Scarica l`intervista a Van Damme di Lorenzo De Luca

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Lorenzo De Luca
Intervista a Jean-Claude Van Damme
-Cominciamo dal principio…
“NESSUN PROBLEMA! SONO NATO ALLA PERIFERIA DI
BRUXELLES IL 18 OTTOBRE DEL 1960, NOME DI BATTESIMO:
JEAN CLAUDE VAN VAREMBERG. SEGNO: BILANCIA.”
-Figlio d’arte?
“NON DIREI PROPRIO: MIO PADRE GESTIVA UN NEGOZIO
DI FIORI ED IN PRECEDENZA ERA STATO TABACCAIO, ANCHE
SE NUTRIVA E NUTRE TUTTORA UNA GRANDE PASSIONE PER
IL CINEMA. MA I MIEI GENITORI NON HANNO AVUTO NULLA A
CHE FARE CON LA MIA SCELTA DI DIVENTARE UNA STAR
D’AZIONE.
ANZI! RICORDO CHE PAPA’ MI RIPETEVA SPESSO DI NON
SOGNARE AD OCCHI APERTI: COME DIAVOLO POTEVO IO, UN
RAGAZZO BELGA, SPERARE DI SFONDARE NEL CINEMA?!
HOLLYWOOD
ERA
COSI’
LONTANA
E
NON
PARLAVO
NEMMENO INGLESE.”
-Quanto è stato difficile per un tipo di belle speranze venuto dal
Belgio, ritagliarsi un posto al sole nel cinema americano?
“MOLTO DIFFICILE! A BRUXELLES, DOVE SONO NATO E
CRESCIUTO, HO STUDIATO ARTI MARZIALI, DANZA, PITTURA E
MUSICA CLASSICA, MA IL MIO INTERESSE PRINCIPALE ERA
IRROBUSTIRE IL FISICO CON DOSI MASSICCE DI BODY-
BUILDING. ERO UN BAMBINO MIOPE E CON UN FISICO
MALATICCIO.
TUTTAVIA NON POTEVO CERTO DAR SFOGO ALLA MIA
PASSIONE PER IL CINEMA RIMANENDO LI’, COSI’ HO VENDUTO
TUTTO: LA MACCHINA, LA CASA, LA PALESTRA, CHE MI
RENDEVA BENISSIMO, E COSI’ VIA, HO MESSO IL RICAVATO IN
BANCA (CASO MAI LE COSE MI FOSSERO ANDATE MALE COL
CINEMA POTEVO SEMPRE TORNARE IN BELGIO E RIAPRIRMI
UNA PALESTRA), E ME NE SONO ANDATO IN AMERICA, DOVE
HO COMINCIATO DA ZERO NEL SENSO PIU’ LETTERALE DEL
TERMINE. NON AVEVO UN’AGENZIA, UN UFFICIO-STAMPA,
AMICIZIE
O
SEMPLICI
CONOSCENZE
CHE
POTESSERO
SERVIRMI COME PUNTO DI AVVIO. MI ERO PORTATO SOLO
DUEMILA DOLLARI, COI QUALI ANDAI AVANTI PER ANNI.”
-Sembra la classica favola del poveraccio dotato solo di volontà…
“LO E’ STATA, PER ME. TRA I LAVORI CHE HO SVOLTO CI
SONO STATI QUELLI DI AUTISTA PRIVATO, BUTTAFUORI,
TAPPEZZIERE, INSEGNANTE DI BALLO ED ARTI MARZIALI.
CERTE VOLTE, PER PLACARE I MORSI DELLA FAME, MI
RIEMPIVO LO STOMACO D’ACQUA.
(cont.)
“PER QUALCHE TEMPO FECI ANCHE IL POSTEGGIATORE
DI UN RISTORANTE FREQUENTATO DA GENTE DEL CINEMA E
QUANDO ME LA PASSAVO PROPRIO MALE, DORMIVO DENTRO
LE MACCHINE.
RICORDO CHE LASCIAVO LA MIA FOTO COL NUMERO DI
TELEFONO
INFILATA
NEI
TERGICRISTALLI
DELLE
AUTOMOBILI PIU’ IMPORTANTI, SPERANDO IN UN CHIAMATA
PER UN PROVINO.”
-Ma se non sbaglio avevi già fatto qualcosa, in Europa…
“PRIMA DI ALLORA AVEVO AVUTO SOLO UNA PARTICINA
IN UN FILM FRANCESE INTITOLATO “RUE BARBARE”, POI
UN’ALTRA
IN
UN
FILMETTO
INTITOLATO
“MONACO
FOREVER”, MA NON POTEVO COLTIVARE IL MIO SOGNO
RESTANDO IN EUROPA. CHIUNQUE VOGLIA DAVVERO FARE IL
GRANDE CINEMA NON PUO’ RIMANERSENE A CASA, DEVE
ANDARE AD HOLLYWOOD, PERCHE’ E’ LI’ CHE C’E’ IL VERO
BUSINESS. COMUNQUE, IL MIO SOGNO E’ SEMPRE STATO
QUELLO DI ESSERE UN ATTORE, NON SOLO DI ARTI MARZIALI.
AL PACINO E’ PER ME UN MITO, DAREI QUALSIASI COSA PER
LAVORARE CON LUI.”
-Serve più cuore o faccia di bronzo, per ‘sfondare’?
“CUORE. IN AMERICA E’ PIENO DI BEI TIPI MUSCOLOSI
CHE PENSANO BASTINO FISICO ED IRRUENZA PER FARCELA,
MA NON E’ COSI’.
SE FOSSI ENTRATO NELL’UFFICIO DI UN PRODUTTORE,
ANCHE DOPO I PRIMI INGAGGI, FACENDO MOSTRA SOLO DEI
MUSCOLI
E
DI
PRESUNZIONE,
MI
AVREBBERO
RISPOSTO:’QUELLA E’ LA PORTA’!
CI VUOLE CUORE, PASSIONE, PER MOLLARE TUTTO
QUELLO CHE HAI E VOLARE IN AMERICA.”
-Quando precisamente hai deciso di tentare di diventare una Star, e
soprattutto perché del film di arti marziali?
“BE’, ENTRAMBE QUESTE DOMANDE HANNO UNA SOLA
RISPOSTA: BRUCE LEE! LO ADORAVO, VEDEVO E RIVEDEVO I
SUOI FILMS. SOPRATTUTTO “I 3 DELL’OPERAZIONE DRAGO”.
-A chi lo dici…
“ANDAVO AL CINEMA COL MIO AMICO MICHEL QUISSI
(CHE ANNI DOPO CHIAMAI A GIRARE “KICKBOXER” NEL
RUOLO DI TONG PO).
MICHEL VENIVA IN PALESTRA CON ME, POI, NEL BUIO
DELLA
SALA
CINEMATOGRAFICA,
SOGNAVAMO
DI
DIVENTARE COME BRUCE LEE.
(cont.)
“…PER QUESTO, OLTRE A PRATICARE I PESI NELLA
PALESTRA DI CLAUDE GOETZ, IL MIO INSEGNANTE, STUDIAVO
ANCHE LA LOTTA GRECO-ROMANA E PIU’ TARDI IL KARATE’
CONTACT. HO PARTECIPATO A DIVERSE GARE, MA PIU’ CHE
LA CARRIERA SPORTIVA MI INTERESSAVA IL CINEMA.”
-Il tuo successo personale è perfettamente in sintonia col più classico
stereotipo: il “Sogno Americano”…
“E’ VERO, LA FANTASIA A VOLTE E’ SUPERATA DALLA
REALTA’: SAI COME EBBI IL PRIMO RUOLO A PROTAGONISTA?
ERO IN UN RISTORANTE CON DEGLI AMICI E VIDI ENTRARE
MENACHEM GOLAN, IL CAPO DELLA CANNON, CHE AVEVO
INCONTRATO GIA’ AL MIFED DI MILANO NEL 1980, QUANDO
COMINCIAI I PRIMI PASSI NEL CINEMA. ALLORA GLI AVEVO
DATO LE MIE FOTO ED IL BIGLIETTO DA VISITA E LUI MI
AVEVA ASSICURATO CHE, SE FOSSI ANDATO IN AMERICA, MI
AVREBBE FATTO LAVORARE. BENE, ORA IN AMERICA MI CI
TROVAVO MA TUTTI MI SBATTEVANO LE PORTE IN FACCIA.
INCLUSO GOLAN: CHISSA’ QUANTI, COME ME, SI ERANO
PRESENTATI DA LUI PIENI DI BEI SOGNI. COSI’, QUANDO ME
LO TROVAI DAVANTI AL RISTORANTE, GLI
DIEDI UNA BREVE DIMOSTRAZIONE
DI QUEL CHE SO
FARE NELLE ARTI MARZIALI. GLI SFERRAI UN CALCIO
LATERALE
SOPRA
IMPRESSIONATO.
LA
MI
TESTA
DISSE
DI
E
LUI
RIMASE
CHIAMARLO
MOLTO
PER
UN
APPUNTAMENTO AL SUO UFFICIO.
QUANDO CI ANDAI, FECI UNA LUNGA ANTICAMERA E
SOLO ALLA FINE MI RICEVETTE: ENTRAI, PRESI DUE SEDIE E CI
FECI UNA SPACCATA SAGITTALE SOPRA. MOSTRAI IL MIO
FISICO: GLI DISSI CHE CON ME POTEVA FARE UN SACO DI
SOLDI E CHE COSTAVO POCO, MA CHE ERO IL MIGLIORE! ERO
IL NUOVO CHUCK NORRIS (CHE ALL’EPOCA ERA IL DIVO
NUMERO UNO DELLA CANNON). GOLAN SI FECE PORTARE IL
COPIONE DI UN FILMETTO CHE AVEVANO IN PREPARAZIONE:
“BLOODSPORT”. ET VOILA’: IL RUOLO ERA MIO!”
-Il film uscì in Italia come SENZA ESCLUSIONE DI COLPI?
“SI. COSTO’ MOLTO POCO, INCASSO’ SOLO NEGLI STATI
UNITI CINQUANTA MILIONI DI DOLLARI E RILANCIO’ IL
FILONE DEL KARATE. IN SEGUITO USCIRONO I FILM PIU’
RICCHI CON STEVEN SEAGAL E GLI ALTRI.
E PENSARE CHE GOLAN NON ERA NEMMENO TROPPO
CONVINTO: IL FILM EBBE UNA GESTAZIONE LUNGA E
FATICOSA E RIMASE PARECCHIO FERMO PRIMA DI TROVARE
UNA DISTRIBUZIONE.
(cont.)
“…POI FU UN EXPLOIT IN TUTTO IL MONDO. AVEVA
MOLTE ANALOGIE CON “I 3 DELL’OPERAZIONE DRAGO”, E
NON ERANO CASUALI. ERA UN PO’ UN OMAGGIO AL FILONE.
COMUNQUE SAPEVO CHE ERA UN FILMETTO DI SERIE B,
NELLA TRAMA, NELLA REGIA E NEI MEZZI, MA DA QUALCHE
PARTE DOVEVO PUR INIZIARE. QUANDO USCI’, ERO IO LA
VERA SENSAZIONE DELLA PELLICOLA, NON CERTO LA STORIA
O LA QUALITA’. AD HONG KONG INCASSO’ MOLTO DI PIU’ DI
“RUNNING MAN”, CON SCHWARZENEGGER. DA UN MOMENTO
ALL’ALTRO DIVENNI IL COCCO DI MAMMA DI MENAHME
GOLAN. E PENSARE CHE SE FOSSE STATO PER LUI, NEMMENO
SAREBBE USCITO. NON NE ERA CONVINTO, LO LASCIO’ NEL
CASSETTO
PER
UN
PEZZO.
DOVETTI
RIMONTARLO
IO,
AFFIANCANDO IL MONTATORE, PER CONVINCERE GOLAN A
FARLO USCIRE. PASSO’ UN ANNO E MEZZO, TRA L’ULTIMO
CIAK E L’USCITA NELLE SALE. ”
-In quel film combattevi contro Bolo Yang, un nome “cult” del
filone, perché aveva lavorato con Bruce Lee…
“ERA FANTASTICO! SIAMO MOLTO AFFEZIONATI: BOLO, A
DISPETTO DEL SUO FISICO MASTODONTICO E DELLA FACCIA
DA KILLER, E’ UNA BRAVA PERSONA. ERA GRANDE AMICO DI
BRUCE LEE. BENCHE’ ABBIA QUARANTACINQUE ANNI, E’ IN
FORMA SPLENDIDA, TALE CHE SEMBRA LO STESSO DEI TEMPI
DI BRUCE. SIAMO AFFIATATI SUL SET, PER QUESTO SONO
STATO LIETO DI AVERLO ANCHE IN “DOUBLE IMPACT”.
IL SUO VERO NOME E’ YANG SZE, UN CAMPIONE DI
CULTURISMO AD HONG KONG, POI GIRO’ PIU’ DI CENTO FILM
DI KUNG-FU, MA IL PUBBLICO SE LO RICORDA SOPRATTUTTO
COME IL “BOLO” DEL FILM CON BRUCE LEE. E ADESSO COME
MIO AVVERSARIO SULLO SCHERMO.”
-A proposito di cinesi: tu hai esordito come “cattivo” in un film
hongkonghese del 1986, KICKBOXER: VENDETTA PRIVATA. Che
ricordo ne hai?
“QUELLO FU UN FILMETTO TERRIBILE! SAI QUANTO
GUADAGNAI? 2500 DOLLARI! BUSSAI ANCHE LI’ A TUTTE LE
PORTE: A JACKIE CHAN, ALLA GOLDEN HARVEST…I FILMMAKERS
CINESI
HANNO
UNO
STILE
INCREDIBILE
NEL
REALIZZARE LE SCENE D’AZIONE: POCHI EFFETTI SPECIALI ED
UN SACCO DI STUNTMEN CHE SALTANO DAPPERTUTTO.
POI SONO TORNATO AD HONG KONG PER UN FILM DA
PROTAGONISTA CON JOHN WOO…”
-L’autore di “The Killer”…
“UN CAPOLAVORO! WOO E’ UNO DEI REGISTI MIGLIORI DI
HONG KONG, CONSIDERATO “IL POETA DELLA VIOLENZA”,
COME SAM PECKIMPAH.
“HARD
TARGET”
ERA
UN
THRILLER
D’AZIONE
ASOLUTAMENTE FANTASTICO, NELLO STILE DEI GRANDI
SUCCESSI DI WOO, ED A LOS ANGELES, DOVE C’E’ STATO UNO
“SCREENING-TEST” PER VEDERE LE REAZIONI DEL PUBBLICO,
A META’ DELLA PROIEZIONE LA GENTE ERA IN PIEDI AD
URLARE ED ECCITARSI PER LE AZIONI DEI PROTAGONISTI.
QUESTO TEST CI HA CONVINTO DI AVERE TRA LE MANI
UN ASSO:
JOHN WOO E’ UNA PERSONA FORMIDABILE E MOLTO
INTELLIGENTE, CHE SI DIVERTE A SEMBRARE STUPIDA PER
TASTARE IL TERRENO.
QUANDO PARLA CON GLI AMERICANI E QUALCOSA NON
GLI PIACE, RISPONDE SEMPRE:”NO COMPRIENDO!”…E INVECE
HA CAPITO TUTTO!”
-Infatti pare che molti cineasti hollywoodiani copino in segreto le
scene d’azione dei film hongkonghesi…
“E’ LOGICO, SONO I PIU’ BRAVI DEL MONDO! GUARDA
JACKIE CHAN…MI SAREBBE PIACIUTO LAVORARE CON LUI,
ALL’EPOCA IN CUI ERO A HONG KONG. MI DISSE CHE MI
AVREBBE CHIAMATO, MA NON LO FECE.”
-Parliamo di ACCERCHIATO, uno dei tuoi film più atipici…
“UNA PRODUZIONE LOW-BUDGET, MA CHE RAPPRESENTA
UN CAMBIO DI PAGINA NELLA MIA CARRIERA, IN QUANTO SI
ALLONTANA DAL SOLITO CLICHE’ DEL SEMPLICE EROE
ESPERTO DI ARTI MARZIALI.
E’ LA STORIA DI UN UOMO SOLO, CON DEI SOSPESI CON
LA LEGGE, CHE FUGGE E CASUALMENTE CONOSCE UNA
FAMIGLIOLA CHE HA DEI
PROBLEMI
MOLTO
SERI. SI
AFFEZIONA AI BAMBINI E RISCOPRE UNA
PARTE DI SE’ STESSO CHE AVEVA DIMENTICATO. LA
FAMIGLIA E’ MINACCIATA DA UN BOSS EDILIZIO CHE VUOLE
ESPANDERSI
ED
IMPADRONIRSI
DI
OGNI
TERRENO
E,
NAURALMENTE, IL NUOVO ARRIVATO INTERVERRA’ A MODO
SUO.”
-Ricorda IL CAVALIERE DELLA VALLE SOLITARIA…
“NON A CASO: SI ISPIRA PROPRIO A QUEL FILM. E’ UNA
STORIA MOLTO SEMPLICE, CLASSICHEGGIANTE, NELLO STILE
DI QUEI VECCHI WESTERN AMERICANI (ANCHE SE IL FILM E’
AMBIENTATO AI GIORNI NOSTRI). VOLEVO DIMOSTRARE DI
SAPER RECITARE. COME HO DETTO, LA MIA AMBIZIONE E’ LA
RECITAZIONE, NON SOLO L’AZIONE.”
-Cosa ne pensi dei tuoi colleghi?
“OGNUNO FA IL SUO LAVORO ED E’ IL PUBBLICO, ALLA
FINE, CHE TI PREMIA. DI SICURO NON VORREI MAI LAVORARE
CON QUALCUNO CHE NON VOGLIA LAVORARE CON ME.
STIMO MOLTO ARNOLD SCHWARZENEGGER, CHE E’
PARTITO DA GRATZ, IN AUSTRIA, ED E’ DIVENTATO UNA
STELLA MONDIALE. E’ UNO DEI MIEI MODELLI, UNITAMENTE
A BRUCE LEE.
QUANDO
FACEVO
PERSONALMENTE
CHUCK
GAVETTA
NORRIS,
SPERANDO
ALLENAVO
IN
UNA
POSSIBILITA’ DI AFFERMARMI, MA POI MI RESI CONTO CHE
NORRIS NON SI SAREBBE MAI CREATO UN CONCORRENTE
CON LE SUE MANI, E CAPII CHE DOVEVO FARCELA DA ME. A
QUELL’EPOCA TIRAVO A CAMPARE FACENDO COMPARSATE
NEI FILM DELLA CANNON, TIPO “MISING IN ACTION” E
“BREAKIN’. NORRIS MI PROMISE CHE MI AVREBBE DATO
DELLE OPPORTUNITA’ E PER QUESTO ANDAI NELLE FILIPPINE
PER “MISSING…”, MA UNA VOLTA LI’ NON C’ERA ALTRO DA
FARE SE NON LO STUNTMAN. COSI’ ME NE RITORNAI. NON GLI
SERBO RANCORE: QUANDO SEI UNA STAR E’ PIENO DI GENTE
CHE TI GIRA INTORNO SPERANDO IN UN AIUTO. DI SICURO GLI
DISPIACEVA DI NON AVERMI POTUTO AIUTARE DI PIU’,
PERCHE’ VIDE COI SUOI OCCHI CHE ERO UN TIPO VIGOROSO E
DETERMINATO E COME ME LA PASSAVO MALE.”
-La più parte dei divi d’azione diventano anche registi di sé stessi. E
così arriviamo a THE QUEST…
“VOLEVO GIRARE UN GROSSO FILM IN COSTUME SULLE
ARTI
MARZIALI:
UN’AVVENTURA
EPICA,
COME
SE
NE
FACEVANO NELLA VECCHIA HOLLYWOOD. INOLTRE ERO UN
GRANDE FAN DI ROGER MOORE DAI TEMPI DI 007. PER QUESTO
LO VOLLI NEL CAST.
-Non ti spaventava tanta responsabilità?
“NON AVEVO PAURA DI MISURARMI NELLA REGIA,
PERCHE’
GIA’
“LIONHEART”
MONTATO
LE
IN
HO
“SENZA
GIRATO
SCENE
DI
ESCLUSIONE
DA
ARTI
ME,
DI
COLPI”
E
COREOGRAFATO
E
MARZIALI,
ANCHE
SE
CONTRATTUALMENTE NON AVEVO NOME NEI CREDITS IN
QUESTA VESTE.”
-Hai intenzione di allontanarti definitivamente dal film d’azione, più
in là nel tempo?
“NO, MAI! INNANZITUTTO
PERCHE’ SONO ANCORA
GIOVANE ED HO ANCORA MOLTO DA DARE, COSI’ COME HO
ANCORA MOLTO DA IMPARARE PER MIGLIORARMI.
(cont.)
“…IL FILM ‘AZIONE NON MORIRA’ MAI, PIUTTOSTO
POTRA’ CAMBIARE, EVOLVERSI: MOLTI ATTORI SONO EMERSI
NEGLI ULTIMI ANNI. RICORDO IL POVERO BRANDON LEE”
-Sono ancora scioccato: lo intervistai proprio a Roma, poco prima
che partisse per quel set da dove non è più tornato…
“ERA UNA PROMESSA DEL CINEMA: E’ MORTO IN MODO
INCREDIBILE E MISTERIOSO, COME SUO PADRE.”
-Nemmeno su di lui si saprà mai la verità.
“LA VOCE CHE GIRA A HOLLYWOOD E’ CHE AVESSE
INIZIATO A FARE USO DI DROGHE. DICONO CHE CE LO AVESSE
INTRODOTTO STEVE MC QUEEN.”
-Non credo che un fanatico della forma fisica come Bruce Lee
potesse arrivare a morire per droga…
“IO NEMMENO, COMUNQUE SONO VOCI CHE CIRCOLANO.
BRUCE LEE AMAVA MOLTO LA VITA: L’AMAVA COSI’ TANTO
DA MORIRNE. BRANDON E’ STATO UCCISO.
AD HOLLYWOOD SI VOCIFERA SU UNA MALEDIZIONE
CHE INCOMBE SUI LEE. CHISSA’…”
-Comunque Bruce resta il capostipite incomparabile del cinema
kung-fu.
“SICURAMENTE, ANCHE SE, AL CONTRARIO DELLA
MAGGIOR PARTE DELLA GENTE, IO PENSO CHE SI INTENDESSE
PIU’ DI CINEMA CHE NON DI ARTI MARZIALI: AVEVA IL LOOK,
ERA UN GENIO NEL SUO CAMPO E SAPEVA COME FARSI
VALORIZZARE DALLA MACHINA DA PRESA. LO ADORO.”
-Steven Spielberg ha predetto che il cinema prima o poi finirà,
sostituito dall’homevideo e dalla televisione: tu che dici?
“PUO’ DARSI, ANCHE SE SPERO DI NO: MA PER ME NON
SAREBBE UN PROBLEMA, PERCHE’ NELL’HOMEVIDEO I MIEI
FILM SONO UNA VERA BOMBA!”
-Conosci il cinema italiano?
“ADORO I VOSTRI WESTERN. MI PIACEVA QUELLA COPPIA
FORMATA DA BUD SPENCER E DA QUELL’ALTRO ATTORE PIU’
MAGRO, BIONDO, COME SI CHIAMAVA?”
-Terence Hill.
“SI, LUI! MI PIACEVA PROPRIO, AVEVA UN GRANDE
LOOK.”
-Prima di chiudere volevo chiederti qualcosa riguardo a quella sfida
che ti lanciò Don “The Dragon” Wilson…
“OH, NON C’E’ MOLTO DA DIRE. IL SUO PRODUTTORE,
ROGER CORMAN, FECE PUBBLICARE UN ANNUNCIO NEL
QUALE
MI
SFIDAVANO
PER
CENTOMILA
DOLLARI
A
COMBATTERE CONTRO WILSON, SUL RING.
SOSTENEVANO CHE FOSSI UN CAMPIONE FASULLO.
IN REALTA’ SONO STATO “MISTER BELGIO” NEI PESI ED
HO
PARTECIPATO
A
DELLE
COMPETIZIONI
DI
“LIGHT-
CONTACT”, PIAZZANDOMI BENE E VINCENDO NEI “KATA”. LA
MIA CARRIERA AGONISTICA E’ DOCUMENTABILE, MA A ME
INTERESSAVA IL CINEMA.
QUELLA
DI
WILSON
ERA
SOLO
UNA
TROVATA
PUBBLICITARIA. IO NON DEVO DIMOSTRARE NULLA A
NESSUNO.”
-Andando a ritroso, ci sono alcuni tuoi film che non riesco a capire:
CYBORG, per dirne uno.
“NON ME NE PARLARE, ERA UN FILMACCIO! DOVEVO
FARLI PERCHE’ ERO SOTTO CONTRATTO CON LA CANNON.
ANCHE
SE
NEL
FRATTEMPO
BLOODSPORT
MI
AVEVA
LANCIATO, COME TI HO DETTO CI VOLLE MOLTO PRIMA CHE
USCISSE ED IO AVEVO MOGLIE E FIGLI DA MANTENERE. LA
PRIMA VOLTA CHE MI SONO SPOSATO AVEVO 18 ANNI.”
-Capisco, ma in AQUILA NERA avevo un ruolo da coprotagonista,
mentre l’eroe era Sho Kosugi. Eppure è stato girato dopo SENZA
ESCLUSIONE DI COLPI…
“SI, MA PRIMA CHE USCISSE NELLE SALE. STESSO
PROBLEMA. QUINDI NON ERO ANCORA UNA STAR ED
INOLTRE, COME TI HO DETTO, AVEVO UN CONTRATTO A
RISPETTARE. DOPO DI CHE, HO AVUTO INGRESSO LIBERO
ALLE MAJORS DI HOLLYWOOD ED UNA MAGGIORE VOCE IN
CAPITOLI SUI RUOLI.”
-Le voci sui difficili rapporti con Dolph Lundgren in I NUOVI
EROI, erano una trovata pubblicitaria o no?
“BE’, DICIAMO CHE LAVORARE CON LUNDGREN NON E’
FACILE. COMUNQUE TRA I MIEI FILM PASSATI, “LIONHEART”
E’ QUELLO CHE SENTO DI PIU’: PERCHE’ IL PROTAGONISTA
ERA COME ME, UN RAGAZZO SOLO CHE VA IN AMERICA
ARMATO UNICAMENTE DI CUORE ED ARTI MARZIALI. MOLTE
DI QUELLE DIFFICOLTA’ ECONOMICHE LE HO PATITE IO PURE,
VENIVANO DAL MIO VISSUTO.”
-E penso che questo messaggio sia stato percepito dal pubblico. Ma
questi “Kumite” per strada e nei vicoli, esistono davvero?
“SI, ANCHE SE IL CINEMA LI ESAGERA. AD HONG-KONG,
DOVE SONO NATI, FURONO UN’USANZA SEGRETA PER SECOLI,
FINCHE’ LE AUTORITA’ INGLESI LI MISERO AL BANDO. MA
MOLTI LI PROSEGUONO IN SEGRETO ANCORA OGGI, TRA
SCUOLE O STILI RIVALI. FRANK DUX, IL MAESTRO ALLA CUI
VITA SI ISPIRAVA “SENZA ESCLUSIONE DI COLPI”, NE VINSE
DIVERSI.”
-E’ lui ad aver coreografato il film?
“NO, CI SIAMO ALLENATI PER MESI PRIMA DELLE
RIPRESE, MA POI SUL SET HO FATTO MOLTO DA ME.”
-Come ci si sente ad avercela fatta, inseguendo un sogno?
“E’ FANTASTICO, MA BISOGNA SUDARE. IL SUCCESSO
NON
E’
MAI
UNA
PASSEGGIATA:
OCCORRE
TALENTO,
PASSIONE ED ANCHE UN PIZZICO DI FORTUNA. COME DICEVA
BRUCE LEE, NON ESISTE NESSUNA QUALITA’ CHE POSSA
SOSTITUIRE
QUELLA
DI
ESSERE
L’UOMO
GIUSTO
AL
MOMENTO GIUSTO. BRUCE E’ STATO PER ME UN ESEMPIO:
FACEVA PICCOLI FILM, MA GUARDAVA LA QUALITA’, LE SUE
SCENE D’AZIONE ERANO INCREDIBILI! SE NON FOSSE MORTO
CHISSA’ DOVE SAREBBE ARRIVATO. CREDO CHE SE FOSSE
ANCORA VIVO, NE’ IO, NE’ ARNOLD SCHWARZENEGGER O
STALLONE SAREMMO STATI ALLA SUA ALTEZZA.”