RISO Dutur

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RISO Dutur
Caro Diario,
questa che incido è la tua ultima pagina. Le altre? Strappate. Ti resta solo la copertina,
schifosissima, con le sue farfalline rosa confetto.
Dunque, ho lo specchietto difronte a me. Lo so, sai che gli altri li ho rotti, ma vedi questo, come
sorpresa, mi è uscito da un pacchetto di patatine, ho ancora le dita salate. Chetati, non le ho
comprate, non crederai mica che mi sono così rincretinita da andarmene a giro a comprare
cianfrusaglie da quatrani, le ho avute in omaggio su due confezioni di formaggio spalmabile. Il
tempo volge al brutto, la finestra si è riempita di nuvoloni grigio antracite. Mi toccherà uscire a
breve. Sai che lo faccio solo nei temporali. Lo specchietto non mi contiene tutta la faccia e se lo
distanzio mi sfoca l'immagine ma forse è meglio, vero? Dici che sono brutta? Ricordi che il mio
naso somigliava, anzi no, era preciso a quello di zia Flora. Ne andavo orgogliosa, ora s'è ridotto a
due buchi come quello di una maiala, ma forse si dice scrofa.
Eh no. Usiamo i termini giusti.- ripeteva il professore di italiano. Quante ore passate a sentire
sbraitare quel chiacchierone. Vita sprecata.
Ma sto divagando e a te piace invece l'acre sapore del sangue che, scivolando sulle mattonelle ti si
avvicina silenzioso. Attivati le papille dunque perché questo è l'ultimo della serie degli omicidi
perfetti, come vanno scrivendo i giornalisti. Senti il rumore della pioggia? Porterà via le mie tracce
e l'inquirente di turno dovrà dire addio alla carriera. Questa sera l'ultimo dei figli di puttana riceverà
quello che il giudice non ha potuto impartirgli. Eh lo so che si dà la colpa agli avvocati che ne sanno
sempre una più del diavolo ma vedi io, quel giorno nell'ascoltare la sentenza mi sono sentita una
merda. Nessuno ha riso del mio aspetto, nessuno ha battuto le mani in segno di vittoria ma nei loro
occhi mentre mi sfilavano davanti, nei loro sguardi potenti io vi ho letto tutto questo. Ho deciso
allora di eliminarli e tu li hai assaporati tutti. Bando alle ciance, ti scriverò gli ultimi passaggi ai
quali mi atterrò fedelmente come tutte le altre volte. Stammi a sentire. Lo aspetterò da qui a poco
nella sua casa di Corso di Porta Ticinese. Sarà guardingo perché sa che gli altri sono caduti come
birilli e non è un caso che me lo sono tenuto per ultimo. E' lui l'infame, quello infido, quello che mi
ha dato fuoco dopo che a turno mi hanno stuprato. Maledetti. Le mani... Gesù, ma quante erano?, la
puzza di sudore mista alla saliva, non le dimenticherò mai. Nessuna morte sarà mai troppo atroce,
nessuna. Lui, il dutur, non morirà sgozzato come gli altri. Sono mesi ormai che a sua insaputa ho
preparato il suo garage, aspettando il momento giusto. Certo non ha sospettato minimamente il
dottore, quando ha assunto la collaboratrice domestica che sotto il velo islamico c'ero io. Lo
scoprirà stasera quando mi troverà ad attenderlo nel garage, che allestirò con ogni tipo di macchine
da tortura, che di volta in volta in questi mesi, ho trasportato smontate e occultate nel soppalco.
Dopo averlo torturato fino alla morte, caro Diario ti adagerò vicino al suo corpo e poi darò fuoco,
come sempre. Addio complice silenzioso.
Quatrano, bambino nel dialetto aquilano.