della coraggiosissima regista di origine turco/curda

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della coraggiosissima regista di origine turco/curda
Si è conclusa, nella favolosa cornice del Parco dei Suoni di Riola Sardo, la seconda edizione dell’Asuni Film Festival. di E. A.
Non era un concorso a premi l’Asuni Film Festival; ma un vincitore c’è stato lo stesso: Antonello Carboni, il giovane regista di Oristano che ha sostituito Enrico Pitzianti nella direzione artistica ed è riuscito a fare del festival una grande
performance di cinema, richiamando grandi nomi e proponendo opere d’arte ai più sconosciute .
Sua la scelta di accostare il cinema curdo a quello sardo, che nel corso dell’ultima serata ha così giustificato “Sono sei i grandi registi curdi. Un minuto gruppo che pero ricalca le scene internazionali; fra questi Hiner Saleem di cui è stato presentato il film “Dol-In the valley of Tambourine” (vincitore del Premio Vodka lemon nel 2003 nella sezione controcorrente del Festival di Venezia) e Bahman Ghobadi presente ad Asuni con “Marooned in Iraq” e “Turtles can fly” (premio San Sebastian). E ha proseguito provocatoriamente: “In Italia possiamo dire che ci sono 200
registi, ma quanti entrano e conseguono riconoscimenti in questi grandi festival?”
”
della
coraggiosissima
regista
di
origine
turco/curda Eylem Kaftan, che ha riportato sullo schermo il suo
viaggio in terra curda, con una troupe di sei persone, alla ricerca di
una zia scomparsa senza lasciare tracce.
E davvero i filmati proposti nel corso dell’ultima serata avevano il sapore del capolavoro. Avvincente e intrigante in particolare il documentario “Vendetta Song
Una immersione nei villaggi del popolo curdo;
un giallo fondato su vicende reali che ci trasferisce in un mondo in
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cui il potere e le regole le fanno gli uomini e il senso dell’onore
vale più della vita umana, il tutto calato in una guerra fra famiglie
che ricorda non troppo da lontano le faide nostrane. Sarebbe stato
interessante accostare il documentario curdo con il film di Cabiddu
“Disamistade”. Se è vero, infatti, come ha dichiarato la regista a
Cinemecum, che in Turchia i villaggi ancorati a regole ancestrali non
sono solo quelli curdi, è anche vero che la Sardegna ancora oggi è
dilaniata da rabbrividenti faide di stampo medioevale. “Tutto il mondo
è paese” e il festival di Carboni, ancora una volta, dimostra che
l’arte cinematografica aiuta a trovare elementi di similitudine fra
popoli distanti non solo geograficamente ma anche per religione e
costumi.
Ha sicuramente giovato al piacere della proiezione l’atmosfera irreale del fantastico palcoscenico del “Parco dei suoni”, il nuovo teatro realizzato in una cava dismessa di arenaria, inaugurato recentemente a Riola Sardo (Or). Un capolavoro architettonico del quale, purtroppo, non si è ancora sentito parlare, ma i sardi, si sa, e ancora di più gli oristanesi hanno poca confidenza con la promozione, tanto che ancora oggi, nella strada provinciale, non c’è neppure un cartello di segnalazione. Ha fortemente apprezzato il festival con i suoi paesaggi marini e lunari il critico Bruno
Roberti, ospite dell’organizzazione, che nel dedicare la serata ai due grandi registi appena scomparsi, Antonioni e Bergman, ha sottolineato la grande importanza nei loro film dell’accostamento paesaggi e immagini. (fra i tanti “Deserto Rosso” ambientato nell’isola di Budelli e “ Come in uno specchio” nell’isola di Faro nel Mar Baltico)
Molti interessanti anche gli altri lavori presentati da Carboni durante un pomeriggio all’ insegna del cinema oristanese
In apertura una selezione di alcuni spot dei talenti oristanesi, (come li ha definiti Enrico Pitzianti) Simone Cireddu, che si è definito provocatoriamente un ex regista dopo che i suoi spot non hanno trovato mercato e Paolo Zucca, autore di un divertente spot dal titolo “Cabrio”.
Ma la figura del leone, anzi dei leoni, l’hanno fatta Filippo e Matteo Martinez. “Come nuvole” è l’opera che hanno presentato assieme, con la quale danno parole, voce e musica ai personaggi ritratti da alcuni grandi pittori dell’ottocento e del novecento, scelti per loro da Vittorio Sgarbi. Una idea bizzarra che nasce dalla mente vulcanica di Filippo Martinez per il quale l’argomento Arte e potere non ha senso “Non c’è governo e potere che ti possa impedire di essere te stesso” una frecciata diretta a tutti gli artisti che si lamentano. Ha specificato: “Io non ho mai chiesto
finanziamenti” e ha ricordato come, con un agenzia pubblicitaria formata esclusivamente da se stesso, vinse tanti anni fa il Gran Premio della Pubblicità con il famoso spot dei quattro mori condito con le battute di Benito Urgu. Uno schema, quello dei quattro mori, che Filippo Martinez ha riproposto con altri tre divertenti spot contro l’alcolismo che verranno presentati nelle scuole e che vedono come protagonista, oltre che Benito Urgu, anche Salvatore Niffoi.
Ma la famigerata “modestia” del poliedrico regista si è sciolta in tenerezza quando il figlio Matteo ha ricevuto gli applausi del pubblico dopo la proiezione dei suoi lavori “Addio Salis”, un documentario per ricordare l’ autore/chitarrista Francesco Salis, e “Risiko”. Quest’ ultimo è un breve lavoro che incornicia in una originale struttura narrativa le
ossessioni tipiche del nostro tempo per la guerra e rivela una grande capacità tecnica, come ha sottolineato Pitzianti, che ha rivolto pubblicamente al talentuoso figlio d’arte un colorito complimento “Bravo, sei lontano anni luce dalle pecore”. Non sappiamo al riguardo cosa avrebbe da dire Gavino Ledda che, con la proiezione di Hibris, ha aperto il festival di Asuni. A noi basta sapere che Matteo ha frequentato la scuola elementare Circus organizzata da Cagliari in corto dove ha imparato i primi rudimenti dell’arte, affinati quest’ anno con la frequentazione del corso
intensivo della New York Academy organizzata a Sassari dalla Camera di Commercio.
“E’ stato un corso molto faticoso, è durato un mese, non avevamo neppure il tempo di mangiare, ma ho imparato tantissimo perché avevamo dei grandi professionisti come maestri“ Insomma, un altro nostro antico cavallo di battaglia: senza scuole non si va da nessuna parte; il cinema è un arte difficile che non si può improvvisare e il talento non fiorisce senza maestri. Speriamo che di questo finalmente tengano conto coloro che nell’applicare la legge dovranno decidere come indirizzare i quattrini messi da parte per il cinema dal Consiglio regionale.
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