Modo frigio

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Modo frigio
MODO FRIGIO
Il modo frigio o modo di MI, è un modo minore che presenta i due semitoni diatonici
tra il I e il II grado e il tra il V e il VI .
Il grado caratteristico è il II abbassato rispetto al modo minore naturale, che in
rapporto con la tonica crea l'intervallo caratteristico chiamato Seconda frigia. Gli
altri intervalli significativi, formati sul I grado sono la 3.a, la 6.a e la 7.a minore.
Accordi. Nel modo frigio gli accordi principali sono sul I, II e VII e quelli secondari sul
III, IV e VI. La triade diminuita si trova sul V grado (Es.2).
Se la differenza tra il modo minore naturale ed il frigio è data dal grado caratteristico
di quest’ultimo (II abbassato), un frigio trasposto presenterà in armatura
l’alterazione corrispondente al II grado abbassato della tonica del brano. Ad
esempio: un frigio trasposto sulla nota LA, si riconosce dal numero di alterazioni del
modo minore naturale di la (ovvero nessuna) e il SIb.
Il modo frigio si ottiene iniziando sul III grado di ogni scala maggiore. Per costruire
questo modo su altre note e per trovarne l’armatura di chiave, occorre contare un
intervallo di 3.a maggiore discendente, partendo dal I grado del modo.
I modi in musica indicano il carattere di una sequenza melodica. Ci si allaccia alla concezione della
corrente filosofica pitagorica rispetto la capacità di influenzare l’animo umano. Secondo Pitagora,
l’Anima è movimento, ma anche il Suono é movimento e quindi esiste una correlazione ed una
influenza reciproca. In questo ambito il Modo Frigio indicava carattere di sfrenatezza, a differenza
del Modo Dorico che veniva accomunato alla pacatezza. In realtà il concetto era più ampio e
comprendeva aspetti culturali come quelli di tipo politico; c’erano dei Modi per indicare uno stato
democrazia (frigio) piuttosto che uno di tirannia (dorico).
Per il carattere scuro, dovuto alla posizione del primo semitono, il frigio è al centro di
diversissime composizioni, soprattutto in ambito metal. Si pensi per esempio a
Symphony of Destruction dei Megadeth, o a One dei Metallica. Altri esempi si hanno
in Chick Corea: Spain, Carlos Montoya: Phrygian cafe.
Esempi nella letteratura musicale classica si hanno fin dal corale di Martin Luther:
Aus tiefer not, il tema del corno nel II movimento della Sinfonia n.4. di Johannes
Brahms e in moltissimo repertorio di compositori iberici come Manuel De Falla
(Amor Brujo), Joaquin Rodrigo, Isaac Albeniz. L’utilizzo del suo corrispondente, il
frigio dominante, è molto comune nel flamenco; ecco perché si usa chiamare il frigio
anche modo spagnolo.
Composizioni di carattere frigio:
Ernest Bloch, Visions et Prophéties (piano), p. 10 (G. Schirmer)
Carlos Chavez, Piano Preludes, p. 3 (G. Schirmer)
Claude Debussy, String Quartet, p. 3 (Kalmus)
Goffredo Petrassi: Salmo IX (rid.), p. 51 (Ricordi)
Ildebrando Pizzetti, Sonata in F per violoncello e pianoforte, p. 16 (Ricordi)
Dmitri Shostakovic, Symphony No. 5, p. 4 (Musicus)
Letture correlate: Il flamenco
In Andalusia, per molti versi il cuore musicale della Spagna, affonda le proprie radici
il flamenco, genere che gli stranieri associano immediatamente a quella nazione.
Il flamenco è un genere misto di canto, musica e danza nato tra la fine del XVIII e
l'inizio del XIX secolo presso i gitani andalusi della valle del basso Guadalquivir, da un
sostrato che mescolava musica e poesia dei tempi di Al-Andalus, forme di canto
proprie degli zingari e persino i canti bizantini uditi nelle chiese visigote.
Il flamenco delle origini era il cante jondo (canto profondo) un lamento malinconico
che rappresentava la condizione di isolamento ed emarginazione vissuta dai gitani.
La jondura viene ancora considerata come l'essenza del flamenco e ci sono forme
primitive di cante jondo che sono tutt’oggi cantate - soprattutto il martinete - il cui
unico accompagnamento è dato da un martello che picchia su di un’incudine,
ricordando del suono proveniente dalle fucine in cui lavoravano molti gitani.
L’esecuzione del flamenco è affidata ad un cantante (cantaor), un ballerino (bailor)
che sono quasi sempre accompagnati da un suonatore (tocaor) di chitarra.
Le canzoni di flamenco, dette coplas, prevedono una o più brevi strofe in rima,
ciascuna formata da una serie di versi o tercios, da due a cinque, che offrono un
certo margine di prolungamento, ripetizione ed improvvisazione, i ritmi di base
prendono il nome di compa’s.
I ritmi e le scale del flamenco, diversi da quelli di gran parte della musica
occidentale, possono risultare ostici ad un orecchio non abituato, tuttavia è difficile
non farsi coinvolgere dal flamenco in quella che da un semplice ascolto diventa
un'esperienza fisica o addirittura viscerale. Manuel de Falla sostenne ufficialmente
che la musica popolare gitano-andalusa e ciò che i chitarristi riuscivano a trarre dal
loro strumento come sonorità accordali ed impeto, non avesse eguali in Europa: "Il
toque jondo non ha rivali in Europa! Gli effetti armonici che i nostri chitarristi
producono rappresentano una delle meraviglie dell'arte naturale". Eppure,
nonostante questo autorevolissimo riconoscimento accademico, il flamenco per
ancora novant'anni, rimarrà completamente relegato, oltreché nell'Andalusia, in una
minuscola cerchia di "aficionados" non andalusi sparsi a macchia nel mondo. Il
flamenco è un modo di vivere o meglio, un'arte di vivere caratterizzata dal canto, dal
ballo e dalla chitarra. Il canto è l'espressione più arcaica e, ancora oggi, principale;
attraverso i suoi melismi e la sua particolare impostazione vocale esso produce
nell'ascoltatore occidentale una specie di shock uditivo ed emotivo al primo ascolto.
Qui non vi è il "bel canto" di tipo italiano, non si ricerca la "pulizia vocale", lo scopo
non è quello di rilassare bensì di scuotere, di far partecipe, di trascinare con sé
l'uditore, di risvegliare la sua coscienza alla consapevolezza del far parte di una etnia,
di un particolare popolo, di un modo di sentire e percepire la vita: in questa
accezione potremmo parlare di canto sacro.
Le radici di questa tecnica vocale vanno cercate nel canto di tutta l'area indopakistana, possiamo prendere ad esempio il cantante (monaco) Nusrat Fateh Alì
Kan. Ascoltare e vedere Agujeta cantare il Martinete "Què locura" è un'esperienza
significativa, ascoltare Camaròn de la Isla rende appieno l'idea di ciò che state
leggendo. I maschi gitani, ai suoi concerti, andavano vestiti elegantemente e le
donne ingioiellate e curate come nelle solenni occasioni: andare da Camaròn era
assistere alla descrizione della Vita con le sue meraviglie ed i suoi drammi.
Il canto flamenco non viene chiamato tale in quanto il canto può essere di tipo
classico o popolare o canto gregoriano e neppure si può chiamare canzone in quanto
questa può essere canzone popolare, rock, classica mentre il canto flamenco è
chiamato Cante per cui l'aggettivo "flamenco" è pleonastico: il Cante è solo
flamenco! Il Cante è un urlo, un lamento, la voce del popolo gitano che dalla lontana
India è giunto in Andalusia, è la voce della consapevolezza della solitudine umana
alla quale fa eco la percezione dell'appartenenza ad un'etnia ad un popolo.
La melodia del cante è basata sulla Cadenza andalusa ossia una Passacaglia
composta di 4 note discendenti (LA SOL FA MI) sulle quali, attraverso melismi e note
di volta, appoggiature e note ribattute è costruita la melodia. Il materiale melodico
è, a sua volta, un crogiuolo di più generi, dovuti all'influenza dei vari Paesi
attraversati all'epoca della grande migrazione gitana dalla lontana india, ed alla
convivenza attuata pacificamente in Andalusia con ebrei sefarditi, arabi, cristiani,
andalusi. Ne consegue che il Flamenco è una mescola di canto mozarabico, indiano,
canto sinagogale ebreo, canto gregoriano, sequenza, tropo, le hachas e la canzone
andalusa. La scala musicale usata viene chiamata, per comodità "Frigia" (l'antico
modo Dorico dei Greci) e la melodia del cante in genere è basata su un'estensione
che raramente supera la sesta e caratterizzata da melismi di terzi e quarti di tono
tipici della tradizione indiana e araba. La scala frigia è lo stereotipo, in realtà si usa la
scala minore armonica di una ipotetica tonalità, ad esempio RE minore, ma sulla sua
dominante, La, che assume il valore di tonica. Per esempio nella tonalità di LA: La SI
bemolle, DO #, RE, MI, FA, SOL. Ma anche la Locria di SI bemolle: LA, SIb, DO, RE, MI,
FA, SOL.
Fondamentale nel Cante è il ritmo, la pulsione generata dal significato del testo che
interagisce, con giochi di sincope e anticipi od elisioni degli accenti principali, con il
"compàs", che è il sistema ritmico di base in genere composto di 12 o 8 impulsi (=
ottavi)