsi salvati dall’infinito
Amore che Dio manifesta con il primo sole del mattino, che trafigge il verde degli alberi, e con il candore
della luna che è magia incomparabile nella notte del silenzio e della pace. Ho vissuto un’esperienza unica,
ma non irripetibile, perché io già mi sono prenotata per il 2013. Una visita desiderata e necessaria per
lo spirito perché là si respira non solo aria salubre, ma aria dell’Eterno Dio, onnipresente e onnipotente,
misericordioso e generoso, sempre cercato dalle anime inquiete. Solo in Lui c’è riposo. Ho guardato
con gli occhi e con il cuore, colmo di gioia, quegli uomini e quelle donne, frati e suore, che lavorano là
e hanno rinunciato a tanto, ma hanno guadagnato tutto. Per Amore, soltanto per Amore a Lui che li ha
chiamati e loro hanno scelto liberamente e responsabilmente.
Ringrazio i Fatebenefratelli, in particolare fra Dario, per l’affettuosa ospitalità e per l’opportunità che mi
è stata donata di vivere nell’ Amore quei giorni benedetti. Saluto tutti gli operatori sanitari e il personale
dell’ospedale augurando loro di seguire scrupolosamente la Via, la Verità e la Vita proposte dai frati perché
sono “Parola del Vangelo” che non tramonta e non delude mai. E ancora ringrazio fra Giovanni, il farmacista
polacco studioso, che conosce, parla varie lingue e perfettamente anche la nostra dolce lingua italiana, che
si è mostrato attento alla mia “pressione arteriosa ballerina” e sollecito nei consigli. Vi porto tutti, ma proprio tutti, sani e malati, nel mio cuore; sono vicina a voi nel ricordo e nella perseverante preghiera.
Adriana Verardi Savorelli
da Ascoli Piceno
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Chiesa e ospitalità
«La famiglia di San Giovanni di Dio
al servizio dell’Ospitalità»
L
’Ordine ha celebrato, dal 22 ottobre al 9 novembre 2012, nella casa per ritiri "Nuestra Señora del Carmen" presso il Santuario dedicato alla Madonna del Rosario a Fatima (Portogallo), il suo LXVIII Capitolo
Generale, con il titolo: “La Famiglia di San Giovanni di Dio al servizio dell’Ospitalità”. I partecipanti sono
stati 130: 79 confratelli e 20 collaboratori che hanno partecipato di diritto, mentre gli altri erano invitati, personale della segreteria e un gruppo di interpreti. Da sottolineare il fatto che per la prima volta i collaboratori,
uno per Provincia, Vice-provincia e Delegazione Generale, hanno partecipato al Capitolo Generale di diritto,
secondo l’art. 120 dei nostri Statuti Generali.
Il Capitolo ha eletto il nuovo governo dell’Ordine formato da fra
Jesus Etayo, Superiore Generale, e
dai consiglieri: fra Rudolf Knopp, fra
Giampietro Luzzato, fra Benigno
Ramos e fra Pascal Ahodegnon
(nella foto da sinistra a destra con
al centro il Generale).
Un aspetto rilevante del Capitolo
è stata la presenza, come invitati,
dei Piccoli Fratelli del Buon Pastore. Si tratta di una Congregazione
fondata dal Fatebenefratello fra
Mathias Barrett che attualmente
opera in diversi Paesi, principalmente in Canada e negli Stati Uniti. Tale congregazione ha chiesto
di potersi unire al nostro Ordine,
e il Capitolo Generale ha accolto
favorevolmente questa richiesta.
Il nuovo Governo dell’Ordine.
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Chiesa e ospitalità
LINEE D’AZIONE E PRIORITÀ
Il LXVIII Capitolo Generale dell’Ordine ha studiato, analizzato e
proiettato la realtà dell’Ordine
verso il futuro. Il Governo Generale, secondo il mandato ricevuto
dal Capitolo e con l’aiuto di una
Commissione istituita ad hoc, ha
elaborato ed approvato questo
documento sulle linee d’azione e
le priorità, che costituirà la base di
lavoro per l’animazione e il governo dell’Ordine da parte del nuovo
Governo Generale.
Le linee d’azione fondamentali,
emanate dal Capitolo Generale
per affrontare le sfide che l’Ordine
si trova di fronte e per proiettare il
suo futuro nei prossimi anni, sono
le seguenti:
• È accertata e adeguata per la
realtà attuale e futura della nostra
istituzione, la visione dell’Ordine
come Famiglia Ospedaliera di San
Giovanni di Dio, secondo quanto indicato dagli Statuti Generali
dell’Ordine, e deve essere considerata come un processo che sta
sviluppando gradualmente la sua
struttura e i suoi contenuti.
• È una priorità mantenere vivo
e attuale il carisma e la missione
dell’Ordine, dedicandoci al servizio
dei poveri, dei malati e di quanti si
trovano nel bisogno, secondo lo spirito, i valori e la filosofia che ci sono
stati ispirati da San Giovanni di Dio.
In particolare, dobbiamo essere
sensibili verso le nuove situazioni di
povertà che esistono nel mondo a
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causa della crisi, delle disuguaglianze
e delle situazioni di ingiustizia, che
assumono il volto delle persone più
vulnerabili della nostra società.
• È necessario continuare il processo di rinnovamento dell’Ordine, sia della vita religiosa, sia della missione, al quale ci esorta la
Chiesa, e che in modo speciale è
stato incoraggiato durante il precedente sessennio.
• È opportuno continuare ad
animare la vita spirituale e comunitaria dei Confratelli, così come la
loro formazione iniziale e permanente, al fine di rafforzare e promuovere la missione che la Chiesa
e l’Ordine ci chiedono in questo
momento. In modo particolare, il
Capitolo vuole promuovere la vocazione alla vita consacrata nell’ospitalità, dedicandovi le risorse
umane e spirituali necessarie. Allo
stesso modo, reputa necessario
promuovere la vocazione all’ospitalità dei nostri collaboratori.
• È doveroso ringraziare e apprezzare la partecipazione e la
presenza dei collaboratori, soprattutto nella missione dell’Ordine,
della quale sono corresponsabili.
Consideriamo essenziale promuovere la trasmissione dei valori e la
formazione dei collaboratori, così
come continuare a sviluppare forme
e modelli di corresponsabilità e di
partecipazione al carisma, alla missione e alla spiritualità dell’Ordine.
• È fondamentale e necessario,
guardando al futuro, continuare a
pensare e a cercare nuove formule
riguardo le strutture dell’Ordine, al
fine di garantirne la continuità, la
presenza e la missione.
LA FAMIGLIA
OSPEDALIERA DI SAN
GIOVANNI DI DIO
L’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, riconosciuto canonicamente dalla Chiesa e costituito
dai confratelli, è andato sviluppandosi lungo la sua storia attraverso
la collaborazione e l’impegno di
molte persone. Questa realtà ci ha
permesso di crescere nella visione
dell’Ordine come Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio. A
questo proposito, condivide il carisma, la missione e la spiritualità con
i collaboratori, secondo l’art. 20
degli Statuti Generali dell’Ordine:
«L’Ospitalità secondo lo stile di San
Giovanni di Dio trascende l’ambito
dei Confratelli che hanno professato
nell’Ordine. Promuoviamo la visione
dell’Ordine come “Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio” e accogliamo, come dono dello Spirito nel
nostro tempo, la possibilità di condividere il nostro carisma, spiritualità e
missione con i Collaboratori, riconoscendone le qualità e i talenti».
In ogni realtà dell’Ordine, secondo
la cultura e il contesto specifici, si
articolano formule diverse, che
rendono possibile ed evidente il
modo di essere e di vivere della
Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio.
Come confratelli, promuoviamo
la visione universale della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni
di Dio con tutte le persone che si
legano all’Ordine e si identificano
con i nostri valori e con la nostra
filosofia, anche se a diversi livelli,
come indica l’art. 22 degli Statuti
Generali: «I Collaboratori possono
essere legati nel carisma, nella spiritualità e nella missione dell’Ordine
ad uno o a diversi dei seguenti livelli:
attraverso il proprio lavoro professionale ben fatto; attraverso la propria
adesione alla missione dell’Ordine,
in base ai loro valori umani e/o convinzioni religiose; attraverso il proprio
impegno di fede cattolica».
La nostra Famiglia, composta da
confratelli e collaboratori, e definita dall’art. 21 degli Statuti Generali,
vuole avere una considerazione
speciale per coloro che sono al
centro della nostra missione, vale a
dire le persone di cui ci prendiamo
cura e i loro familiari. «Sin dall’inizio
l’Ordine ha potuto contare sull’aiuto
dei Collaboratori che partecipano
alle iniziative e alle opere apostoliche, realizzandone le finalità e la
missione. Ai fini dei presenti Statuti
Generali i diversi tipi di Collaboratori
nell’Ordine sono: a) Lavoratori: Sono
le persone che esprimono la propria
capacità di servizio al prossimo nelle
Opere dell’Ordine, con un contratto
di lavoro. b)Volontari: Sono le persone
che dedicano parte di sé, e quindi
del proprio tempo, in modo generoso
e disinteressato, al servizio dell’Ordine e delle sue Opere. c) Benefattori:
Sono le persone che aiutano economicamente, materialmente e/o spiritualmente l’Ordine.
Altri che si legano in modi diversi
all’Ordine, in conformità con i pre-
Chiesa e ospitalità
senti Statuti».
L’Ordine promuove la creazione
di movimenti e associazioni, regolati da Statuti, per i collaboratori
che ne condividono il carisma, la
spiritualità e la missione.
È possibile far parte della Famiglia
Queiroga e Cervellera (a destra): i moderatori.
Ospedaliera di San Giovanni di
Dio attraverso un’adesione formale o non formale, nel rispetto
delle tradizioni e delle culture locali, laddove l’Ordine è presente.
Il Governo Generale animerà le
Province affinché promuovano la
creazione e lo sviluppo della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di
Dio, come espressione dell’impegno di ospitalità nei confronti delle
persone malate e che si trovano
nel bisogno.
LA MISSIONE
La Famiglia Ospedaliera di San
Giovanni di Dio ha come missione principale quella di offrire il miglior servizio possibile ai malati e a
quanti si trovano in una situazione
di bisogno, contribuendo così attraverso l’ospitalità, all’evangelizzazione e al dialogo interculturale e
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interreligioso.
Per realizzare questa missione,
l’Ordine ha definito i valori che la
identificano e che vuole promuovere: ospitalità, qualità, rispetto, responsabilità e spiritualità.
Nel contesto globale e pluralista
del nostro mondo, l’Ordine vuole promuovere la trasmissione di
questi valori attraverso i confratelli
e i collaboratori, così da permeare
lo stile della sua presenza e i suoi
modelli assistenziali.
Per realizzare questa missione, il
Capitolo ha evidenziato la necessità di continuare a incoraggiare e
a sviluppare: la gestione carismatica,
le scuole dell’ospitalità, la collaborazione ad intra e ad extra (Networking) e di continuare a promuovere
l’identità della missione attraverso
le seguenti priorità e proposte:
1. Ogni Opera Apostolica deve
avere un servizio di attenzione
spirituale e religiosa, costituito da
persone adeguatamente formate.
Questo servizio potrà contare su
un piano pastorale, secondo le li-
nee guida e i criteri del documento di Pastorale dell’Ordine: «La
Pastorale secondo lo stile di San
Giovanni di Dio».
2. Consolidare le Commissioni
Generali e Provinciali di Etica e
Bioetica, affinché garantiscano la
formazione e decisioni adeguate
su questi temi in tutto l’Ordine.
3. Promuovere l’insegnamento e
la ricerca in conformità con i criteri
della Carta d’Identità dell’Ordine,
così come il lavoro in rete tra Province, Regioni e Opere Apostoliche.
4. Visto che sin dalle sue origini
l’Ordine ha fatto un’opzione preferenziale per i più poveri, è prioritario stabilire nuove forme di ospitalità per rispondere alle necessità
derivate dall’attuale crisi economica e finanziaria, che sta generando
nuove povertà.
5. Promuovere la presenza di volontari e benefattori nelle nostre
Opere Apostoliche. Creare in
tutte le Province, ove sia possibile, una équipe responsabile per la
promozione e il coordinamento
del volontariato.
Fra Gian Carlo Lapic' (a destra): eletto segretario del Capitolo.
Chiesa e ospitalità
La gestione carismatica
La gestione delle Opere e dei Servizi dell’Ordine si basa sul carisma
e sulla missione di ospitalità di San
Giovanni di Dio.
Si tratta di fare le cose bene e in
modo significativo, seguendo i principi che motivano e definiscono la
nostra Istituzione e la sua missione.
Gli Statuti Generali e la Carta d’Identità descrivono la missione che
è stata affidata all’Ordine, oltre ai
criteri per realizzarla in modo adeguato.
La messa in atto di queste affermazioni, che potrebbero sembrare un po’ astratte, si deve applicare
concretamente secondo i principi
che portano ad un continuo miglioramento e deve essere sottoposta a verifica attraverso valutazioni e revisioni.
In questo modo, si dovrebbe garantire un’evoluzione sostenibile
delle Opere secondo lo spirito di
San Giovanni di Dio.
6. Il documento sulla gestione carismatica nell’Ordine «La gestione
carismatica nell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio.
Guida per la valutazione e il miglioramento della nostra missione
apostolica», dovrà essere messo in
pratica nei diversi servizi assistenziali, secondo la realtà e la situazione concreta, e in accordo con
le diverse culture. Il programma
informatico di valutazione della
gestione carismatica potrà tornare
utile a tal fine.
7. I confratelli e i collaboratori
Fra Aires Gameiro (a destra) e fra Seraphim Schorer
ricevono dal Generale la nomina di scrutatori.
devono essere formati e accompagnati nella gestione carismatica
in base ai principali documenti dell’Ordine: «Carta d’Identità
dell’Ordine»; «La gestione carismatica nell’Ordine Ospedaliero
di San Giovanni di Dio. Guida per
la valutazione e il miglioramento
della nostra missione apostolica»;
«La Pastorale secondo lo stile di
San Giovanni di Dio»; «La formazione dei Collaboratori. Guida per
la formazione sulla filosofia e i valori dell’Ordine»; Forkan Donatus
Lettera circolare «Il nuovo volto
dell’Ordine»; Leone Salvino «L’Etica in San Giovanni di Dio».
8. Riservare un’attenzione speciale alla voce dei nostri assistiti,
al fine di salvaguardarne i diritti e
migliorare la qualità della nostra
offerta assistenziale.
Il progetto dell’Ordine può essere
messo in atto in modo sostenibile
a favore dei malati, delle persone
disabili e di quelle che si trovano
nel bisogno, se esiste una base
economica solida.
9. Per rendere più dinamica l’azione evangelizzatrice e garantirne
lo sviluppo carismatico, le Province
e i Centri dovranno disporre di un
piano strategico, che comprenda
le linee d’azione e il preventivo
economico.
10. Prima di fondare un’Opera, è
necessario realizzare uno studio di
fattibilità: verificare la necessità, le
risorse economiche e quelle umane. Ogni Opera dovrà elaborare
e valutare un piano finanziario a
breve e a lungo termine, per valutare la fattibilità dell’Opera stessa.
11. L’autonomia economica di
alcune Opere sociali dell’Ordine
nei Paesi o nelle Regioni meno
favorite, difficilmente potrà essere
raggiunta.Tuttavia, bisognerà considerare attentamente il valore della
loro testimonianza carismatica.
12. Il Capitolo ribadisce il valore
della elemosina, secondo la tradizione dell’Ordine. Di conseguenza,
esorta le Province a incoraggiare
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Chiesa e ospitalità
la raccolta fondi con le forme attuali, e chiede a chi si occupa della gestione dei fondi di agire con
trasparenza e rendendo conto di
questa gestione.
Le Scuole dell’Ospitalità
La formazione nel campo dell’ospitalità deve portarci a una dinamica di continua crescita ed
approfondimento di concetti, atteggiamenti e comportamenti che
ci identificano come persone che
praticano l’ospitalità.
Le Scuole dell’Ospitalità hanno
come obiettivo la promozione
della cultura e la formazione all’ospitalità, nei luoghi in cui l’Ordine
è presente.
Questa formazione, che comprende sia gli aspetti cognitivi, sia
quelli esperienziali, è uno spazio
comune per confratelli e collaboratori, in cui troviamo un arricchimento reciproco, animandoci a
vicenda per continuare ad approfondire i valori e i principi (Cfr. SG,
art. 50) che derivano dall’ospitalità.
Questa formazione include gli ele-
Visita alla chiesa di Montemor-o-novo dove fu battezzato il Fondatore.
menti teorici e pratici raccolti nel
documento dell’Ordine sulla formazione dei collaboratori: «La formazione dei Collaboratori. Guida
per la formazione sulla filosofia e i
valori dell’Ordine».
13. Si propone di effettuare una
valutazione del lavoro realizzato
dalle Scuole dell’Ospitalità già esistenti – valutazione della formazione, dei programmi pedagogici
e della loro applicazione nella pratica della missione – e promuo-
Il gruppo italiano presente al Capitolo in una fase di lavoro.
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verne la creazione nelle Province
e Delegazioni in cui non fossero
ancora presenti.
14. Studiare la possibilità di istituire un centro internazionale di
formazione e spiritualità per confratelli e collaboratori, ad esempio
a Granada, che promuova l’obiettivo di ciò che si realizza nelle
Scuole dell’Ospitalità.
La collaborazione
ad intra e ad extra
Il Capitolo ha preso coscienza delle
possibilità che offre il poter condividere e collaborare come Ordine
presente in tutti i Continenti, per
aiutarci reciprocamente nello sviluppo e nella promozione del carisma e della missione di ospitalità.
Il Capitolo ha espresso l’importanza
di continuare a fare dei passi avanti
e potenziare gli incontri e le commissioni per Regioni: Africa, America, Asia-Pacifico e Europa, mantenendo allo stesso tempo l’unità e la
comunione con tutto l’Ordine.
Chiesa e ospitalità
Come aspetti prioritari, il Capitolo
propone di:
15. Migliorare lo scambio reciproco di conoscenze ed esperienze accumulate dall’Ordine lungo
la sua storia, attraverso il lavoro in
rete e utilizzando le nuove tecnologie per la comunicazione.
16. Promuovere i Gemellaggi tra
Opere che realizzano attività simili,
per migliorare la missione, le tecniche e la formazione.
17. Promuovere la collaborazione con la pubblica amministrazione, al fine di cooperare nella definizione delle politiche socio-sanitarie.
18. Richiedere finanziamenti alle
pubbliche amministrazioni e ad
altre istituzioni, per portare avanti dei progetti che favoriscano la
cura e l’assistenza alle persone e ai
gruppi meno favoriti.
19. Favorire e incoraggiare lo
scambio di persone, confratelli e
collaboratori, che occasionalmente
o con cadenze periodiche, possano
appoggiare o collaborare a progetti di altre Province, oltre a condividere conoscenze ed esperienze.
20. Il Governo Generale, attraverso l’Ufficio Missioni e Cooperazione Internazionale:
- Promuoverà e coordinerà la
solidarietà nell’Ordine.
- Stabilirà formule di collaborazione economica fattibili, che aiutino la sostenibilità e lo sviluppo di
tutte le Opere.
- Raccoglierà e pubblicherà le
informazioni su tutto quanto viene realizzato a livello dell’Ordine
nell’ambito della cooperazione.
I CONFRATELLI
«Il ruolo del religioso deve essere
può essere paragonato al lievito nel
pane (…), deve dare una testimonianza viva della sequela radicale
di Gesù, manifestando chiaramente
il carisma che ha ricevuto, alla cui
missione orienta e destina la propria
vita» (Cfr. Forkan op. cit., 3.2.2).
In virtù del dono ricevuto e della loro consacrazione, i confratelli sono i depositari del carisma e
hanno il dovere di conservarlo e
di svilupparlo nel tempo, trasmettendo lo spirito di San Giovanni di
Dio a quanti lavorano con loro.
Il Capitolo ha sottolineato varie
Pertanto è prioritario riservare
un’attenzione speciale alla promozione delle nuove vocazioni, alla
qualità della formazione iniziale e
permanente dei confratelli e a uno
stile di vita comunitaria rinnovato,
autentico e coerente con quanto
siamo chiamati a vivere.
La promozione vocazionale
21. Creare una Commissione
di Pastorale Vocazionale presso la
Curia Generalizia e nelle diverse
Regioni dell’Ordine, e incoraggiarle a lavorare in rete coinvolgendo
anche i collaboratori nelle riflessioni e nelle azioni che realizzano.
22. Promuovere nell’Ordine un
anno dedicato alla pastorale voca-
Religiosi e laici della nostra Provincia.
volte, nell’ambito delle riflessioni
che hanno avuto luogo, la necessità di lavorare nel prossimo sessennio al rinnovamento della vita
religiosa e spirituale dei confratelli,
sottolineando l’importanza della
coerenza tra vita di preghiera e
vita apostolica.
zionale nell’ospitalità. Per questo si
suggerisce che le Province, le Delegazioni e le Comunità collaborino con altre istituzioni della Chiesa. Saranno forniti i mezzi necessari, con uno stile di comunicazione
adattato al linguaggio di oggi.
23. Sottolineare la specificità del-
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
13
Chiesa e ospitalità
la vocazione del Fatebenefratello,
vale a dire l’ospitalità offerta ai poveri e ai malati.
La formazione
La nostra formazione, iniziale e
permanente, è tutta orientata a
rispondere alle necessità della nostra missione, e a vivere la nostra
consacrazione religiosa secondo
quanto ci chiede la Chiesa nel momento attuale.
24. Applicare in tutto l’Ordine il
documento di formazione dei Fatebenefratelli: «Progetto Formativo dei Fatebenefratelli», adattandolo sia alle realtà locali e culturali,
sia alle circostanze attuali.
25. Integrare nei programmi di
formazione i documenti pubblicati di recente dall’Ordine, specialmente quello sulla Spiritualità:
«Il camino di ospitalità secondo lo
stile di San Giovanni di Dio. Spiritualità dell’Ordine». Elaborare a
livello dell’Ordine le linee guida
per valutare la formazione e la sua
La segreteria al lavoro.
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Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
assimilazione.
26. Provvedere alla qualità della
formazione dei formatori, prevedere l’aggiornamento dei formatori e realizzare incontri regionali
e/o interprovinciali.
27. Durante la tappa dei voti
temporali aiutare i confratelli a
perseverare nella loro vocazione,
identificandosi sempre più con il
carisma, la spiritualità e la missione di San Giovanni di Dio. A tal
fine, si dovranno offrire i necessari
mezzi materiali e umani, insistendo
sull’accompagnamento personale.
28. Continuare, a livello dell’Ordine, con i corsi di preparazione
alla professione solenne.
Il Capitolo ha ribadito la necessità
imperativa che si definiscano programmi di formazione permanente nelle Province e nelle Regioni,
così come specificato nell’art. 89
degli Statuti Generali: «In conformità con l’art. 61 di questi Statuti
Generali, le Province abbiano un piano di formazione permanente. Le
Comunità devono includere un programma di formazione permanente
nel loro Progetto Comunitario. Ogni
Confratello deve realizzare, in modo
responsabile e attivo, un proprio piano di formazione permanente, in
sintonia con quelli della Comunità e
della Provincia».
29. Continuare a promuovere il
processo di rinnovamento, insistendo sulla vita spirituale dei confratelli.
30. Organizzare seminari e incontri per i confratelli, affinché
possano assimilare i recenti documenti dell’Ordine.
La vita comunitaria
Alla luce della situazione attuale, il
Capitolo ribadisce che i confratelli e le Comunità sono chiamati a
svolgere un compito fondamentale nella missione dell’Ordine.
Per questo il Capitolo propone di:
31. Tutelare e promuovere una
vita comunitaria che permetta il
rinnovamento della vita spirituale dei confratelli, il rafforzamento
della fraternità, la revisione di vita,
la correzione fraterna, e un approfondimento nella condivisione della vita di fede.
32. Costituire forme alternative
di vita comunitaria, includendo
quei collaboratori che si sentono
chiamati a vivere con maggiore
intensità il carisma e la missione
dell’Ordine, così come previsto
dagli artt. 26 e 28 degli Statuti Generali: «I Collaboratori che si sentono chiamati ad una partecipazione
Chiesa e ospitalità
più attiva nel carisma, nella spiritualità e nella missione dell’Ordine
insieme ai Confratelli, possono costituire organizzazioni o movimenti
nelle Province. Essi dovranno avere
statuti o regolamenti propri e protocolli di affiliazione che devono ricevere l’approvazione del Definitorio
Generale, su proposta del Superiore
Provinciale e il suo Consiglio. Il Superiore Generale e il suo Consiglio
coordinino le diverse iniziative delle
organizzazioni o movimenti creati
nelle Province» (art. 26). «Le Province possono costituire, in modo prov-
visorio o permanente, Comunità per
condividere alcuni aspetti della propria vita religiosa-ospedaliera con i
Collaboratori. Il Superiore Provinciale
e il suo Consiglio definiscano la normativa atta a regolare le suddette
Comunità» (art. 28).
PICCOLI FRATELLI DEL
BUON PASTORE
L’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, nel suo LXVIII Capitolo Generale, dà il benvenuto ai
Piccoli Fratelli del Buon Pastore e
I Piccoli Fratelli del Buon Pastore.
CONTRIBUTO DEI “GIOVANI”
CONFRATELLI E COLLABORATORI
Stimati confratelli e collaboratori,
membri della Famiglia di San Giovanni di Dio convocati al LXVIII
Capitolo Generale del nostro Ordine Ospedaliero.
A suo tempo siamo stati convo-
cati dall’attuale Governo Generale
per condividere, discutere ed elaborare i nostri progetti, pensieri,
opinioni e proposte di fronte al
futuro e al cammino di Ospitalità
che tutti dobbiamo percorrere,
accetta la loro richiesta di unirsi al
nostro Ordine.
Il Capitolo incoraggia tutti i membri della Famiglia Ospedaliera di
San Giovanni di Dio a considerare la fusione dei due Istituti come
fonte di arricchimento reciproco.
Il processo di preparazione per
raggiungere la completa unione
dovrà essere portato avanti con la
massima attenzione.
PROPOSTE VARIE
33. Che il prossimo Capitolo
Generale sia organizzato con due
tappe differenziate: la prima aperta ai collaboratori e dedicata alla
missione; la seconda riservata ai
confratelli, per trattare i temi relativi alla vita religiosa.
34. Al fine di promuovere una
migliore animazione dell’Ordine,
il Capitolo chiede al nuovo Governo Generale di presentare alla
prossima Assemblea dei Superiori
Maggiori una proposta di riorganizzazione della Curia Generalizia.
facendo così parte del progetto
comune dell’Ospitalità.
Con la semplicità che ci caratterizza come confratelli e collaboratori,
più che come rappresentanza del
numero di giovani che oggi si impegnano nei confronti del Carisma
di San Giovanni di Dio, vogliamo
far pervenire il frutto del lavoro
che abbiamo elaborato, per prima
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
15
Chiesa e ospitalità
cosa a livello personale nel nostro
luogo di lavoro, e successivamente
tutti insieme, a Roma, come gruppo di 30 persone.
Con quanto ci accingiamo ad
esporvi, e dai molti contributi
che sono scaturiti dopo la prima
redazione di questo documento,
vogliamo trasmettervi un messaggio di speranza e di fiducia nel
futuro di questo progetto, quello
di Giovanni di Dio e di tutti noi.
Crediamo in esso, crediamo che la
nostra missione abbia senso e che
sia valida, oggi più che mai. Confidiamo nell’amore di Dio e nella
sua misericordia verso di noi, e gli
affidiamo tutte le nostre capacità
e le nostre speranze.
Vi chiediamo di accoglierli per ciò
che sono: suggerimenti, idee, proposte e anche sogni di un Ordine
che, nelle sue prospettive per il
futuro, non può mai dimenticare
l’impronta di San Giovanni di Dio,
il quale ci ricorda come:
«Dato che tutti miriamo a un medesimo traguardo, benché ognuno
cammini per la propria strada, sarà
bene che ci facciamo forza gli uni
gli altri».
Su questa base, radicati nella Fede
per il Signore Misericordioso e
guidati dalla Vergine Maria, proponiamo quanto segue:
1. Incoraggiare e fare passi avanti
in tutto ciò che attiene la comunicazione interna ed esterna, condivisa a livello dei centri e della vita
dell’Ordine, creando e potenziando
dei meccanismi che possano gestire
le tecnologie attuali per diffondere
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Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
un maggior senso di appartenenza
da parte di tutti. Inoltre, consideriamo particolarmente importante
promuovere e incoraggiare Reti
Internazionali, Forum e spazi di incontro tra collaboratori e confratelli, che aiutino a progredire sia in
ambito professionale, sia nell’esperienza di vivere il Carisma in tutte
le sue espressioni, usufruendo in
modo particolare delle nuove tecnologie, e attraverso pubblicazioni
sulla pagina web dell’Ordine, per
poter condividere conoscenze e
pratiche professionali, oltre a questioni attinenti le espressioni di vita
comunitaria del carisma.
2. Suggerire e diffondere la proposta di celebrare e inaugurare un
“Anno Vocazionale nell’Ospitalità”
a livello di tutto l’Ordine e delle
Congregazioni affini, come le Suore
Ospedaliere e le Suore di San Giovanni di Dio, come un lavoro congiunto che ci proietti verso il futuro.
3. Consideriamo necessario, nella
nostra cultura attuale, poter ottimizzare le risorse umane a livello
di organizzazione interna, appoggiando l’unificazione delle Province e/o degli Organismi Interprovinciali.
4. Continuare a potenziare o a
creare canali concreti e operativi per accogliere ed ascoltare le
persone assistite nei nostri Centri,
come elementi integrati e quotidiani della dinamica e della gestione dei centri stessi.
5. Considerando Granada come la culla delle nostre radici e
dei nostri principi come Famiglia,
proponiamo di creare un “Centro
Formativo” aperto nella sua composizione a confratelli e collaboratori, che abbia come missione
l’Accoglienza dei Pellegrini, oltre
ad essere un centro di riferimento
per la Formazione e la Spiritualità dell’Ospitalità con un progetto concreto elaborato a tal fine.
Questo Centro Formativo dipenderà dalla Curia Generalizia.
6. Agevolare e creare piccole
“Cellule di Ospitalità” concrete a
livello dei Centri o delle Province,
di attenzione e servizio alle nuove
povertà o situazioni di necessità
e/o emarginazione, che possano
essere assistite a livello olistico da
confratelli e collaboratori motivati
e animati dallo stile di San Giovanni di Dio. Creare una Commissione che si occupi delle nuove
povertà o situazioni di necessità
e/o emarginazione, proponendo
soluzioni ai problemi emergenti.
7. Stabilire protocolli concreti che
facilitino sia i gemellaggi reali dei
Centri, sia l’interscambio di operatori professionali per dei periodi
concreti, al fine di favorire l’arricchimento personale e di gruppo,
sempre nell’adempimento delle
normative del caso.
8. Proponiamo la costituzione
di Gruppi di Pastorale Giovanile
Vocazionale nelle diverse aree
dell’Ordine nel mondo che, tra
le altre cose, si facciano carico di
promuovere e animare le diverse
Vocazioni all’Ospitalità, specialmente per la vita religiosa come
Fatebenefratelli.
9. Potenziare la formazione all’Ospitalità dei collaboratori, che li
Chiesa e ospitalità
aiuti a conoscere e ad approfondire il Carisma dell’Ospitalità e la Storia dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio.
Confidiamo nella presenza
dello Spirito Santo, affinché
in questi giorni ci accompagni e ci illumini nel lavoro che
ciascuno di noi è chiamato a
realizzare, e vi assicuriamo la
nostra vicinanza e il nostro ricordo nella preghiera, nei nostri luoghi di origine.
Il Gruppo dei Giovani Fatebenefratelli, confratelli e collaboratori, col Generale.
MESSAGGIO DEI COLLABORATORI
PARTECIPANTI AL CAPITOLO
Cari confratelli, da oltre 25 anni
state promuovendo la partecipazione dei collaboratori alla missione di ospitalità dell’Ordine. Ci
avete aperto le porte della vostra
Famiglia religiosa, per accoglierci
nel campo della vostra missione al
servizio degli ammalati e dei bisognosi, come faceva San Giovanni
di Dio nella Granada del XVI secolo.
L’alleanza con i collaboratori per
servire e promuovere la vita è
stata inizialmente vista dall’Ordine come una collaborazione nel
compiere insieme una stessa missione, per poi diventare un vincolo
più stretto che è stato denominato Famiglia Ospedaliera di San
Giovanni di Dio, della quale siete
il nucleo ispiratore mediante la
vostra consacrazione religiosa e la
vostra testimonianza attiva. Ci invitate ora a partecipare a questa Famiglia affinché, come collaboratori,
apportiamo al servizio dell’ospitalità non solo il nostro contributo
professionale o di pura solidarietà, ma anche i principi e i valori
dell’Ordine che, una volta recepiti,
danno un senso al nostro lavoro e
lo arricchiscono.
Oggi molti collaboratori, in diverse
parti del mondo, aderiscono alla
missione di ospitalità con situazioni personali, legami e impegni
di diverso tipo. In questo modo,
confratelli e collaboratori portano
Fatima, 26 ottobre 2012
avanti il progetto che San Giovanni di Dio avrebbe voluto realizzare ancora oggi. Questa diversità
inclusiva, in cui tutti trovano uno
spazio per svolgere il proprio lavoro con dedizione, è già di per sé
segno di Ospitalità.
La crescente corresponsabilità
tra confratelli e collaboratori, nel
servizio alla persona umana più
vulnerabile, è per noi una dimostrazione della fiducia reciproca –
di cui siamo riconoscenti – della
quale beneficiano milioni di persone nei cinque Continenti. Tuttavia,
l’esercizio della corresponsabilità
comporta l’esigenza di assimilare
un modo di essere, di sentire e
agire secondo lo stile di San Giovanni di Dio.
Riteniamo pertanto doveroso rafforzare e approfondire sempre di
più questi vincoli e vi chiediamo di
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
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Chiesa e ospitalità
continuare a trasmetterci la forza
di San Giovanni di Dio, soprattutto nelle circostanze e nei luoghi in
cui non abbiamo ancora assunto,
come vorremmo, la responsabilità
alla quale ci chiamate.
Auspichiamo che si intensifichi la
formazione dei collaboratori nelle
Scuole dell’Ospitalità, al fine di migliorare la qualità carismatica del
nostro impegno e di studiare i criteri etici, scientifici, amministrativi,
pastorali e umanizzanti che sono
oggi quanto mai necessari per realizzare il servizio agli ammalati e ai
poveri. Riteniamo che il presente
e il futuro dell’Ordine saranno garantiti nella misura in cui sapremo
mantenere questa stretta relazione.
La diminuzione delle vocazioni alla
vita religiosa ci preoccupa. Siamo
uniti a voi nella preghiera affinché
lo Spirito Santo guidi le nuove vocazioni verso l’Ordine Ospedaliero. Confidiamo tutti nelle decisioni
che saranno adottate dal Capitolo
Generale nel campo della pastorale vocazionale, affinché i confratelli possano continuare ad essere
per noi una guida morale.
Contate su di noi. Vogliamo portare avanti il progetto di San Giovanni di Dio. Vogliamo assumere
in modo sempre più deciso la
nostra parte di responsabilità nella gestione congiunta delle opere
apostoliche dell’Ordine, non solo
dal punto di vista tecnico, amministrativo o medico-scientifico, ma
anche nell’ottica dell’attuazione
pratica dei valori dell’Ospitalità.
Aiutateci a superare i nostri li-
miti ed offriteci la testimonianza
dell’Ospitalità che ci guida sulle
orme di San Giovanni di Dio.
Vi ringraziamo per queste giornate di preghiera, di riflessione,
di preoccupazioni e di speranze
condivise. L’atmosfera di fraternità che si è instaurata ha consentito di rinsaldare ancora di
più i nostri legami. In particolare,
abbiamo vissuto con speranza e
con gioia il progetto di fusione
con i Piccoli Fratelli del Buon Pastore. Fra Mathias, un altro “pazzo
d’amore”, e la sua opera saranno
sicuramente per noi un esempio
di Ospitalità.
Grazie per averci permesso di
partecipare alla costruzione di un
progetto di Ospitalità per il nuovo sessennio che sta per iniziare.
Riteniamo che questo percorso
possa essere così caratterizzato:
- accoglienza indiscriminata di
tutte le persone bisognose;
- internazionalizzazione e solidarietà;
- apertura ad intra e ad extra;
- partecipazione dei giovani,
confratelli e collaboratori;
- consolidamento delle strutture amministrative per poter
affrontare il futuro a livello di Curia Generale, Province e Centri;
- complementarietà, per consentire ai confratelli e ai collaboratori di adempiere ai loro compiti;
- comunione, affinché il progetto di San Giovanni di Dio continui a crescere e ad attirare un
maggior numero di persone a
beneficio delle persone malate,
vulnerabili ed emarginate.
In questo clima di corresponsabilità, potremo elaborare insieme
programmi di assistenza integrale, facendoci portatori della misericordia di Dio soprattutto nei
confronti dei più sofferenti e dei
più disperati.
Un ringraziamento al Consiglio
Generale uscente per il lavoro
realizzato, e per i frutti che ne
sono conseguiti. Formuliamo i
nostri migliori auguri al nuovo
Consiglio Generale e ci mettiamo a sua completa disposizione.
Due momenti della celebrazione nella Cappella dell’Apparizione di Fatima.
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Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
Chiesa e ospitalità
La partecipazione al Capitolo
Generale è stata per noi un’esperienza entusiasmante e arricchente, che proietta la Famiglia
Ospedaliera di San Giovanni di
Dio verso il futuro con un cuore
rinnovato.
Ci affidiamo all’intercessione di
DISCORSO DI CHIUSURA
Fra Jesús Etayo Superiore Generale
Cari confratelli e collaboratori della Famiglia di San Giovanni di Dio,
Caro Superiore Generale e
Confratelli del Buon Pastore,
siamo giunti al termine del
nostro LXVIII Capitolo Generale, che per tre settimane abbiamo celebrato in questo bel luogo del Portogallo, nel Santuario
di Fatima, meta di pellegrinaggio
di tanti credenti di tutto il mondo, che giungono qui, ai piedi di
Maria e del Signore. Anche noi
siamo giunti qui chiedendo la
loro intercessione e quella del
nostro Padre Fondatore, San
Giovanni di Dio, la cui immagine
si staglia maestosa sul Santuario,
come uno dei grandi Santi del
Portogallo.
L’ambiente che circonda il Santuario ha contribuito a farci vivere il nostro incontro capitolare
in un clima di fede e di preghiera,
necessario e fondamentale per il
suo buon andamento. È stato
un buon Capitolo, in cui lo Spirito Santo, che abbiamo invocato tante volte, ha fatto sentire la
sua presenza guidando i lavori e
soprattutto orientando il futuro
del nostro amato Ordine, che
Nostra Signora di Fatima e di San
Giovanni di Dio, affinché ci aiutino a realizzare il nostro sogno
condiviso.
si dispone con realismo, fede e
speranza ad affrontare le sfide
cui ci pongono di fronte il mondo, la Chiesa e le persone che
soffrono.
Desidero ringraziare i confratelli capitolari e tutta la Famiglia di
San Giovanni di Dio per la fiducia che avete riposto in me per
guidare, come Superiore Generale, la vita della nostra istituzione. Alcuni di voi lo hanno fatto
attraverso il processo elettivo
che il Capitolo ha vissuto nel
momento preposto; molti altri
con la loro dimostrazione di affetto, fiducia e vicinanza espresse in forme diverse, con lettere,
chiamate telefoniche, messaggi
di posta elettronica o di persona.
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
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Chiesa e ospitalità
Assumo questa elezione con
grande emozione e senso di responsabilità, perché tutti conosciamo le difficoltà che esistono,
ma allo stesso tempo con una
forte sensazione di pace, perché
come ho già detto abbiamo avvertito la presenza dello Spirito
del Signore, e sono certo che
Lui, che ha voluto questa elezione, sarà sempre accanto a me e
mi guiderà lungo le strade più
giuste da prendere. Lo assumo
anche come un servizio che il
Signore e l’Ordine mi chiedono,
riconoscendo le mie povertà e
le mie limitazioni, ed essendo
consapevole che avrò bisogno
dell’aiuto del Signore, dell’ispirazione permanente di San Giovanni di Dio, nostro Fondatore,
e dell’aiuto di tutti, confratelli e
collaboratori, per poter portare
avanti la missione che mi viene
affidata.
Ringrazio anche il Capitolo per
la fiducia che mi ha espresso
nell’eleggere i confratelli che, assieme a me, avranno la missione
di Governo dell’Ordine, e concretamente ringrazio ciascuno di
loro per aver accettato di condividere con me questa responsabilità. Senza alcun dubbio, per
tutti noi è anche un grande onore poter servire in questo modo
il nostro Ordine.
Fedeli a Giovanni di Dio
La sua ispirazione e la sua vicinanza ci hanno accompagnati
durante tutti questo tempo, e
20
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
sono certo che sarà contento
anche del lavoro realizzato e degli orientamenti che i suoi figli e
la sua famiglia hanno approvato,
per continuare a concretizzare
nella realtà il carisma e la missione dell’Ospitalità nel nostro
mondo che cambia continuamente e con diversi contesti
culturali.
L’esperienza della misericordia di
Dio che egli sperimentò e visse
sulla propria pelle produsse nel
suo cuore una sensibilità squisita per le persone che si trovavano nel bisogno, arrivando ad
identificarsi con il Cristo povero,
facendosi povero con i poveri,
i malati e i bisognosi. Abbiamo
molte espressioni sue e di chi lo
conosceva che ce lo dimostrano.
Ne segnalo una soltanto:
«li ho visti così poveri e così malconci, che mi spezzarono il cuore… li soccorsi come potevo, perché andavo di fretta per trattare
con il maestro Avila, ma non diedi
loro come avrei voluto» (Prima
Lettera di San Giovanni di Dio
alla Duchessa di Sessa, 15).
Fratelli, anche a noi oggi succede la stessa cosa: sono tante le
necessità di ogni tipo cui oggi ci
troviamo di fronte, che in alcuni
luoghi sono aumentate ed aggravate dalla crisi mondiale che
stiamo vivendo, alle quali non
riusciamo a dare una risposta.
Come Giovanni di Dio, anche
noi siamo chiamati a vivere profondamente l’esperienza della
misericordia di Dio o dell’O-
spitalità di Dio verso ciascuno
di noi, per avere un cuore misericordioso, sensibile, aperto e
accogliente nei confronti di tutti,
specialmente dei più sofferenti e
dei più bisognosi. Una sensibilità che non è sentimentale, ma
spirituale, capace di mettere in
moto tutta la persona, fino al
punto di soffrire quando non si
può fare di più.
Il presente e il futuro, del quale
a volte parliamo come se avessimo dei dubbi, si basano fondamentalmente sulla fedeltà allo
spirito del Fondatore, essendo
testimoni di fronte al mondo
dell’amore di Dio, traboccante
di misericordia e di tenerezza
verso tutti, in particolare nei
confronti dei più vulnerabili e
bisognosi. Vivendo così, San Giovanni di Dio aprì una nuova via
per la santità e iniziò da solo un
progetto, e in pochissimo tempo diede il via ad un movimento
di ospitalità che è giunto fino ai
giorni nostri. Si tratta di un progetto di Dio, un progetto emozionante, e che tutti noi che facciamo parte della Famiglia di San
Giovanni di Dio siamo chiamatia
vivere con entusiasmo, speranza
e determinazione.
Desidero che San Giovanni
di Dio sia presente ogni giorno nella mia vita, come guida e
come fonte di ispirazione, e che
soprattutto illumini le decisioni che dovremo prendere, ma
anche che mi aiuti a crescere
nell’esperienza dell’amore mise-
Chiesa e ospitalità
Fra Etayo e fra Forkan: passaggio di consegne tra "Generali".
ricordioso di Dio e nella sensibilità del cuore verso i confratelli,
i collaboratori, i malati e tutte
le persone con le quali verrò a
contatto.
Invito anche voi a vivere identificati con lo spirito e l’ispirazione
di San Giovanni di Dio.
«Se considerassimo quanto è
grande la misericordia di Dio, non
cesseremmo mai di fare il bene
mentre possiamo farlo, poiché,
mentre noi diamo per suo amore ai poveri quello che Lui stesso
ci dà, Egli ci promette il cento per
uno nella beatitudine del cielo. O
felice guadagno e usura!» (Prima
Lettera di San Giovanni di Dio
alla Duchessa di Sessa, 13).
Anno della fede e
rinnovamento dell’Ordine
L’11 ottobre del 2011, il Santo Padre Benedetto XVI, con
il Motu Proprio Porta fidei, ha
proclamato l’Anno della Fede,
che ha avuto inizio l’11 ottobre
2012, data in cui si commemora
il 50° anniversario dell’apertura
del Concilio Ecumenico Vaticano
II, e che si concluderà il 24 novembre 2013, nella solennità di
Nostro Signore Gesù Cristo Re
dell’Universo.
«L’Anno della fede è un invito ad
un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore
del mondo… Desideriamo che
questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare
la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e
speranza… Per fede uomini e
donne hanno consacrato la loro
vita a Cristo, lasciando ogni cosa
per vivere in semplicità evangelica l’obbedienza, la povertà e la
castità, segni concreti dell’attesa del Signore che non tarda a
venire… Per fede, nel corso dei
secoli, uomini e donne di tutte
le età, il cui nome è scritto nel
Libro della vita (cfr Ap 7, 9; 13, 8),
hanno confessato la bellezza di
seguire il Signore Gesù là dove
venivano chiamati a dare testimonianza del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione, nella vita pubblica, nell’esercizio dei carismi e ministeri ai quali
furono chiamati… L’Anno della
fede sarà anche un’occasione
propizia per intensificare la testimonianza della carità… La fede
senza la carità non porta frutto
e la carità senza la fede sarebbe
un sentimento in balia costante
del dubbio. Fede e carità si esigono a vicenda, così che l’una
permette all’altra di attuare il
suo cammino» (Benedetto XVI,
Porta Fidei, Roma).
La Chiesa ci offre una grande
opportunità per approfondire
e rinnovare la nostra fede, per
crescere nell’unione con Mistero
di Cristo e, in definitiva, affinché
la nostra vita spirituale di consacrati e di laici si rafforzi, così da
poter essere testimoni dell’amore misericordioso di Dio, con
semplicità e con passione evangelica.
L’Anno della Fede costituisce
anche per noi una chiamata a
continuare e ad approfondire il
rinnovamento della nostra vita e
di tutta la Famiglia Ospedaliera
di San Giovanni di Dio. È un processo che ha avuto inizio anni fa,
ma che non si è ancora concluso, e che forse non avrà fine,
perché la sua essenza consiste
nella crescita spirituale permanente, a partire dalla conversione personale, l’unica che rende
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
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Chiesa e ospitalità
I Vocali della nostra Provincia Lombardo-Veneta.
possibile un vero rinnovamento,
un autentico cambiamento di
atteggiamenti e comportamenti.
È l’unica cosa capace di alimentare gli ideali, di entusiasmare, di
appassionare e di farci abbandonare gli atteggiamenti di apatia,
scoraggiamento e prostrazione,
per aprirci alla speranza.
Confratelli e collaboratori, abbiamo un grande compito davanti a noi: quello di continuare a
rinnovare le nostre vite e la vita
della nostra Istituzione. In continuità con i precedenti Superiori
Generali, e specificatamente con
Fra Donatus Forkan, voglio continuare a promuovere il rinnovamento della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio, nelle
sue forme e soprattutto nei suoi
contenuti, nella fedeltà al Vangelo, al nostro Fondatore San Giovanni di Dio, alla Chiesa e alle
diverse realtà sociali e culturali
22
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
in cui operiamo.
La Famiglia Ospedaliera
di San Giovanni di Dio
Il Capitolo Generale ha esaminato e approvato le linee
fondamentali per continuare a
lavorare sulla Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio. La
visione dell’Ordine come Famiglia era stata accolta e approvata dall’Ordine nel precedente
Capitolo Generale, celebrato a
Guadalajara (Messico), nel 2009,
così come appare nell’articolo
20 degli Statuti Generali.
Si tratta di una visione accertata, che è sempre stata presente
tra noi, e che ora vogliamo promuovere e incentivare aprendo
le porte a moltissime persone,
che ogni giorno si uniscono a
noi per realizzare la missione di
Ospitalità. Formiamo, pertanto,
un grande movimento, uniti dal-
la figura di San Giovanni di Dio,
dalla missione, dalla spiritualità e
dal carisma dell’ospitalità, capace
di generare una forza evangelica
in favore dei malati, dei poveri e
di quanti si trovano nel bisogno.
Questo modo di proiettare il
nostro futuro risponde alla tradizione dell’Ordine, e all’invito che
ci rivolge la Chiesa a condividere
il nostro carisma, la missione e la
spiritualità con i laici. Come ha
detto di recente Benedetto XVI,
più che collaboratori essi sono
realmente corresponsabili della
missione della Chiesa, e pertanto della nostra missione di ospitalità (Cfr. Benedetto XVI, Messaggio al forum internazionale
dell’Azione Cattolica. 10 agosto
2012).
Certamente, cari confratelli e
collaboratori, abbiamo ancora
molta strada da fare, e molte
cose da chiarire nella vita della
nostra Famiglia Ospedaliera di
San Giovanni di Dio. Viviamo in
un’epoca in cui i cambiamenti
avvengono così rapidamente da
non permettere di consolidare
le cose, ma dobbiamo vederlo
come un processo, una strada
che dobbiamo continuare a percorrere e, certamente, se proseguiremo su questa strada troveremo le soluzioni più giuste e i
chiarimenti necessari.
Vorrei ringraziare tutti i collaboratori della nostra Famiglia, per il
loro impegno nei confronti della
missione dell’Ordine, e li invito a
continuare a sentirsi sempre più
Chiesa e ospitalità
identificati con i nostri principi
e valori, per continuare ad offrire al mondo la testimonianza
dell’ospitalità.
Un ringraziamento molto speciale a voi, collaboratori che
avete partecipato al Capitolo
Generale, per i vostri contributi,
per averci dedicato interamente il vostro tempo, per le vostre
dichiarazioni a supporto e, in
modo particolare, per l’impegno,
l’affetto e la vicinanza all’Ordine.
Una vita consacrata
appassionata per Cristo,
per i malati e i bisognosi
In San Giovanni di Dio, nei nostri
Santi e Beati, così come in tanti
nostri altri confratelli, abbiamo
un chiaro esempio del fatto che
una vita consacrata appassionata
per Cristo e per l’umanità sofferente è la fonte del rinnovamento, della speranza per il nostro
Ordine e della felicità per ogni
confratello. È altresì la fonte e la
base fondamentale per una pastorale vocazionale rinnovata.
Molti di loro hanno iniziato da
soli e dal niente, ma la passione
e la forza di Dio li ha portati a
creare o a restaurare l’Ordine.
Sono stati dei veri testimoni e
profeti, che non sono stati ignorati, ma tutto il contrario.
Concludendo il Capitolo, vorrei rivolgere un appello a tutti i
confratelli ad essere audaci, coraggiosi e intraprendenti, superando le difficoltà e aprendosi
alla speranza. Vi esorto a cerca-
re la felicità della nostra vita, in
una dedizione totale per amore
a Cristo e ai poveri, ai malati e
a quanti si trovano nel bisogno;
a vivere radicati in una vita spirituale profonda e curata, una vita
comunitaria fraterna e una vita
apostolica in cui ciascun confratello si senta protagonista attivo
dell’ospitalità, nel luogo in cui
vive, secondo la sua età, il suo
stato di salute e la sua preparazione professionale e pastorale.
È necessario consolidare la vita
fraterna in comunità, con creatività e fedeltà, cercando nuove
forme se è necessario, potenziando la comunità provinciale,
interprovinciale e regionale, ma
facendo sì che ogni confratello
abbia perlomeno una comunità
di riferimento, della quale possa
sentirsi parte, e della quale possa condividere la vita, la fede, la
fraternità e la missione.
In questi tempi di crisi globale, i
religiosi e pertanto noi confra-
telli, siamo chiamati ad assumere
uno stile di vita che sia coerente
con questa realtà. Questa situazione ci colpisce direttamente, e
si deve notare nel nostro stile di
vita, che deve essere semplice e
austero, eliminando il superfluo
e mostrandoci sensibili e solidali
con le persone che ci circondano e che stanno attraversando
delle difficoltà.
Solo così noi confratelli potremo
realizzare una pastorale vocazionale che possa attirare nuove
persone al nostro Istituto, che
vedranno in noi l’entusiasmo e
la passione per la nostra vocazione. In questo senso, tutti siamo chiamati ad essere membri
attivi della pastorale vocazionale.
Ovviamente, sarà necessario allo
stesso tempo elaborare dei piani adeguati di pastorale vocazionale giovanile attraverso i mezzi
di comunicazione e le persone
necessarie, compresi i confratelli
e i collaboratori.
La formazione iniziale e
quella permanente sono
essenziali per il futuro del
nostro Ordine, per trasmettere ai nuovi candidati la passione per la vita
consacrata nell’ospitalità
e per rinnovare quella di
tutti i confratelli, indipendentemente dalla loro età.
Assieme alla pastorale
vocazionale, sono le maggiori sfide che dobbiamo
affrontare con molta deFra José Luis Redrado, vescovo dell'Ordine,
terminazione.
ospite il 29 e 30 ottobre al Capitolo.
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
23
Chiesa e ospitalità
Stile di governo
Il nostro desiderio è che il Governo Generale si realizzi partendo dal dialogo e dalla collegialità, riconoscendo allo stesso
tempo la responsabilità e l’autorità che gli competono, e che talvolta comporterà anche il dover
prendere delle decisioni difficili.
L’animazione dell’Ordine per
Regioni è una buona maniera di
promuovere il dialogo e la partecipazione, oltre ad essere una
forma adeguata per affrontare
da vicino la realtà di ogni regione, e per questo continueremo
a lavorare per Regioni. Oltre al
Consiglio Generale, potremo
contare sul Consiglio Generale
Allargato, o un organismo simile,
che si ritroverà a Roma almeno due volte l’anno e del quale
faranno parte fra Jairo Enrique
Urueta, Superiore Provinciale di
Colombia, come Delegato Generale per la Regione America
Latina, e fra Joseph Smith, appartenente alla Provincia dell’Oceania, come Delegato Generale
per la Regione Asia-Pacifico e
le Province anglofone. Entrambi
risiederanno nelle loro Province,
da dove animeranno le rispettive Regioni. Anche fra Pascal
Ahodegnon, Consigliere Generale per la Regione Africa, trascorrerà buona parte del tempo
nella sua Regione.
Vogliamo che il dialogo con i Superiori Provinciali sia uno strumento adeguato di governo. Per
questo, oltre ai contatti persona-
24
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
li che manterremo, realizzeremo
un incontro annuale con tutti i
Provinciali, per esaminare la vita
dell’Ordine, condividere la vita
delle Province, presentare proposte e affrontare diverse situazioni dell’Ordine.
Nella Famiglia Ospedaliera di
San Giovanni di Dio esiste un
ricco potenziale umano, formato
da confratelli e collaboratori, sul
quale vogliamo fare affidamento
per il buon governo dell’Ordine.
Per questo, solleciteremo l’aiuto
e la partecipazione concreta di
confratelli e collaboratori per il
coordinamento di alcune aree
di animazione e la partecipazione a diversi gruppi di lavoro che
saranno organizzati dalla Curia
Generalizia o dalle Regioni.
Per realizzare la missione del
Governo Generale sarà necessario poi rivedere l’organizzazione della nostra Curia Generalizia, in linea con la proposta di
riorganizzazione che è stata presentata al Capitolo. Nel corso
della prima riunione che avremo
con i Provinciali, presenteremo
una proposta concreta da esaminare.
Piccoli Fratelli del
Buon Pastore
È stato un vero regalo, per questo Capitolo e per l’Ordine, la
notizia recente che la Congregazione dei Piccoli Fratelli del
Buon Pastore ha deciso di fondersi con il nostro Ordine e far
parte della nostra Famiglia.
La presentazione del Fondatore
e della Congregazione sono stati
momenti molto importanti, che
ci hanno emozionato, così come
le parole e i gesti del Superiore
Generale della Congregazione,
fra Justin Howson.
Anche il nostro Capitolo Generale si è espresso positivamente
riguardo questa fusione, e non
ho dubbi che lo Spirito Santo
stia animando questo processo
sin da quando i Piccoli Fratelli lo
hanno avviato.
Sono molti i punti che abbiamo
in comune sia nella missione sia
nella spiritualità, dato che il loro
Fondatore è stato un religioso
del nostro Ordine, fra Mathias
Barrett. Sono sicuro perciò che
il processo che stiamo iniziando
arriverà a buon fine. Per questo,
abbiamo previsto già il lavoro
di due commissioni, formate da
confratelli appartenenti ad entrambe le istituzioni, che a breve
inizieranno a lavorare. Ci prenderemo il tempo necessario
affinché tutto sia fatto correttamente, e riferiremo sui passi
avanti che saranno fatti.
Ringraziamento a
fra Donatus Forkan
Desidero rivolgere con tutto il
cuore alcune parole a fra Donatus Forkan, che è stato il nostro
Superiore Generale negli ultimi
sei anni. Lo voglio ringraziare
soprattutto per il grande amore
che nutre per l’Ordine, e che ha
espresso ogni giorno in questi
Chiesa e ospitalità
sei anni attraverso la sua dedizione e il suo grande impegno, e
principalmente con l’entusiasmo
e la passione con cui ha vissuto
e vive la sua vocazione come Fatebenefratello.
Lo ringrazio per la fiducia che
mi ha dimostrato nel periodo
in cui abbiamo vissuto alla Curia
Generalizia, durante il quale abbiamo lavorato molto e sempre
con la voglia di fare il meglio. Lo
ringrazio per la convinzione e la
determinazione che ha avuto nel
guidare l’Ordine, con uno spirito
amabile e allegro, profondamente ospitale, proprio di un figlio di
San Giovanni di Dio.
Sono state tante le cose che ho
imparato da fra Donatus: la sua
semplicità, la sua amabilità, la vicinanza e la profondità spirituale,
la sua apertura agli altri e la capacità di comprensione nei confronti delle persone di culture
diverse, la sua disponibilità per
andare laddove era richiesta la
sua presenza, e potrei elencarne
tante altre.
Grazie fra Donatus; il suo contributo alla Famiglia Ospedaliera di
San Giovanni di Dio è stato molto importante, per il presente e
per il futuro. I suoi scritti, le sue
riflessioni e le sue idee continueranno ad essere molto importanti per tutti noi, e certamente
ne terremo conto, così come faremo affidamento su di lei.
Le auguro ogni bene per il suo
futuro, e sono certo che continuerà a servire il nostro amato
Ordine con lo stesso coraggio
e con l’impegno di sempre. Personalmente so che potrò continuare a fare affidamento sulla
sua esperienza e sulla sua vicinanza.
Grazie anche a fra Brian O’Donnell e a Fra Pascual Piles, ex Superiori Generali dell’Ordine, per
il loro appoggio, i consigli e la vicinanza che mi hanno dimostrato. Spero di poter contare su di
loro anche nel futuro.
Grazie ai miei confratelli
del precedente Consiglio
Vorrei ringraziare di vero cuore
i confratelli del Governo e della
Curia Generalizia del sessennio
che si è appena concluso: Rudolf
Knopp, Vincent Kochamkunnel,
Elia Tripaldi, Robert Chakana e
Daniel Márquez, oltre a fra José
M. Chávarri, Segretario e Procuratore Generale, fra Gian Carlo Lapic', Segretario personale
del Padre Generale, fra Moisés
Martín, Direttore dell’Ufficio
Missioni e Cooperazione Internazionale, e fra Innocenzo Fornaciari, Priore della Nocetta.
Abbiamo vissuto sei anni molto
intensi e tutti insieme abbiamo
cercato, assieme a fra Donatus
Forkan, di portare avanti la missione di governo e di animazione
dell’Ordine. Abbiamo trascorso
dei momenti felici, e abbiamo
condiviso anche le difficoltà proprie della nostra missione.
Ai confratelli che lasceranno la
Curia Generalizia e che torne-
ranno alle loro Province auguro
il meglio, e sono sicuro che continueranno a servire l’Ordine
con dedizione e entusiasmo.
Grazie ai confratelli del
nuovo Consiglio Generale
Ringrazio sentitamente per loro
disponibilità e per l’impegno assunto dai confratelli che assieme
a me formeranno il nuovo Consiglio Generale: Rudolf Knopp,
Giampietro Luzzato; Benigno
Ramos e Pascal Ahodegnon. La
responsabilità è grande e lo sarà
anche il lavoro, ma ci siamo assunti questo compito con spirito di servizio e con una grande
speranza, che si fondamenta nel
Signore e in San Giovanni di Dio,
che ci dovranno guidare ogni
giorno lungo questo sessennio.
Il Capitolo Generale non si è
concluso; ci sono ancora molte
cose da concretizzare, ma vorrei
già ringraziare fra Joseph Smith
e fra Jairo Enrique Urueta per
aver accettato la responsabilità
di condividere con il Consiglio
Generale il governo e l’animazione delle Regioni che ho menzionato prima. Ringrazio anche
fra André Sène, del Senegal, che
appartiene alla Provincia Africana di Sant’Agostino, per la disponibilità dimostrata nell’accettare
la carica di Segretario Generale.
Auspico che insieme potremo lavorare in équipe e in clima di fraternità e di fiducia reciproca, per
il bene di tutta la Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio.
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
25
Chiesa e ospitalità
27 ottobre: visita ai luoghi dove sono nati i Pastorelli di Fatima.
Ringraziamenti
In questa parte, dedicata ai ringraziamenti, vorrei che il mio
grazie giungesse a tutti coloro
che hanno partecipato al Capitolo Generale: grazie per il vostro appoggio, per la vostra vicinanza e per l’intenso lavoro che
avete realizzato in queste tre
settimane.
In modo particolare, e sperando
di non dimenticare nessuno, vorrei ringraziare in modo speciale
la Provincia Portoghese per la
preparazione e l’organizzazione
del Capitolo: lo hanno fatto in
modo stupendo, e ci hanno offerto una dimostrazione pratica
di Ospitalità in tutti i sensi. Grazie a fra José Augusto Gaspar
Louro, Superiore Provinciale
e a tutto il suo gruppo; è stata
un’esperienza che non dimen-
26
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
ticheremo. Chiedo a fra José
Augusto di trasmettere i nostri
ringraziamenti a tutti i confratelli
e i collaboratori della Provincia
e in particolare ai Superiori e
ai Direttori che ci hanno offerto la loro ospitalità e ci hanno
omaggiati con regali, pranzi, cene
e tanto altro ancora. Le visite ai
Centri e agli altri luoghi sono
state veramente piacevoli. Grazie per tutto quello che avete
fatto per noi.
Grazie all’équipe della Curia
Generalizia che ha preparato il
Capitolo, a quanti hanno fatto
parte della Commissione che ha
redatto l’Instrumentum laboris e
a coloro che si sono fatti carico
dei temi riguardanti la logistica, la
documentazione, ecc., coordinati da fra José M. Chávarri.
Grazie ai confratelli che hanno
fatto parte delle diverse commissioni capitolari: la commissione di coordinamento, la commissione di redazione e quella
per il benessere. Grazie anche
ai moderatori e ai segretari dei
gruppi. Tutti avete fatto un grande sforzo perché tutto funzionasse bene.
Grazie a fra Gian Carlo Lapic'
per il servizio che ha realizzato
come Segretario del Capitolo
e grazie alla Commissione che
ha rivisto i verbali del Capitolo
Generale. Indubbiamente è stato un lavoro difficile, ma molto
necessario.
Il mio ringraziamento speciale
anche ai moderatori del Capitolo, Susana Queiroga e Gianni
Cervellera, che con la loro simpatia, serenità, il loro lavoro e la
direzione, hanno fatto un lavoro
magnifico che ci è stato di grande aiuto per il buon andamento
del Capitolo.
Grazie al gruppo di interpreti guidati dalla sig.ra Kathleen
Elslander, e alle interpreti di lingua coreana. In una assemblea
così variegata e in cui si parlano
lingue diverse, la vostra collaborazione e il vostro lavoro sono
stati fondamentali per rendere
possibile l’andamento del Capitolo. Molte grazie. Il mio riconoscimento e il mio ringraziamento vadano anche all’équipe
tecnica, ai signori João Ascenção,
Alexandre Torres, João Santos e
Nuno Barradas.
Un grazie molto speciale ai colla-
Chiesa e ospitalità
boratori della Segreteria del Capitolo, che ci hanno appoggiati
permanentemente e che hanno
svolto un magnifico lavoro: Silvia Farina, Klaus Mutschlechner
e Mario Da Rocha Ávila. Grazie
anche al nostro collaboratore
Nuno Lopes, che oltre a lavorare molto nella preparazione
del Capitolo è stato il nostro
infermiere per quanti ne hanno
avuto bisogno durante il nostro
soggiorno a Fatima.
Ringrazio fra José M. Chávarri per aver preparato il libretto
della liturgia, e fra Gian Carlo
Lapic' per aver coordinato tutta la liturgia. Ringrazio anche i
sacerdoti e i vescovi che hanno
presieduto l’Eucaristia e il Coro
Irlandese e quello della Casa
di Barcelos che hanno cantato
molto bene, animando le celebrazioni liturgiche.
Infine, ringrazio il personale e le
Suore della casa che ci hanno
accolto qui a Fatima per tutta la
durata del Capitolo. Siamo stati
molto bene, e tutto il personale è stato a nostra disposizione,
cercando di fare il possibile per
il buon andamento del Capitolo
e per il benessere dei capitolari. Molte grazie a suor Maria do
Carmo, Superiora della Comunità.
Conclusione
Il Capitolo ha costituito un’esperienza di universalità e di
ospitalità. Le sfide sono tante,
ma facciamo affidamento sulla
forza del Signore e sulla buona
disponibilità di tutta la Famiglia
Ospedaliera di San Giovanni di
Dio, così che – ne sono certo –
potremo affrontare il futuro con
speranza affinché il progetto di
Ospitalità iniziato da San Giovanni di Dio continui a vivere nel
tempo e a rafforzarsi, nella fedeltà alla missione che il Signore e
la Chiesa ci hanno affidato.
Il Capitolo ha approvato un documento di proposte, che orienteranno la missione del Governo Generale e di tutto l’Ordine
per i prossimi sei anni. Si tratta
essenzialmente di continuare e
approfondire il lavoro che stiamo realizzando da alcuni anni,
nel raggiungimento di obiettivi
ancora più ambiziosi. Altre proposte vertono su temi che sono
di grande importanza per il nostro Istituto.
Non vogliamo però rivolgere la
nostra attenzione soltanto a noi
stessi. La nostra missione esige
che siamo sempre vigili, per servire e assistere le persone malate e quelle che si trovano nel
bisogno. In questi tempi di crisi,
il Capitolo ci esorta ad essere particolarmente sensibili nei
confronti delle necessità dei più
vulnerabili del nostro mondo, e
in particolare di coloro che ci
sono vicini.
La solidarietà con i più bisognosi,
l’aiuto reciproco tra diverse Province e organismi dell’Ordine, è
una forma concreta di manifestare la comunione e l’ospitali-
tà. In questo senso, ringrazio il
Capitolo per la solidarietà e la
generosità che ha manifestato,
e che ci ha permesso di raccogliere 100.000 euro per un progetto dell’Ordine a Timor Est.
L’importanza di questa somma
esprime la volontà di cooperare
che esiste nella nostra Famiglia.
Cari confratelli e collaboratori,
il Capitolo sta giungendo al termine. È tempo di fare rientro
alle nostre comunità e ai nostri
Centri. Auguro a tutti un buon
viaggio, e spero che porterete
con voi il ricordo di una buona
esperienza vissuta a Fatima: trasmettetela agli altri confratelli e
ai collaboratori, e portate loro
i miei saluti e quelli di tutto il
Capitolo e del nuovo Consiglio
Generale. Dite loro che l’Ordine guarda al presente e al futuro
con speranza e ottimismo, e che
siamo tutti chiamati a partecipare alla costruzione e allo sviluppo del progetto di San Giovanni
di Dio. Per questo faccio affidamento su ciascun componente
della nostra amata Famiglia di
San Giovanni di Dio.
Che il Signore, Padre misericordioso, la Madonna di Fatima, che
ci ha accompagnato durante tutto il Capitolo, l’Arcangelo Raffaele, nostro Fratello maggiore, San
Giovanni di Dio nostro Fondatore e ispiratore, e tutti i nostri
Santi e Beati ci accompagnino,
ci proteggano, ci orientino e ci
aiutino lungo il sessennio che sta
per iniziare.
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
27
E
Etica e ospitalità
Carlo Bresciani
La vita spirituale come vertice
della vita umana
L
e molteplici questioni bioetiche, che per molti aspetti animano il dibattito nella cultura medica
contemporanea e per altri alimentano le ansietà di molti cittadini, hanno certamente a che
fare con una concezione della vita che negli ultimi decenni è mutata nella percezione di molti.
Certamente un ruolo particolare giocano il clima secolarizzato e una visione della vita che si allontana
da una concezione religiosa della stessa. La vita umana tende a non essere più pensata in relazione a
Dio: ciò ha un peso notevole sia nella percezione delle problematiche bioetiche, sia nelle proposte di
soluzione delle stesse.
È, quindi, utile riprendere gli elementi fondamentali sui quali si
fonda la visione cristiana, e più
in generale religiosa, della vita
umana.
La vita nella Bibbia
Per l’uomo biblico parlare della
vita significa parlare di Dio: non
è possibile pensare una qualsiasi forma di vita (e di realtà esistente) che non sia originata da
Dio e in relazione con Lui. Non
solo la Bibbia si apre descrivendo come la vita abbia principio
dall’intervento creatore di Dio,
non solo essa si chiude con il
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Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
trionfo della vita (“vieni Signore
Gesù”: Ap 22, 20), ma in tutto
l’arco in cui si dispiega la Rivelazione al centro sta sempre
questa verità fondamentale: “Il
Signore, il Dio della vita di ogni
essere” (Nm 27, 16).
Da un capo all’altro della Bibbia,
un senso profondo della vita in
tutte le sue forme ed un senso
purissimo di Dio stanno in stretta e indissolubile relazione. La
vita è un dono sacro in cui Dio
fa risplendere il suo mistero di
amore e la sua infinita fecondità.
Da qui deriva che, per la cultura dell’Antico e del Nuovo Te-
stamento e per tutta la cultura
occidentale che deriva da essa,
la vita umana deve essere amata: è talmente evidente da non
ammettere alcuna discussione.
Oggi, invece, noi ci troviamo
nella strana condizione di dover
riflettere non solo sul significato
e sul valore della vita umana, ma
del doverci chiedere se e perché ogni vita umana debba essere amata, custodita e protetta.
Come tutti i concetti biblici, anche quello di vita si presta a molteplici considerazioni e presenta
significati diversi. Per cui, quando
parliamo di vita, dobbiamo sta-
Etica e ospitalità
re attenti ai diversi significati del
termine.
Il termine vita riferito
alla vita umana
Il termine ‘vita’, infatti, nella
Bibbia copre diversi significati, prendo spunto per questa
elencazione dalla meditazione
del cardinal Carlo Maria Martini
dal titolo “Il vangelo della vita e
l’impegno per la difesa della vita”,
tenuta al Convegno delle Chiese di Lombardia su “Nascere e
morire oggi” (Milano, Università
Cattolica del S. Cuore, 23 novembre 1991):
- innanzitutto il termine vita
è riferito alla vita biologica, al
fatto cioè di possedere un
corpo organico capace di auto-regolarsi e di organizzarsi
nei suoi processi biologici: è la
vita di cui si fa carico la medi-
Il tempo che stiamo vivendo
rappresenta per noi un'opportunità
per offrire anche una testimonianza
concreta e profetica a favore del
valore della vita umana e della
dignità della persona, che sta
perdendo sempre più di significato,
con il rischio che anche le nostre
strutture ed i nostri collaboratori,
con il tempo, perdano la sensibilità,
la tensione verso una missione a
favore della dignità e della sacralità
della vita umana.
La Pastorale secondo lo stile
di San Giovanni di Dio
cina in tutte le sue branchie;
è quella posseduta da ogni
essere vivente (vegetale o
animale);
- il termine vita viene riferito
anche alla vita psichica: sul
supporto della vita biologica
si sviluppa la vita che si apre
alla relazione con le cose, le
persone. In queste relazioni
sono vissute sensazioni, emozioni, affetti, impulsi... È la vita
di cui si fanno carico gli psicologi. Anche gli animali hanno
sensazioni, vivono emozioni;
in altre parole essi pure hanno una vita psichica, sia pure
molto diversa da quella umana;
- la vita psichica sta alla base
della qualità della vita relazionale o sociale vera e propria
dell’essere umano che si sviluppa attraverso il linguaggio,
il dono di sé, l’amore, la generazione, la famiglia, le amicizie, il rapporto sociale nella
comunità, il lavoro e il divertimento ... È la vita sociale che
viene organizzata attraverso
le istituzioni: la politica, l’economia, l’educazione, ecc.
- come ultimo e supremo livello c’è la vita spirituale sia
in senso lato (la vita intellettuale) sia in senso stretto con
il quale intendiamo la partecipazione dell’essere umano
alla vita stessa di Dio, partecipazione che ci viene donata
da Dio e comunicata in Gesù.
La vita spirituale corona e
porta alla massima espressione tutti i livelli precedenti di
vita umana. È la vita di cui si fa
carico la religione e la Chiesa attraverso l’annuncio della
Parola di Dio e i sacramenti.
Tutti i livelli precedenti di vita
sono finalizzati e trovano il
loro senso ultimo nella vita
spirituale; senza di essa mancano di qualcosa di essenziale:
mancano di quella qualità che
dà loro senso.
Il primato della vita
spirituale
Ha scritto Romano Guardini, “l’eterno non è in rapporto
con la vita biologica, bensì con
la persona. La consapevolezza
di questa perennità cresce nella
misura in cui la caducità è sinceramente accettata. Chi cerca di
schivarla, nasconderla o negarla,
non ne prenderà mai coscienza.
Il contingente lascia trasparire
l’assoluto”.
I primi tre livelli di vita umana,
nel piano divino, sono finalizzati
al quarto, in quanto la vita puramente fisica si approfondisce
in quella psicologica, prima, relazionale, poi, ma ha il suo completamento nella finalità ultima
della vita umana: la comunione
con Dio come vocazione suprema donata da Dio stesso. Il
catechismo di Pio X diceva che
siamo stati creati da Dio per
“conoscerlo, amarlo e servirlo
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
29
Etica e ospitalità
in questa vita e per poi goderlo
nell’altra in Paradiso”.
Ciò dice quale sia l’ampiezza e
l’altezza della vita spirituale e a
quali infinite dimensioni aprano
i livelli precedenti di vita, dando
così piena espressione a quella
immagine di Dio che l’essere
umano è. La vita spirituale non
solo immerge nella vita stessa di
Dio, ma introduce nella vita che
non avrà mai fine, quella eterna
del Paradiso.
La vera sfida della vita umana,
quindi, non è superare ogni limite biologico, psichico o relazionale (cosa comunque impossibile alla creatura), ma quella
di saper accettare quel limite
che è insuperabile e scoprire
che anche nel limite più pesante (il dolore e la morte) esiste
una relazione “misteriosa” con
il divino che ci definisce. È la
vita spirituale che è capace di
riscattare l’essere umano da
tutti i limiti nei quali è immerso. È la relazione con il divino
– che nessuna ricerca medicoscientifica potrà negare, ma dalla
quale non potrà mai prescindere senza negare l’essenza stessa
dell’essere umano – che rende
quest’ultimo (anche nella sua
struttura biologica) non manipolabile e indisponibile.
La riflessione cristiana sulla vita
non prescindere dalla sua dimensione spirituale, la cui profondità ci è rivelata in Gesù
Cristo. É a partire da qui che si
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Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
possono valorizzare tutti i diversi livelli di vita di cui si è detto e
trovare quelle verità fondamentali che dovrebbero ispirare le
motivazioni dell’agire umano nei
loro confronti. Il primato della
vita spirituale e la finalizzazione
di ogni vita umana al traguardo
della vita eterna in Dio sono il
fondamento della dignità propria dell’essere umano.
Il dono di sé alla
sorgente della vita
Prendo alcuni spunti per le riflessioni che seguono da “L’insegnamento biblico sul dono della
vita” di C. Ghidelli e da “Il dono
della vita” a cura di E. Sgreccia
(Vita e Pensiero, Milano 1987, pp.
51-71).
La vita umana ha origine da
una relazione caratterizzata dal
dono di sé: quello reciproco dei
genitori i quali non solo pongono gli atti fisici necessari al
concepimento, ma soprattutto
stabiliscono con la vita generata
una relazione di dono gratuito
assolutamente indispensabile affinché il figlio raggiunga una positiva coscienza di sé.
Perché il soggetto generato
possa raggiungere una adeguata coscienza psicologica di sé è,
infatti, necessaria molta dedizione gratuita dei genitori, molta
abnegazione e molta cura. Tutto ciò è necessario prima che
il soggetto generato possa dire
“io” e sperimentare la propria
vita come ‘promettente’ e meritevole di essere vissuta.
Tuttavia non bastano i genitori e la loro generosa dedizione
perché la vita relazionale del
soggetto possa essere vissuta in
maniera soddisfacente: sono necessari tutti gli organismi sociali
(la scuola, gli ospedali, la cultura,
le istituzioni legislative che danno ordine al vivere sociale, la
politica, l’economia…) che permettono uno strutturarsi pacifico e armonioso delle molteplici
relazioni di cui la vita sociale di
ognuno ha bisogno. Anche a
questo livello, affinché i molteplici organismi sociali possano
essere adeguatamente organizzati, è necessario il dono di sé di
molte persone e gruppi di esse.
Ciò significa che la stessa vita
relazionale, per quanto affidata
al soggetto, presuppone e vive
del dono di un ambiente che è
stato preparato da altri.
La stessa vita spirituale, il livello
più intimo della vita di ognuno
di noi, non può essere che generata da un dono, innanzitutto
quello che Dio ha fatto di sé generando la vita umana stessa, ma
poi quello della comunità che lo
introduce alla fede (la Chiesa).
La percezione di questo grande dono apre alla relazione con
Dio e con la Chiesa.
Tutto ciò aiuta a comprendere
che dietro i livelli di vita biologico, psichico, sociale e spirituale
c’è la grande dedizione di tante
Etica e ospitalità
persone, spesso anonime.
Quando si afferma che Dio è
dono e che la vita è dono, non
si intendono negare i momenti
difficili e dolorosi della vita (suonerebbe, come minimo, come
una presa in giro offensiva per
coloro che li stanno vivendo).
Si intende invece dire che solo
dal dono di Dio e degli altri (genitori, società, ecc.) è generata
la vita e che solo imitando quel
dono da cui siamo generati (in
altre parole: amando) si è continuamente rigenerati e si diventa
generatori di vita per sé e per
gli altri, anche nelle situazioni più
dolorose in cui ci si può trovare.
Tutto è generato dal dono e
noi viviamo di esso e immersi in
esso. Tanto più l’essere umano è
consapevole di questo, tanto più
diventa capace di apprezzare e
di impegnarsi in tutti gli aspetti
della vita umana, sopportandone anche le fatiche e la pesantezza che li caratterizzano.
Questa consapevolezza, però,
viene meno nelle prospettive
edonistiche e esasperatamente
individualistiche della vita umana. L’impostazione edonistica e
individualista della vita, infatti,
rende i momenti di pesantezza,
di fatica e di dolore molto più
difficili da affrontare (nella solitudine tutto è più difficile), costruisce così personalità sempre
meno capaci di donarsi e di essere generatrici di vita per sé e
per gli altri.
Gesù, il Figlio di Dio, il dono
per eccellenza di Dio Padre a
tutti noi, non nega i momenti
dolorosi della vita fisica, psichica e relazionale, anzi li assume
nella sua propria vita (la morte
in croce), fino ad amare anche
coloro che glieli infliggono: la
dimensione spirituale della sua
vita raggiunge così il massimo
della sua espressione, diventa
generatore di Vita per sé (“per
questo Dio Padre l’ha risuscitato dai morti”: Gal 1,1) e di vita
eterna per tutti coloro che lo
seguono sulla stessa via.
La foto in copertina:
Giovanni di Dio, Granada sarà la tua croce
«Un giorno – Giovanni aveva 46 anni – un fanciullo gli offrì
una melagrana, misteriosamente soggiungendo che essa sarebbe stata la sua croce. Poiché questo frutto in spagnolo si chiama
"granada", che è anche il nome della famosa città andalusa,
Giovanni pensò che forse quello strano fanciullo era il Bambino Gesù, apparsogli per suggerirgli di troncare il suo vagabondare e di stabilirsi a Granada e così dedicarsi al commercio
librario in una città che era stata per secoli faro di cultura.
Ma Dio aveva disposto diversamente: la vera avventura iniziò per Giovanni proprio quando egli credeva d'avervi ormai
rinunciato. Granada divenne davvero la sua croce, ma anche
la sua gloria! Ancor oggi l'emblema dei Fatebenefratelli è per
l'appunto una melagrana sormontata dalla croce e sfolgorante di luce».
Prendiamo questo racconto scritto da fra Giuseppe Magliozzi
per commentare l’episodio della vita del nostro Fondatore illustrato in copertina. L’immagine la troviamo nella chiesa della
Casa di Salute dei Fatebenefratelli a Telhal, in Portogallo, l’opera è stata realizzata nel 1949 dalla Fabrica de Sant’Anna.
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Chiesa e ospitalità
Pastorale e
ospitalità
Rina Monteverdi • [email protected]
I "Luoghi" della Compassione
Esercizi spirituali - Varazze
G
li esercizi spirituali I ”LUOGHI” DELLA COMPASSIONE sono stati organizzati dall’AIPaS (Associazione Italiana di Pastorale della Salute). Si sono svolti dal 17
al 22 febbraio presso la casa religiosa di Ospitalità “B. V. della Guardia”
Fatebenefratelli di Varazze e sono stati condotti da un religioso camilliano, Padre
Gianluigi Valtorta. Hanno aderito all’iniziativa 43 persone: 15 donne, tra cui tre
suore, 28 uomini tra cui sacerdoti diocesani, religiosi camilliani, fatebenefratelli, un
cappuccino e due frati minori.
“L’incontro con Dio è un’avventura quotidiana” così ha esordito
padre Gianluigi Valtorta nell’introdurre le giornate di esercizi spirituali. Nella stupenda cornice di
fiori e piante odorose, di mimose
profumate e di brezza marina, che
dal mare arriva fino alla casa, lambendo il sentiero nascosto tra gli
alberi del grande parco e il tepore di un sole primaverile, ci siamo
avventurati in un percorso o meglio ci siamo “esercitati nelle cose
dello spirito” accompagnati dalla
carezza di tanta Grazia.
Il tema degli esercizi era I luoghi
della compassione: situazioni, emo-
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zioni, persone, stati d’animo, sofferenze, nei quali fare l’esperienza
della compassione unita alla consolazione. Il primo passo per capire e vivere tale dimensione è la
purificazione del cuore.
È parso subito chiaro che se non
ci liberiamo dalle “scorie” dell’invidia umana, dell’ipocrisia, del potere speso male, della mancanza
di accoglienza e dialogo, del malumore, non potremo far posto
alla pratica della compassione che
solo un cuore “pulito” può esprimere e trasmettere.
Questi “luoghi”, che padre Gianluigi ci ha fatto visitare, sono stati
di Laura Maria Zorzella
Esistono molteplici forme di
iniziative per strappare gli operatori
dalla routine lavorativa quotidiana
e per offrire loro l'opportunità di
rigenerarsi spiritualmente. Tutte
hanno come obiettivo centrale
quello di creare ed offrire occasioni
di rivitalizzazione e rifornimento
di nuova forza... momenti che
hanno come modalità principale
non l'"agire" ma il "lasciar agire",
momenti in cui la persona ritrova
se stessa e si dispone a lasciarsi
arricchire da Dio.
La Pastorale secondo lo stile
di San Giovanni di Dio
Pastorale e ospitalità
individuati nei seguenti passi del
Vangelo: “…una fede così grande!” (Lc 7 ,1-10), “Che io riabbia
la vista!” (Mc 10, 45-52), “Andate
a vedere!” (Mc 6, 30-44), “Dov’è
la vostra fede?” (Lc 8, 22-25), “Vedendo le folle” (Mt 9, 35-38), “Sapete ciò che vi ho fatto?” (Gv 13,
1-17), “Ho visto il Signore!” (Gv
20, 15-11-18).
Per compiere tale percorso il religioso ci ha preso per mano e ci ha
chiamato a fare esperienza di fraternità attraverso l’investimento
di tempo e risorse personali affinché questo stare insieme avesse
senso e significato. La prima giornata, considerata introduttiva, l’ha
dedicata a due passaggi essenziali:
“Dov’è tuo fratello?” (Gn 4, 1-16)
e “Come ti chiami?” (Mc 5, 1-20).
Il senso era comprendere l’importanza del discernimento e del
pensare il proprio agire: “il peccato è accovacciato alla tua porta”
(Gn 4, 7), facile è l’inciampo con la
nostra umanità, se l’invidia
prende il sopravvento e ci
fa dimenticare da che parte sta il bene “Caino alzò
la mano contro Abele, suo
fratello,…” (Gn 4, 8) Padre
Gianluigi ha sottolineato,
attraverso il dialogo che
Dio intrattiene con Caino,
la costanza della comunicazione che Lui ha con noi.
Bruciati dall’ira, dalla gelosia
mostriamo il lato peggiore,
la nostra “animalità” e non
lasciamo spazio alle ener-
gie positive che ci aprirebbero gli
occhi sul bene e all’ascolto. Bisogna assumersi la responsabilità di
essere promotori di dialogo, là
dove siamo, con le persone che
incontriamo. È nel dialogo fraterno che ci si conosce: esso è parte
integrante della persona stessa e
favorisce l’esperienza della fraternità. Ciò che conta è che sia autentico, universale, sincero e che
sia espressione di libertà. Le parole devono costruire comunione in
una tensione ad andare avanti per
superare gli “steccati delle nostre
abitudini consolidate”. Questo
dialogo implica la povertà di chi
vuole accogliere ma anche la ricchezza di chi vuole dare.
Ecco che fare spazio nel proprio
cuore permette di riconoscersi
per quelli che siamo, consapevoli
che non possiamo farcela da soli.
Questa è l’umiltà, questo è l’atteggiamento di fede: si gioisce dei doni di Dio, si accolgono con umiltà,
come Grazia. Per questo ci vuole
un cuore mite. In questi giorni anche un Papa, un grande Papa, ci ha
mostrato il percorso possibile, lui
ha avuto coraggio e ha scelto di
farsi da parte per salire sul monte
a pregare e favorire la strada di un
rinnovamento necessario. Così è
per ognuno di noi.
Non dobbiamo avere paura di
quello che ci costa, in rinunce,
sforzi, coraggio, per essere “salvati”
da Lui, perché ne vale la pena, perché godremo della Sua tenerezza
di Padre, della freschezza della Sua
misericordia.
Lo scenario si è poi aperto sulla
personalità di Gesù presentata da
padre Gianluigi come quella di un
uomo venuto per farci cambiare
mentalità, cambiare modo di vivere, per insegnarci ad usare una
logica diversa da quella umana. Di
fronte alla stanchezza dei suoi discepoli e della folla che li segue,
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Pastorale e ospitalità
Gesù si commuove profondamente: vorrebbe fare riposare i
suoi amici ma la gente, assetata
delle Sue parole, della sua guida li
ha seguiti, ed è stremata. La compassione di Gesù è apertura e disponibilità al «dono fatto dall’altro,
il dono di una presenza che si fida
di trovare luce e cura (…) Gesù è
pronto a modificare il suo programma, programma di legittimo riposo
e di intimità con gli amici per rispondere alla folla che non aveva
smesso di cercarlo. I programmi valgono per mettere ordine nella vita
ma non devono mai mortificare il
dinamismo della compassione, la
quale quando è autentica è pronta
ad accogliere l’inatteso e l’imprevisto, anzi ne sono il terreno più favorevole. La vita è fatta di incontri in
cui l’altro ti può passare accanto nel
momento per te meno favorevole
con il suo carico di tristezza e la
sua fame di umana pietà. Che cosa
si fa in quel momento? Gesù prova
compassione: è la compassione la
risposta giusta, cosa che comporta
la disponibilità totale senza difese,
sottili difese che spesso mascherano la non voglia a cambiare impostazioni, programmi, precedenze
nella nostra vita» (GIALUIGI VALTORTA, stralcio tratto dalla riflessione
“Andate a vedere” - Varazze - 20
febbraio). La vita rinnovata comincia da un atto di compassione:
“Ciò che rende bello il deserto,
disse il piccolo principe, è che da
qualche parte nasconde un pozzo” (da Il piccolo principe di Antoi-
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ne de Saint Exupery) e Dio agisce
attraverso la nostra povertà e la
nostra capacità di condividere. In
questo ha origine l’atto del compatire. Ma dobbiamo fidarci e la
fede esige ascolto e coraggio, solo così si può essere autentici e
spendere la vita come dono d’amore: “Non c’è amore più grande
che dare la vita per i propri amici”
(Gv 15, 13).
Nelle parole e riflessioni di Padre
Gianluigi che via via si susseguono
intravvedo che il “cammino” si fa
difficile: noi che ci consideriamo
credenti siamo chiamati a superare le nostre paure, la nostra tiepidezza. Siamo chiamati ad essere
audaci, a non far prevalere il timore nel prendere certe decisioni o
l’angoscia se le abbiamo prese.
La fede, il fidarci di Lui deve renderci capaci di superare queste
incertezze con coraggio nella
consapevolezza che ogni sì della vita esige l’attraversamento di
prove, di difficoltà che mettono a
nudo la nostra fragilità.
Solo se ci lasciamo guardare da
Gesù, se ci facciamo avvolgere dal
suo sguardo che legge nel profondo, che comprende e che ha
compassione, sapremo accettare
le nostre debolezze e la nostra
finitudine. Fatta questa esperienza
sapremo proporci agli altri con la
serenità di un cuore accogliente,
avendo compreso la logica di un
“servizio che dobbiamo” agli altri
perché è Dio stesso a “servizio”
dell’uomo.
Sul sentiero che avverto sempre
più in salita ecco un altro spunto
inserito in una prospettiva tutt’altro che scontata per la vita di un
cristiano: è necessario che ci riconosciamo bisognosi di essere serviti da Dio.
Noi siamo spesso portati a pensare che dobbiamo farcela da
soli, ma questa è la logica umana.
In questo senso Gesù che lava i
piedi ai discepoli compie un gesto
rivelatore perché ci dice che Dio
è a servizio dell’uomo e indica
che la vera grandezza è quella del
servizio. Noi sappiamo chi siamo
e cosa siamo chiamati a diventare attraverso questa azione, ma
prima dobbiamo fare tale esperienza. Anch’io avrei sicuramente
fatto come Pietro: non mi sarebbe
venuto spontaneo accettare che
Gesù, il mio maestro, mi lavasse i
piedi. È difficile ricevere un simile
“dono” con animo libero e spontaneo, vogliamo egoisticamente
bastare a noi stessi. Ma questa
è la nostra logica non quella del
servizio e dell’umiltà di accoglierlo
come regalo.
Le giornate si susseguono, quasi
volano via. Sono tanti gli spunti per
rinnovare il cuore, mi devo impegnare, devo fidarmi di più. Qui si
sta davvero bene, mi sembra tutto
così chiaro: vorrei fare come Pietro sul monte Tabor, piantare una
tenda per Gesù che si rivela pian
piano ai miei occhi e fermarmi in
Sua compagnia. Sarebbe troppo
bello, troppo facile…
Pastorale e ospitalità
È già venerdì e Padre Gianluigi
è pronto a proporci il passaggio
più impegnativo: l’angoscia della
morte e il suo senso, partendo
da quella di Gesù. È un percorso
obbligato per comprendere anche le ragioni della resurrezione.
Ragioni che hanno radici nella
croce, nella sofferenza.
Chi incontra per primo Gesù
risorto? Una donna, Maria di
Magdala, che ha saputo stare nel
dolore. Lei, con il suo gesto, ci
invita a non andare via troppo
presto dalla sofferenza incompresa, lei che non ha neppure
più un corpo su cui versare le lacrime perché il sepolcro è vuoto. E Gesù è lì e comprende le
ragioni del suo pianto, il pianto
di ogni uomo davanti al dolore
che non ha ragion d’essere. È Lui
che indica la strada per capire la
radice ultima della sua e dell’umana sofferenza: la mancanza
d’amore. Certo nel dolore si è
tentati di fuggire o di indugiare
con curiosità, da spettatore. Maria invece ha il coraggio di rimanere nella sofferenza e davanti
alla morte con tutta se stessa
profondamente provata, di chiedere ragione di questa angosciosa esperienza. Gesù aspetta che
lei faccia il percorso, che apra gli
occhi, lo veda e comprenda che
il dolore non ha l’ultima parola
perché c’è la resurrezione.
Maria riesce a fermarsi: fatta l’esperienza del dolore e poi della
gioiosa meraviglia capisce che
solo se avrà il coraggio di lasciare
Gesù è sicura che lo ritroverà nei
fratelli, nel servizio, nella fraternità,
perché questo le è stato insegnato, questo ha sperimentato. Fuori
Le giornate erano suddivise nei momenti di preghiera, la santa messa, l’adorazione e in due momenti di lectio divina, al mattino e al pomeriggio, a cui seguiva
il silenzio e la riflessione personale.
dalla Grazia della fraternità c’è solo uno sterile e possessivo trattenere Gesù, chiuso nella logica
dell’uomo (Caino uccide Abele).
Il sentiero si apre su questa nuova
prospettiva: consolare da fratelli,
consolarci tra fratelli, passa dagli
occhi che sanno piangere perché
conoscono il dolore. «Il velo delle
lacrime fa guardare più lontano e
il pianto del nostro soffrire rende lo
sguardo limpido, la nostra pupilla
come quella di un’aquila. Gli occhi
possono giungere solo dove è già
arrivato il cuore. E se il cuore si
è perso per strada nemmeno gli
occhi riescono a vedere» (GIALUIGI
VALTORTA, stralcio tratto dalla riflessione “Ho visto il Signore!” Varazze - 22 febbraio).
Mi sovviene un proverbio africano: “Se vuoi arrivare primo corri
da solo, se vuoi arrivare lontano
corri insieme”: è su quell’insieme
che dobbiamo centrare l’attenzione, quell’insieme vissuto nella fraternità con un cuore mite
e aperto ad accogliere l’umana
sofferenza con profonda compassione, aperto ad accogliere
«il dono di una presenza che si
fida di trovare luce e cura», sicuri
che Lui è sempre con noi.
Grazie Padre Gianluigi per averci
mostrato la strada e averci condotto per mano. Grazie ai partecipanti che come fratelli si sono
uniti a me in questo cammino
(compresa la mia mamma). Grazie a Dio per il dono di questa
esperienza.
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Società e ospitalità
Gianni Cervellera • [email protected]
Dal latte alla fede
D
omenica mattina. Non ci siamo accorti in tempo che il latte era finito. Mia moglie gentilmente mi ordina di andare a prenderlo. Qualcuno ha avuto la felice idea di installare a poche centinaia di metri da
casa mia un comodo distributore automatico di latte. Latte non pastorizzato. Per anni ci hanno detto
che bisognava bollirlo, ora invece è di moda bere il latte crudo.
Il sole di fine gennaio scalda l’aria e scioglie i cumuli di neve ai bordi delle strade e annuncia che presto arriverà
la primavera. C’è ancora silenzio. La gente lentamente si sveglia, godendo di un ritmo diverso dai giorni feriali.
Mentre cammino mi diverto ad osservare ogni cosa che incontro e soprattutto le persone.
Incrocio una donna intabarrata nel
suo cappello di lana dall’aria familiare, anche se non la conosco, perché
mi capita di vederla spesso nei negozi dintorno. Passo davanti al panificio dove ogni mattina mi faccio
servire un fragrante sfilato al sesamo e scambio una battuta scherzosa di buon giorno con la mia amica panettiera. Oggi è serrato. Vedo
il piccolo, ma ben fornito orto della
mia collega. Devo ricordarle di farmi assaggiare ancora i suoi pomodori, quando matureranno.
Più in là due automobilisti si sono
leggermente scontrati con i loro
mezzi e tentano di scrivere quell’incomprensibile modulo di concor-
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dato che dovrebbe facilitare le procedure. Al ritorno troverò che sono ancora lì a scrivere l’accaduto.
Svolto l’angolo e mi trovo davanti una piccola folla all’ingresso di
una pasticceria. Per un attimo torno con la fantasia alla mia infanzia
al sud, quando la domenica mattina vedevo arrivare mio papà che
dal bar dello zio portava i dolci per
la festa. La città in cui vivo è piena
di gente che è arrivata dal sud nei
decenni precedenti e che ha conservato alcune buone tradizioni
come quella del vassoio di pasticcini per il pranzo della domenica.
Qui fanno le paste come si usava
una volta, prima che le diete impo-
nessero porzioni “mignon”, belle
grosse, abbondanti, con tanta crema che straborda. Certo è difficile
consumarne una intera e proprio
per questo devi chiedere a qualcuno della famiglia di condividerne
metà. Così la festa è più bella. Rallento per godere la scena e la visione delle creme, ma devo proseguire. Meno male che sono uscito solo con le monete per il latte.
Avessi avuto del denaro, non avrei
resistito all’acquisto.
Pochi metri dopo, una signora con
un cappotto viola sotto il quale si
intravede un abbinato vestito tonsur-ton e con un cagnolino al guinzaglio mi blocca il marciapiedi. La
Società e ospitalità
scanso a destra e la piccola bestiola mi abbaia contro. La padrona subito la riprende con fare stizzito e
mi accorgo che il tono della signora è simile a quello della cagnetta. Sarà vero che vivendo insieme
si finisce per somigliare! Al ritorno,
incontro ancora i due e la scena
questa volta mi mette tristezza. La
signora rovista in tutti i cestini della spazzatura lungo la strada. Non
voglio pensare al motivo di quell’azione, se è fatta per povertà o per
mania, mi fa solo una gran pena.
Avvisto il distributore del latte.
Adesso mi è venuto un certo appetito e ho fretta di tornare a casa
per godere di un bel cappuccino
cremoso. Così mi appresto a introdurre la moneta e riempire la mia
bottiglia, anzi due. Ma che bello! Al
distributore hanno aggiunto anche
una parte per lo yogurt e una parte per salami e salsicce. Quest’ultima evito di guardarla. Sa, la dieta!
Ritorno con il mio fagotto di provvista mentre nell’aria si diffonde il
suono delle campane. Eh, sì, è domenica e devo far presto perché
tra un poco c’è la Messa.
La strada del ritorno è più veloce, ma mi basta per pensare a cosa rimarrà delle diverse scene e
persone che ho incrociato. Quando qualcuno fra qualche secolo si
chiederà come vivevano gli antichi del 2013, sarà difficile che possano ritrovare segni di un modulo
per incidenti, oppure dei pasticcini
o del pane (chissà come si produrranno!). Il latte, se non sarà sostituito da un altro alimento chimico,
arriverà per altre vie. Di tante cose della vita quotidiana si perderà
traccia. Cosa rimarrà di questi nostri anni?
E intanto, un altro rintocco di campane a ricordarmi che oltre gli avvenimenti c’è un senso che cerchiamo nelle cose che accadono, e
magari è proprio la fede – a cui rimanda il suono di quelle campane
– a dare sapore e colore agli eventi. È ciò in cui crediamo che può
cambiare la vita quotidiana e dare
un nome agli sconosciuti, una mano a chi è in difficoltà, un sorriso a
chi si è appena svegliato.
Qualche metro ancora e quelle
campane continuano a interrogarmi.
E della nostra fede, delle idee in cui
abbiamo creduto, cosa resterà?
Ci saranno ancora le chiese? E le
campane? Si parlerà ancora di Gesù Cristo? Sarà valsa la pena insistere nel credere che il bene trionfa se la giustizia di Dio dimora tra
gli uomini?
Ancora oggi noi viviamo e crediamo anche per i segni che i nostri
avi ci hanno tramandato. Continuiamo a crescere sulle loro radici. Ma
la nostra fede resterà nel futuro?
La fede. Un tema difficile da affrontare nel nostro quotidiano ormai dominato da leggi e abitudini secolarizzate. Possono le fragili espressioni del Vangelo confrontarsi con le ferree leggi del mercato che governano il mondo? La fede ha qualcosa da dire sulle scelte che siamo obbligati a compiere?
Nei rapporti con gli altri domina il
nostro orgoglio o la nostra dispo-
nibilità all’ascolto? La fede ha anche un valore sociale, oppure deve
rimanere confinata nel privato di
ciascuno o al massimo nei cosiddetti spazi sacri?
Mi ritrovo spesso con un mio amico a chiedermi: che tipo di cristianesimo stiamo trasmettendo ai
nostri figli? Se, cioè la nostra fede
è capace di scardinare certe arrugginite modalità religiose per confrontarsi con le scelte richieste da
una sana incarnazione del Vangelo. Insomma, la fede, il Vangelo, Gesù Cristo quanto contano nelle nostre decisioni, nei nostri atteggiamenti e nei nostri comportamenti?
Mi lascio prendere da queste domande e senza rendermene conto sono già arrivato sotto casa. Si
sono alzati anche i ragazzi. Metto
a scaldare il latte, preparo il caffè e
mi gusto la mia famiglia assonnata.
Un biscotto e uno sguardo mi fanno vedere il bello di questa giornata che è solo all’inizio.
Forza ragazzi, che andiamo a Messa!
La fede é un dono e come tale si
può accogliere o rifiutare, mettere
da parte o coltivare perché possa
crescere e maturare. Nelle nostre
opere abbiamo voluto una presenza
pluralistica di professionisti.
Pertanto vi sono persone che
hanno accolto il dono della fede e
lo hanno fatto maturare e altre che
non lo hanno fatto.
La Pastorale secondo lo stile
di San Giovanni di Dio
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Psichiatria e ospitalità
Rosaria Pioli • [email protected]
La mitezza come apertura all’altro
L
a mitezza non si concilia con le grandi passioni, con l’aggressività e con
l’angoscia, con l’impazienza e con la fretta, con l’orgoglio e. con l’ira, con
la superbia e con l’indolenza, con la sicurezza di sé e con la violenza.
Sconfina nella bontà e nella misericordia, nella gentilezza e nella tenerezza, nella
malinconia e nella nostalgia, nel rispetto e nella tolleranza, nell’accoglienza e
nell’amicizia, e nella speranza.
Il discorso della
montagna
Il tema del discorso della montagna è quello delle beatitudini,
e vorrei ora dire qualcosa della terza beatitudine: quella che,
nel vangelo di Matteo (5, 1- 12),
riguarda la mitezza, e che dice:
«Beati i miti perché erediteranno la terra».
Le parole del cardinale Carlo
Maria Martini, che nascono dalle
mirabili pagine di una sua predicazione quando era arcivescovo
di Milano, mi aiuteranno a coglierne la dimensione non solo
religiosa ma umana. In esse egli
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Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
si chiede quale senso abbia la
mitezza nel discorso della montagna. «Indica forse una situazione. sociale sfavorita (i poveri, gli
sfortunati, gli oppressi), oppure
un atteggiamento del cuore (gli
umili, coloro che non usano violenza, che non sono prepotenti, che usano con moderazione
dell’eventuale potere, che non
prevaricano)? Credo che per
mitezza si debba intendere la
capacità di distinguere la sfera
della materia, dove opera la forza, dalla sfera dello spirito, dove
opera la persuasione e la verità.
Mitezza è la capacità di cogliere
di Eugenio Borgna
che nelle relazioni personali –
che costituiscono il livello propriamente umano dell’esistenza
– non ha luogo la costrizione o
la prepotenza ma è più efficace
la passione persuasiva, il calore
dell’amore». Ma egli dice ancora:
«L’uomo mite secondo le beatitudini è colui che, malgrado l’ardore dei suoi sentimenti, rimane
duttile e sciolto, non possessivo,
interiormente libero, sempre
sommamente rispettoso del mistero della libertà, imitatore, in
questo, di Dio che opera tutto
nel sommo rispetto per l’uomo,
e muove l’uomo all’obbedienza
Psichiatria e ospitalità
e all’amore senza mai usargli violenza. La mitezza si oppone così
a ogni forma di prepotenza materiale e morale; è vittoria della
pace sulla guerra, del dialogo sulla sopraffazione».
Non possono nemmeno esserci estranee le cose che egli
dice in ordine alla dimensione
evangelica della mitezza. «Comprendiamo allora perché Gesù
promette ai miti il possesso della terra. Eredità della terra che
è sicuramente la terra dei santi
in cielo, ma che non è priva di
riflesso sulla terra di oggi chiamata a lasciarsi modellare dalla
forza del regno già presente in
noi. La rinuncia alla vendetta, infatti, la rinuncia alla sopraffazione, alla prepotenza, fa trovare al
cristiano, in ogni occasione, la via
per aprire spazi alla misericordia
della verità, alla costruzione di
un nuovo volto della società»; e
ancora: «Naturalmente, la mentalità evangelica della mitezza
Senza dubbio la religione deve
aiutare gli uomini ad aprirsi a Dio,
fonte della vita; al mondo, di cui
facciamo parte; e alle persone con
le quali condividiamo l'esistenza,
al fine di costruire una comunità
umana basata sulla pace, la
giustizia, la libertà e la solidarietà.
La Pastorale secondo lo stile
di San Giovanni di Dio
matura soltanto lentamente nel
singolo cristiano e ancora più
lentamente nell’esperienza dei
popoli. Bisogna essere passati
per molte prove, delusioni, amarezze, sconfitte, per capire che la
violenza di ogni tipo, compresa
quella morale e ideologica, è alla
fine perdente».
Come essere miti
Certo, sono bellissime considerazioni ermeneutiche, queste,
ma Carlo Maria Martini non si
limita ad esse; giungendo ad indicare modi semplici e concreti
di realizzare la mitezza, di essere miti, nella vita di ogni giorno.
Sono questi: «Non voler aver
sempre l’ultima parola nelle discussioni.Talora non ci rassegniamo a che sia l’altro a concludere
il discorso e vogliamo per noi
la battuta finale. Sarebbe bello
imparare la beatitudine di chi, a
un certo punto, sa tacere nell’umiltà lasciando che l’altro magari
prevalga, perché non è poi così
importante spuntarla».
Non posso rileggere senza nostalgia pensieri così semplici e
così gentili, che ci fanno ripensare ai grandi significati religiosi
e umani che la sua parola ha
rappresentato nella coscienza
umana e cristiana di ciascuno di
noi. Sono pensieri che si ritrovano, del resto, in altre sue riflessioni: «Non rispondere al male
col male. Per “male” non intendo soltanto le violenze fisiche,
ma pure quelle piccole malignità
della conversazione a cui noi siamo spesso tentati di rispondere
con altrettante piccole cattiverie;
tutte le insinuazioni a cui vorremmo rispondere con altrettante insinuazioni; tutte le piccole allusioni offensive, che infiorano purtroppo il nostro parlare e
quello altrui, a cui siamo tentati
di replicare con altre allusioni offensive.Tutto ciò va contro la mitezza cristiana, contro lo spirito
di pace, contro l’umiltà vera; offusca il cuore, aggrava la mente,
impedisce la preghiera, riempie
la fantasia di emozioni confuse e
pesanti».
Come non fare una ultima citazione da questo libro così breve,
e così animato dalla grazia. «Infine, per vivere la mitezza, occorre una grande attenzione a
coloro che sono più deboli, che
sono dei miti per natura perché incapaci di difendersi. Penso
agli anziani non autosufficienti, a
come talora vengono aiutati con
sbrigatività, con durezza; penso
agli stranieri soli e abbandonati,
dei quali spesso si approfitta anche sul lavoro».
L’esperienza umana della mitezza
si intreccia ad altre esperienze, e
fra queste alla bontà: una qualità,
una virtù, della quale si parla così
poco, e quasi vergognandosi; e
vorrei ora citare quello che di
essa ha scritto Romano Guardini in uno dei suoi bellissimi lavori
sulla fenomenologia delle virtù.
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Psichiatria e ospitalità
«Il termine induce facilmente
alla disistima del suo contenuto,
a scambiare la “bontà” per bonarietà, la quale senza dubbio non
significa nulla di particolarmente
pregevole. Essa è passività che
lascia fare; oppure inerzia a cui
si può far credere di tutto. Invece la bontà è qualcosa di forte
e di profondo, ma proprio per
questo qualcosa non facile da
definire».
La bontà non ha nulla a che
fare con la bonarietà, dunque, e
Guardini ne definisce l’area semantica: «La bontà invece è in
grado di prescindere da sé, di
consentire agli altri la gioia di
quanto in lei difetta, o addirittura
di gioirne lei stessa»; ma anche:
«Bontà significa che uno è ben
disposto verso la vita. Tutte le
volte che s’incontra in qualcosa
che vive, la sua reazione prima
non è quella di criticare e di diffidare, ma di apprezzare, di favorire, di aiutare affinché cresca.
Quanto ha bisogno la vita d’un
simile atteggiamento interiore,
questa vita umana così fragile e
vulnerabile!». Cosa occorre ancora alla bontà? «Alla vera bontà
occorre pazienza. A essa arriva
di continuo il dolore e vuole
essere capito. Di continuo essa
avverte i difetti altrui, che sono
insopportabili proprio perché li
si sa a memoria. Di continuo la
bontà deve rendersi pronta e
disposta a volgersi dov’è il bisogno»; ma un’ultima cosa Romano
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Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
Guardini vuole dire della bontà,
e cioè che essa è silenziosa. «La
vera bontà non parla molto;
non spinge per farsi strada; non
fa chiasso con organizzazioni e
statistiche; non fotografa e non
analizza. Quanto più è profonda,
tanto più si fa silenziosa. È il pane
quotidiano di cui si nutre la vita.
Là dove tutto questo scompare,
ci potrà essere scienza, politica,
benessere, ma in ultima analisi
tutto resta freddo».
Alcuni di questi aspetti, che Romano Guardini attribuisce alla
bontà, mi sembrano rientrare
nella più ampia parabola semantica della mitezza; benché in essa
siano più complesse le articolazioni esistenziali e dialogiche, più
sofisticate le aggregazioni emozionali e intenzionali, e più ampie
le implicazioni comunitarie, e in
fondo politiche.
La mitezza come
esperienza di vita
Nel concludere questo capitolo sulla mitezza, vorrei ripetere
come essa sia una componente
essenziale della nostra esistenza e
come essa non possa essere compresa, fino in fondo, se non nel
contesto della sua fragilità. La mitezza fa pare della vita sana e della vita malata, della vita normale e
della vita patologica, e questo ne
riconferma le sue fondazioni radicalmente umane e metafisiche
che sono al di là di ogni categoria
clinica. La mitezza è nondimeno
una esperienza umana inattuale
e faticosa da vivere nel mondo di
oggi, che dà importanza a qualità
umane ad essa radicalmente antitetiche; la fragilità ne costituisce
una emblematica connotazione
tematica: dilatando il valore, e il
significato, di testimonianza radicale che la mitezza ha anche
in situazioni storiche così negate
all’ascolto dell’indicibile, e dell’inesprimibile. Ma la mitezza, nella sua
fragilità, si nasconde nella vita interiore di ciascuno di noi, ne è una
delle risorse essenziali nel creare
relazioni umane dotate di senso,
sta a noi difenderla e mantenerla
viva, o inaridirla e spegnerla. Non
la si capisce fino in fondo, certo,
se non la si confronta con le sue
fondazioni filosofiche e teologiche, ma anche psico(pato)logiche
e poetiche. Ci sono esperienze
psicopatologiche nelle quali la
mitezza rifulge nelle sue penombre fragili e dolorose, struggenti e
nostalgiche; ci sono friabili esperienze poetiche nelle quali, come
in Sergio Corazzini, si snodano le
tracce fosforescenti della mitezza
e della tenerezza, che l’attesa della
morte rende ancora più arcane e
smarrite.
La mitezza insomma fa parte della
vita, è difficile realizzarla, e nondimeno è necessario guardare ad
essa come ad una stella del mattino che accompagni con la sua
luce fragile e umbratile il nostro
cammino; al di là dell’essere, o
del non essere, psichiatri, genitori,
Psichiatria e ospitalità
o insegnanti, che hanno compiti
fra i più difficili e complessi della
vita. Non le mie considerazioni,
ovviamente, ma quelle di Carlo
Maria Martini possano aiutarci a
comprendere meglio gli orizzonti
di senso e i confini tematici della
mitezza e possano educarci a riconoscerla, a dilatarla, nella nostra
vita interiore.
Sogni di una notte di mezza
estate? Sì, e nondimeno senza
di loro non è facile vivere, e soprattutto non è possibile essere
di aiuto agli altri.
Innovazione in salute mentale in
Lombardia: impatto sull’umanizzazione
e sulla qualità delle cure
S
tudio realizzato in collaborazione tra l'IRCCS San Giovanni di Dio di Brescia
e l'Associazione Civitas di Milano. Ha coordinato il progetto la dottoressa Rosaria Pioli coadiuvata dalle ricercatrici dottoresse Elisabetta Costa ed Elena
Masotti. Il progetto ha avuto la supervisione del Comitato Tecnico per l'Innovazione in
Salute Mentale della Regione Lombardia.
di Elena Masotti
Fra Pierluigi Marchesi, nella foto,
nella storia dell’assistenza sanitaria e nell’Ordine ospedaliero dei
Fatebenefratelli può essere considerato la pietra miliare della umanizzazione delle cure. In occasione
del decimo anniversario della sua
scomparsa fra Marco direttore generale dell’IRCCS (istituto di ricovero e cura a carattere scientifico)
di Brescia ha voluto ricordare questa importante figura di religioso
e di uomo, con un progetto volto
a indagare lo stato dell’arte della
umanizzazione oggi, nei servizi psichiatrici.
Il progetto si è posto per obiettivo la valutazione dello stato di
attuazione dei principi e degli stru-
menti contenuti nel Piano Regionale per la Salute Mentale (PRSM)
della Regione Lombardia inerenti
l’umanizzazione e la personalizzazione delle cure, dal punto di vista
dei responsabili e degli operatori
dei Servizi di Salute Mentale, degli
utenti e dei loro familiari.
Sono stati messi a punto dei questionari allo scopo di rilevare la
qualità dell’organizzazione, la qualità delle cure e l’umanizzazione degli
interventi nella Regione Lombardia
nell’ultimo triennio (2009-2011).
Le aree indagate sono state: dipartimenti di salute mentale, servizi
psichiatrici di diagnosi e cura, area
territoriale e percorsi di cura e innovazione, residenzialità e residenzialità leggera.
I risultati preliminari della survey
sono stati presentati nel convegno
che si è tenuto il 4 dicembre 2012
a Milano, presso l’Auditorium San
Carlo, al quale hanno partecipato i
rappresentanti di molti dei Centri
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
41
Psichiatria e ospitalità
coinvolti nel progetto.
Tra i relatori, ricordiamo fra Marco
Fabello, che ha invitato i partecipanti a riflettere sulla necessità di
accostarsi al tema dell’umanizzazione avendo in mente come destinatario della attività di cura e di
ricerca l’uomo malato e leggendo
gli scritti di fra Pierluigi Marchesi,
per la sfida ancora attuale che essi
rappresentano nei confronti della
sanità, non solo religiosa.
Hanno aderito al progetto 13
DSM (dipartimenti di salute mentale) delle province di Milano,
Mantova, Monza-Brianza, Cremona, Lecco, Brescia e Sondrio e la
ASL Monza e Brianza. Hanno inoltre partecipato alla survey tutte le
Strutture Residenziali lombarde
dei Fatebenefratelli: Centro Sacro
Cuore di Gesù - S. Colombano
al Lambro, IRCCS San Giovanni
di Dio Fatebenefratelli - Brescia,
‘Centro Sant’Ambrogio - Cernusco sul Naviglio.
I questionari di rilevazione sono
stati raccolti nel periodo febbraioaprile 2012 e sono stati compilati
dai direttori dei Dipartimenti di
Salute Mentale Lombardi e dai responsabili delle UOP (unità operative di psichiatria) disponibili alla
rilevazione dei dati, da gruppi di
operatori, da gruppi di utenti e da
gruppi di familiari, che hanno dato
adesione volontaria al progetto.
Infine, sono stati raccolti i suggerimenti, i commenti e le proposte di
tutti i partecipanti al progetto.
Nei DSM sono stati compilati 599
42
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
questionari, di cui 13
dai direttori dei DSM,
104 da operatori dell’SPDC, 110 da operatori nell’area della
residenzialità, 156 da
operatori dei Centri
Psico-Sociali, (CPS)
133 da utenti e 83
da familiari afferenti
ai Centri Psico-Sociali
che si sono resi disponibili per la survey.
Nelle Strutture Residenziali lombarde dei Fatebenefratelli sono
stati compilati 298 questionari
di cui 14 da operatori dell’Unità
Ospedaliera di riabilitazione psichiatrica dell’IRCCS San Giovanni
di Dio, 134 da operatori nell’area
della residenzialità, 131 da utenti e
18 da familiari.
Le analisi dei risultati hanno permesso di individuare alcuni ‘punti
forza’, ossia le aree di indagine in
cui, secondo operatori, utenti e familiari, l’attuazione dei principi del
PRSM ha prodotto conseguenze
molto positive e abitualmente o
costantemente soddisfacenti sulla
qualità della cura e sulla personalizzazione degli interventi, e alcune
‘aree di miglioramento’, aree in cui
l’attuazione dei principi del PRSM
ha prodotto il minimo impatto, ossia in cui non è stato prodotto nessun cambiamento rilevante, oppure in cui le conseguenze prodotte
sono state modeste e incostanti.
Dall’analisi delle risposte di utenti e familiari non emergono aree
in cui l’attuazione
del PRSM abbia
prodotto il massimo impatto, ma le
risposte indicano,
nella maggior parte dei casi, la produzione di ‘alcune
conseguenze positive’ sulla qualità
dell’organizzazione e delle cure e
sull’umanizzazione
degli interventi, tranne che nell’area ‘partecipazione ad associazioni
di familiari’ in cui i familiari segnalano la produzione di conseguenze
modeste e incostanti.
Nei DSM, le risposte degli operatori hanno messo in evidenza alcuni punti di forza:
• ‘gestione della contenzione’ in
SPDC (servizio psichiatrico di
diagnosi e cura)
• ‘accoglienza degli utenti’ nell’area
della residenzialità
• ‘definizione di una microéquipe
di riferimento’ per i pazienti inseriti nel percorso territoriale di
“presa in carico”’ nell’area territoriale.
Le aree di miglioramento segnalate dagli operatori sono state, invece, le seguenti:
• ‘follow-up degli utenti dimessi’
e ‘integrazione con la NPI per il
trattamento dei soggetti in età
giovanile/adolescenziale’ nell’area della residenzialità
Psichiatria e ospitalità
• ‘trattamento dei disturbi nelle
aree di confine’ nell’area territoriale
Nelle Strutture dei Fatebenefratelli, le risposte degli operatori hanno
messo in evidenza i seguenti punti
di forza:
• ‘individuazione di un operatore
di riferimento con il compito di
coordinare gli interventi’ ‘pratiche per l’accoglienza degli utenti’
e ‘pratiche per concordare la dimissione con l’utente, con la sua
famiglia e con i servizi territoriali’
nell’area della residenzialità
Le aree di miglioramento rilevate
sono state invece:
• ‘valutazione e gestione dell’aggressività’ e ‘gestione della contenzione’ nell’Unità Ospedaliera
• ‘follow-up degli utenti dimessi’,
‘collaborazione con le associazioni di familiari e di volontariato’
e ‘inserimento lavorativo degli
utenti’ nell’area della residenzialità.
Nei DSM, i direttori hanno assegnato un punteggio molto alto
all’area ‘collegamento-collaborazione con la neuropsichiatria
dell’infanzia e dell’adolescenza’, in
disaccordo con quanto affermato
dagli operatori dell’area territoriale, secondo i quali l’impatto dei
principi del PRSM nella stessa area
è stato minimo. Inoltre, i direttori
hanno assegnato un punteggio minimo all’area ‘informazione rivolta
all’utente ed ai familiari, compresa
la preparazione di opuscoli e di
altro materiale informativo’ in accordo con l’opinione espressa da
utenti e familiari, che hanno segnalato la necessità di coinvolgere di
più le famiglie nei progetti riabilitativi e di fornire maggiori informazioni e aggiornamenti sulla salute
dei familiari. Infine, sia le risposte
dei direttori dei DSM sia le risposte degli operatori dell’area territoriale, hanno evidenziato che il
‘collegamento-collaborazione con
il servizio per le dipendenze SerT
(servizi tossico dipendenze), NOA
(nuclei operativi per alcologia)’ ha
avuto un impatto minimo sull’umanizzazione e sulla qualità delle
cure e non ha prodotto risultati
soddisfacenti.
Le risposte ed i suggerimenti di
utenti e familiari hanno permesso
di rilevare che lo stato di attuazione del PRSM ha avuto un discreto
impatto sul gradimento del sistema di cura, ad eccezione che in
alcune aree, in cui le conseguenze
prodotte sono state poco soddisfacenti, tra cui: ‘partecipazione ad
associazioni di familiari’, ‘informazione rivolta all’utente ed ai familiari’ e ‘inserimento lavorativo degli
utenti’.
Complessivamente, i risultati ottenuti indicano che nelle Strutture
partecipanti al progetto la maggior parte dei criteri/obiettivi oggetto di indagine sono stati discretamente realizzati ed hanno prodotto alcune conseguenze positive rilevabili, in parte soddisfacenti,
sull’umanizzazione degli interventi.
Questi primi dati indicano l’attenzione che è stata posta a nella
maggior parte dei servizi psichiatrici della Regione Lombardia alla
personalizzazione delle cure e nel
coinvolgimento dei diretti interessati (pazienti e familiari), elementi
basilari per la umanizzazione. Esistono ancora numerose aree di
miglioramento, ma il cammino è
tracciato.
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
43
“OSPITALITÀ È...”: IN ONDA LE PRIME PUNTATE
DELLA NUOVA RUBRICA FBF
È in onda tutte le settimane su Telepace dall’inizio del 2013,
“Ospitalità è…” , prima rubrica tv della storia dell’Ordine registra[HKPYL[[HTLU[LKHNSPZ[\KP[LSL]PZP]PÄUHSPaaH[HHMHYJVUVZJLYL
SLKP]LYZLYLHS[nLZMHJJL[[H[\YLKLSS»LU[LVZWLKHSPLYVKLP-H[LILULMYH[LSSP0SWYVNYHTTHuPKLH[VLJ\YH[VKHSS»<MÄJPV:[HTWHPU
JVSSHIVYHaPVULJVU-YH4HYJV-HILSSVVZWP[LÄZZVKLSSLW\U[H[L
arricchite da altri ospiti in studio, servizi video, interviste per accompagnare i telespettatori nel percorso conoscitivo del carisma
KP6ZWP[HSP[nKLSS»6YKPULKP:HU.PV]HUUPKP+PVPU[\[[PNSPHZWL[[P
KPJ\YHLHZZPZ[LUaHHPTHSH[PLHPIPZVNUVZP
;YHNSPHYNVTLU[PÄUX\PWYVWVZ[PJOLOHUUV]PZ[VJVPU]VS[PYLSPNPVsi e collaboratori della Provincia: la ricerca, la pastorale sanitaria,
SLTPZZPVUPLS»<;(SHTHSH[[PHKP(SaOLPTLYSL]VJHaPVUPSHMVYTHaPVULSHX\HSP[n3LW\U[H[LZVUV[YHZTLZZLHSJHUHSLKLS
KPNP[HSL[LYYLZ[YLLKP:R`ULPNPVYUPKPS\ULKyVYLTHY[LKyVYLZHIH[VVYL]PZPIPSPHUJOLZ\WPH[[HMVYTH
;=:(;PU,\YVWH5VYK(MYPJHL4LKPV6YPLU[LL[YHTP[LPU[LYUL[
PU[\[[VPSTVUKVHSSPUR!www.telepace.it/web-tv.php
INAUGURAZIONE DELLA NUOVA COMUNITÀ
PER DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
A CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MI)
È stata promossa con una mirata azione stampa, divulgazione di
comunicati e attivazione di contatti giornalistici, nei giorni scorsi,
la notizia dell’apertura di una nuova comunità per disturbi del
JVTWVY[HTLU[V HSPTLU[HYL HS -H[LILULMYH[LSSP KP *LYU\ZJV Z\S
5H]PNSPV 40 3»PUPaPH[P]H WYLZLU[H[H ULS JVYZV KP \U *VU]LNUV
Z\S[LTHuZ[H[HX\PUKPVNNL[[VKPHY[PJVSPLZLY]PaPW\IISPJH[PKH!
Il Sole 24 Ore Sanità; L’Espresso; La Repubblica; AdnKronos
Salute; Corriere della Sera.it; RAI3 Tg Regionale; Ansa Salute; Il Giorno; Telepace; Il Punto, Gazzetta della Martesana;
Redattore SocialeLHS[YPZP[PVUSPUL
SAN GIOVANNI DI DIO
7LY SH :VSLUUP[n KP :HU .PV]HUUP KP +PV ZVUV Z[H[P JVU[H[[H[P
alcuni giornalisti di importanti testate ad ispirazione religiosa:
PS X\V[PKPHUV L’Osservatore Romano ha pubblicato un serviaPV H ÄYTH KLS 7HKYL .LULYHSL -YH 1LZƒZ ,[H`V Z\SSH Z[VYPH L
PS JHYPZTH KLS -VUKH[VYL [LZ[PTVUL ZLTWYL H[[\HSL KP JHYP[n L
speranza per l’opera assistenziale dell’Ordine presente oggi nel
mondo; Radio Vaticana OH [YHZTLZZV S»PU[LY]PZ[H H -YH 4HYJV
-HILSSV Z\SSH ÄN\YH L]HUNLSPJH KLS I\VU ZHTHYP[HUV JVTL TVKLSSV KP HZZPZ[LUaH HP IPZVNUVZP 0UVS[YL SL [LZ[H[L Avvenire, A
sua immagine, Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, Giornale di
BresciaOHUUVW\IISPJH[V\UHZPU[L[PJHIPVNYHÄHKLS:HU[V7LY
SL PUPaPH[P]L WYVTVZZL KHSSL *HZL -H[LILULMYH[LSSP PU VJJHZPVUL
KLSSHMLZ[P]P[nZVUVZ[H[PW\IISPJH[PHY[PJVSPKHGiornale di Erba
e Giornale di Brescia
GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
*VU\U»PU[LY]PZ[HPUKPYL[[HH-YH4HYJV-HILSSVKHNSPZ[\KP[LSLvisivi di TV 2000VZWP[LKLSWYVNYHTTH¸5LSJ\VYLKLPNPVYUP¹
ZPuHWLY[HSHUVZ[YHHaPVULTLKPH[PJHWLYSH??0.PVYUH[H4VUKPHSL KLS 4HSH[V 3»PU[LY]PZ[H PUJLU[YH[H Z\SS»VWLYH VZWLKHSPLYH
KLP -H[LILULMYH[LSSP WLY P THSH[P L P IPZVNUVZP VS[YL HK VMMYPYL SH
sua testimonianza di religioso a servizio del malato, ha dato particolare risalto agli aspetti terapeutici e assistenziali della malattia psichiatrica, parte privilegiata dell’Ordine Ospedaliero di
:HU.PV]HUUPKP+PV0SX\V[PKPHUVAvvenire ha invece pubblicato
S»HY[PJVSV KP ,UYPJV 5LNYV[[P KHS [P[VSV ¸3H ZWLYHUaH JYPZ[PHUH KP
MYVU[LHSKVSVYL¹JVUPU[LY]PZ[LH-YH4HYJV-HILSSVLHS=PJHYPV
,WPZJVWHSLKLSSHaVUHWHZ[VYHSL=KLSSH+PVJLZPKP4PSHUV4VUZ
7H[YPaPV.HYHZJPH!\UHYPÅLZZPVULZ\SSHNYHUKLWYV]HJOLSHTHSH[[PH W\~ KP]LU[HYL ULS WLYJVYZV KP MLKL L Z\SSH ZWLYHUaH JOL
]PLULKH.LZƒPUJHYUH[VWLYWVPKHYLZWHaPVH[[YH]LYZVSLWHYVSL
KP -YH 4HYJV HSS»LZLTWPV KP \UH ZHUP[n KP PZWPYHaPVUL JYPZ[PHUH
KLKP[HHSS»\VTVLHSILULJVT\UL
NUOVA RESIDENZA PSICHIATRICA
DEL FATEBENEFRATELLI DI BRESCIA
0STLUZPSLQui BresciaOHW\IISPJH[VULSU\TLYVKPMLIIYHPV\UV
ZWLJPHSLZ\SSHU\V]HYLZPKLUaHWZPJOPH[YPJHPUH\N\YH[HHSS»09**:
-H[LILULMYH[LSSP KP )YLZJPH SV ZJVYZV KPJLTIYL 0S ZLY]PaPV JVUtiene anche un commento dettagliato delle opere pittoriche che
HIILSSPZJVUVPS*LU[YV-H[LILULMYH[LSSPKP]PH7PSHZ[YVUP
MIRACOLO DI TANGUIETA
Questo il titolo del documentario trasmesso recentemente dalla
tv France 5Z\SS»6ZWLKHSL-H[LILULMYH[LSSP¸:HPU[1LHUKL+PL\¹
KP;HUN\Pt[H)LUPU
LA RICERCA
È di gennaio la notizia di un nuovo studio internazionale che
JVPU]VSNL Z[Y\[[\YL P[HSPHUL [YH SL X\HSP S»09**: -H[LILULMYH[LSSPKP)YLZJPHWLYSHYLHSPaaHaPVULKP\UWYVNL[[V¸/\THU)YHPU
7YVQLJ[/LSW¹ÄUHUaPH[VKHSSH*VTTPZZPVUL,\YVWLHÄUHSPaaH[V
HYPWYVK\YYLPSJLY]LSSV\THUVPUMVYTH[VLSL[[YVUPJV:JVWVKLSSV
Z[\KPVuX\LSSVKPZ[\KPHYLWVZZPIPSP[LYHWPLWLYJVU[YHZ[HYLTHSH[[PLUL\YVSVNPJOLJVTLS»(SaOLPTLYPS7HYRPUZVUS»LWPSLZZPHVSH
ZJOPaVMYLUPH 0S -H[LILULMYH[LSSP YLUKLYn KPZWVUPIPSP NYHUKP ZL[ KP
KH[P MY\[[V KP Z[\KP LWPKLTPVSVNPJP KP [\[[V PS TVUKV 5L OHUUV
dato notizia: Il Sole 24 ore, Corriere della Sera, Avvenire, Il
Giorno, La Nazione, Corriere Fiorentino, AdnKronos Salute,
Galielo, Daily
FATEBENEFRATELLI
La crisi non ferma l’Ospitalità
Gennaio • Marzo 2013
La crisi non ferma l’Ospitalità
«
In tempi di crisi economica, che sottrae risorse alla tutela della salute, ospedali e strutture
di assistenza debbono ripensare il proprio ruolo per evitare che la salute, anziché un bene
universale da assicurare e difendere, diventi una semplice ‘merce’ sottoposta alle leggi del
mercato, quindi un bene riservato a pochi» così si è espresso Benedetto XVI alla chiusura
della XXVII Conferenza internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per gli operatori
sanitari del 17 novembre scorso.
N
ella pagina accanto pubblichiamo la lettera della Conferenza Episcopale Italiana che esprime
la seria preoccupazione circa la sopravvivenza delle strutture della cosiddetta “sanità cattolica” richiedendo un rinnovato sforzo di testimonianza della carità evangelica.
S
i è da poco concluso il LXVIII Capitolo Generale del nostro Ordine ospedaliero, che aveva come titolo “La Famiglia di San Giovanni di Dio al servizio dell’Ospitalità”.
Ha visto i religiosi Fatebenefratelli ripartire da Fatima carichi di speranza e guidati dal loro
Fondatore, la copertina dell’inserto ci offre una bellissima immagine, realizzata dal Maestro
Gian Calloni e già utilizzata nel precedente numero della nostra Rivista: San Giovanni di Dio
assiste, seduto sotto la statua della Vergine Maria, alla partenza dei suoi fratelli che accettano
le nuove sfide di Ospitalità che il mondo intero richiede.
INSERTO FATEBENEFRATELLI
A
nche fra Jesus Etayo, eletto nuovo Superiore Generale dei Fatebenefratelli, si è così
espresso nel suo discorso di chiusura dei lavori capitolari «È stato un buon Capitolo, in
cui lo Spirito Santo, che abbiamo invocato tante volte, ha fatto sentire la sua presenza guidando i lavori e soprattutto orientando il futuro del nostro amato Ordine, che si dispone con
realismo, fede e speranza ad affrontare le sfide cui ci pongono di fronte il mondo, la Chiesa
e le persone che soffrono».
L
a Provincia Lombardo-Veneta pur nelle difficoltà economiche-gestionali del momento
ha accettato la sfida consapevole che l’Ospitalità propria dei Fatebenefratelli vuole essere un segno di Chiesa che sa offrire ai malati, specialmente i più poveri, le cure migliori.
L’impegno al rinnovamento dei religiosi sfida la crisi di questo periodo per mostrarci un futuro di speranza: a Brescia presso il Centro San Giovanni di Dio sono state presentate alla città
due nuove Comunità Protette di venti posti ciascuna; a Romano d’Ezzelino (Vicenza) presso
la Casa di Riposo San Pio X in un nuovo reparto totalmente ristrutturato sono state accolte
25 signore con diagnosi psico-geriatrica; a Cernusco sul Naviglio (Milano) all’interno del
Centro Sant’Ambrogio l’apertura di un nuovo polo specialistico con 20 posti per disturbi del
comportamento alimentare; mentre ad Erba (Como) all’Ospedale Sacra Famiglia si conferma l’eccellenza dell’équipe oculistica.
2
La crisi non ferma l’Ospitalità
Giosuè Caletti
I
l 14 dicembre scorso presso il Centro
San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di
Brescia sono state presentate alla città
due nuove Comunità Protette di venti posti
ciascuna, una comunità psichiatrica è ad alta
assistenza accreditata col Sistema sanitario
per accogliere con trattamenti socio riabilitativi pazienti con schizofrenia, sindromi
affettive come depressione e disturbo bipolare, disturbi gravi della personalità, inviati dai Centri psicosociali della Lombardia.
L’altra comunità accreditata è a media assistenza, e ospiterà persone con un maggior
grado di stabilizzazione clinica.
L’inaugurazione è avvenuta alla presenza del
neo Generale dell’Ordine dei Fatebenefratelli
fra Jesús Etayo Arrondo, del neo II Consigliere Generale fra Giampietro Luzzato, del neo
Provinciale fra Massimo Villa, del Sindaco di
Brescia dott. Adriano Paroli, del Consigliere
Regionale ing. Mauro Parolini, e di altre numerose autorità locali in ambito sanitario.
A presenziare la cerimonia fra Marco Fabello che ha ricordato come «dare ai malati
l’ospedale migliore è nella nostra missione,
secondo il pensiero di San Giovanni di Dio,
nostro fondatore e ideatore dell’ospedale
moderno: un impegno ancora più importante per i malati psichiatrici, spesso lasciati ai
margini» ed ha colto l’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno permesso
la realizzazione di questa opera altamente
innovativa per le tecniche di costruzione
utilizzate, a seguire un video messaggio del
Ministro della Salute dott. Renato Balduzzi
che non ha potuto presenziare personalmente causa impegni istituzionali e gli interventi
del Sindaco di Brescia, di fra Massimo Villa, del Direttore Generale della Provincia
Lombardo-Veneta dott. Belloli.
INSERTO FATEBENEFRATELLI
Gennaio • Marzo 2013
BRESCIA - DUE NUOVE COMUNITÀ
4
Dott. Adriano Paroli
Fra Jesus Etayo
Dott. Andrea Belloli
5
La crisi non ferma l’Ospitalità - Brescia
so le varie strutture dei Fatebenefratelli.
La due Comunità sono state dedicate, a due
religiosi Fatebenefratelli: una a fra Cosimo
Bettonagli e l’altra a fra Raimondo Fabello.
Particolarmente interessante è stata la
presentazione degli ing. Roberto Zani e
dell’ing. Matteo Brasca che hanno illustrato
nel dettaglio la progettazione del nuovo edificio (si veda descrizione nel riguardo).
Don Carmine Arice, neo Direttore dell’ufficio nazionale per la Pastorale della Sanità
ha portato i suoi saluti ed ha letto la lettera
di mons. Mariano Crociata segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana
(in allegato l’intero testo).
Da ultimo ha preso la parola fra Jesús Etayo
che ha voluto sottolineare come nonostante
le difficoltà del momento l’Ordine dei Fatebenefratelli cerca quotidianamente di dare
nuove risposte di cura ed umanizzazione ai
propri ospiti grazie anche alla attenta collaborazione degli operatori che lavorano pres-
Gennaio • Marzo 2013
INSERTO FATEBENEFRATELLI
PRESENTAZIONE TECNICA
La nuova struttura, che sorge nell’area del vecchio campo da calcio è articolata attorno
a una corte centrale, è stata realizzata nell’ottica della “costruzione sostenibile”. Grazie
ai pennelli fotovoltaici e solari termici, a un attento isolamento interno e a un sofisticato
sistema di ricambio d’aria l’edificio è orientato al contenimento dei consumi energetici,
ottenuto anche mediante un sistema a pompa di calore geotermica per l’acqua calda e
fredda, che consentirà risparmi del 30 per cento.
L’architettura è il prodotto di approfonditi studi tecnici (illuminotecnici, termici e
acustici) e tecnologici (uso di nuovi materiali e tecnologie). La ricerca di un edificio
estremamente orientato al contenimento dei consumi energetici (mediati dalle esigenze
6
I progettisti
7
La crisi non ferma l’Ospitalità - Brescia
normativo/strutturali) ha considerato i fondamentali principi della progettazione sostenibile. Per garantire un comportamento spontaneo, il più possibile passivo, sono stati
considerati l’orientamento, gli apporti solari gratuiti, le prestazioni dell’involucro, le
schermature, la ventilazione naturale, le più efficienti tecnologie impiantistiche e l’utilizzo di fonti rinnovabili.
I due corpi residenziali si distinguono per la semplicità distributiva: un unico corridoio
centrale distribuisce a nord e a sud le camere di nucleo (11 di cui 9 doppie e 2 singole)
di circa 25 mq (esclusi servizi e depositi).
Al piano interrato, collegato con un tunnel pedonale alla rete distributiva sotterranea
dell’intero complesso, sono stati dislocati servizi complementari e parte degli spazi
dedicati agli impianti tecnologici.
Il portico (utile come schermatura meteorica contro la radiazione solare diretta in estate
e le precipitazioni atmosferiche), studiato a copertura di un’ampia area per le attività di
socializzazione, è raggiungibile per via esterna, al coperto, da tutto l’edificio (grazie a
un percorso ad anello) e in particolare dalle zone più residenziali, transitando al di sotto
dei brise-soleil in vetro. Quest’ultima soluzione consente di creare una zona coperta ma
trasparente, limitrofa alle camere, che non comprometta il comfort visivo interno. A sud
la soluzione tecnologica è arricchita da schermature esterne costituite da tende a lamelle
orientabili, in grado di intercettare la radiazione solare diretta estiva e di permetterne
invece l’ingresso nella stagione invernale incrementando il benessere visivo e termico.
L’edificio e le sue pertinenze abbracciano un’ampia corte centrale, luogo riparato e sicuro fulcro delle attività riabilitative e di socializzazione nella stagione più mite.
Le sistemazioni esterne sono state trattate con una variabilità di temi moderati (movimenti terra, piantumazioni percorsi ecc.) utili alle funzioni terapeutiche. All’interno del
plesso troveranno spazio anche il laboratorio Lucena con attività creative e la palestra
per fisioterapia e attività motorie, mentre la vicinanza con il Millennium e la piscina di
Lamarmora favorirà l’integrazione degli ospiti nel contesto di quartiere. L’area di sosta,
a supporto delle attività del nuovo organismo edilizio, è localizzata a sud e conta circa
52 posti auto.
Gennaio • Marzo 2013
Conferenza Episcopale Italiana
Roma, IO dicembre 2012
Reverendissimo Superiore,
La ringrazio per il cortese invito a partecipare all’inaugurazione a Brescia di due
nuove Comunità Protette per malati psichiatrici, volute dall’Ordine Ospedaliero di S.
Giovanni di Dio - Fatebenefratelli. Non potendo rendermi presente di persona, sono
lieto di farLe giungere il mio saluto, espressione della riconoscenza della Chiesa italiana per la generosa dedizione con la quale il vostro Ordine testimonia l’amore e la
presenza di Dio accanto ai malati e ai sofferenti.
In questo momento di grave crisi economica che il nostro Paese sta attraversando
e che vede coinvolte in modo preoccupante anche Istituzioni Sanitarie Cattoliche,
l’inaugurazione di opere a servizio dei malati, volute per partecipare «alla missione
evangelizzatrice e terapeutica della Chiesa intera» (Ufficio Nazionale per la pastorale
della sanità, Le Istituzioni sanitarie cattoliche in Italia, n. 15), è motivo di profonda
gioia e grande speranza, sia per la comunità cristiana che per quella civile.
INSERTO FATEBENEFRATELLI
Il mondo della sofferenza, infatti, interpella la nostra coscienza e la nostra responsabilità affinché valori fondamentali, quali il riconoscimento incondizionato della dignità
della persona, soprattutto quando è debole e fragile, nonché il diritto alla cura anche
dei più indigenti, siano concretamente riconosciuti e realizzati.
In occasione dell’udienza concessa il 17 novembre scorso al Pontificio Consiglio per
gli Operatori Sanitari a conclusione della XXVII Conferenza Internazionale, il Santo
Padre Benedetto XVI ha richiamato con forza quanti vivono, a vario titolo e mansione, la missione di operatori sanitari a una testimonianza responsabile e coerente,
che riconosca nella salute un bene universale da assicurare e difendere. «Il vostro
essere cattolici, senza timore, – ha detto il Papa – vi dà una maggiore responsabilità
nell’ambito della società e della Chiesa: si tratta di una vera vocazione ... È questo
un impegno di nuova evangelizzazione anche in tempi di crisi economica che sottrae
risorse alla tutela della salute. Proprio in tale contesto, ospedali e strutture di assistenza debbono ripensare il proprio ruolo per evitare che la salute, anziché un bene
universale da assicurare e difendere, diventi una semplice “merce” sottoposta alle
leggi del mercato, quindi un bene riservato a pochi».
Per questo San Giovanni di Dio e il carisma dell’ospitalità sono un dono prezioso dello
Spirito per la Chiesa e in particolare per gli ammalati. L’offerta di assistenza e cure specialistiche, nonché l’impegno nella ricerca che ha portato al riconoscimento del centro
8
Infine, ricordando l’originale impulso dato dall’Ordine Ospedaliero all’umanizzazione della medicina, come condizione necessaria all’evangelizzazione nel mondo della
salute, auspico che sia data attenzione anche alla cura pastorale, coessenziale alla
cura assistenziale, necessaria per servire “tutto l’uomo”. L’occasione mi è propizia
per sottolineare l’importanza del Corso di Alta Formazione universitario, voluto dalla Provincia Lombardo-Veneta dei Fatebenefratelli in collaborazione con la sede di
Brescia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, per formare operatori sanitari in
grado di rispondere in modo olistico alle necessità delle persone che vivono situazioni
di fragilità e formare operatori pastorali capaci di dare adeguata soluzione ai bisogni
spirituali del malato.
Il Signore sostenga con la sua grazia gli sforzi di quanti affermano la dignità di ogni
persona umana e faccia crescere in noi «quella fede che ci permette di riconoscere
Cristo ... per soccorrerlo ogni volta che si fa nostro prossimo nel cammino della vita»
(Benedetto XVI, Motu proprio Portafidei, n. 14).
Rinnovando i miei sentimenti di stima e riconoscenza, di cuore vi benedico.
X
9
Mariano Crociata
Segretario Generale
La crisi non ferma l’Ospitalità - Brescia
Don Carmine Arice mentre legge
la lettera del Segretario Generale
della CEI
di Brescia come Istituto di Ricovero e Cura a
Carattere Scientifico, affermano con particolare
eloquenza che la salute è un bene fondamentale
da promuovere e tutelare.
Se l’attenzione alla cura della salute va rivolta a
tutti, in modo speciale essa deve essere riservata,
con tutte le risorse necessarie, a quanti vivono
particolari situazioni di disagio. Prendersi cura
della persona con problemi psichiatrici significa
avere attenzione a malati che talvolta, proprio
per la complessità della cura di cui hanno bisogno, ricevono risposte parziali e inadeguate alle
loro esigenze. Pensare per i malati psichiatrici
luoghi di vita più consoni e adeguati alla dignità
della persona significa dare loro motivo di speranza, offrendo alle famiglie, particolarmente
provate dalla presenza di una persona malata in
modo così grave, un aiuto, un sostegno e una
forma concreta di vicinanza della Chiesa.
Gennaio • Marzo 2013
INSERTO FATEBENEFRATELLI
ROMANO D’EZZELINO - 25 NUOVE OSPITI
Lavinia Testolin
I
l 2012 si è concluso, alla Casa di Riposo
S. Pio X, con una novità a lungo preparata sia dal punto di vista organizzativo
che amministrativo: l’ampliamento dei posti
letto e l’accoglienza di un nucleo di venticinque ospiti psico-geriatriche. L’arrivo delle nuove anziane è stato possibile grazie ad
una convenzione con l’ULSS 3 di Bassano
del Grappa. Questo avvenimento si colloca pienamente all’interno della “mission”
dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di
Dio, Ordine che si è sempre impegnato concretamente al servizio anche dei malati più
emarginati. L’apertura del nuovo reparto,
inoltre, ha contribuito a dare visibilità politica e sociale all’Ordine, oltre che un nuovo
respiro in termini di risorse economiche.
Il cambiamento che ha coinvolto la casa di
riposo si è rivelato di grande portata: non si
è trattato, infatti, di fare spazio “solo” alle
ospiti, ma anche al nuovo personale. Questo ha imposto una riorganizzazione a diversi livelli, che ha comportato, nonostante
le inevitabili difficoltà iniziali, vantaggi per
entrambi i nuclei con una presenza assistenziale e infermieristica ancor più capillare e
solerte nell’arco delle 24 ore. Anche l’area
socio-riabilitativa si è ampliata, con l’aumento di orario del personale già presente e l’assunzione di una nuova educatrice.
Ognuno dei passaggi è avvenuto cercando
di rispettare l’ottica dell’umanizzazione sia
nei riguardi dei pazienti che del personale,
essenziale per rendere efficaci i supporti al
coinvolgimento con e per gli ospiti.
Il nuovo nucleo è costituito da 25 signore
che presentano da lungo tempo una diagnosi
psichiatrica e la cui situazione clinica risul-
10
ciata sul comodino. Non dobbiamo, infatti,
dimenticare che se per noi il cambiamento è
stato grande, per loro, che vivevano alcune
anche da cinquant’anni nella stessa struttura, lo è stato in modo esponenziale. Quindi,
abbiamo valutato fosse necessario mettere a
disposizione dei piccoli oggetti che permettessero a ciascuna di riconoscere la presenza di un posto per sé e di orientarsi in un
ambiente del tutto nuovo. Tutto il personale
collaboratore, i religiosi e i volontari hanno, inoltre, validamente contribuito nel dare
alle ospiti il benvenuto, accompagnandole
personalmente.
L’arrivo delle signore era stato programmato con cura, sia dal punto di vista ambientale
che della progettualità educativo-assistenziale. L’ala della struttura è stata completamente ristrutturata e rinnovata, creando un
ambiente che, oltre a rispettare le attuali normative in materia, si presenta particolarmente accogliente e molto luminoso. Le stanze,
quando le ospiti sono arrivate, erano già state personalizzate con tante piccole cose che
le aiutassero a sentirsi “a casa”, come la loro
bambola sopra al letto o una foto incorni-
Il 7 dicembre la struttura è stata visitata dal
sindaco di Romano
d’Ezzelino Rossella
Olivo e nell’occasione il nostro Superiore
fra Anselmo Parma
ha benedetto il nuovo
reparto, nella foto a
pagina 10.
Il progetto pensato dall’equipe per le
nuove ospiti (ben se-
11
La crisi non ferma l’Ospitalità - Romano d’Ezzelino
ta stabilizzata. Le loro esigenze
sono quindi di due ordini: assistenziale, per quanto riguarda
le problematiche fisiche legate
all’invecchiamento e psicologico-relazionale per gli specifici disturbi presentati. In realtà,
quello che abbiamo potuto vedere è che non si differenziano
in modo sostanziale dagli altri
anziani accolti in casa di riposo,
che portano la stessa necessità
di essere riconosciuti e ascoltati
e lo stesso bisogno di relazioni.
Gennaio • Marzo 2013
tive e ludico-ricreative che vanno a coinvolgere i due gruppi parallelamente, lasciando
ad ognuno la possibilità di scegliere a quali
iniziative prendere parte.
L’obiettivo di un positivo inserimento e di
una proficua integrazione appare raggiunto
a due mesi dall’ingresso: le ospiti non hanno presentato particolari difficoltà né crisi,
se non qualche momento di incertezza iniziale.
Il progetto continuerà con l’arrivo della
bella stagione, prevedendo un’integrazione
non solo all’interno della casa di riposo, ma
anche all’esterno, con uscite sul territorio e
brevi gite.
gnato nella nuova carta dei Servizi) è stato
improntato immediatamente alla maggior
integrazione possibile tra le signore e gli
ospiti già presenti nella Casa, in modo da
offrire ad entrambi nuove opportunità di socializzare. Questo attraverso attività educa-
INSERTO FATEBENEFRATELLI
Il bilancio, attualmente, si dimostra decisamente positivo.
12
CERNUSCO SUL NAVIGLIO
COMUNITÀ PER DISTURBI ALIMENTARI
U
importanti argomenti: oltre 200 addetti ai lavori accreditati. Il convegno “I disturbi del
comportamento alimentare: la complessità
della cura e l’intervento riabilitativo residenziale” si è svolto nell’auditorium “Fra
Pierluigi Marchesi” dopo i saluti di apertura
di fra Massimo Villa, Superiore Provinciale,
di fra Guido Zorzi, Superiore della Centro,
del dottor Andrea Belloli, Direttore generale
della Provincia religiosa, del dottor Antonio
Mobilia, Direttore generale ASL Milano 2
e del dottor Eugenio Comincini, Sindaco di
Cernusco, il convegno presieduto dal dottor
Gian Mario Giobbio, Direttore medico del
Centro cernuschese, è entrato nel vivo: medici esperti hanno affrontato i temi che riguardano il delicato quanto complesso problema dei disturbi legati al rapporto con il
cibo. Questi i relatori e temi sviluppati: prof.
Antonio Vita - Comorbidità nei Disturbi del
Comportamento Alimentare (DCA): focus
sul disturbo di personalità borderline; dott.
na nuova Comunità residenziale e
semiresidenziale per la diagnosi, la
cura e la riabilitazione dei disturbi
del comportamento alimentare è stato inaugurato venerdì 1 marzo presso il nostro Centro di riabilitazione psichiatrica Sant’Ambrogio di Cernusco sul Naviglio. In collaborazione con la Regione Lombardia, l’Ordine
ospedaliero di San Giovanni di Dio, Fatebenefratelli, ha quindi deciso di fare un scommessa: creare un luogo di accoglienza in cui
non solo queste patologie vengono curate,
ma dove i pazienti possano essere accompagnati 24 ore su 24 in un percorso di riabilitazione verso una vita normale.
L’apertura del nuovo polo specialistico è
stata accompagnata da un convegno che ha
visto la partecipazione della comunità religiosa e dei vertici della Provinciale Lombardo-Veneta dei Fatebenefratelli, del sindaco di Cernusco e di numerosi operatori
e medici esperti per un confronto su alcuni
13
La crisi non ferma l’Ospitalità - Cernusco sul Naviglio
Elvio Frigerio
Gennaio • Marzo 2013
che soffrono di Disturbi del Comportamento
Alimentare (DCA). In prevalenza si tratta di
giovani donne con età di esordio tra i 12 e i
25 anni soprattutto per l’Anoressia, anche se
la percentuale di maschi affetta dalla malattia è in crescita (il rapporto maschi femmine
è di 1 a 9) in particolare per la Bulimia e il
Disturbo da Alimentazione Incontrollata.
Intitolata a Maria Bianca Corno, giovane
che ha perso la sua battaglia proprio contro
l’anoressia e alla quale i genitori hanno voluto dedicare un’associazione con la quale
i medici del Fatebenefratelli hanno colla-
INSERTO FATEBENEFRATELLI
Luigi Enrico Zappa - Linee di appropriatezza per i Trattamenti - Istituto Superiore di
Sanità; dott. Fulvio Arnone - Filosofia della
riabilitazione nei DCA tra speranza e realtà;
dott. Paolo Cozzaglio, Chiara Manila Galli e Paola Pattini - Trattamento riabilitativo
residenziale dei DCA: il modello Fatebenefratelli; dottor Alessandro Chinello - Diario
visivo sull’anoressia: spunti e riflessioni.
Nel primo pomeriggio l’inaugurazione ufficiale della” Casa di Bianca” il Superiore
Provinciale e il Superiore locale hanno tagliato il nastro, è seguito il momento di preghiera officiato dal cappellano, fra Andrea
Faustini, il momento si è concluso con la
benedizione. Sono quindi ripresi i lavori del
convegno.
La nuova comunità, dal nome “La casa di
Bianca” accoglie 20 persone e vuole dare
una risposta diagnostica e terapeutica ad un
disagio psicosociale rilevante che in Italia
colpisce milioni di individui, in prevalenza donne ma con una percentuale maschile
in crescita ed una età di esordio sempre più
giovane. Infatti secondo stime del Ministero della Salute sono tre milioni le persone
14
to convenzionati con il Servizio sanitario
nazionale, alla quale si accede su indicazione dello specialista e passaggio attraverso
l’Asl. Accanto, ci sono altri 10 posti di centro diurno, in cui gli ospiti arrivano la mattina svolgono il loro programma quotidiano
e nel tardo pomeriggio tornano a casa. Due
polmoni estremamente connessi tra loro: il
centro diurno è la fase terminale del percorso residenziale e si trovano in un contesto
più vicino alla vita normale. All’interno del
centro, si lavorerà con un modello multi dimensionale, tanto sugli aspetti psichiatrici e
15
La crisi non ferma l’Ospitalità - Cernusco sul Naviglio
borato per ideare il centro cernuschese. La
casa di Bianca di via Cavour è tra le prime
in Lombardia ad associare la cura diurna
con quella residenziale. Il polo sarà gestito
in convenzione con la Regione Lombardia.
I pazienti della struttura, la terza di questo tipo in Lombardia, verranno seguiti da
un’équipe multidisciplinare con educatori
presenti 24 ore su 24.
Il dottore Gian Marco Giobbio, direttore
medico del Centro Sant’Ambrogio, il complesso più ampio in cui la nuova struttura si
inserisce, ci illustra la nuova sfida che i Fatebenefratelli hanno raccolto: «La comunità
si occuperà dei disturbi del comportamento alimentare, con la presenza di operatori
specializzati 24 ore al giorno, con progetti a
medio e lungo termine dai 6 ai 24 mesi. In
Lombardia, le strutture analoghe sono soltanto un paio, tanto che le persone devono
spostarsi in altre regioni. Di solito in questi
casi si interviene in ambito ambulatoriale o
ospedaliero: in questo caso c’è un intervento
riabilitativo con un percorso di durata sufficiente ad introdurre elementi di cambiamento.
Il centro è composto da due sezioni: una
propriamente residenziale con 10 posti let-
Gennaio • Marzo 2013
INSERTO FATEBENEFRATELLI
psicologici quanto su quelli di tipo fisico e
nutrizionale. Le persone saranno seguite da
un’équipe multiprofessionale, con medici
psichiatri, sociologi, nutrizionisti, infermieri ed educatori, presenti sulle 24 ore, in collaborazione con la fondazione Maria Bianca Corno, che si occupa di questi temi dalla
fine degli anni Novanta.
Gli indirizzi di intervento su cui lavoreremo sono tre: uno di tipo cognitivo-comportamentale, che cerca di modificare la percezione alterata che queste persone hanno
dell’immagine corporea; poi c’è un approccio di tipo psicodinamico, in cui l’assunto
base è che il comportamento alimentare è
legato anche alle esperienze di vita (traumi,
stress, ambiente e contesto in cui la persona
è cresciuta: dobbiamo rendere il soggetto
più consapevole della natura del disturbo).
Il terzo indirizzo è più medico-biologico
e pertanto è necessario intervenire su alcuni fattori alterati come amenorrea, diete, esercizio fisico prolungato, lassativi e
diuretici assunti per dimagrire. Dal punto
di vista operativo, poi, c’è una prima fase
di accoglienza in cui si motiva il paziente
ad abbracciare il programma e una fase di
destrutturazione in cui si cerca di demolire il pensiero disfunzionale. C’è quindi una
di fase trattamento sulla corporeità in cui il
compito è quello di modificare il funziona-
mento del soggetto e, infine, quella di riabilitazione e di intervento sulle famiglie in cui
ci si avvicina via via all’ambiente esterno
con attenzione anche agli aspetti risocializzanti, volti non solo ad occupare il tempo
dei pazienti ma anche a migliorare alcune
loro competenze, con gruppi di tipo espressivo, cognitivo e psicoterapeutico.
Per i disturbi del comportamento alimentare, il periodo a rischio è tipicamente quello dell’adolescenza. Nelle forme più gravi,
l’anoressia ha una frequenza dello 0,5-1%
tra le ragazze e la bulimia del 3,5%; ma nelle forme subcliniche, in cui non sono presenti tutti i sintomi, queste patologie colpiscono il 20-30 per cento della popolazione
in questa fascia d’età.
In questa prima fase prenderemo ragazzi
sopra i 18 anni, pur rendendoci conto che
c’è un bisogno forte che nasce da soggetti
ancora più giovani. Il centro ha già una lista
d’attesa con le strutture ambulatoriali della
Regione Lombardia. Non facciamo inserimenti diretti, ma ci interfacciamo con gli
specialisti che già seguono i ragazzi.
In una prima fase di apertura del centro,
saranno accolti solo soggetti maggiorenni.
Questo perché le patologie legate ai disturbi
alimentari sono molto complesse, abbracciano molti campi della medicina e quindi
necessitano di una specializzazione diversa
anche a seconda delle età dei pazienti. Non
escludiamo che in futuro la Casa di Bianca
possa accogliere anche minori che, come
confermano le statistiche, sono quelli più
esposti al problema».
Per informazioni e consulenze:
telefonate al numero 02.92416.421
o scrivete una mail all’indirizzo:
[email protected]
visitate il sito dell’associazione
Il Sindaco di Cernusco coi Superiori Fatebenefratelli
16
ERBA - OCULISTICA: CHIRURGIA E
TECNOLOGIA DA TERZO MILLENNIO
Filippo Incarbone
nel resto degli ospedali italiani, ma il fatto,
ancora più importante, è che presso questa
unità oculistica è operativa l’unica tecnologia in Italia in ambiente ospedaliero per la
chirurgia della cataratta con laser a Femtosecondi.
Il centro oculistico, nel corso di questi cinque anni è stato un fermento continuo di
iniziative e innovazioni; nel novembre dello
scorso anno è stato inaugurato nel suo nuovo
assetto strutturale intitolandolo al prof. Fernando Trimarchi (già Direttore della Clinica
Oculistica dell’Università di Pavia) Maestro di Giuseppe Perone, attuale
Direttore Scientifico dell’Equipe
oculistica erbese.
La formula di questa realtà è tanto semplice quanto geniale e innovativa. Innanzitutto siamo noi
dell’equipe oculistica che provvediamo alla tecnologia, questo
ci permette di scegliere sempre
tra tutto ciò che è all’avanguardia, ma soprattutto con tempi di
realizzazione molto più veloci di
qualsiasi realtà convenzionale. Di
questo bisogna anche dar merito
17
La crisi non ferma l’Ospitalità - Erba
I
l Centro Oculistico dell’Ospedale di
Erba nasce sul finire del 2007 per fermo,
determinato e deciso volere, ma soprattutto per l’intuizione dell’attuale Superiore
e Direttore di struttura, fra Sergio Schiavon
che nel luglio 2007 incontrò nell’ospedale
missionario di Tanguiéta (Benin) il prof.
Giuseppe Perone oculista volontario in
Africa.
A quel tempo nell’ospedale funzionava, tre
giorni alla settimana e solo al mattino, un
ambulatorio di oculistica; oggi l’oculistica
di Erba può, a buon ragione, essere definita un’eccellenza dell’oculistica italiana
non fosse altro che per la tecnologia di cui
si è dotata: basti pensare che, oltre ad essere operativi tre ambulatori giornalieri per
cinque giorni alla settimana e ad una diagnostica strumentale di prim’ordine, è attiva una sala operatoria dove si esegue dalla
chirurgia della cornea a quella della retina, è
attivo un laser ad eccimeri per la correzione
dei vizi refrattivi, cosa questa non comune
Gennaio • Marzo 2013
INSERTO FATEBENEFRATELLI
alla Direzione Sanitaria (dott. Enrico Cabrini) alla Direzione Amministrativa (dott. Nicola Antonicelli), all’ufficio tecnico (arch.
Giovanni Tavecchio), agli anestesisti guidati dal dott. Massimo Fiorini. Riusciamo a
realizzare in pochi giorni quello che in altre
strutture si realizza in anni, grazie ad una armonia di lavoro tra tutti per il bene unico
del paziente, ne è dimostrazione la realizzazione e attivazione del nuovo blocco operatorio con sala per laser ad eccimeri e sala
per Femtolaser per cataratta. Un obiettivo di
prestigio raggiunto in breve tempo, del resto
con due “mastini” quali sono fra Sergio e
Giuseppe non si scherza: quando si mettono
in testa una cosa non li ferma più nessuno;
sono capaci di chiamarti alle 4 del mattino
Particolare attenzione l’abbiamo riservata
alla selezione di tutte le figure paramediche
sempre con lo stesso obiettivo e cioè quello
di creare un gruppo di professionisti accomunati dalle stesse finalità.
Mi piace ricordare che quando il prof. Perone si è presentato in questa struttura la prima
volta nel 2004, con tutta questa progettualità i suoi interlocutori si erano quasi presi
gioco di lui credendolo un “gradasso” ma,
come si dice, “il tempo è galantuomo”: non
a caso il prof. Perone viene definito “Maestro dell’Oftalmologia Italiana” perché, in
sala operatoria, non fa “flanella” (come si
suol dire), ma fatti ed è questo che giustifica
i suoi numerosi interventi alla “chirurgia in
diretta” dei congressi della Società Oftalmologica Italiana. Ora tutto questo lo sanno anche in questo ospedale; senza poi considerare che
Giuseppe è tra i pochi in Italia ad
eseguire con la stessa padronanza tutta la chirurgia oftalmica dal
trapianto di cornea con Femtosecondi all’impianto di lenti fachiche per la correzione di miopia
elevata alla chirurgia vitreoretinica, e sempre non a caso Giuseppe
viene unanimemente riconosciuto dalla comunità scientifica tra
i maggiori esperti di chirurgia
refrattiva in Italia, da circa venti
anni è sempre primo nelle tecnologie laser da quando agli inizi degli anni
“90” portò in Italia il primo laser ad eccimeri per la correzione dei vizi refrattivi, con
tecnologia Planoscan e oggi più che mai,
dopo che, ancora una volta, nel 2005 è stato
tra i primi in Italia per quanto riguarda la
tecnologia Femtolaser per la chirurgia della
cornea, con la tecnologia Femtolaser per la
chirurgia della cataratta, posso garantire che
la casistica chirurgica di Giuseppe non è seconda a quella di nessun altro in Italia. No-
per dirti quello che devi fare da lì a qualche
ora; c’è da dire però che vale la pena lavorare con persone come queste anche per mille
altri motivi, sia umani che professionali.
Altra strategia vincente è quella della selezione dei professionisti che avviene unicamente tenendo conto della loro dedizione
alla professione, del loro impegno, ma soprattutto della loro professionalità senza trascurare quello che per noi è più importante
di ogni altra cosa e cioè l’aspetto umano.
18
nostante questo, Giuseppe non smette mai
di ricordare a noi tutti, qualora ve ne fosse
ancora bisogno, che se tutto questo è divenuto realtà lo si deve all’impegno di tutti.
Mi si consenta ora di illustrare brevemente
quello che viene fatto in questo ospedale da
me e dai miei collaboratori: dott. Camillo
Cornelio, dott. Lorenzo Crisigiovanni, dott.
Giulio Maione e da tutte le nostre ortottiste.
Migliaia di visite annue con tre ambulatori
giornalieri, diagnostica strumentale dal campo visivo alla topografia corneale, all’OCT
ed altro ancora; chirurgia degli annessi oculari, dalle palpebre alle vie lacrimali dove in
questi anni ho maturato una notevole esperienza così come altrettanto notevole è la
mia esperienza in chirurgia refrattiva e del
resto la nostra scuola è da circa 20 anni nel
settore e da qualche settimana la mia équipe
ha iniziato ad eseguire anche gli interventi di
correzione dei vizi di refrazione con il laser
ad eccimeri. Si tratta di uno strumento ormai
ben conosciuto anche dai pazienti che presentano difetti come miopia, astigmatismo,
ipermetropia o che sono affetti da patologie
corneali che possono essere trattati con una
Cheratectomia Fototerapeutica. In alcuni
casi, vagliati dagli specialisti, tali interventi
possono essere eseguiti con l’assistenza del
Servizio Sanitario Regionale. Inoltre, grazie al potenziamento del blocco operatorio,
vengono eseguiti anche interventi di chi-
19
La crisi non ferma l’Ospitalità - Erba
rurgia del glaucoma (una malattia subdola
in grado di portare alla cecità), la chirurgia
vitreo-retinica e la chirurgia del trapianto
di cornea. Ora anche la chirurgia della cataratta subirà una svolta grazie al fatto che
la dotazione tecnologica del nostro Centro
oculistico si è recentemente ampliata con
uno strumento di assoluto riguardo; infatti,
prima struttura in Italia, presso l’Oculistica
dell’ospedale di Erba è possibile eseguire
l’intervento di cataratta con l’aiuto del laser
a Femtosecondi. Si tratta di un laser tecnologicamente avanzato che emette impulsi di pochi micron di diametro, brevissimi
(nell’ordine appunto di femtosecondi) ed a
frequenza elevatissima a controllo computerizzato. Questa tecnologia permette al chirurgo di eseguire incisioni di estrema precisione, senza bisturi e con minore impatto
traumatico sulle strutture oculari.
Lavoro con Giuseppe da più di venti anni
anche se lo conosco sin dall’università. Il
nostro cammino nel corso di questi anni nel
mondo dell’oftalmologia è un qualcosa che
inorgoglisce entrambi e oggi vedere tanti
pazienti che da tutta la Lombardia arrivano in questo Ospedale per rivolgersi ad un
servizio di oculistica che sino a cinque anni
fa neppure esisteva sicuramente ci fa sentire
ancora più orgogliosi per questo ennesimo
risultato conseguito; conoscendo Giuseppe,
ne sono certo: per lui questo è solo un punto
di partenza!
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F
Fede e ospitalità
Luca Beato oh • [email protected]
I sacramenti della Fede
I
l Concilio Vaticano II nel decreto sulla Liturgia, dice chiaramente che “prima che gli uomini possano accostarsi alla Liturgia, è necessario che siano chiamati alla fede e alla conversione”(SC, 9). E cita San Paolo.
“Come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne
sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno senza
essere prima inviati?”(Rm 10, 14-15). E prosegue: «Per questo motivo la Chiesa annunzia il messaggio della
salvezza ai non credenti, affinché tutti gli uomini conoscano l’unico vero Dio e il suo inviato, Gesù Cristo, e si
convertano dalle loro vie facendo penitenza. Ai credenti poi essa deve sempre predicare la fede e la penitenza,
deve inoltre disporli ai sacramenti,
insegnare loro ad osservare tutto
ciò che Cristo ha comandato, e
incitarli a tutte le opere di carità,
di pietà e di apostolato, attraverso le quali divenga manifesto che i
fedeli cristiani non sono di questo
mondo e tuttavia sono luce del
mondo e rendono gloria al Padre
dinanzi agli uomini».
Gesù ha predicato la fede
I Padri Conciliari si sono ispirati a
Gesù. Di Lui “nato da donna, nato
sotto la Legge” (Gl 4, 4) gli studiosi sono concordi nel ritenere che
era un pio Ebreo, inserito in una
famiglia osservante delle regole religiose e delle norme morali
della Torah. Eppure Egli è considerato il fondatore del Cristianesimo, quindi di una nuova religione
diversa dall’ebraismo. Allora ci si
chiede come mai possa essere
avvenuto questo.
Gesù non era un sacerdote, come
quelli del tempio di Gerusalemme, tutti della tribù di Levi. Egli era
della tribù di Davide. Gesù non
era un Rabbi, studioso e osservante della Torah come gli Scribi
e i Farisei. Gesù era un laico, libero da deformazioni professionali.
Nella sua predicazione si ispira
ai profeti. Predica la fede in Dio
e si pone come coscienza critica
nei confronti delle storture della
Religione del suo tempo: esteriorismo, formalismo, esibizionismo; e contro le deviazioni della
Legge morale: abusi di potere
politico, economico e religioso.
Quindi prende le difese del popolo ignorante, incapace di osservare le leggi religiose e morali, dei
poveri schiavizzati dai ricchi, delle
donne oppresse dal maschilismo
imperante, dei bambini esclusi
dal mondo degli adulti, dei malati,
considerati castigati da Dio e dei
peccatori pubblici, esclusi dalla
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
45
Fede e ospitalità
salvezza. Egli chiede la conversione del cuore: un cambiamento di
mentalità e di vita. Bisogna avere
una grande fiducia in Dio, perché
Padre buono e misericordioso,
ricambiare il suo amore con una
vita buona aperta alla lode e al
ringraziamento, ma anche orientata al bene verso gli uomini nostri fratelli, tutti amati dal Signore,
senza discriminazione di sorta.
Predicando la fede viva, sempre
accompagnata dalla speranza e
dalla carità, Gesù non ha inteso
eliminare la religione e la morale. Egli, invece, vi ha introdotto
un processo di interiorizzazione.
L’uomo viene chiamato a una
scelta di vita fondamentale a favore di Dio e del prossimo, che
impegna il suo “cuore”, cioè la sua
coscienza, il suo giudizio di valore. Questa opzione fondamentale
porterà poi l’uomo a compiere
I sacramenti, segni che attestano
l'amore di Dio per il malato o
l'assistito, non devono essere riti
isolati… gli agenti di pastorale
devono evidenziare la dimensione
simbolica dei gesti realizzati,
mediante la creazione di un clima
umano che sia in sintonia con i
valori proclamati con la celebrazione
sacramentale, facendo sì che i
segni sacramentali siano veramente
significativi.
La Pastorale secondo lo stile
di San Giovanni di Dio
46
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
dei gesti concreti, individuali e collettivi, espressivi del suo amore
a Dio e al prossimo. Ecco allora
la religione pura e genuina che
porta l’uomo alla lode di Dio, al
ringraziamento, alla richiesta di
perdono e di aiuto, senza cercare l’approvazione e la lode degli
uomini. E così si opera il superamento dei sacrifici di animali alla
divinità, che sono esterni all’uomo,
perché Dio vuole l’offerta della
nostra vita, la nostra interiorità e
la nostra attività. La salvezza non
si ottiene co«n il compimento di
“opere” prescritte dalla Legge
ebraica, come la circoncisione, il
cibarsi dei cibi puri, l’osservanza
ossessiva del riposo del Sabato e
la separazione dai peccatori, ma la
si ottiene con la fede nel Cristo,
che con il suo sacrificio sulla croce
e la sua resurrezione ha vinto il
peccato e la morte. Ecco allora la
morale disinteressata che cerca il
bene degli uomini, come se fosse
il proprio bene, perché il prossimo va amato come lo ama Dio
e come noi amiamo noi stessi. Di
qui il superamento del particolarismo ebraico, (della religione legata alla razza) perché Dio è padre
di tutti e non solo degli Ebrei e
vuole la salvezza di tutti anche dei
peccatori pubblici.
Liturgia e vita vissuta
La Liturgia esprime la fede e la
rafforza, ma è anche la fonte della vita cristiana vissuta. Il binomio,
culmen et fons usato dal Concilio
è diventato quasi proverbiale. Vale
la pena di rileggere tutto il capitolo 10: «Nondimeno la liturgia
è il culmine verso il quale tende
l’azione della chiesa e, insieme, la
fonte da cui promana tutto il suo
vigore. Infatti le fatiche apostoliche
sono ordinate a ottenere che tutti, diventati figli di Dio mediante la
fede e il battesimo, si riuniscano in
assemblea, lodino Dio nella chiesa,
partecipino al sacrificio e mangino la cena del Signore.
A sua volta, la liturgia spinge i
fedeli, nutriti dei “sacramenti pasquali” a vivere “in perfetta unione”, domanda che “esprimano
nella vita quanto hanno ricevuto
con la fede”; inoltre la rinnovazione dell’alleanza del Signore con
gli uomini nell’eucarestia conduce
e accende i fedeli nella pressante carità di Cristo. Dalla liturgia
dunque, particolarmente dall’eucarestia, deriva in noi, come da
sorgente, la grazia, e si ottiene con
la massima efficacia, quella santificazione degli uomini e quella glorificazione di Dio in Cristo, verso
la quale convergono, come a loro
fine, tutte le altre attività della
Chiesa».
Il linguaggio simbolico
Per esprimere le cose spirituali
l’uomo ha bisogno di ricorrere
all’uso di immagini prese dal mondo visibile e sensibile. Per esempio
come ci si può fare l’idea di Dio?
La cosa che più gli assomiglia, sotto certi aspetti, è il sole perché dà
Fede e ospitalità
luce e calore alla terra ed è fonte
di tutta la vita.
Gesù ha fatto largo uso del linguaggio simbolico. Le verità più
alte e più ardue vengono illustrate
con le immagini della vita di ogni
giorno. Minacce di castigo e promesse di salvezza vengono formulate con le immagini del lutto e
del dolore, della gioia e della festa.
Come le parole, così anche i gesti
di Gesù, indicavano sempre qualcosa che andava al di là del piano
sensibile: squarciavano un velo,
includevano una promessa. Chi
ascoltava le sue parole o assisteva
ai suoi prodigi, rimaneva ammirato e si apriva alla gratitudine e alla
fede (Mc 2, 12; 3, 37).
Così il sorso d’acqua chiesto
alla samaritana diventa simbolo
dell’acqua che zampilla per la vita
eterna; la guarigione di uno storpio diventa la liberazione dal rattrappimento del peccato; la pesca
del pesce nel lago diventa l’annuncio della pesca di uomini; i mietitori del frumento alludono agli
operai impegnati nell’apostolato.
Per la descrizione del Regno di
Dio Gesù si serve delle parabole:
la perla preziosa, il tesoro nascosto, il granello di senape, il lievito,
la zizzania (Mt 13, 24-30; 44-45), il
banchetto a cui tutti sono invitati
(Lc 14, 15-24).
La gioia per la conversione dei
peccatori viene descritta con le
parabole della dramma perduta,
della pecora smarrita e del figliolo
prodigo (Lc 15, 1-32).
«Con le parole, Gesù fa grande
uso di gesti, spesso assai comuni
e perfino rituali: l’imposizione delle mani sui malati (Mt 19, 15; Mc
6, 5; 8, 23; Lc 4, 40;13, 13) e sui
bambini (Mt 9, 13; 10, 16); il bagno nell’acqua del Giordano (Mc
1, 9-10; par.); il banchetto pasquale,
il pellegrinaggio a Gerusalemme.
Accanto a questi gesti consueti,
egli ne compie degli altri, più insoliti: soffia sul volto degli Apostoli (Gv
20, 12), fa del fango con la saliva e
l’impone sugli occhi del cieco (Gv
9, 6), guarisce in giorno di sabato (Gv 9, 13.16; Lc 13,10.14 ss; 14,
1.3.5); perdona la peccatrice (Lc
7, 36-50), l’adultera (Gv 8, 7.10) e
accetta l’unguento di Maria di Betania (Gv 12, 7): tutti gesti che non
avevano bisogno di molte parole;
nella loro trasparenza era la loro
forza. Tutto questo rientra in ciò
che si è soliti chiamare linguaggio
simbolico» (T. Goffi - G. Piana, Corso di Morale, n. 5 - Liturgia, pag. 94,
Ed Queriniana, Brescia, 1986).
Ritualizzazione
La comunità primitiva trovò logico
e spontaneo ripetere i gesti che
Gesù aveva compiuto e comandato di ripetere: imposizione delle mani sui malati e indemoniati,
frazione del pane, battesimo, preghiera del Padre nostro, ecc. (fate
questo in memoria di me, Lc 22,
19; 1 Cor 11, 24.25; andate e battezzate Mt 28, 19; Mc 16, 16; voi
dunque pregate così, Mt 6, 9; Lc
11, 2; imponete le mani ai malati,
Mc 1, 18; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, Gv 20, 23).
I discepoli erano perfettamente
convinti che questi gesti avevano la stessa efficacia e potenza
redentrice di quando li compiva
Gesù in persona. Era Gesù stesso, spiritualmente vivo e presente nella comunità, che attraverso
quei gesti dei discepoli continuava
a parlare e ad agire. Ripetere quei
gesti, quelle parole, significava farne rivivere la potenza e moltiplicarne le possibilità di applicazione.
Come in tutte le religioni del
mondo, anche nel Cristianesimo
si è compiuta una ritualizzazione
dei gesti del Fondatore. Il Concilio
Vaticano II lo afferma espressamente: «Ricordando in tal modo
i misteri della redenzione, la Chiesa apre ai fedeli le ricchezze delle
azioni salvifiche e dei meriti del
suo Signore, così che siano resi
in qualche modo presenti a tutti i
tempi, perché i fedeli ne possano
venire a contatto ed essere ripieni della grazia della salvezza» (SC
102).
Con il passare del tempo si instaura un duplice processo: aggiunta di nuovi segni per motivi
di inculturazione della fede nella
vita di popolazioni diverse e modificazione dei segni originari per
praticità dei riti liturgici di massa.
Il Battesimo, per esempio che
all’inizio si faceva per immersione
totale nella vasca del battistero, si
comincia a farlo versando un po’
d’acqua sul capo del battezzando.
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
47
Fede e ospitalità
Nella celebrazione eucaristica il
pane che originariamente veniva
spezzato nel contesto di una cena
di solidarietà, in seguito viene ridotto ad una piccola ostia preconfezionata.
La grande libertà di cui godevano le comunità cristiane dei tempi
andati ha dato luogo a una ricca fioritura di Liturgie diverse in
varie parti del mondo. A questa
libertà ha posto fine il Concilio
di Trento con le sue rigide definizioni teologico-giuridiche sui sette
Sacramenti e sul loro effetto “ex
opere operato”, cioè sulla loro intrinseca efficacia, quando vengono validamente amministrati.
Celebrare i sacramenti
Il Concilio Vaticano II si pone su un
piano dichiaratamente pastorale e
vuole dare delle direttive perché i
sacramenti vengano ricevuti fruttuosamente dai fedeli. Non biso-
gna dare per scontato, come si faceva una volta, che i cristiani che si
accostano ai Sacramenti abbiano
la fede viva. Occorre fornire loro
dei supporti per rigenerarla e/o
per accrescerla.
I Sacramenti vanno celebrati e
non amministrati in formule riduttive che salvano solo l’essenziale.
Questo è il criterio basilare di
tutta la riforma liturgica, a partire
dalla Santa Messa per arrivare ai
rituali di tutti i sacramenti.
Viene introdotta la Liturgia della
Parola composta da Letture del
Vecchio e Nuovo Testamento. Le
parole della Liturgia della Parola proclamano ciò che Dio vuol
compiere nel segno sacramentale
e illustrano il mistero che in esso
si compie; d’altra parte l’azione sacramentale manifesta a suo modo
(tramite il linguaggio dei simboli)
ciò che la Parola ha annunciato e
rafforza la realtà salvifica espressa
dalle parole.
Ad essa fa seguito la “preghiera
dei fedeli” che aiuta i cristiani alla
partecipazione attiva al Sacramento esprimendo la propria fiducia
nel Signore che ci dona la sua salvezza. È ovvio infatti che la parola
che rivela e offre il dono di Dio
deve essere ascoltata con fede,
e quindi l’incontro con il Signore
che santifica, secondo la virtualità propria del sacramento, deve
avvenire come adesione, accoglimento, corrispondenza, impegno.
Con queste direttive si pensa che
sia superato, almeno teoricamente, il vecchio sacramentalismo, con
la valorizzazione delle condizioni
spirituali di chi si accosta ai sacramenti (ex opere operantis) e con
la rilevanza dell’impegno del ministro di alimentare adeguatamente
la fede dei partecipanti con la Parola di Dio e la sua attualizzazione
nell’omelia.
VARAZZE CASA DI OSPITALITÀ FATEBENEFRATELLI
Esercizi Spirituali 2013
Presso la nostra struttura alberghiera in quest’Anno della Fede continua la positiva
esperienza degli esercizi spirituali.
OTTOBRE 2013 dal 6 al 11
"Il cammino di fede nel Vangelo di Marco" Padre Mariani Giuseppe
NOVEMBRE 2013 dal 25 al 29
"Non intendiamo fare da padroni sulla Vostra fede: siamo invece i collaboratori
della Vostra gioia" Cor 1, 24 Mons. Sanguineti Corrado
48
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
O
Ospitalità
nel mondo
Giusi Assi • [email protected]
Sulle strade dell’Ospitalità
N
ello scorso numero abbiamo letto il pensiero di fra Brian O’Donnell uno dei precedenti Superiori Generali che hanno guidato l’Ordine Ospedaliero dal 1988 al 1994. In questo numero
continuiamo l’intervista agli altri confratelli che hanno guidato l’Ordine: fra Pascual Piles (spagnolo) e fra Donatus Forkan (irlandese). Ricordiamo, ai lettori, il quesito: «Voi, che avete vissuto questa
particolare esperienza, potete raccontarci quali sono le difficoltà e le gioie che un confratello, come
persona, può incontrare e vivere portando sulle spalle il peso di questa responsabilità?». Iniziamo con fra
Pascual Piles, Generale dal 1994 al 2006.
Gioie e difficoltà
di fra Pascual Piles
Q
ueste responsabilità che,
come persona, ho vissuto
nell’essere Generale dell’Ordine, ti
vengono affidate perché Dio, tramite i confratelli, elegge te per essere il primo responsabile dell’Ordine in un periodo concreto.
Sentirti scelto dal Signore per
questo, ti dà una grande e profonda soddisfazione, Lo senti
vicino; io ho sentito vicino anche San Giovanni di Dio. Ogni
giorno cercavo di parlare con
Lui, gli presentavo le cose che
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
49
Ospitalità nel mondo
dovevo fare, pensavo con Lui
come avrei dovuto agire.
La mia maniera di essere mi
porta ad essere molto vicino
alle persone: confratelli, collaboratori, ammalati e loro familiari.
Cercavo di stimare tutte queste
persone e mi sentivo anche stimato. Mi sono impegnato con
forza in tutto quello che significava essere animatore e guida
dell’Ordine in quel preciso momento, mi sentivo in forze, ho
goduto di buona salute e questo
mi ha aiutato molto.
Mi svegliavo presto e, nei primi momenti della mia giornata,
quando era ancora buio, con
tanto silenzio mi dedicavo alla
preghiera. Devo dire che ho
avuto molto conforto dall’Alto.
In certi momenti la responsabilità è stata pesante. Anche se
sono stato aiutato da molte persone, alla fine le decisioni vere
deve prenderle uno solo, e non
sempre la situazione è gradevole. Cambiamenti di persone e di
luogo, forzare ad assumere alcune responsabilità, accompagnare
da lontano i confratelli osteggiati
dai ribelli nella guerra civile della
Sierra Leone, cercare sostenibilità per tutte le opere che l’Ordine ha nel mondo. Sono reali
difficoltà che ho vissute.
Nonostante ciò, posso dire che
essere promosso a questo servizio e svolgerlo con serenità e
disponibilità, è stato un grande,
grande dono del Signore.
50
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
Per concludere ecco la riflessione del Superiore Generale uscente, fra Donatus Forkan, Generale dal 2006 al 2012; con uno stile
diverso dal confratello che lo ha preceduto, dalle sue parole è possibile dedurre quanto possa avergli dato gioia o preoccupazione.
Un futuro pieno di speranza
di fra Donatus Forkan
U
n Capitolo Generale è un
evento ecclesiale, l’incontro più importante che un Ordine o Congregazione religiosa ha
ogni sei anni o giù di lì, almeno
nel nostro caso è ogni sei anni.
Il Capitolo Generale è un tempo in cui la vita dei fratelli e la
Missione di Ospitalità, un mandato che l’Ordine ha ricevuto
da Dio per mezzo di San Giovanni di Dio ed è confermato
dalla Chiesa, viene attentamente
esaminata. L’importante lavoro
del Capitolo, quindi, è quello di
valutare seriamente i sei anni appena trascorsi, per riflettere sulla
realtà attuale del mondo in cui
viviamo e prestiamo la nostra
opera. Dopo questa disamina,
il Capitolo dà un orientamento
per la leadership entrante, così
che la missione di Ospitalità
sarà rilevante nel posto e al momento giusto per rispondere ai
bisogni delle persone secondo
lo stile di San Giovanni di Dio.
A seguito di un processo di discernimento nella preghiera, il
Capitolo sceglie, con voto segreto, il Superiore Generale e il
Consiglio che avranno l’autorità
e la responsabilità di animare,
governare e guidare l’Ordine nel
Ospitalità nel mondo
prossimo sessennio.
Si tratta di una grande responsabilità per i membri del Capitolo.
Il nostro 68° Capitolo Generale
è stato un evento, un momento storico in cui tutti i membri
si sono seriamente impegnati
nella preghiera, nel confronto
e hanno preso alcune decisioni
che dovranno guidare l’Ordine
e dare coesione alla Famiglia di
San Giovanni di Dio, che continua nel futuro la sua missione
di misericordia con lo spirito e
con lo stile che ci ha mostrato
Giovanni.
Leggere i segni dei tempi
Ovviamente, la realtà in cui viviamo come Chiesa e come membri della società si riflette anche
nel Capitolo. Per parafrasare la
Prefazione del documento Gaudium et Spes (Concilio Vaticano
II), le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini
del nostro tempo, in particolare
quelli che sono poveri o comunque afflitti, coloro che sono colpiti dalla crisi economica attuale,
queste erano le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di
tutti coloro che hanno partecipato al Capitolo Generale a Fatima, in Portogallo. Come Ospitalieri di San Giovanni di Dio, tutto
ciò che è genuinamente umano
trova eco nel nostro cuore. Per
questo motivo la Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio,
si rende conto che è veramen-
te collegata con l’uomo e la sua
storia con il più profondo dei
legami.
La sfida per l’Ordine Ospedaliero, la sfida per i Fratelli di
San Giovanni di Dio, oggi e nel
prossimo futuro, a mio parere,
è quello di essere portatori di
speranza, di offrire una leadership improntata al servizio e fedeltà nella consacrazione. Ricordo le parole del Beato Giovanni
Paolo II, nella sua omelia all’inizio
del suo ministero petrino, gridò
con tutta la forza della sua costituzione formidabile: «non abbiate paura».
Papa Giovanni Paolo II stava
chiamando i seguaci di Gesù ad
aprire il cuore e la loro vita a
Cristo, a non avere paura di ciò
che Egli può chiedere, sapendo
che sarà con loro per rafforzare,
guidare e sostenere attraverso
qualsiasi situazione. Gesù disse ai
suoi seguaci in molte occasioni:
“non abbiate paura”.
Nel mondo pieno di tanta paura,
insicurezza e confusione il Fratello Ospedaliero è chiamato a
dare una chiara, concreta, autentica e gioiosa testimonianza di
ciò che è al cuore del messaggio
evangelico. In questo contesto,
il fratello deve essere una guida
morale, una coscienza critica, assicurare una presenza, animare
e incoraggiare. Il Beato Giovanni
XXIII, nel suo discorso di apertura in apertura del Concilio Vaticano II, ha rimproverato i ‘profeti
di sventura’. Giusto di recente,
domenica 18 novembre, Papa
Benedetto XVI, dopo aver recitato l’Angelus, ha dichiarato:
«Anche nei nostri tempi non
mancano calamità naturali, e
purtroppo nemmeno guerre e
violenze. Anche oggi abbiamo bisogno di un fondamento stabile
per la nostra vita e la nostra speranza, tanto più a causa del relativismo in cui siamo immersi».
In questo contesto la voce del
fratello ha bisogno di essere
ascoltata, la testimonianza di una
vita che è centrata totalmente su
Gesù ha un valore inestimabile,
in questo modo il fratello proclama la sua ferma convinzione
nelle parole senza tempo di
Gesù; tutto passerà, ma le parole
di Gesù non passeranno e sono
la fonte sicura della speranza, l’u-
Una caratteristica essenziale
della missione dell'Ordine è la
dimensione e l'esigenza di essere
profeti. Si tratta di uno dei punti
più originali dell'Ospitalità di San
Giovanni di Dio, che donò tutto sé
stesso a Gesù Cristo identificandosi
con i poveri e gli infermi… Anche
noi, che oggi formiamo la Famiglia
di San Giovanni di Dio, siamo
chiamati a vivere e a mettere in
pratica la dimensione profetica
dell'Ospitalità
La Pastorale secondo lo stile
di San Giovanni di Dio
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
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Ospitalità nel mondo
nica speranza per l’umanità.
Usiamo la parola “fratelli”, perché ha un significato specifico
che la gente capisce, piuttosto
che il termine “religiosi”che può
significare genericamente preti,
suore o frati.
Siamo orgogliosi di essere religiosi fratelli, e, ovviamente, hanno molto in comune con altri
religiosi che sono sacerdoti o
suore, ma come fratelli abbiamo
un posto unico nella Chiesa, con
una vocazione ben precisa con
tutte le possibilità che questo ci
apre come ministero.
Abbiamo bisogno l’uno dell’altro
per realizzare il sogno di Giovanni. In tale contesto, il fratello di San Giovanni di Dio non
deve avere paura di aprirsi agli
altri Ospedalieri che fanno parte
della Famiglia di San Giovanni di
Dio, corresponsabili con lui per
la missione di Ospitalità.
I collaboratori che hanno partecipato al Capitolo Generale, quando hanno dichiarato
quanto segue: «Potete contare
su di noi. Anche noi vogliamo
trasmettere il progetto di San
Giovanni di Dio, per assumerci
la nostra parte di responsabilità
con maggiore decisione e proseguire con le opere apostoliche
dell’Ordine, in un modo da metterein pratica i valori di ospitalità e non trattare la questione
in modo puramente tecnico, o
manageriale.... ».
Come la melagrana matura si
52
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
apre per dare nutrimento e vita
agli uccelli del cielo, il fratello di
San Giovanni di Dio, aprendosi
ed essendo ospitale verso nuovi
modi di presenza e di servizio
non perderà o non diminuirà in
alcun modo la sua posizione, il
ruolo o ministero di religioso.
Al contrario, nel fuoco dell’amore di Dio e nell’umanità sofferente, egli cerca appassionatamente persone, eventi e risorse
per portare il messaggio di pace,
speranza e guarigione con la
possibilità di un miglioramento
della qualità della vita e di vivere
e servire i molti fratelli e sorelle
sofferenti, come può.
Un fratello di San Giovanni di
Dio non può, non deve riposare,
mentre ci sono persone che soffrono in tutto il mondo.
Ispirato dall’esempio di Giovanni
di Dio, Benedetto Menni, Giovanni Grande, Eustachio Kugler,
Ollalio Valdes e tanti altri ospitalieri che ci hanno preceduto
nell’aver vissuto il sogno, fatta
propria la visione di Giovanni di
Dio ospitalità al massimo grado.
Questi ospedalieri non avevano
paura, erano appassionati, avevano una convinzione interiore
e una libertà che ha permesso
loro di correre rischi per il bene
del Regno, molti dando la vita
per la causa che gli era stata affidata o per la quale si erano consacrati attraverso i voti.
La domanda che potremmo
porci oggi potrebbe essere: sia-
mo troppo cauti, abbiamo paura
di aprirci a nuove strade e possibilità per il nostro ministero, oppure di abbandonare modalità
e atteggiamenti del passato che
oggi non sono molto appropriati?
Un dono straordinario
L’Ospitalità sulle orme di Giovanni di Dio è un dono bellissimo, che non è diritto esclusivo
dei fratelli, ma appartiene alla
Chiesa e per chiunque voglia accettarla.
In questo contesto, oggi in tutto il mondo vediamo moltissimi
collaboratori che, insieme ai fratelli vivono il sogno di Giovanni.
Il ruolo del Fatebenefratello di
oggi e domani è quello di riconoscere questo tesoro che si trova
all’interno della Famiglia di San
Giovanni di Dio. Il fratello, con
un profondo senso della missione, fiducia e passione, pertanto,
deve promuovere, incoraggiare
e accompagnare questi membri
della Famiglia in ogni modo possibile.
Questo è il futuro, come lo vedo
io, pieno di speranza e possibilità
di fare il bene e, come San Giovanni di Dio ha dichiarato: «non
dobbiamo mai smettere di fare
il bene mentre possiamo farlo».
Questa è la nostra missione, la
nostra gioia, e in questo si pone
la speranza per il futuro della
Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio.
E
Erbe e salute
Lorenzo Cammelli • [email protected]
Stevia rebaudiana
D
olcificanti fatti in casa? Si possono fare con questa pianta molto utile utilizzata per arredare anche piccoli orti, terrazzi e
balconi.
Famiglia: Asteraceae
Specie: Stevia rebaudiana Bertoni
Nome comune: Stevia
È originaria del Paraguay e le prime notizie sull’esistenza di questa pianta risalgono agli indigeni
Guaranì che utilizzavano le foglie
per coprire il gusto amaro di un
infuso chiamato mate (il the del
Paraguay) poco eccitante per il
basso contenuto di caffeina. Ne
Foto 1
sono state descritte più di 150
specie ma la Stevia rebaudiana è
l’unica con importanti proprietà
dolcificanti: infatti le foglie, allo
stato naturale, contengono lo
“stevioside” e il “rebaudioside”,
che hanno un potere dolcificante rispettivamente di 110-270 e
180-400 volte superiore al saccarosio. Deve la sua diffusione al
botanico italiano Santiago Bertoni che ne studiò le caratteristiche e i possibili usi.
Generalità: cresce con portamento cespuglioso (altezza
massima circa 80 cm.) in terreni
ricchi di sabbia e permeabili. Le
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
53
Erbe e salute
foglie (foto 1) sono ovali lanceolate, leggermente lobate all’apice
e seghettate; presentano nella
pagina inferiore una peluria rada
avvertibile anche al tatto; il colore è un verde chiaro che contrasta con quello più scuro della
pagina superiore. Il fiore (foto 2)
è minuscolo, bianco e poco profumato.
Coltivazione
Il periodo ottimale per il trapianto è il mese di aprile quando le
piogge assicurano uno sviluppo
uniforme e le temperature sono
miti. Se dovessero spuntare erbe
infestanti intorno alla pianta queste vanno tolte manualmente e
non con mezzi meccanici perché
i rami sono fragili e rischierebbero di rompersi facilmente riducendo il raccolto.
• Davanzale e terrazzo: é coltivata in contenitori per piante
ricadenti o in vasi normali, (foto
3) oppure anche in piena terra
54
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
avendo l’accortezza di sistemarla in un angolo riparato dalle
temperature fredde.
• Orto e giardino (foto 4) è consigliabile una densità di 6-7 piantine per metro quadrato con interfila di 60 centimetri. L’assorbimento delle sostanze nutritive si
ha trenta giorni dopo il trapianto
e, solo per l’azoto, anche in prossimità della fioritura. Solitamente
si ottengono due raccolti di cui
il primo nel mese di luglio e il
secondo, generalmente più abbondante, in settembre-ottobre.
Temperatura: l’ideale è intorno ai
24° e resiste bene a valori prossimi allo 0°. Nel Sud Italia richiede un po’ d’ombra durante le
ore più calde della giornata e in
inverno è utilizzata come pianta
d’appartamento.
Terreno: deve essere permeabile
per impedire i pericolosi ristagni d’acqua che possono causare malattie fungine al colletto;
dovrà essere ricco di sostanza
organica e con un pH di 6-7
circa. Moltiplicazione: si propaga
facilmente per talea mentre per
seme la germinazione è molto
bassa, intorno al 10%. Irrigazione: durante la stagione secca si
deve intervenire con irrigazioni
di soccorso almeno 2-3 volte la
settimana con 1 litro di acqua
per ogni piantina coltivata.
Concimazione: le esigenze nutrizionali sono elevate per il potassio e l’azoto tra i macroelementi
e per il ferro e il manganese tra
i microelementi. Utilizzare un
fertilizzante standard da giardino. È consigliabile l’aggiunta di
boro che contribuisce a mantenere alto il livello di Stevioside.
Raccolta: viene fatta tagliando
l’intera pianta alla base. Con un
elastico si legano i sottili rami,
che vengono appesi a testa in
giù e posti ad asciugare in luogo
caldo per 2-3 giorni. Malattie e
parassiti: poiché la Stevia è una
pianta destinata ad uso alimentare, si consiglia di non usare antiparassitari o sostanze chimiche.
Le malattie cui va soggetta sono
causate da Afide verde, Aleuronidi,
Metcalfa che si combattono con
Piretro naturale. Per l’uso domestico si ricorre ad una miscela di
acqua, alcool etilico (quello che
si usa in cucina) e sapone: si ottiene un insetticida da spruzzare
sugli insetti.
Erbe e salute
Proprietà
Dalla pianta essiccata si ricava un
dolcificante naturale particolare,
300 volte più dolce dello zucchero non contenente calorie.
Nella sua forma più comune,
cioè di polvere bianca ottenuta
dalle foglie, ha le seguenti proprietà: ha proprietà antiplacca e
anticarie; regola il livello di glucosio nel sangue; migliora la digestione; presa prima dei pasti attenua il senso di fame; distende
e ammorbidisce la pelle come
maschera facciale; riduce il desiderio di dolci; migliora il metabolismo; aiuta a ridurre la fatica;
aiuta ad accrescere il vigore e la
vitalità; stimola ed aiuta a mantenere la calma.
sapore in bocca che
riduce anche il senso
di fame.
• Foglie in polvere:
i rami recisi vanno
messi in mazzetti appesi in un locale ventilato ed all’ombra
finché saranno completamente essiccati. Poi si sbriciolano
finemente usando un normale
mixer da cucina. La polvere dolcifica circa 20 volte in più dello
zucchero e può essere aggiunta
sia a tisane sia agli alimenti.
• Concentrato liquido d’estrazione
acquosa: è possibile trasformare
la polvere in sciroppo sciogliendone un cucchiaino in due tazze
di acqua. Far bollire il concentrato finché non si forma uno
sciroppo denso. Con questo si-
stema si riduce la sensazione di
fame prendendo 10-15 gocce di
concentrato una ventina di minuti prima dei pasti che danno
un senso di sazietà.
Sicurezza per la salute
Ad oggi non risulta alcuna notizia di controindicazioni all’uso
della Stenia redaudiana. Non ci
sono rapporti in cui si parli di
casi in cui si siano verificate intossicazioni o effetti collaterali
dovuti all’uso di Stevia. Gli studi
effettuati sugli animali per verificare eventuale tossicità e per
individuare la dose letale hanno
accertato che la dose letale è
pressoché impossibile da raggiungere. Anche l’uso prolungato di Stevia non ha dato fin’ora
nessun tipo di effetto collaterale.
Utilizzo
Oltre a dolcificare caramelle,
gomme da masticare, yogurt, gelati, tè, dentifrici può essere impiegata sotto forma di:
• Foglie fresche (foto 5): vengono masticate da coloro che desiderano ridurre l’assunzione di
zucchero. Rimane un piacevole
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
55
R
Recensioni
Elvio Frigerio • [email protected]
Alfio Mariano Pappalardo
Chi non è ospitale non è degno di vivere. Suggestioni per
una spiritualità dell'accoglienza.
Edizioni Dehoniane Bologna, 2011 – ISBN 978-88-10-51304-0, pp. 224, € 19,50
«L’ospitalità è come una realtà vivente: ha un volto che si può contemplare, ha
un sapore di cui ci si può deliziare, possiede un profumo di cui ci si deve inebriare. L’ospitalità ha un corpo che si può toccare, una voce, un canto che si deve
ascoltare. Tale voce può diventare lamento se e quando l’ospitalità è umiliata e
calpestata. Può essere un inno alla vita se e quando il praticare l’ospitalità diviene
ragione di speranza, sorgente di futuro, puro servizio all’uomo» così leggiamo
nella presentazione di questo libro di alcuni anni fa ma sempre attuale per chi come noi ama l’ospitalità
e la professa come voto. L’autore, un benedettino che ha fondato la Fraternità monastica della Trasfigurazione, disegna la mappa di una spiritualità dell’accoglienza, ricavando dai testi biblici suggestioni ed
evocazioni che possano aiutare chiunque a delineare il volto di un’autentica disposizione all’ospitalità.
L’ospitalità si porta comunque sulla soglia del credere. Se non in Dio, almeno nell’uomo.
Annuario della Formazione in Sanità 2013
Sanità futura formazione, Roma 2013
Questo Annuario, alla prima edizione, vuole essere una guida ragionata e completa al mondo della formazione in sanità. Una guida – leggiamo nella presen
tazione – che nasce per “fotografare” lo Stato dell’Arte della formazione nel
settore sanitario, attraverso gli interventi dei suoi stessi protagonisti e presentare
le molteplici organizzazioni che a diverso titolo vi operano.
A pagina 188 troviamo anche il nostro IRCCS – Centro S. Giovanni di Dio di
Brescia quale provider (numero 443) della formazione che cura la progettazione e l’organizzazione delle
attività didattiche per lo sviluppo e la crescita professionale del personale. Oltre all’accreditamento dei
corsi interni offre l’accreditamento dei corsi a strutture esterne sia sanitarie che di altra tipologia.
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Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
DALLE
NOSTRE
a cura di Elvio Frigerio
CASE
XXI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 58
71 CERNUSCO SUL NAVIGLIO
SOLENNITÀ DI SAN GIOVANNI DI DIO 61
73 SAN MAURIZIO CAVANESE
VENEZIA 69
74 CROAZIA
ERBA 70
81 OFFERTE
XXI Giornata mondiale del malato
GESÙ BUON PASTORE,
MODELLO DI ASSISTENZA
«Il Messaggio del Santo Padre
per questa XXI Giornata Mondiale del Malato è incentrato
sulla figura del Buon Samaritano: “Va’ e anche tu fa’ lo
stesso”. È sorprendente constatare come l’insegnamento
offerto dalla nota parabola
evangelica del Buon Samaritano, sia sempre attuale. Così
spiega don Carmine Arice, Direttore dell’Ufficio Nazionale
di Pastorale della Sanità della
Conferenza Episcopale Italiana. Sempre, la lettura di questa parabola ci provoca a fare
un serio esame di coscienza
sulla nostra capacità di guardare i malcapitati del nostro
tempo e sulle nostre modalità di farci loro prossimi. Le
motivazioni che talvolta ci
inducono ad andare “oltre”
senza guardare, sono sempre
tante.
Il modello da seguire è sempre uno solo: Gesù
buon pastore! Sono proprio i gesti e le azioni
del samaritano nel soccorrere l’uomo incappato
nei briganti, a suggerirci le attenzioni necessarie
per una efficace azione pastorale: dal vedere,
all’avvicinarsi, al soccorrere con compassione
e consolazione, al prendersi cura di lui per
ridonare a quel “tale” una nuova dignità nella
comunità degli uomini.
Fatebenefratelli 1-2013
La pastorale della salute
sarà buona se saprà annunciare in modo credibile che Dio è il grande
alleato degli uomini che
soffrono, che lotta con
loro e che per loro ha donato se stesso.
Come ogni cristiano, anche il malato può offrire
all’evangelizzazione il suo
prezioso contributo attraverso l’offerta amorosa
delle proprie sofferenze.
Non dimentichiamo che
è stato l’amore di Cristo
consumato fino alla fine
sul legno della croce che
ha redento il mondo. Allora comprendiamo come
si possa non solo “far del
bene a chi soffre” ma anche “far del bene con la
propria sofferenza” come
ci insegna Giovanni Paolo
II nella Salvifici Doloris al n. 30. Dobbiamo valorizzare molto di più la presenza dei malati nella
comunità cristiana, pensando ad una pastorale con i sofferenti e non solo per i sofferenti».
Dalle case Fatebenefratelli
Nei nostri centri assistenziali la giornata dell’11
febbraio è stata ricordata e vissuta con modalità
diverse ecco alcune cronache.
58
XXI Giornata mondiale del malato
seguire l’esempio del Buon samaritano. Con particolare cura si è preparato il gruppo di ospiti che
ha animato i canti della liturgia. Nei precedenti
incontri settimanali per le prove si è detto più
volte dell’importanza di questa giornata.
Nella settimana successiva ci sono state alcune
celebrazioni eucaristiche nelle comunità dove
gli ospiti non riescono ad uscire frequentemente
a causa del loro stato di salute, con lo scopo di
portare a tutti il messaggio di questa giornata.
Le messe nelle comunità sono state anche un’occasione per ringraziare gli operatori del loro lavoro e per incoraggiarli a proseguire con generosità.
VENEZIA OSPEDALE
S. RAFFAELE ARCANGELO
La celebrazione della Giornata del Malato è avvenuta nella nostra casa, come da tradizione, in
modo festoso e solenne.
Ecco gli eventi organizzati:
- 5 febbraio: concerto del Coro Giudecca Viva
(nella foto) diretto dal maestro Alberto Novello
e con la partecipazione della soprano della Fenice Anna Filippi.
- 10 febbraio: Santa Messa presieduta da mons.
Valter Perini, delegato del patriarcato di Venezia
per l’evangelizzazione e catechesi;
- 11 febbraio: Esposizione Eucaristica, preghiera
per il Santo Rosario e Benedizione eucaristica
nel pomeriggio.
SOLBIATE (COMO) RSA
S. CARLO BORROMEO
Tutta la nostra vita è fatta di colloquio e comunione con gli altri: vicini e lontani. Basiamo il
quotidiano su tre parole: ascolto, comprensione, aiuto. Gesù nella sua realtà terrena ha dato
se stesso nell’ascoltare i suoi contemporanei,
nell’insegnare a capirci, nell’aiutare con “segni
e prodigi” coloro che sono in difficoltà. Questa
la riflessione tenuta da mons. Giorgio Pusterla,
da qualche mese ospite nella nostra casa.
CERNUSCO SUL NAVIGLIO
CENTRO S. AMBROGIO
Al Centro S. Ambrogio abbiamo ricordato la Giornata del Malato con una celebrazione semplice
ma partecipata, presieduta dal Superiore Provinciale, fra Massimo Villa, che nell’omelia ha sottolineato il tema proposto, invitando i presenti a
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Fatebenefratelli 1-2013
XXI Giornata mondiale del malato
Figura di spicco la Madonna salute degli infermi,
che ha fatto il suo ingresso soffermandosi tra i
numerosi fedeli che con devozione l’hanno accolta, acclamandola con l’Ave Maria.
La funzione religiosa ha rimarcato come la figura
del Buon Samaritano deve essere punto di partenza nel servire la Carità da parte di ogni cristiano, a maggior ragione se operatore sanitario.
gli ammalati che riceveranno l’Unzione degli Infermi
con i nostri ospiti. Inizia così il Rosario meditato seguito dalla Messa, presieduta da fra Valentino, quale
Cappellano della Grotta di Lourdes, concelebrava
don Angelo, commovente il rito dell’Unzione degli
infermi e la preghiera dei presbiteri sopra la malattia.
Dopo la lettura del Vangelo, la riflessione tenuta dal
celebrante, tra l’altro ha detto: «questa giornata ci
richiama non solo a pregare ed affidare alla Madonna di Lourdes ogni persona che si trova nella fragilità
della sofferenza e della malattia, ma vuole essere un
momento di riflessione per noi, per vedere quale risposte diamo alla malattia e alla sofferenza, come il
VARAZZE (SAVONA)
CASA DI OSPITALITÀ
Mons. Renzo Marzorati, del Capitolo Metropolitano del Duomo di Milano, ha celebrato
la santa Messa alle ore 18, erano presenti: fra
Lucio, superiore locale, fra Serafino, collaboratori e ospiti.
Il celebrante dopo la lettura del Vangelo, ha ricordato il 165.mo anniversario dell’apparizione
della Madonna a Bernardetta a Lourdes, e che
la fede dei pellegrini, malati e sani, ci rivela che
ogni persona malata o sana, ha un tesoro spirituale racchiuso nella sua esperienza, e chi si
prende cura di loro, riceve in dono, imparando
il valore della prossimità. Imitiamo l’esempio
di Maria che con il cuore di Madre sollecita
miracoli di guarigione materiale e spirituale a
Lourdes e diventa Madre di tutta l’umanità.
Il celebrante ha poi pregato per il Santo Padre
Benedetto XVI che ha rassegnato le dimissione
dal Magistero Petrino con coraggio e umiltà.
Samaritano che si fa carico della persona in difficoltà e nel bisogno. Quindi è una giornata per riflettere
e rivedere il nostro essere prima del nostro fare e
in questo anno della fede la nostra carità diventerà
più convinta, concreta e operosa se sapremo ogni
giorno rinnovare la nostra fede».
Una volontaria, prima della benedizione ha letto
la preghiera dell’ammalato. La S. Messa è stata
animata dal coro della Parrocchia di Trivolzio.
Anna Castoldi
TRIVOLZIO (PAVIA) RSA
SAN RICCARDO PAMPURI
Nel pomeriggio dell’11 febbraio il Superiore fra Valentino accoglie nella cappella il Parroco don Angelo
Beretta con un folto gruppo di Trivolzini, tra i quali
Fatebenefratelli 1-2013
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Solennità di San Giovanni di Dio
ERBA (COMO) OSPEDALE S. FAMIGLIA
La Famiglia Ospedaliera di Giovanni di Dio
celebra l’8 marzo la solennità del suo Fondatore San Giovanni di
Dio. Giovanni visse nel
XVI secolo, manifestò
l’amore e la misericordia di Dio per i poveri,
i malati e i bisognosi,
fino ad annullarsi completamente per servirli.
È motivo di grande emozione celebrare la memoria del nostro Fondatore,
ricordare e rivivere l’amore e la misericordia verso i bisognosi rinnovando
dentro di noi il desiderio quotidiano di testimonianza. Ripercorrere la sua
vita deve aiutare a rinnovare le nostre attività quotidiane nell’ottica olistica dell’uomo. Nel dolore, nella sofferenza fisica e spirituale dobbiamo
sostenere il nostro progetto assistenziale e l’esperienza di San Giovanni di
Dio dev’essere per noi grande esempio del progetto di ospitalità dell’Ordine.Le difficoltà non devono far dimenticare l’importanza di assistere i
bisognosi con le competenze a favore della persona e ogni collaboratore
deve saper assistere il malato nella sua integralità, accompagnandolo con
spirito cristiano nel percorso di cura fisico e spirituale.
Al termine della celebrazione Eucaristica i dipendenti con 25 anni di servizio sono stati premiati per la loro fedele attività con la consegna della
medaglia d’oro: Falcone Camillo, Raso Maria Stella, Casartelli Loris, Romanò Maria Assunta, Semprini Marco Andrea, Moja Paolo, Mauri Roberto,
Lambrughi Isabella, Bartesaghi Cristina, Ciceri Claudio, Vicini Franca, Brocchieri Luisa, Sciannimanico Antonella, Corrado Maria Grazia, Martignano
Giovanni, Carnovali Manuela, Andena Paola, Baronio Fabrizio.
La mattinata è proseguita con un rinfresco dove i festeggiati insieme a
colleghi, parenti ed amici, hanno potuto vivere un momento di gioia e la
giornata si è conclusa con un “agape fraterna”.
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Fatebenefratelli 1-2013
Solennità di San Giovanni di Dio
ni. Giovanni di Dio non ha scritto molto e quel
poco riporta semplice regole di vita e situazioni
pratiche, perché questo gli interessava: amare
con i fatti. Lo ricorda anche il Superiore Generale, fra Jesus Etayo, nella lettera che ha inviato
ai religiosi e ai collaboratori quando dice che: «è
piuttosto normale che una personalità di questo tipo non ci abbia lasciato tante cose scritte,
anche perché non ne avrebbe avuto il tempo».
Nel momento in cui tante certezze sembrano
crollate Giovanni di Dio resta una colonna solida a cui appoggiarsi per continuare a realizzare
quell’ospitalità di cui tanti hanno bisogno.
CERNUSCO SUL NAVIGLIO
CENTRO S. AMBROGIO
La cordialità, il sorriso e l’approccio semplice di
mons. Piero Cresseri hanno reso gradevole la celebrazione in onore di San Giovanni di Dio che
nel nostro Centro si è svolta nella giornata dell’8
marzo a lui dedicata.
Mons. Cresseri era già noto agli ospiti e agli
operatori di Cernusco perché per diversi anni
è stato il direttore dell’ufficio diocesano per la
pastorale della salute della diocesi di Milano e
in diverse occasioni era stato
ospite della nostra struttura.
Questa volta è stato invitato
come Vicario Episcopale della
Zona VII della Diocesi – zona
nella quale è inserita la città di
Cernusco – carica che ricopre
da pochi mesi.
La sua conoscenza della realtà
sanitaria lo ha portato a ringraziare subito gli operatori che
con generosità si dedicano al
servizio di chi soffre, specialmente in questo difficile momento che sta vivendo la società.
Nell’omelia ha ripreso la vita
del Fondatore dei Fatebenefratelli attraverso le letture
proposte dalla liturgia e oltre
l’immagine solita, ma sempre
efficace del buon samaritano,
ha sottolineato l’urgenza dell’amore che si dimostra nei fatti
e non a parole come recita la
prima lettera di San Giovan-
Fatebenefratelli 1-2013
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Solennità di San Giovanni di Dio
BRESCIA CENTRO
SAN GIOVANNI DI DIO
vere nei nostri può risultare chiaro per sintetizzare il lavoro di Giuliano Binetti, Marina
Colossi, Bianca Galatà, Damiana Galatà, Paola
Giacomelli, Laura Girelli, walter Lazzaroni, Oliva Maninetti, Alessandra Saiani nostri operatori
(vedi foto) che per 25 anni hanno collaborato,
presso il centro partecipando quotidianamente
da protagonisti al grande cambiamento avvenuto con la riforma Basaglia.
Alla fine della messa, il momento significativo
è stata la premiazione degli operatori sopra citati, alla presenza dell’Economo Provinciale fra
Kristijan Sinkovic, festeggiati con un applauso
scrosciante alle consegna della pergamena e
della medagli d’oro, in ricordo appunto degli
anni di grande cambiamento trascorsi al servizio del malato, per il malato con il malato.
È seguito un rinfresco per festeggiare il Santo patrono degli infermieri e dei librai aperto
a tutti, inoltre per i collaboratori festeggiati è
stato organizzato un pranzo a loro dedicato.
“Laetus deget cui licet in diem dixisse:vixi”(Orazio).
La frase di Orazio “è felice chi, giorno per giorno, può dire: ho vissuto” ben si addice alla storia di San Giovanni di Dio. Per la festa del Santo fondatore dell’Ordine, qui a Brescia, è stata
celebrata la Santa Messa per gli ospiti ed i loro
familiari, gli operatori ed i volontari nella chiesa del Centro.
La celebrazione è stata officiata da don Baronio
Gianbattista, parroco di Lamarmora, il quale
ha voluto sottolineare il valore dell’Ospitalità
interpretato e attuato dal Santo e dell’intero
Ordine dei Fatebenefratelli. Questa Ospitalità
ha un significato ben ampio dall’accezione comune, ospitalità è intesa come prendersi cura
della persona malata con amore, professionalità e dedizione.
Lodiamo i tempi antichi, ma sappiamoci muo-
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Fatebenefratelli 1-2013
Solennità di San Giovanni di Dio
S. MAURIZIO CANAVESE (TORINO)
PRESIDIO OSPEDALIERO BV CONSOLATA
Padre Fabrizio Macchi, parroco di S. Maurizio C.se, ha presieduto la celebrazione nel giorno della festa di S. Giovanni di Dio nel nostro Presidio. Il
messaggio che il celebrante ha voluto trasmettere agli operatori e ai pazienti presenti è stato di mettersi in ascolto della Parola e di dedicarsi al
prossimo con compassione e misericordia.
Il momento conviviale, animato dai pazienti e dagli operatori dell’U.O.
Forense, è stata anche l’occasione di festeggiare Suor Amelia nel giorno del
suo compleanno, nella foto con il Superiore del Presidio fra Angelo Sala.
SOLBIATE (COMO) RSA S. CARLO BORROMEO
Il salone polivalente della nostra Casa è gremito di ospiti, operatori e conoscenti. È
giunto il giorno di ricordare
un uomo che con le sue opere e la sua santità ha dato vita
all’Ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli.
Saldi nella fede e sicuri che Lui
ci guarisce dalle ferite, di qualsiasi natura esse siano, sono le
parole del canto iniziale into-
Fatebenefratelli 1-2013
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Solennità di San Giovanni di Dio
nate dal coro, introducendo la solenne celebrazione presieduta da monsignor Diego Coletti vescovo
di Como e concelebrata dai sacerdoti del vicariato.
«Non si nasce santi… ma si può diventare capolavori di Dio se si accoglie il dono che Dio fa ad
ognuno. Ciascuno deve dirsi: “Amo poco perché
pecco di egoismo e ho poca voglia di volere bene
all’altro”. Tutti abbiamo bisogno di un maestro e
di un testimone e Giovanni di Dio lo è stato e
deve esserlo per i Fatebenefratelli e per tutti coloro che si prendono compassione del loro prossimo. In questo modo, come San Giovanni di Dio,
si costruisce con la Carità la fraternità», queste
alcune parole espresse dal Vescovo nell’omelia.
Al termine della Messa monsignor Coletti si è
intrattenuto con i presenti che l’hanno amorevolmente salutato ricevendo una parola, un sorriso e una carezza di conforto.
Naturalmente la festa è continuata nel pomeriggio con un intrattenimento canoro-musicale tenuto dal trio i Vejett che come in altre occasioni
hanno allietato gli ospiti e tutti i presenti.
Il carisma di San Giovanni di Dio non finisce in
questo giorno della sua solennità, ma chiede,
specialmente al popolo di fede cristiana, di essere reso vivo nel servire ogni uomo che ha bisogno delle nostre cure.
VARAZZE (SAVONA) CASA DI OSPITALITÀ
La liturgia per la festa di San Giovanni di Dio è
stata celebrata l’otto marzo da don Loris Cena
della Diocesi d’Ivrea, nostro ospite, per i nostri
collaboratori e per i nostri ospiti. Nell’omelia il
celebrante ha sottolineato l’importanza della
parola di Dio.
Domenica 10 marzo, IV di Quaresima, il Superiore Provinciale fra Massimo Villa ha celebrato
una solenne S. Messa della “Domenica Letarae”,
e ha commemorato San Giovanni di Dio sia per
gli ospiti quanto per i fedeli esterni che hanno
riempito la nostra Chiesa. Dopo la lettura del
Vangelo: “La parabola del figliol prodigo”, il celebrante commenta: «Non è nel commovente
ritorno del figlio perduto, ma nella gioia dell’accoglienza del padre». Poi nel commemorare
San Giovanni di Dio continua: «In questi tempi,
una particolare situazione di difficoltà coinvolge l’intera società, e sempre più confrontiamo
con nuove e vecchie povertà che ci interroga-
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Fatebenefratelli 1-2013
Solennità di San Giovanni di Dio
no chiedendoci di scoprire o riscoprire nuove
possibilità per rendere presente San Giovanni di
Dio, affinché con il suo spirito possiamo portare
“cura e salvezza” a quanti incontriamo… Sappiamo quanto è difficile in questi tempi sostenere
le opere di San Giovanni di Dio, ma dobbiamo
avere la certezza che nella collaborazione con
tutti, nella confidenza e nella preghiera a Cristo,
il nostro apostolato e il nostro lavoro al servizio
dei poveri e dei malati sarà sempre fecondo».
Erano presenti alle cerimonie: tutti i collaboratori, gli ospiti con i loro parenti, e molte persone
esterne della frazione dei Piani d’Invrea.
Serafino O.H.
TRIVOLZIO (PAVIA) RSA SAN RICCARDO PAMPURI
Angelo Beretta e fra Valentino Bellagente, Superiore locale. Dopo la lettura del Vangelo del
Buon Samaritano, Mons. De Scalzi lo ha commentato con parole toccanti. Il coro della Parrocchia di Trivolzio ha animato con maestria la
liturgia.
Numerosi erano i presenti citiamo: fra Kristijan
Sinkovic’, Economo provinciale, alcuni confratelli di Brescia, il sindaco di Trivolzio, rag. Paolo
Bremi, con diversi assessori e consiglieri comunali, la Protezione Civile, la Diamante Verde
Soccorso, i Volontari e numerosi Trivolzini, ma
soprattutto i nostri ospiti con le suore e il personale collaboratore.
Al termine della S. Messa, prima della benedizione, il Superiore Provinciale ha consegnato la
pergamena attestante l’aggregazione all’Ordine a don Angelo Beretta, Parroco di Trivolzio
e alla Volontaria Agnese Vigotti. È il caso di
sottolineare che questo prestigioso riconoscimento, tanto inaspettato quanto sorprendente, che dona la gioia di entrare a pieno titolo
nella “Famiglia di San Giovanni di Dio” non è un
semplice premio di servizio, ma la via maestra
per diffondere ancora maggiormente il Carisma
dell’Ospitalità di San Giovanni di Dio e di San
Riccardo Pampuri.
Il giorno 1° marzo è stata celebrata in un clima
festoso la liturgia di San Giovanni di Dio, anticipandola dall’8 marzo giorno della solennità del
Santo Fondatore dei Fatebenefratelli e Patrono
universale dei malati, degli operatori sanitari e
degli ospedali. Nella stessa liturgia è avvenuta
l’Aggregazione all’Ordine Ospedaliero di don
Angelo Beretta, Parroco di Trivolzio e della Volontaria signora Vigotti Agnese.
Mons. Erminio De Scalzi, Abate di Sant’Ambrogio e Vescovo Ausiliare di Milano, ha presieduto la solenne concelebrazione con il Superiore
Provinciale fra Massimo Villa, il Parroco don
Fatebenefratelli 1-2013
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Solennità di San Giovanni di Dio
AGGREGAZIONE A DON ANGELO BERETTA
AGGREGAZIONE DELLA VOLONTARIA
AGNESE VIGOTTI
Nato a Pavia, il 10 marzo 1938. Ordinato Sacerdote, il 28 giugno 1963. Nominato Parroco nel
1988 della Parrocchia dei Santi Cornelio e Cipriano di Trivolzio (Pavia) dove è custodito e
venerato il corpo del nostro confratello San
Riccardo Pampuri.
Nata a Trivolzio (Pavia), il 21 aprile 1936, figlia
di Giuseppe e di Respizzi Maria. Battezzata il
26 aprile 1936 e Cresimata il 22 novembre 1942.
Stato civile: libera. Abitante in Trivolzio.
Motivazione per l’aggregazione:
«Donna semplice, di fede, di preghiera, di grande disponibilità e generosità verso la comunità
religiosa e gli ospiti sin dall’apertura, anno 1985
della R.S.A. San Riccardo Pampuri».
Il suo impegno semplice e prezioso è stato
soprattutto nei confronti della comunità, nei
momenti in cui i confratelli fra Leopoldo e fra
Tommaso per la salute precaria e compromessa
avevano bisogno di assistenza, la signora Vigotti Agnese è stata accanto a loro con semplicità,
con grande carità e disponibilità fino a quando
sono tornati alla casa del Padre. Un particolare che fa notare il suo attaccamento al nostro
Ordine è stato quello di accogliere la salma di
fra Leopoldo nella loro tomba di famiglia dove
è rimasto sino alla realizzazione della tomba di
comunità.
Fa parte di diversi gruppi di Volontariato ed è
appassionata del carisma dell’Ospitalità.
O.H.
Motivazione per l'aggregazione:
«Sacerdote semplice, umile ed esemplare, innamorato di San Riccardo Pampuri. Con tutti i
mezzi si adopera per diffondere la devozione e
la spiritualità del nostro confratello San Riccardo Pampuri».
In occasione della canonizzazione di San Riccardo, nell’anno 1989, abbiamo visto tutta la
sua passione e la sua devozione per far vivere,
conoscere e diffondere con tutta la sua capacità questo avvenimento sia a livello locale che a
livello di Diocesi e direi anche mondiale.
La conoscenza e l’approfondimento della vita,
degli scritti e delle opere del confratello Santo,
sono per lui mezzi per trasmettere la semplice
ma forte spiritualità del religioso San Riccardo
ai numerosi pellegrini che ogni anno vengono a
Trivolzio a visitare, pregare e a chiedere grazie.
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Fatebenefratelli 1-2013
Solennità di San Giovanni di Dio
CROAZIA STRMAC OSPEDALE S. RAFFAELE ARCANGELO
Venerdì, 8 marzo nel nostro ospedale psichiatrico è stata celebrata con solennità la festa del nostro Fondatore
San Giovanni di Dio. La celebrazione è iniziata con l’Eucaristia presieduta dal Vescovo di Požega mons. Antun
Škvorčević insieme con numerosi sacerdoti del decanato di Nova Gradiška, con i francescani della nostra parrocchia e due religiosi Figli di Maria Immacolata di Padre Monti presenti con una comunità a Kutina.
All’inizio della celebrazione il Vescovo, ha salutato tutti i presenti in particolare il Superiore e direttore del
centro fra Dario Vermi, e poi ha ringraziato tutti gli operatori per il loro sacrifico quotidiano a servizio dei
malati ed ha salutato tutti gli ospiti dell’ospedale.
Nella sua omelia, il Vescovo ha menzionato in particolare
come San Giovanni di Dio ha capito che il nostro cammino
verso Dio passa attraverso l’uomo e che San Giovanni di Dio è
stato colui che ha aperto questa via di incontro con Dio attraverso il servizio dei poveri e dei malati e fondando un Ordine
religioso specifico. I Fatebenefratelli a Strmac in Croazia continuano questa preziosa missione.
La Messa celebrata in forma solenne è stata animata dal coro
composto dagli ospiti dell’ospedale, guidato da suor Draga
e Adele preziose collaboratrici. Al termine tutta la comunità
ospedaliera si è incontrata per un momento di fraternità con il
Vescovo e gli ospiti presenti.
HRVATSKA BOLNICA SVETOG RAFAELA ARKANDELA
Proslava Svetog Ivana od Boga.
U petak, 08. ožujka 2013. godine, u Psihijatrijskoj bolnici Sveti Rafael Strmac, upriličena je proslava
blagdana Svetog Ivana od Boga, utemeljitelja Reda Milosrdne braće koji je osnovao i vodi bolnicu na
Strmcu. Proslava je započela Svetim misnim slavljem koje je predvodio požeški biskup Mons. Antun
Škvorčević u zajednici sa brojnim svećenicima Novogradiškog dekanata, svećenicima iz Cernika i
Kutine te drugim svećenicima.
Na početku euharistijskog slavlja biskup je pozdravio sve prisutne, a posebno Priora Bolničkog reda
Svetog Ivana od Boga i ravnatelja bolnice fra Daria Vermi, te je uputio zahvalu svim djelatnicima
bolnice na njihovim svakodnevnim žrtvama i pozdrave svim pacijentima bolnice.
U svojoj propovijedi biskup je posebno istaknuo kako je Sveti Ivan od Boga shvatio kako naš put
prema Bogu ide po čovjeku, te je služio siromasima i bolesnima i osnovao zajednicu sa svrhom da
služi prvenstveno psihički bolesnima. Po njegovome uzoru danas ovakvo služenje, upravo ovdje na
Strmcu, vrše redovnici Milosrdne braće.
Misno slavlje je posebno svečanim učinio zbor sastavljen od pacijenata bolnice predvođen jednom
njegovateljicom i časnom sestrom Draganom, redovnicom Marijinih sestara od čudotvorne
medaljice. Po završetku misnoga slavlja upriličeno je druženje pacijenata i zaposlenika sa biskupom
i ostalim svećnicima u holu bolnice.
Fatebenefratelli 1-2013
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VENEZIA SAN RAFFAELE ARCANGELO - Silvia Manente
adolescenti della Parrocchia dei Santi Apostoli.
Altri momenti d’incontro sono stati pensati dai
volontari dell’Arciconfraternita di S. Cristoforo e Misericordia Filo D’Argento, dell’Unitalsi e
dell’Avapo che, in particolar modo nel giorno di
Natale, hanno affetto e aiuto concreto ai numerosi ospiti dell’Hospice e della Casa di riposo.
Ad arricchire il programma degli incontri, lo
scambio di auguri natalizi con i familiari e i ricoverati del Reparto di riabilitazione alcologica,
con i pazienti della Comunità Terapeutica intraospedaliera e i con membri dei gruppi di mutuo
aiuto C.a.t. e A.A. e il concerto con il gruppo di
cantori “Allegra Primavera” diretto dal sig. Roberto Artusi.
Auguri doppi
Duplice festa per la sig.ra Lucia Cosulich lo
scorso 13 dicembre: sono stati festeggiati il suo
onomastico e compleanno. Gli anni sono 101, gli
ultimi tre dei quali trascorsi nella nostra casa di
riposo.
Al lieto incontro hanno partecipato numerose
persone: i parenti, gli amici, i volontari e le suore
della struttura. Il Superiore fra Eliseo e il Cappellano fra Salvino si sono uniti agli operatori
nell’augurare alla nonna più anziana della casa
un gioioso compleanno.
Natale sì,
ma non da soli!
Con un certo ritardo vogliamo ricordare alcune
iniziative svoltesi per rallegrare il Natale dei nostri pazienti.
Nella Casa di riposo, oltre alle feste abitualmente programmate, sono state organizzate, come
gesto di affettuosa vicinanza tra generazioni, le
visite dei ragazzi della Parrocchia dei Frari e degli
69
Fatebenefratelli 1-2013
ERBA SACRA FAMIGLIA - Silvia Simoncin
va missione di testimonianza cristiana presso
di noi prevedendo una vera pastorale sanitaria.
Portare ai sofferenti il messaggio di Gesù ed essere portatori in ogni momento del
carisma dell’ospitalità; impegno e testimonianza che necessitano di una
formazione continua del personale
interno.
Per fra Gian Carlo questa è la prima
esperienza come cappellano in un
ospedale generale ed ha sottolineato
che portare la missione della Chiesa
e i valori del nostro Ordine nell’intreccio della vita di questo ospedale
è una grande sfida. L’inizio di questa
missione è stato positivo in quanto la comunità
ospedaliera lo ha accolto ed è pronta ad intraprendere questa nuova avventura.
Nuovo cappellano
per l’ospedale
Fra Ireneo Ciserani dopo quasi
mezzo secolo al servizio dei malati e di tutti noi lascia l’incarico di
cappellano presso l’ospedale Sacra
Famiglia e al suo posto arriva fra
Gian Carlo Lapic’ che ufficialmente è stato presentato alla comunità
ospedaliera lo scorso 12 febbraio
celebrando la sua prima Messa domenicale nel nosocomio erbese.
Giovane carismatico, uomo di profonda cultura che da segretario personale del
Superiore Generale dell’Ordine Fatebenefratelli
a Roma ha accolto con gratitudine la sua nuo-
Fatebenefratelli 1-2013
70
CERNUSCO SUL NAVIGLIO SANT'AMBROGIO - Gianni Cervellera
Le piccole cose
che danno senso alla vita
A volte cerchiamo nei grandi eventi il senso della nostra vita e poi ci accorgiamo che sono le
piccole cose di ogni giorno che fanno la qualità
del nostro vivere. Pensando a cosa inviare per la
rivista ci siamo detti che forse era il caso di sentire che cosa ne pensavano i diretti interessati
della loro vita e delle cose che avvengono. Alcuni hanno espresso a voce quello che sentivano,
altri hanno scritto le loro idee. Eccole qua.
A seguito dell’ultima riunione e come da voi
suggerito ci siamo fra noi consultati sul risultato
del progetto di socializzazione con i nuovi pazienti venuti nella nostra comunità.
Per quanto riguarda l’inserimento dei nostri compagni il risultato è stato ottimo, abbiamo colloquiato e fatto amicizia alla grande e preso subito
confidenza tra noi, come se fossimo vecchi amici.
infermieri e il tempo è volato. Alle 19 ho cenato,
poi qualche sigaretta con gli amici e dopo la terapia a letto. Mi sono svegliato il giorno dopo
alle 6 ed era un’altra giornata. Sento che mi sto
abituando in questa comunità e credo che sia un
posto giusto per me e anche per i ragazzi.
Maurizio
Mi chiamo Adolfo e sono arrivato il 5 febbraio e
sono stato accolto ottimamente. Ho partecipato alla preparazione dei dolci del carnevale che
al parere di tutti sono risultati buoni. La festa è
stata molto allegra: chi ballava, chi cantava. Ci
siamo tutti divertiti. Hanno aderito ai dolci fatti:
Marta, Adolfo, Edoardo, Maurizio, Patrizia e gli
educatori Stefano e Valeria e Franca.
Per essere la prima volta che ho partecipato
alla preparazione dei dolci posso dire che oltre
alla soddisfazione è stato piacevole, costruito e
auto gratificante.
Adolfo
La festa di carnevale è stata molto divertente,
abbiamo ballato, riso, mangiato e bevuto. Quindi l’esperimento è stato più che positivo e ci riproponiamo di continuare in futuro. Siamo grati
che è stato chiesto il nostro parere su una iniziativa che si è fatta.
Roberto
La preparazione dei dolci in anteprima. Alcuni
ospiti hanno collaborato alla partecipazione dei
dolci carnevaleschi (frittelle, chiacchiere, ciambelle) con l’aiuto della caposala e dell’educatrice. È stata un’esperienza molto positiva e con
questi dolci abbiamo fatto felici tutti gli ospiti
della comunità. Con la musica di un familiare abbiamo trascorso due ore dimenticando le nostre
sofferenze sia psichiche che familiari.
Marta, Patrizia; Edoardo, Maurizio.
Martedì mattina sono arrivato nella nuova comunità alle 10,40. dopo aver parlato con il medico e l’assistente sociale mi hanno dato la camera e poi ho mangiato. Nel primo pomeriggio
c’è stata la festa di carnevale con la musica e da
mangiare e da bere e con un ottimo dj da discoteca. Ho ballato con gli altri ragazzi e con gli
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Fatebenefratelli 1-2013
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AUGURI FRATEL ANTONIO
Fra Anselmo Parma era presente e ci informa che la piccola comunità di Ruzzano si è stretta, lo
scorso novembre, in un affettuoso abbraccio attorno a fratel Antonio Santini che ha festeggiato il
venticinquesimo anniversario di Ordinazione sacerdotale. Era diventato sacerdote il 21 novembre
1987 a Brescia, e aveva camminato diversi anni sulle vie dell’Ospitalità prima di ritararsi a
vivere in preghiera e povertà, nella celebrazione ha ringraziato il Signore per tutti doni spirituali
ricevuti. Da queste pagine giunca il nostro augurio e la promessa di sostenerlo con la preghiera.
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SAN MAURIZIO CAVANESE BV CONSOLATA - Maria Elena Boero
Saluto a fra Massimo
Tutta la comunità
si è raccolta, giovedì 20 dicembre,
intorno a fra Massimo Villa per lo
scambio degli auguri di Natale, ma
soprattutto
per
salutarlo e ringraziarlo per i suoi
sei anni di vita trascorsa nel nostro
presidio. Le nuove
nomine dettate dal Capitolo Generale hanno
portato fra Massimo a lasciare la guida del nostro centro per assumere la carica di Superiore
Provinciale. «Portiamo nel cuore le parole e l’esempio della tua persona, con l’amicizia che è
cresciuta in questi anni; grazie per il cammino
fatto insieme. Con fiducia e speranza diciamo
di sì alla vita, alla bellezza dell’incontro con gli
ammalati, al progetto di Dio su ciascuno di noi»
queste parole sono state scritte sulla pergamena che gli operatori hanno voluto dedicare al
religioso, insieme ad un piccolo dono.
Fra Massimo, durante la S. Messa, ricordando
che l’Eucaristia è il Grazie per eccellenza, ha ringraziato il Signore per tutte le persone incontrate e per le amicizie nate nel corso degli anni, per
la comunità religiosa e per le suore Francescane
Angeline, per l’amicizia di fra Luigi Saccardi che
lo accompagnava con la preghiera, per tutti i
collaboratori e gli operatori.
Durante il pranzo fra Massimo ha ringraziato operatori e pazienti dell’Unità Forense che
si sono messi al servizio di tutti, come in ogni
occasione di festa del presidio. Questa realtà
dell’UO Forense è stata per fra Massimo un’esperienza positiva, un esempio di superamento
delle barriere di qualsiasi genere e modo per
ospitare l’altro che si trova in situazioni di grave
difficoltà.
Commozione e calore hanno caratterizzato tutta la giornata.
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Fatebenefratelli 1-2013
CROAZIA - STRMAC OSPEDALE S. RAFFAELE ARCANGELO
IL PRESIDENTE JOSIPOVIĆ IN VISITA AL NOSTRO OSPEDALE
La nostra ancora giovane presenza in Croazia, è stata incoraggiata dalla visita del Presidente della
Repubblica, il prof. Ivo Josipović, avvenuta l’11 dicembre segnando così un’altra giornata storica per
il nostro ospedale. Il Presidente è stato accolto dal Superiore Provinciale fra Massimo Villa, da fra
Dario Vermi Superiore locale e dal Presidente della Regione Slavonia il sig. Danijel Marušić.
L’incontro ufficiale si è svolto nella nostra biblioteca alla presenza di alcuni collaboratori, di fra Gilberto Veneri Segretario provinciale, fra Giovanni Giemula e altre autorità locali. Il Presidente dopo
aver ricevuto il saluto del Provinciale, ha
ringraziato per l’accoglienza gentile e calorosa ricevuta. Fra Dario si è rivolto poi
al Presidente illustrando la realtà dell’ospedale e presentando il lavoro che viene
svolto con eccellenza e impegno nella realtà psichiatrica e nelle cure palliative. Il
Presidente ha ascoltato attentamente e
con interesse le tematiche che il religioso
ha illustrato e presentato nel colloquio durato circa mezzora. Fra Dario, ha poi risposto ad alcune domande che il Presidente ha
posto circa alcune questioni organizzative
L'ingresso del Presidente in Ospedale accompagnato dal Pried economiche dell’ospedale. Terminata
ore fra Dario Vermi.
questa prima parte, il Presidente ha voluto
Prior Psihijatrijske bolnice Sveti Rafael Strmac, fra Dario Vermi i
predsjednik Republike Hrvatske gospodin Ivo Josipović.
visitare l’ospedale, percorrendo i diversi reparti e visitando anche la chiesa. Durante
la visita, si è fermato a salutare e dialogare
con alcuni ospiti. Al termine della visita, il
Presidente ha pranzato insieme alla comunità religiosa e alcuni collaboratori.
POSJET PREDSJEDNIKA
REPUBLIKE PSIHIJATRIJSKOJ
BOLNICI SVETI RAFAEL STRMAC
Il Superiore Provinciale fra Massimo Villa porge il Benvenuto
al Presidente.
Govor dobrodošlice Provincijala Lombardo-venecijanske Provincije, fra Massima Ville.
Fatebenefratelli 1-2013
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U utorak, 11. prosinca 2012. godine, predsjednik Republike Hrvatske Ivo Josipović posjetio je Psihijatrijsku Bolnicu Sveti Rafael
Strmac te se tom prilikom upoznao sa njenim
specifičnostima i načinom rada.
Predsjednika Republike Hrvatske Ivu Josipović jučer su, u bijelini snijegom ogrnutoga
HRVATSKA - BOLNICA SVETOG RAFAELA ARKANDELA
Strmca kod Nove Gradiške, u
Psihijatrijskoj bolnici Sveti Rafael Strmac ugostili redovnici
Bolničkog Reda Svetog Ivana
od Boga predvođeni provincijalom fra Massimom Villa te
priorom i ravnateljem bolnice,
fra Dariom Vermi, djelatnici
bolnice, župan Brodsko - Posavske županije Danijel Marušić sa svojim zamjenicima,
načelnik Općine Cernik, NikoGruppo di operatori sanitari con il Presidente croato Ivo Josipović.
la Jugović, te gvardijan župe
Svetog Petra Apostola u CerGrupa zdrastuenih djelatnika sa Predsjednikom prof. Ivo Josipović.
niku, fra Ante Perković.
Domaćini su se sa svojim gostima uputili prema biblioteci bolnice gdje su Predsjednika pozdravili
i zahvalili mu na dolasku provincijal fra Massimo Villa i prior fra Dario Vermi, a zatim su održali
sastanak na kojemu su razgovarali o specifičnostima i poteškoćama ove prve katoličke bolnice u
Hrvatskoj, koja ne može biti etiketirana kao javna bolnica, ali niti kao privatna bolnica, jer nije osnovana od strane države, ali je istodobno neprofitna ustanova te ne teži stjecanju dobiti. Njena specifičnost ogleda se upravo u tome da Osnivači, Bolnički red Svetog Ivana od Boga žele pružiti najbolju
moguću zdravstvenu njegu i skrb, temeljenu na njihovim višestoljetnim iskustvima, svim ljudima
kojima je ona potrebna, ali vodeći se temeljnom
molitvom Svetog Ivana od Boga: “Isuse Kriste,
usliši mi molitvu da imam bolnicu, gdje bih mogao okupljati siromašne i napuštene, te one lišene razuma, i služiti ih onako kako ja želim.”
Nakon sastanka u biblioteci bolnice Predsjednik
je, sa ostalim uzvanicima, pošao u obilazak bolnice gdje je se susreo sa djelatnicima i pacijentima
te je imao prilike iz prve ruke vidjeti način rada i
posvećenost koju medicinske sestre i njegovatelji
poklanjaju svakom pojedinom pacijentu. Nakon
obilaska bolnice predsjednik je posvetio nekoliko
trenutaka prisutnim novinarima te je tom priliIl presidente coi membri dell’associazione “Ragazzo
kom o radu bolnice izjavio: “Zaista su rezultati
coraggioso” di Nova Gradiska.
vrlo dobri, zadivljujući. Ovdje su smješteni teški
bolesnici i briga o njima je iznimna.”
Predsjednik Ivo Josipović sa članovima Udruge "Hrabro
dijete" iz Nove Gradiške
Nakon službenoga djela posjete Predsjednika
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Fatebenefratelli 1-2013
CROAZIA - STRMAC OSPEDALE S. RAFFAELE ARCANGELO
bolnici u bolnicu su pristigli članovi novogradiške udruge “Hrabro dijete” u druženju s kojima je Predsjednik završio svoju posjetu Novogradiškom kraju i Psihijatrijskoj bolnici Sveti Rafael Strmac.
PROFESSIONE PERPETUA DI SUOR DRAGANA
La nostra comunità ospedaliera si è stretta attorno a sr.
Dragana, religiosa della Congregazione delle suore della
“Medaglia miracolosa“ che lavorano nel nostro ospedale
San Raffaele.
Suor Dragana ha emesso la professione perpetua lo scorso 14 agosto nella Casa Provinciale a Osjek nelle mani
della Madre Generale. La cerimonia, presieduta dal Vescovo ausiliare di Đakovo, è stata semplice e molto intima. Una celebrazione con poco sfarzo, ma ricca di fede,
amore e gioia fraterna. Insieme a suor Dragana, hanno
festeggiato il cinquantesimo di professione religiosa altre due consorelle. Facciamo gli auguri alle festeggiate,
in modo particolare a suor Dragana perchè sull’esempio
delle consorelle viva la sua donazione al Signore con generosità e dedizione piena ai fratelli poveri e malati.
DOŽIVOTNO ZAVJETOVANJE ČASNE SESTRE DRAGANE
Naša bolnička zajednica okupila se uz časnu sestru Draganu, redovnicu iz Družbe Marijinih sestara
„Čudotvorne medaljice“ koje rade u našoj bolnici sveti Rafael. Časna sestra Dragana položila je
Doživotne Zavjete Bogu u ruke Vrhovne poglavarice, 14. kolovoza 2012. u provincijalnoj kući u Osijeku.
Sv. Misu i svečanost polaganja Doživotnih Zavjeta, predvodio je pomoćniBiskup Đakovačko- Osječki
mons. Đuro Hranić. Polaganje sv. Zavjeta je bilo jednostavno i svečano u krugu zajednice sestara i
najbliže rodbine,s malo raskoši ali puno vjere, ljubavi i bratske radosti. Zajedno sa časnom sestrom
Draganom, pedesetu obljetnicu redovničkog zvanja obilježile su i druge dvije sestre. Upućujemo
čestitke slavljenicama, posebno sestri Dragani da na primjeru drugih sestara živi njezino darovanje
Gospodinu sa velikodušnošću i potpunom posvećenju Bogu u siromašnoj braći i bolesnima.
CONVEGNO DI CURE PALLIATIVE A STRMAC
Nella settimana mondiale delle cure Palliative si è svolto, presso il nostro ospedale, il secondo Convegno di cure palliative dal tema: «Qualità della vita e cura nella fase terminale della malattia».
La giornata di studio che si è svolta il 4 ottobre, ha visto la partecipazione di persone esperte che
hanno affrontato il tema da diversi punti di vista. Oltre agli insigni relatori Croati come il dott. Toran
Lonćar, la dott.ssa Lidija Fumić, l’infermiera Renata Marđetko e l’assistente sociale Olivera Tomas,
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HRVATSKA - BOLNICA SVETOG RAFAELA ARKANDELA
hanno partecipato dall’Italia il
dott. Agostino Mascanzoni e la
dott.ssa Anna Lisa Frigo portando la loro lunga esperienza
come palliativisti italiani.
Oltre alla presentazione delle
linee guida per le cure palliative in Croazia, si è affrontato
il tema dei diritti del morente,
l’importanza del coinvolgimento della famiglia nella cura e
l’aiuto della spiritualità nella
fase terminale della vita. Al convegno hanno partecipato diverse figure professionali: medici,
infermieri, assistenti sociali, volontari e familiari degli ospiti. Questi momenti di studio, oltre ad
essere incontri formativi, hanno lo scopo di creare cultura e promuovere in questa terra Croata
l’interesse per questo tipo di cure.
SIMPOZIJ PALIJATIVNE SKRBI U STRMCU
U svjetskom tjednu Palijativne skrbi, u našoj bolnici S. Rafael arkanđeo održan je drugi simpozij
Palijativne skrbi na temu: „Kvaliteta života i skrbi u terminalnoj fazi bolesti“.
Predavanje je održano 4. listopada, na kojem su sudjelovale profesionalne osobe koje su pristupile
temi s raznih točaka gledišta. Osim poznatih hrvatskih predavača dr. Zorana Lončara, dr. Lidije
Fumić, medicinske sestre Renate Marđetko i socijalnog
radnika Olivere Tomas, na
predavanju su sudjelovali i
predavači iz Italije, dr. Agostino Mascanzoni i Dr. Anna
Lisa Frigo sa svojim dugogodišnjim iskustvom kao talijanski palijativisti.
Osim predstavljanja smjernica za palijativnu skrb u Hrvatskoj, pričalo se i o temi prava
umirućih bolesnika, o važnosti
uključenja obitelji u liječenje i
pomoć duhovnosti u terminal-
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Fatebenefratelli 1-2013
CROAZIA - STRMAC OSPEDALE S. RAFFAELE ARCANGELO
noj fazi života. Na simpoziju su bile uključene različite stručne osobe: liječnici, tehničari, socijalni radnici, volonteri i članovi obitelji gostiju. Ovakvi trenuci učenja, osim što su susreti profesionalnog usavršavanja, za svrhu imaju i stvaranje jedne kulture i promidžbu palijativne skrbi na ovoj hrvatskoj zemlji.
NATALE CON I GIOVANI ALUNNI DEL LICEO DI NOVA GRADIŠKA.
In preparazione alle feste di Natale, la nostra comunità ospedaliera ha accolto un gruppo di giovani del
liceo di Nova Gradiška. I giovani accompagnati dalla direttrice della scuola e da alcune insegnati, si sono
esibiti con canti tradizionali natalizi e alcune poesie natalizie di autori croati e italiani. All’incontro hanno
partecipato molti dei nostri ospiti e collaboratori. Il Superiore fra Dario Vermi, durante i ringraziamenti
e gli auguri che ha ricambiato a nome di
tutta la comunità ospedaliera, ha ringraziato i ragazzi ed i loro insegnanti per la
loro presenza e per le emozioni positive
che hanno saputo trasmetterci e suscitare. Fra Dario, ha colto l’occasione per
ringraziare il gruppo dei giovani per la
loro costante presenza di animazione
e collaborazione durante l’anno, segno
dell’affetto e dell’amicizia che lega la nostra realtà ospedaliera con il ginnasio di
Nova Gradiška.
BOŽIĆ SA UČENICIMA GIMNAZIJE IZ NOVE GRADIŠKE
U pripremi Božićnih blagdana, naša je bolnička zajednica primila grupu mladih iz Gimnazije
Nova Gradiška. Učenici koji su bili u pratnji ravnateljice prof. Nade Peleh Serenčeš, pedagoginje
Ljiljane Vidmar, profesorice hrvatskog jezika Vjekoslave Bagarić i profesorice glazbene umjetnosti
Sanje Stičinski, održali su nastup sa tradicionalnim božićnim pjesmama i poezijom od hrvatskih
i talijanskih autora. Susretu su prisustvovali gosti naše bolnice i suradnici. Prior Fra Dario Vermi
je za vrijeme zahvale i čestitanja u ime cijele bolničke zajednice, zahvalio i učenicima i njihovim
nastavnicima za njihovu nazočnost i za pozitivne emocije koje su izazvali i prenijeli našim gostima
i suradnicima. Prior je tom prilikom zahvalio grupi mladih gimnazijalaca za njihovu aktivnost u
animaciji i suradnji tijekom godine, što je znak osjećaja i prijateljstva koje povezuje našu bolničku
stvarnost sa Gimnazijom iz Nove Gradiške.
IL SIGNOR RAJKO BUNDALO SI RACCONTA
Una testimonianza commovente quella offerta da Rajko Bundalo, conosciuto al pubblico come
attore teatrale e cinematografico, ma soprattutto come un laico che vive profondamente e con
Fatebenefratelli 1-2013
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HRVATSKA - BOLNICA SVETOG RAFAELA ARKANDELA
convinzione la sua fede.
Il signor Bundalo è giunto al nostro ospedale lunedi 17 dicembre, ci ha parlato in un modo semplice e accessibile a tutti delle
sue esperienze di vita e della sua testimonianza, iniziando con
le ragioni della sua conversione al cristianesimo, fino a storie
commoventi, che hanno contribuito non poco alla conversione
di altre persone. La sua testimonianza ha incoraggiato tutti i
presenti a riflettere sulla propria vita e sul modo in cui viviamo
e sperimentiamo la fede.
SVJEDOČANSTVO GOSPODINA RAJKA BUNDALA
U pripremama za Božićne blagdane najbitnije je izvršiti pripremu duše i vjere. Upravo u tome
djelatnicima i gostima Psihijatrijske bolnice Sveti Rafael Strmac pomogao je svojim dirljivim
i potresnim svjedočanstvom gospodin Rajko Budalo, koji je široj javnosti poznat kao hrvatski
kazališni, televizijski i filmski glumac, ali sve više i kao duhovni laik i osoba snažne vjere.
Gospodin Bundalo je u prošli ponedjeljak, 17. prosinca, gostovao u našoj Bolnici te je u svome
svjedočanstvu na jednostavan i svima prihvatljiv način ispričao svoja životna iskustva, počevši
od razloga svojega preobraćenja na kršćanstvo pa do dirljivih trenutaka u kojima je snažna vjera i
drugim osobama mjenjala živote na bolje.
Njegovo svjedočanstvo, u najmanju ruku, potaknulo je sve prisutne na razmišljanje o svojemu životu
i načinu na koji doživljavamo i proživljavamo vjeru.
LA LUCE DI BETLEMME
La “luce di Betlemme”, che tradizionalmente si accende a Betlemme alla prima domenica di
Avvento, viene portata nei vari
Stati mediante candele e lanterne, con l’aiuto degli scout di
tutto il mondo, accolta e conservata nelle parrocchie, ospedali
e case di tanta gente, come un
simbolo della luce e della pace.
Da vent’anni anche gli scout dalla Croazia partecipano a questa
solenne cerimonia di trasferimento del messaggio di pace.
Domenica 23 dicembre 2012, la
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Fatebenefratelli 1-2013
CROAZIA - STRMAC OSPEDALE S. RAFFAELE ARCANGELO
luce di Betlemme è arrivata anche nella chiesa del nostro ospedale San Raffaele.
La nostra fisioterapista Maria, rappresentante degli scout cattolici, ha portato la luce di Betlemme
nella nostra Chiesa durante la processione d’ingresso della santa messa. La luce proveniva dalla
cattedrale di Đakovo. Tutto è stato organizzato grazie all’associazione degli scout cattolici di Jarmina. In questa occasione Maria, ha illustrato il percorso che ha fatto questa luce e la sua simbologia.
Con la luce di Betlemme sono state accese le candele della corona d’Avvento, situata accanto
all’altare, e una lampada accanto alla culla che la notte di Natale accoglierà l’effige di Gesù Bambino. L’augurio che questa lampada riscaldi i cuori di tutti gli ospiti e operatori sanitari perché questo
Natale sia l’inizio di una vita nuova.
BETLEHEMSKO SVJETLO STIGLO JE I U PSIHIJATRIJSKU BOLNICU SVETI
RAFAEL STRMAC
Betlehemsko svjetlo tradicionalno se pali u Betlehemu na prvu nedjelju Došašća te uz pomoć
izviđača iz cijeloga svijeta prenosi se fenjerima
i svijećama u župe i domove milijuna ljudi, kao
simbol svjetlosti i mira.
Već dvadeset godina izviđači iz Hrvatske
sudjeluju u ovakvom svečanom prenošenju
poruke mira, a u nedjelju 23. prosinca 2012.
godine, Betlehemsko svjetlo stiglo je i u crkvu
Psihijatrijske bolnice Sveti Rafael Strmac.
Betlehemsko svjetlo ušlo je u našu crkvu nošeno
u svečanoj procesiji u rukama prvostupnice
fizioterapije, Marije Delaš, koja ga je donijela
iz katedrale u Đakovu, a zahvaljujući Udruzi
katoličkih izviđača iz Jarmine.
Tom prilikom Marija je upoznala prisutne
sa putem koje je svjetlo prešlo po svijetu i sa
njegovom simbolikom te je naglasila kako bi
svjetlo, da može govoriti, možda reklo: „Potrebno je uvijek iznova sagibati koljeno pred Presvetim
i moliti iskreno, iz srca. Zapalili ste me i gledate moje svjetlo. Radujem se jasnoći i toplini koju vam
dajem, ja mala vatra. Jedno jedino svjetlo koje gori vrjednije nego sva tama svijeta, tako i jedne ruke
sklopljene na molitvu. Pa dopustite da vas malo ohrabrim i potaknem na molitvu, ja mala sitna
vatra iz Betlehema.“
Svjetlom iz Betlehema, zatim su zapaljene svijeće na adventskom vijencu u bolničkoj crkvi kako
bi svim pacijentima i djelatnicima Bolnice osvijetlile i ogrijale srca te ih pozvale na molitvu u ovo
predblagdansko vrijeme.
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80
Offerte a favore delle opere missionarie CCP N° 29398203
Addarii Evita, Bologna
Aroma Gianni, Romano d’Ezzelino (Vi)
Badino Augusto, Genova
Barletta Anna, San Michele Sal (Br)
Battaini Alda, Brescia
Bel Mario, Longarone (Bl)
Beretta Sergio, Romano Lombardo (Bg)
Beriola Maria Giulia, Arona (No)
Bertini Manlio, Roma
Bola Giuseppina, Andezeno (To)
Borsato Giuseppe, Trevignano (Tv)
Bozzolan Diomira, Treviso
Breda don Luigi, Mestre (Ve)
Callegher Ada, Venezia
Campestrini Silvio e M. Luisa, Gorizia
Caon don Angelo, Visnadello (Tv)
Cappellano Ospedale, Rovereto (Tn)
Capriotti Vincenzo, Padova
Carbone Lucia, Cernusco s. Naviglio (Mi)
Carera Maria Teresa Lecco
Carobbi Franco, Gattatico (Re)
Casoni Agostino, Sermide (Mn)
Castorelli Piera, Berzo Inferiore (Bs)
Derro Marco, Druento (To)
Catullo Vincenzo, Mestre (Ve)
Cecchin don Mario, Feltre (Bl)
Chiarini Rosina Sassoli, Ponte a Poppi (Ar)
Chiavegatti Norma, Ostiglia (Mn)
Chielli Domenico, Garbagnate M.se (Mi)
Chiusano don Fiorino, San Marzanotto (At)
Coazzoli, Cusano Milanino (Mi)
Codecasa Patrizia, Segrate (Mi)
Coladonato fra Bartolomeo, Perugia
Colombo Michele, Anzano del Parco (Co)
Costantino Vincenzo, Vibo Valentia
Crucchi Paolo, Firenze
Daglio Giampiero, Mede (Pv)
Dal Ponte Augusto, Flero (Bs)
De Battisti Carlo, Verona
Faita Copelli Noemi, Brescia
Fornaro Antonella, Castelletto d’Orba (At)
Franchilino Maria, Brembio (Lo)
Franzoni Primo, Sabbio Chiese (Bs)
Fratini Fabio e Patrizia, Citerna (Pg)
Frignani Arnaldo, Milano
Fumagalli Giovanni, Parabiago (Mi)
Fusi suor Elisa, Desio (Mb)
Gabrio-Minelli, Gubbio (Pg)
Galli Fratelli, Milano
Garbagnoli Enrico, Voghera (Pv)
Garda Arnaldo, Cassina de’ Pecchi (Mi)
Gattelli Adriana, S. Angelo in Vado (Pu)
Giuliano Anna, Roma
Goussikpe Antoinette, Pioltello (Mi)
Guerrera Alfio Pietro, Ramacca (Ct)
Guiducci Sparapani Milena, Arezzo
In memoria di Fra Luigi Saccardi, Brescia
Istituto Suore Marcelline, Milano
Li Vecchi Giuseppe, Caltanissetta
Lucarini Mario, Novafeltria (Rn)
Lupano don Edmondo, Tonco (At)
Maffei Luca, Roncadelle (Bs)
Mangano Bianca, Ospitaletto (Bs)
Marai Adriana, Verona
Marchesi Maria Teresa, Bernareggio (Mb)
Marchetto Mariano, Vicenza
Mastronardi Enzo, Bari
Medolago Luciano, Pontida (Bg)
Melotti Lena, Breno (Bs)
Menegon Giovanni, Pederobba (Tv)
Mesotti Marcello, Firenze
Miceli Luigi, Bereguardo (Pv)
Miragliotta Salvatore, Milano
Nalesso Paolo, Salzano (Ve)
Negro Vittoria, Bra (Cn)
Nidasio Luigi, Corsico (Mi)
Ognissanti Francesco, Roma
Pandini Elisa, Bariano (Bg)
Parlato Enzo, Vicenza
Parolini Sandro, Lodrino (Bs)
Parrocchia S. Caterina e Michele,
Castiglione Olona (Va)
Parrocchia S. Maria dei Servi, Ancona
Parrocchia S. Silvestro, Racchiuso (Ud)
Parrocchia S. Bartolomeo, Borzonasca (Ge)
Parrocchia S. Giovanni Battista,
Inverno Monteleone (Pv)
Pecchenini Rita, Cernusco sul Naviglio (Mi)
Pecorari Pierina, Macerata
Pegoraro Giuseppe, Thiene (Vi)
5,00
100,00
20,00
13,00
40,00
10,00
15,00
15,00
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13,00
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60,00
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10,00
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20,00
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2,00
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13,00
10,00
60,00
25,00
Fatebenefratelli 1-2013
Pelizzari Giuliana, Tavernole (Bs)
Piccole Suore della S. Famiglia,
Castelletto Brenzone (Vr)
Pizza Gianedmondo, Milano
Puia Vincenza, Milano
Punzo Ariana, Cormons (Go)
Redaelli Liliana, Tavernerio (Co)
Ricca Edoardo, Brescia
Ricci Giancarlo, Roma
Ricciardelli Rosa, Torino
Riva Claudio, Cesena (Fc)
Rizzi Gallarati Maria, Pieve Emanuele (Mi)
Rossi Lucia, Villasanta (Mb)
Rossi Marina, Milano
Ruggiero Ugo, Pescara
Saltarin Francesco, Castelguglielmo (Ro)
Salvini Raoul, Firenze
Scaramuzza Orazio Ezio, Vanzago (Mi)
Scarici Fabrizio, Roma
Sconfietti Sagrada, Lodi
Sfondrini Lina, Lodi
Sordo Giorgio, Milano
Spinelli Andrea, Cusano Milanino (Mi)
Suore del Cottolengo, Torino
Svanera Lucrezia, Brione (Bs)
Traverso Vincenzo, Venezia
Tredici don Sandro, Portoferraio (Li)
Tronconi Ovidio, Pontoglio (Bs)
Vai Alvaro, Buccinasco (Mi)
Vai Luigia, Trovo (Pv)
Venuda Renato, Venezia
Vigolo Edoardo, Cornedo (Vi)
Vismara Maria Teresa, Bellusco (Mb)
Vitali Teresina, Cambiago (Mi)
Volpato don Piergiorgio, Mirano (Ve)
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10,00
5,00
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50,00
TOTALE
10,00
40,00
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52,00
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82
O
Ospitalità
al femminile
Cristina Beffa
Edith Stein,
una donna che ha lasciato il segno
A
ffrontare una figura complessa come quella di Edith Stein
è quasi follia. Ne sono pienamente consapevole. Però, nel
corso degli ultimi decenni mi sono ripetutamente imbattuta in lei, per i motivi più
vari, e ne sono rimasta sempre più affascinata.
Di lei in tanti hanno
scritto, creato movimenti di pensiero, fatto
film (La settima stanza
di Marta Meszaros, nel 1995),
inaugurato Centri studi e ricerche, istituito premi (Il Premio
Edith Stein, viene assegnato ogni
due anni dal circolo Edith Stein
di Gottinga, di cui fanno parte
sia la Chiesa evangelica, sia la
Chiesa cattolica che l’associazione per la collaborazione ebraico-cristiana), composto canzoni
(Il Carmelo di Echt, scritta da Juri
Camisasca e interpretata sia da
Giuni Russo che da Franco Battiato), scritto musical (nel 2012,
a Caltanissetta, Vincenzo Giovino ha portato in scena Edith, la
verità dell’Amore). Già nel
1983, le poste tedesche avevano emesso un francobollo per
celebrare il quarantennale della
morte di Edith Stein.
Donna colta, filosofa, ebrea convertita al cattolicesimo, monaca
di clausura (entrata nel Carmelo
di Colonia a 42 anni), morta in
una camera a gas del campo di
concentramento di Auschwitz,
la Stein è stata un punto di riferimento in un secolo contraddistinto da guerre mondiali e da
Con questo articolo esordisce suor Cristina Beffa, Figlia
di San Paolo, giornalista professionista, laureata in filosofia,
attualmente responsabile del
Festival della comunicazione,
era stata moderatrice al nostro convegno “Insieme per
servire 4” nell’anno 2000.
Si conclude così la collaborazione con suor Elena Bosetti, che ringraziamo anche
a nome dei lettori che non
dimenticheranno i personaggi
femminili della Bibbia che ci ha
sapientemente fatto incontrare in questi anni. Auguriamo a
suor Elena ogni bene spirituale per il suo futuro apostolato
e a suor Cristina una proficua
collaborazione.
La redazione
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
83
Ospitalità al femminile
problematiche enormi che hanno investito non soltanto i Paesi
del vecchio Continente.
L’esperienza di una vita come
la sua è sicuramente unica e irripetibile perché non è di tutti
riuscire a tramutare la ricchezza
intellettuale in forza spirituale, a
trasformare la conoscenza in geniale energia per la vita. Anzi, lei
è passata dalla conoscenza alla
coscienza che genera la forza
morale, dalla filosofia alla mistica
che accetta la croce sino al martirio. «La via della fede ci dà di più
della via della conoscenza filosofica; il Dio vicino come persona,
che ama ed è misericordioso, ci
dà la certezza che non è propria
di alcuna conoscenza naturale.
Ma anche il cammino della fede
è un cammino oscuro» (Edith
Stein, Essere finito e essere eterno, Città Nuova 1988). Passare
dalla filosofia alla mistica come
ha fatto lei, significa avere percorso delle tappe interiori a noi
sconosciute. Del resto, lapidaria
è la sua affermazione: «Chi cerca
la verità cerca Dio, lo sappia o
no».
Di questa figura femminile così
ricca e poliedrica, molti esperti hanno messo in risalto il suo
contributo di pensiero e di azione negli ambiti culturale, filosofico, sociale. Edith si è adoperata,
con scritti, lezioni e conferenze, a
promuovere il ruolo della donna
nella società e nella Chiesa. Nelle sue conferenze alle donne, dal
84
Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
1928 in poi, sostiene che la donna è soggetto di tutti i diritti, voto
e sciopero compresi, e nemmeno esiste unicamente in funzione dell’uomo. «Solo una totale e
immotivata chiusura mentale ha
potuto contestare il fatto che la
donna sia in grado di esercitare
attività diverse da quelle di sposa e madre... Non esiste un’attività professionale che non possa
essere assunta dalla donna» (cfr.
Ioachim Bouflet, Edith Stein, filosofa crocifissa, Paoline). E nel
1930, a Salisburgo, mentre la sua
notorietà si diffonde fra i ceti più
disparati, tiene una conferenza
sul tema: L’etica della vita professionale delle donne, in cui affronta
gli aspetti dell’identità femminile
nei vari stati di vita.
Precorrendo i tempi non esita a
evocare per il futuro, una nuova situazione della donna nella
Chiesa: «Non si può dire che
l’uomo e la donna occupino una
posizione identica, dal momento
che la donna è esclusa da tutte
le funzioni del ministero consacrato nella Chiesa. La situazione
attuale è una regressione rispetto ai primi tempi della Chiesa….» (idem).
Di tappa in tappa
Negli anni Venti del secolo scorso, Edith Stein è tra le intelligenze più brillanti nell’ambiente
filosofico tedesco, ma l’avvento
del nazismo interrompe la sua
promettente carriera e la co-
stringe a lasciare l’insegnamento
perché ebrea. Era nata, infatti, a
Breslavia, nella Slesia, il 12 ottobre 1891 da una famiglia ebrea.
Rimasta orfana del padre all’età
di due anni, conosce la durezza e
le opportunità che la vita offre a
chi le sa cogliere. Sua madre, Augusta Courant, donna intelligente e sostenuta dalla fede nel Dio
di Israele, per mantenere i figli,
continua l’attività commerciale
del defunto marito consentendo a Edith e a sua sorella Erna, di
iscriversi all’Università di Breslavia, scelta inusuale a quel tempo,
per le donne.
Edith, durante gli anni universitari presso la facoltà di studi filosofici della sua città natale, scopre
il richiamo della Verità che caratterizzerà il suo pensiero e la sua
vita. Anche se non trascura gli interessi verso la storia, la filologia
e la psicologia sperimentale, sarà
la fenomenologia a imprimere
una svolta radicale nel suo approccio allo studio. Per seguire le
lezioni del prof. Edmund Husserl,
fenomenologo molto in voga
allora, si trasferisce a Gottinga,
dedicandosi con passione alla ricerca della verità come assoluto,
trovando in Husserl il suo indiscusso maestro.
Elemento di spicco nel circolo
fenomenologico, assistente di
Husserl, ordinatrice dei suoi manoscritti, la Stein stringe rapporti
con i discepoli più assidui (cfr. Il
mio primo semestre a Gottinga,
Ospitalità al femminile
tratto da Sui sentieri della verità,
San Paolo) ma anche con altri
professori. Conosce, infatti, Max
Scheler e ne frequenta con interesse le lezioni che risvegliano in
lei l’attenzione verso la fede per
tanti anni trascurata: «caddero
le barriere del razionalismo cui,
senza saperlo, ero stata educata
e mi ritrovai d’un tratto di fronte al mondo della fede», scriverà più tardi (Elisabeth de Miribel,
Edith Stein dall’università ai lager
di Auschwitz, Paoline 1990).
Nel 1916, segue Husserl a Friburgo e lì, nello stesso anno,
consegue la laurea summa cum
laude con la tesi Sul problema
dell’empatia (l’editore Studium
ha pubblicato per la prima volta
in lingua italiana questa tesi, definendola un’opera di alto valore scientifico). A Friburgo Edith
Stein ha la possibilità di conoscere anche l’esistenzialista Martin Heidegger, che inizialmente
le piace molto, ma, in seguito,
pur ammirandone la genialità,
ne critica le idee.
Incontri e idee che
cambiano la vita
Come si vede, nel suo percorso
esistenziale, la Stein ha incontrato persone e idee che hanno
avuto un peso sulle sue scelte e
sulla sua conversione. Però, nei
suoi scritti, lei stessa rammenta
soprattutto due fatti che sono
diventati importanti per il suo
cammino verso la fede cattoli-
ca: l’incontro con la vedova del
prof. Rudolf Reinach, cui Edith
era molto legata, e l’incontro
con una sconosciuta che prega
nel duomo di Francoforte.
Anna, la vedova Reinach, è sostenuta nel suo dolore per la
morte del marito, dalla fede.
Ciò risveglia in Edith la nostalgia
di qualcosa che da tempo aveva dimenticato: la religiosità in
cui sua madre l’aveva cresciuta.
Anna è cattolica, quindi, Edith
si incontra per la prima volta
«con la Croce, con quella forza
divina che la Croce dà a coloro che la portano. Per la prima
volta mi apparve visibilmente la
Chiesa, nata dalla Passione del
Cristo e vittoriosa sulla morte.
In quel momento la mia incredulità cedette, il giudaismo impallidì ai miei occhi, mentre si
levava nel mio cuore la luce di
Cristo» (Elisabeth de Miribel,
Edith Stein dall’università ai lager
di Auschwitz, Paoline 1990).
L’altro episodio è l’incontro casuale con una donna che entrata nel duomo di Francoforte vi
sosta in preghiera. La cosa sorprende fortemente la Stein che
osserva: «Ciò fu per me qualcosa di completamente nuovo.
Nelle sinagoghe e nelle chiese
protestanti, che ho frequentato,
i credenti si recano alle funzioni. Qui però entrò una persona
nella chiesa deserta, come se si
recasse a un intimo colloquio.
Non ho mai potuto dimenticare
l’accaduto» (www.vatican.va).
Il suo itinerario interiore la pone anche sulle tracce di Tommaso d’Aquino, San Giovanni
della croce, Santa Teresa d’Avila,
Sant’Agostino. Ma, a segnare la
sua strada verso la conversione
al cattolicesimo, è soprattutto la
lettura della Vita di Teresa d’Avila che, Edith legge d’un fiato
(«non potei lasciarlo finché non
l’ebbi finito») giungendo alla
conclusione che in quelle pagine
c’era la verità.
L’elaborazione dei fatti e delle idee che la Stein persegue
costantemente, la conduce nel
1922 a farsi battezzare. Ovviamente, la notizia coglie di
sorpresa sua madre e per attutire il colpo, Edith, si trattiene
presso di lei per alcuni mesi accompagnandola nella sinagoga
e circondandola di attenzioni.
Intanto, frequenta conventi e
abbazie mentre continua il suo
tormentato cammino di ricerca
della verità e il suo lavoro di insegnante, prima a Spira e poi a
Münster dove insegna presso
l’Istituto tedesco di Pedagogia
scientifica. Ma, con l’emanazione
delle leggi razziali (25 febbraio
1933) svanisce ogni possibilità
di insegnamento (agli ebrei, infatti, veniva vietato di insegnare).
Varcare la soglia
del Carmelo
Superate le difficoltà frapposte
dalla madre e dal direttore spiFatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
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Ospitalità al femminile
rituale, finalmente, il 4 ottobre
1933, Edith entra nel Carmelo
di Colonia. Nel suo scritto Come
giunsi al Carmelo di Colonia Edith
annota alcune delle difficoltà
che prevede di dover superare
varcando quella porta: «la mia
età, 42 anni, la mia discendenza
ebraica, la mancanza di dote» e
lasciare la madre: «Dovevo fare
il mio passo nella totale oscurità della fede. Chi soccomberà
di noi due, la mamma o io? Ma
tutte e due abbiamo resistito fino all’ultimo giorno». Così, «In
profonda pace varcai la soglia
della casa del Signore» (cfr. Come giunsi al Carmelo di Colonia,
tratto da Sui sentieri della verità,
San Paolo).
Dopo gli anni di formazione,
Edith prende il nome di Suor Teresa Benedetta della Croce ed
emessi i voti solenni, si dedica
allo studio e alla stesura di opere religiose, quali, Il mistero del
Natale, La preghiera della Chiesa, Essere finito ed Essere eterno,
Scientia crucis (rimasto incompiuto). Tuttavia il Carmelo (ha
dovuto aspettare 12 anni prima
di entrare), non le risparmia le
vicissitudini cui sono sottoposti
coloro che hanno origini ebraiche. Infatti, i rapporti fra potere
nazista e gli ebrei si inaspriscono
sempre più. Le sinagoghe bruciano. La gente vive nel terrore.
La Priora delle Carmelitane di
Colonia fa di tutto per portare Suor Teresa Benedetta del-
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Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013
la Croce nel monastero delle
Carmelitane di Echt, in Olanda,
considerandolo un luogo sicuro.
Però, anche lì le cose si mettono male e la Gestapo arresta
Edith insieme alla sorella Rosa
(che si era battezzata e prestava
servizio presso le Carmelitane
di Echt), il 2 agosto 1942. Le due
donne e altri ebrei convertiti al
cristianesimo, vengono portati
al campo di raccolta di Westerbork e da lì, all’alba del 7 agosto,
un carico di 987 ebrei parte alla
vota del campo di Auschwitz,
dove, il 9 agosto, Suor Teresa
Benedetta della Croce, sua sorella Rosa, concludono la vita
in una camera a gas. Davanti a
questo martirio, acquistano una
luce diversa le parole che aveva scritto negli anni precedenti: «sapevo bene come fosse
la sua croce che veniva posta
sulle spalle del popolo ebraico:
la maggior parte di esso non
lo comprendeva, ma quelli che
avevano la grazia d’intenderlo
avrebbero dovuto accettarla
con pienezza di volontà a nome di tutti. Mi sentivo pronta e
domandavo soltanto al Signore
che mi facesse vedere come dovevo farlo». E, «provai quasi un
senso di sollievo al pensiero di
essere colpita anch’io dalla sorte comune» (da Come giunsi al
Carmelo di Colonia, tratto da Sui
sentieri della verità, San Paolo).
Nel suo testamento aveva scritto: «Già ora accetto con gioia,
in completa sottomissione e
secondo la Sua santissima volontà, la morte che Iddio mi ha
destinato. Io prego il Signore
che accetti la mia vita e la mia
morte ... in modo che il Signore venga riconosciuto dai Suoi e
che il Suo regno venga in tutta la
sua magnificenza per la salvezza della Germania e la pace del
mondo».
Il passato non svanisce,
il futuro è già vivo
La vita di ogni persona è fatta di
tappe, esperienze e vissuti concatenati: «è chiaro che le unità
di esperienza vissuta non si allineano l’una dopo l’altra come
anelli di una catena», ma come
un “flusso di vissuti”. Ciò che
non è più vivente, il passato, non
svanisce semplicemente nel nulla, ma continua a esistere, e ciò
che non è ancora vivo, il futuro,
è già, prima che divenga vivo (cfr.
Edith Stein, Essere finito e essere eterno, Città Nuova 1988).
Anche la vita umana e religiosa
della Stein è stata costruita da
tappe in cui passato e futuro
compenetravano il suo presente, senza esclusione di colpi e
senza rinnegare ciò che era venuto prima. Il miracolo della sua
vita non poteva che avere l’onore degli altari: Giovanni Paolo II,
nel 1998 l’ha proclamata santa
e compatrona d’Europa (1999)
insieme a santa Caterina da Siena e santa Brigida di Svezia.
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Via della Nocetta, 263 - Cap. 00164
Tel. 066604981 - Fax 066637102
Ospedale San Giovanni Calibita
Isola Tiberina, 39 - Cap. 00186
Tel. 0668371 - Fax 066834001
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Sede dello Scuola Infermieri
Professionali "Fatebenefratelli"
Fondazione Internazionale
Fatebenefratelli - F.I.F.
Via della Luce, 15 - Cap. 00153
Tel. 065818895 - Fax 065818308
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CITTÀ DEL VATICANO
Farmacia Vaticana
Cap. 00120
Tel. 0669883422 - Fax 0669885361
PROVINCIA ROMANA
[email protected]
ROMA
Ospedale San Pietro - Curia Provinciale
Via Cassia, 600 - Cap. 00189
Tel. 0633581 - Fax 0633251424
Curia Tel. 063355906 - Fax 0633269794
Sede del Centro Studi e della Scuola
Infermieri
Professionali "San Giovanni di Dio".
Sede dello Scolasticato della Provincia
BENEVENTO
Ospedale Sacro Cuore di Gesù
Viale Principe di Napoli, 16 - Cap. 82100
Tel. 0824771111- Fax 082447935
GENZANO Dl ROMA
Istituto San Giovanni di Dio
Via Fatebenefratelli, 2 - Cap. 00045
Tel. 06937381 - Fax 069390052
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Sede Noviziato Interprovinciale
NAPOLI
Ospedale Madonna del Buon Consiglio
Via Manzoni, 220 - Cap. 80123
Tel. 0815981111 - Fax 0815757643
PALERMO
Ospedale Buccheri - La Ferla
Via Messina Marine, 197 - Cap. 90123
Tel. 091479111 - Fax 091477625
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Centro San Nicolò a Porta Eburnea
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Tel. e Fax O755729618
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P.O. Box 8 - 16100 Nazareth
Tel. 00972/4/6508900
Fax 00972/4/6576101
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San Juan de Dios Charity Polyclinic
1126 R. Hidalgo Street, Quiapo, 1001 Manila
Tel. 0063/2/7362935 - Fax 0063/2/7339918
E-mail: [email protected]
Sede del Postulantato e Scolasticato
MONGUZZO (CO)
Centro Studi Fatebenefratelli - Cap. 22040
Tel. 031650118 - Fax 031617948
E-mail: [email protected]
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26 Barrio Salaban, Amadeo, 4119 Cavite
Tel. 0063/46/4131737
Sede del Noviziato
PROVINCIA
LOMBARDO-VENETA
[email protected]
Sede Legale: Milano
Via San Vittore,12 - Cap 20123
BRESCIA
Centro San Giovanni di Dio
Istituto di Ricovero e Cura
a Carattere Scientifico
Via Pilastroni, 4 - Cap. 25125
Tel. 03035011 - Fax 030348255
[email protected]
Sede del Centro Pastorale Provinciale
Asilo Notturno San Riccardo Pampuri
Fatebenefratelli onlus
Via Corsica, 341 - Cap. 25123
Tel. 0303501436 - Fax 03030386
E-mail: [email protected]
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Curia Provinciale,
Via Cavour, 2 - Cap. 20063
Tel. 0292761 - Fax 029241285
E-mail: [email protected]
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Via Cavour, 22 - Cap. 20063
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OGNUNO DEVE ABBRACCIARE LO STATO CHE DIO GLI DESTINA
SI STA AVVICINANDO PER VOI IL TEMPO DI SCEGLIERE UNA STRADA
Con te la mia strada... Signore
Caro Giovane...
SE cerchi i segni tracciati da Dio per te e la tua vita...
SE il Signore, qualche volta, ha già bussato segretamente al tuo cuore...
noi frati ti proponiamo di condividere un cammino.
20-21 Aprile 2013
25-26 Maggio 2013
Ecco io vengo per fare
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