Il benessere dei bambini nei paesi ricchi. Un quadro comparativo | 1

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Il benessere dei bambini nei paesi ricchi. Un quadro comparativo | 1
Il benessere dei bambini nei paesi ricchi. Un quadro comparativo | 1
Valeria Confalonieri
Benessere materiale, salute e sicurezza, istruzione, comportamenti e rischi, condizioni
abitative e ambientali. Questi gli aspetti studiati nello studio dell’UNICEF, dove la classifica
è aperta da Olanda, Norvegia, Islanda, Finlandia e chiusa da Stati Uniti, Lituania, Lettonia e
Romania. E l’Italia?
È dal 2000 che la sede fiorentina dell’Unicef produce documenti – Innocenti
Report Card – sulla povertà dei bambini nei paesi “ricchi”. Il rapporto del 2000
denunciava il fatto che in questi paesi 1 bambino su 6 viveva in condizioni di povertà e che
l’Italia – tra i 23 paesi dell’OECD – occupava la 21esima posizione – con il 20,5% dei bambini
al di sotto della soglia di povertà relativa (quando il reddito familiare è inferiore al 50% del
reddito medio nazionale); peggio di noi, allora, solo USA e Messico. In testa Svezia,
Norvegia e Finlandia.
Nel 2011 abbiamo descritto e commentato il Report Card 9, mentre oggi riferiamo
sull’ultimo pubblicato Report Card 11 “Il Benessere dei bambini nei paesi ricchi, un
quadro comparativo” (Vedi Risorse), dove i paesi presi in considerazione sono 29 e le
dimensioni del benessere valutate sono 5 rispetto alle 3 del Report Card 9 (mentre il primo
rapporto si occupava solo di reddito).
Gli aspetti considerati per stilare la graduatoria sono: benessere materiale, salute e
sicurezza, istruzione, comportamenti e rischi, condizioni abitative e ambientali. Per
ogni area sono stati considerati due o tre fattori, a loro volta valutati sulla base di indicatori,
per un totale di 26 indicatori comparabili a livello internazionale (i dati disponibili sono del
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2009-2010).
Questa volta la medaglia d’oro va ai Paesi Bassi, unico Paese che rimane fra le prime
cinque posizioni in tutti e cinque gli ambiti. I posti successivi sono occupati da Paesi
nordici (Norvegia, Islanda, Finlandia e Svezia), mentre la coda della classifica vede, a
partire dal fondo, Romania, Lettonia, Lituania e Stati Uniti. L’Italia è ventiduesima,
collocandosi nella metà inferiore della graduatoria insieme con altri tre Paesi dell’Europa
meridionale (Portogallo, Spagna e Grecia) – Figura 1. Il fatto che la Repubblica Ceca
preceda l’Austria, così come la Slovenia il Canada e il Portogallo gli Stati Uniti, sembra
indicare la mancanza di una correlazione forte tra PIL pro capite e benessere generale
infantile.
Concentrandosi sull’Italia e guardando le aree generali, la posizione migliore è nel campo
comportamenti e rischi (decima), la peggiore in quello istruzione (venticinquesima), mentre
si colloca al ventitreesimo posto per il benessere materiale, al diciassettesimo per salute e
sicurezza, e al ventunesimo per condizioni abitative e ambientali.
La Report Card 11, pur sottolineando lo sforzo di valutare diversi fattori per avere il quadro
più oggettivo e comparabile possibile, afferma che “la misurazione e il confronto del grado
di benessere infantile a livello internazionale è un esercizio imperfetto che presenta limiti e
lacune notevoli”. Mancherebbero i dati di molti altri aspetti, dalla qualità di cura dei
genitori alla qualità dell’istruzione, dalla salute mentale ed emotiva dei bambini
all’esposizione a violenza domestica, e così via. Mancano, inoltre, dati sui primi mesi e anni
di vita, finestra importante per lo sviluppo.
Figura 1.
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Il benessere materiale è stato valutato attraverso i seguenti indicatori di deprivazione:
Tasso di povertà infantile relativa (percentuale di bambini e adolescenti che vive in
famiglie con reddito equivalente inferiore al 50% della mediana nazionale)
Divario di povertà infantile (distanza tra la soglia di povertà nazionale e il reddito
mediano dei nuclei familiari al di sotto della soglia di povertà)
Indice di deprivazione infantile (percentuale di bambini priva di specifici indicatori di
benessere)
Scala della ricchezza delle famiglie (percentuale di bambini che afferma che la propria
famiglia dispone di ricchezze limitate)
La Finlandia è il solo paese con un tasso di povertà infantile relativa inferiore al 5% e guida
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la graduatoria con un evidente margine di oltre due punti percentuali. Quattro paesi
dell’Europa meridionale, ovvero Grecia, Italia, Portogallo e Spagna, presentano tassi di
povertà infantile superiori al 15% (insieme a Lettonia, Lituania, Romania e Stati Uniti).
(Figura 2)
Figura 2. Tasso di povertà infantile relativa
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Migliore la posizione dell’Italia sul versante salute e sicurezza, dove, collocandosi al
diciassettesimo posto, registra complessivamente un bilancio, seppur di poco, positivo
rispetto alla media dei 29 Paesi.
Gli indicatori utilizzati sono:
Tasso di mortalità dei lattanti (numero di decessi sotto i 12 mesi di età su 1.000 nati vivi)
Tasso di nascite sottopeso (percentuale di bambini nati con un peso inferiore ai 2.500
grammi)
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Tasso di vaccinazione nazionale (copertura vaccinale media contro morbillo, poliomielite
e difterite-pertosse-tetano (DPT3) per bambini tra i 12 e i 23 mesi di età)
Tasso di mortalità infantile e giovanile (numero di decessi su 100.000 individui di età
compresa tra 1 e 19 anni)
L’Italia si trova nel primo terzo di classifica nell’ambito del tasso di mortalità dei lattanti,
scivola nel terzo medio nelle nascite sottopeso e nel terzo inferiore per i tassi di
vaccinazione, anche se è da notare come tali tassi siano inferiori al 90 per cento solo in
Austria, Canada e Danimarca. Infine, il Bel Paese risale al terzo medio per i tassi di
mortalità infantile e adolescenziale.
Il benessere del sistema scolastico è stato valutato considerando i seguenti indicatori:
Tasso di partecipazione alla scuola dell’infanzia (percentuale di bambini tra i 4 anni e
l’inizio della scuola dell’obbligo iscritti alla scuola dell’infanzia)
Tasso di partecipazione a forme di istruzione superiore (percentuale di giovani tra i 15 e i
19 anni di età iscritti a istituti superiori)
Tasso di NEET – Not in Education, Employment or Training – (percentuale di giovani tra i
15 e i 19 anni di età che non studia, non segue una formazione, né lavora)
Punteggio medio nei test PISA in lettura, matematica e scienze. la partecipazione e i
risultati
Qui l’Italia, nel grafico complessivo, ottiene un risultato decisamente negativo rispetto alla
media, migliore solo, nell’ordine, di Spagna, Stati Uniti, Grecia e Romania. Ai vertici si
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trovano invece Paesi Bassi, Belgio, Germania e Finlandia, con punteggi significativamente
superiori alla media. La performance dell’Italia è particolarmente negativa nel tasso di
NEET (Figura 3).
Figura 3. Tasso di NEET
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Numerosi gli indicatori che compongono i comportamenti e rischi, suddivisi in tre
categorie:
Alimentazione e esercizio fisico: Percentuale di bambini in sovrappeso, Percentuale di chi
fa colazione ogni giorno, Percentuale di chi consuma quotidianamente frutta, Percentuale
di chi svolge esercizio fisico
Comportamenti a rischio: Tasso di fertilità adolescenziale, Fumo, Consumo di alcool,
Cannabis
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Esposizione alla violenza: Scontri fisici, Atti di bullismo subiti
Le posizioni molto negative dell’Italia e nell’esercizio fisico (qui siamo ultimi) sono
compensate dalle buone posizioni nella fertilità adolescenziale, nel consumo di alcol e negli
atti di bullismo subiti (qui siamo i più virtuosi).
Le condizioni abitative e ambientali sono misurate attraverso i seguenti indicatori:
Stanze per persona
Percentuale di nuclei familiari con bambini che segnalano più di un problema relativo alle
condizioni abitative
Tasso di omicidi (numero annuo di omicidi per 100.000 abitanti)
Inquinamento atmosferico (PM10 annuo [μg/m3])
L’Italia, che si trova complessivamente nella parte bassa della classifica, occupa il
quart’ultimo posto nell’inquinamento atmosferico. (Figura 4).
Figura 4. Inquinamento atmosferico
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L’opinione dei bambini
Considerando il benessere soggettivo sulla base di una valutazione da 0 (peggior vita
possibile per me) a 10 (miglior vita possibile per me) fatta da giovani di 11, 13 e 15 anni,
l’85 per cento dei bambini ha un livello alto di soddisfazione e anche nei Paesi agli ultimi
posti più del 75 per cento è oltre la metà della scala di soddisfazione. In questa graduatoria,
guidata saldamente dai Paesi Bassi e chiusa dalla Romania, l’Italia si trova intorno a metà
classifica. Ma il confronto fra i dati oggettivi e soggettivi presenta qualche sorpresa
(Figura 5). Se complessivamente oltre la metà dei Paesi considerati mantiene più o meno la
stessa posizione, vi sono alcune eccezioni. La Grecia risale dal venticinquesimo al quinto
posto, la Spagna dal diciannovesimo al terzo e la stessa Italia dal ventiduesimo al
quindicesimo. Peggiorano invece Germania, Lussemburgo, Canada e Polonia. In ogni caso, i
Paesi Bassi e i Paesi nordici rimangono sempre nelle parti alte della classifica, mentre la
maggior parte dei Paesi dell’Europa centrale e orientale in quelle basse, con l’eccezione
dell’Estonia, che nella valutazione dei bambini risale di 14 posizioni.
Questi dati, seppur da tenere presenti, sono da interpretare con cautela. Vi sono punti di
debolezza e in generale i bambini probabilmente adattano la loro sensazione di benessere
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alla realtà locale, alla società con le sue norme ed esempi in cui si trovano a vivere
Figura 5. Confronto del quadro UNICEF del benessere dei bambini con la
graduatoria della soddisfazione della vita dei bambini.
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Uno sguardo dopo dieci anni
La disponibilità di dati su alcuni aspetti relativi agli anni 2001-2003 ha permesso infine un
confronto fra misure comuni nell’ultimo decennio in 21 Paesi (Figura 6). L’ordine è rimasto
più o meno lo stesso, ma alcuni cambiamenti sono stati visti. L’Italia è sempre oltre la metà
della classifica. Finlandia e Paesi Bassi restano ai primi posti, mentre Austria, Grecia, Regno
Unito, Stati Uniti e Ungheria nell’ultimo terzo. Il Paese che ha guadagnato più posizioni è il
Portogallo, quello che ne ha perse di più la Spagna, scivolata in penultima posizione.
Complessivamente vi è stato un miglioramento nella maggior parte della misure considerate
e disponibili. È tuttavia da ricordare che questi miglioramenti per alcuni indicatori e in
alcuni Paesi potrebbero essersi interrotti o addirittura peggiorati con la recessione
economica iniziata nel 2008. Queste valutazioni hanno, infatti, un limite temporale,
riportando un quadro che, passati due o tre anni, potrebbe essere modificato. L’obiettivo di
questi rapporti resta comunque quello di monitorare nel tempo la condizione di benessere e
sviluppo dei bambini e degli adolescenti; inoltre, mettendo a confronto diversi Paesi e
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comparando dati fra passato e presente, quello di fornire un monito e una bussola ai
Governi per l’attuazione di politiche che non distolgano mai l’attenzione dall’infanzia anche
nei momenti più difficili, come sottolineato in chiusura: “Ci sarà sempre qualcosa
all’apparenza più urgente che non la tutela del benessere dell’infanzia. Ma non ci
sarà mai nulla di più importante”.
Figura 6. Quadro parziale del benessere dei bambini
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Valeria Confalonieri, Osservatorio Italiano Salute Globale (OISG)
Risorsa
Il benessere dei bambini nei paesi ricchi. Un quadro comparativo, UNICEF, Centro di
Ricerca. Innocenti Report Card 11 [PDF: 788 Kb]
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