IVS Group: dalla quotazione in Borsa la spinta verso la

Transcript

IVS Group: dalla quotazione in Borsa la spinta verso la
IVS Group: dalla quotazione in
Borsa la spinta verso la crescita
CMYK 100,0,0,0
CMYK 0,0,0,100
PANTONE CYAN
PANTONE BLACK
Massimo Trapletti, amministratore
delegato della più grande impresa
di gestione italiana, ci racconta il
mondo IVS a tutto tondo
IVS è un “unicum” nel Vending italiano. Il pioniere, l’azienda che ha saputo precorrere con successo i tempi,
esplorando sempre nuove strade
nel business della Distribuzione Automatica. Le origini sono legate alla
genialità del suo fondatore, Cesare
Cerea, che nel 1971 cominciò a gestire la sua prima macchina per il
caffè e fondò, un anno dopo, assieme
a Pietro Gualdi ed Angelo Bonacina, l’allora Bergamo Distributori.
Oggi, a distanza di 42 anni, siamo di
fronte ad un colosso internazionale
del Vending da 300 milioni di fatturato. La trasformazione in un bigplayer del settore trae fondamenta
nella fusione del 2006 di diverse
società provenienti da un precedente processo di acquisizioni. Tanto è
cresciuta, infatti, la “nuova” IVS che,
sei anni più tardi, si è ritrovata tra
le mani risorse e credibilità per apri-
re le porte della Borsa al comparto
dei servizi di ristoro automatici. L’azienda con sede centrale a Seriate è, infatti, il secondo operatore
vending a livello europeo ad aver
ottenuto l’ingresso nel mercato
delle contrattazioni borsistiche
ed ora è l’unico dopo il delisting
di Selecta di qualche anno fa.
Il percorso di quotazione in Borsa
era partito ad inizio 2012 quando
IVS Group Holding (ora IVS Group
SA) aveva perfezionato l’accordo per
un’operazione di fusione con la Italy
1 Investment SA – veicolo d’investimento che nasce per trovare investitori in vista dello sbarco in Borsa di
un’azienda – quotandosi a Milano
sul segmento MIV (listino riservato
ad investitori professionali). Dopo
circa un anno, il 3 Giugno 2013, è
arrivato per IVS lo storico esordio
nel listino principale della Borsa
Massimo Trapletti
italiana: MTA (il mercato telematico azionario).
Per capire come IVS sia diventata il
più grande gestore nazionale nel foodservice (con una quota di mercato
stimata dell’11.8%) e terzo in Europa, VM ha incontrato a Seriate Mas14
luglio/agosto 2013
simo Trapletti, amministratore delegato del Gruppo lombardo.
Dottor Trapletti, parlare di IVS
significa citare un’azienda dai
grandi numeri. Ce ne può fornire alcuni?
I numeri di IVS Italia sono propri di
un grande leader di settore: 298 milioni di fatturato nel 2012, 2.050
dipendenti, 50 filiali in Italia e
9 all’estero (5 nel Sud e Nord della Francia e 4 Spagna nella’area di
Madrid, Barcellona e Saragozza), 4
controllate (D.D.S. spa di Imperia,
Eur Coffee srl di Roma, E.V.S. srl di
Monza ed Eurovending srl di Trento). IVS ha 62mila clienti, gestisce
un parco di circa 144.000 distributori, di cui 90.000 automatici e
55.000 semi automatici, che erogano
circa 650 milioni consumazioni
all’anno.
Com’è composto il
d’amministrazione?
consiglio
Il presidente del CDA è Cesare
Cerea, il ruolo di amministratore
delegato è svolto dal sottoscritto (responsabile per le attività di back-office) e da Massimo Paravisi (responsabile per il front-office); Antonio
Tartaro è il CFO (Chief Financial
Officer); come consiglieri ci sono gli
ex soci della Italy1 Spac: Vito Gamberale (vice presidente CDA assieme
a Paolo Covre), Carlo Mamola e Mariano Frey. A maggio è stato cooptato
come consigliere indipendente il dottor Franco Tatò in sostituzione del
Prof. Gian Maria Gros-Pietro, dimissionario per incompatibilità con altri
incarichi.
Qual è l’andamento del titolo
IVS?
L’andamento del titolo sul MIV è stato sostanzialmente stabile da maggio
a novembre 2012. Il MIV è un seg-
mento di Borsa dedicato solo ad operatori istituzionali, costituito da Borsa Italiana da poco tempo, quindi i
volumi di azioni negoziate non sono
elevati. I titoli sono, come si dice in
gergo tecnico, illiquidi e non vi sono
mai grossi scossoni per le aziende lì
collocate. L’aumento dei volumi di
azioni in vendita all’indomani della
assegnazione delle azioni ai fondatori della Spac – che evidentemente
non ha potuto trovare idonea contropartita di acquirenti stante la limitazione della platea che può accedere
al MIV – ha comportato una discesa
del valore del titolo dagli iniziali
10 Euro a circa 6.20 Euro. Nulla a
che vedere, quindi, con i fondamentali dell’azienda che erano e sono sani.
Immediatamente dopo la l’ingresso sull’MTA – ed in particolare sul
FTSE MIB – ad un prezzo di 6.79
Euro, in presenza di un 35% di azioni in mano ad azionisti pubblici
(cosiddetto “flottante”) – che diveniva così accessibile finalmente anche
agli investitori privati – si sono generati vivacità ed interesse per il titolo
rispetto a quanto accaduto sul MIV.
Autorevoli report finanziari di Banca
IMI ed Equita, tutti documenti pubblici, ci confermano, poi, che, il valore dell’azione IVS è sottostimato e
che la sua consistenza reale sia intorno a 8-8.5 Euro (attualmente il titolo
vale sui 7.20€ ).
Sono stati staccati dei dividendi?
L’assemblea degli azionisti, tenuta
lo scorso 14 maggio, ha deliberato
la distribuzione di un dividendo
pari a Euro 0.125 per azione, per
un importo complessivo di circa 4,8
milioni di Euro, con stacco 3 giugno
2013, “record date” 5 giugno e data di
pagamento 6 giugno 2013.
16
luglio/agosto 2013
Al netto dei valori borsistici qual
è la situazione finanziaria di
IVS?
I parametri sono più che soddisfacenti. Nel 2012, anno di crisi economica conclamata, i ricavi consolidati al
31 dicembre sono stati pari a 297.8
milioni di Euro, in aumento del 7%
rispetto al 2011. L’Ebitda consolidato, pari nel 2012 a Euro 60,8 milioni, è risultato in crescita rispetto al
2011 (Euro 59.3 milioni), nonostante
il forte aumento dei costi dei carburanti e dei trasporti. L’aumento del
prezzo medio per erogazione è stato
pari al 4.4% circa rispetto al 2011,
con un prezzo medio a battuta
di 43.3 centesimi contro i 38.4 del
2009.
La crescita è continuata anche
nel 2013 malgrado il perdurare
della crisi e della disoccupazione in
Italia. Abbiamo appena pubblicato
la semestrale 2013 che ci consente
di raggiungere un EBITDA (al netto
dei costi delle operazioni finanziarie
straordinarie) di oltre 64 milioni, con
un fatturato consolidato di 158.4 milioni di Euro, in incremento del 7.4%
rispetto al 30 giugno 2012 (147.4 milioni di Euro), grazie anche ad un aumento del prezzo medio per erogazione di circa il 3.2%.
Il bilancio 2012 era stato pesantemente penalizzato da una posta
meramente contabile legata alla
fusione tra IVS e la Spac che contabilmente è stata considerata come
una fusione inversa, “scaricando” un
costo non monetario di circa 24 milioni. La semestrale rende giustizia
alla redditività dell’azienda, presentando un utile netto di gruppo
di oltre 4 milioni che sarebbe stato
di oltre 8 milioni senza i costi straordinari legati al cambio di segmento
borsistico e all’emissione del bond.
Tali evoluzioni confermano come IVS
stia costantemente aumentando la
propria posizione di leader di mercato e come risulti premiante la maggiore presenza nei settori pubblico e
travel, meno toccati dalla crisi economica rispetto al vending tradizionale.
A proposito di bond. Quali sono i
benefici che arriveranno dal prestito obbligazionario di 200 milioni di Euro garantito da BNP e
Banca IMI?
Lo scorso 4 aprile è stata completata
l’emissione di un prestito obbligazionario senior da Euro 200 milioni, con scadenza 2020, tasso
d’interesse pari al 7.125% e quotato sull’Extra-MOT di Borsa Italiana
e sull’ MTF-Market del Luxembourg Stock Exchange. Tale operazione,
i cui proventi sono principalmente
stati utilizzati nei mesi di aprile e
maggio 2013 per l’estinzione della
maggior parte dell’indebitamento finanziario del Gruppo esistente al 31
Dicembre 2012, ci consentirà di rafforzare la flessibilità finanziaria
e le capacità di sviluppo di IVS
Group nel medio termine. Grazie
a questa operazione IVS può ridurre
significativamente la dipendenza dai
prestiti bancari – la cui gestione tanto angustia molte aziende, altrimenti
sane, nel nostro settore – ed allungare l’orizzonte temporale delle scadenze finanziarie sino al 2020, e per altre
esigenze, incluse acquisizioni mirate.
Questa operazione di emissione sui
mercati pubblici internazionali – che
ha visto una accoglienza entusiasta (domanda per 4 volte l’offerta)
malgrado il difficilissimo momento
per l’Italia – ha reso, quindi, granitiche le fonti di finanziamento della
società.
Effettivamente, però, gli interessi allo 7.125% non sono cosa banale (oltre 14 milioni di interessi
all’anno)…
Nel 2016 avremmo dovuto ridiscutere il debito con le banche e le proiezio18
luglio/agosto 2013
ni parlavano di tassi d’interesse ben
superiori a quelli applicati in questo
prestito obbligazionario. L’indebitamento netto è di 170 milioni e la
cospicua liquidità disponibile ci consentirà continuare nello sviluppo per
vie esterne. Toccherà al management operare con i giusti investimenti per garantire profittabilità ed annullare l’effetto dei tassi
d’interesse.
Capitolo
acquisizioni.
sono gli obiettivi di IVS?
Quali
Negli ultimi 5 anni IVS ha completato qualcosa come 60 acquisizioni.
Nel corso del 2012, la capogruppo ha
acquisito il controllo di alcune società italiane (Selecta Italia S.p.A., Fast
Service Italia S.r.l., Mr. Vending
S.r.l.) e di diversi rami di aziende di
piccole dimensioni (in genere con fatturati inferiori a 1 milione di Euro)
per un valore complessivo di circa
63 milioni di Euro.
Nel primi tre mesi del 2013 sono state
realizzate tre acquisizioni di piccole
dimensioni: il 100% del capitale della società Liguria Caffè Automatico S.r.l. (veicolo societario contenente la concessione Nespressotm per
la Liguria; acquisto perfezionatosi a
febbraio 2013) e di due rami d’azienda, per un valore complessivo inferiore al milione di Euro.
La nostra intenzione è quella di
procedere ad acquisizioni “scientificamente mirate”. Lo scenario di
volumi calanti richiede un approccio selettivo alle possibili acquisizioni. C’è da considerare che l’aumento
dell’IVA dal 4% al 10% avrà certamente degli effetti sui volumi del
Vending. È, quindi, possibile che le
risorse necessarie per affrontare tale
cambiamento in tempi relativamente
brevi possano mettere in difficoltà alcuni operatori e contribuire ad un’ulteriore accelerazione dei processi
di concentrazione del settore. La
solida posizione finanziaria pone
IVS nelle condizioni ideali per continuare l’attività di ricerca e negoziazione di possibili acquisizioni. Faremo, però, solo piccole operazioni
di merger su società da 1 a 3 milioni di Euro di fatturato anche in
zone in cui siamo già presenti ma che
intendiamo consolidare.
Su VM di luglio/agosto 2007,
chiedemmo al presidente Cerea
quale fosse il giusto valore di
una gestione. Ci rispose che, volendo rientrare dell’investimento in 5 anni, il prezzo doveva essere pari a 5 volte l’Ebitda (o 6 €
a battuta, supposto un’Ebitda di
10 cent, per battuta/mese).
Con la crisi economica è cambiato il
mondo, si figuri il Vending. I valori
sono scesi e non torneranno mai
più a quei livelli. Non faccio cifre
ma siamo ben al di sotto dei 6 Euro
a battuta. Comunque, l’uso del valore
a battuta, vuoto per pieno, come indicatore per stabilire l’Equity Value
di una gestione è ormai superato ed
inattendibile. D’altronde parafrasando una celebre frase: non tutte le
battute sono uguali! Noi oggi acquisiamo un’azienda in base alla
reale redditività delle battute: è
il margine per erogazione il focus che
genera il prezzo di acquisto in una
trattativa per la cessione d’azienda.
Siamo ben lontani dai fattori
moltiplicazione di alcuni anni
fa. C’entra l’ingresso nel mercato
dei fondi di private equity?
L’ingresso dei fondi speculativi nel
nostro settore in un momento di eccessiva (con il senno di poi, ovviamente)
disponibilità di indebitamento ha
avuto l’effetto di “drogare” e iperleveredgiare il mercato, scaricando
su talune società un eccessivo indebitamento. La finanza credeva di aver
fatto un colpaccio penetrando in un
comparto ricco e generatore continuo
di cash-flow; la crisi finanziaria e
l’incapacità di taluni manager
non esperti del settore ha portato
al disastro, prosciugando le riserve
di liquidità e le casse delle imprese
e generando uno stress dei conti economici così violento che oggi vi sono
realtà che hanno un debito di 1.5
volte il fatturato che avranno difficoltà a rimborsare. In passato certe iper-valutazioni si reggevano solo
sulla disponibilità di debito e sulla
leva da questo fornita.
L’acquisto di una gestione veniva finanziato dalle banche sulla solvenza attribuita agli acquirenti, sulla
loro capacità di rimborsare il debito
contratto per l’acquisto. Certi fondi
arrivarono a pagare un’azienda
fino a 9 volte l’Ebitda, finanziando
l’operazione un po’ con mezzi propri
ma, soprattutto, con il debito bancario. Un modus operandi destinato a
scomparire, perché le banche hanno
20
luglio/agosto 2013
ben capito che non possono più supportare certe operazioni a quelle condizioni. Ormai la leva non deve
mai superare 3 volte e mezzo l’Ebitda prodotto annualmente dalla azienda.
Siamo quindi al “game over” per
una D.A. troppo “finanziaria”?
Il ruolo che potranno giocare i fondi
d’investimento in futuro sarà quello
di “medico” al capezzale delle aziende acquisite, per curarne la “malattia” da eccessivo stress finanziario
da loro stessi causata. Detto in parole
semplici, vedo la finanza operante su società a rischio fallimento
attraverso dei piani di ristrutturazione e riconversione. Uno scenario, direi, non proprio esaltante
ma che reputo realistico. Purtroppo
non tutte le aziende esistenti saranno destinate ad essere salvate. In questi frangenti la teoria economica ci dice che il numero degli
operatori è immancabilmente destinato a ridursi di una percentuale a
doppia cifra.
Secondo lei, IVS rimarrà una
“mosca bianca” tra le gestioni
o ritiene ci sia le possibilità di
assistere ad altre operazioni di
quotazione in Borsa?
Mi auguro di essere presto in compagnia, perché vorrebbe dire che vi
sono altre gestioni che sono cresciute
e hanno raggiunto numeri e capacità tali da avere la forza per sostenere
un’operazione così importante e particolare coma la quotazione in Borsa.
Inoltre ciò significherebbe che il settore è arrivato finalmente a compiere
il sempre auspicato salto di qualità e
ad attuare il ricambio a livello generazionale.
Non serve necessariamente avere un fatturato da 300 milioni
di Euro per quotarsi in Borsa.
Ci può arrivare anche un’azienda
da 80-100 milioni di Euro. I mercati messi a disposizione dalla nostra
Borsa sono tanti e hanno diversi gradi di difficoltà, ma tutti consentono
di approcciare una fonte di liquidità
diversa dalle solite banche che hanno
tanto anestetizzato la nostra finanza
dal dopoguerra ad oggi.
La quotazione rappresenta una
forma di finanziamento alternativo a quello del debito bancario
e funge da moralizzatore di un settore visto che, per legge, i report sull’andamento dell’azienda quotata sono
pubblici, controllati con il bilancino e
standardizzati. Si è quindi obbligati
a mantenere certi comportamenti di
correttezza imprenditoriale. Sei sempre sotto i riflettori e sei valutato dal
mercato.
Come siete riusciti a spiegare
agli investitori il valore di un
settore dai più conosciuto con
la locuzione di “quelli delle macchinette”?
Spiegare a grossi Gruppi della finanza e dell’industria, non solo italiani,
cos’è il Vending non è stato facile ma,
nel contempo, è risultato affascinante
ed è per me e per le persone di IVS motivo di orgoglio. Pochi conoscono le
potenzialità del nostro settore e
la sua capacità di generare fatturati e redditività. Solo dopo aver
raccontato come facciamo impresa e
la qualità che offriamo a milioni di
persone anche gli investitori si rendono conto del valore del servizio di cui
ogni giorno usufruiscono nel loro ufficio o nella loro comunità. Tutti immancabilmente finiscono per guardare l’oscuro e familiare distributore
automatico con un occhio diverso.
Anche queste fasi sono momenti di
sviluppo e visibilità per il Vending e
ne favoriscono la crescita.
Quale sarà, secondo IVS, l’impatto sulle gestioni del prossimo aumento dell’IVA dal 4% al 10%?
Per noi, grandi player del settore, tale aumento non va considerato totalmente negativo. Esso,
infatti, ridurrà il differenziale tra
aliquote IVA su acquisti e investimenti (10% e 21%) e quella media del
4.5% sulle vendite. Tale differenziale,
com’è noto, genera importanti crediti IVA che lo Stato poi stenta a rimborsarci. Si tratta di un aumento inevitabile per far quadrare
i conti pubblici e che era già in
ballo da tempo. È, sicuramente,
meglio un incremento del 6% in un’unica soluzione, anziché fare come in
Spagna e Francia dove il rincaro
dell’IVA è stato frazionato in tanti
micro-aumenti dell’1% (Spagna) e
2% (Francia). Questo secondo metodo rende più complicato ed oneroso
l’aggiornamento dei prezzi con continui interventi su macchine e sistemi
di pagamento. IVS, solo in Italia,
gestisce oltre 90mila distributori
sui quali occorrerà intervenire
materialmente.
una situazione di normalità, se per
normalità si intende quella degli
altri Paesi europei dove l’IVA viene
rimborsata entro i 60 giorni dalla
domanda. Il prestito obbligazionario
da 200 milioni nasce anche correlato a questa situazione di incertezza
sui tempi di incasso di una somma
tutt’altro che trascurabile.
Qual è la metodologia operativa
che userete per l’adeguamento
delle macchine?
La crisi è molto forte in Spagna e si
sta profilando minacciosa anche in
Francia. In questi Paesi fatichiamo a crescere e a raggiungere le
dimensioni che vorremo. Fa eccezione la Francia meridionale, dove
invece IVS è il secondo operatore locale. Nel 2012, il fatturato in Spagna
ha avuto un leggerissimo aumento
(+0.2%), mentre in Francia è calato del 2.9%. Nel primo trimestre del
2013 i volumi di battute sono scesi del 6.9% in Spagna e del 5.4% in
Francia rispetto all’identico periodo
del 2012. Per cercare uno sviluppo stiamo puntando su un incremento della forza commerciale,
su acquisizioni mirate e sull’ottimizzazione dei costi di fornitura
grazie alle sinergie con la sede
centrale in Italia. Non è, per il momento, nostra intenzione aprirci ad
altri mercati esteri.
Le azioni operative e di politiche di
prezzo connesse a tale incremento
sono già state considerate ed avviate
dal management e tra queste si inserisce anche la decisione di anticipare al primo semestre gli investimenti in macchine, in quanto nei
mesi successivi molti degli addetti
tecnici (oltre che i commerciali) saranno impegnati in un lavoro straordinario sul campo per l’adeguamento
dei prezzi e le relative modifiche ai
distributori automatici. Sicuramente tutto questo lavoro comporterà un
aggravio economico, generando
costi tecnici straordinari che in qualche modo tenteremo di condividere
con i nostri clienti. D’altra parte è
una imposizione stabilita dal legislatore che colpisce i consumatori e non
può essere a nostro carico.
Qual è, per IVS, la situazione dei
rimborsi IVA?
IVS genera qualcosa come 4/5 milioni di crediti IVA al trimestre. Nel
momento peggiore per le casse
nazionali siamo arrivati a vantare nei confronti dello Stato
quasi 35 milioni di crediti. Per
ora ci sono arrivati tre rimborsi arretrati, ma siamo ancora lontani da
22
luglio/agosto 2013
La presenza in alcuni Paesi esteri fanno di IVS una multinazionale del Vending. Come valuta i
mercati in cui operate?
Quali le differenze tra i mercati
oltre confine e quello italiano?
Sembrerà paradossale, visto che è
considerata una storica “spina nel
fianco” del Vending italiano, ma da
noi la marginalità è più alta che
in Spagna e Francia. Prendiamo
l’esempio della Francia: lì ci sono
tanti elementi che concorrono ad una
minore redditività delle battute: le
alte spese del personale dovute al re-
gime delle 35 ore lavorative settimanali e alla rigidità degli orari, ma
anche gli elevati costi delle materie
prime, in primis l’acqua. Proprio per
permettere un’adeguata profittabilità
alla nostra attività oltralpe abbiamo
deciso di rivolgerci a clienti mediopiccoli che ci garantiscono un ritorno
di marginalità rispetto alle grandi
locazioni e agli appalti pubblici.
L’anti-economicità di certi appalti per enti pubblici è fatto
conclamato. IVS ne ha vinti di
importanti, ultimamente quello
di Poste Italiane. Quali considerazioni suggerisce l’aggiudicazione – costi quel che costi – di
questo tipo di gare?
Chiariamo subito una cosa. L’appalto nazionale di Poste Italiane non
l’abbiamo vinto per i prezzi bassi di
vendita e i ristorni. È sufficiente farsi un giro nelle locazioni e controllare a quanto vendiamo cibi e bevande. Siamo arrivati primi grazie
all’innovazione di prodotto e di
servizio. Abbiamo lavorato di concerto con i principali attori dei sistemi di accettazione delle carte di credito e di debito (Mastercard, Visa,
Carta Sì, Consorzio Triveneto), Poste
Italiane e il nostro fornitore MEI per
sviluppare un sistema di pagamento
con carte di credito consono al Vending. Perché questo sistema fosse realizzato abbiamo dovuto spiegare a
tutta la comunità tecnica delle carte
di credito cos’è la Distribuzione Automatica, come funziona il mercato
e fargli “digerire” alcuni paletti (tra
cui le loro commissioni…). Di fatto
IVS ha oggi la più grande rete di
POS italiana e l’ha creata per i
micro pagamenti.
I nostri clienti possono pagare
con carte bancarie e postali senza addebito di costi e senza l’uso del PIN. Poste Italiane S.p.A.
cercava essenzialmente questo per
ampliare l’utilizzo della carta PostePay. L’accordo prevede che il sistema
venga installato su tutti i 2mila d.a.
presenti nelle sedi di Poste Italiane
e in altrettante macchine al di fuori del loro circuito. IVS installerà,
perciò, circa 4 mila punti selfservice gestiti con pagamenti con
carte di credito.
Agli appalti anti-economici, invece,
non partecipiamo, o non arriviamo
mai primi. Usiamo una tattica
commerciale più aggressiva solo
quando dobbiamo difendere lo-
cazioni già in portafoglio dalle
offerte di altri competitor.
Come giudica la concorrenza
delle imprese di Ristorazione
Collettiva?
Le ritengo dei competitor importanti,
ma non per il ribasso dei prezzi e gli
alti ristorni, per i quali si sono negativamente distinti negli ultimi periodi,
ma per come possono integrare il servizio vending nel loro core business.
Il loro punto di forza è il Global
Service attraverso cui, sfruttando politiche di scontistica ed economie di scala, riescono a prendere l’appalto della mensa, delle
pulizie, del ristoro automatico,
ecc., magari utilizzando lo stesso
personale. Il fatto che comincino a
partecipare e a vincere grandi appalti è un segnale di un nuovo attore con
cui dovremo confrontarci seriamente. Il Vending però, ha alcuni fattori
tecnici non trascurabili che possono
fare la differenza come è accaduto in
passato quando gruppi, anche grandi, hanno poi deciso di ritirarsi dal
nostro mercato.
IVS è una realtà ramificata sul
territorio. Quale sforzo organizzativo implica una così ampia
struttura?
Abbiamo centralizzato tutte le
attività di acquisti, logistica,
amministrazione, controllo di
gestione, personale, IT, ecc., sotto un’unica unità operativa, a
Seriate. Si deve massimizzare l’efficienza del sistema e se deleghi troppe
funzioni alle filiali non riesci poi ad
organizzare e gestire il back-office. È
stato un processo lungo e non privo di
difficoltà, perché non è mai facile togliere delle responsabilità alle filiali
nate quali società indipendenti, ma è
l’unica via percorribile, visti il peso
che hanno per noi certi centri di costo
ed attività. Due esempi: i costi del
personale rappresentano circa il
30% del fatturato IVS, mentre gli
acquisti sono pari al 26%.
Visto la vostra forza contrattuale, avete mai pensato di farvi costruire delle macchine “taylor
made”?
Sì, questo accade normalmente
quando vediamo la possibilità di sviluppare un segmento di mercato. La
nostra dimensione ci permette di stabilire accordi in esclusiva e portare a
termine progetti innovativi che consentono ad IVS di continuare a svi-
lupparsi anche attraverso la propria
rete commerciale, senza dover ricorrere sempre ad acquisizioni per crescere. È accaduto in passato e sempre
di più accadrà in futuro. L’ultimo
esempio è stato il distributore
Italy Cup che ci ha consentito di
rilanciare il segmento OCS.
L’OCS e la famiglia sono ancora
un business per un gestore?
Perché questo servizio sia redditizio
servono investimenti in macchine e
prodotti. La politica commerciale del prezzo nel monoporzionato è inutile perché è troppo forte la
concorrenza delle vendite su internet.
In IVS abbiamo lavorato sull’ottimizzazione dell’offerta, cercando di
“chiudere” i sistemi attraverso il
controllo dei consumi sulla macchine e variando il più possibile le
referenze per staccarci dagli standard di mercato che l’ufficio o l’utente trova sui canali paralleli. Facendo
così abbiamo perso un po’ di volumi ma abbiamo più redditività
sulle vendite. È una modalità che
implica costi, ma serve per non vedere morire questo tipo di Vending. Di
fatto lo stiamo” spostando” verso un
servizio di tipo tradizionale, automatico. L’OCS classico è destinato a perdere sempre più spazio a favore della
“gestione internet”.
Sembra che l’80% dei consumatori sappia poco o nulla su chi
gestisce le macchine? Come IVS
intende rafforzare il proprio
brand?
È da poco partita una campagna
pubblicitaria istituzionale su “Il
Sole 24 Ore” e “Il Corriere della
Sera” per riaffermare i valori fondanti di IVS – leadership, servizio ed
energia positiva – arricchire l’identità del marchio ed attirare l’attenzione sulla recente quotazione presso Borsa Italiana. L’identificazione
di IVS avviene anche attraverso la
brandizzazione delle divise del nostro personale, dei furgoni, dei d.a. e
delle relative locazioni.
Lei fa parte sia del consiglio direttivo di Confida, sia di quello
di Venditalia Servizi. Qual è il
suo pensiero sulla nostra associazione?
Il giudizio è positivo. Ritengo che la
politica di valorizzazione e difesa del nostro settore presso istituzioni ed opinione pubblica non
abbia paragoni – per intensità e
coerenza – con il passato. Un lavoro così non era mai stato fatto. Oggi
Confida non è più un’Associazione di pochi ma l’Associazione di
tutta la filiera, in cui tutti si possono ritenere partecipi.
Concordo anche con la scelta di rimanere equidistanti dalle dinamiche commerciali di mercato. Confida non potrà mai schierarsi con
questa o quell’azienda. Il suo compito è di fare lobby ai massimi livelli
istituzionali per promuovere il Vending ed evitare che si arrivi a decisioni deleterie per il nostro comparto. A
tale riguardo sosteniamo la proposta
avanzata dal’associazione di istituire un credito d’imposta per le
gestioni che investiranno in macchine, accessori e prodotti. Sarebbe un bel modo per attutire l’impatto
dell’aumento dell’IVA, sbloccare gli
investimenti e dare ossigeno ai fabbricanti.
Per finire, la quotazione in Borsa è per IVS un traguardo da
consolidare o una strada tracciata verso il futuro?
Riprendendo quanto già dichiarato
dal presidente Cerea: la nostra dote
è sapere guardare lontano, i cambiamenti non ci spaventano. In
un mercato difficile abbiamo rafforluglio/agosto 2013
23
zato la nostra posizione di leader,
dimostrando di essere una grande
squadra capace di affrontare ogni
genere di progetti. La sedia di alloro
è pungente e non è adatta alla squadra IVS. Non ci fermiamo a specchiarci ma guardiamo sempre
alla tappa successiva. La Borsa è
per noi un traguardo importante, ma
è solo una tappa intermedia. Vogliamo continuare a crescere.
Enrico Capello
IVS ITALIA PROMUOVE LA SALUTE SUL POSTO
DI LAVORO
IVS Italia, grazie alla impulso prodotto dalle funzioni responsabili degli uffici Qualità/Ambiente (Francesco
Ferrari) e Marketing (Laura Rodriguez e Nicola
Gualdi), ha aderito all’ENWHP, il Network Europeo di
Promozione della Salute sul posto di Lavoro. Ciò, in ottica dell’accreditamento del certificato WHP, l’attestazione
che premia le aziende che adottano strumenti di promozione della salute. È evidente come l’attenzione al benessere di chi lavora all’interno di un gruppo incida positivamente sia sulla capacità operativa del lavoratore,
sia sulla produttività dell’azienda. Per questo IVS Italia,
dopo il progetto “Educazione alimentare nelle scuole” e il
premio “Azienda Family Friend”, per cui è stata fregiata del logo “Conciliazione Vita-lavoro”, si adopera ancora
una volta nell’ambiente sociale-lavorativo. In che modo?
Nel triennio 2013-2015, IVS svilupperà un percorso
di promozione della salute che per quest’anno prevede: in tutte le aree break aziendali l’opportunità di visionare un “poster informativo sul tema”; utilizzare delle tovagliette per pranzare (stampate con informazioni sugli
abbinamenti per mangiare equilibrato); approfittare della disponibilità di frutta fresca; utilizzare una bilancia per seguire i miglioramenti del giro vita. La seconda
area tematica sarà supportata da dati informatici relativamente a: dotazioni di sicurezza dei mezzi aziendali;
manutenzioni programmate; corsi di guida sicura; nomina del Mobility Manager.
Anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)
considera il posto di lavoro come l’ambiente ideale per
la promozione della salute sociale. Garantire, quindi, un
biotopo lavorativo sano, in cui si sviluppi il benessere psi-
cofisico delle persone, non può che essere un caposaldo di
una società progredita. Il progetto europeo ENWHP ha
delle specifiche espressioni nazionali che, nel caso italiano, trovano i propri alfieri in Regione Lombardia, Confindustria Bergamo e ASL Bergamo. Grazie a loro e alle
34 aziende italiane che fanno parte del progetto, di cui
IVS Italia è capofila, anche nel nostro Paese si inizia a
ragionare secondo la filosofia che sottendono il progetto:
“Dipendenti sani in aziende sane”.
L’asilo aziendale all’interno di IVS Italia a Seriate
24
luglio/agosto 2013