A. CARBONE, R. HENKE, G. SUBIOLI, Specializzazione e

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A. CARBONE, R. HENKE, G. SUBIOLI, Specializzazione e
SOCIETA’ ITALIANA DI ECONOMIA AGRARIA
XLVI Convegno di Studi
“Cambiamenti nel sistema alimentare: nuovi problemi, strategie, politiche”
Piacenza, 16-19 settembre 2009
Comunicazione
UN’APPLICAZIONE DELL’INDICE PRODY
AL COMMERCIO AGROALIMENTARE ITALIANO
*
Anna Carbone
Università della Tuscia, Viterbo
(e-mail: [email protected])
Roberto Henke
Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA)
(e-mail: [email protected])
Giovanna Subioli
Università della Tuscia, Viterbo
(email: [email protected])
Abstract:
In questo lavoro si applica agli scambi agroalimentari un indicatore (l’indice Prody) che misura il cosiddetto
livello di “complessità” (sophistication) dei beni esportati e che, recentemente, è stato utilizzato per l’analisi
dell’intero commercio con l’estero di un Paese. Con il termine “complessità” si intende un insieme di
caratteristiche incorporate nei beni e legate alla loro redditività; tra queste, la tecnologia, la qualità ed il
grado di diversificazione, le limitazioni alla concorrenzialità del mercato. Nell’ipotesi alla base dell’uso di
questo indicatore, tali caratteristiche sono correlate al livello del reddito pro-capite dei paesi esportatori e
descrivono in modo sintetico ed efficace il tipo di mercato nel quale un Paese si trova a competere per un
dato prodotto e, quindi, indirettamente, le sue potenzialità in termini di capacità di remunerazione delle
risorse impiegate. Nell’analisi proposta, si analizza il livello di sophistication dei prodotti agroalimentari
commercializzati sui mercati mondiali, ed il posizionamento di ciascun paese. Un approfondimento è
dedicato alla specializzazione del nostro paese ed all’evoluzione del tipo di mercati e di concorrenza nel
quale si colloca il made in Italy agroalimentare.
Parole chiave:
agroalimentare
*
export
sophistication,
specializzazione
commerciale,
made
in
Italy
Questo lavoro è frutto di una ricerca che beneficia del sostegno finanziario del Ministero dell’Istruzione, Università e
Ricerca (Programma di Ricerca Scientifica di Rilevante Interesse Nazionale 2007 su “Politiche dell’Unione Europea,
processi di integrazione economica e commerciale ed esiti del negoziato WTO”).
1. Introduzione
Il lavoro proposto nelle pagine seguenti sperimenta l’applicazione agli scambi agroalimentari di una
famiglia di indicatori proposti in alcune recenti analisi di commercio internazionale. Si tratta di
indici che misurano il livello di sophistication (traducibile in italiano con il termine complessità, ma
qui si preferisce usare il sintagma originale inglese) di ogni bene esportato e di ogni paese
esportatore. In particolare, in questo lavoro si prende in considerazione il cosiddetto indice Prody
(Lall, Weiss e Zhang 2006; Hausman, Hwang e Rodrik, 2007). Con il concetto di sophistication si
designa un insieme di caratteristiche incorporate nei beni e legate alla loro redditività; tra queste, la
tecnologia, la qualità ed il grado di diversificazione, la presenza di altri elementi che possono
limitare la concorrenzialità di un mercato. Nell’ipotesi alla base dell’uso di questo indicatore, tali
caratteristiche sono correlate al livello del reddito pro-capite dei paesi esportatori ed inoltre il livello
di sophistication delle esportazioni di un paese sarebbe, più generalmente, legato alle potenzialità di
crescita economica del Paese stesso (Rodrick, 2006). I vantaggi principali che derivano dall’utilizzo
di questi indicatori consistono nella facilità di reperimento dei dati necessari alla loro costruzione,
nella semplicità di calcolo ed interpretazione, nella loro notevole capacità di sintetizzare
efficacemente una grande mole di dati attraverso la determinazione di graduatorie e tendenze
evolutive (Di Maio e Tamagni, 2008; Hausman, Hwang e Rodrik, 2003).
In particolare, questa tipologia di indicatori descrive in modo sintetico ed efficace il tipo di mercato
nel quale un Paese si trova a competere per un dato prodotto e, quindi, indirettamente, le sue
potenzialità in termini di capacità di remunerazione delle risorse impiegate nel processo produttivo.
Il paper intende offrire alcune valutazioni sull’utilità e sulle eventuali limitazioni nell’uso di questa
semplice metodologia – ed in particolare dell’indice Prody – finora applicata con riferimento
all’intero vettore delle esportazioni di più Paesi, nel caso in cui venga applicata allo studio del
commercio di un settore ed in particolare di quello agroalimentare.
A questo scopo, il prossimo paragrafo è dedicato ad illustrare nel dettaglio il concetto di
sophistication e la natura degli indicatori che misurano tale fenomeno. Nello stesso paragrafo
vengono brevemente inquadrati i contributi di analisi nell’ambito dei quali questa famiglia di
indicatori è stata sviluppata e le peculiarità ed accortezze interpretative necessarie ad una
applicazione in campo agroalimentare. Nel paragrafo 3 viene illustrato e discusso il livello di
sophistication delle 95 voci nelle quali è stato scomposto il commercio agroalimentare mondiale. Il
paragrafo 4 si concentra, invece, sul rapporto tra l’indice Prody e l’indice di vantaggio comparato
rivelato, che aiuta a mettere a fuoco l’evoluzione del livello della sophistication del paniere dei
1
prodotti esaminati. Il paragrafo 5 si concentra sull’Italia e propone un’applicazione di questi
indicatori all’analisi del tipo di collocazione commerciale dei prodotti del cosiddetto made in Italy
agroalimentare. Questo approfondimento ha una doppia valenza, in quanto da un lato aiuta a dare
una valutazione concreta dell’interesse dei risultati specifici forniti dagli indicatori e, dall’altro,
consente di capire quale sia la tendenza cui va incontro la specializzazione internazionale del settore
agroalimentare italiano, in una fase in cui le analisi più recenti fotografano un paese che nel suo
insieme mantiene una specializzazione produttiva che permane sbilanciata nei settori tradizionali
(Lanza, 2007; Di Maio e Tamagni, 2008). Infine, nel paragrafo 6, vengono proposte alcune
riflessioni conclusive.
2. Gli indici di sophistication e il commercio agroalimentare
Come anticipato nell’introduzione, gli indicatori sui quali si basa l’analisi proposta in questo
contributo misurano il cosiddetto livello di sophistication delle voci di esportazione. Il termine
sophistication sta ad indicare gli attributi di un bene che ne aumentano il contenuto in valore,
ovvero ne aumentano la capacità di remunerare i fattori della produzione impiegati. Tra questi, la
tecnologia, gli specialised skills, il design, il marchio, altre qualità uniche o difficilmente imitabili
legate alla natura intrinseca del prodotto o anche ad aspetti estrinseci.
Gli autori che, negli anni più recenti, hanno proposto l’uso di questo concetto nell’analisi delle
tendenze del commercio internazionale, misurano indirettamente la sophistication dei beni esportati
attraverso il Pil dei paesi esportatori (cit. Lall et al. 2007; Hausamann, 2006). Più precisamente,
l’indice di sophistication di una voce commerciale definita a livelli di aggregazione più o meno
spinti (di seguito indice Prody) è costruito come sommatoria dei Pil pro capite (Pilpc) dei paesi che
esportano tale prodotto (o aggregato), ognuno ponderato con un peso che esprime la
specializzazione commerciale del paese in quel prodotto.
N
Pr odyi = ∑ sij Pil j
j =1
Dove si,j pondera il Pil di ciascun paese j esportatore del prodotto i ed è dato da:
si , j =
RCAi , j
∑ RCA
i, j
i
e RCA (Revealed Comparative Advantage, Indice di Balassa) è:
2
X i, j
RCAi , j =
Xi
X j ,w
Xw
L’idea sottostante è che paesi ad alto Pilpc, per definizione, sono generalmente in grado di
remunerare meglio le risorse impiegate. Dunque, l’indice Prody misura il livello medio di ricchezza
dei paesi esportatori e, quindi, indirettamente, fornisce una indicazione sintetica del livello di
sophistication del bene e, quindi, del tipo di concorrenza che il prodotto incontra sui mercati
internazionali, in quanto la sophistication genera forme imperfette di concorrenza che sono
premessa di una maggiore profittabilità (Lall, Weiss e Zhang, 2007). Inoltre, secondo gli autori che
propongono l’uso di questi indici, una specializzazione delle esportazioni orientata verso prodotti ad
alto valore Prody è promotrice di crescita economica anche in quanto gli attributi di sophistication,
che conferiscono maggior valore ai prodotti, danno luogo a fenomeni di spill-over/imitazione tra
imprese di uno stesso paese che ampliano la capacità di esportare in quel settore1 (Hausmann et al.,
2006). Ad esempio, questo sarebbe, secondo Rodrick (2006), proprio ciò che è accaduto alla Cina,
paese i cui eccezionali tassi di crescita sarebbero, in gran parte, spiegati da una specializzazione
delle esportazioni verso prodotti ad elevata sophistication2.
L’evoluzione della misura del Prody nel corso del tempo, inoltre, consente di apprezzare eventuali
processi di delocalizzazione geografica del commercio dovuti a cambiamenti nella specializzazione
delle esportazioni dei paesi. Questi, naturalmente, possono a loro volta essere la conseguenza di
processi di trasformazione del tessuto produttivo paesi della più varia natura e dovuti cause diverse,
determinabili solo con analisi ad hoc di maggiore dettaglio ed approfondimento.
Un paese le cui esportazioni sono orientate in favore di prodotti il cui indice di sophistication si
riduca nel tempo è un paese la cui competitività è compromessa da una specializzazione produttiva
inadeguata a valorizzare le risorse presenti e verosimilmente andrà incontro ad una crescente
concorrenza da parte dei prodotti meno sofisticati di paesi a più basso reddito (più intensa
concorrenza di prezzo). Ciò è proprio quanto sarebbe accaduto in Italia, secondo Di Maio e
Tamagni (2008), che hanno analizzato l’evoluzione della sophistication delle esportazioni italiane
nell’arco di un ventennio, spiegando così, almeno in parte, il declino della competitività
1
Secondo Hausmann et al. (2006) si tratta di produzioni con maggiore contenuto innovativo in cui è forte la
componente pioneristica dove sono elevati i “cost of discovery” dei primi entranti e quindi vi è maggiore
convenienza/probabilità che si inneschino comportamenti di imitazione e diffusione da parte dei followers.
2
La capacità di alcune imprese cinesi di collocarsi in segmenti di mercato dinamici e remunerativi, perlopiù dominati
da paesi ad elevato Pil avrebbe agito da traino verso una numero crescente di altre imprese cinesi, diffondendo così una
crescente capacità di remunerazione degli input (Rodrick, 2006).
3
internazionale del paese3. Questo tipo di analisi sembra di particolare interesse proprio nel caso dei
prodotti agroalimentari (in particolare quelli dell’industria di trasformazione) in quanto si tratta di
produzioni per le quali i paesi a medio-basso reddito hanno avuto negli ultimi anni relativamente
maggiore facilità di accesso entrando nel novero degli esportatori.
Nell’analisi qui proposta, infatti, ci si limita a calcolare il Prody per i beni del paniere delle
esportazioni agroalimentari. La natura settoriale dell’analisi, oltre alle caratteristiche peculiari che
distinguono fortemente il settore primario da molti altri settori produttivi, richiedono alcune cautele
nell’interpretazione dei risultati che verranno di volta in volta presentate al lettore4.
3. La sophistication dei prodotti agroalimentari
Il calcolo dell’indice Prody per il comparto agroalimentare ci restituisce un quadro molto composito
e variegato, sia rispetto alla composizione merceologica (settore primario e prodotti trasformati) che
rispetto all’origine e alla destinazione dei prodotti (prodotti per il consumo diretto, per l’industria
alimentare, input, ecc.) (vedi allegato 1). Se si guarda alla distribuzione delle frequenze relative per
classi dell’indice Prody per il 2006/07 si evidenzia come la distribuzione mostri un andamento
assimilabile ad una curva normale, con un picco per valori compresi tra 16.500 e 18.500 dollari
(figura 1). Rispetto al 1996/97, si evidenzia un complessivo miglioramento della distribuzione dei
valori dell’indice per il totale delle 95 voci considerate: il picco delle frequenze si sposta a destra
nel 2006/07 ma è decisamente più basso rispetto al dato del 1996/97.
Dai dati della tabella 1, che riporta alcune statistiche descrittive “standard” dell’analisi dei dati,
notiamo che l’indice mostra un notevole campo di variazione e che questo campo di variazione è
aumentato tra il primo ed il secondo periodo, aumentando la distanza tra valori bassi e alti, come
testimoniato dall’aumento della deviazione standard5. La media e la mediana sono molto vicine tra
loro (dunque la posizione del valore medio coincide quasi con quello che si lascia a sinistra il 50%
delle osservazioni), il che dimostra una distribuzione piuttosto simmetrica e regolare dei dati, ed
entrambe aumentano leggermente. Al contempo, il valore del primo quartile resta sostanzialmente
3
Più nel dettaglio, le esportazioni del paese si sarebbero progressivamente concentrate in settori a bassa sophistication
riducendo la capacità dello sbocco estero di promuoverne la crescita, spostando progressivamente il piano della
competizione commerciale sugli elementi propri di settori maturi a basso valore aggiunto.
4
L’analisi è stata condotta con riferimento all’ultimo decennio, rappresentato dai bienni 1996-97 e 2006-07. I dati di
commercio usati sono quelli della Banca Dati Contrade (Nazioni Unite) nella classificazione HS a 6 digit per un totale
di 704 voci, poi aggregate in 95 comparti.I dati di Pil e popolazione vengono dalla Banca Dati WDI (Banca Mondiale).
I dati sul Pil sono in dollari costanti 2005 in parità di potere d’acquisto.
5
È interessante sottolineare che la deviazione standard è più elevata in questo set di dati relativi al solo comparto
agroalimentare rispetto al set di dati riferito al commercio nel suo complesso, come mostrato da altro lavori (Di Majo,
Tamagni, 2008). In altre parole, l’ampiezza del campo di oscillazione è maggiore in questo set di dati rispetto a quello
del commercio nel suo complesso.
4
stabile, mentre il terzo quartile, nel decennio in esame, aumenta6. Tutto ciò, a conferma di quanto
già visto dalla dinamica delle frequenze, sta ad indicare un complessivo “spostamento” verso l’alto
della distribuzione dei valori dell’indice, ovvero un aumento dei valori dell’indice per buona parte
dei prodotti e, comunque, una maggiore ampiezza dell’arco dei valori dei dati che aumentano
rispetto a quello dei valori che diminuiscono.
Fig. 1 - distribuzione delle frequenze del valore dell'indice Prody per le 95 voci dei prodotti agroalimentari
35
30
frequenze relative prody
25
20
freq.rel 96-97
freq.rel 06-07
15
10
5
0
25004500
45016500
65018500
8501- 10501- 12501- 14501- 16501- 18501- 20501- 22501- 24501- 26501- 28501- 3050110500 12500 14500 16500 18500 20500 22500 24500 26500 28500 30500 32500
classi
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
Tab. 1 - Statistiche descrittive relative all'indice Prody (95
1996/97
Valore minimo
3.887,4
1° quartile
12.972,7
Mediana
15.229,3
Media
15.106,9
3° quartile
17.738,7
Valore massimo
25.051,9
Deviazione standard
4.501,2
prodotti)
2006/07
2.935,5
12.992,7
16.712,4
16.559,2
20.334,7
30.803,6
6.012,6
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
Passando ad osservare il tipo di voci commerciali che si trovano nelle diverse posizioni della
distribuzione, si nota come nelle prime dieci posizioni per grado di sophistication si collocano, nel
biennio 2006/07, esclusivamente beni legati alla filiera zootecnica, sia bovina che di altre specie,
6
Si ricorda che il primo quartile rappresenta il valore che identifica la posizione del 25% delle osservazioni. In questo
caso, un quarto dei dati assume valore inferiore a 12.972,7. Allo stesso modo, il terzo quartile identifica la posizione del
75% delle osservazioni.
5
con la sola eccezione dei vini spumanti7. In particolare, la voce che fa registrare il valore più alto
del Prody è quella dei “formaggi erborinati”, che si collocava al primo posto anche nel 1996-97. Nel
complesso, si tratta di prodotti frutto di un processo “medio” di trasformazione (formaggi, vini
spumanti), complessivamente piuttosto “maturi” (grassi animali, frattaglie, carcasse congelate), o
anche riconducibili alla attività primaria ma con uno specifico contenuto tecnologico ed un alto
valore commerciale (animali riproduttori). Per tutti questi prodotti, e, in generale, per buona parte
delle prime posizioni, il Prody migliora tra il biennio 1996-97 ed il 2006-07, con pochi rilevanti
spostamenti di posizione tra i prodotti, il che potrebbe essere letto come una certa stabilità nel
“pacchetto” di prodotti agroalimentari che, attraverso il proprio grado di sophistication, garantisce,
ai Paesi che si specializzano nella loro esportazione, una maggiore competitività ed un impatto
virtuoso sul livello di reddito (Di Maio Tamagni, 2008). A questo proposito, è interessante notare
che, mentre nel complesso, la maggior parte dei prodotti che si collocano in alto nella graduatoria
vede il Prody migliorare nel decennio considerato, al contrario, i prodotti in fondo alla classifica
registrano un peggioramento dell’indice. In sostanza, dunque, sembra che i prodotti con un minor
grado di sophistication, che necessariamente spesso ma non sempre coincidono con prodotti
“primari” dell’agricoltura, vedano peggiorare ulteriormente il valore dell’indice nel corso del
tempo.
Un elemento atteso, in accordo con quanto sostenuto dagli studiosi che hanno proposto l’uso
dell’indice, è che le commodities si collochino nella parte bassa del ranking dell’indice, mentre
prodotti a più alta sophistication siano nella parte alta. Vale senz’altro la pena di rilevare che nel
caso dell’alimentare, questo tipo di relazione, pur sussistendo in molti casi, è notevolmente
attenuata per cui, come visto, si hanno prodotti indifferenziati del settore primario anche in
posizioni relativamente alte del ranking e prodotti trasformati dell’industria alimentare in posizioni
non sempre elevatissime. Ciò, come si discuterà anche più avanti, dipende da diversi fattori che
influenzano significativamente la specializzazione produttiva dei paesi nel settore agroalimentare,
tra cui elementi legati al clima ed alla disponibilità di risorse, scelte politiche legate al ruolo
strategico tradizionalmente accordato all’autosufficienza alimentare ed alla presenza di un settore
primario vitale anche al di là del suo contributo all’efficienza economica complessiva del paese8.
Avendo esaminato i dati nel loro insieme, il passo successivo è quello di verificare, per i prodotti a
maggiore valore dell’indice Prody, le quote di esportazioni sul mercato mondiale (tabella 2).
7
Per un quadro completo del ranking delle 95 voci qui utilizzate per l’agroalimentare, si veda anche l’allegato 1 in
appendice.
8
Se nel tempo il valore dell’indice per certi prodotti resta alto o aumenta, vuol dire che Paesi a basso reddito non sono
entrati nel mercato delle esportazioni di quei prodotti, probabilmente a causa delle barriere tecnologiche e qualitative
che caratterizzano quel determinato prodotto; al contrario, un peggioramento del Prody può essere letto come l’ingresso,
nella specializzazione esportativa di quel prodotto, di Paesi più poveri o comunque a PIL pro-capite più basso (Di Maio,
Tamagni, 2008).
6
Partendo dai formaggi erborinati, oltre il 70% delle esportazioni di questo prodotto sono
riconducibili a tre Paesi dell’UE: Danimarca (27,8%) Italia (22%) e Francia (21,5%). In tutti e tre i
casi le quote sono sostanzialmente stabili nel tempo, seppure con un leggero incremento. Il secondo
prodotto in ordine di sofisticatezza è quello delle carcasse suine fresche o congelate. In questo caso,
il prodotto risulta meno concentrato: la quota di esportazioni mondiale più ampia spetta alla
Germania (18%), in grande espansione (nel 1996-97 la stessa quota si fermava al 4,5%), seguita
dalla Danimarca. Da notare che la crescita delle esportazioni tedesche sembra essere bilanciata dal
forte arretramento della quota olandese, che passa dal 21,3% del 1996-97 ad appena l’11,7% del
2006-07. Per quanto riguarda i vini spumanti, terzo prodotto per valore dell’indice Prody nel 200607, siamo di fronte ad una tipologia di prodotto le cui esportazioni sono fortemente concentrate: il
66% è ascrivibile alla Francia, poco meno del 10% all’Italia ed il 9% alla Spagna. La situazione non
era molto diversa nel decennio precedente.
Di seguito ci si riferisce a categorie di prodotti diversi per grado di trasformazione, concentrazione
delle quote ed ampiezza dei marcati di riferimento, in modo da dare un’ampia panoramica di
prodotti a diverso indice Prody.
Tab. 2 - Valore dell'indice Prody, dell'indice di vantaggio comparato e delle quote per prodotti selezionati
Prodotto
Posizione Tip. prod.*
Valore Prody
Primi 3 esportatori 2006/07
2006/07 1996/97
Formaggi erborinati
1
i
30.803,6 25.051,9
Danimarca (27,8%) Italia (22,0%) Francia (21,5%)
Suini - carcasse fresche, refrigerate
2
p
29.981,2 24.918,8
Germania (18,0%) Danimarca (15,7%) Olanda (11,7%)
Vini spumanti
3
i
29.950,3 16.583,9
Francia (66,1%) Italia (9,9%) Spagna (8,9%)
Carni bovine e suine preparate
4
i
29.110,7 22.734,4
Italia (19,6%) Olanda (16,4%) Danimarca (12,8%)
Formaggi grattugiati
5
i
26.038,0 19.394,8
Olanda (19,4%) Italia (19,0%) Francia (13,0%)
Pelati e conserve di pomodoro
46
i
11.210,7 17.052,0
Italia (44,3%) Cina ( 16,3%) Spagna (9,2%)
Pasta alimentare
47
i
12.978,3 16.799,6
Italia (60,9%) Turchia (3,6%) USA (3,2%)
Grano tenero
52
p
20.734,0 16.123,2
USA (25,5%) Canada (12,6%) Francia (12,0%)
Caffè greggio
95
p
3.887,4 2.935,5
Brasile (27,2%) Colombia (13,8%) Vietnam (10,5%)
* p = prodotto primario; i = prodotto dell'industria a limentare
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
La voce “pelati e conserve di pomodoro” occupa il 46° posto nella graduatoria dell’indice Prody,
con un notevole aumento tra il primo ed il secondo biennio considerato. Questo prodotto
rappresenta una delle voci principali del made in Italy agroalimentare italiano; infatti, la quota di
mercato dell’Italia raggiunge il 44,3%, in leggero aumento rispetto al biennio precedente. Molto
significativo è l’incremento della quota di mercato mondiale della Cina, che passa dal 2,9% del
1996-97 al 16,3% dell’ultimo biennio, collocandosi al secondo posto tra gli esportatori mondiali
(Antimiani e Henke, 2005). L’ingresso della Cina nel mercato internazionale dei pelati di pomodoro
come importante esportatore determina, come era da attendersi, una riduzione del valore del Prody
per questo prodotto (tabella 2). La pasta alimentare si situa al 47° posto nella graduatoria dell’indice
Prody, anch’essa in aumento nei due periodi di tempo considerati. In questo caso, ci troviamo di
fronte ad un prodotto la cui quota di mercato dell’italia è superiore al 60%; al nostro Paese seguono
altri con quote intorno al 3% (USA, Turchia), mentre in questo caso la quota della Cina tende a
7
ridursi moltissimo, fin quasi ad azzerarsi. Passando alla commodity agricola per eccellenza, il grano
tenero, esso si colloca al 52° posto in graduatoria e fa registrare un peggiora mento del valore. Il
paese con la più ampia quota di mercato sono gli USA (25,5%), in riduzione rispetto al biennio
1996/97; seguono il Canada e la Francia, mentre la Russia si mostra in forte aumento tra i due
periodo considerati. Infine, prendendo in considerazione il prodotto con indice Prody più basso, il
caffè greggio, la quota più forte spetta al Brasile (27,2%), seguito dalla Colombia e dal Vietnam.
4. La dinamica della sophistication delle esportazioni agroalimentare per paese
Un approfondimento sul ruolo che giocano le diverse voci di esportazione sulla posizione relativa
dei paesi nel commercio agroalimentare lo si può ottenere attraverso un interessante esercizio
proposto dalla letteratura sulla sophistication delle esportazioni, che consiste nell’osservare
congiuntamente per ciascuna voce e per ciascun paese il valore dell’indice Prody e quello
dell’indice Rca (che, come si ricorderà, è l’indice in base al quale è definito il peso del Pil procapite
nell’indice Prody stesso) (Lebre de Freitas e Salvado, 2009; Di Maio e Tamagni, 2008). Ponendo
questi valori sugli assi di un grafico si ottiene una nuvola di punti per ciascun paese che può essere
interpolata da una retta la cui pendenza offre, in maniera molto sintetica, la misura del tipo di
specializzazione commerciale del paese.
Fig. 2 - L'indice Prody e il Rca nel 2006-07 per alcunui paesui selezionati
40000
Lineare
(ITALIA)
Lineare
(FRANCIA)
35000
Lineare
(SPAGNA)
30000
Lineare
(GERMANIA)
Lineare
(POLONIA)
Prody 06-07
25000
Lineare
(TURCHIA)
20000
Lineare
(EGITTO)
Lineare (CINA)
15000
Lineare
(BRASILE)
10000
Lineare
(INDIA)
Lineare
(UNGHERIA)
5000
Lineare (USA)
0
0
2
4
6
RCA 06-07
8
10
12
14
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
8
Una inclinazione positiva, infatti, si ha per i paesi che godono di Rca in produzioni con maggior
valore dell’indice Prody. Viceversa, i paesi per i quali è più forte il vantaggio nelle produzioni meno
sofisticate mostrano una nuvola di punti (e quindi una retta di regressione) rivolta in basso. La
figura 2 mostra i valori assunti da questa relazione per 12 paesi di particolare interesse e
rappresentatività. Osservando, quindi, le nuvole di punti formate dalle coppie di valori dei due
indici, si può subito notare che in quattro casi la retta di regressione indica una specializzazione
commerciale in prodotti ad elevato Prody: la Germania, la Francia, la Polonia e l’Italia. La
Germania deve questo buon posizionamento prevalentemente alla sua specializzazione nelle
esportazioni di carni suine e di salumi, ai formaggi, alla cioccolata al caffè ed alle bibite, tutti
prodotti ai quali corrispondono livelli del Prody elevati. Per la Francia le voci che più influiscono
sulla sua posizione sono riconducibili all’industria delle bevande: vini, spumanti, liquori e acque,
oltre a formaggi e, in misura più ridotta, gelati. Per quanto riguarda la Polonia, oltre alle carni, al
pollame, ai formaggi ed alla cioccolata hanno un ruolo importante frutta, ortaggi e uova. L’Italia si
distingue per i valori estremamente elevati dell’indice di Balassa in corrispondenza di un gran
numero di prodotti, perlopiù riconducibili al made in Italy. Tra questi soprattutto: le paste, i vermut,
i pelati, l’olio, i formaggi, i vini, il caffè, le preparazioni di carni. Ciò sta ad indicare un elevato
grado di specializzazione commerciale in un ampio ventaglio di prodotti che caratterizzano
profondamente i beni agroalimentari italiani sui mercati esteri, molto più di quanto non accada per
tutti gli altri potenziali competitors.
Infine, merita attenzione la posizione di India e Cina, accomunate da una grande varietà nella
specializzazione delle esportazioni che include, però, perlopiù beni esportati da paesi a basso
reddito. La peggiore posizione dell’India si spiega, da un lato, con l’importanza del ruolo assunto
dal riso nella sua specializzazione commerciale (prodotto a cui corrisponde uno dei Prody più bassi
di tutto il vettore agroalimentare); dall’altro, con il contributo positivo dato al livello di
sophistication della Cina da prodotti quali pesci, sia congelati che lavorati, pasta e pelati.
Confrontando i valori assunti dall’indice Prody e dall’Rca all’inizio ed alla fine del decennio
studiato (figure 2 e 3) si notano alcuni cambiamenti che vale la pena di segnalare (vedi allegato 2).
Innanzitutto, si deve segnalare che è nella parte alta del grafico che si registrano i più diffusi
miglioramenti, con la Germania, la Francia, l’Italia, la Polonia e la Spagna che orientano
progressivamente le proprie esportazioni a favore di comparti il cui Prody è più elevato9. Tra i paesi
a specializzazione più sfavorevole, il Brasile riesce a migliorare la propria posizione scavalcando i
paesi asiatici, che dal canto loro arretrano, ed a raggiunge la Turchia che mantiene la sua posizione.
9
Per quanto riguarda il risultato positivo ottenuto dall’Italia per l’export agroalimentare, vale la pena di segnalare che
questo è tanto più apprezzabile in quanto in controtendenza con la performance delle esportazioni complessive la cui
specializzazione commerciale si concentra progressivamente a favore di comparti la cui sophistication appare in
declino, secondo quanto rilevato in Di Maio e Tamagni (2008).
9
Alla base dei cambiamenti positivi osservati c’è quasi sempre una crescita di specializzazione nelle
esportazioni di comparti appartenenti alle filiere zootecniche, che come si ricorderà corrispondono a
valori dell’indice Prody elevati e crescenti nel tempo10. Il miglioramento della specializzazione
italiana è dovuto a variazioni positive dell’indice di Balassa per prodotti del made il Italy il cui
Prody è cresciuto nel decennio. Diverso è il caso della Polonia, che va incontro ad un
riorientamento più complessivo della propria specializzazione commerciale, probabilmente spinto
dalle trasformazione che hanno fatto seguito all’ingresso di questo importante paese agricolo
nell’UE (Antimiani, De Filippis e Henke, 2006; Scoppola, 2004). Infine, anche il leggero
miglioramento nella specializzazione produttiva della Spagna non è dovuto a fenomeni
macroscopici a carico di uno o pochi comparti ma ad una diffusa riduzione nella specializzazione in
un gran numero di comparti a basso valore del Prody.
Tra i paesi la cui specializzazione commerciale arretra in termini di sophistication, nel corso del
decennio, si segnala il caso degli USA, che accentuano la loro già forte propensione alle
esportazioni dei cereali a cui corrispondono livelli relativamente bassi del Prody. L’India accresce
la propria specializzazione nelle esportazioni di carcasse congelate di bovini, il cui Prody si riduce
nel corso del periodo. Infine, la Cina registra un ampio ventaglio di cambiamenti senza che alcuno
prevalga sugli altri. Ciò può essere letto come parte dei più generali processi di trasformazione e
crescita dell’economia cinese che ne stanno ridisegnando il profilo sia interno che internazionale,
tanto sul fronte dell’offerta che della domanda di beni strumentali e per il consumo finale.
10
Per la Germania si tratta specialmente di carni suine, sia fresche che lavorate, e di formaggi; per il Brasile di carni
bovine e del pollame; in Francia l’effetto positivo di una crescente specializzazione nelle esportazioni di formaggi
erborinati si accompagna a quella dei vini spumanti.
10
Fig. 3 - L'indice Prody e il Rca nel 1996-97 per alcuni paesi selezionati
Lineare (ITALIA)
30000
Lineare (FRANCIA)
Lineare (SPAGNA)
Lineare (GERMANIA)
25000
Lineare (POLONIA)
Lineare (TURCHIA)
Lineare (EGITTO)
Lineare (CINA)
20000
Lineare (BRASILE)
Prody 06-07
Lineare (INDIA)
Lineare (UNGHERIA)
15000
Lineare (USA)
10000
5000
0
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
RCA 96-97
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
5. Il caso del made in Italy agroalimentare
In questo paragrafo si utilizza l’indice Prody per un’analisi più dettagliata del made in Italy
agroalimentare. Anche in questo caso si può utilizzare questo indice per una prima collocazione dei
prodotti nel ranking della sophistication che aiuta a capire su quali tipi di mercati ciascun prodotto
si trova a competere. Inoltre, mettendo in relazione l’evoluzione del grado di sofisticatezza delle
esportazioni agroalimentare italiane con la specializzazione del set di esportazioni si traggono
informazioni sul tipo di traiettoria competitiva nella quale si colloca il paese. Da questo punto di
vista, il made in Italy si presta bene come caso di studio, essendo esso composto prevalentemente da
prodotti caratterizzati da un buon grado di trasformazione e differenziazione e dunque più sensibili
all’indice Prody. Ciò che si vuole mettere in evidenza è il rapporto tra il grado di sofisticatezza ed il
grado di specializzazione del made in Italy: se la specializzazione aumenta per prodotti con un
indice Prody alto, o che comunque aumenta nel tempo, allora da ciò discende che il paese si sta
orientando verso prodotti ad alto livello di sophistication e di redditività e, quindi, a maggiore
potenziale di crescita. Al contrario, una specializzazione su prodotti che vedono peggiorare il valore
11
dell’indice Prody indica una specializzazione su prodotti che, perdendo nel tempo “sofisticatezza”,
esprimono un più basso potenziale di crescita.
Il made in Italy agroalimentare viene, in genere, definito come quella componente delle
esportazioni agroalimentari del Paese proveniente dall’industria di trasformazione, per cui i saldi
sono stabilmente positivi e che hanno una chiara identificazione con l’Italia all’estero11. In questo
caso, delle 95 voci originali ne sono state individuate 20, che danno un quadro complessivamente
esaustivo del made in Italy agroalimentare italiano.
Nella figura 4 si mettono in relazione per l’Italia e per tutti i 95 comparti individuati, l’indice Prody
con l’Rca. Il paragrafo precedente ha messo in evidenza come l’Italia si trovi nel gruppo di Paesi la
cui specializzazione nelle esportazioni è fortemente legata a prodotti ad elevato grado di
sofisticatezza (sebbene in misura meno accentuata rispetto ad altri Paesi europei) e come questa
propensione sia aumentata nel corso del decennio indagato. Pur nella forte variabilità delle
situazioni fotografate dal grafico, si può notare come la relazione prevalente tra i due indicatori sia
di segno positivo, con una prevalenza nella crescita della specializzazione commerciale in comparti
il cui Prody è migliorato nel tempo.
Fig. 4 - Variazioni dell'indice prody e del Rca per le 95 voci agroalimentari
250
200
Variazioni % RCA
150
100
-70
-50
formaggi freschi‐latticini
salumi
50
cioccolata e prodotti a base vermut
di cioccolata
pelati e conserve di formaggi (eslcusi già olio d'oliva vergine
f. erborinati
pomodori
0panetteria
denom.)
f.grattugiati
miscele di olii d'oliva
paste all'uovo e/o farcite
-30
-10
10
30
50
olio d'oliva non vergine
pasticceria
riso lavorato
70
90
-50
-100Variazioni% Prody
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
11
In questo caso si è adottata la definizione proposta nel Rapporto sul commercio con l’estero dei prodotti
agroalimentari dell’INEA (INEA, annate varie). Avendo definito in questo modo il made in Italy, restano esclusi da essi
importati prodotti del settore primario che pure contribuiscono stabilmente e significativamente al saldo positivo
dell’export agroalimentare italiano, in particolare l’ortofrutta fresca. Il made in Italy agroalimentare rappresenta circa il
50% delle complessive esportazioni agroalimentari italiane In valori correnti, nel 2007 esso era pari a poco meno di 12
miliardi di euro. Per un’analisi della performance commerciale del made in Italy agroalimentare riferita a periodi
precedenti si veda Carbone (1994).
12
Il primo quadrante rappresenta una evoluzione virtuosa in quanto vi si collocano i comparti per i
quali è contemporaneamente cresciuto l’Rca ed il Prody. Si tratta di 35 voci molte delle quali
appartenenti alle filiere zootecniche ma tra le quali spiccano anche comparti di rilievo più tipici del
paniere delle esportazioni italiane (10 delle quali facenti parte del made in Italy), tra cui la frutta
fresca e secca, le acque, i liquori.
Anche al terzo quadrante può essere attribuito un giudizio in un certo senso positivo, in quanto
corrisponde a comparti per i quali si ha una riduzione della sophistication e per i quali, al contempo,
si attenua la specializzazione italiana nell’ambito degli scambi internazionali. Si trovano in questa
condizione 15 comparti, perlopiù di prodotti non trasformati sia degli allevamenti che delle
coltivazioni, a cui si aggiungono alcuni prodotti a basso grado di trasformazione.
I rimanenti due comparti circoscrivono percorsi evolutivi negativi. Nel secondo quadrante ricadono
10 comparti (due dei quali del made in Italy: olio di oliva vergine e vermut) il cui Prody si riduce
ma per i quali l’Italia va aumentando la propria specializzazione. Ancora più critica è la situazione
individuata dal quarto comparto, nel quale ricadono ben 34 voci di esportazione (8 delle quali del
made in Italy) per le quali si ha un arretramento della specializzazione del nostro Paese ma il cui
Prody sta crescendo.
Concentrandosi sulla evoluzione dei prodotti del made in Italy (tabella 3), 17 delle 20 voci si
collocano nelle prime 50 posizioni del calcolo dell’indice Prody per il 2006/07, e 10 nei primi 25.
Tra il 1996/97 ed il 2006/07 l’indice Prody migliora per la maggior parte di queste voci, con le sole
eccezioni del riso lavorato, dell’olio di oliva vergine e dei vermut (figura 5). La categoria dei
formaggi, in particolar modo le voci relative ai formaggi erborinati e grattugiati, è quella per cui ad
un livello di Prody già alto nel primo biennio considerato, corrisponde la variazione positiva più
consistente nel secondo biennio.
Dunque, nel complesso, la sophistication del made in Italy agroalimentare aumenta nei dieci anni
considerati. Tuttavia, come si evidenzia nella tabella 4, per molti dei prodotti selezionati si assiste
ad una erosione delle quote delle esportazioni mondiali italiane: dunque, anche se ci si trova di
fronte ad un comportamento che si differenzia per singola categoria di prodotto, nel complesso si
può affermare che il miglioramento dell’indice Prody, e quindi del grado di sofisticatezza delle
esportazioni agroalimentari italiane, corrisponde un arretramento sul fronte delle quote di mercato
del Paese. In sostanza, sembra che l’Italia non riesca a restare competitiva nelle esportazioni di
alcuni comparti a crescente grado di sofisticatezza perdendo peso, per questi stessi prodotti, come
fornitore mondiale.
13
Tab. 3 - Valori del Prody per prodotti agroalimentari del made in Italy
Prody 96-97
Prody 06-07
Prodotto
15.459,1
20.192,7
formaggi freschi-latticini
19.394,8
26.038,0
f.grattugiati
22.410,2
17.638,0
f. fusi
25.051,9
30.803,6
f. erborinati
22.536,7
23.097,6
formaggi (eslcusi già denom.)
19.304,6
22.502,9
caffè lavorato
riso lavorato
7.269,0
5.763,0
olio d'oliva vergine
14.907,2
12.713,7
olio d'oliva non vergine
14.016,6
16.678,5
miscele di olii d'oliva
15.757,9
18.431,9
16.046,7
20.476,7
salumi
23.439,7
cioccolata e prodotti a base di cioccolata 19.577,9
15.672,5
20.178,9
paste all'uovo e/o farcite
pasta
12.978,3
16.799,6
18.909,6
20.603,2
pasticceria
20.404,5
20.962,6
panetteria
11.210,7
17.052,0
pelati e conserve di pomodori
14.582,3
15.874,0
succhi di frutta
17.594,0
22.132,3
gelati
vini <2lt
16.053,1
17.639,3
18.534,7
18.354,1
vermut
vini >2 lt
10.908,5
12.907,3
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
Fig. 5 - Indice Prody per il made in Italy agroalimentare
formaggi erborinati
30000
formaggi grattugiati
25000
P
R
O
D
Y
0
6
0
7
gelati
salumi
formaggi
freschi
paste
all'uovo
20000
pasta
pelati e conserve
miscele olii oliva
vini<2litri
olio oliva non vergine
succhi frutta
cioccolata
caffè lavorato
formaggi
pasticceria panetteria
vermut
15000
vini >2 lt
olio oliva vergine
10000
riso lavorato
5000
5000
10000
15000
20000
25000
PRODY 96-97
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
14
Tab. 4 - Variazione dei valori dell'indice Prody e delle quote di esportazioni mondiale italiane
Var. Quota
Variazione Indice Prody
posiz. 06/07 posiz. 96/97 var. posiz. var. indice
export
formaggi erborinati
1
1
=
+
=
formaggi grattugiati
6
18
+12
+
formaggi freschi
25
43
+18
+
altri formaggi
14
6
-8
+
+
cioccolata
12
17
+5
+
+
caffè lavorato
15
19
+4
+
+
panetteria
21
12
-9
+
pasticceria
23
21
-2
+
gelati
17
26
+9
+
+
salumi
24
34
+10
+
=
miscele di oli di oliva
34
38
+4
+
olio d'oliva vergine
74
53
-21
=
olio d'oliva non vergine
50
60
+10
+
succhi di frutta
55
57
+2
+
pasta
47
71
+24
+
=
pasta all'uovo
26
41
+15
+
pelati e conserve
45
77
+32
+
=
riso lavorato
90
91
+1
vini < 2 lt
41
33
-8
+
+
vini > 2 lt
72
80
+8
+
vermut
36
22
-14
+
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
6. Conclusioni
L’esercizio proposto in queste pagine va inteso come una esplorazione del tutto preliminare delle
potenzialità della famiglia di indicatori che misurano la sophistication delle esportazioni quando
applicati ad un solo settore dell’economia ed in particolare a quello agroalimentare, che presenta
spiccate specificità.
L’indice Prody è costruito in modo tale per cui le esportazioni di un determinato prodotto vengono
messe in relazione con il Pil pro capite dei Paesi che contribuiscono al flusso di esportazioni di
quello stesso prodotto. Il risultato è un ranking di prodotti per cui le voci con basso valore del Prody
si collocano nella parte bassa del ranking in quanto i paesi che sono specializzati nella loro
esportazione sono a basso Pil pro capite. Al contrario, nella parte alta del ranking si collocano
prodotti che costituiscono una quota importante del set delle esportazioni di Paesi ad alto reddito.
Venendo più in dettaglio ai risultati del lavoro, l’applicazione dell’indice al comparto
agroalimentare evidenzia un ranking dei prodotti secondo cui le produzioni zootecniche si
associano a paesi a reddito pro capite medio elevato, indipendentemente dal grado di trasformazione
e dal livello di differenziazione. Più in generale, da questa analisi preliminare i dati sembrano
15
mostrare che il legame tra il ranking dei prodotti secondo l’indice Prody, da un lato, e il loro livello
di trasformazione (settore primario e industria alimentare) e grado di differenziazione, dall’altro,
sia, nell’insieme, piuttosto debole. Ciò si evidenzia anche per altre categorie merceologiche, in
maniera più netta rispetto a quanto è stato mostrato in letteratura per altri settori dell’economia. Va
d’altra parte, però, anche detto che per alcune produzioni vi è una relazione più stretta tra l’indice
Prody ed il contenuto dei prodotti in termini di trasformazione e differenziazione, come ad esempio
nel caso dell’ortofrutta o del vino.
Per quanto riguarda l’Italia va senz’altro valutata positivamente la ulteriore specializzazione
commerciale in comparti a crescente livello di sophistication. In particolare, il made in Italy
agroalimentare rappresenta un buon esempio di quanto visto per le esportazioni italiane nel loro
complesso: il livello di sofisticatezza nel complesso aumenta, il che vuol dire che si specializzano in
questa tipologia di beni paesi a più alto livello di reddito pro capite. Ciò significa anche che il
nostro paese è impegnato su fronti competitivi sempre più complessi, in mercati dove i clienti si
conquistano conferendo ai prodotti caratteristiche distintive non banali, Allo stesso tempo, tuttavia,
un campanello di allarme si accende quando si osserva l’erosione delle quote di esportazione
dell’Italia rispetto ad alcuni prodotti che caratterizzano il made in Italy. In pratica, ad un aumento
della sofisticatezza dei prodotti non corrisponde una capacità del paese di conquistare nuove quote
di mercato mondiale, trovandosi spesso a competere con vecchi e nuovi paesi partner.
Riferimenti bibliografici
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16
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dell’Italia in un’Europa allargata. In Defrancesco E. (a cura di) Liberalizzazione degli scambi dei prodotti
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17
Allegato 1- Valori dell’indice Prody dei bienni 96-97 e 06-07 dei 95 comparti dell’agroalimentare
Prodotto
Prody 06-07
Prody 96-97
formaggi erborinati
30.804
25.052
suini, carcasse fresche e refrigerate
29.981
24.919
vini spumanti
carni bovine e suine preparate
29.950
16.584
29.111
22.734
formaggi grattugiati
26.038
19.395
animali vivi -riproduttori
25.731
22.224
suini -carcasse cong.
25.225
17.510
frattaglie di mammiferi fresche o cong.
24.801
22.922
semilavorati latte
23.934
20.276
yogurt, burro, spalmabili
23.634
17.879
cioccolata e prodotti a base di cioccolata
23.440
19.578
estratti e sughi di carni
formaggi (eslcusi già denom.)
23.198
16.077
23.098
22.537
caffè lavorato
22.503
19.305
grassi animali vari
22.454
23.114
semi da semina
22.324
19.962
gelati
22.132
17.594
bovini, carcasse fresche e refrigerate
22.066
19.659
bibite analcoliche
pollame a pezzi fresco e cong.
21.913
19.226
21.168
15.744
cacao lavorato
20.973
21.899
panetteria
20.963
20.404
pasticceria
20.603
18.910
salumi
20.477
16.047
formaggi freschi-latticini
20.193
15.459
paste all'uovo e/o farcite
20.179
15.673
carni e frattaglie varie fresche e cong.
20.091
15.508
pesca fresco e refrigerato
20.008
19.714
ovic./equini, carcasse/mezzene fresche o cong.
19.937
18.472
salse, condimenti, estratti, zuppe, brodi, ecc.
19.528
16.412
latte
19.008
17.011
patate
18.914
13.151
birra
18.527
17.599
miscele di oli d'oliva
preparazioni di carni
18.432
15.758
18.398
15.916
vermut
18.354
18.535
pollame intero fresco e cong.
18.238
14.953
carni varie preparate
18.113
14.947
animali vivi -volatili
17.849
15.754
pesci vivi
17.832
15.200
vini < 2lt
(segue)
17.639
16.053
18
Prodotto
Prody 06-07
Prody 96-97
formaggi fusi
17.638
22.410
liquori e superalcolici
17.526
13.787
frutti bosco
17.503
15.371
preparazioni di carni dietetiche
17.060
14.815
pelati e conserve di pomodori
17.052
11.211
pasta
16.800
12.978
couscous, bulgur, ecc.
16.712
15.873
olio d'oliva non vergine
16.679
14.017
caramelle e chewingum
16.669
15.244
pesce congelato
16.386
15.261
grano tenero
16.123
20.734
mele, kiwi e pere
16.078
14.891
succhi di frutta
15.874
14.582
uova
15.823
15.229
preparazioni di pesce
15.788
13.450
acque
15.327
14.108
ortaggi lavorati e preparati
15.293
15.128
alimenti zootecnici (farine, panelli, ecc.)
15.273
13.951
agrumi
15.107
16.222
grano duro
14.709
20.994
frutta semilavorata congelata
14.384
12.967
uva
14.322
13.625
farine, semole, fiocchi di cereali e amidacei
13.891
11.970
frutta preparata
13.732
13.611
mosti, alcole, sidro
13.578
13.897
frutta secca
13.239
11.639
bovini -carcasse cong.
13.180
15.335
ortaggi freschi
13.154
13.093
ortaggi congelati
13.123
14.035
preparazioni di pesci
13.078
12.923
vini >2 lt
12.907
10.909
altri cereali
12.714
13.872
olio d'oliva vergine
12.714
14.907
piante, fiori, ecc.
12.660
13.555
miele
12.263
10.479
drupacee
11.680
10.738
radici, succhi, gomme, foglie-variamente conservate
11.618
9.440
pomodori freschi
10.868
14.719
oli di semi
10.513
12.262
meloni e cocomeri
10.262
10.915
semi e farine di proteaginose e oleaginose
9.675
10.057
(segue)
19
Prodotto
Prody 06-07
Prody 96-97
animali vivi -non riproduttori
9.522
15.906
zuccheri
9.080
7.608
ortaggi in pezzi, tritati o in polvere
8.937
9.596
ortaggi semilavorati
8.400
7.574
frutta tropicale
8.390
6.357
frutta in guscio
8.141
7.530
radici
7.648
7.399
riso lavorato
tabacchi greggi
5.763
7.269
5.454
6.005
spezie
4.359
4.853
canne, bambù ecc.
4.063
9.330
cacao grezzo e semilavorato
3.702
10.978
caffè grezzo
2.936
3.887
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
Allegato 2 - variazione Prody-RCA per i 95 comparti dell’agroalimentare italiano
VARIAZIONI POSITIVE RCA- NEGATIVE PRODY
VARIAZIONI POSITIVE RCA-POSITIVE PRODY
Prodotto
Var. Prody %Var.Rca %
Prodotto
Var. Prody %Var.Rca %
ortaggi in pezzi, tritati o in polvere
-6,87
13,84 animali vivi -riproduttori
15,78
116,08
caffè grezzo
-24,49
83,74 bovini -carcasse fresche,refrig
12,25
20,62
spezie
-10,19
117,83 suini -carcasse fresche,refrig
20,32
5,09
grano tenero
-22,24
98,68 suini -carcasse cong.
44,06
11,67
altri cereali
-8,35
6,27
ovic./equini carc./mezz. fr./cong.
7,93
17,34
semi e farine di proteaginose e oleaginose
-3,80
95,05 frattaglie di mammiferi fr./cong.
8,20
55,09
grassi animali vari
-2,86
6,81
pollame intero fresco e cong.
21,97
24,84
*olio d'oliva vergine
-14,71
15,12 pollame a pezzi fresco e cong.
34,45
16,25
*vermut
-0,97
26,87 carni bovine e suine preparate
28,05
18,79
grano duro
-29,94
22,37 preparazioni di pesce
17,38
6,02
*formaggi freschi-latticini
30,62
111,73
VARIAZIONI NEGATIVE RCA-POSITIVE PRODY
22,96
9,30
Prodotto
Var. Prody %Var.Rca %*f. erborinati
animali vivi -volatili
13,30
-44,52 *formaggi (eslcusi già denom.)
2,49
8,29
carni e frattaglie varie fresche e cong.
29,56
-23,82 uova
3,90
51,63
carni varie preparate
21,18
-9,77 miele
17,02
31,98
pesci vivi
17,31
-26,57 ortaggi semilavorati
10,90
6,91
pesce congelato
7,37
-41,57 mele, kiwi e pere
7,97
20,76
Yogurt, burro, spalmabili
32,19
-53,45 frutta secca
13,74
10,91
*f.grattugiati
34,25
-0,75 *caffè lavorato
16,57
29,15
patate
43,82
-46,41 *salumi
27,61
50,31
ortaggi freschi
0,47
-35,78 preparazioni di pesci
1,20
14,96
radici
3,36
-72,28 *cioccolata e prod. con ciocc.
19,73
28,41
frutta in guscio
8,12
-16,53 *pasta
29,44
7,63
frutta tropicale
31,99
-33,41 *pelati e conserve di pomodori
52,10
9,28
uva
5,12
-34,02 salse, condimenti, estratti…
18,99
38,21
drupacee
8,77
-38,95 acque
8,64
42,28
semi da semina
11,83
-16,49 *vini <2lt
9,88
15,97
radici, succhi, gomme, foglie
23,07
-11,37 liquori e superalcolici
27,12
16,25
*olio d'oliva non vergine
18,99
-22,88 alimenti zootecnici
9,48
15,34
*miscele di oli d'oliva
16,97
-7,15 estratti e sughi di carni
44,29
109,79
preparazioni di carni
15,59
-43,19 *gelati
25,79
25,71
zuccheri
19,34
-4,94 birra
5,27
56,70
20
caramelle e chewngum
*paste all'uovo e/o farcite
couscous, bulgur, ecc.
*pasticceria
*panetteria
ortaggi lavorati e preparati
frutta preparata
*succhi di frutta
bibite analcoliche
vini spumanti
*vini >2 lt
9,35
28,75
5,29
8,96
2,74
1,09
0,89
8,86
13,98
80,60
18,32
-3,10
-11,95
-19,15
-27,77
-5,88
-2,12
-47,75
-22,20
-32,38
-5,98
-23,91
latte
semilavorati latte
preparazioni di carni dietetiche
11,74
18,04
15,15
242,65
182,53
0,71
VARIAZIONI NEGATIVE RCA-NEGATIVE PRODY
Prodotto
Var. Prody %Var.Rca %
animali vivi -non riprod.
-40,13
-51,67
bovini -carcasse cong.
-14,05
-7,83
f. fusi
-21,29
-18,28
piante, fiori, ecc.
-6,60
-3,80
pomodori freschi
-26,17
-15,94
ortaggi congelati
-6,49
-7,99
agrumi
-6,87
-17,59
meloni e cocomeri
-5,98
-11,64
*riso lavorato
-20,72
-59,36
canne, bambù ecc.
-56,45
-42,28
oli di semi
-14,27
-15,81
cacao grezzo e semilavorato
-66,27
-42,87
cacao lavorato
-4,23
-41,19
mosti, alcole, sidro
-2,30
-69,76
tabacchi greggi
-9,18
-5,18
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
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