I 4moschettieri di Cattaneo affossano la Rai di garanzia

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I 4moschettieri di Cattaneo affossano la Rai di garanzia
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LO SCANDALO PARMALAT
PENSIONI, OGGI I CONTI DEL GOVERNO
In Borsa, giornata nera per le banche che hanno
aiutato Tanzi. La stampa estera giudica il crac,
per Tremonti un primo stop sull’Authority unica
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Ieri incontro interlocutorio con i
sindacati, mentre Maroni è costretto
al dietrofront sulle pensioni minime
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2004
Nelle democrazie
la sfida politica
è ad armi pari
ENZO
BALBONI
uando, nel 1993, il sistema politico italiano virò, rapidamente, verso il modello bipolare ed adottò il sistema prevalentemente
maggioritario andando alla ricerca dei modi attraverso i quali pervenire alla possibile alternanza
al governo del paese, ci si pose il problema delle leggi elettorali che avrebbero dovuto accompagnare quel difficile passaggio.
Dovrebbe esser chiaro per tutti, infatti, che
le campagne elettorali che accompagnano gli italiani al voto - informandoli ed influenzandoli a
seconda delle opinioni e degli interessi dei partiti - hanno bisogno di due requisiti essenziali:
la libertà di scelta degli elettori e la parità di opportunità tra i candidati e gli schieramenti. Non
è retorico dire che il venir meno di questi caratteri, da perseguire nella loro interezza, mette in
pericolo il nucleo essenziale dei regimi democratici basati sulla sovranità popolare. Ciò è talmente ovvio che fa specie doverlo ripetere all’inizio di ogni nuova campagna elettorale, richiamando in negativo gli esempi che da diverse parti del mondo vengono avanti per raccontarci quanto questo bene non si possa considerare acquisito una volta per tutte.
Fissiamo, dunque, il principio elementare secondo cui sono democratici soltanto quei sistemi nei quali la libera scelta degli elettori si può
esplicare a partire dal fatto che i contendenti si
presentano alla competizione e al duello ad armi pari.
Questo è nella sua essenza il principio della par condicio che è stato introdotto nella nostra
legislazione con la legge n. 515 del 1993, che ebbe a suo tempo come suo impegnato propulsore il presidente della repubblica Scalfaro e che è
stata completata e perfezionata con la legge n.
28 del 2000, il cui scopo era mirato, in prevalenza,
a disciplinare la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le competizioni elettorali e
referendarie e per la comunicazione politica.
Evidentemente sono i mezzi di comunicazione di massa, e soprattutto la televisione, che
vengono presi in esame e ricondotti ad un uso
regolato e non arbitrario e partigiano, in dipendenza esclusiva del denaro che può comprare
tempi e spazi di propaganda per portare gli elettori dalla propria parte.
Pur con tutte le inevitabili disparità di fatto
che, sempre, da un lato penalizzano i candidati, i partiti, i movimenti e gli schieramenti meno dotati di mezzi finanziari, e sull’altro lato, evidentemente andranno a rinforzo dei più ricchi,
la disciplina delle due leggi citate ha posto un argine alle pratiche imbonitive più sfacciate. Ha
vietato pertanto spot del tipo ‘mordi e fuggi’ ed
ossessivamente ripetitivi e ha consentito, per contro, una propaganda che consista in una motivata esposizione di un programma o di una opinione politica, inserita in appositi “contenitori”
quali tribune politiche, dibattiti, interviste ecc.
nelle quali siano garantiti il contraddittorio e la
parità di trattamento.
Potrà parere noioso e vecchio stile, ma è l’unico modo adeguato per non adulterare beni fondamentali quali l’obiettività, la completezza e l’imparzialità dell’informazione.
Sono queste le ragioni di fondo che impongono oggi di richiamare, come ho fatto, gli elementi essenziali della legislazione sulla par condicio invitando tutti alla vigilanza perché essi non
abbiano a subire attentati o limitazioni.
Se la stagione delle riforme costituzionali che
si avvicina - e ancor prima, il clima nel quale ci
si aspetta che fiorisca una scrittura non partigiana
della legge Gasparri che faccia propri e porti avanti i correttivi richiesti dal presidente Ciampi - dovesse iniziare con il tentativo di revocare quel minimo di parità di trattamento tra le forze politiche oggi sancito dalle leggi del 1993 e del 2000
vorrebbe dire che la maggioranza intende avanzare con gli scarponi di ferro facendosi beffe della realtà di una democrazia pluralista. Può essere
aggiunto un argomento che vale, almeno, come
un importante precedente storico e dovrebbe fugare il timore di una connessione diretta tra le
leggi sulla par condicio e i risultati elettorali.
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www.europaquotidiano.it
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N F O R M A Z I O N
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N A L I S I
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE,
ART.2, COMMA20/B
LEGGE 662/96 - ROMA
Tutti i consiglieri d’amministrazione della maggioranza allineati e coperti
I 4 moschettieri di Cattaneo
affossano la Rai di garanzia
L’Annunziata è avvertita: si va avanti sulla linea del direttore generale
TUTTI IN IRAQ, MENO BERLUSCONI
Anche l’olandese, manchiamo solo noi. Dopo Bush jr, Blair e Aznar, ecco anche Jan Peter Balkenende, primo ministro dell’Aja, in visita “a sorpresa” alle truppe olandesi ad As
eno di novanta minuti. Meno della durata di
una partita di calcio: il tempo necessario ad
organizzare sulle agenzie un vero e proprio fuoco
di sbarramento contro il presidente di garanzia, Lucia Annunziata. I quattro consiglieri d’amministrazione della Rai di maggioranza mettono da parte distinguo e sfumataure e scendono in campo a
sostegno del direttore generale Cattaneo. Ognuno,
certo, con i suoi argomenti. Ognuno con la sua sensibilità. Alberoni e Petroni vanno sbrigativamente al sodo, testimoniando la solidarietà al loro direttore, garante – dicono – del pluralismo e delle
regole. Rumi la butta sull’orgoglio aziendal-nazionalista e dichiara che è impossibile accettare lezioni di democrazia da quell’inglese di Emmot. Perfida Albione. Veneziani, infine, bolla come «falsi
allarmi» le proteste dell’opposizione per le censure in atto in Rai in queste ore. E, per essere chiaro, lancia un avvertimento all’Annunziata: «Mi
auguro – dice – che la presidente non si presti a
questo gioco politico (quello dell’opposizione, evidentemente) e resti davvero presidente di garanzia». Ma garanzia di cosa? In Rai – ormai è chiaro
– il potere è nelle mani di un “commissario politico”. L’uomo che, approvata la Gasparri, con le annunciate di dimissioni del presidente, si sarebbe
trovato solo al comando. Senza più nessuno a intralciare i suoi piani. Il rinvio della legge alle camere
ha rappresentato una pietra d’inciampo. Ma il disegno non cambia. È alle porte una battaglia elettorale decisiva per le sorti del premier e della sua
maggioranza, e non si può più scherzare o perdere
tempo. Per questo Raitre deve essere normalizzata in tempi brevi. Per questo la presidenza di garanzia va altrettanto rapidamente archiviata.
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HIC&NUNC
CIAMPI
I fratelli Cervi simboli
di una scelta di libertà
Un grande esempio di virtù che
rappresenta ancora il
fondamento della repubblica.
Così il capo dello stato ha
ricordato ieri a Gattatico
(Reggio Emilia) il sacrificio dei
sette fratelli fucilati dai fascisti
nel dicembre del ‘43.
UE
Solbes: disciplina e crescita
senza toccare il Patto
È questo uno dei pilastri
su cui poggia l’iniziativa di
rafforzamento della governance
economica dell’Unione, avviata
dalla Commissione europea.
Lo ha riferito il commissario
agli affari economici.
ANTISEMITISMO
Prodi: riprendere il dialogo
con la comunità ebraica
Reagire e respingere le accuse
diffamatorie di antisemitismo
mosse alla Commissione
europea «era niente più che un
nostro obbligo morale». Lo ha
ribadito ieri in una lettera il
presidente dell’esecutivo di
Bruxelles.
SCIOPERI
Giorni caldi dopo le ferie:
stop a voli e trasporti
Oggi si fermano i controllori di
volo. L’Alitalia cancella 334 voli.
Domani giornata difficile per gli
utenti di autobus, tram e
metropolitane.
Samawah, in Iraq. Col che, l’assenza(fin qui) di Berlusconi è più di una scortesia. È un mistero. (Ap)
Permessi a termine per milioni di lavoratori illegali.
La svolta di Bush per corteggiare gli elettori ispanici
roprio nella settimana in cui in tutti gli aeroporti americani sono partiti strettissimi
controlli sui passeggeri in arrivo, con tanto di
impronte digitali e foto spalle al muro, Bush sta
per annunciare un piano per portare alla legalità milioni di lavoratori illegali, per la maggior
parte messicani.
Il programma dovrebbe permettere agli immigrati di regolarizzare la propria posizione per
un periodo iniziale di tre anni nel caso gli interessati possano provare di avere un lavoro. Gli
immigrati potranno allora viaggiare liberamente
tra il proprio paese e gli Stati Uniti e fare do-
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manda per ottenere la green card. L’idea di riformare le leggi sull’immigrazione appartiene
al programma originale dell’amministrazione
Bush, ma l’11 settembre e la guerra al terrorismo avevano fatto rimandare ogni provvedimento. Bush potrebbe ora giustificare la decisione dicendo che gli americani saranno più sicuri sapendo chi attraversa le frontiere nazionali.
In realtà la proposta di sanatoria di ieri sembra presa apposta per corteggiare gli elettori ispanici in vista delle prossime presidenziali. Ma se
il presidente messicano Vicente Fox ha definito il progetto «molto interessante», alcuni grup-
pi di lingua spagnola mostrano cautela: «Temiamo che sia una posizione politica e vogliamo vedere qualcosa che realmente aiuti la comunità degli immigrati e non solo la campagna
di Bush», ha detto Michele Waslin, portavoce del
National Council of la Raza.
Bush ha voluto anche accontentare gli imprenditori, che avevano fatto forti pressioni per
l’adozione di queste misure. «In questo momento ci sono negli Stati Uniti 10,5 milioni di
lavoratori illegali – ha detto Thomas Donohue,
presidente della Camera di commercio Usa – se
andassero a casa, dovremmo chiudere il paese».
«CHI VINCE
LA SFIDA
DELLA
CULTURA?»
OGGI
IN EDICOLA
Chiuso in redazione alle 20,30
Ma gli scenari geopolitici dopo l’occupazione dell’Iraq hanno un altro segno
R O B I N
E se avevano ragione i neoconservatori?
Impiegate
Berlusconi ha pagato di tasca
GUIDO
MOLTEDO
adesso la via intitolata a Khaled Islambouli,
l’assassino del raìs egiziano Anwar Sadat,
cambierà nome. Si chiamerà Intifada. A Teheran
il mutamento di clima lo misuri anche da una notizia così, che può sembrare di colore, ma è talmente “politica” da suscitare le ire degli ayatollah conservatori. «E’ una decisione scorretta, negativa, un errore indimenticabile», tuona Johmuriye Eslami, l’organo dei falchi. Ma come avrebbe
mai potuto, il presidente Mohammad Khatamy,
invitare Hosni Mubarak a Teheran, mantenendo il nome di quella via, per giunta proprio dove
ha sede la vecchia ambasciata egiziana? Già, perché le relazioni tra i due paesi più popolosi del
mondo islamico, a parte l’Indonesia, interrotte
venticinque anni fa proprio in seguito agli accordi
E
di Camp David, stanno per essere ristabilite.
E’ un passo importantissimo non solo in sé
ma anche per i suoi riverberi. L’Egitto è, tra i paesi arabi, il più stretto alleato degli Stati Uniti e,
in più, ha relazioni diplomatiche con Israele. La
normalizzazione con l’Iran non solo restituisce
al Cairo uno status di paese rispettabile nel
mondo arabo e islamico, ma, in virtù delle sue
relazioni con Washington e Tel Aviv, può favorire il ripristino dei rapporti di Teheran con le
due ormai ex-capitali di Satana.
La notizia fa il paio con quella dei contatti tra
emissari libici ed esponenti del governo israeliano, con l’obiettivo di stabilire relazioni tra i due
paesi, un’idea lunare se pensiamo al mondo che
abbiamo conosciuto nell’ultimo trentennio e fino ieri. La smentita libica di ieri non è veramente tale. Tradisce il comprensibile misto di imbarazzo e rabbia per una fuga di notizie che potrebbe
compromettere un percorso delicato e difficile.
D’altra parte, che a Tripoli le cose siano cambiate abbastanza radicalmente lo dimostra la clamorosa svolta di Gheddafi, con la rinuncia al possesso di armi di distruzioni di massa e la reiterata disponibilità a rapporti normali con gli Stai
Uniti.
Il mondo che compie i primi passi di questo
2004 si presenta come un posto più sicuro, se due
“stati canaglia” annunciano di voler diventare
“paesi normali”. Sarebbe onesto, allora, dare ragione ai tanto vituperati neoconservatori americani e alla loro teoria del domino? La guerra in
Iraq – sostenevano nell’intensa campagna propagandistica che la precedette – non solo libererà gli iracheni dal despota, ma provocherà una serie di positive onde d’urto nella regione, costringendo gli altri stati canaglia a convertirsi alla democrazia. Un monito per tutti i rogue states, non
solo quelli mediorientali, Corea del nord in primo luogo.
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propria il regalo di Natale per
le impiegate della presidenza
del consiglio. Quando era arrivato, nel 2001, aveva detto
che a lui servivano le sue segretarie, degli altri (quasi quattromila) non sapeva che farsene. Ora regala loro il cd delle canzoni sue e di Apicella.
Gli vuole proprio male.