il quadro conoscitivo
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COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Comune di Pagina 1 di 71 BRENO (BS) Piano di Governo del Territorio VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA del DOCUMENTO DI PIANO art. 4 L.R. 12/2005 “Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi” (comma 1, articolo 4 della legge regionale 11 marzo 2005, n. 12) D. G. Territorio e Urbanistica - U. O. Pianificazione territoriale e urbana dicembre 2005 e marzo 2007 “Determinazione della procedura per la Valutazione Ambientale Strategica di Piani e Programmi – VAS (art. 4 L.R. 12/2005; d.c.r. n. 351/2007)” D. G. R. VIII/6420 27 dicembre 2007 Parte II IL QUADRO CONOSCITIVO Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 2 di 71 1. INTRODUZIONE..........................................................................3 1.1 Geomorfologia ............................................................................ 4 1.2 Le unità geoambientali ................................................................. 5 2. L’ACQUA.....................................................................................9 2.1 Idrografia ................................................................................... 9 2.2 La qualità e il monitoraggio delle acque superficiali ........................ 13 2.3 Grandi e piccole derivazioni idriche .............................................. 14 2.4 L’acqua per uso umano .............................................................. 15 3. IL SUOLO .................................................................................16 3.1 Dissesti e rischi ......................................................................... 16 3.2 Breno e il Piano di Assetto Idrogeologico dell’A.d.B. del fiume Po.... 17 3.3 Vincoli e limitazioni nell’uso del suolo ........................................... 19 3.4 il vincolo idrogeologico ............................................................... 21 3.5 La copertura del suolo e il patrimonio boschivo-vegetazionale ......... 22 4. IL PAESAGGIO..........................................................................26 4.1 Il Piano Territoriale Paesistico Regionale....................................... 28 4.2 Breno e il P.T.C.P. della Provincia di Brescia.................................. 29 4.3 Gli alberi monumentali ............................................................... 34 5. LA TUTELA DELLA NATURA .......................................................35 5.1 Il Parco Naturale Regionale dell’Adamello ..................................... 37 5.2 I siti Natura 2000 nel comune di Breno ........................................ 41 5.3 Riserva naturale orientata “Alto Cadino-Val Fredda”....................... 47 5.4 PLIS del Barberino ..................................................................... 49 5.5 Il P.T.C.P. e la rete ecologica provinciale ...................................... 51 5.6 Malghe, rifugi e alpeggi .............................................................. 53 5.7 Indirizzi e prescrizioni del P.T.C. del Parco dell’Adamello................. 55 6. L’ATTIVITA’ ITTICA E VENATORIA ..........................................57 6.1 La pesca................................................................................... 57 6.2 La caccia .................................................................................. 59 7. L’AMBIENTE ANTROPICO .........................................................60 7.1 il centro abitato secondo il vigente P.R. G. .................................... 60 7.2 sensibilità archeologiche............................................................. 62 7.3 la qualità dell’aria ...................................................................... 63 7.4 il rumore .................................................................................. 65 7.5 elettrosmog .............................................................................. 69 7.6 Impianti trattamento rifiuti, discariche e siti inquinati..................... 70 Fonti ...............................................Errore. Il segnalibro non è definito. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 3 di 71 1. INTRODUZIONE Il Comune di Breno rientra nel territorio di competenza della Comunità Montana di Valle Camonica e ne rappresenta il principale centro amministrativo. Confina con i comuni di Bagolino, Bienno, Braone, Ceto, Cividate Camuno, Condino (TN), Daone (TN), Losine, Malegno, Niardo, Prestine. Occupa una superficie di circa 58,79 kmq, con una popolazione di circa 5.000 abitanti. Il capoluogo è Breno, poso sulla riva destra del fiume Oglio, da quota 280 m slm circa, fino a quota 374 m slm, quasi totalmente sulla conoide formata dai torrenti “Valle Morina” e “La Valle” e in parte sulla piana alluvionale del Fiume Oglio, con colline parzialmente coltivate e montagne con boschi cedui e di conifere. Fanno corona al capoluogo quattro località principali: Pescarzo (ubicato a monte dell’abitato di Breno e attraversato dal Torrente Re “di Pescarzo” affluente destro del Torrente “La Valle o Riovaldazio”), Astrio a sud-est del nucleo di Pescarzo, su quote dell’ordine degli 800 m s.l.m., in sponda destra del Torrente “La Valle”) e Mezzarro (in sponda sinistra del Fiume Oglio, a sud-ovest dell’abitato di Breno). Forse meno conosciute ma non per questo meno importanti sono Arendolo, Argai, Aèrt (piccolo spiazzo a 1350 m), Bacchetta m 2549, è la cima più alta del monte Concarena, posto sulla destra della Val Camonica tra i comuni di Breno e Capo di Ponte, Bazena (a 1760 m comprende alcune malghe e un laghetto (m 2097), sul versante destro della Val delle Valli, tributaria del torrente Grigna), Bellacara sita sopra la frazione di Pescarzo, Bianca, Bilione, Boccola, Bordegas a nord di Breno sopra una propaggine della Concarena. Presente in loco, fin dal medio evo, Broli, Cadino, Caiò, Calameto sulla sponda destra dell'Oglio, Cereto, Convent, Corna, Costone, Dassa-e, Degna comprensiva delle località "cà de Dègna" (m. 948) e Fontanoni (m. 1100), Croce Domini passo che congiunge fin dall'antichità la Val Caffaro e la Val Canonica, Foppe, Foppo, Frasene, Gera-e, Guardia chiamato anche Alta Guardia, Lavarino, Lezio, Loppolo valletta segnalata sulle carte antiche più dettagliate e posta a NO di Breno ed a SO di Losine, Madonna chiesetta antica, costruita nei pressi del ponte sull'Oglio sotto la rupe su cui sorge il castello di Breno, Malegno, Malpensata, Marone, Mezzaro, Moia – e, Montepiano, Morina, Nemplas, Piana, Plagne, Porcile – i, Rucche – co, Sambuco, San Maurizio antico sacello con cimitero, San Valentino piccolo e antico altare localizzato a SE di Breno, Santella, Spinera tra Breno e Lanico sulla sinistra dell'Oglio, Terre Fredde, Valle piccola valle che scende dalla piana di Astrio, Zucca. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 4 di 71 1.1 Geomorfologia Il territorio della Provincia di Brescia è stato strutturato, nel suo attuale assetto, da due grandi eventi: l’orogenesi alpina e le glaciazioni. L’orogenesi alpina può essere definita come una serie complessa di processi geologici, riconducibili ai movimenti crostali della tettonica a zolle, che con un processo iniziato oltre 200 milioni di anni fa in ambiente oceanico, hanno portato alla formazione della catena alpina. Le glaciazioni hanno determinato il modellamento delle valli, la formazioni di laghi e colline e contribuito in modo determinante all’interrimento dell’ambiente marino e palustre della pianura padana. I processi geomorfici recenti si manifestano soprattutto con frane ed erosioni. Le prime sono distribuite prevalentemente nell’aureola metamorfica circostante l’Adamello e nell’ampia fascia carbonatica delle basse valli mentre le erosioni caratterizzano i corsi d’acqua montani, dove il fondovalle è ampio e dove il deposito di materiali ha generato imponenti conoidi. Questa è una situazione tipica della Valle Camonica e del Comune di Breno. Entrambi i versanti della Val Camonica sono interessati dalla presenza di falde detritiche, attive ed inattive, da fenomeni di soliflusso, ruscellamento e creep superficiale. Da segnalare anche le diffuse gradonature d’origine antropica presenti alle quote meno elevate, realizzate per l’utilizzo produttivo del suolo. Tutti questi fenomeni hanno interessato o interessano rocce di varia età e formazione. Le più antiche si trovano nella media ed alta Valle Camonica, a nord magmatiche e metamorfiche e sedimentarie a sud. L' effetto sinergico dei fenomeni sopra descritti ha determinato una complessa serie di tipologie di paesaggio (alpino, prealpino, montano e submontano, collinare, ai margini della pianura, gli anfiteatri morenici, di fondo valle, dell'alta, media e bassa pianura). Il Comune di Breno è caratterizzato per lo più dalla presenza di tre tipi di paesaggio: o paesaggio prealpino: con fasce altimetriche comprese tra i 1.900 e i 2.200 m, è caratterizzato dalla presenza di paleoforme che i ghiacciai pleistocenici hanno scolpito prima del loro ritiro, è molto aperto ed è connotato da pascoli e arbusti prostrati. Il paesaggio prealpino è quello del complesso metamorfico delle Tre Valli bresciane, posto a sud dell'Adamello, che si estende dalla Val Camonica, all'alta Val Trompia, alla Valle del Caffaro e ad oriente di quest'ultima. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) o PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 5 di 71 paesaggio montano e submontano: con fasce altimetriche al di sotto dei 1900 m caratterizzate da boschi di conifere e piu’ in basso di latifoglie. Sono diffusi versanti rocciosi, lisciati e montonati dal ghiacciaio e valli laterali sospese che si raccordano con il fondovalle attraverso cascate o gole rocciose. o paesaggio di fondovalle: è caratterizzato dalla presenza di depositi alluvionali e sono frequenti i conoidi di deiezione interessati diffusamente dall’attività antropica, ne è un esempio il centro abitato di Breno. 1.2 Le unità geoambientali Come inquadramento del territorio di Breno si fa ricorso agli strati informativi della “Cartografia Geoambientale” che la Regione Lombardia ha predisposto per il territorio montano. Obbiettivo primo della Carta delle Unità Geoambientali è di rappresentare in modo sintetico e significativo le diverse realtà ambientali che caratterizzano un dato territorio. A tale scopo sono state individuate le “unità geoambientali” definite come “aree che presentano caratteristiche omogenee dei parametri ambientali” dal punto di vista geomorfologico, pedologico, di copertura vegetale, delle risorse idriche, ecc. Il Comune di Breno è caratterizzato dalla presenza di 57 unità geoambientali elencate nella tabella e suddivise per classe e superficie. Vista la molteplicità di unità geoambientali Breno, si presenti procede con a la descrizione di quelle distribuite in corrispondenza delle aree urbane e periurbane localizzate prevalentemente occidentale comunale. del nella parte territorio Classe FXAPI BYDZZ AZVEA CWCRN BZVEC CZGCN CZGCN FXAPP CWCRN CWCRN Sup. (ha) 334,8 AZVEN 206,3 AZTEA 300,5 211,7 410,3 1.044,0 944,4 73,4 20,4 98,4 CWCRN 433,7 BWTEB 43,8 FXAPU 49,6 BZVEA 652,9 BZVTP 82,4 BYCMC CWGCN AWTER BYDZU Classe 17,4 200,7 157,3 93,0 BWTEC Sup. (ha) 158,5 CYLHI 17,1 FXAPP 26,6 AZVER 123,7 AWTER 544,9 AZVER CYGCP BZVEU 316,6 389,4 5,0 BYCPA 36,8 CYGCP 282,4 AYDZR 38,7 CWCRN AYAPP BWTEC AYDZR 3,4 46,9 34,9 16,3 AZVEP 363,6 AYDZP 15,3 AZVER CWCRN Classe 176,7 32,8 Sup. (ha) 25,6 FXAPP BYVTA 9,6 2,9 11,3 BYACA 389,1 CWGCN 218,8 FXAPP CYGCN CWCRN 9,2 405,7 28,0 AZVER 768,3 AWTEB 92,9 AZTPP 355,6 CZGCP 92,6 AYDZP 6,5 AZTLP 99,7 AZVER 284,6 AWTEM AYDZZ Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 57,7 81,9 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO Classe AWTER Incisioni vallive nel piano montano, con boschi di conifere AYDZP Coni di deiezione antichi, governati prevalentemente a prato AZVEA Pendii mediamente acclivi con alternanza di prati e pascoli AZVER Boschi di conifere su versanti mediamente inclinati BWTEC Incisioni vallive, forre, in ambiti di bosco ceduo nel piano basale V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 6 di 71 Caratteristiche ambientali La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Montano Alpino con fasce altitudinali che dai 700-1000 m s.l.m. si spingono fino ai 1800-2000 m s.l.m. L’acclività media è superiore ai 35°. Riguardo alla morfologia sono tipiche le incisioni vallive ripide e incassate in attiva erosione nonché le valli con alvei torrentizi in erosione laterale attiva, con intensi fenomeni erosivi di fondo e con accentuato profilo dell’alveo a V. Il substrato roccioso è costituito da diverse litologie con presenta di rocce metamorfiche e sedimentarie. In riferimento al territorio di Breno, è presente una valle fortemente incisa a est di Laveno; sono inoltre presenti calcari stratificati ed argilliti, affioranti lungo il fondovalle mentre i versanti sono coperti da depositi glaciali. Nella porzione altimetricamente piu’ elevata dell’unità sono presenti boschi di conifere (abete rosso e larice) e localmente boschi misti composti da fustaie di conifere con ceduo di latifoglie. Nella porzione altimetricamente meno elevata sono presenti boschi cedui coniferati e boschi di latifoglie con diverse forme di governo. Sono comprese nell’unità piccola aree a prato nei pressi di Laveno e di Case del Ceto. La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Montano Alpino con fasce altitudinali che dai 700-1000 m s.l.m. si spingono fino ai 1800-2000 m s.l.m. L’acclività media è compresa tra i 10° e 20°. La morfologia del territorio è caratterizzata dalla presenza di coni di deiezione che comprendono sia detriti in alimentazione attiva che stabilizzati. Tipici sono una serie di conoidi di deiezione a est di Breno in località Pian d’Astrio, con depositi di tipo alluvionale e nei pressi della località Vaiuga. Prevalgono i prati e i pascoli e rientrano in questa categoria i prati permanenti asciutti, i prati permanenti irrigui, i prati-pascoli e i pascoli. Sono presenti ambiti di rilevanza storico-culturale come malghe (Malga Vaiuga), mulattiere e ruderi di insediamenti produttivi. La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Montano Alpino con fasce altitudinali che dai 700-1000 m s.l.m. si spingono fino ai 1800-2000 m s.l.m. L’acclività media è compresa tra i 20° e i 35°. Dal punto di vista morfologico, la classe è rappresentata dai fianchi di una valle piuttosto che di una catena montuosa. Nel caso specifico di Breno, è presente una porzione di versante a valle delle Case del Monte di Cervino e di Pizzo Alto, che si spinge a sud fino a Case del Marte, inciso da valli minori. Sono presenti due cave di calcare nero, di cui una è ancora attiva. L’uso del suolo è in prevalenza caratterizzato da un’alternanza di prati-pascoli e boschi, con possibile presenza di limitate aree boscate. Nella porzione nord dell’unità i boschi sono fustaie di conifere (abete rosso e larice), nella porzione piu’ meridionale sono presenti boschi misti e cedui coniferati: le specie di latifoglie presenti sono il faggio, il castagno, il nocciolo, l’orniello. Verso Pratotondo sono presenti prati-pascoli e pascoli, come nei pressi di Case del monte. Appezzamenti incolti sono presenti nelle due località sopraccitate e a monte di Cave di pietra. Sono presenti ambiti di rilevanza storico-culturale (nuclei rurali, ritrovamenti preistorici) e biocenotico-ambientale. La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Montano Alpino con fasce altitudinali che dai 700-1000 m s.l.m. si spingono fino ai 1800-2000 m s.l.m. L’acclività media è compresa tra i 20° e i 35°. La classe, cha dal punto di vista morfologico comprende i fianchi delle valli e delle catene montuose, è caratterizzata da una prevalenza di boschi costituiti da conifere. E’ presente la parte inferiore del versante destro del tratto inferiore della Valle delle Valli con presenza di fustaie di abete rosso e larice (solo localmente è presente l’abete bianco) talvolta interessate da faggio ceduo e alle quote inferiori da castagno, frassino maggiore e rovere, governati a ceduo, che formano in molti punti (Belvedere, Foppa faeda) boschi misti. Sono presenti ambiti di rilevanza storico-culturale (malghe e mulattiere9, paleontologica e biocenotica. La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Basale con fasce altitudinali comprese tra i 700 e 1000 m s.l.m. Dal punto di vista morfologico sono tipiche della classe le incisioni vallive ripide e incassate in attiva erosione. Va segnalata la presenza di ambiti in evoluzione morfodinamica (tratti vallivi in erosione, falde detritiche attive, fenomeni ci crollo e frane). Si fa’ presente che le condizioni di elevata acclività, superiore ai 35°, associate ai fenomeni di erosione dovuti alle acque incanalate non consente alcuna variazione dell’attuale destinazione d’uso se non interventi mirati a regimare il deflusso delle stesse. In riferimento al territorio comunale di Breno, l’unità comprende tratti del torrente Lanico, della valle dell’Inferno e di altre valle laterali, caratterizzate tutte dall’essere fortemente incise e con scarpate laterali. Nella porzione nord-occidentale l’unità è costituita da depositi fluvioglaciali in parte coperti da depositi alluvionali e fluviali recenti. A sud di Breno, invece sono presenti incisioni vallive a valle di Astrio e scarpate laterali e nicchie di frana costituite da calcari massicci o da depositi glaciali. L’unità inoltre comprende un tratto della valle di Prestello che presenta scarpate di erosione fluviale, parte del corso della Grigna, un tratto della Valle Canile compreso tra Roccolo di Capriolo e Ranina, con scarpate laterali e parte delle due valli che si uniscono in località Castellazzo. Si nota una prevalenza di boschi costituiti da latifoglie governate a ceduo, per la maggior parte orno-ostrieti. Talvolta possono essere presenti boschi di conifere (abete rosso e larice). Nei pressi di Lozio sono presenti alcuni prati; nell’unità è compresa anche una Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO BYACA Pianori carsici caratterizzati da alternanza di boschi e prati BYCMC Cordoni morenici antichi con boschi cedui nel piano montano BYCPA Crinali arrotondati con boschi alternati a pascoli nel piano basale BYDZU Coni di deiezione urbanizzati nel piano basale BYDZZ Coni di deiezione del piano basale con urbanizzazione rada BYVTA Versanti scarsamente acclivi terrazzati con alternanza di prati e boschi nel piano basale BZVEA Versanti a media acclività boscati con prati e cascine interclusi V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 7 di 71 frazione di Lozio: Camerata. Esistono alcune situazioni di criticità ossia aree soggette ad incendi frequenti specie in zona Leviti, presenza di cave attive o abbandonate non recuperate, discariche di inerti. La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Basale con fasce altitudinali comprese tra i 700 e 1000 m s.l.m. e un’acclività compresa tra i 10° e 20°. Sono presenti aree con fenomeni carsici quali doline, inghiottitoi e grotte. Il substrato roccioso è costituito essenzialmente da calcari massicci. In riferimento al territorio di Breno è presente nell’unità un’area carsica del Dosso del Cerreto che presenta doline e terrazzamenti artificiali. Nei pressi di Ossimo sono inoltre presenti depositi glaciali. Un’altra area carsica si sviluppa tra Esine e Breno, anch’essa caratterizzata dalla presenza di doline e terrazzamenti artificiali. Si ritrovano inoltre numerosi affioramenti di calcari massicci e selciferi a sud-ovest, separati dai calcari stratificati a nord-est da una faglia tra Bienno e Cividate Camuno. Per quanto concerne l’uso del suolo, la classe è caratterizzata da un’alternanza di pratipascoli e boschi. Nella parte settentrionale dell’unità sono presenti vaste superfici a prato, attraversate da ampie fasce di bosco (ceduo o bosco di latifoglie) e di incolto. Nella porzione meridionale invece prevalgono le aree boscate (boschi di latifoglie), punteggiate da piccole aree a prato, prato erborato o occupate da boscaglie di latifoglie, generalmente localizzate su scarpate. Sono inoltre presenti ambiti di rilevanza storico-culturale (Oratorio Madonna della croce, in stile veneziano) e idrogeomorfologica (grotte e fenomeni carsici) che necessitano di una corretta tutela. La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Basale con fasce altitudinali comprese tra i 700 e 1000 m s.l.m. e un’acclività compresa tra i 10° e 20°. La morfologia del territorio vede la presenza di cordoni morenici antichi. In riferimento al territorio di Breno, sono presnti cordoni morenici nei pressi di case Disino, poggianti su depositi di origine glaciale. La classe è caratterizzata da una prevalenza di boschi costituiti da latifoglie a ceduo; localmente sono presenti piccole aree a prato (intorno alle cascine). La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Basale con fasce altitudinali comprese tra i 700 e 1000 m s.l.m. e un’acclività compresa tra i 10° e 20°. Dal punto di vista morfologico, la classe è rappresentata da crinali arrotondati. Il substrato roccioso è rappresentato da calcari massicci, ammantati da coltri glaciali. In riferimento al territorio comunale di Breno, l’unità comprende il Dosso del Cerreto e il Roccolo di Dossa. Sono presenti prati-pascoli che si alternano a boschi per lo piu’ cedui con castagno e roverella. La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Basale con fasce altitudinali comprese tra i 700 e 1000 m s.l.m. e un’acclività compresa tra i 10° e 20°. La morfologia tipica di questa classe è rappresentata da coni di deiezione. Comprende aree in forte evoluzione morfodinamica con tratti torrentizi in forte erosione e potenzialmente esondabili. L’unità è occupata quasi interamente dall’urbanizzato: sono presenti aree prevalentemente edificate a funzione residenziale, mista residenziale-produttiva, produttiva e di servizio (es. verde urbano). Sia l’abitato di Breno che l’abitato di Malegno sorgono e si sono sviluppati su conoidi di deiezione. La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Basale con fasce altitudinali comprese tra i 700 e 1000 m s.l.m. e un’acclività compresa tra i 10° e 20°. La morfologia tipica di questa classe è rappresentata da coni di deiezione. Conoidi coalescenti sono presenti vicino alla località Saiotte, composti esclusivamente da materiale alluvionale. L’unità comprende nella porzione nord-occidentale parte dell’abitato di Esine che si grana verso tezze e Saiotte con case sparse, immerse in ampi spazi a prato e prato arborato. Sono presenti aree con insediamenti non densi come centri abitati, ma nei quali l’urbanizzazione sparsa rappresenta una caratteristica saliente nell’uso del suolo. In questa classe sono comprese le frazioni dei principali centri abitati della valle. Si fa’ notare la presenza di ambiti d’interesse storico-culturale e geomorfologico. La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Basale con fasce altitudinali comprese tra i 700 e 1000 m s.l.m. e un’acclività compresa tra i 10° e 20°. La morfologia del territorio vede la presenza di versanti con terrazzamenti o gradonature artificiali modificati da opere antropiche per scopi produttivi (prato-pascolo). La classe è caratterizzata da un’alternanza di prati-pascoli e boschi. Dal punto di vista litologico, la classe è caratterizzata dalla presenza diffusa di depositi d’origine glaciale, con locali affioramenti di calcari massicci. La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Basale con fasce altitudinali comprese tra i 700 e 1000 m s.l.m. e un’acclività compresa tra i 20° e 35°. Analizzando la morfologia del paesaggio, caratteristica è la presenza di versanti rappresentati dai fianchi di una valle piuttosto che di una catena montuosa. A nord di Breno, l’unità comprende il versante a monte di Lazzaretto nel comune di Niardo, caratterizzato dalla presenza di terrazzamenti artificiali e naturali. A sud invece sono presenti diversi versanti montuosi: il versante che dal Dosso Argai si estende verso Pescarzo e da qui verso Atrio spingendosi a monte di Bienno e Prestine, caratterizzato dalla presenza di falde detritiche, di scarpate di erosione glaciale e terrazzamenti artificiali; il versante montuoso compreso tra la Valle Grigna e la Valle delle Valli; il versante sviluppato nei dintorni di Plagna del Lot in cui vi predominano depositi glaciali interrotti sporadicamente da marne calcaree; il versante che si estende tra le località di Guale e di Stabilina; il versante che si sviluppa da località Plagne verso Le Sorti e fin nei pressi di Malegno. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO BZVEC Versanti a media acclività con boschi prevalentemente cedui BZVEU Versanti urbanizzati mediamente acclivi nel piano basale BZVTP Pascoli e pratipascoli utilizzati su versanti terrazzati FXAPI Alveo attivo dei corsi d’acqua FXAPP Piane alluvionali prossime ai letti attivi dei corsi d’acqua FXAPU Ambiti a forte urbanizzazione su piane alluvionali recenti V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 8 di 71 L’uso del suolo vede un’alternanza di prati-pascoli e boschi (cedui castanili, cedui coniferati con abete rosso, cedui freschi con frassino e nocciolo), con possibile presenza di limitate aree boscate. Nello specifico, la zona di versante a sud di breno verso Carnino è caratterizzata dalla presenza di vaste superfici incolte, in avanzata voluzione verso forme boschive. La classe inoltre comprende ambiti di rilevanza storico-culturale (nuclei rurali, ritrovamenti presistorici) e biocenotico-ambientale. Sono presenti alcune frazioni di Breno: Campogrande, Pescarlo, Astrio. La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Basale con fasce altitudinali comprese tra i 700 e 1000 m s.l.m. e un’acclività compresa tra i 20° e 35°. Analizzando la morfologia del paesaggio, tipica di questa classe è la presenza dei fianchi di valle e catene montuose. Riguardo al territorio comunale di Breno, a nord di esso, è presente versante montuoso che si sviluppa a monte di Losine verso Crespalone, da qui verso Castagneto e Sucinva fin nei pressi di Case del Ceto. Sono inoltre presenti terrazzamenti morfologici e artificiali, falde detritiche e incisioni vallive. L’esteso versante è occupato da bosco ceduo dell’ornoostrieto: laddove il terreno è piu’ fresco o l’esposizione meno intensa all’orniello e alla roverella si sostituiscono il faggio, il nocciolo, il sorbo. In alcuni punti si nota la penetrazione delle conifere (abete rosso e larice). Localmente, verso Calcinera e Colma, sono presenti lembi residui di castagneto e da frutto, con cascine e prati o prati-pascoli. A sud di Breno si sviluppa un versante montuoso a valle di Malga Costaro verso Località Castellazzo in cui sono evidenti incisioni vallive secondarie, scarpate di erosione e nicchie di frana. I boschi cedui di frassino, roverella e castagno alle quote maggiori sono coniferati per ingresso dell’abete rosso. La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Basale con fasce altitudinali comprese tra i 700 e 1000 m s.l.m. e un’acclività compresa tra i 20° e 35°. Analizzando la morfologia del paesaggio, tipica di questa classe è la presenza dei fianchi di una valle e/o di una catena montuosa. Il suolo è prevalentemente urbanizzato con aree variamente edificate a funzione di residenza, mista residenziale-produttiva, produttiva e di servizio (es. verde urbano). Il substrato roccioso, scarsamente affiorante, è rappresentato da marne calcaree e arenarie e in minor parte da micascisti, ammantate da depositi glaciali. Sono inoltre presenti ambiti di notevole importanza dal punto di vista storico-culturale (nuclei medievali, incisioni rupestri). La classe comprende ambiti appartenenti al Piano Basale con fasce altitudinali comprese tra i 700 e 1000 m s.l.m. e un’acclività compresa tra i 20° e 35°. La morfologia del territorio vede la presenza di versanti con terrazzamenti o gradonature artificiali modificati da opere antropiche al fine di creare superfici piane piu’ adatte ad usi agricoli/insediativi o di migliorare la stabilità: ne è un esempio il versante compreso fra località Pizzolo e Losine. Per quanto concerne l’uso del suolo prevalgono i prati e i pascoli e rientrano i questa categoria i prati permanenti asciutti, i prati permanenti irrigui, i prati-pascoli e i pascoli. Dal punto di vista litologico, la classe è caratterizzata dalla presenza diffusa di depositi di origine glaciale. Rari sono gli affioramenti di rocce carbonatiche. Sono inoltre presenti ambiti di rilevanza storico-culturale (tombe ad inumazione medievali). La classe comprende ambiti territoriali appartenenti alle ampie valli dei fiumi principali, nelle quali sono ubicati i principali insediamenti e le importanti strutture di trasporto. Nello specifico ricade in questa classe il fondovalle alluvionale del Torrente Grigna con scarpate di erosione fluviale e depositi fluviali recentie attuali. La morfologia è rappresentata da aree pianeggianti a debole inclinazione (l’acclività è compresa tra gli 0° e i 35°) caratterizzate dalla presenza costante di acqua. In tale classe è compreso il fondovalle alluvionato del fiume Oglio. La classe comprende ambiti territoriali appartenenti alle ampie valli dei fiumi principali, nelle quali sono ubicati i principali insediamenti e le importanti strutture di trasporto. La morfologia è rappresentata da aree pianeggianti a debole inclinazione (l’acclività è compresa tra gli 0° e i 35°). A nord di Breno, tipici sono la piccola piana alluvionale di fronte alla località La Madonna e in corrispondenza della località stessa, la presenza di una conoide di deiezione sotto il castello di Breno, la piana alluvionale in località Prada caratterizzata da conoidi di deiezione a Tezze e Pizzolo. A sud invece è caratteristica una piccola piana alluvionale che si trova nei pressi di Tuerà de Spinera composta da depositi fluviali recenti. Come uso del suolo, prevalgono i prati e i pascoli: la Prada è quasi interamente coltivata a prato erborato, con qualche seminativo in prossimità dei nuclei abitati, che sorgono su piccole conoidi. Sono inoltre presenti ambiti di importanza storica (Cappella delle Tezze, risalente al periodo veneziano) ed ambientale. La classe comprende ambiti territoriali appartenenti alle ampie valli dei fiumi principali, nelle quali sono ubicati i principali insediamenti e le importanti strutture di trasporto. La morfologia è rappresentata da aree pianeggianti a debole inclinazione con un’acclività compresa tra gli 0° e i 35°. Il suolo è prevalentemente urbanizzato con aree edificate e funzione di residenza, mista residenziale-produttiva, produttiva e di servizio (es. verde urbano). Sono inoltre presenti ambiti di importanza storico-culturale (siti preistorici, nuclei rurali) ed ambientale. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 9 di 71 2. L’ACQUA 2.1 Idrografia Il Comune di Breno si colloca nella media Valle Camonica e interessa per la maggior parte, come estensione territoriale, il versante posto in sinistra idrografica al corso del Fiume Oglio. Il territorio comunale risulta inciso da due importanti aste fluviali: il Fiume Oglio (zona occidentale) e il Fiume Caffaro (zona orientale) e da numerose incisioni vallive che, pur importanti per il modellamento morfologico dell’ambiente e per l’assetto idrogeologico del territorio, hanno generalmente modesto sviluppo e piccoli bacini imbriferi. Le acque presenti sul vasto territorio brenese sono raccolte in parte entro il bacino imbrifero del Fiume Oglio e in parte entro quello del Fiume Chiese. La dorsale che separa i due bacino è quella che si snoda dal Monte Frerone al M.Bazena passando dal Monte Cadino e dal Monte Mattoni . Al fine di render conto in modo dettagliato ed esaustivo dell’idrografia di Breno, si ritiene opportuno fare riferimento alla relazione sul reticolo idrico curata dal dott. Alberelli, della quale si riportano di seguito ampi stralci. - a nord-ovest, Fiume Oglio (BS001), che scorre in direzione NE-SW (per circa 4 Km all’interno del Comune di Breno) nel quale confluiscono le aste torrentizie che solcano il versante esposto verso NW (i torrenti “La Valle” e “Val Morina”); - a nord, nella parte occidentale del territorio comunale di Breno, il reticolo idrico minore è delimitato dal Torrente Val di Fa (BS043) che, scorrendo in direzione estovest, recepisce tutte le acque provenienti dal versante esposto a nord; - a sud, nella parte occidentale del territorio comunale di Breno, è presente un’ulteriore delimitazione di carattere idrografico, per quanto riguarda il reticolo idrico minore, rappresentato dal Torrente Pestello (BS118) che, scorrendo in direzione est-ovest, recepisce le acque in deflusso sia del versante esposto a nord che di quello esposto sud; - nella porzione orientale del territorio comunale di Breno (località Gaver) si sviluppa un sistema idrografico completamente separato da quelli precedenti e facente capo al reticolo idrico principale costituito dal Fiume Caffaro (BS087), il quale mostra un andamento con direzione nord-sud, e capta le acque in deflusso della Valle di Cadino e le acque provenienti dai versanti della Valle del Caffaro (Torrenti “Locanda Gaver”, “Malga Gaver” ed “Albergo Blumone”) Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 10 di 71 Il quadro idrografico del reticolo idrico minore nel suo complesso si mostra discretamente sviluppato nel settore occidentale e centro occidentale del territorio e comunque contraddistinto proprio in questo settore da aste torrentizie spesso rettilinee e presentanti deflusso idrico a carattere temporaneo; il settore idrografico centro orientale ed orientale si presenta significativamente sviluppato ed articolato (soprattutto nel settore centro orientale) con aste idriche spesso percorse nei settori medio alti dei rispettivi sottobacini di alimentazione solo stagionalmente. Gli scorrimenti idrici in corrispondenza di tali aste divengono significativi nei periodi tardo invernali e primaverili (in concomitanza con lo scioglimento delle nevi) e in caso di persistenti e intense piogge. Oltre ai corsi d’acqua costituenti il reticolo idrico principale (Fiume Oglio e Caffaro e i torrenti Val di Fa e Pestello), meritano alcune note i principali corsi d’acqua del reticolo minore che solcano ed attraversano gli abitati di Breno, Pescarzo ed Astrio: Torrente “La Valle o Riovaldazio” (1-01-BS001); Torrente “Re di Pescarzo” (1-05-BS001 e 1-06-BS001); Torrente della Valle Morina (1-07-BS001); Aste idriche “zona industriale” (1-09-BS001 e 1-10-BS001); Torrente “La Valle o Riovaldazio” Si tratta di un’asta torrentizia generante un apparato di conoide costituente un pendio di raccordo tra le pareti rocciose del versante e la piana alluvionale del Fiume Oglio. Il Torrente La Valle mostra un andamento con direzione NE-SW nei pressi della località “Polive”, nei pressi della quale prende origine l’asta torrentizia. A valle dell’abitato di Astrio il torrente mostra un andamento poco rettilineo con direzione SSE-NNW e sviluppo di oltre 3 Km fino alla confluenza nel Fiume Oglio. Ai margini orientali dell’abitato di Breno si assiste alla confluenza nel Torrente La Valle dei due torrenti discendenti dall’abitato di Pescarlo, la cui immissione avviene nel tratto in cui il Torrente La Valle risulta già coperto e tombinato da un manufatto in cls. Nei pressi dell’area cimiteriale di Breno si osserva il primo tratto torrentizio tombinato o coperto con un manufatto in cls per una lunghezza di oltre 120 m, dopodiché l’alveo del torrente (a valle del cimitero) diviene a cielo aperto, canalizzato con muri in cls per circa 80 m, per poi essere nuovamente tombinato fino alla località industriale “Ecocamuna”, laddove si assiste alla venuta a giorno delle acque del torrente. Da Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 11 di 71 questo punto fino alla confluenza con il Fiume Oglio alla quota di 287 mt s.l.m., l’alveo del torrente risulta regimato e scoperto. Il Torrente La Valle, dunque, all’interno dell’abitato di Breno, risulta per buona parte coperto e diviene recettore per lo scarico delle acque della rete fognaria degli abitati di Astrio, Campogrande, Pescarzo e Breno. Da sottolineare che per buona parte dell’anno parte delle acque del torrente vengono captate dall’opera di presa del canale idroelettrico Edison, localizzato alla quota di 384 mt s.l.m. Non sono state rilevate condizioni critiche particolarmente significative, in quanto le sezioni di deflusso si rivelano efficienti nel tempo e in caso di eventi di precipitazione intensa, a condizione che ne sia garantita la pulizia periodica impedendo l'ostruzione delle tombinature e delle tubazioni di attraversamento da parte di fango, detrito e fogliame. Come emerge dallo studio sul reticolo idrico comunale, per quanto riguarda le fasce di rispetto, data l’esistenza di circolazione idrica che, seppur con portate variabili, si manifesta durante tutto il corso dell’anno, nel tratto scoperto e non canalizzato sono state mantenute le perimetrazioni previste dalla normativa vigente (10 metri) mentre a valle, nei tratti intubati e coperti è stata applicata (come peraltro previsto dalla normativa vigente) la perimetrazione ridotta pari a 2 metri e nei tratti di canalizzazione scoperta di 4 metri. Torrente Re “di Pescarzo” Il Torrente in esame risulta costituito da un alveo principale solcante l’abitato di Pescarzo e da un affluente destro la cui immissione avviene alla quota di 404 mt s.l.m. Il Torrente Re mostra uno sviluppo di circa 1300 metri fino alla confluenza con il Torrente La Valle e risulta particolarmente inciso a valle dell’abitato di Pescarzo. Buona parte delle acque in deflusso risulta alimentata da una sorgente presente poco più a monte della strada comunale di Pescarlo, cui si aggiungono gli scarichi fognari e di prima pioggia dell’abitato e della strada comunale. L’alveo del Torrente Re è stato oggetto di opere di regimazione e canalizzazione: - a monte dell’abitato è stata eseguita una canalizzazione con opere di bioingegneria (pietrame e legname); - a valle della canalizzazione e per tutto l’abitato di Pescarzo fino alla confluenza con l’affluente proveniente da SE, l’alveo del torrente risulta tombinato e coperto. Per quanto riguarda la delimitazione delle fasce di rispetto si osserva che: Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 12 di 71 - risulta di 10 m tra le quote di 650 e 595 mt s.l.m. e tra le quote di 408 e 360 mt s.l.m. comprendente il tratto di alveo nei pressi dell’opera di presa del canale idroelettrico; - è di 4 m lungo tutto il tratto canalizzato dell’alveo, a monte dell’abitato di Pescarzo; - viene ridotta a 2 m tra le quote di 573 e 408 mt s.l.m. e le quote di 360 e 338 mt s.l.m., lungo i tratti di alveo tombinati. L’affluente destro del Torrente Re, risulta particolarmente inciso lungo tutto il suo percorso, la cui origine è posta a 810 mt s.l.m. e lungo tutto l’alveo, fino alla confluenza con il Torrente Re di Pescarzo, la perimetrazione delle fasce di rispetto è di 10 m. Torrente Valle Morina Il Torrente in oggetto trae origine alla quota di 810 mt s.l.m. e si sviluppa per circa 1.2 km, con una curva ampia verso destra sino a confluire, a monte dell’abitato di Breno, nel canale idroelettrico dell’Edison. La maggior parte dell’alveo risulta incassato in scarpate costituite da terreni glaciali, localmente sede di fenomeni franosi. Alla quota di 440 mt s.l.m. si assiste alla confluenza nel Torrente Valle Morina di un suo affluente destro denominato Torrente “Bocola de Val Morina”. Per entrambe le aste torrentizie si è assunta pari a 10 m la delimitazione delle fasce di rispetto fino all’inizio della tombinatura e copertura, che interessa solo l’asta idrica “Valle Morina” dalla quota di 370 mt s.l.m. Aste idriche della zona industriale In questa area del Comune di Breno sede della zona industriale, le aste idriche risultano di difficile collocazione in quanto l’attività antropica intensa ha portato alla quasi completa copertura e tombinatura dei corpi idrici. Le mappe e le carte catastali depositate nell’ufficio tecnico del comune mostrano una copertura totale del corpo idrico per quanto riguarda l’asta 1-10-BS001 ed una tombinatura a tratti per quanto riguarda l’asta idrica 1-09-BS001, con venuta a giorno delle acque in adiacenza al sito utilizzato dalla società “Ecocamuna”. Da qui lo scorrere delle acque procede a cielo aperto, fino alla confluenza con il Fiume Oglio. Per quanto riguarda la delimitazione delle fasce di rispetto, queste risultano di 2 m lungo tutto il tratto tombinato, mentre per quanto riguarda l’asta idrica 1-09-BS001 Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 13 di 71 si è assunta una fascia pari a 4 metri dalla quota 290 mt s.l.m. fino alla confluenza con il corpo idrico 1-10-BS001. Altri corsi d’acqua (2-01-BS001 e 2-02-BS001) Le aste idriche 2-01-BS001 e 2-02-BS001 scorrono sulla sponda destra idrografica del Fiume Oglio: per buona parte del loro tracciato interessano il territorio del Comune di Losine, mentre la confluenza tra i due corsi d’acqua (a quota pari a 282 mt s.l.m.) e la successiva confluenza con il Fiume Oglio (288 mt s.l.m.) avvengono nel Comune di Breno. Per quanto riguarda le delimitazione delle fasce di rispetto dei due torrenti, è stata assunta la seguente perimetrazione: - 10 m di rispetto da ogni sponda per quanto riguarda la totalità del corpo idrico 201-BS001 all’interno del Comune di Breno; - 4 metri di rispetto da ogni sponda per quanto riguarda l’asta idrica 2-02-BS001, nel tratto canalizzato che precede la confluenza con il torrente 2-01-BS001. 2.2 La qualità e il monitoraggio delle acque superficiali Secondo quanto riportato nel Programma di Tutela e Uso delle Acque – PTUA – della Regione Lombardia, per la valutazione della qualità delle acque superficiali il D.Lgs. 152/99 prevede la determinazione di due indici: lo Stato Ecologico (SECA), espressione della complessità degli ecosistemi acquatici e lo Stato Ambiente (SACA), che considera lo stato di qualità chimica delle acque in relazione alla presenza di sostanze pericolose, persistenti e bioaccumulabili. Per determinare l’indice SECA sono necessari due ulteriori indici: o Livello di Inquinamento dei Macrodescrittori (LIM) che viene calcolato analizzando mensilmente 7 macrodescrittori ritenuti fondamentali per la qualità delle acque; o Indice Biotico Esteso (IBE), che rappresenta la componente biologica e si basa sulla determinazione dei macroinvertebrati presenti nel corso d’acqua. I parametri presi in considerazione per determinare il LIM sono la quantità di ossigeno disciolto in acqua, fondamentale per la fauna ittica; la presenza di nitrati e nitriti all’interno del corso d’acqua; la concentrazione di fosforo, di COD e BOD ovvero la quantità di sostanza organica ed inorganica presente in seguito ai processi di depurazione delle acque; la presenza di Escherichia Coli. Alla fine dell’attribuzione dello Stato Ambientale del corso d’acqua i dati relativi allo Stato Ecologico devono essere rapportati con quelli concernenti la presenza degli Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 14 di 71 inquinanti chimici (tabella 1 allegato 1 D. Lgs. 152/99), per i quali pero’ il monitoraggio è stato adeguato solo a partire dal 2003. La classificazione relativa quindi allo Stato Ambientale riguarda l’anno 2003. Di seguito viene riportata la situazione relativa al Fiume Oglio, per quanto concerne il tratto cha da Vezza d’Oglio si spinge sino a Esine, e che attraversa il Comune di Breno. Punti di monitoraggio Vezza d’Oglio Esine LIM classe valore 2 305 2 285 2000-2001 IBE classe valore SECA classe II 2 III 3 8 6 LIM classe valore 2 245 3 185 2002 IBE classe valore SECA classe III 3 III 3 7 6 LIM classe valore 3 2003 IBE classe valore 190 2 275 SECA classe III 3 III 3 6 6 2.3 Grandi e piccole derivazioni idriche R.D. 11-12-1933 n. 1775 Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici. Articolo 6 […] “Le utenze di acqua pubblica hanno per oggetto grandi e piccole derivazioni. 2. Sono considerate grandi derivazioni quelle che eccedono i seguenti limiti: a) per produzione di forza motrice: potenza nominale media annua kW 3.000; b) per acqua potabile: litri 100 al minuto secondo; c) per irrigazione: litri 1000 al minuto secondo od anche meno se si possa irrigare una superficie superiore ai 500 ettari; d) per bonificazione per colmata: litri 5000 al minuto secondo; e) per usi industriali, inteso tale termine con riguardo ad usi diversi da quelli espressamente indicati nel presente articolo: litri 100 al minuto secondo; f) per uso ittiogenico: litri 100 al minuto secondo; g) per costituzione di scorte idriche a fini di uso antincendio e sollevamento a scopo di riqualificazione di energia: litri 100 al minuto secondo. 3. Quando la derivazione sia ad uso promiscuo, si assume quale limite quello corrispondente allo scopo predominante.” […] La ricca dotazione idrica dell’ambiente alpino favorisce lo sfruttamento della risorse anche ai fini energetici, secondo una tradizione ormai secolare che vede le vallate della provincia di Brescia essere sede di importanti centrali idroelettriche. All’interno del Comune di Breno si individuano, secondo la definizione dell’Articolo 6 del Regio Decreto 11 dicembre 1933 n. 1775, 3 “grandi derivazioni”. Queste ultime, gestite dal gruppo EDISON, con sede legale in Milano - Foro Buonaparte 31 e sede amministrativa a Bolzano – Via Claudia Augusta 161, sono destinate alla produzione di energia, per una potenza media che si attesta sui 27.444 Kw a fronte di una portata media di 21.500,00 l/sec. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 15 di 71 Nella tabella sottostante vengono elencate nel dettaglio le Grandi Derivazioni presenti nel territorio di Breno. Tipo Derivazione Superficiale Derivazione Superficiale Derivazione Superficiale Corpo Idrico Derivato Corpo Idrico - Torrente S. Maurizio - Val Camerala Morina - Destinazione Produzione energia Produzione energia Produzione energia Tutte le sorgenti e le derivazioni minori, che non rientrano nei parametri previsti dall’Articolo 6 del Regio Decreto 11 dicembre 1933 n. 1775, vengono classificate come “Piccole Derivazioni” che sono gestite da diversi soggetti, nella maggioranza di casi privati. Il loro utilizzo è finalizzato a diverse necessità, quali la produzione di energia elettrica, l’approvvigionamento di acqua potabile, l’uso igienico o quello in diversi processi industriali ed agricoli. Nella tabella a fianco vengono elencate nel dettaglio le Piccole Derivazioni presenti nel territorio di Breno destinate a rifornire l’acquedotto comunale, cui si aggiungono alcune altre piccole derivazioni 2.4 L’acqua per uso umano Denominazione Bazena Cadino Fontanone Foppa Goletto Lavarino La ricca dotazione d’acqua che caratterizza l’arco alpino trova riscontro, dunque, anche nell’alimentazione del civico acquedotto, che si avvale di acqua di sorgente e non attinge alla falda di fondovalle. I consumi annui si attestano intorno ai 600 mila mc, con una quota dpari circa il 20% che non viene contabilizzata e può essere in gran parte ricondotta alle perdite di rete. La pianificazione dell’ATO prevede anche alcuni interventi specifici sulla rete di distribuzione, al fine di risolvere alcune problematiche che interessano soprattutto le frazioni di Pescarlo e Mezzaro e i nuclei di Pedena, Campogrande e Lavarini (con un valore economico delle opere previste pari a 500.000 euro). Per quanto riguarda il collettamento e la depurazione delle acque reflue, è il caso di osservare che per tutta la popolazione è assicurato il servizio di collettamento, mentre il servizio di depurazione non è presente: sarà assicurata solo mediante la completa attivazione del depuratore intercomunale di Esine. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 16 di 71 3. IL SUOLO 3.1 Dissesti e rischi Al fine di una prima caratterizzazione dei dissesti presenti in ambito comunale, si ritiene opportuno fare riferimento all’Inventario delle frane e dei dissesti della Regione Lombardia, che fornisce un primo quadro conoscitivo dei dissesti del territorio montano regionale. Questo strumento è stato realizzato nel 1999-2000, principalmente attraverso l'interpretazione e il confronto di foto aeree in bianco/nero e a colori disponibili presso la Regione. Successivamente è stato integrato il materiale cartografico e documentale esistente presso il Servizio Geologico sopralluoghi in campagna nelle zone di maggior interesse. e sono stati effettuati E’ bene osservare, dunque, che si tratta di una conoscenza che deriva soprattutto da fotointerpretazione - cui si aggiungono alcune verifiche sul campo – che porta alla produzione di carte in scala 1:10.000, senza dubbio utili per un primo approccio alla tematica, che necessita, tuttavia, di analisi di dettaglio che potranno essere fornite solo da uno studio più puntuale, da effettuarsi a scala comunale. Ferme restando queste considerazioni, si ritiene opportuna, in questa sede, un’analisi del quadro che viene fornito dalla cartografia geoambientale, anche in considerazione del fatto che la stessa viene integralmente recepita dal P.T.C.P. della Provincia di Brescia per l’individuazione delle aree in dissesto. La presenza di fenomeni di dissesto viene distinta in cinque tipologie: aree soggette a crolli e ribaltamenti diffusi; fenomeni di colamento rapido; aree soggette a frane superficiali diffuse; aree soggette a rischio di scivolamento rotazionale/traslativo; fenomeni complessi. Sul territorio del Comune di Breno sono state individuate aree che rientrano in tutte le tipologie sopraccitate, per una superficie complessiva di circa 2.257.167 metri quadrati, pari al 3,8% dell’intero territorio comunale. In relazione alla morfologia del territorio, si può osservare come le aree in cui i fenomeni franosi manifestano una maggiore dinamicità sono soprattutto quelle soggette a colamento rapido, le quali sono concentrate per lo piu’ nella parte occidentale del comune, in prossimità delle aree urbanizzate ed in particolare in corrispondenza del centro abitato di Breno. Altre situazioni sono identificabili in Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 17 di 71 prossimità delle località di Astrio e Degna, nella parte sommitale del Pian d’Astrio e presso Malga Emplas. Aree soggette a crolli e ribaltamenti diffusi sono localizzate soprattutto in località Piullo e Manit ad un’altezza compresa tra i 1.600 – 2.000 m ed in prossimità del Monti Frerone e Cadino. Altri fenomeni invece di minore entità sono presenti lungo il Costone di Val Bona e piu’ a sud in prossimità dei Corni di Vaiuga. Per quanto riguarda i fenomeni di scivolamento, sono distinguibili poco al di sopra delle località Frassene e Degna mentre frane superficiali diffuse invece sono ravvisabili in prossimità della località Plagne. Infine episodi di colamento lento sono distingibili presso la frazione di Astrio. Nella tabella sottostante sono riportate le tipologie di dissesti con le corrispondenti superfici, secondo l’inventario regionale. INVENTARIO DELLE FRANE E DEI DISSESTI DELLA REGIONE LOMBARDIA superficie interessata (mq) tipologia aree soggette a crolli/ribaltamenti diffusi colamento lento colamento rapido scivolamento rotazionale/traslativo aree soggette a frane superficiali diffuse TOTALE SUPERFICIE INTERESSATA 714.354 21.086 1.158.985 302.391 60.351 2.257.167 Il quadro fornito dall’Inventario delle Frane e dei Dissesti della Lombardia per il territorio di Breno assume una diversa valenza qualora si consideri, oltre alla tipologia dei fenomeni, anche il loro stato. Gran parte dei fenomeni considerati sono in stato quiescente e/o relitti, che assommati ricoprono una superficie pari a 999.136 mq, e tra questi figurano prevalentemente le aree soggette a colamento rapido: ne è un esempio la zona in prossimità del centro abitato di Breno. Nella categoria attivi/riattivati/sospesi (superficie interessata rientrano per lo piu’ le aree soggette a crolli e ribaltamenti. pari a 844.699 mq) 3.2 Breno e il Piano di Assetto Idrogeologico dell’A.d.B. del fiume Po Il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI), redatto a seguito di quanto stabilito dalla Legge 18 Maggio 1989, n. 183, e adottato con deliberazione del Comitato Istituzionale n. 18 in data 26 aprile 2001, rappresenta lo strumento cardine per la definizione del rischio idrogeologico e per le conseguenti attività di programmazione riguardanti gli interventi sulla rete idrografica e sui versanti, al fine di ridurre le condizioni di rischio. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 18 di 71 Come recita l’art. 8 delle Norme di attuazione, il Piano individua, all’interno dell’ambito territoriale di riferimento, le aree interessate da fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico. Tali aree sono distinte in relazione alle seguenti tipologie di fenomeni: frane, esondazione e dissesti morfologici di carattere torrentizio lungo le aste dei corsi d’acqua (erosioni di sponda, sovraincisioni del thalweg, trasporto di massa), trasporto di massa sui conoidi, valanghe, che, in relazione alla specifica tipologia dei fenomeni, sono a loro volta suddivise secondo la seguente classificazione (art. 9.7 delle NTA): Denominazione Grado di pericolosità Fa aree interessate da frane attive molto elevata Fq aree interessate da frane quiescenti elevata Fs aree interessate da frane stabilizzate media o moderata Ca aree di conoidi attivi o potenzialmente attivi non protette da opere di difesa e di sistemazione a monte molto elevata FRANE TRASPORTO DI MASSA SUI CONOIDI Cp Cn aree di conoidi attivi o potenzialmente attivi parzialmente protette da opere di difesa e di sistemazione a monte aree di conoidi non recentemente riattivatisi o completamente protette da opere di difesa ESONDAZIONI Ee Eb esondazione Em VALANGHE Ve Vm rischio valanghe elevata media o moderata molto elevata elevata media o moderata elevata o molto elevata Media o moderata La classificazione del rischio, all’interno del PAI, prevede inoltre 4 classi, come riportato nell’art. 7 delle NTA: o o R1 - moderato, per il quale sono possibili danni sociali ed economici marginali; R2 - medio, per il quale sono possibili danni minori agli edifici e alle infrastrutture che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e lo svolgimento delle attività socio- economiche; o R3 - elevato, per il quale sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 19 di 71 stessi e l’interruzione delle attività socio - economiche, danni al patrimonio culturale; o R4 - molto elevato, per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture, danni al patrimonio culturale, la distruzione di attività socio - economiche. Le aree a rischio molto elevato sono, infine, delimitate all’Allegato 4.1 all’elaborato del PAI, Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici, che recepisce e amplia le aree individuate nel Piano Straordinario PS267. Per quanto riguarda il Comune di Breno, il PAI individua la presenza di due tipologie di dissesto: il conoide (ca = conoide attivo) e la frana (fa = frana attiva e fq = frana quiescente). La situazione delineata dal PAI per il territorio comunale di Breno, evidenzia quanto segue: una vasta area classificata come Ca (conoide attivo o potenzialmente attivo non protetto), interessa buona parte dell’area urbanizza in prossimità del centro abitato di Breno, la zona in corrispondenza del Pian d’Astrio e un’ampia fascia che investe parte del Vallone di Gaver e numerose località, fra cui Malga Gaver, Silter de Gaver, Malga Campras di sopra, per una superfice totale pari a 1.854.560 mq; la presenza di altre situazioni di rischio legato a frane attive sono state censite in varie parti del territorio comunale per una superficie totale di 1.178.189 mq. In particolare in prossimità di Astrio (alla sua sinistra presso la località Ca della Piana, e alla sua destra, poco sotto la località Case Orsena), della zona dei Fontanoni e della località Casa Costa; altri episodi sono stati rinvenuti presso il Torrente Loione, in una fascia di territorio che dal Corno di Blumone si spinge lungo Malga Blumone di Mezzo e nell’area che dal Monte Colombina, attraverso il Vallone di Gaver, raggiunge il fiume Caffaro. frane quiescenti, che ricoprono una superificie pari a 529.788 mq, sono per lo piu’ localizzate in prossimità della località Case Orsena, del monte Asino di Bazenina, nella fascia di territorio che al di sotto della Corna Blacca si spinge sino al fiume Caffaro e in quella compresa tra il Cornone di Blumone e il Lago Nero. 3.3 Vincoli e limitazioni nell’uso del suolo Lo Studio Geologico Comunale, prendendo spunto dagli strumenti predentemente descritti e approfondendo le diverse tematiche a livello locale, è andato ad Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 20 di 71 individuare le classi di fattibilità, che definiscono, in base alla situazione di rischio eventualmente riscontrata, le modalità/limitazioni intendessero effettuare sul territorio. per gli interventi che si Come previsto dalle attuali normative, la fattibilità viene articolata in quattro classi: Classe 1: Fattibilità senza particolari limitazioni Classe 2: Fattibilità con modeste limitazioni Nella classe 2 “ricadono le aree nelle quali sono state rilevate puntuali o ridotte condizioni limitative alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni, per superare le quali si rende necessario realizzare approfondimenti di carattere geologico - tecnico od idrogeologico finalizzati alla realizzazione di eventuali opere di sistemazione e bonifica. In queste aree viene quindi identificata una situazione medio – buona al fine di un potenziale sviluppo, anche diversificato, in ambito urbanistico – edificatorio”. Classe 3: Fattibilità con consistenti limitazioni Vengono ricondotte alla classe3 “le zone nelle quali si sono riscontrate consistenti limitazioni alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni, per l’entità e la natura dei rischi individuati nell’area di studio o nell’immediato intorno”. Questo non esclude eventuali possibili interventi, a condizione che si proceda “alla realizzazione di supplementi d’indagine per acquisire una maggiore conoscenza geologico - tecnica dell’area e del suo intorno” con l’obiettivo di “precisare le idonee destinazioni d’uso, le volumetrie ammissibili, le tipologie costruttive più opportune, nonché le opere di sistemazione e bonifica". Nella classe 3, infine, “sono state incluse tutte quelle aree che per la loro vicinanza a corsi d'acqua possono essere interessate da fenomeni di erosione e/o di esondazione, o che per la loro morfologia possono essere comunque sede di deflusso delle acque superficiali durante forti piogge, ma che "con regimazioni e/o opere di difesa” si possono ricondurre ad un uso normale”. Classe 4: Fattibilità con gravi limitazioni Le zone in classe 4, a causa dell’elevato livello di rischio idrogeologico, presentano “gravi limitazioni per la modifica delle destinazioni d’uso”. Sulla base di quanto sopra esposto e facendo particolare riferimento alla porzione di territorio in cui prevale l’urbanizzato ove sono ricompresi il centro abitato di Breno e le località limitrofe, si concentra l’attenzione sulle due classi di fattibilità che comportano le maggiori limitazioni. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 21 di 71 Da come è evidenziato nella cartografia, la classe di fattibilità 3 caratterizza gran parte dell’area urbanizzata e investe una porzione di territorio pari a circa 6.523.195 mq, contro i 1.873.982 mq della classe 4. In particolare è possibile notare come le zone classificate a fattibilità 3 in linea di massima corrispondono ad aree soggette a fenomeni di colamento rapido. 3.4 il vincolo idrogeologico Il R. D. 3267/23 (tuttora in vigore) ha individuato le aree da sottoporre a vincolo idrogeologico con l'obbiettivo di prevenire nell'interesse pubblico attività e interventi che possono causare eventuali dissesti, erosioni e squilibri idrogeologici: tale vincolo è stato, successivamente, con apposita legge regionale, esteso anche a tutela delle aree boscate, così come definite dall'art. 3 della L.R. 27/04, che definisce come trasformazione d'uso del suolo ogni intervento artificiale che comporta la modifica permanente delle modalità di utilizzo ed occupazione dello strato superficiale dei terreni soggetti a vincolo idrogeologico. Nelle aree sottoposte a vincolo idrogeologico, pertanto, le trasformazioni d'uso del suolo sono vietate, salvo autorizzazioni rilasciate dalle Province, Comunità Montane ed Enti gestori di parchi e riserve regionali per il territorio di rispettiva competenza. Qualora gli interventi non comportino anche la trasformazione del bosco, l'autorizzazione alla trasformazione d'uso del suolo è rilasciata dai Comuni interessati in caso di: interventi su edifici già presenti per ampliamenti pari al cinquanta per cento posa in opera di cartelli e recinzioni; dell'esistente e comunque non superiori a 200 metri quadrati di superficie; posa in opera di fognature e condotte idriche totalmente interrate; linee elettriche di tensione non superiore a 15 Kv; linee di comunicazione e reti locali di distribuzione di gas; posa in opera di serbatoi interrati, comportanti scavi e movimenti di terra non superiori a 50 metri cubi; interventi, comportanti scavi e movimenti di terra non superiori a 100 metri cubi, di sistemazione idraulico-forestale, di ordinaria e straordinaria manutenzione della viabilità agro-silvo-pastorale e di realizzazione di manufatti di sostegno e contenimento. Per gli interventi di altra natura, l’ente preposto al rilascio dell’autorizzazione ne valuta la fattibilità, in funzione delle modifiche che l’intervento apporta alla stabilità del suolo e/o dei versanti e agli aspetti idrici sia superficiali che sotterranei delle aree interessate. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 22 di 71 A questo si aggiunge la normativa regionale per la tutela e la valorizzazione delle aree boscate (L.R. 27/04 e la più recente L.R. 3/06, che danno attuazione al D.lgs. n.227/2001), in base alla quale tutte le aree boscate, come da definizione dell'art. 3 della L.R. 27/04, sono equiparate alle aree soggette a vincolo idrogeologico. La normativa regionale prevede che ogni intervento artificiale che comporta l'eliminazione della vegetazione esistente e l'asportazione o la modifica del suolo forestale, finalizzato ad una utilizzazione diversa da quella forestale, è inteso come trasformazione del bosco, operazione che necessita dell’autorizzazione rilasciata da Province, Comunità Montane, Enti gestori dei parchi e riserve regionali, per il territorio di rispettiva competenza. Tale autorizzazione comporta l'obbligo di esecuzione di interventi compensativi (così previsto dal D.Lgs. n.227/2001) che per la Regione Lombardia (secondo le "Linee guida di politica forestale regionale", approvate con D.G.R. n°VII/5410), devono rispondere ai seguenti criteri: in caso di trasformazione del bosco in pianura, rimboschimenti compensativi di in caso di trasformazione del bosco in montagna, interventi di riequilibrio pari o superiore valore biologico rispetto al bosco distrutto; idrogeologico. Le superfici boscate, infine, sono tutelate dalla normativa paesaggistica (D.Lgs. 42/2004, "Codice dei beni culturali e del paesaggio") e come tali, le trasformazioni del territorio boscato necessitano, in via preliminare, dell’autorizzazione di tipo paesaggistico. Nel caso del Comune di Breno, il vincolo idrogeologico interessa la totalità del comparto orientale e la quasi totalità del comparto occidentale, dove sorge il centro abitato: 5.671 ha di territorio su un totale di 6.008 (pari al 94,4 % della superficie comunale) risultano soggetti a questo tipo di vincolo. 3.5 La copertura del suolo e il patrimonio boschivo-vegetazionale Le regioni forestali costituiscono la chiave per l'interpretazione della vegetazione forestale di una data regione. Esse sono una sintesi fra aspetti fitogeografici, climatici e geo-litologici. La loro utilità sta nel fatto che consentono di distinguere zone in cui si colloca l'optimum o di alcune categorie tipologiche o di specie arboree di notevole rilevanza forestale che per la loro plasticità sono presenti un po' ovunque. Sulla base di questi principi, il territorio della regione Lombardia è suddiviso nelle seguenti sei regioni forestali: Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO REGIONE FORESTALE V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO AREA DI DISTRIBUZIONE Appenninica Oltrepo’ Pavese Planiziale Pianura padana Avanalpica Prime colline moreniche che si incontrano dalla pianura Esalpica A nord della fascia collinare; parti medio-basse delle valli centrali: Camonica, Brembana, Seriana; le zone intorno al lago di Garda e d’Iseo, il Lario ed il Varesotto. Mesalpica Endalpica Valtellina e valli laterali, parti alte delle valli Camonica (fino a Ponte di Legno), Brembana e Seriana; alta Val Chiavenna, Alto Lario occidentale Alta Val Malenco, Bormiese, Alta Valle Camonica, Adamello, Val Saviore Pagina 23 di 71 SPECIE INDICATRICI Presenza del cerro I pochi boschi presenti sono quelli planiziali relitti e lungo i grandi fiumi Assenza del faggio, ottime condizioni carpino bianco mescolato a querce: querco-carpineti collinari. Presenza della robinia Condizioni ottimali per le faggete; conifere prevalenti: pino silvestre. Precipitazioni elevate e temperature più rigide; prevalenza di boschi conifere (abete bianco e rosso), diminuiscono le latifoglie. Clima continentale, condizioni ottimali per i boschi di abete rosso. Facendo riferimento alla localizzazione del Comune di Breno è importante ricordare la sua presenza per lo piu’ nella Regione Mesalpica, che è assai estesa in Lombardia comprendendo la Valtellina, almeno fino a Grosio, con le relative valli laterali (salvo la parte alta della Val Malenco), l'alta Val Camonica, fino a Ponte di Legno e una piccola fascia nell'alta Val Chiavenna: si tratta di una regione di transizione tra la fascia prealpina e alpina. E’ caratterizzata da precipitazioni sempre elevate e da temperature rigide cosicché, soprattutto dall'orizzonte montano in su, la capacità concorrenziale delle latifoglie diminuisce a vantaggio delle conifere e soprattutto dei due abeti. Il faggio può talora essere abbondante, in formazioni miste o pure, o anche mancare o essere presente in piccole isole. I sustrati tipici sono silicatici, anche se nella parte centro-orientale la regione mesalpica si estende su substrati carbonatici. Nella fascia submontana la vegetazione forestale è formata da castagneti, ricchi di frassino, e da querceti nelle esposizioni più calde. Nella fascia montana, nelle esposizioni sud e su suoli poco evoluti, dominano i betuleti con presenza di pino silvestre, mentre dove il substrato è più evoluto, si osservano gli abieteti e le peccete. Una fonte di informazione riguardante l’uso del suolo è rappresentata dai dati del progetto DUSAF (Destinazioni d’Uso dei Suoli Agricoli e Forestali), curato dalla Regione Lombardia e dall’ERSAF, che fornisce una base cartografica alla scala 1:10.000 e classifica l’uso del uso in 8 classi: Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) A B L N P R S U PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 24 di 71 aree idriche; boschi; legnose agrarie; vegetazione naturale; prati; aree sterili; seminativi; aree urbanizzate. Dall’analisi dell’uso del suolo del territorio comunale di Breno è possibile individuare diverse fasce di vegetazione. o al di sopra dei 1800-2000 m s.l.m., prevalgono le aree sterili (affioramento del substrato roccioso) e la vegetazione naturale tipica del piano alpino (vegetazione rupestre e degli ambiti in evoluzione morfodinamica, vegetazione dei macereti e dei detriti, praterie del piano alpino). Scendendo dalle quote più elevate fino al limite superiore del bosco, compaiono anche le associazioni formate da: boscaglie, cespuglieti ed arbusteti, sia di latifoglie sia di conifere. o dai 2000-1800 m s.l.m. si estendono i boschi di conifere con l’Abete rosso (Picea abies) e il Larice (Larix decidua), che occupano gran parte del territorio. Si puo’ notare come rappresentativo sia l’ampia distribuzione del bosco a prevalenza di conifere. A quote meno elevate, alle conifere si associano spesso le latifoglie formando cosi i boschi misti (di conifere e latifoglie) ben rappresentativi sul territorio. o sulle aree meno acclivi e nel fondovalle, soprattutto in prossimità delle aree urbanizzate sono diffuse le superfici a prato e pascolo (P4). Le zone a prato sono ricondotte a quattro distinte tipologie: coltivazioni foraggere erbacee polifite fuori avvicendamento, il cui prodotto viene sfalciato e/o pascolato (P4), essenze arboreee isolate (P4a) e prati associati a seminativi (P2s). Nella tabella sottostante e nel corrispondente grafico sono riportate classi e sottoclassi secondo il DUSAF con le relative superfici: Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO Classe V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 25 di 71 Superficie (mq) TOTALE per classe Sottoclasse A1 Aree idriche A2x A2 A3 B1d B4 Boschi Legnose agrarie Vegetazione naturale Prati e pascoli alvei fluviali e corsi d'acqua artificiali 158.754,00 laghi bacini e specchi d'acqua boschi di latifoglie a ceduo boschi di conifere L legnose agrarie N3 vegetazione rupestre e dei detriti N8 vegetazione arbustiva e cespuglieti P2s P4 R1 Seminativi Aree urbanizzate 223.107,00 boschi misti di conifere e latifoglie N8b R2 R4 R5 S U 75.672,00 laghi e bacini per sbarramenti artificiali B5d P4a Aree sterili ghiacciai e nevai 545.024,00 87.491,00 3.515.451,00 15.089.581,00 20.477.965,00 1.872.933,00 41.515,00 41.515,00 cespuglieti in evoluzione verso forme forestali prati permanenti associate ai seminativi prati e pascoli prati e pascoli con essenze arboree isolate 14.109.954,00 1.962.839,00 752.643,00 9.461.118,00 6.757.986,00 1.950.489,00 accumuli detritici 8.349.753,00 ambiti degradati 10.861,00 aree estrattive 19.555.631,00 3.482.838,00 84.730,00 aree sabbiose 8.460.124,00 14.780,00 seminativi 88.820,00 88.820,00 aree urbanizzate e infrastrutture 1.414.216,00 1.414.216,00 COMUNE di BRENO - uso del suolo (fonte: D.U.S.A.F. Regione Lombardia) 14.1% 0.1%2.4%0.9% 34.1% 15.8% 0.1% 32.6% aree idriche boschi seminativi aree urbanizzate vegetazione naturale prati legnose agrarie aree sterili Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 26 di 71 4. IL PAESAGGIO La necessità di preservare, insieme alle memorie e alle testimonianze del passato, anche le più importanti componenti a valenza ambientale e paesistica, è fatto consolidato nella normativa nazionale. La prima importante manifestazione legislativa nel nostro Paese, in tema di tutale dei beni paesistici, è rappresentata dalla Legge 29 giugno 1939 n. 1497, "Protezione delle bellezze naturali", e la Legge 8 agosto 1985 n. 431 (Legge Galasso), "Conversione in Legge con modificazioni del Decreto Legge 27 giugno 1985, n. 312, recante disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale", sono state compendiate al Titolo II del Decreto Legislativo 29 ottobre 1999 n. 490 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della Legge 8 ottobre, n. 352". Il testo unico D.Lgs 490/1999 ingloba interamente la Legge 1497/1939 all’articolo 139, “Beni soggetti a tutela”: 1. Sono soggetti alle disposizioni di questo Titolo in ragione del loro notevole interesse pubblico: a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarita' geologica; b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati a norma delle disposizioni del Titolo 1, che si distinguono per la loro non comune bellezza; c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale; d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze. Il D.Lgs 490/1999 riprende inoltre la Legge Galasso all’articolo 146, “Beni tutelati per legge”: 1. Sono comunque sottoposti alle disposizioni di questo Titolo in ragione del loro interesse paesaggistico: a) i territori costieri compresi in una fascia della profondita' di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondita' di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; c) i fiumi, i torrenti ed i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; d) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole; e) i ghiacciai e i circhi glaciali; f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonche' i territori di protezione esterna dei parchi; g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorche' percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento; h) le aree assegnate alle universita' agrarie e le zone gravate da usi civici; i) le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448; l) i vulcani; m) le zone di interesse archeologico. Il percorso legislativo si conclude con l’approvazione del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42: "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137". Con questa legge le Regioni approvano i Piani Paesaggistici (P.T.P.R.) ovvero piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l'intero territorio regionale. La legge individua i beni paesaggistici ed in particolare negli articoli 136 (“Immobili ed aree di notevole interesse pubblico”) e 142 (“Aree tutelate per legge”) fa fedele riferimento rispettivamente alle “Bellezze individue” e ai “Beni tutelati per legge” individuati dal precedente D.Lgs 490/1999. Attraverso la disciplina paesistica, il P.T.P.R., nel rispetto del principio di sussidiarietà e delle competenze spettanti agli altri soggetti istituzionali: a) indirizza le trasformazioni territoriali nei diversi ambiti regionali per la tutela dei caratteri connotativi delle diverse Unità tipologiche del paesaggio e delle strutture insediative presenti; b) indirizza e fornisce criteri e linee guida per la pianificazione e la progettazione delle infrastrutture tecnologiche a rete e della viabilità; c) fornisce disposizioni immediatamente efficaci su ambiti territoriali regionali, precisamente individuati, nella tavola D e negli abachi, considerati di particolare rilevanza paesistica e ambientale; d) individua i criteri e gli indirizzi per la pianificazione successiva spettante agli Enti locali e individua in tal senso anche ambiti unitari di particolare attenzione da sottoporre a studi più approfonditi; e) definisce una procedura sperimentale di controllo paesistico degli interventi sul territorio soggetti a concessione edilizia; f) individua le azioni di programmazione e le politiche regionali da promuovere al fine della migliore tutela del paesaggio e della diffusione di una maggiore consapevolezza rispetto alle problematiche connesse alla tutela stessa. A scala provinciale invece sono i Piani Territoriali di Coordinamento (P.T.C.P.), a dare indicazioni in tema di paesaggio e natura, in stretto raccordo con gli strumenti regionali. E’ possibile, pertanto, concludere osservando che gli strumenti finalizzati alla tutela paesistica sono riconducibili a tre distinti livelli: 1. normativa nazionale, per le tipologie di beni considerati oggetto di tutela paesistica a partire dalle Leggi 1497/39 e 431/85, fino al recente D. Lgs 42/2004; 2. strumenti e normativa regionale (P.T.P.R.); 3. strumenti provinciali (P.T.C.P.). Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 27 di 71 Per quanto riguarda la localizzazione cartografica dei beni tutelati a livello nazionale e regionale nel Comune di Breno si farà ricorso al “Sistema Informativo Beni Ambientali (S.I.B.A.), della Regione Lombardia, che individua i vincoli di tutela paesaggistico-ambientale conosciuti come "Vincoli L. 1497/39 e L. 431/85", oggi normati dal D.Lgs. 22 gennaio 2004, (ad eccezione della cartografia riguardante boschi e foreste, usi civici e aree di interesse archeologico, rispettivamente ai punti g), h), m) dell’art. 1.a del D. Lgs. 431/85), e gli ambiti assoggettati alla tutela prevista dagli artt. 17 e 18 delle Norme di Attuazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.). Risultano soggetti a tutela paesistica i seguenti corsi d’acqua: Settore occidentale: - Fiume Oglio - Torrente La Valle Settore orientale: - Torrente Pestello - Fiume Caffaro - Torrente Valle di Campolaro - Torrente Bazenina - Torrente Laione A questi si aggiungono alcuni laghetti alpini (nel settore orientale del Comune): Lago della Vacca - Lago Cadino Alto - Lago Nero di Cadino - Laghetti Moie - Lago di Val Fredda Inoltre, sono soggetti a tutela i "Territori alpini e appenninici", conosciuti come 'Vincolo 431/85, art. 1, lettera d)', sono oggi identificati dal D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'art. 10 della L. 6 luglio 2002, n. 137". L'art. 142, comma 1, lettera d) del suddetto Decreto Legislativo definisce infatti come oggetto di tutela e valorizzazione per il loro interesse paesaggistico: "le montagne per la parte eccedente i 1600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole". Nel caso del Comune di Breno questo tipo di tutela interessa la quasi totalità del settore orientale (fatta eccezione per la valle del fiume Caffaro, nella parte posta al di sotto dei 1.600 metri di quota), e alcune porzioni della parte occidentale del territorio comunale (poste a considerevole distanza dalle zone abitate). Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 28 di 71 4.1 Il Piano Territoriale Paesistico Regionale Il P.T.P.R. e il P.T.C.P. si caratterizzano per una descrizione e un’analisi dei diversi ambiti paesistici presenti, rispettivamente, a livello regionale e provinciale e forniscono una serie di indicazioni, linee di indirizzo e prescrizioni di cui devono tener conto gli strumenti di pianificazione degli enti territoriali sott’ordinati. La relazione al PTPR della Lombardia identifica alcune peculiarità comuni a tutta la fascia prealpina, dove “industrie tessili e industrie metallurgiche, con spiccate aree di specializzazione e sotto-specializzazione […] sono alla base di un paesaggio vallivo a suo modo unico per la densità della dimensione urbanizzata e per i modi disordinati con cui essa si è esplicitata. Paesaggio dell’abbondanza, del dinamismo valligiano che però contrasta con quello montanaro che si ritrova alle quote superiori, sugli alti versanti e sulle dorsali intervallive, dove sopravvivono residualmente i generi di vita tradizionali, sia pure integrati dal pendolarismo di manodopera verso le industrie di fondovalle”. Le valli della fascia prealpina lombarda – osserva ancora il PTPR – “sono di antichissima occupazione umana. La presenza delle acque ne fece importanti fulcri di attività paleoindustriali e poi industriali. Questo ha intensificato il popolamento tanto che oggi i fondovalle, fino alla loro porzione mediana, si saldano senza soluzione di continuità con la fascia di urbanizzazione altopadana, apparendo come ingolfature di questa”. In simili contesti, si deve “limitare la progressiva saturazione edilizia dei fondovalle. La costruzione di grandi infrastrutture viarie deve essere resa compatibile con la tutela degli alvei e delle aree residuali. Ogni segno della presenza boschiva nei fondovalle deve essere preservata. Si devono ridurre o rendere compatibili impianti e equipaggiamenti (aree industriali, commerciali) che propongano una scala dimensionale non rapportata con i limitati spazi a disposizione. Va tutelata l’agricoltura di fondovalle. […] Particolare attenzione va rivolta al restauro e alla "ripulitura" urbanistica e edilizia dei vecchi centri e nuclei storici. Altrove va salvaguardato tutto ciò che testimonia di una cultura valligiana e di una storia dell’insediamento umano che inizia già nella preistoria prima sui crinali e poi man mano verso il fondovalle. […] Le testimonianze dell’archeologia industriale così come quelle dell’attività agricola (campi terrazzati, ronchi ecc.) vanno salvaguardate nel rispetto stesso degli equilibri ambientali. Questi invocano un’attenzione particolare alle situazioni morfologiche e idrografiche, nonché al tessuto vegetazionale, con le sue diverse associazioni altitudinali. Le colture Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 29 di 71 agricole (vigneti, frutteti, castagneti) vanno considerate come elementi inscindibili del paesaggio e dell’economia della valle. Una tutela importante è quella che deve assicurare la fruizione visiva dei versanti e delle cime sovrastanti, in particolare degli scenari di più consolidata fama. Si devono mantenere sgombre da fastidiose presenze le dorsali, i prati d’altitudine, i crinali in genere e i punti di valico”. Per quanto riguarda le valli bresciane – tra cui la Valle Camonica - il PTPR le identifica come ”una sub-area che, affine a quella delle vallate bergamasche, comprende un ventaglio di valli afferenti a Brescia”. “Già anticamente designate come aree produttive paleoindustriali grazie ai giacimenti ferrosi e alla ricchezza di acque e di legname – continua il PTPR - le valli bresciane si propongono oggi come proiezioni digitiformi del sistema urbano bresciano. L’urbanizzazione, con vasti comparti industriali, occupa per intero i fondovalle entrando per lunga tratta nell’ambito prealpino”. 4.2 Breno e il P.T.C.P. della Provincia di Brescia Il P.T.C.P. con la tavola paesistica individua nel territorio di Breno le seguenti componenti paesistiche: PARTE I - COMPONENTI DEL PAESAGGIO FISICO E NATURALE 1 Aree idriche, ghiacciai, nevai, laghetti alpini e versanti rocciosi 2 Pascoli, prati permanenti e non 3 Vegetazione naturale erbacea e cespuglietti dei versanti 4 Vegetazione palustre e delle torbiere 5 Accumuli detritici e affioramenti litoidi 6 Boschi di latifoglie, macchie e frange boscose, filari alberati 7 Boschi di conifere 8 Terrazzi naturali 9 Cordoni morenici, morfologie glaciali, morfologie lacustri 10 Sistemi sommitali dei cordoni morenici del Sebino e del Garda 11 Rilievi isolati della pianura 12 Crinali e loro ambiti di tutela 13 Fascia dei fontanili e delle ex-lame 14 Corpi idrici principali 15 Ambiti di particolare rilevanza naturalistica e geomorfologica PARTE II - COMPONENTI DEL PAESAGGIO AGRARIO E DELL’ANTROPIZZAZIONE COLTURALE 1 Colture specializzate: vigneti 2 Colture specializzate: castagneti da frutto 3 Colture specializzate: frutteti 4 Colture specializzate: oliveti 5 Altre colture specializzate 6 Seminativi e prati in rotazione 7 Seminativi arborati 8 Pioppeti 9 Terrazzamenti con muri a secco e gradonature 10 Aree agricole di valenza paesistica 11 Aree a forte concentrazione di preesistenze agricole 12 Navigli, canali irrigui, cavi, rogge, bacini artificiali 13 Fasce di contesto alla rete idrica artificiale 14 Fontanili attivi 15 Cascina x x x x x x x x x Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 30 di 71 16 Nuclei rurali permanenti 17 Malghe, baite, rustici PARTE III - COMPONENTI DEL PAESAGGIO STORICO CULTURALE 1 Rete stradale storica principale 2 Rete stradale storica secondaria 3 Rete ferroviaria storica 4 Testimonianze estensive dell’antica centuriazione 5 Chiesa, parrocchia, pieve, santuario 6 Monastero, convento, eremo, abbazia, seminario 7 Santella, edicola sacra, cappella 8 Castello fortezza, torre, edificio fortificato i 9 Palazzo, parchi e giardini storici, viali alberati 10 Ospedale, complesso ospedaliero, casa di cura 11 Villa, casa 12 Altro (monumenti civile, fontana) 13 Alberghi storici, luoghi di ristoro, di sosta 14 Rifugi 15 Edifici produttivi, industria 16 Case e villaggi operai 17 Centrale idroelettrica 18 Stazione ferroviaria 19 Ponte PARTE VI - RILEVANZA PAESISTICA COMPONENTI IDENTIFICATIVE PERCETTIVE E VALORIZZATIVE DEL PAESAGGIO 1 Ambiti di elevato valore percettivo, connotati dalla presenza di fattori fisico ambientali e/o storico culturali che né determinano la qualità nell’insieme 2 Contesti di rilevanza storico- testimoniale (della riconoscibilità di luoghi storici) 3 Luoghi di rilevanza paesistica e percettiva caratterizzati da beni storici puntuali (land marks) 4 Punti panoramici 5 Visuali panoramiche 6 Sentieri di valenza paesistica (in coerenza con il piano sentieristico provinciale) 7 Itinerari di fruizione paesistica x x x x x x x x x x x x x x x x x x Di seguito vengono riportati alcuni elementi trattati dal P.T.C.P. che risultano riferibili a Breno, riportandone la descrizione e gli elementi di criticità evidenziati nel Piano provinciale. PARTE I - Componenti del paesaggio fisico e naturale Gran parte delle componenti del paesaggio fisico e naturale sono costituite dai boschi di latifoglie, dalla vegetazione naturale e da pascoli e prati. Pascoli, prati permanenti e non Elementi fortemente caratterizzanti il paesaggio della montagna e delle valli prealpine. All'interno dell'omogeneità visiva data dalle estese coperture boschive, le porzioni di prati e pascoli costituiscono, infatti, un elemento paesistico di grande rilevanza. Oltre ad individuare la sede, periodica o stabile, dell'insediamento umano contribuiscono a diversificare i caratteri del paesaggio di versante individuando le aree di più densa antropizzazione montana e stabiliscono connotazioni di tipo verticale fra fondovalle ed alte quote, in relazione ai diversi piani altitudinali. Si distinguono le seguenti tipologie peculiari: - Prati-pascoli di mezzacosta (maggenghi): aree ubicate in posizione mediana lungo il versante di una valle alpina o prealpina, tra i 1000 e i 1600 metri, generalmente circondate da boschi; vi sosta il bestiame nella stagione primaverile, durante gli spostamenti tra i pascoli d’alta quota (alpeggi) e il fondovalle; tali aree sono destinate a colture foraggiere, utilizzate prevalentemente a sfalcio e pascolo. - Prati e pascoli di fondovalle: aree ubicate nei fondovalle alpini e prealpini, tra i 300 e i 1000 metri, utilizzate prevalentemente a sfalcio periodico o a sfalcio e pascolo (prati-pascoli). ELEMENTI DI CRITICITA’ - Progressiva colonizzazione spontanea del bosco, che riduce progressivamente i pascoli e i prati coltivi. Si tratta delle porzioni di paesaggio agrario più delicate e passibili di scomparsa, perché legate ad attività di allevamento transumante di difficile tenuta, considerate le difficoltà oggettive di questa consuetudine e le non proporzionate rese economiche. - Abbandono della manutenzione del sottobosco in assenza di pascolo stagionale. - Processi di urbanizzazione aggressivi, specie nel paesaggio della riviera. - Apertura di nuove strade carrabili, che non rispettano il disegno del paesaggio agrario tradizionale. Vegetazione naturale erbacea e cespuglietti dei versanti I versanti sono formati dalle pendici vallive dei principali bacini idrografici e costituiscono elementi di raccordo tra fondovalle e le aree di maggiore altitudine caratterizzate da forte energia di rilievo. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 31 di 71 Il versante è l'elemento percettivo dominante che determina la “plastica” dei paesaggi vallivi. Due sono le principali modalità di percezione dei versanti: dal versante opposto e dal fondovalle. ELEMENTI DI CRITICITA’ Indicazioni generali - Possibilità di alterazione antropica della morfologia e dello stato di naturalità dei luoghi attraverso interventi antropici causati dallo sfruttamento delle risorse montane (impianti idroelettrici, elettrodotti, ecc.), con tracce evidenti di conflitto con il contesto naturale. - Rischio di creazione di situazioni di instabilità (frane, erosioni, decorticamento), anche di notevole importanza, variabili in funzione delle locali caratteristiche geologiche. - Particolare evidenza percettiva di tutte le trasformazioni operate sul versante, in ragione della spiccata esposizione visiva degli oggetti disposti su terreni acclivi. Boschi di latifoglie, macchie, frange boscose e filari alberati L’insieme di questi elementi costituisce un elemento chiave che caratterizza il paesaggio agrario lombardo. La salvaguardia di tali elementi diviene oggi fondamentale al fine di conservare quell’identità delineatasi e consolidatasi attraverso secoli di interazioni tra l’uomo ed il suo ambiente. ELEMENTI DI CRITICITÀ - Diminuzione della funzione di protezione idrologica del territorio nel caso di bosco degradato e di forti tagli. Aumento della velocità di scorrimento delle acque superficiali nelle zone disboscate, con conseguente aumento del rischio idraulico. - Abbandono del bosco, con conseguente degrado e propensione al dissesto. Abbandono della manutenzione e dell'attività di raccolta di prodotti del sottobosco, dovuta all'abbandono delle attività agro-pastorali. - Progressiva colonizzazione spontanea del bosco, che si abbassa di quota, con possibilità di aggressione anche di nuclei di antica formazione (abbandonati) o di spazi prativi o terrazzati. - Impoverimento della varietà di specie arboree presenti e prevalenza delle specie dominanti. - Progressiva inaccessibilità e scomparsa dei sentieri e delle mulattiere. - Sfaldamento dei terrazzamenti in assenza di manutenzione e in conseguenza del processo di colonizzazione spontanea del bosco. - Uso saltuario e improprio dei percorsi di montagna (motorizzazione). - Presenza di intrusioni tecnologiche, quali ad esempio gli elettrodotti, che tagliano secondo tracciati rettilinei larghe fasce boscate. - Rischio di incendio. Boschi di conifere Anche le fasce boscate a conifere, fortemente caratterizzate per estensione, omogeneità di versante, acclività, esposizione, altitudine e qualità del substrato litologico, costituiscono elementi di forte connotazione paesistica. Dal punto di vista paesistico, la funzione primaria del bosco di conifere, di "connettivo" rispetto ad altri elementi puntuali ed areali quali insediamenti rurali, pascoli, detriti di falda, rocce affioranti eccetera, è integrata dalla funzione di rafforzamento “visivo per contrasto” degli elementi sommitali prativi e delle altre energie di rilievo. ELEMENTI DI CRITICITA’ - Diminuzione della funzione di protezione idrologica del territorio nel caso di bosco degradato e di forti tagli. - Aumento della velocità di scorrimento delle acque superficiali nelle zone disboscate, con conseguente aumento del rischio idraulico. - Abbandono del bosco, con conseguente degrado e propensione al dissesto. - Abbandono della manutenzione e dell'attività di raccolta di prodotti del sottobosco, dovuta all'abbandono delle attività agro-pastorali. - Omogeneizzazione dei colori e delle forme del bosco in alta e media quota e scadimento del paesaggio coltivato in bassa quota, che inducono un’immagine "confusa" della montagna: questa appare sempre meno disegnata nelle sue articolazioni funzionali e tendenzialmente orientata verso l'omogeneizzazione fisico-percettiva. - Progressiva inaccessibilità e scomparsa dei sentieri e delle mulattiere. - Sfaldamento dei terrazzamenti in assenza di manutenzione e in conseguenza del processo di colonizzazione spontanea del bosco. - Uso saltuario e improprio dei percorsi di montagna (motorizzazione). - Presenza di intrusioni tecnologiche, quali ad esempio gli elettrodotti, che tagliano secondo tracciati rettilinei larghe fasce boscate. - Rischio di incendio. Corpi idrici principali La categoria comprende i corsi d'acqua naturali, comprese le aree relative agli alvei e ai paleoalvei, sia a morfologia variata delimitata da scarpate alluvionali o da superfici inclinate da terrazzamenti, che a morfologia pianeggiante perimetrata da arginature. ELEMENTI DI CRITICITA’ - Perdita o riduzione della fauna ittica e della vegetazione ripariale. Problemi relativi all'assetto vegetazionale: invadenza delle piante anche ad alto fusto in alveo, mancata coltivazione delle fasce vegetazionali di ripa. - Modificazione delle sponde e nuova edificazione nell'immediato contesto (cantieristica, impianti tecnologici, arginature). - Rischio di depauperamento della quantità d'acqua per effetto di sottrazione agli alvei naturali. Rischio di impoverimento della portata d’acqua delle cascate a causa del prelievo a monte ad uso idroelettrico, con ripercussioni negative dal punto di vista paesistico, oltre che ambientale. - Problemi di assetto idrogeologico, fenomeni di erosione, sovralluvione, dissesto. Locali rischi di instabilità delle sponde. - Fenomeni di inquinamento da reflui agricoli, civili, industriali e da rifiuti solidi urbani. Ambiti di particolare rilevanza naturalistica e geomorfologica Comprendono tutti gli elementi e gli ambiti di particolare interesse geologico e geomorfologico, dal punto di vista scientifico e didattico, e/o di particolare evidenza percettiva, importanti per la caratterizzazione di determinati paesaggi. Spesso sono collocate in ambiti dotati di alto grado di naturalità; quando non lo sono costituiscono Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 32 di 71 elemento di confronto con il fattore antropico del quadro paesaggistico, sia come oggetti di riferimento simbolico alla componente naturale dei luoghi, sia come presenze evocative del paesaggio originario. ELEMENTI DI CRITICITA’ Diverso grado di vulnerabilità in relazione alle fasce geografiche di appartenenza - in cui intervengono fattori di rischio differenziati - all'alterazione morfologica diretta e indotta (erosione), all'edificazione, ecc. In generale: rischio di alterazione dello stato di naturalità dei luoghi. PARTE II – Componenti del paesaggio agrario e dell’antropizzazione colturale Terrazzamenti con muri a secco e gradonature Le sistemazioni agrarie costituiscono elemento di forte rilevanza paesistica, in quanto “disegnano” in modo estensivo l’orditura e la morfologia del territorio, caratterizzando in modo peculiare i diversi paesaggi agrari. Sistemazione tipica dei versanti collinari, lacustri o montani a pendenza accentuata sono i terrazzamenti anche con muri a secco ed i ciglionamenti. Generalmente occupano la parte bassa dei versanti e spesso si estendono anche a quote più elevate. I terrazzamenti riguardano modellamenti di versanti ripidi con gradoni per la coltivazione agricola e la stabilizzazione idrogeologica. Si distinguono nei tipi con muri a secco (per le pendenze maggiori) o con scarpate artificiali (ciglioni) consolidate dal manto erboso. Sono un elemento fondamentale, storico e visuale, di identificazione del paesaggio agrario lombardo collinare, montano e delle riviere dei laghi subalpini. Terrazze e ciglioni sostituiscono al declivio continuo della pendice (così come più comunemente si presenta in natura) una successione di ripiani digradanti. Nella sistemazione a ciglioni la funzione di sostegno dei ripiani resta affidata alla coesione, o alla cotica erbosa; nella sistemazione a terrazze i ripiani sono sostenuti da muri a secco, costruiti con sassi ricavati sul luogo dallo spietramento del terreno. I muri di sostegno dei terrazzamenti agricoli costituiscono l'elemento di connotazione percettiva dal basso dei versanti coltivati. Oltre al particolare assetto morfologico, evocativo di una modalità di trasformazione antropica di lunga durata in assonanza con le componenti naturali del paesaggio, i terrazzamenti in pietra si pongono in relazione organica con il contesto di riferimento anche per la natura del materiale impiegato. ELEMENTI DI CRITICITA’ - Alterazione della morfologia delle sistemazioni agrarie a causa dell’apertura di nuove strade carrabili o di nuovi insediamenti che non tengono conto del disegno tradizionale del paesaggio agrario. - Assenza di manutenzione delle murature di contenimento o delle scarpate artificiali. - Erosione naturale del suolo. - Sostituzione dei muri a secco dei terrazzamenti e dei muri di sostegno delle strade con muri in calcestruzzo a vista, con andamenti e pendenze discordanti rispetto all'andamento prevalente e tipico delle curve di livello. Cascina, nuclei rurali permanenti, malghe, baite e rustici L’architettura rurale storica presente nel territorio provinciale è caratterizzata da un’importante varietà di tipologie, caratteristiche costruttive e materiali utilizzati, che identificano, di volta in volta, il contesto paesistico di riferimento così come si è venuto a definire in sede storica. L’evoluzione storica dei presidi produttivi ha modificato pesantemente la modalità della presenza umana e parzialmente dell’utilizzo dei manufatti. L’individuazione dei caratteri puntuali identificativi d’impianto tipologico, dimensionali, costruttivi e di rapporto con la rete infrastrutturale ed il contesto costituirà per le cascine, le malghe, le baite ed i rustici, la condizione fondamentale di tutela affidata all’approfondimento dei piani paesistici comunali. Per i nuclei rurali permanenti oltre a quanto previsto sopra dovranno essere evidenziate le peculiarità della morfologia urbana e del rapporto con il sito. ELEMENTI DI CRITICITA’ - Per quanto attiene alle cascine ed ai nuclei rurali di pianura, il fenomeno di maggior criticità è dato dall’intrusione di elementi tipologici e costruttivi estranei al contesto, determinati dalle necessità logistiche contingenti del settore agricolo produttivo. L’abbandono ed un riutilizzo non sempre attento alle caratteristiche tipologiche e di rapporto con il contesto determinano un ulteriore fattore di pericolosa perdita dell’identità della componente paesistica ed in generale di riconoscibilità dei paesaggi di contesto della pianura e della collina. - Per quanto attiene invece agli edifici isolati ed ai nuclei di montagna il pericolo principale è costituito dai fenomeni d’abbandono e la conseguente perdita del ruolo di presidio antropico del territorio e di conseguente controllo dei fattori idrogeologici. - Costituiscono altresì elementi di criticità per tutti i nuclei isolati: - La cancellazione dei caratteri originari a causa di interventi urbanistico-edilizi distruttivi, sostitutivi o di trasformazione del tessuto edilizio originario e dei suoi caratteri architettonici peculiari. - L’inserimento di edifici non coerenti con il sistema insediativo. - La perdita di leggibilità per occultamento, interferenza percettiva, accostamento e sovrapposizione di elementi impropri. - La modificazione delle coperture dei nuclei rurali, che costituiscono il carattere prevalente di un'immagine consolidata dei nuclei di antica formazione. - Recinzione e privatizzazione dello spazio comunitario delle case a corte. Itinerari di fruizione paesistica Costituiscono la trama relazionale minore ma paesisticamente significativa del territorio provinciale. Sono di interesse paesistico i percorsi storici che abbiano conservato, anche parzialmente, i caratteri fisici originari e l’originario rapporto con il contesto, nonché i percorsi di grande rilevanza nella formazione dell’immagine paesistica regionale e provinciale. La rete dei percorsi storici è costituita da tracciati su strada, su ferro, su sterrato e su acqua. Dal punto di vista del significato paesistico è possibile distinguere: - Percorsi storici; - Percorsi di interesse paesistico generico. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 33 di 71 ELEMENTI DI CRITICITA’ - Mancata manutenzione e abbandono di molti percorsi storici, con conseguente decadimento fisico e materico. - Presenza di cartellonistica pubblicitaria visivamente intrusiva. - Tendenza alla conurbazione lungo il nastro stradale, con conseguente occlusione delle visuali panoramiche. - Tendenza alla sostituzione degli antichi materiali di pavimentazione stradale (sterrati, selciati, acciottolati, ecc.) con asfalto e/o calcestruzzo. - Tendenza all'abbandono o all'alterazione dei manufatti di complemento della viabilità. PARTE III - Componenti del paesaggio storico-culturale Rete stradale storica principale e secondaria Costitu isco no la struttu ra relazionale dei beni st orico-cult urali intesi non solo come element i episodici lineari puntuali od areali, ma come sistema di permanenze in sediative strettamente intercorrelate. I tracciati viari, che spesso coincidono con percorsi di elevato valore panoramico, sono la testimonianza ancora attiva della rete di connessione del sistema urbano storico, e consentono di determinare punti di vista privilegiati del rapporto fra questi ed il contesto naturale o agrario. ELEMENTI DI CRITICITA’ L’utilizzo intensivo delle reti storiche co me elemento distrib utivo di un sistema residenziale, produttivo, o terziario lineare che determina fenomeni di conurbazione e di saldatura fra i nuclei originari. La perdita del naturale rapporto percettivo con la campagna, intesa come sistema delle componenti dell’antropizzazione colturale, e le grandi emergenze geomorfologiche di fondale a causa dell’interposizione di manufatti incongrui e/o di dimensioni inadeguate. La perdita del concetto di gerarchia viaria a causa dell’interconnessione a raso con sistemi secondari recenti. La sostituzione di manufatti di servizio o di opere d’arte stradali con elementi in totale dissonanza costruttiva con l’infrastruttura storica. PARTE VI – Rilevanza paesistica componenti identificative, percettive Ambiti di elevato valore percettivo Sono gli ambiti che per rapporto di reciprocità percettiva e per relazioni strutturali di natura storico-culturale o ambientale costituiscono quadri paesistici caratterizzati da omogeneità d’insieme, spesso sovracomunali, e pertanto richiedono una specifica tutela dell’integrità e della fruizione visiva. ELEMENTI DI CRITICITA’ - Introduzione di elementi d’ostacolo di tipo fisico (edilizio, infrastrutturale) alla percezione del quadro paesistico. - Compromissione dell’unitarietà e della significatività percettiva del quadro mediante l’immissione, nel medesimo, di elementi di disturbo (edilizi o infrastrutturali), che per caratteristiche e dimensioni costituiscono anomalia agli equilibri d’insieme. - Riduzione delle componenti significative del quadro attraverso l’eliminazione/sostituzione di elementi peculiari (es. taglio di vegetazione di cornice o eliminazione/sostituzione di manufatti significativi). Contesti di rilevanza storico- testimoniale (della riconoscibilità di luoghi storici) Luoghi che, per le particolarità storiche, culturali e naturali che li caratterizzano sono stati consacrati Aree della memoria storica e/o della memoria collettiva di grandi eventi culturali e scenari della storia. ELEMENTI DI CRITICITÀ - Degrado fisico degli elementi riferibili alla memoria storica. - Compromissione del contesto o dei suoi rapporti paesistici e spaziali a causa d’interventi di tipo edilizio intrusivo. Luoghi di rilevanza paesistica e percettiva caratterizzati da beni storici Il P.T.C.P. individua, un’importante serie di luoghi del paesaggio di grande rilevanza percettiva caratterizzati dalla presenza di edifici e manufatti che per caratteristiche tipologiche, architettoniche, costruttive, di collocazione e storiche, contribuiscono in modo determinante alla riconoscibilità ed alla significatività del territorio. ELEMENTI DI CRITICITÀ - Perdita della leggibilità degli edifici e dei manufatti, o dei loro caratteri originari a causa di interventi edilizi distruttivi, di sostituzioni o di trasformazioni dei caratteri architettonici peculiari. - Degrado delle strutture edilizie, dovuto all'abbandono o ad un uso non compatibile. - Compromissione delle relazioni con il contesto a causa di presenze edilizie o infrastrutturali intrusive per localizzazione, tipologia e caratteristiche architettoniche. Sentieri di valenza paesistica - piste ciclopedonali e itinerari di fruizione paesistica Costituiscono la trama relazionale minore ma paesisticamente significativa del territorio provinciale. Sono di interesse paesistico i percorsi storici che abbiano conservato, anche parzialmente, i caratteri fisici originari e l’originario rapporto con il contesto, nonché i percorsi di grande rilevanza nella formazione dell’immagine paesistica regionale e provinciale. ELEMENTI DI CRITICITÀ - La mancata manutenzione e abbandono di molti percorsi storici, con conseguente decadimento fisico e materico - La presenza di cartellonistica pubblicitaria visivamente intrusiva - La tendenza alla conurbazione lungo il nastro stradale, con conseguente occlusione delle visuali panoramiche - La tendenza alla sostituzione degli antichi materiali di pavimentazione stradale (sterrati, selciati, acciottolati, ecc.) con asfalto e/o calcestruzzo - La tendenza all'abbandono o all'alterazione dei manufatti di complemento della viabilità. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 34 di 71 4.3 Gli alberi monumentali La Regione Lombardia, attraverso la collaborazione delle Province ha avviato sin dal 1989 il censimento degli alberi monumentali. Una pianta può essere definita monumentale in base alla presenza di uno o più dei seguenti criteri: Monumentalità architettonica: esemplari legati a edifici di elevato valore storico-culturale; Monumentalità paesaggistica: piante collocate in un contesto territoriale di elevato valore estetico o la cui presenza caratterizza un certo luogo; Monumentalità storico-culturale: esemplari legati a particolari eventi della storia locale, tradizioni, leggende ecc. Monumentalità legata alla forma; Monumentalità legata alla rarità Monumentalità dimensionale: botanica: specie non dell’ambiente in cui crescono e poco rappresentate numericamente. dimensionali sono stabiliti legata alla prevalentemente in circonferenza. base alla tipiche I limiti velocità di accrescimento delle singole specie. A causa dell’estrema diversità degli ambienti naturali che caratterizzano la nostra regione, i limiti regionali sono solo indicativi e possono variare da una Provincia all’altra o anche all’interno della stessa Provincia, per esempio a seconda della fascia latitudinale. Nel territorio Comunale di Breno sono state censiti monumentali: n. 5 Genere/Specie Platanus hybrida Platano Castanea sativa Castagno Castanea sativa Castagno Picea abies Abete rosso Sorbus aucuparia Sorbo degli uccellatori alberi LIMITI REGIONALI DA CONSIDERARE PER INDIVIDUARE GLI ALBERI MONUMENTALI Circonferenza (cm) Specie arborea a 130 cm da terra Carpinus spp., Cercis spp., Laurus 150 spp., Morus spp., Pinus uncinata, Quercus pubescens, Sorbus spp. Latifoglie varie (tranne Castanea spp., Fagus spp., Platanus spp. e 300 quelle di cui al punto precedente), Pinus cembra Conifere varie (tranne Cedrus spp., Pinus cembra, Pinus uncinata), 350 Fagus spp. Castanea spp., Cedrus spp., 400 Platanus spp. Carattere rilevamento Albero singolo Albero singolo Albero singolo Albero singolo Albero singolo Località Città Breno Pescarzo Fraz. Astrio Malga Vajuga Pian d’Astrio Aspetti monumentalità* A P S F R. B. si si si si no no si si si no no no si si no no no si no no no si no no no *A=architettonica, P=paesaggistica, S=storica, F=forma, R.B.=rarità botanica Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 35 di 71 5. LA TUTELA DELLA NATURA Con particolare riferimento all’ambiente naturale, possiamo notare che il territorio del Comune di Breno è interessato da una molteplicità di aree soggette a tutela: dalla vasta area del Parco Regionale dell’Adamello, che si sviluppa per gran parte del territorio, comprendendo tutta la zona occidentale dello stesso, al comparto del Parco Naturale amministrativa, dell’Adamello. si aggiunge A la questi “strumenti” presenza di zone a forte finalizzate valenza alla anche specifica protezione/tutela di habitat e specie vegetazionali e faunistiche: sono queste le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC). Nello specifico il comune di Breno è interessato dalla presenza del SIC “Pascoli di Crocedomini-Alta Valcaffaro” e dalla ZPS “Parco Naturale Adamello”. E’ altrettanto importante ricordare la presenza di una riserva naturale orientata denominata “Alto Cadino-Val Fredda”. AREE DI TUTELA Parchi nazionali e regionali Sono istituiti con le finalità di salvaguardare in un territorio il patrimonio naturalistico costituito dalla flora, dalla fauna, da peculiari beni ambientali regolamentando l'afflusso antropico e nel contempo, in qualche caso, tentando di rilanciare in forma diversa l'economia della montagna. Possono avere importanza nazionale o regionale a seconda dei beni che si propongono di conservare e difendere. Parchi naturali regionali Con la Legge Regionale del 30 novembre 1983, n. 86 (art. 16-ter) sono individuati all’interno dei confini dei parchi regionali, i parchi naturali che corrispondono ad aree agro-forestali o incolte del parco regionale stesso caratterizzate pero’ da piu’ elevati livelli di naturalità e comunque destinate a funzioni prevalentemente di conservazione e ripristino dei caratteri naturali. Riserve naturali Sono frazioni anche limitate di territorio che presentano aspetti naturali particolari per esempio formazioni geologiche, tratti di bosco e di palude, presenza di specie entomologiche. La funzione è quindi il mantenimento di questi ambienti peculiari, naturali o seminaturali con il loro patrimonio di specie animali e vegetali. Le riserve naturali sono state regolamentate con la Legge regionale n. 86 del 30/11/1983 e successive modifiche. Sono classificate, in relazione al rispettivo regime di protezione, nelle seguenti categorie: riserve naturali integrali: istituite con lo scopo di proteggere e conservare integralmente e globalmente la natura e l’ambiente e nelle quali è vietata ogni attività diversa dalla ricerca scientifica e dalle relative attività strumentali che devono svolgersi secondo specifiche discipline stabilite dai soggetti cui è affidata la gestione delle singole riserve; riserve naturali orientate: istituite con lo scopo di sorvegliare e orientare scientificamente l’evoluzione della natura, nelle quali è consentita solamente la continuazione delle attività antropiche tradizionali compatibili con l’ambiente naturale. In esse l’accesso al pubblico è consentito unicamente per fini culturali. riserve naturali parziali: istituite poiché aventi finalità specifiche (botanica, zoologia, forestale biogenetica, geologica, idrogeologica e paesistica) nelle quali sono consentite attività umane compatibili con le finalità sopra menzionate. Zone umide di importanza internazionale Ai sensi del D.P.R. n. 448 del 13 marzo 1976 – “Esecuzione della convenzione relativa alle zone umide d'importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici”, firmata a Ramsar il 2 febbraio 1971. Monumenti naturali La L.R. n. 86 del 30 novembre 1983 – “Piano generale delle aree regionali protette: Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale” - definisce i Monumenti naturali come singoli elementi o piccole superfici dell’ambiente naturale di particolare pregio naturalistico e scientifico, che devono essere conservati nella loro integrità. PLIS - Parchi Locali di Interesse Sovra comunale Ai sensi dell’art. 34 della LR n. 86 del 30 novembre 1983 – “Piano generale delle aree regionali protette: Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale”- si stabilisce che la Giunta regionale, con propria deliberazione, può riconoscere su richiesta degli Enti locali competenti per territorio, parchi da essi istituiti come parchi locali di interesse sovracomunale. Zone di particolare rilevanza naturale e ambientale Sono aree di particolare rilevanza dal punto di vista naturale ed ambientale che ai sensi della L.R. n. 86 del 30 novembre 1983 – “Piano generale delle aree regionali protette: Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale” devono essere sottoposte a regime di protezione. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 36 di 71 RETE NATURA 2000 L’Unione Europea ha predisposto una serie di provvedimenti per la protezione ed il ripristino degli habitat nell'ambito di aree protette esistenti o da realizzare. La Comunità ha predisposto la direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 12 maggio 1992, nota come direttiva Habitat che si pone l'obiettivo di « … contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato» (art. 2). In realtà la direttiva 92/43 si pone in continuità, finendo per assorbirlo, con un precedente intervento comunitario in tema di conservazione delle risorse naturali: la direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979, relativa alla conservazione degli uccelli selvatici. La direttiva 79/409 nota come direttiva Uccelli ha come oggetto la tutela di alcune specie di uccelli selvatici ed in particolare si applica agli “uccelli, alle loro uova, ai nidi ed agli habitats” (art. 1.2). L’obbiettivo primario della disciplina giuridica non è, quindi, la protezione di determinati territori ma bensi’ la tutela di determinate specie animali, che vede come strumento prioritario la protezione di habitats in cui tali specie hanno il proprio ambiente naturale. La creazione di a protected areas o di biotopes (art. 3.2) è infatti prevista in quanto considerata una “misura primaria di conservazione, mantenimento e ristabilimento degli habitats” delle specie protette. Sin dal 1979 la Comunità aveva posto norme vincolanti per gli Stati Membri al fine di proteggere determinate specie di uccelli attraverso la creazione di aree naturali protette. Proprio su cio’ interviene la direttiva Habitat in tema di habitat naturali e seminaturali che da vita alla rete “Natura 2000”, una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione. La Direttiva Habitat è stata recepita in Italia con il DPR 357/97 che, modificato e integrato dal DPR 120/2003, affida alle regioni e province autonome il compito di adottare le misure necessarie a salvaguardare e tutelare i siti di interesse comunitario. Infatti, l'articolo 4 specifica che esse debbano sia individuare le misure più opportune per evitare l'alterazione dei proposti siti di importanza comunitaria (art. 4, comma 1) sia attivare le necessarie misure di conservazione nelle zone speciali di conservazione (art. 4, comma 2). La direttiva costituisce una novità per l’ordinamento comunitario preesistente, per lo meno sotto tre importanti punti di vista: o estende la protezione da alcune specie di uccelli selvatici ad un’ampia lista di specie animali e vegetali (allegati II, IV, V della direttiva); o alla tutela delle specie viene affiancata una tutela degli habitat; o concepisce l’insieme delle zone di conservazione degli habitat come una rete ecologica organica a livello europeo. A riguardo è importante evidenziare che tale rete consiste nella creazione di un sistema di aree strettamente relazionate dal punto di vista funzionale dando importanza non solo alle aree ad alta naturalità ma anche a quei territori contigui, che costituiscono l’anello di collegamento tra ambiente antropico e ambiente naturale, ed in particolare ai corridoi ecologici, territori indispensabili per mettere in relazione aree distanti spazialmente ma vicine per funzionalità ecologica. La direttiva Habitat inoltre va ben oltre alla sola creazione di una rete ecologica, avendo come scopo principale quello di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante attività di conservazione. E cio’ viene realizzato tenendo in considerazione le esigenze economiche, sociali e culturali di un luogo, nonché le sue particolarità regionali e locali. In altre parole cio’ che si vuole favorire è l’integrazione della tutela di habitat e specie animali e vegetali con le attività economiche e le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all’interno delle aree facenti parte della rete Natura 2000. La rete Natura 2000 è formata da siti in cui si trovano tipi di habitat naturali protetti (elencati nell’allegato I) e habitat delle specie (di cui all’allegato II). La rete è funzionale alla garanzia del mantenimento e, all'occorrenza, del ripristino, di tali habitats in uno stato di conservazione soddisfacente (art. 3.1). A tal fine detti luoghi vanno costituiti in “Zone di conservazione speciale” e tali devono considerarsi, in particolare, i Siti di importanza Comunitarie (SIC) e in Zone di protezione Speciale (ZPS): o Siti di interesse Comunitario (SIC) rappresentano siti che, nella o nelle regioni biogeografiche cui appartengono, contribuiscono in modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale (di cui all'allegato I) o una specie (di cui all'allegato II) in uno stato di conservazione soddisfacente. Per le specie animali che occupano ampi territori, i siti di importanza comunitaria corrispondono ai luoghi, all'interno dell'area di ripartizione naturale di tali specie, che presentano gli elementi fisici o biologici essenziali alla loro vita e riproduzione. o Zone di Protezione Speciale (ZPS) ossia territori idonei per estensione e/o localizzazione geografica alla conservazione delle specie di uccelli di cui all'allegato I della direttiva citata, concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Le ZPS vengono istituite anche per la protezione delle specie migratrici non riportate in allegato, con particolare riferimento alle zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 37 di 71 5.1 Il Parco Naturale Regionale dell’Adamello Il Parco Regionale dell’Adamello viene istituito con la L.R. del 16 settembre 1983, n. 79. Solo nel 2003 si arriva alla nascita del Parco Naturale dell’Adamello con la L.R. del 1 dicembre 2003, n. 23, in quanto caratterizzato dalla presenza di aree con elevati livelli di naturalità e destinate a funzioni di conservazione e ripristino dei caratteri naturali. L’ interesse principale del Parco, la cui gestione è affidata alla Comunità Montana di Valle Camonica, consiste nel tutelare il massiccio granitico dell’Adamello, a tutt’oggi interessato da ghiacciai perenni, laghi, zone umide e foreste . Il Parco, classificato come "montano e forestale", si estende su una superficie di circa 51.000 ettari e rappresenta uno dei parchi più grandi d’Italia. Posto al centro della catena alpina, nelle Alpi Retiche, comprende il versante lombardo del Gruppo dell'Adamello, estendendosi dal fondo valle dell’Oglio (390 m. s.l.m.) fino ai 3.545 m. della vetta. L'importanza del parco è accresciuta dalla sua posizione, perché esso funge da “ponte” tra i due parchi che gli sono limitrofi: al suo limite orientale si trova il Parco trentino Adamello-Brenta, al limite settentrionale il Parco dello Stelvio, a sua volta limitrofo del Parco Nazionale svizzero dell'Engadina. In tal modo si è venuta a costituire nel cuore dell'Europa un'area protetta di 250.000 ettari, la più grande delle Alpi, di cui il Parco dell'Adamello rappresenta la punta meridionale. L’ambiente naturale Il cuore del Parco è un altopiano contornato da spettacolari pareti rocciose con vette superiori ai 3.000 m e occupato dal ghiacciaio più esteso d’Italia. Gli oltre 3000 metri di dislivello altimetrico determinano, insieme alla diversa composizione delle rocce, una notevole variazione di climi e ambienti che si ripercuotono in una straordinaria ricchezza botanica. Le variazioni climatiche che ne derivano determinano la presenza di diverse fasce fitoclimatiche: dal fondovalle sino a circa 900 metri la vegetazione arborea è costituita essenzialmente da boschi di latifoglie con prevalenza del castagno ma è possibile trovare carpino nero (Ostrya carpinifolia), frassino maggiore (Fraxinus excelsior), orniello (Fraxinus ornus), pioppo tremulo (Populus tremula), betulla (Betula pendula), acero di monte (Acer pseudoplatanus), ciliegio selvatico (Prunus avium), salicone (Salix caprea), olmo campestre (Ulmus minor), carpino bianco Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 38 di 71 (Carpinus betulus), accompagnati da biancospino (Crataegus monogyna), nocciolo (Corylus avellana), e maggiociondolo (Laburnum anagyroides, L. alpinum). Nei luoghi più esposti e aridi sono presenti anche pino silvestre (Pinus sylvestris), rovere (Quercus petrea) e roverella (Quercus pubescens). Il faggio (Fagus sylvatica) è poco diffuso all'interno del Parco, essendo in passato stato "sacrificato", per motivazioni economiche, all'abete rosso (Picea excelsa). Oltre i 900-1.000 metri il manto forestale è costituito da boschi di conifere: splendide peccete di abete rosso accompagnate da un ricco sottobosco di mirtillo e sassifraga. Piu’ in quota le peccate cedono il passo ai boschi di larice (Larix decidua); piu’ raro invece è il pino cembro. Il limite superiore del bosco si aggira sui 2.000 metri oltre i quali si estende la fascia degli arbusti nani e contorti con prevalenza di rododendro, ginepro nano, brugo e pino mugo. Salendo ulteriormente di quota, al di sopra dei 2.300 m si trovano ampi pascoli alpini, ricchi della tipica flora alpina (genziane, pulsatille, sassifraghe, soldanelle e stelle alpine). La fascia del deserto nivale invece è dominata da muschi e licheni insieme al crisantemo alpino e al ranuncolo dei ghiacciai. Molto diffusa all'interno del Parco è la vegetazione di zone umide e torbiere, grazie alla notevole presenza di tali ecosistemi di transizione all'interno dell'area protetta. Insieme agli sfagni (Sphagnum spp.), numerosi sono le specie adattate ad un substrato a reazione acida e povero di azoto, tipico degli ecosistemi torbigeni: Eriophorum scheuchzeri, E. angustifolium, E. vaginatum, Carex fusca, Trichophorum caespitosum, Andromeda polifolia, Vaccinium microcarpum, Drosera rotundifolia, Carex pauciflora Lungo i numerosi corsi d'acqua sono presenti, in boschine ripariali, ontano nero (Alnus glutinosa), salice (Salix alba, S. elaeagnos, S. purpurea etc.), ontano bianco (Alnus incana). Gli endemismi La flora generale del Parco Adamello può essere stimata intorno alle 1400 specie delle quali oltre 30 sono endemiche, ossia circoscritte in un areale molto ristretto. Una citazione particolare merita Primula daonensis, diffusa nel Parco nei pascoli sassosi silicei, il cui areale coincide con i Gruppi dell'Ortles-Cevedale, delle Orobie e dell'Adamello. Tra gli altri endemismi si possono ricordare, nell'ambito delle specie a diffusione alpino-orientale, Gentianella engadinensis, Carex baldensis, Nigritella miniata, Phyteuma globulariifolium, Sempervivum wulfenii, Primula glutinosa, Galium Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 39 di 71 baldense, Pedicularis elongata, Senecio gaudinii. Tra le insubriche (specie il cui areale si estende tra il Monte Baldo e il Lago di Como) si annoverano, all'interno del Parco, Saxifraga hostii ssp. rhaetica. Endemica delle Alpi centrali, è presente Viola thomasiana, mentre delle Alpi Occidentali Fritillaria tubaeformis, Epilobium fleischeri, Achillea nana. Numerose altre specie meritano di essere citate in quanto di grande interesse fitogeografico grazie alla loro rarità. Tra queste si annoverano la meravigliosa Scarpetta di Venere, Cypripedium calceolus, Leontopodium alpinum, Andromeda polifolia, Lycopodiella inundata, Vaccinium microcarpum, Utricularia minor, Carex microglochin, C. pauciflora, Scheuchzeria palustris, Menyanthes trifoliata, Tulipa australis, Listera cordata, Dactylorhiza cruenta, D. lapponica, Trientalis europaea, Primula minima, Vitaliana primulaeflora, Gentianella tenella, Saussurea alpina, Ranunculus seguieri. Per la maggior parte, queste specie costituiscono dei relitti glaciali, conservatisi nella fascia nivale dell'Arco Alpino in quanto unico ambiente residuo dell'epoca glaciale, durante la quale gli endemismi sopra descritti sono giunti sulle Alpi dai Paesi Nord Europei. La Fauna Nel territorio del Parco è presente tutta la fauna alpina ad eccezione dell’orso, segnalato sul versante trentino in Val di Genova e nel gruppo del Brenta. Sono diffusi numerosi mammiferi: caratteristica è la presenza del capriolo e del cervo attivi frequentatori di boschi di latifoglie misti a radure. Ad essi si aggiunge il camoscio che vive oltre i limiti della vegetazione arborea in pochi branchi. Grazie alla recentissima reintroduzione è ora presente nel Parco anche lo Stambecco. Il progetto di ritorno di questo ungulato permette oggi di osservarlo in Val Malga di Sonico, Val Salarno, Valle Adamè e in località Volano e Zumella. Da non dimenticare la lepre alpina, la marmotta, la donnola, l'ermellino, la volpe, la faìna, lo scoiattolo, il ghiro, il riccio, il toporagno alpino e l'arvicola delle nevi. Più rari la martora, la puzzola, il tasso. L'Avifauna annovera numerose specie che vivono nei diversi ambienti del Parco. Caratteristici dei boschi dell’orizzonte montano sono il Picchio verde, il Picchio rosso maggiore e il raro picchio nero. Tra i rapaci notturni citiamo la Civetta caporosso, la civetta nana, l’Allocco e il Gufo comune; fra quelli diurni falco pecchiaiolo, lo sparviere, la poiana, il gheppio, l'astore presente nelle foreste di conifere a quote comprese tra i 1000 ed i 1800 metri di quota. Nel Parco vivono anche i Tetraonidi. Nei boschi misti con ricco sottobosco è possibile avvistare il francolino di monte, mentre il fagiano di monte o gallo forcello Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 40 di 71 (Tetrao tetrix) predilige i lariceti e gli arbusteti alpini tra i 1600 ed i 2200 m di quota. Rarissimo è il gallo cedrone (Tetrao urogallus), specie che vive solo in ambienti naturali integri e che è ormai relegata, con consistenze irrisorie, in pochi ambiti boscati della Val Paghera di Vezza d'Oglio e della località Olda di Sonico. Il suo habitat è essenzialmente costituito da foreste miste di latifoglie e conifere, con abbondante sottobosco erbaceo ed arbustivo, rigogliosa rinnovazione e presenza di vetusti esemplari arborei necessari alla specie come posatoi e per l'involo. Il gallo cedrone è particolarmente sensibile al disturbo antropico. La pernice bianca è il tetraonide che vive alle quote più elevate: in inverno assume una livrea completamente bianca che le consente di mimetizzarsi perfettamente con l'ambiente da lei frequentato, al limite delle nevi perenni a quote comprese tra i 2300 ed i 2800 m di quota. Nel piano culminale era un tempo diffusa la coturnice, specie rupicola il cui habitat ideale coincide con i versanti aridi esposti a sud tra i 1700 ed i 2300 metri di quota. La prateria alpina è abitata dal culbianco (Oenanthe oenanthe), dal sordone (Prunella collaris) e dal fringuello alpino (Montifringilla nivalis). Sui dirupi rocciosi degli orizzonti estremi nidificano l'aquila reale (Aquila chrysaëtos) ed il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus). Nelle acque correnti la specie ittica più frequente è la trota fario (Salmo trutta fario). Altri Salmonidi presenti, seppure non autoctoni, sono la trota marmorata (Salmo trutta marmoratus) e la trota iridea (Salmo gairdneri). La fauna ittica del Parco comprende anche lo scazzone (Cottus gobio), presente nell'areale della trota fario seppure a quote più basse, e la sanguinerola (Phoxinus phoxinus), conosciuta con certezza solamente per i tratti inferiori dei principali torrenti del Parco Adamello. Negli ambienti umidi sono presenti il tritone crestato, la salamandra nera e quella pezzata, il rospo e la rana rossa di montagna. Tra i rettili si ricordano la vipera comune, il ramarro, l'orbettino, il colubro liscio. La natrice dal collare (Natrix natrix) e la natrice tessellata (Natrix tessellata) sono legate alle acque stagnanti tra i 300 e i 1800 metri di quota. Le natrici sono segnalate nel territorio di Breno, Niardo, Cedegolo, Malonno, Vezza d'Oglio e Temù. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 41 di 71 5.2 I siti Natura 2000 nel comune di Breno Codice Tipo IT2070006 SIC IT2070401 ZPS Nome del sito Pascoli di CrocedominiAlta Valcaffaro Parco Naturale Adamello Area (ha) Regione biogeografica 4.603,52 Alpina 21.722,34 Alpina Il “SIC” Pascoli di Crocedomini - Alta Valcaffaro Il SIC Pascoli di Crocedomini - Alta Valcaffaro viene descritto nel relativo formulario come un'area molto estesa, di grande valore paesaggistico oltre che ambientale. Tale ricchezza è favorita dalle differenti litologie e dagli affioramenti di rocce carbonatiche che indubbiamente creano ambienti molto vari e particolari. Il sito include un’area piuttosto vasta del settore meridionale del Parco dell’Adamello che si sviluppa dai 1300 ai circa 2700 m di quota ed è caratterizzato dalla presenza di numerosi habitat: praterie alpine e subalpine calcicole (6170), assai ben caratterizzate e floristicamente ricche; foreste di Larice e Pino cembro (9420); foreste montane e alpine di abete rosso (9410); arbusteti a Pino Mugo (Pinus mugo) (4070). Codice 4070 6150 6170 6230 7140 9410 9420 Tipo Habitat Boscaglie di Pino Mugo (Pinus Mugo) e Rododendro Irsuto (Rhododendron hirsutum) Formazioni erbose boreo-alpine silicee Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane Torbiere di transizione e instabili Foreste acidofile montane e alpine di Picea (VaccinioPiceetea) Foreste decidue di Larix decidua e Pinus cembra % Coperta Rappresen_ tatività superficie relativa Grado conservazione Valutazione globale 2 ABCD ABC ABC ABC 7 ABCD ABC ABC ABC 15 A C B B 6 ABCD ABC ABC ABC 1 B C ABC ABC 10 B C B B 11 ABCD ABC ABC ABC Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 42 di 71 Legenda Grado di rappresentatività del tipo di habitat naturale A: rappresentatività eccellente B: buona rappresentatività C: rappresentatività significativa D: presenza non significativa Superficie del sito coperta dal tipo di habitat naturale rispetto alla superficie totale coperta da questo tipo di habitat naturale sul territorio nazionale A: 100 > = p > 15% B: 15>=p> 2% C: 2>=p> 0% Grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e possibilità di ripristino A: conservazione eccellente B: buona conservazione C: conservazione media o ridotta. Valutazione globale del valore del sito per la conservazione del tipo di habitat naturale in questione A: valore eccellente B: valore buono C: valore significativo Il formulario riporta nella descrizione del sito i seguenti habitat con la relativa superficie di copertura: Tipi di habitat % Brughiere, Boscaglie, Macchia, Friganee 14 Praterie alpine e sub-alpine 43 Foreste sempreverdi 41 Torbiere, Stagni, Paludi, Vegetazione di cinta Totale copertura 2 100 Le specie Viene di seguito riportato l’elenco dei taxa, tratto dal formulario del corrispondente SIC. Le specie sono suddivise sulla base della rilevanza conservazionistica loro attribuita dalle direttive CEE “Uccelli” e “Habitat” (non vi sono specie indicate per mammiferi, anfibi e rettili, pesci, invertebrati). UCCELLI Codice A223 A412 A091 A104 A215 A224 A139 Nome Aegolius funereus (Linnaeus, 1758) Alectoris graeca saxatilis (Meisner, 1804) Nome volgare Aquila chrysaetos Aquila reale Bonasa bonasia Francolino di monte Bubo bubo (Linnaeus, 1758) Caprimulgus europaeus (Linnaeus, 1758) Charadrius morinellus Civetta capogrosso Coturnice Gufo reale Succiacapre Piviere tortolino Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO A080 A082 A236 A217 A408 A338 A072 A409 A108 V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO (Linnaeus, 1758) Circaetus gallicus Circus cyaneus (Linnaeus, 1766) Dryocopus martius Glaucidium passerinum (Linnaeus, 1758) Lagopus mutus Lanius collurio (Linnaeus, 1758) Pernis apivorus (Linnaeus, 1758) Tetrao tetrix Tetrao urogallus (Linnaeus, 1758) Pagina 43 di 71 Biancone Albanella reale Picchio nero Civetta nana Pernice bianca Averla piccola Falco occidentale pecchiaiolo Fagiano di monte Gallo cedrone PIANTE Codice 1902 Nome Cypripedium calceolus Nome volgare Scarpetta di venere Vulnerabilità La pressione antropica sull'area, dovuta al turismo, risulta elevata, sia durante la stagione estiva sia durante quella invernale. Sono presenti impianti di risalita per la pratica dello sci ed insediamenti turistici, in particolare in Val Caffaro. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 44 di 71 La “ZPS” Parco Naturale Adamello - Codice: IT2070401 Il formulario riporta per la ZPS l’elenco degli habitat riconosciuti dalla DIR 92/43/CEE che contribuiscono a delineare le caratteristiche della zona e ad esprimerne il valore in termini di importanza per la tutela della biodiversità ambientale. Rappresen_ tatività C Superficie relativa C Grado conservazione B Valutazione globale B B C B B B C A A B C B B A C A A B C A B B C B B B B C C B B B B B C A B C C B C B C B B Pareti rocciose B C silicee con 8220 20 vegetazione casmofitica Ghiacciai A C 8340 10 permanenti Foreste acidofile B C montane e alpine di 9410 3 Picea (VaccinioPiceetea) Foreste decidue di B C 9420 Larix decidua e 4 Pinus cembra Per la legenda si veda quanto riportato per il SIC Pascoli di Crocedomini B B A A B B B B Codice 3220 4060 4070 4080 6150 6170 6430 7110 7140 8110 8120 8210 Tipo Habitat Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea Lande alpine e boreali Boscaglie di Pino Mugo (Pinus Mugo) e Rododendro Irsuto (Rhododendron hirsutum) Boscaglie subartiche di Salix spp. Formazioni erbose boreo-alpine silicee Formazioni erbose calcicole alpine e sub-alpine Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile Torbiere alte attive Torbiere di transizione e instabili Ghiaioni silicei dei piani montano fino a nivale (Androsacetalia alpinae e Galeopsietalia ladani) 8120 Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii) Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica % coperta 0,2 10 1 1,2 2 1 10 0,3 0,3 35 1 1 Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 45 di 71 L'area della ZPS Parco dell’Adamello comprende tutto il versante del gruppo dell'Adamello che si estende dai 1000 m agli oltre 3500 m sul livello del mare, fatto che contribuisce alla varietà degli ecosistemi presenti. Si va infatti dai boschi misti di caducifoglie alle peccete, per arrivare ai boschi di larice, alla fascia degli arbusti nani e ai pascoli alpini delle quote maggiori. Diversi sono gli endemismi vegetali presenti, in particolare nella parte meridionale; tra questi si ricordano Primula daoniensis, Campanula Raineri, Cypripedium calceolus, Saxifraga vandellii, Linaria alpina. Il formulario riporta nella descrizione seguenti relativa copertura. del habitat sito con superficie i la di Tipi di habitat Corpi d’acqua interni (acque stagnanti e correnti) Torbiere, Stagni, Paludi, Vegetazione di cinta Brughiere, Boscaglie, Macchia, Garicìghe, Friganee Praterie alpine e sub-alpine Foreste di caducifoglie Foreste di conifere Foreste sempreverdi Arborei (inclusi frutteti, vivai, vigneti e dehesas) Totale copertura Le specie % 1 1 11 2 1 8 1 75 100 Viene di seguito riportato l’elenco dei taxa, tratto dal formulario della ZPS Parco naturale dell’Adamello, che risulta essere più ricca, in termini di rappresentatività, di quello già riportato per il SIC dei pascoli di Crocedomini. UCCELLI Codice A412 A091 A104 A215 A224 A139 A082 A236 A217 A408 A338 A072 A409 A108 A223 A234 Nome Alectoris graeca saxatilis (Meisner, 1804) Aquila chrysaetos Bonasa bonasia Bubo bubo (Linnaeus, 1758) Caprimulgus europaeus (Linnaeus, 1758) Charadrius morinellus (Linnaeus, 1758) Circus cyaneus (Linnaeus, 1766) Dryocopus martius Glaucidium passerinum (Linnaeus, 1758) Lagopus mutus helveticus Lanius collurio (Linnaeus, 1758) Pernis apivorus (Linnaeus, 1758) Tetrao tetrix Tetrao urogallus (Linnaeus, 1758) Aegolius funereus Picus canus Nome volgare Coturnice Aquila reale Francolino di monte Gufo reale “Succiacapre” Piviere tortolino Albanella reale Picchio nero Civetta nana Pernice bianca Averla piccola Falco pecchiaiolo occidentale Fagiano di monte Gallo cedrone Civetta capogrosso Picchio cenerino Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 46 di 71 MAMMIFERI Codice Nome 1354 Ursus arctos 1304 Rhinolophus ferrumequinum ANFIBI E RETTILI PESCI Codice 1167 Nome volgare Ferro di cavallo maggiore, Rinofolo maggiore Orso bruno Nome Triturus carnifex Codice 1107 1138 Nome Salmo marmoratus Barbus meridionalis Nome volgare Tritone crestato Nome volgare Trota marmorata Barbo canino INVERTEBRATI Codice 1092 Nome Austropotamobius pallipes Nome volgare Gambero di fiume PIANTE Codice 1902 1393 Nome Cypripedium calceolus Drepanocladus vernicosus Nome volgare Scarpetta di venere - Vulnerabilità Uno dei maggiori elementi di vulnerabilità, in particolare per alcune zone del Parco, è l'eccessiva pressione antropica dovuta alla presenza di itinerari escursionistici e di impianti sciistici. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 47 di 71 5.3 Riserva naturale orientata “Alto Cadino-Val Fredda” Le Zone di Riserva Naturale (ZNR) sono i principali ambiti di tutela ambientale previsti dal PTC del Parco dell’Adamello; questo fatto è ben avvalorato nel riconoscimento di tali riserve che sono riconosciute come Zone di Protezione Speciale al codice IT2070401 (ZPS Parco Adamello). Ognuna di esse è stata istituita per l’elevato grado di naturalità che la contraddistingue ed è caratterizzata da più o meno rigidi regimi di tutela. Nel territorio di competenza del parco sono presenti diverse riserve naturali, una delle quali – la Riserva parziale zoologico-forestale “Alto Cadino-Val Fredda” – interessa il Comune di Breno. riserva naturale integrale: - “Val Rabbia e Val Gallinera” (Superficie: 943 ha; Codice Natura 2000: 2000 IT2070003; Comuni interessati: Sonico, Edolo) – in cui viene esercitato il massimo livello di tutela; riserva naturale orientata: - “Val Gallinera-Aviolo” (Superficie: 1.354 ha; Codice Natura 2000: ns; Comuni interessati: Sonico, Edolo) - “Lago d’Arno” (Superficie: 1.006 ha; Codice Natura 2000: 2000 IT2070007; Comuni interessati: Cevo, Saviore dell’Adamello, Cimbergo) - “Alto Cadino-Val Fredda” (Superficie: 1.590 ha; Codice Natura 2000: 2000 IT2070006; Comuni interessati: Breno, Niardo) riserva naturale parziale: - Morfopaesistica e biologica “Adamello” (Superficie: 12.000 ha; Codice Natura 2000: 2000 IT20700013; Comuni interessati: Saviore dell’Adamello, Edolo, Sonico, Ponte di Legno, Temù) - Biologica “Torbiere del Tonale” (Superficie: 46 ha; Codice Natura 2000: 2000 IT2070001; Comuni interessati: Ponte di legno). - Biologica “Torbiere Val Braone” (Superficie: 69 IT20700012; Comuni interessati: Braone) - ha; Codice Natura 2000: 2000 Zoologico-forestale “Boschi di Vezza e di Vione” (Superficie: 530 ha; Codice Natura 2000: ns; Comuni interessati: Vione, Vezza d’Oglio, Edolo) - Zoologico-forestale “Piz Olda - Pian della Regina” (Superficie: 203 ha; Codice Natura 2000: 2000 IT20700010; Comuni interessati: Sonico) - Zoologico-forestale “Frisozzo-Re di Castello” (Superficie: 970 ha; Codice Natura 2000: ns; Comuni interessati: Cimbergo, Cevo, Cedegolo, Ceto) - Morfopaesistica e botanica “Badile-Tredenus” (Superficie: 1.418 ha; Codice Natura 2000: 2000 IT2070003; Comuni interessati: Cimbergo, Ceto) - Botanica “Marser-Bos” (Superficie: 911 ha; Codice Natura 2000: 2000 IT2070004; Comuni interessati: Saviore dell’Adamello, Sonico) Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 48 di 71 Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 49 di 71 5.4 PLIS del Barberino Il Parco del Barberino è situato nel Comune di Cividate Camuno, ente gestore del PLIS, sulle pendici del grande dosso che emerge dal fondo della Valle Camonica e compreso tra il fiume Oglio e il torrente Grigna. Ha un’estensione di 106 ettari e l’altitudine varia dai 252 m s.l.m. (a livello pianura alluvionale) ai 475 m s.l.m., in corrispondenza della parete meridionale della rupe del Barberino, che sovrasta il nucleo storico del paese. Il Parco ha una forma stretta ed allungata, caratterizzata dalla presenza dei rilievi collinari del Bardisone e del Barberino, ubicati rispettivamente a sud e ad est dell’abitato. Il rilievo del Barberino costituisce la soglia di un gradino morfologico di origine glaciale che interrompe il profilo longitudinale del fondovalle. La collina del Bardisone, invece, si allunga parallelamente alla Val Camonica e separa la piana del fiume Oglio dal tratto finale della Val Grigna. L’intera superficie del Parco è stata intensamente sottoposta all’azione erosiva e modellante dei ghiacciai che hanno creato una morfologia a balze e depressioni poco accentuate e tendenzialmente arrotondate, tipiche dei rilievi residuali di fondovalle. La conformazione del territorio, soprattutto nella zona del Barberino, è dovuta inoltre alla presenza di fenomeni carsici superficiali che alterano e degradano le rocce calcaree. Successivamente al ritiro del ghiacciaio, la collina del Barberino è stata incisa linearmente dall’azione erosiva del fiume Oglio che, con la sua lenta e costante attività, ha creato una gola stretta e ripida situata subito a monte dell’abitato di Cividate. Geologia Il Parco del Barberino è costituito da formazioni rocciose di composizione prevalentemente carbonatica risalenti al Triassico Medio (250-200 milioni di anni fa) e riconducibili alle seguenti tipologie: o Calcare di Angolo: costituisce gran parte della collina del Bardisone, lungo il lato meridionale del territorio comunale di Cividate Camuno, al confine con i comuni di Esine e Berzo Inferiore. La formazione di origine sedimentaria, caratterizzata da una bassa compattezza, si presenta in strati composti principalmente da livelli di calcare grigio e grigio scuro, intervallati da argilliti di colore nero. o Calcare di Buchenstein: affiora diffusamente nella zona situata a monte del cimitero e della strada per Berzo Inferiore ed è composto da calcari di colore grigio scuro o nero, separati da marne argillose nere. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) o PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 50 di 71 Calcare di Esino: la formazione caratterizza le pareti rocciose che sovrastano il nucleo storico di Cividate e l’area di recente urbanizzazione che raccorda Cividate a Pian Cogno. Si tratta di calcari di colore grigio o grigio-nocciola, talora rosato. Questi litotipi risultano abbondantemente fossiliferi. o Formazione di Breno: l’unità è presente con continuità sul versante destro della valle ed affiora in modo esteso in tutta la zona della collina del Barberino. È composta da calcari dolomitici di colore grigio chiaro e da dolomie grigiobianche, generalmente disposti in strati spessi o in banchi. La vegetazione Piu’ del 50% dell’area protetta è ricoperta da boschi cedui di latifoglie e quasi la metà della zona boscata è di proprietà del Comune. Parte del territorio è ancora coltivata (vigne, mais, frutteti), anche se questa attività è ormai marginale e secondaria; il resto del Parco invece è costituito da prati e pascoli. Una caratteristica poco conosciuta del Parco del Barberino è la varietà di piante officinali presenti nel suo territorio. Le più diffuse sono il Pungitopo (Ruscus aculeatus) un piccolo arbusto sempreverde con bacche sferiche; la Celidonia (Chelidonium majus) conosciuta anche con il nome di «erba porraia» con un alto potere sedativo grazie alla presenza di sostanze simili alla morfina e alla papaverina; la Pervinca (Vinca minor); la Poligala o Falso Bosso (Polygala chamaebuxus). Le architetture rurali Il Parco, specie nella zona di Bardisone, è punteggiato da caratteristiche costruzioni comunemente conosciuti con il nome dialettale di «caséi». I casei conservano interessanti presenze di incisioni ed iscrizioni datate su pietra o su legno, murature con elementi di recupero da demolizioni di antiche costruzioni. Tutti i caselli hanno un’archittettura ben precisa: presentano un locale-stalla multiuso e un soppalco adibito a fienile. Le bestie vi stazionavano specialmente in primavera ed autunno per i lavori del fondo, per consumare il fieno raccolto sul posto per il pascolo e per crearvi una riserva di concime. In certi periodi di bisogno, il contadino passava al casello anche la notte usando il fienile come giaciglio. Ogni casello insiste su un fondo più o meno ampio, per lo più coltivato a vite, a volte con piccolo prato e pochi alberi da frutto per non danneggiare i vigneti. Tra le svariate costruzioni contadine che si trovano nel parco, è da citate il famoso casello «Marchioni» il cui utilizzo all’origine non fosse solamente a scopo agricolo. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 51 di 71 5.5 Il P.T.C.P. e la rete ecologica provinciale Per rete ecologica s’intende l’insieme delle unita’ ecosistemiche naturali o paranaturali (corsi d’acqua, zone umide e laghetti, boschi e macchie, siepi e filari) presenti su un dato territorio, tra loro collegate in modo funzionale. Il comune di Breno è caratterizzato dalla presenza di 7 ambiti che contribuiscono a costituire la rete ecologica provinciale: BS1 - Core areas in ambito montano rappresentano ambiti territoriali vasti, caratterizzati dalla dominanza di elementi naturali di elevato valore naturalistico ed ecologico e costituiscono dei nodi della rete. Questi nodi si appoggiano essenzialmente su aree già individuate come Siti di Importanza Comunitaria, ad elevata naturalita’ attuale, e si collegano idealmente ad una più ampia rete ecologica di livello internazionale (Rete Natura 2000). Infatti il suddetto ambito si sviluppa per gran parte del territorio comunale specialmente in corrispondenza del SIC “Pascoli di Crocedomini – Alta Valcaffaro” e della ZPS “Parco naturale Adamello”. BS2 - Aree principali di appoggio in ambito montano individuano aree con elementi di pregio naturalistico e habitat di interesse comunitario. Sono tipiche della zona montana e solo una parte specifica del territorio comunale ne è caratterizzata. BS5 - Matrici naturali interconnesse alpine: ambito montano che investe la parte centrale del comune di Breno in cui risulta opportuno il mantenimento delle valenze naturalistiche ed ecologiche intrinseche presenti anche in considerazione del loro ruolo ecologico rispetto a quelle degli ambiti confinanti favorendo azioni di sviluppo locale ecosostenibile ed un adeguato governo degli effetti ambientali delle trasformazioni BS8 - Principali linee di connettività ecologica in ambito collinare montano: rappresentano ambiti territoriali lineari, nei quali si attuano o possono attuare linee di spostamento di specie di interesse. Nel caso di Breno tali linee sono ben rappresentate nella parte nord-occidentale, in prossimità del confine con il Comune di Losine il cui territorio è totalmente caratterizzato dall’ ambito “Core areas in ambito montano” (BS1). BS12 - Ambiti urbani e periurbani della ricostruzione ecologica diffusa sono ambiti caratterizzati dalla presenza di zone periurbane che possono presentano caratteri di degrado e frammentazione e di aree extraurbane, prevalentemente aree agricole esterne agli ambiti urbani con consistenti elementi vegetazionali. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 52 di 71 Infatti tale ambito investe la parte del territorio comunale in cui sono dislocati gran parte degli insediamenti produttivi e i principali centri urbani tra cui la città di Breno. BS17 - Corridoi fluviali principali sono ambiti individuati lungo i principali corsi d’acqua naturali che svolgono, se opportunamente valorizzati, una una funzione particolarmente importante di connessione ecologica. Nel caso di Breno tale ambito è presente in corrispondenza del percorso del fiume Oglio che attraversa la parte nord-occidentale del territorio comunale. BS26 - Direttrici di collegamento esterno sono sostanzialmente zone poste al confine amministrativo della Provincia che, in funzione della distribuzione topografica degli ambienti naturali esterni ed interni, rappresentano punti di continuità ecologica. Per Breno tale ambito è tipico della parte orientale in quanto confinante con la Provincia di Trento. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 53 di 71 5.6 Malghe, rifugi e alpeggi Gli alpeggi nel loro insieme costituiscono un esteso e complesso sistema territoriale con diverse funzioni da quella produttiva a quella ambientale, paesaggistica, turistica, storico-culturale, etc.. Si tratta cioè di un ambito territoriale ed economico che ha un punto di forza nella sua multifunzionalità, sebbene la sua sopravvivenza, con tutti i valori di cui l’alpicoltura è portatrice, dipende dal mantenimento della funzione produttiva, che in secoli di attività ha trasformato il paesaggio di montagna e dato solide radici alle tradizioni e alla cultura delle popolazioni montanare. E come tale l’alpicoltura, costituita dai sistemi degli alpeggi e delle aziende zootecniche che stagionalmente vi conferiscono il bestiame, rappresenta un patrimonio economico, sociale, ambientale e storico-culturale da salvaguardare e valorizzare. Molto spesso i termini malga e alpeggio vengono utilizzati come sinonimi: in realtà sottendono significati differenti che nella pratica possono coincidere. Per malga si intende l’insieme organico e funzionale di terreni (pascoli, boschi, incolti), fabbricati e infrastrutture in cui si svolgono le attività agricole. Per alpeggio si intende l’insieme delle attività agricole ovvero la gestione contestuale ed unitaria di una o più malghe. In altre parole, la malga costituisce l’entità fisica e/o territoriale soggetta a lenti mutamenti nel tempo, mentre l’alpeggio rappresenta la gestione che varia di anno in anno per alcune variabili (periodo di monticazione, personale, carico animale, produzione, etc.). Durante l’ultimo secolo i territori montani hanno subito un intenso spopolamento per effetto di una molteplicità di fattori tra i quali la crisi dell’economia montana (crescita demografica, scarsità di risorse, concorrenza dell’economia di pianura) e il progressivo modificarsi delle aspettative della popolazione in termini di qualità della vita. Questo processo ha drenato forze di lavoro e capitali conducendo ad un ulteriore aggravamento della situazione economica e sociale delle aree montane, a cui si sono affiancati nel tempo fenomeni di degrado territoriale e ambientale. In particolare, le aree in quota, il cui presidio e la cui difesa erano garantiti da sempre dall’attività zootecnica in alpeggio durante il periodo estivo, hanno sofferto maggiormente dei fenomeni di abbandono. La presenza dell’uomo e dei suoi animali sugli alpeggi ha sempre svolto un ruolo multifunzionale che andava dal recupero di fonti alimentari per il bestiame altrimenti inutilizzabili, all’ottenimento di prodotti trasformati (formaggio e burro) di alto pregio, alla tutela, anche inconsapevole, dell’ambiente e del territorio. Come Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 54 di 71 già accennato, la scarsa utilizzazione delle superfici pascolive per abbandono o sottocaricamento ha determinato, in molti casi, la variazione degli equilibri floristici degli alpeggi con decadimento della qualità dei pascoli per diffusione di specie erbacee poco appetite e di basso valore nutritivo, o addirittura di specie arbustive o arboree. Il progressivo peggioramento della qualità dei pascoli, sia in termini di valore nutritivo della copertura vegetale sia in termini di pascolabilità, per aumento delle aree cespugliate e arborate, ha a sua volta ulteriormente disincentivato l’utilizzo degli alpeggi, con perdita per le aziende zootecniche di un’importante risorsa alimentare e contrazione delle produzioni casearie di pregio. Inoltre la sospensione degli interventi antropici sul territorio, in particolare per quanto riguarda la regimazione delle acque, ha favorito l’alterazione dell’equilibrio idrogeologico della montagna innescando, in alcuni casi, gravi fenomeni di dissesto. L’incentivazione della presenza dell’uomo e delle mandrie sugli alpeggi rappresenta, per queste e altre ragioni, un elemento fondamentale per la conservazione e la valorizzazione della montagna. Non va dimenticato, inoltre, che accanto alle funzioni più tradizionali, l’alpicoltura odierna è chiamata a svolgere anche un ruolo importante nella tutela del valore paesaggistico della montagna e nella conservazione del patrimonio culturale regionale, aspetti che, pur apparendo secondari, vanno assumendo un significato anche economico nell’ambito delle attività legate al turismo. Il mantenimento corretto delle aree a pascolo è garanzia di conservazione della biodiversità vegetale e della diversità paesaggistica: i pascoli abbandonati o sottocaricati regrediscono velocemente ad aree cespugliate e successivamente, se la quota lo consente, ad aree arborate con perdita di valore paesaggistico e semplificazione floristica. L’alpicoltura contribuisce anche a mantenere e valorizzare la biodiversità in ambito animale: la montagna infatti è uno dei pochi ambienti, alle nostre latitudini, dove continua ad avere un significato la conservazione di razze animali autoctone, in contrapposizione al dilagare delle razze cosmopolite. Nella fascia alpina molte razze bovine autoctone continuano a risultare concorrenziali, nei confronti di razze più produttive e specializzate, per la loro capacità di interagire con il territorio e per la qualità del loro latte che costituisce un fattore di valorizzazione dei prodotti tipici derivati. Nella realtà lombarda tale biodiversità animale è garantita soprattutto dalle razze caprine autoctone. Alcune di queste hanno già attivato un libro genealogico, mentre la razza bovina monticata è principalmente la Bruna. Nel territorio comunale di Breno sono presenti numerose cascine sparse con piccoli insediamenti rurali minori (costituiti da baite o malghe) abitati solo Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 55 di 71 temporaneamente. Tra le piu’ note Malga Bazena, in prossimità del Passo di Crocedomini, Malga Bazenina, Malga Cadino (1575 – 2100 m s.l.m.), Malga Degna, Malga Gaver, Pian d’Astrio. Tra i rifugi citiamo il rifugio Tassara in Loc. Bazena (1800 m s.l.m.), il rifugio Crocedomini sul Passo di Crocedomini (1895 m s.l.m.) e il rifugio Tita Secchi (2367 mm s.l.m.) in prossimità della località Lago della Vacca. 5.7 Indirizzi e prescrizioni del P.T.C. del Parco dell’Adamello La tutela della natura e la preservazione dell’ambiente naturale vengono perseguite anche mediante i Piani territoriali di coordinamento dei parchi, nei quali possiamo rinvenire anche prescrizioni di cui è necessario tener conto in sede di pianificazione urbanistica dei Comuni il cui territorio rientra nell’azzonamento di un parco. Nel caso specifico di Breno, è necessario tener dunque presente, in sede di pianificazione urbanistica, dei Piani territoriali di coordinamento del Parco Regionale dell’Adamello e del Parco Naturale dell’Adamello, pur nella consapevolezza che le indicazioni e le prescrizioni che possono interessare la definizione dell’assetto urbanistico del territorio non sono diverse nei due strumenti prima richiamati. In particolare, per quanto riguarda il Parco Regionale si fa riferimento ai contenuti della DGR 7/21201 del 24 marzo 2005, mentre per il Parco Naturale si rimanda alla DCR VIII/74 del 22 novembre 2005, delle quali vengono di seguito riportate le indicazioni e prescrizioni più significative per quanto concerne la pianificazione territoriale.. DGR 24 marzo 2005 n.7/21201 “Approvazione della variante al PTC del Parco regionale dell’Adamello, ai sensi dell’art. 19 della l.r.86/83 e successive modifiche ed integrazioni” Art. 7 – indirizzi alla pianificazione comunale “… i Comuni il cui territorio è compreso nel Parco sono tenuti ad osservare gli indirizzi dettati dal Piano e dalle presenti norme…” Art.7.3 “… i Comuni si attengono ai seguenti indirizzi: a) le aree marginali al perimetro del Parco devono preferibilmente essere destinate all’esercizio dell’agricoltura… ovvero alle attrezzature pubbliche o di interesse pubblico…” c) le zone industriali, con esclusione di modeste attività produttive non moleste né nocive, devono essere collocate a congrua distanza dai confini del Parco e devono prevedere equipaggiamento a verde, con fasce alberate prevalentemente costituite da essenze autoctone” TITOLO II – AMBITI TERRITORIALI DI TUTELA Art. 19 – zone di particolare rilevanza paesistico-ambientale è fatto divieto di: a) realizzare nuovi edifici b) coltivare cave o torbiere c) aprire nuove strade d) realizzare impianti di risalita e piste da sci … g) realizzare discariche di rifiuti ovvero depositi permanenti di materiali dimessi h) svolgere attività di trasformazione del paesaggio e del territorio con linee aeree. Art. 22 – zone di iniziativa comunale Le aree comprese in questa zona sono destinate agli insediamenti urbani, turistici e produttivi… la disciplina urbanistica è riservata agli strumenti comunali… Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 56 di 71 Criteri: a) deve essere privilegiato e incentivato il recupero del patrimonio edilizio esistente, dettando norme per la conservazione, la valorizzazione e il recupero dei centri storici; b) devono essere censiti tutti gli edifici esistenti nel centro storico… … e) nelle aree contermini deve essere privilegiato il mantenimento e/o lo svolgimento di attività agricole; g) nella localizzazione e progettazione di aree artigianali, commerciali o industriali deve essere garantito un adeguato mascheramento a verde degli edifici, nonché tipologie costruttive ed ingombri in altezza tali da minimizzare l’impatto visivo. Art. 23 – zona attrezzature e insediamenti turistici “1. la zona è destinata al mantenimento, allo sviluppo, al nuovo insediamento di attrezzature, edifici e impianti per il turismo… 2. Lo strumento urbanistico comunale disciplina la nuova edificazione turistica, i mutamenti di destinazione d’uso degli edifici… la realizzazione di nuove attrezzature e impianti… nel rispetto del Piano di settore turismo e dei seguenti criteri: a) … preventiva valutazione di una gestione razionale delle risorse naturali… b) … previste opere di urbanizzazione, in particolare parcheggi, idonee… c) ove la zona sia adiacente al Parco naturale devono essere stabilite congrue distanze di rispetto delle edificazioni, strade e parcheggi”. Art. 24 – zona prati terrazzati 3. All’interno della zona prati terrazzati gli strumenti urbanisticicomunali… devono: - promuovere la conservazione e lo sviluppo delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali e favorire l’attività agri-turistiche; - promuovere il recupero dell’edificato esistente… - garantire il mantenimento a prato o coltivo degli spazi aperti… 4. Gli strumenti urbanistici generali devono riferisrsi ai seguenti criteri: a) ogni intervento edilizio deve essere condotto nel rispetto dei caratteri architettonici e dell’ambiente tradizionali… b) deve essere garantita la conservazione rigorosa degli spazi aperti, con divieto di recinzioni fisse, di trasformazione a giardino, di piantumazione con specie ornamentali o comunque non autoctone; c) è prescritto il mantenimento dei terrazzamenti e relativi muri di sostegno… è comunque consentito, per le aree comprese entro l’Orizzonte antropico, l’impianto di frutteti e di altre colture agricole specializzate… DCR 22 novembre 2005 – n. VIII/74 Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Naturale dell’Adamello ai sensi dell’art.4 della l.r. 1 dicembre 2003, n.23 Titolo III DISCIPLINA DEL PARCO NATURALE DELL’ADAMELLO Art. 6 – Disposizioni comuni Nel parco è fatto divieto di: … c) aprire cave, coltivare torbiere ed estrarne inerti, realizzare discariche di rifiuti e depositi permanenti di materiali dimessi; e) realizzare nuovi elettrodotti e svolgere attività di trasformazione del paesaggio e del territorio con altre linee aeree, fatti salvi la manutenzione e l’adeguamento tecnologico di quelle esistenti; h) realizzare nuovi bacini ed impianti idroelettrici e nuove derivazioni o captazioni d’acqua ed attuare interventi che modifichino il regime idrico e la composizione delle acque… k) realizzare recinzioni fisse; o) istituire zone di addestramento cani; a) b) c) d) art. 8 – Zone di riserva naturale orientata in aggiunta a quanto descritto all’art. 6, nelle zone di riserva natuale orientata è fatto divieto di: realizzare nuovi edifici, nonché attuare interventi in quelli esistenti non finalizzati all’ordinaria e straordinaria manutenzione, al consolidamento, restauro o ristrutturazione edilizia senza demolizione, che non comportino modifiche di superficie o di sagoma o delle destinazioni d’uso… (fatto salvo deroghe per malghe e rifugi) aprire nuove strade, asfaltare o ampliare quelle esistenti, fatta salva la realizzazione di eventuali nuove piste di servizio agro-silvo-pastorale, previo rilascio dell’autorizzazione paesaggistica da parte dell’ente gestore… effettuare interventi che mutino la destinazione a bosco dei suoli o comportino una trasformazione d’uso dei boschi, fatto salvo quanto direttamente eseguito dall’ente gestore ovvero dallo stesso autorizzato; aprire piste da sci e realizzare condotte ed impianti, anche di risalita. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 57 di 71 6. L’ATTIVITA’ ITTICA E VENATORIA 6.1 La pesca Al giorno d’oggi quando si parla di pesca ci si riferisce soprattutto alla pesca dilettantistica nelle sue diverse forme. Tale attività, che nella Provincia di Brescia riguarda più di 35.000 persone, è rivolta alle popolazioni ittiche naturali dei nostri ambienti acquatici che comprendono anche specie di notevole interesse faunistico, perché molto rare o in via di estinzione, la cui gestione oculata diviene quindi di particolare importanza. Dal punto di vista normativo, la pesca è regolata dalla Legge Regionale n. 12/2001 “Norme per l’incremento del patrimonio ittico e l’esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia” il cui obbiettivo è di tutelare la fauna ittica, al fine di preservare la qualità dell’ambiente e dal Regolamento Regionale n. 9/2003; da ultimo, ma non meno importante, è da ricordare il complesso delle norme riguardanti le aree protette, che nel territorio bresciano occupano porzioni rilevanti di territorio, soprattutto montano. Le acque del Comune di Breno, in quanto interessato in particolare dal fiume Oglio, dal fiume Caffaro e da parte dei loro affluenti, rientrano nella categoria B. La classificazione delle acque provinciali Sulla base dell’articolo 7 della Legge Regionale 12/2001, ai fini della pesca, le acque provinciali sono distinte in acque di tipo A, di tipo B e di tipo C e acque pubbliche in disponibilità privata. Le acque di tipo A sono quelle dei grandi corpi idrici (laghi) con popolamenti ittici abbondanti e diversificati che rappresentano anche risorse economiche per la pesca professionale. Le acque di tipo B sono quelle che, naturalmente, per le loro caratteristiche chimico-fisiche sono popolate principalmente da specie ittiche salmonicole. Le acque di tipo C sono quelle che, naturalmente, per le loro caratteristiche chimico-fisiche sono popolate principalmente da specie ittiche ciprinicole o comunque non salmonicole. Il Fiume Oglio Facendo riferimento al Piano Ittico Provinciale, il tratto di fiume Oglio che scorre nel territorio comunale di Breno si inserisce pienamente nella zona ittica della trota marmorata/temolo. Lo stato reale dell’ittiofauna evidenzia però un forte scostamento da tale vocazionalità ittica naturale; la trota marmorata infatti è presente con esemplari puri solo in modo piuttosto occasionale e principalmente nella zona tra Ceto e Darfo. Migliore è la situazione per quanto riguarda l’ibrido tra trota marmorata e trota fario, che presenta popolazioni di buona consistenza sempre nel tratto tra Ceto e Darfo; la trota fario invece è discretamente rappresentata nella parte alta Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 58 di 71 tra Capo di Ponte e Ceto, mentre è numericamente inferiore all’ibrido nella parte bassa a dispetto delle massicce immissioni di cui è oggetto. Il temolo è presente in modo sporadico, con una maggiore consistenza in prossimità del confine provinciale. Anche in questo tratto il problema principale è dato dalle derivazioni idriche, con particolare riferimento a quella sul Fiume Oglio posta ad Esine, che riducono qualità e quantità dell’habitat acquatico e che interrompono la percorribilità fluviale. La situazione delle popolazioni di trota fario sul versante idrografico destro di questa parte del bacino dell’Oglio è migliore che a monte. I tributari del lato sinistro sono invece per lo più gravemente compromessi dalle derivazioni idriche, che limitano la presenza di fauna ittica ai tratti più elevati o a quelli poco a monte delle captazioni prima della foce. Il Fiume Caffaro Il primo tratto di F. Caffaro, dalle sorgenti all’invaso di Ponte Dasera, e i relativi affluenti, appartengono alla zona ittica della trota fario; dal punto di vista qualitativo tale vocazionalità è rispettata, fatta eccezione per il tratto di Caffaro nella piana del Gaver, dove si è insediata una popolazione di salmerino di fonte. La situazione delle popolazioni di trota fario è però poco soddisfacente in termini quantitativi e di struttura, in quanto i tratti indagati hanno mostrato situazioni alterate rispetto alle potenzialità ittiche teoriche dei tratti. Ciò è da attribuirsi principalmente all’alterazione dei regimi idrologici naturali che penalizzano la qualità e la quantità degli habitat acquatici. Il tratto di F. Caffaro dall’invaso di ponte Dasera alla foce nel Fiume Chiese presenta dal punto di vista della zonazione ittica una vocazionalità iniziale di transizione tra la zona della trota fario e quella della trota mormorata. Gli affluenti mantengono invece caratteristiche tipiche della zona della trota fario. I risultati delle indagini hanno evidenziato che la presenza di esemplari puri di trota marmorata è assai rara. Specie oggetto di particolare tutela In virtù del particolare pregio faunistico di alcune specie ittiche e dello stato di forte contrazione che le stesse hanno mostrato sul territorio, viene definito uno stato di particolare tutela, che si traduce nel divieto di pesca temporaneo, per le specie di seguito elencate: o o o o Lasca (Chondrostoma genei); Barbo canino (Barbus meridionalis); Scazzone (Cottus gobio) Spinarello (Gasterosteus aculeatus). Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 59 di 71 6.2 La caccia Facendo riferimento alla normativa vigente, uno dei capisaldi su cui si basa la legge 11 febbraio 1992, n. 157 concerne la pianificazione territoriale e la caccia programmata. Si tratta cioè dell’utilizzazione differenziata del territorio agro-silvo- pastorale e della distribuzione equilibrata dei cacciatori nelle zone (ambiti territoriali in pianura e comprensori alpini nelle zone montane) in cui è consentito il prelievo venatorio. Secondo l’art. 28 della L.R. 26/93 gli ambiti territoriali e i comprensori alpini devono essere delimitati da confini naturali, o rilevanti opere o manufatti e la loro dimensione deve essere, di regola, di 15.000 ettari; può tuttavia essere più ampia in zona montana e più ridotta in zona di pianura. Caratteristica fondamentale è che i rispettivi territori devono avere una omogeneità anche sotto il profilo gestionale. In Provincia di Brescia sono presenti 6 ambiti territoriali e 8 comprensori alpini. Di questi ultimi quattro coprono la Valle Camonica, uno il Sebino Bresciano, uno la Valle Sabbia, uno la Valle Trompia, uno l’Alto Garda Bresciano. Dei quattro comprensori alpini che ricadono in Valle Camonica, il Comune di Breno risulta interessato dal C3 “Comprensorio Alpino di Caccia Bassa Valle Camonica” (che ha sede proprio a Breno) e dal C7 “Comprensorio Alpino di Caccia Valle Sabbia” Il comprensorio C3 si sviluppa per gran parte nella porzione ovest nel territorio comunale dove sono prevalentemente dislocate le aree urbanizzate; una parte è presente anche nella porzione più a est, in corrispondenza del SIC Pascoli di Croce Domini – Alta Val Caffaro e della ZPS Parco Naturale Adamello cosi come anche il comprensorio C7. Ambiti territoriali e Comprensori alpini di Caccia della Provincia di Brescia Denominazione Sede AMBITO TERITORIALE DI CACCIA UNICO BRESCIA BRESCIA ATC – A1 – A2 – EX ATC 2 Comprensorio Alpino di Caccia VEZZA D'OGLIO C 1 PONTE DI LEGNO Comprensorio Alpino di Caccia EDOLO C 2 EDOLO Comprensorio Alpino di Caccia BRENO C 3 MEDIA VALLE CAMONICA Comprensorio Alpino di Caccia DARFO BOARIO TERME C 4 BASSA VALLE CAMONICA Comprensorio Alpino di Caccia PISOGNE C 5 SEBINO Comprensorio Alpino di Caccia PEZZAZE - frazione Lavone C 6 VALLE TROMPIA Comprensorio Alpino di Caccia VESTONE – frazione Nozza C 7 VALLE SABBIA Comprensorio Alpino di Caccia GARGNANO C 8 ALTO GARDA Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 60 di 71 7. L’AMBIENTE ANTROPICO 7.1 il centro abitato secondo il vigente P.R. G. Storicamente definito, fin dagli albori delle vicende umane che hanno interessato la valle Camonica, dalla funzione svolta dal castello, al pari degli altri centri del fondovalle, l’evoluzione storica dell’abitato di Breno è stata fortemente influenzata dall’asse viario camuno. Il centro storico si è venuto via via sviluppando per successive gemmazioni, occupando le pendici di sud-est poste ai piedi della rocca. Anche l’evoluzione novecentesca segue questo andamento, così che il centro abitato si espande soprattutto nella zona pianeggiante posta a est e che risale lungo la valle a partire dal castello. Anche gli imponenti insediamenti siderurgici, legati, nella loro ubicazione, anche dalla disponibilità/comodità dei rifornimenti idrici, seguono la medesima strada, come attesta la vasta zona produttiva che si è potuta avvalere anche della presenza della ferrovia di valle. La storia antica e recente ci consegna, dunque, il centro abitato del capoluogo fortemente coeso e disteso sulla conoide posta a est/nord-est del castello e completamente in sinistra idrografica dell’Oglio (che, di fatto, salvo una modesta propaggine posta in destra idrografica, funge da confine del Comune di Breno). Solo alcune espansioni residenziali in loc. Bilone, Mezzarro e La Madonnina (posta quest’ultima a occupare parte delle pendici sud occidentali della rocca), sfuggono a questa logica, senza alterarne, tuttavia, la valenza complessiva, in termini di peso e distribuzione insediativa. Seguendo, da sud a nord, l’andamento del fondovalle, si può infine notare la presenza di spazi a vocazione residenziale posti al termine della vasta area produttiva brenese: sono queste le poche case delle località Gera e Casella a confine con il Comune di Niardo. Sempre all’interno dell’abitato del capoluogo, infine, è da notare la presenza di consistenti aree ed edifici a destinazione pubblica, che attestano la funzione di polo per la media valle (se non anche per l’intera valle Camonica), svolto da Breno nel corso dei secoli e confermato anche nella storia più recente e odierna. Accanto al capoluogo, inoltre, non vanno dimenticate le frazioni storiche di Pescarzo e Astrio, i cui nuclei originari sono stati interessate da un’espansione novecentesca che possiamo definire contenuta nelle dimensioni e tale da non vanificare la leggibilità del patrimonio storico che ci è stato tramandato dal passato. A concludere questa brevissima presentazione della zona urbana si ritiene debbano essere le recenti espansioni a vocazione turistica, a cominciare dalle case che Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 61 di 71 sorgono in loc. Pian d’Astrio (a una quota di circa 1.300 m/slm), per concludere con le zone a vocazione turistica che interessano il comparto orientale del Comune di Breno (che sono le uniche presenze di attività edilizia in questo settore del territorio comunale, fatta eccezione per la presenza delle costruzioni legate all’alpeggio). La prima espansione a vocazione turistica sorge in loc. Bazena, a quota 1.800 m/slm, poco discosta dall’omonima malga: si tratta di un numero esiguo di edifici a destinazione residenziale, cu si aggiunge un edificio originariamente destinato ad albergo. Più significativo, come superficie dell’area a vocazione turistica, se non per numero di edifici esistenti, risulta essere l’insediamento del Gaver, che si sviluppa attorno allo storico albergo Blumone. Secondo il vigente PRG, la zona A, corrispondente ai diversi centri storici che originariamente formavano l’abitato brenese, si estende per una superficie pari a 240.000 mq. Le zone destinate alla residenza ammontano a circa 850.000 mq (300.000 dei quali corrispondono alle zone C), mentre la superficie destinata alle attività produttive (zone D, articolate in diverse categorie) risulta di poco superiore ai 350.000 mq. 260.000 mq, infine, sono destinati dal vigente strumento urbanistico alle attività turistiche (spazi turistici e ricettivi e relativi servizi pubblici). Com une di BRENO - azzonam ento P.R.G. vigente - percentualke destinazioni funzionali 2% 1% 7% 12% zona A zona B 16% zona C zona D ricettivo 26% 1% 4% SP ind SP res SP tur 17% 14% SP tecnologici turismo Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 62 di 71 7.2 sensibilità archeologiche Una particolare attenzione, nel caso del Comune di Breno, deve essere dedicata alle sensibilità archeologiche che testimoniano l’antichità dell’insediamento brenese e la funzione storica svolta da questo sito nel corso del tempo. Soccorre, in questa direzione, la Carta Archeologica della Provincia di Brescia, che riporta le seguenti testimonianze archeologiche rinvenute in ambito brenese: 21 27 24 17 23 25 26 19 20 22 1 18 028-004 028-012 028-007 028-010 028-006 028-008 028-009 028-002 028-003 028-005 028-011 028-001 loc. Lavarino loc case brusade loc val Morina loc. Castello vic Mezzarro loc La Oneda cortile Ronchi via Garibaldi via Garibaldi chiesa s maurizi Spinera fraz Mezzarro preistorico preistorico preistorico preistorico preistorico romano romano romano romano romano romano altomediev Tra queste, la più importante è certamente il sito della località Spinera, che si trova a sud di Breno, sulla sinistra orografica della Valle, al confine con il territorio di Cividate Camuno. Qui in epoca romana sorgeva un santuario dedicato a Minerva e al culto delle acque, in una zona segnata da rocce tufacee e da teste di sorgenti sgorganti dalle grotte. La scoperta del sito archeologico di Spinera risale ad una ventina di anni fa, quando - durante gli scavi per la fognatura di Mezzarro - vennero alla luce i resti di un pavimento a mosaico. Le campagne successive hanno permesso di mettere in evidenza, proprio sotto l'imboccatura principale delle grotte, nella terrazza antistante il santuario di Età Flavia, anche i resti ben leggibili di un recinto culturale databile al V secolo a. C. dedicato a una divinità femminile legata al culto dell'acqua. Quello di Spinera è uno dei luoghi di culto più significativi e frequentati nel contesto della romanità camuna, come testimonia la statua acefala di Minerva rinvenuta sul posto e ora esposta nel Museo romano di Cividate. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 63 di 71 7.3 la qualità dell’aria Dalla combinazione dei dati dell’inventario delle emissioni in atmosfera e dai dati rilevati dalle centraline di monitoraggio fino al 1997, unitamente ad altri parametri e valutazioni, si è giunti al Piano Regionale per la Qualità dell’Aria della Regione Lombardia (Deliberazione n. 46847 del dicembre 1999 - Giunta della Regione Lombardia), individua le aree critiche della regione, attraverso una classificazione dei comuni secondo un “livello di criticità”, definito in base a una valutazione complessiva degli elementi che caratterizzano l’aria ambiente. Per definire la criticità a livello di territorio comunale, è stato adottato il seguente schema: Calcolo del contributo emissivo totale (per CO, NOx, SO2 e NMCOV) per i Individuazione per ogni comune del peso percentuale delle sorgenti di tipo singoli comuni “industriale”, “urbano-abitativo” e “traffico” Classificazione degli indici di qualità dell’aria in base alla provincia di appartenenza del singolo comune e alla tipologia di stazione di rilevamento Attraverso l’elaborazione e l’incrocio dei diversi parametri, sono stati attribuiti dei punteggi per il livello di criticità, che varia dal minimo di 11 a un massimo di 62 punti (Comune di Milano), con un valore medio regionale di 21 e la suddivisione dei Comuni in quattro classi di classe 1 2 3 4 intervalli stato ambientale <20 BUONO STATO AMBIENTALE 20-30 PRESERVAZIONE DELLO STATO AMBIENTALE 30-35 RISANAMENTO AMBIENTALE 35-60 criticità. Al Comune di Breno, insieme ad alcuni altri della Valle Canonica, viene attribuito un indice complessivo di criticità pari a 21, che è appena superiore alla soglia definita di “Buono stato ambientale”. Per quanto riguarda l’apporto delle diverse fonti al quadro emissivo complessivo, si riporta inoltre la composizione percentuale per tipo di inquinante, così come risulta dall’elaborazione dei dati forniti dall’inventario regionale (INEMAR). Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 64 di 71 Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 65 di 71 7.4 il rumore Il rumore La normativa regionale di riferimento in tema di inquinamento acustico è la Legge Regionale 13/2001, nella quale vengono: definiti i criteri per la classificazione acustica comunale delineati i rapporti tra la classificazione acustica e la pianificazione urbanistica stabilite procedure per la classificazione acustica del territorio definiti i requisiti acustici degli edifici e delle sorgenti sonore interne La Delibera di Giunta Regionale del 12 Luglio 2002, infine, definisce i criteri in base ai quali si deve procedere per giungere alla zonizzazione acustica comunale. Le linee guida della Regione Lombardia costituiscono un riferimento anche per l’attribuzione di una classe acustica alle infrastrutture stradali, in base alla categoria di appartenenza (secondo il Codice della Strada), che vanno, tuttavia, adeguate al successivo DPR 30 marzo 2004 n.142. Dalla letteratura in materia e dal complesso delle norme attualmente vigenti, viene confermato che le principali sorgenti dell’inquinamento acustico in ambito urbano vanno ricondotte a: Traffico stradale: rappresenta la forma di disturbo che interessa il più elevato numero di cittadini, ed è generato, principalmente, dal rotolamento dei pneumatici sulla superficie stradale (le altre sorgenti – quali il motore o l’attrito con l’aria – risultano meno importanti specialmente nelle condizioni di traffico extraurbano e soprattutto quando la velocità supera i 50 km/h). Traffico ferroviario e aereo: interessano un più limitato numero di persone esposte, rispetto al traffico stradale, anche se – negli ultimi anni – è considerevolmente aumentato il volume di traffico aereo, che determina però un grado elevato di disturbo solo in prossimità degli aeroporti e dei “corridoi di sorvolo”. Nel caso del traffico ferroviario, una certa assuefazione è favorita da una traccia acustica stabile e dalla debole impulsività di tale rumore. Per quanto riguarda le attività industriali e artigianali, si osserva che l’inquinamento acustico da queste indotto non ha subito significativi incrementi negli ultimi anni, anche per i miglioramenti dettati dalla legislazione in tema di sicurezza dei luoghi di lavoro e tutela dei lavoratori: questo non toglie che le zone prevalentemente o esclusivamente produttive debbano essere classificate con i limiti più elevati tra quelli consentiti dalla normativa. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 66 di 71 La normativa riguardante le infrastrutture di trasporto D.P.R. 18.11.98 n. 459 - stabilisce le norme per la prevenzione ed il contenimento dell’inquinamento da rumore avente origine dall’esercizio delle ferrovie e delle linee metropolitane di superficie, con esclusione delle tramvie e delle funicolari. Il decreto esclude anzitutto tali infrastrutture dall’applicazione delle disposizioni del D.P.C.M. 14.11.97 riguardanti i valori limite di emissione, i valori di attenzione e i valori di qualità. Per tutte le infrastrutture ferroviarie viene definita una fascia di pertinenza di 250 metri per ciascun lato; per le infrastrutture con velocità di progetto inferiore a 200 Km/h tale fascia è ulteriormente suddivisa un due parti denominate fascia A (i primi 100 metri) e B (dai 100 ai 250 metri). All’interno delle fasce di pertinenza vengono fissati dei valori limite di immissione del rumore prodotto dall’infrastruttura che sostituiscono quelli derivanti dalla classificazione acustica del territorio (stabiliti dal D.P.C.M. 14.11.97), che mantengono invece la loro validità all’esterno delle fasce. D.P.R. 30 marzo 2004 n. 142 - stabilisce le disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare delle infrastrutture stradali, in attuazione di quanto previsto dall’art.11 della L.447/95. Il criterio generale adottato è del tutto analogo a quanto fatto per le infrastrutture ferroviarie. Anche per le strade non si applicano i valori limite di emissione, i valori di attenzione e i valori di qualità fissati dal D.P.C.M. 14.11.97, mentre all’interno delle fasce di pertinenza vengono stabiliti dei valori limite di immissione (per il solo rumore prodotto dall’infrastruttura) che sostituiscono quelli derivanti dalla classificazione acustica del territorio (sempre stabiliti dal D.P.C.M. 14.11.97), che mantengono invece la loro validità all’esterno delle fasce. L’ampiezza delle fasce di pertinenza ed i valori limite sono variabili in funzione del tipo di strada, nonché distinti tra infrastrutture esistenti e di nuova realizzazione. Guardando alla zonizzazione acustica di Breno, si può osservare che non vengono individuate zone in classe VI, forse anche a causa della dismissione di buona parte delle attivistà siderurgiche un tempo attive nel contesto comunale e che le zone produttive sono ricondotte alla classe V. Più nel dettaglio, dalla zonizzazione acustica comunale si ricava quanto segue: CLASSE I - AREE PARTICOLARMENTE PROTETTE Rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc. Nel Comune di Breno si sono evidenziate 6 aree che possono essere inserite in classe I e precisamente: o o il castello le scuole poste in via Folgore (Liceo C. Golgi e I.P.S.I.A.) o le scuole poste in via Martiri della Libertà - via Don Putelli (Istituto comprensivo o il cimitero del capoluogo; o o F. Tonolini, Istituto Professionale di Stato per il Commercio) il cimitero di Astrio; il cimitero di Pescarzo. CLASSE II - AREE DESTINATE AD USO PREVALENTEMENTE RESIDENZIALE Rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 67 di 71 commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali. Le porzioni di territorio a cui è stata assegnata la classe II sono quelle con principale destinazione urbanistica residenziale. Non tutte le aree a destinazione urbanistica residenziale sono state inserite in classe II in quanto, come dettato dalle norme, la presente zonizzazione è stata redatta impostando inizialmente le classi IV dovute alle infrastrutture stradali, le classi V dovute alle industrie e le classi I. Pertanto le zone in classe II si sono “adattate”, nel rispetto delle caratteristiche urbanistiche, alle classi prima citate, evitando contatti tra aree con salto maggiore di una classe. CLASSE III - AREE DI TIPO MISTO Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali e uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali, nonché le aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici. Coerentemente a quanto previsto dalla definizione ufficiale, è stato classificato in classe III tutto il territorio rurale “interessato da attività che impiegano macchine operatrici da identificarsi con le aree coltivate e con quelle interessate dall’attività di insediamenti zootecnici” (ad esclusione di casi eccezionali quali fasce di tutela relative alle strade ad intenso traffico, tutte le aree urbanizzate caratterizzate da una media densità di popolazione (una parte significativa del nucleo abitato) o prossime alle vie di comunicazione di attraversamento. CLASSE IV - AREE DI INTENSA ATTIVITÀ UMANA Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali, nonchè le aree in prossimità di strade di grande comunicazione, di linee ferroviarie, e le aree con limitata presenza di piccole industrie. All’interno della porzione di territorio collocata in classe IV è stato classificato il territorio comunale circostante le due principali vie di comunicazione e le fasce “cuscinetto” di rispetto alla classe V. CLASSE V - AREE PREVALENTEMENTE INDUSTRIALI Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 68 di 71 Rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. L’insediamento industriale più importante per dimensioni e produzione è certamente lo stabilimento Tassara-Fornileghe che caratterizza tutta l’area a NordEst del capoluogo compresa la linea ferroviaria e la ex S.S. n. 42. LINEE DI COMUNICAZIONE La presenza di infrastrutture di trasporto condiziona, com’è intuibile, il clima acustico del territorio comunale di Breno. Le uniche strade che per dimensioni e flusso di traffico sono inserite in classe IV con le rispettive aree di rispetto sono: - ex S.S. 42 (ora strada provinciale) che collega Brescia a Edolo e attorno alla quale si sviluppa il centro urbano di Breno; - superstrada Darfo – Edolo con tratti in galleria e rilevato. Per dette infrastrutture l’intero tratto di percorrenza in Comune di Breno è stato classificato in classe IV applicando la specifica prescrizione prevista dai criteri tecnici di cui alla D.G.R. n. VII/9776 del 2002, secondo la quale sono da attribuire alla classe IV le aree prospicienti le strade primarie e di scorrimento quali ad esempio tronchi terminali o passanti di autostrade, penetrazione e di attraversamento dell’area urbana. tangenziali, strade di Per quanto concerne la ferrovia Brescia – Edolo è stato considerato che l'intensità e il tipo di traffico è di circa 20 treni al giorno per trasporto passeggeri e circa 5 treni merci, nessun treno di notte e le caratteristiche specifiche di utilizzo della linea vedono i convogli ferroviari con poche carrozze e che procedono a bassa velocità di percorrenza, con conseguente ridotto rumore di rotolamento e aerodinamico. Alla luce di queste caratteristiche, la ferrovia viene considerata parte integrante dell'area di appartenenza ai fini della classificazione acustica, ovvero, per essa non si ha fascia di pertinenza ed assume la classe delle aree circostanti. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 69 di 71 7.5 elettrosmog Quando si parla di inquinamento elettromagnetico, o elettrosmog, ci si riferisce esclusivamente alla presenza di radiazioni nell’ambiente in cui vive l’uomo. All’elettromagnetismo naturale (derivante dal sole e da alcuni fenomeni naturali come i fulmini o alla stessa massa della terra), si è venuta aggiungendo – nel corso del tempo – la presenza di campi elettromagnetici derivanti da sorgenti artificiali. Qualsiasi conduttore percorso da corrente elettrica, infatti, genera un campo elettromagnetico e funzionano mediante onde elettromagnetiche le comunicazioni radiotelevisive. In quest’ultimo settore, negli ultimissimi anni, si sono aggiunte le onde elettromagnetiche dovute alla telefonia mobile. Le sorgenti di campi elettromagnetici (CEM), possono essere, a loro volta, suddivise in due categorie: sorgenti di campi a frequenza estremamente bassa da 0 a 300 Hz (sorgenti sorgenti di campi ad alta frequenza, che comprendono le radiofrequenze, da ELF: Extremely Low Frequency), 300 Hz a 300 MHz (sorgenti RF) e le microonde, da 300 MHz a 300 GHz (sorgenti MW: MicroWaves). Ai due gruppi di frequenze sono associati diversi meccanismi di interazione con la materia vivente e, conseguentemente, diversi rischi potenziali per la salute umana. I campi ad alta frequenza (RF), infatti, cedono energia ai tessuti sotto forma di riscaldamento, mentre i campi a bassa frequenza (ELF) inducono delle correnti nel corpo umano. Elettrodotti e campi elettromagnetici ELF Il territorio di Breno è interessato dall’attraversamento di diversi elettrodotti, al pari dell’intera Valle Canonica, dove la ricchezza di acque ha favorito la nascita dell’industri idroelettrica fin dagli inizi del secolo scorso. Numerose le dorsali ad AT che interessano il territorio brenese, a cominciare dalla presenza di una linea a 380.000 V che passa, in direzione est, a ragguardevole distanza dall’abitato, tanto da non essere necessario tenerne conto per quanto riguarda eventuali ripercussioni sull’ambiente urbano. Diversa, invece, la situazione per quel che riguarda la presenza di linee a 132.000 V, due delle quali – di proprietà Terna e Edison – transitano in prossimità della zona abitata e, soprattutto nel caso della linea Edison, già risultano in alcuni tratti, interessare le zone occupate dalle abitazioni. Aldilà di queste considerazioni , che Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 70 di 71 altyro non possono porsi se non come semplice ricognizione, si ritiene necessario tener conto della presenza delle linee AT nel momento della previsione di nuove aree da destinare all’espansione residenziale, quali elementi di criticità sicuramente significativa. 7.6 Impianti trattamento rifiuti, discariche e siti inquinati La presenza di acciaierie di forte potenzialità produttiva nel secondo Dopoguerra ha rappresentato anche la prosecuzione di una tradizione nella lavorazione dei metalli che ha avuto nella Valle Canonica un sito di particolare importanza nella storia bresciana. Del tutto assenti, per diversi decenni, i presidi atti a contenere la fuoriuscita dei fumi (quando la fusione avveniva mediante “forno aperto”) e, nel contempo, modeste anche le cautele nel prevenire/contenere altre forme di inquinamento, a cominciare da quello del sottosuolo. Nel caso di Breno, è necessario riportare in questa sede la presenza di un sito di particolare significatività, riconducibile all’attività della ditta Tassara. Da una prima e sommaria ricognizione delle procedure amministrative poste in essere, si ricava il seguente quadro, che vede l’avvio nel 1980 e ancora deve giungere a una conclusione definitiva, a testimoniare della complessità della situazione: 1980 – richiesta di autorizzazione alla Regione Lombardia per l’esercizio della discarica 1983 – successive integrazioni alla richiesta di autorizzazione DGR 7 maggio 1985 n. III/51890 – Prescrizioni transitorie per il giacimento controllato di rifiuti della ditta Tassara di Breno Giugno 1986 – presentazione del progetto di bonifica del sito in cui risulta effettuato lo stoccaggio delle polveri di abbattimento fumi, effettuato in modo non conforme, in vasca di cemento 23 settembre 1986 – avvio della procedura di bonifica e nulla osta provinciale 7 gennaio 1987 – sopralluogo della Provincia per verificare che le operazioni di bonifica siano state effettivamente avviate 12 febbraio 1992 – sopralluogo della Provincia per la conclusione dei lavori di bonifica. L’area è stata ceduta alla ditat Fornileghe spa. Agosto 2006 La ditta Tassara comunica alla Provincia di Brescia di essere proprietaria di un sito potenzialmente inquinato, ma di non essere responsabile dell’eventuale stato di contaminazione del sito stesso: la denuncia, quindi, viene fatta dalla Tassara in qualità di proprietaria del sito, non di responsabile del fatto. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175 COMUNE DI BRENO (BS) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE parte II- IL QUADROCONOSCITIVO Pagina 71 di 71 8 Novembre 2006 Riunione tecnica presso il Comune di Breno, nella quale si evidenzia che il sito è dimesso e abbandonato da circa 20 anni Dal verbale della riunione, risulta che si tratta di una potenziale “contaminazione storica” per la quale non è possibile individuare oggi un responsabile. E’ necessario, di contro, procedere alla “perimetrazioen e caratterizzazione” del sito, in modo da verificare tipologia dei rifiuti smaltiti e profondità cui arriva lo stoccaggio. 15 febbraio 2007 Relazione della ditta Tassara sulla situazione del sito 18 settembre 2007 Conferenza di servizi in cui si richiede un ulteriore monitoraggio del sito, in aggiunta a quanto già prodotto dalla ditta Tassara. 5 febbraio 2008 Comunicazione della ditta Tassara con la quale si dichiara di annullare la comunicazione dell’agosto 2006 e nella quale la stessa ditta si dichiara responsabile dell’eventuale situazione di inquinamento del sito e si impegna a procedere all’eventuale operazione di bonifica. Considerata la complessità della situazione, non si ritiene possibile, in questa sede, procedere a ulteriori approfondimenti e non resta che concludere indicando il sito in questione e le aree immediatamente viciniori come zone caratterizzate da forte criticità ambientale, tale da impedire attività umane che comportino la residenza o lo stazionamento delle persone per periodi di tempo prolungati. A conclusione di questo paragrafo, infine, si ricorda la localizzazione, in ambito comunale, di due attività autorizzate al trattamento rifiuti: - D.E.M.M. , via L. da Vinci, 27 - FASANINI srl, via L. da Vinci, 26 entrambe ubicate nella zona produttiva di Breno. Via Mazzini, 59 - Mazzano (BS) - tel. 030.2120255 - [email protected] - www.isoambiente.it - P. IVA 03610130175