Attentato alla sede di Charlie Hebdo - Wikipedia

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Coordinate: 48°51′33″N 2°22′13″E (Mappa)
Attentato alla sede di Charlie Hebdo
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L'attentato alla sede di Charlie Hebdo è stato un attacco terroristico[3] avvenuto il 7 gennaio 2015 contro la sede del giornale
satirico Charlie Hebdo, a Parigi. Nell'attentato sono morte dodici persone e undici sono rimaste ferite[1].
Attentato alla sede di Charlie
Hebdo
Si è trattato dell'attentato terroristico col maggior numero di vittime in Francia dopo l'attentato multiplo del 13 novembre 2015
al teatro Bataclan, allo Stade de France e a tre ristoranti parigini, in cui hanno trovato la morte 129 persone e quello del 1961
per opera dell'Organisation armée secrète durante la guerra d'Algeria, che causò 28 morti[4]. Dopo il primo attentato, il 9
gennaio un complice degli attentatori si è barricato in uno dei supermercati della catena kosher Hypercacher a Porte de
Vincennes, prendendo alcuni ostaggi e uccidendo quattro persone. Durante gli eventi seguenti all'attentato sono morte in totale
otto persone: i due responsabili, il complice di Porte de Vincennes, quattro ostaggi di quest'ultimo e una poliziotta, portando
così il totale a venti morti.
L'attentato è stato rivendicato da Al-Qaeda nella Penisola Arabica (o Ansar al-Sharia), branca yemenita dell'organizzazione
stessa.
Giornalisti, soccorritori e poliziotti sul luogo
dell'attentato poche ore dopo i fatti
Stato
Indice
1 Contesto
2 Attentato
2.1 Morti e feriti
2.2 Sviluppi successivi all'attentato
3 Terroristi
4 Reazioni
4.1 La manifestazione dell'11 gennaio
5 Note
6 Voci correlate
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni
Obiettivo Sede del giornale Charlie
Hebdo
Data 7 gennaio 2015
11:30 del 7 gennaio
(UTC+1) – 17.05 del 9
gennaio (UTC+1)
Tipo Attacco armato
Morti 20, di cui 12 nella
redazione del Charlie
Hebdo e dintorni[1], una a
Montrouge, quattro ad un
supermercato della catena
Hypercacher e i tre
terroristi[2].
Contesto
Charlie Hebdo è un periodico settimanale satirico francese, dallo spirito caustico e irriverente. La testata, fondata nel 1970,
pubblica vignette e articoli caustici e dissacranti nei riguardi della politica (soprattutto soggetti di estrema destra) e ogni
tradizione religiosa (in particolare il Cristianesimo, l'Islam e l'Ebraismo).
Il 9 febbraio 2006 Charlie Hebdo ha ripubblicato la serie delle caricature di Maometto del giornale Jyllands-Posten che
avevano scatenato forti proteste.
Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 2011 la sede del giornale era stata distrutta a seguito del lancio di bombe Molotov, appena
prima dell'uscita del numero del 2 novembre dedicato alla vittoria del partito fondamentalista islamico nelle elezioni in
Tunisia[5]. Sulla copertina del numero in questione sono apparsi una vignetta satirica con Maometto che dice "100 frustate se
non muori dalle risate" e il titolo "Charia Hebdo", gioco di parole tra Shari'a e il nome del giornale. Il sito internet della rivista
è stato bersaglio di un attacco informatico. Dopo questo attentato, la sede del giornale è stata regolarmente controllata dalla
polizia[6].
Francia
Luogo 10 rue Nicolas-Appert, XI
arrondissement di Parigi
Feriti 11 (di cui 4 gravi, bilancio
ufficiale delle 18:34 del 7
gennaio 2015[1])
Responsabili Saïd e Chérif Kouachi;
Amedy Coulibaly
Sospetti Al-Qaeda, Stato Islamico
Motivazione Satira su Maometto e
l'Islam da parte di Charlie
Hebdo
Nei mesi precedenti al gennaio 2015 l'allerta anti-terrorismo era stata innalzata sia in Francia, sia in altri paesi[7]. Eventi
criminosi collegabili al fanatismo propagandato dall'Isis, perpetrati da uomini in solitaria, si erano verificati in Canada, dove un uomo aveva ucciso un soldato prima di
tentare di irrompere nella sede del parlamento di Ottawa nel mese di ottobre 2014[8]; in Australia, dove a dicembre un uomo aveva tenuto in ostaggio diverse persone,
uccidendone due, in una cioccolateria di Sydney[9]. Tra il 21 e il 23 dicembre, in Francia, due uomini in due località diverse, nei pressi di Digione e Nantes, si erano lanciati
con la loro auto sulla folla, provocando la morte di una persona ed il ferimento di molte altre[10][11]. Un atto di aggressione era stato riportato anche in una stazione di
polizia della Loira, dove un ragazzo aveva ferito con un coltello tre poliziotti prima di venire colpito.[12]
Attentato
Intorno alle 11:30 del mattino due individui mascherati e armati di AK-47 sono entrati negli uffici del giornale, dichiarandosi
affiliati di Al-Qaeda e intimando alla disegnatrice Corinne Rey, tenuta in ostaggio e poi rilasciata, di immettere il codice numerico
per entrare nella sede di Charlie Hebdo[13]. Hanno poi aperto il fuoco contro i dipendenti, gridando in lingua araba "Allāhu Akbar"
("Allah è grande") e causando dodici vittime[14][15][16].
Successivamente sono fuggiti a bordo di una Citroën C3 di colore nero dopo aver ucciso Franck Brinsolaro, un poliziotto
responsabile della sicurezza del giornale. Alla Boulevard Richard-Lenoir si sono imbattuti in un veicolo della polizia, sparandogli
e uccidendo con un colpo alla testa un poliziotto ferito a terra, Ahmed Merabet. Nei pressi della Porte de Pantin, hanno rubato un
veicolo a un civile[1], affermando di essere due terroristi della cellula yemenita di Al Qaeda. La Citroën è stata abbandonata
all'incrocio tra la Rue de Meaux e l'Avenue Secrétan nel XIX arrondissement di Parigi[17].
Furgoni della polizia francese sul luogo
dell'attentato
Dopo l'attacco, il livello di rischio terroristico nell'area è stato alzato e lo scrittore Michel Houellebecq è stato posto sotto
protezione della polizia, mentre i locali della casa editrice Flammarion, che avevano pubblicato il suo romanzo Sottomissione,
sono stati evacuati per sicurezza[1]. Il romanzo era stato protagonista dell'ultima copertina di Charlie Hebdo con una recensione favorevole[18].
Morti e feriti
Le vittime dell'attentato sono diciassette:
dodici persone sono morte il 7 gennaio nella redazione del Charlie e nei dintorni e sono le seguenti:[19][20][21][22][23]
Stéphane Charbonnier (Charb), direttore e disegnatore del Charlie Hebdo
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Jean Cabut (Cabu), vignettista
Georges Wolinski, vignettista
Bernard Verlhac (Tignous), vignettista
Philippe Honoré, vignettista
Mustapha Ourrad, curatore editoriale
Elsa Cayat, psichiatra e giornalista
Bernard Maris, economista professore all'Università di Parigi
Michel Renaud, fondatore del festival Rendez-vous du Carnet de voyage
Frederic Boisseau, addetto alla manutenzione
Ahmed Merabet, agente di polizia in servizio nell'XI arrondissement di Parigi[24]
Franck Brinsolaro, ufficiale del servizio di protezione, guardia del corpo di Charb
Stéphane Charbonnier
nel 2011
Bernard Verlhac nel
2008
Jean Cabut nel 2012
Georges Wolinski nel
2011
Philippe Honoré nel
2012
A questi si sono poi aggiunti:
una poliziotta, Clarissa Jean-Philippe, è stata uccisa l'8 gennaio con un colpo alla testa da Amedy Coulibaly
altre quattro persone sono morte il 9 gennaio in uno dei supermercati della catena kosher Hypercacher. Si tratta di:
Philippe Braham (45 anni);
Yohan Cohen (22 anni);
Yoav Hattab (22 anni);
François Michele Saada (55 anni).[25]
Undici, invece, sono le persone rimaste ferite:
Philippe Lançon, giornalista, gravemente ferito al volto[26][27]
Fabrice Nicolino, giornalista, colpito ad una gamba[28]
Laurent "Riss" Sourisseau, vignettista, ferito gravemente[29]
Simon Fieschi, webmaster, entrato in coma dopo essere stato ferito ad una spalla[30]
sei agenti di polizia[21][31][32]
un'autista, la cui vettura è stata colpita dai terroristi durante la fuga[33]
Tre membri del personale del giornale presenti alla riunione e un altro addetto alla manutenzione sono rimasti illesi[34][35]. L'avvocatessa e scrittrice Sigolène Vinson, che si
trovava nella redazione del giornale, ha raccontato che uno dei due terroristi le ha puntato l'arma alla tempia e le ha detto: "Non ti uccidiamo perché non uccidiamo le
donne, ma tu leggerai il Corano". In realtà tra le vittime dell'attentato vi è anche una donna[36][37][38][39].
Sviluppi successivi all'attentato
La mattina dell'8 gennaio 2015, nella città di Montrouge, a sud di Parigi, un altro terrorista armato di mitra, il trentaduenne Amedy
Coulibaly, ha aperto il fuoco contro la polizia francese, chiamata per un incidente stradale. L'attacco ha provocato la morte di una
poliziotta, Clarissa Jean-Philippe, e il ferimento di un altro agente. Dopo che inizialmente era stato smentito ogni rapporto tra le
vicende, è stato rilevato che Coulibaly era legato ai fratelli Kouachi, responsabili della strage nella redazione di Charlie Hebdo.
Coulibaly è fuggito e il giorno successivo si è deliberatamente[40] barricato in un supermercato kosher, prendendo alcuni ostaggi e
chiedendo per il loro rilascio la liberazione degli attentatori dello Charlie Hebdo, nel frattempo asserragliatisi in una
tipografia[41][42]. Durante l'attentato al supermercato Kasher, Coulibaly ha assassinato quattro cittadini francesi di religione ebraica,
evidenziando il fatto che si trattava di un attacco su sfondo antisemita. Di conseguenza il presidente francese François Hollande ha
descritto l'attentato al supermercato kasher: "Un atto antisemita terrificante".[43][44]
Il supermercato della catena kosher
I due fratelli Kouachi sono stati uccisi nel pomeriggio del 9 gennaio durante l'irruzione nella tipografia presso la quale si erano
Hypercacher di Porte de Vincennes,
barricati dopo un conflitto a fuoco nella cittadina di Dammartin-en-Goële. Anche l'altro terrorista, Amedy Coulibaly, è stato
dove Amedy Coulibaly ha preso alcune
ucciso, a Porte de Vincennes, nella zona est di Parigi, durante la simultanea irruzione delle forze speciali francesi all'interno del
persone in ostaggio
supermarket Kosher dove teneva gli ostaggi.[45] Quattro di questi ostaggi sono stati uccisi e quattro feriti gravemente. L'attentato al
supermercato ha ricevuto un'attenzione particolare, per il fatto che si trattasse di un'azione con sfondo antisemita. Infatti, le quattro
vittime dell'attentato al supermercato kosher erano cittadini francesi di religione ebraica.[46] La compagna di Coulibaly, Hayat
Boumedienne, 26 anni, ricercata per essere interrogata come persona informata sui fatti, non era presente. Successivamente si è scoperto della partenza di lei il 2 gennaio
per la Turchia, con destinazione finale la Siria.[47][48][49][50][51].
Seppur collegati, mentre gli attacchi alla redazione giornalistica sono stati rivendicati dalla frangia yemenita di Al Qaeda, Koulibaly ha giurato fedeltà allo Stato
Islamico.[52]
Terroristi
Gli autori della strage nella sede di Charlie Hebdo sono i fratelli Saïd Kouachi, nato il 7 settembre 1980, e Chérif Kouachi, nato il 29 novembre 1982, jihadisti francoalgerini di Gennevilliers[53][54][55]. Un terzo uomo, il diciottenne Hamyd Mourad, è stato inizialmente sospettato di aver aiutato i fratelli Kouachi a compiere la strage, ma si
è poi consegnato alla polizia spontaneamente avendo un alibi. Quanto alla moglie di Coulibaly, la giovane Hayat Boumeddiene è stata indiziata di aver partecipato alle
azioni, quantomeno nell'affiancare e aiutare il compagno, e la sua caccia è stata immediatamente iniziata, ostacolata però dalla intempestiva richiesta di mandato di cattura
internazionale, prima che si rifugiasse, pare, in Siria, per poi tornare forse in Francia pochi giorni dopo la fuga.[31][56][57]. Nel 2008, Chérif Kouachi era stato arrestato per
terrorismo e condannato a tre anni di reclusione in quanto membro del gruppo terroristico di Abu Musab al-Zarqawi che reclutava e inviava estremisti combattenti in
Iraq[54][58].
L'attentato del giorno successivo, è invece opera del trentaduenne Amedy Coulibaly, nato a Juvisy-sur-Orge e già condannato per furto di armi nel 2001. Nel 2010 era stato
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inoltre arrestato per aver aiutato il terrorista Smaïn Aït Ali Belkacem in un'evasione[49].
Reazioni
Il presidente François Hollande, una volta giunto sul luogo della strage, ha parlato di "attentato terroristico di eccezionale
barbarie" e ha promesso di trovare i colpevoli. Hollande ha poi aggiunto: "Siamo in un momento molto difficile, sono stati sventati
diversi attentati di recente, e noi puniremo gli autori. Nessuno può pensare di agire in Francia contro i principi di libertà della
nostra Repubblica"[61]. Il segretario generale dell'unione delle moschee di Francia, Mohammed Mraizika, ha detto: "Nulla,
assolutamente nulla, può giustificare o scusare questo crimine"[62].
Hanno condannato l'attentato ed espresso solidarietà e vicinanza alla Francia il Consiglio di sicurezza dell'ONU[63], il presidente
della Commissione europea Jean-Claude Juncker, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del consiglio dei ministri
italiano Matteo Renzi, il primo ministro britannico David Cameron, il primo ministro olandese Mark Rutte[64], il presidente russo
Vladimir Putin, il primo ministro indiano Narendra Modi, il portavoce del presidente statunitense Barack Obama, Josh Earnest[62],
il governo spagnolo[65], il governo turco[66] e altri tra cui la Santa Sede e il premier israeliano Benjamin Netanyahu[1], nonché la
Lega Araba e l'Università Al-Azhar, massimo centro per gli studi sunniti[67].
La scritta "Je suis Charlie" ("Io sono
Charlie"), usata per mostrare vicinanza
al giornale[59][60]
Il leader del partito sciita Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ha condannato l'evento definendo gli attentatori "takfir", ovvero
apostati; secondo le sue parole essi hanno insultato l'Islam "anche più di quelli che hanno attaccato il messaggero di Dio attraverso
libri che ritraevano il Profeta o facendo film ritraendo il Profeta o disegnando vignette sul Profeta"[68].
La manifestazione dell'11 gennaio
L'11 gennaio 2015 si spiega per le strade di Parigi un corteo di oltre due milioni di persone (oltre 3 milioni e mezzo in tutta la
Francia) che esprimono solidarietà alle vittime degli attentati e ai loro familiari. Secondo le autorità francesi si è trattato della più
grande manifestazione nella storia del paese, almeno da quando si tengono queste registrazioni. Al corteo partecipano, ma isolati
dal resto del corteo,[69] i premier delle nazioni europee e altri leader politici, come Benjamin Netanyahu e Abu Mazen[70]. Alla
manifestazione non ha partecipato nessun rappresentante del governo marocchino in quanto, durante tale momento di
commemorazione, alcuni manifestanti mostravano immagini ritenute irrispettose della morale islamica.[71] Gli Stati Uniti hanno
partecipato con l'ambasciatrice a Parigi e la Russia col ministro degli Esteri.
Il corteo dell'11 gennaio a Parigi
Note
1. ^ a b c d e f Parigi, assalto alla redazione di Charlie Hebdo: 12 morti e 11 feriti,
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F.M. Saada, JSSNews.com, 10 gennaio 2015. URL consultato il 20 gennaio 2015.
3. ^ (FR) Attaque contre «Charlie Hebdo»: Hollande parle d'«attentat terroriste», Le
Monde, 7 gennaio 2015. URL consultato il 7 gennaio 2015.
4. ^ Assalto al giornale Charlie Hebdo: 12 morti. "Localizzati i tre terroristi, due reduci
dalla Siria, La Repubblica, 7 gennaio 2015. URL consultato il 7 gennaio 2015.
5. ^ Attentato incendiario al Charlie Hebdo. Distrutta la sede del giornale, pista
islamica, La Repubblica, 2 novembre 2011. URL consultato il 7 gennaio 2015.
6. ^ (FR) « Charlie Hebdo », un journal régulièrement menacé, Le Monde, 7 gennaio
2015. URL consultato il 7 gennaio 2015.
7. ^ Dopo l’attacco al Charlie Hebdo. La geopolitica del terrore accerchia l’Italia GEOPOLITICA.info, geopolitica.info. URL consultato il 1° maggio 2015.
8. ^ Canada, terrore in Parlamento: 2 morti. Ucciso l’attentatore convertito a Islam, Il
Fatto Quotidiano, 23 ottobre 2014. URL consultato il 20 gennaio 2015.
9. ^ La fine dell'incubo di Sydney, Panorama, 15 dicembre 2014. URL consultato il 20 gennaio
2015.
10. ^ Al grido di «Allah u Akbar» lancia l'auto contro la folla: 11 feriti a Digione, Il
Mattino, 21 dicembre 2014. URL consultato il 20 gennaio 2015.
11. ^ È morto uno dei feriti nell'attentato di Nantes, Il Giornale, 23 dicembre 2014. URL
consultato il 20 gennaio 2015.
12. ^ Francia: A Digione 11 feriti al grido di “Allah Akbar”, lavalledeitempli.net, 22
dicembre 2014. URL consultato il 20 gennaio 2015.
13. ^ Assalto al settimanale Charlie Hebdo, 12 morti. A Parigi è caccia ai tre attentatori,
Euronews, 7 gennaio 2015. URL consultato il 7 gennaio 2015.
14. ^ Da Carlos a Charlie Hebdo, scia di sangue in Francia, ANSA, 7 gennaio 2015. URL
consultato il 7 gennaio 2015.
15. ^ Parigi, spari al giornale Charlie Hebdo: 12 morti, ucciso anche il direttore, Il
Messaggero, 7 gennaio 2015. URL consultato il 7 gennaio 2015.
16. ^ (FR) Fusillade au siège de Charlie Hebdo: "C'est un vrai carnage", Europe 1, 7
gennaio 2015. URL consultato il 7 gennaio 2015.
17. ^ (FR) Attaque contre Charlie Hebdo: ce que l'on sait, France Info, 7 gennaio 2015.
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ilfattoquotidiano.it, 7 gennaio 2015. URL consultato il 7 gennaio 2015.
19. ^ (EN) Remembering The Victims Of The Charlie Hebdo Attack, BuzzFeed, 7 gennaio
2015. URL consultato l'8 gennaio 2015.
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Sera, 7 gennaio 2015. URL consultato l'8 gennaio 2015.
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22. ^ (FR) Charlie Hebdo: les dessinateurs Cabu, Charb, Tignous et Wolinski sont morts,
Le Figaro, 7 gennaio 2015. URL consultato il 7 gennaio 2015.
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24. ^ Ahmed Merabet, il poliziotto musulmano che ha tentato di fermare i killer, La
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25. ^ L'addio alle vittime degli attentati a Parigi, vanityfair.it, 13 gennaio 2015. URL
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26. ^ Michel Renaud è tra le vittime dell’attentato, Internazionale, 7 gennaio 2015. URL
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28. ^ (FR) Charlie Hebdo: le journaliste Fabrice Nicolino parmi les blessés, L'Express, 8
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29. ^ (EN) The Comics Industry Responds To Attack On Charlie Hebdo – #JeSuisCharlie
(Arrest UPDATE), Bleeding Cool, 7 gennaio 2015. URL consultato il 10 gennaio 2015.
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30. ^ (EN) Paris attacks: Sydney woman's partner in coma after Charlie Hebdo shooting,
The Sydney Morning Herald, 8 gennaio 2015. URL consultato l'8 gennaio 2015.
31. ^ a b (FR) "Charlie Hebdo": la traque des suspects se poursuit, Le Point, 8 gennaio
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Guardian, 7 gennaio 2015. URL consultato il 10 gennaio 2015.
33. ^ (EN) One Suspect Surrenders in Attack on French Newspaper; Two Others at Large,
New York Times, 7 gennaio 2015. URL consultato l'8 gennaio 2015.
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gennaio 2015. URL consultato il 10 gennaio 2015.
35. ^ (EN) Paris rampage live updates: Britain bolsters security; France mourns victims
of Charlie Hebdo attack, Los Angeles Times, 8 gennaio 2015. URL consultato il 10 gennaio
2015.
36. ^ Non ti uccidiamo perché non uccidiamo le donne, ma tu leggerai il Corano, il Post,
8 gennaio 2015. URL consultato il 10 gennaio 2015.
37. ^ (EN) Survivors Retrace a Scene of Horror at Charlie Hebdo, The New York Times, 8
gennaio 2015. URL consultato l'11 gennaio 2015.
38. ^ (FR) Charlie Hebdo: le récit de l'intérieur de l'attaque sanglante, L'Express, 8
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39. ^ Caccia ai killer in tutta la Francia, i ricercati nel nord del paese, il Velino, 8
gennaio 2015. URL consultato l'11 gennaio 2015.
40. ^ Parigi, Hollande: "Un atto antisemita terrificante, ci sono altre minacce",
TGcom24, 13 gennaio 2015. URL consultato il 21 gennaio 2015.
41. ^ Chi sono i quattro terroristi che hanno terrorizzato Parigi, Corriere della Sera, 9
gennaio 2015. URL consultato il 21 gennaio 2015.
42. ^ Clarissa, un sogno spezzato, Vanity Fair, 9 gennaio 2015. URL consultato il 10 gennaio
2015.
43. ^ Parigi, Hollande: "Un atto antisemita terrificante, ci sono altre minacce" - Tgcom24
(http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/speciale-attacco-charlie-hebdo/parigihollande-un-atto-antisemita-terrificante-ci-sono-altre-minacce_2088694-201502a.shtml)
44. ^ http://ilmanifesto.info/una-marcia-repubblicana-contro-i-demoni/
45. ^ A Parigi 4 ostaggi morti al supermarket ebraico. Il sequestratore ucciso nel blitz
della polizia, La Stampa, 9 gennaio 2015. URL consultato il 10 gennaio 2015.
46. ^ Le quattro vittime del supermercato: «In coda per la festa ebraica», corriere.it, 10
gennaio 2015. URL consultato il 23 gennaio 2015.
47. ^ Hayat Boumedienne all'aeroporto di Istanbul: le telecamere la filmano al controllo
passaporti, Il Messaggero, 12 gennaio 2015. URL consultato il 21 gennaio 2015.
48. ^ (EN) French forces kill newspaper attack suspects, hostages die in second siege,
Reuters, 9 gennaio 2015. URL consultato il 23 gennaio 2015.
49. ^ a b Chi era Amedy Coulibaly, l’attentatore di Parigi, Internazionale, 9 gennaio 2015.
URL consultato l'11 gennaio 2015.
50. ^ Hayat Boumedienne fuggita, camuffata fra gli ostaggi. Parigi: non è finita, Blitz
Quotidiano, 9 gennaio 2015. URL consultato l'11 gennaio 2015.
51. ^ Parigi, sequestro nel negozio ebraico: almeno quattro ostaggi morti, terrorista
ucciso, Il Sole 24 ORE, 9 gennaio 2015. URL consultato l'11 gennaio 2015.
52. ^ Video shows Paris gunman pledging allegiance to Islamic State, in USA Today, 11
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53. ^ Chi sono Said e Cherif Kouachi, i fratelli killer di Charlie Hebdo, ANSA, 8 gennaio
2015. URL consultato il 10 gennaio 2015.
54. ^ a b (EN) Two Brothers Suspected in Killings Were Known to French Intelligence
Services, The New York Times, 8 gennaio 2015. URL consultato il 10 gennaio 2015.
55. ^ (EN) The dope-smoking, rapping, 'loser' brothers turned mass killing commandos:
Paris jihadis were orphan petty criminals before being radicalised and police knew
about their terror links for ten years, Daily Mail, 7 gennaio 2015. URL consultato il 10
gennaio 2015.
56. ^ Charlie Hebdo, Hamyd Mourad si consegna ma “era a scuola”. Killer in Piccardia
(http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-europa/charlie-hebdo-hamyd-mouradsi-consegna-alla-polizia-il-piu-giovane-del-commando-2067479/), Blitz quotidiano, 8
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Attentato alla sede di Charlie Hebdo - Wikipedia
gennaio 2015
57. ^ Charlie Hebdo, si arrende nella notte il terzo uomo Hamyd Mourad, La Prima
Pagina, 8 gennaio 2015. URL consultato il 10 gennaio 2015.
58. ^ Charlie Hebdo Paris shooting: Three men suspected of killing 12 in terror attack
'holed up near Belgium border', Daily Mirror, 7 gennaio 2015. URL consultato il 24 gennaio
2015.
59. ^ Divenuta virale sul web nelle ore successive all'attentato, non è stata condivisa da
molti partecipanti al corteo per non avallare l'impostazione offensiva delle vignette
solitamente pubblicate sul periodico.
60. ^ Charlie Hebdo, l'immagine con la scritta "Je suis Charlie" diventa virale su Twitter,
Il Messaggero, 7 gennaio 2015. URL consultato l'8 gennaio 2015.
61. ^ Strage a Parigi, Hollande: "Francia sotto choc, attacco contro la libertà", Rai
News, 7 gennaio 2015. URL consultato il 7 gennaio 2015.
62. ^ a b Parigi, strage a Charlie Hebdo: la condanna internazionale. Hollande:
"Attentato alla libertà", la Repubblica, 7 gennaio 2015. URL consultato il 7 gennaio 2015.
63. ^ Francia: Consiglio Onu, contro Charlie Hebdo attacco vile e barbaro, Adnkronos, 7
gennaio 2015. URL consultato il 7 gennaio 2015.
https://it.wikipedia.org/wiki/Attentato_alla_sede_di_Charlie_Hebdo
64. ^ (NL) Koning Willem-Alexander 'diep geschokt' door aanslag, NOS, 7 gennaio 2015.
URL consultato il 7 gennaio 2015.
65. ^ (ES) El Gobierno de España expresa su más enérgica condena ante el ataque contra
el semanario francés "Charlie Hebdo", La Moncloa, 7 gennaio 2015. URL consultato il 7
gennaio 2015.
66. ^ Charlie Hebdo, Turchia condanna attacco “ma musulmani feriti da islamofobia”,
Blitz quotidiano, 8 gennaio 2015. URL consultato il 24 gennaio 2015.
67. ^ Strage di Parigi, ferma condanna della Lega Araba e dell’università Al-Azhar, Il
Sole 24 ORE, 7 gennaio 2015. URL consultato il 24 gennaio 2015.
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Voci correlate
Charlie Hebdo
Terrorismo islamista
Neoantisemitismo
Attentati di Copenaghen
Attentati del 13 novembre 2015 a Parigi
Altri progetti
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Collegamenti esterni
Martin Boudot, Agence Premières Lignes, Des images de l'attaque au siège de « Charlie Hebdo » (http://www.dailymotion.com/video/x2e6vh3_video-des-imagesde-l-attaque-au-siege-de-charlie-hebdo_news), France Info, 7 gennaio 2015.
Attentats au siège de Charlie Hebdo : images de la fuite des terroristes (http://www.dailymotion.com/video/x2e6xny_attentats-au-siege-de-charlie-hebdo-imagesde-la-fuite-des-terroristes_news), Le Monde, 7 gennaio 2015.
Carte de localisation de la fusillade et de la fuite des assaillants (http://referentiel.nouvelobs.com/file/13587460.jpg), Le Nouvel Observateur, 7 gennaio 2015.
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