Chi è malato mangi bene e tanto

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Chi è malato mangi bene e tanto
CONSIGLI PRATICI
Malassorbimento e malnutrizione
In questo articolo:
malassorbimento
nutrizione
nausea
Chi è malato
mangi bene e tanto
La presenza stessa del tumore,
ma anche fattori fisici e psicologici,
possono interferire con l’alimentazione
dei pazienti in terapia.
Ecco come contrastare perdita di peso
e malnutrizione, due condizioni
che interferiscono negativamente
con la cura
a cura di DANIELA OVADIA
uando un paziente è in terapia per
un tumore, l’obiettivo del nutrizionista che lo ha
in cura è di mantenere il più
possibile il suo peso entro
parametri sicuri, per evitare
che un eccessivo dimagrimento comprometta la
capacità dell’organismo
di combattere la malattia e di resistere agli effetti collaterali.
“Il periodo della chemioterapia è il più critico perché
agli effetti meccanici che interferiscono con l’atto di nutrirsi, legati talvolta agli esiti
degli interventi chirurgici, si
sommano gli effetti anoressizzanti dei farmaci” spiega
Anna Rita Sabbadini del Dipartimento di dietetica e nu-
Q
trizione clinica dell’Istituto
europeo di oncologia di Milano. Oltre alla perdita di peso,
a seconda della malattia può
essere compromesso anche
l’assorbimento di determinate sostanze nutritizie, e quindi è necessario che il cibo sia
calorico ed equilibrato.
“È molto
importante
che i malati
abbiano la
possibilità di
consultare
un esperto in
dietetica e
nutrizione”
afferma Sabbadini. “Solo
così si può evitare un pericoloso fai da te”.
L’obiettivo
principale
è mantenersi
in forma
per le cure
La prassi prevede infatti
che il paziente potenzialmente a rischio di squilibri
nutrizionali (come la mancanza di microelementi o di
vitamine, per esempio)
venga sottoposto a esami del
sangue per determinare la
presenza effettiva di una carenza prima di modificare la
dieta e di procedere alla compensazione.“Molti pazienti
pensano, sbagliando, che se
mangiano poco o si sentono
deboli è sempre utile assumere integratori multivitaminici o i cosiddetti ricostituenti
ma è una pratica che nel migliore dei casi è inutile, nel
peggiore è nociva, perché
sappiamo, per esempio, che
alcune vitamine favoriscono
la crescita dei tumori invece
di rallentarla”.
TRUCCHI PRATICI
Nella maggior parte dei
casi, la perdita di peso nei
malati di tumore dipende da
una mancanza di proteine,
ed è per questo che spesso i
pasti consigliati ne sono ricchi.
“Anche in questo caso è
bene non generalizzare” continua Sabbadini. “Chi ha un
tumore del seno spesso non
ha problemi nutrizionali, oppure ha difficoltà legate alla
nausea da chemioterapia ma
non al malassorbimento. Viceversa chi ha un tumore del-
L’ARTICOLO IN BREVE...
olti studi hanno chiarito i meccanismi molecolari alla base della perdita di peso e
della nausea di cui sono afflitti i pazienti con malattia in fase attiva e in terapia.
Per contrastare il dimagrimento e le carenze nutrizionali che ne derivano è necessario affidarsi a medici esperti in nutrizione e attenersi ai loro consigli: pasti piccoli,
frequenti e ipercalorici, in grado di stuzzicare il poco appetito residuo. Contro la nausea,
invece, è bene agire su più fronti: farmacologico, psicologico e sociale. Non è solo la chemioterapia a contribuire al deperimento ma anche un generale cambiamento del metabolismo dell’organismo, in parte contrastabile con l’alimentazione.
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CONSIGLI PRATICI
LA CAUSA? PARTE DAL CERVELLO
E COINVOLGE LO STOMACO
LA NAUSEA DA FARMACI
a nausea e il vomito indotti da chemioterapia sono
un effetto collaterale dovuto a diversi meccanismi,
tra i quali la distruzione delle cellule che ricoprono la
parete interna dello stomaco e l’attivazione dell’area
del cervello che governa la sensazione di nausea.
Questa può essere acuta, quando insorge entro 24 ore
dalla terapia, ritardata (entro i cinque giorni
successivi) o anticipatoria, quando si manifesta prima
del trattamento.
Questo tipo di disturbo non va sottovalutato perché
gli studi hanno dimostrato che chi ne soffre fin dal
primo ciclo di chemioterapia ha più probabilità di
soffrirne anche nei cicli successivi e che se la nausea
viene bloccata prima della sua comparsa o agli esordi
è più facilmente trattabile rispetto alla nausea che si
è già instaurata.
La ricerca medica ha studiato il fenomeno con
attenzione e oggi le chemioterapie sono classificate
anche in base alla loro capacità di indurre nausea. È
comunque bene sapere che esiste una predisposizione
individuale a manifestare il sintomo che prescinde
dalla sostanza farmacologica utilizzata.
Per affrontare questo inconveniente della cura è
necessario agire su più fronti: quello farmacologico
(esistono farmaci antiemetici molto moderni, spesso
somministrati in associazione tra loro per potenziarne
gli effetti), ma anche sulla psiche (con l’aiuto di uno
psiconcologo che riduca lo stress legato alla
chemioterapia), sulle relazioni sociali (chi ha una
buona rete di amicizie o viene alle terapie
accompagnato da persone gradite ne soffre meno) e
infine sul fisico (mantenendo l’organismo in salute e
ben nutrito).
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l’apparato gastrointestinale
può soffrire di veri e propri
deficit nutrizionali. Nei tumori della testa e del collo,
invece, le difficoltà possono
essere legate a fattori meccanici e agli esiti degli interventi. In questi pazienti bisogna
valutare non solo la composizione ma anche la modalità
di preparazione e somministrazione dei pasti”.
Per facilitare la vita dei
pazienti, il dipartimento di
Sabbadini ha messo a punto
un elenco di consigli pratici
per i malati, alcuni dei quali
possono sembrare sorprendenti alla luce di quello che
i medici considerano un
buon modo di nutrirsi. Tra
le indicazioni, infatti, vi è
anche quella di privilegiare
i cibi grassi e gustosi, di utilizzare il burro o di facilitare
il consumo della carne con
un pochino di maionese. “È
vero, sono consigli che possono suonare inopportuni,
ma bisogna pensare che lo
scopo principale dell’alimentazione in questa delicata fase della vita della persona è mantenere il peso
corporeo e rendere appetibili i cibi in un momento in
cui, per ragioni varie (tra cui
anche una perdita del senso
del gusto legata alla chemioterapia) i pazienti trovano
tutto di scarso interesse”.
Via libera, per esempio,
agli snack: crackers, grissini,
ma anche bocconi di formaggio e uova sode, toast e
pizzette, budini, frullati,
torte, pasticcini e succhi di
frutta. “L’appetito è cosa così
rara che bisogna coglierla al
volo” spiega Sabbadini. “Se
si ha fame, bisogna soddisfare subito l’istinto
prima che lo stimolo
scompaia”.
LE BASI METABOLICHE
Un punto critico per chi
deve alimentarsi durante la
cura è la nausea, che peggiora con la distensione delle
pareti dello stomaco. “Il
trucco sta nel mangiare piccole porzioni di cibi molto
calorici: meglio lo yogurt
con dentro la panna di quello magro e la pasta si può
condire col burro”.
Anche per le bevande
l’obbligo è che siano caloriche, con aggiunta di zucchero.
“A leggere le indicazioni
che diamo ai pazienti si potrebbe pensare che è un momento in cui darsi senza remore ai piaceri della tavola,
ma purtroppo non è così
perché, per loro, nutrirsi
adeguatamente può essere
una vera fatica, un obbligo
che va pianificato nel corso
della giornata e a cui sottoporsi esattamente come si fa
con i farmaci” conclude Sabbadini. Con un’altra accortezza importante: quella
della varietà, che non deve
mai mancare per non peggiorare eventuali squilibri
già presenti.
QUESTIONE DI VOLUMI
Che cosa determina la
perdita di peso e gli squilibri nutrizionali del malato
di cancro in terapia? A parte
lo scarso appetito e la nausea, vi sono meccanismi
metabolici
ormai
PREPARARE I CIBI RICHIEDE IMPEGNO, MA
CON QUALCHE TRUCCO SI EVITA LO STRESS
IL RUOLO DELLA FATICA
volte la fatica di chi è in trattamento è tale da
influire anche sulla preparazione dei cibi. Per evitare
che ciò accada, e che l’appetito scompaia del tutto, gli
esperti dell’IEO hanno stilato un breve elenco di consigli
pratici.
• Fare una passeggiata prima di sedersi a tavola e
creare un’atmosfera rilassante al momento del pasto.
• Chiedere agli amici o ai parenti un aiuto per cucinare.
• Utilizzare prodotti surgelati, semilavorati o pronti
all’uso per velocizzare le operazioni di preparazione.
• Nei momenti in cui ci si sente meglio, preparare i
piatti preferiti per poi congelarli in monoporzione in
modo da averli pronti e disponibili per l’uso.
• Stimolare il proprio interesse verso il cibo scegliendo
nuove ricette o mangiando fuori casa.
• Assumere pasti piccoli e frequenti (5-6 pasti al
giorno), mangiando appena si sente appetito. Portare
sempre con sé snack veloci.
A
ben noti e che si possono
contrastare con la dieta,
come spiega Alberto Ricciuti, medico di medicina generale e vicepresidente dell’associazione Attive come
prima, che ha dedicato all’argomento della gestione
del malato oncologico al domicilio un manuale edito
da FrancoAngeli con la prefazione di Umberto Veronesi.
“Sia il tumore sia la chemioterapia possono interferire con l’assorbimento e l’elaborazione dei nutrienti attraverso un meccanismo
noto col nome di acidosi
mesenchimale”. Si tratta in
sostanza di uno spostamento del pH dell’ambiente extracellulare verso
l’acido che
ha diversi
effetti negativi sul metabolismo. “Inoltre i chemioterapici possono agire da chelanti,cioè bloccare e inglobare alcuni micronutrienti essenziali come il ferro, il
rame, il manganese e il cobalto. Spesso è per questa ragione che i malati soffrono
di fatigue, quella particolare
forma di stanchezza che colpisce chi ha un cancro” spiega Ricciuti.
Lo spostamento del pH
dei tessuti verso l’acido interferisce anche con la rimozione delle tossine, che si accumulano più facilmente
nell’organismo e possono
dare sintomi come le mucositi (infiammazione delle
mucose), coliti, dispepsia,
ansia e disturbi del sonno,
dolori articolari e infiammazioni dei nervi.
“È possibile contrastare
parzialmente questo effetto
con il cibo, considerando
che l’alimentazione
occidentale peggiora la situazione
perché è
ricca di
alimenti acidificanti come
gli zuccheri raffinati e le
proteine animali”.
È bene specificare che
non c’è una relazione diretta
tra l’acidità di un cibo e il
suo effetto sul metabolismo:
i limoni, per esempio, sono
molto acidi ma non hanno
un effetto acidificante sulla
matrice extracellulare. “I
cibi più indicati sono
la verdura,
la frutta, il
formaggio
e lo yogurt,
il latte, la
soia, la melassa (da usare al posto degli
zuccheri raffinati), le mandorle. Questo non significa
che bisogna eliminare tutto
il resto, anzi, ma che bisogna ricordarsi di consumare
in buona quantità anche
quelli che riportano il pH
verso valori più elevati”
conclude l’esperto.
Chi è in chemioterapia,
poi, soffre anche di infezioni come le micosi e di una
riduzione della flora batterica intestinale, oltre che di
una diminuzione della produzione di enzimi digestivi
che spiega la comparsa della
nausea e il malassorbimento degli alimenti.
Le soluzioni? “Bisognerebbe preparare il paziente
anche dal punto di vista alimentare prima di cominciare la cura” spiega l’esperto.
Uno dei consigli più importanti, per
esempio, riguarda l’abitudine di
mescolare i
cibi nello
stesso pasto:
carne e amidacei (pasta, riso), carne e
uova, carne e latte, frutta o
carboidrati e proteine non
dovrebbero mai essere consumati insieme. Si tratta infatti di classiche “accoppiate
incompatibili”, che rendono
più difficili i processi digestivi, dal momento che richiedono enzimi diversi.
“Non è difficile seguire
uno schema corretto: basta
consumare separatamente i
primi e i secondi, e riservare
frutta e dolci ai fuori pasto”.
Piccole
quantità di cibo
più volte
nella giornata
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