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BEY&further OND a cura di ROMINA CIUFFA ! CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA Music In ! Primavera 2009 POLITICA Intervista a Federico Mollicone Ci siamo domandati se il direttore del Teatro dell’Opera non debba, per caso, essere sordo, oltre che Muti. a cura di ROMINA CIUFFA LE MADRI DELLE FIDANZATE NORA THE PIANO CAT Intervista a una gatta pianista In Pennsylvania c’è una gatta che sa suonare il piano da quando aveva un anno NORA (...) Al presidente della Commissione Cultura di Roma ho chiesto se per caso non ci sia qualcosa che non va nel nostro sistema, considerato che, per cause politiche che nulla hanno a che vedere con la musica, stava per saltare l’Ifigenia del Maestro Riccardo Muti. Mutatis mutandis: questa figlia di Agamennone non era stata già una volta immolata ad Artemide su consiglio di un indovino, per placare le tempeste che la dea aveva provocato nel mare che bagnava Aulide, sulle coste della Beozia, per impedire che Agamennone partisse per Troia? Ne avevamo parlato su Music In, prima ancora che accadesse il «fattaccio». Teatro dell’Opera o degli Operai? Le linee di indirizzo per il rilancio del Teatro dell’Opera prospettate dal Sindaco Gianni Alemanno contengono indissolubilmente la difesa dei dipendenti del Teatro dell’Opera, dagli artisti del coro dell’orchestra fino all’ultimo figurante o tecnico. Perché non si considera lo spettacolo un’industria e l’artista un lavoratore? Il problema risiede nella forma giuridica che vede i teatri dell’Opera rappresentati da fondazioni liriche, e questo rende complesso sia il discorso dei finanziamenti pubblici che quello delle sponsorizzazioni private. La dignità professionale degli artisti è compromessa, considerarli «scansafatiche» è prerogativa italiana; noi non dimentichiamo mai che alle Accademie di Musica non è ancora stato riconosciuto il grado di Università. Non è necessario riqualificare gli artisti anche «dal basso»? Il Comune di Roma ha dato il via ad una serie di iniziative che affermano il riconoscimento delle eccellenze giovanili artistiche. Il Festival «Adrenalina-L’arte emerge in nuove direzioni» è il paradigma di questa politica culturale che ha promosso giovani emergenti nelle arti visive, musicali e coreografiche. Si è parlato, nel dibattito sul rilancio del Teatro dell’Opera, di eliminare gli sprechi. Ciò vuol dire eliminare gli artisti: vero o falso? È vero che i tagli del FUS colpiscono soprattutto le produzioni: purtroppo, per come sono stati gestiti gli enti lirici e i teatri pubblici in passato, ci sono stati e ci sono ancora molti sprechi che possono essere eliminati. Fus: come «ripartire»? In entrambi i sensi: ri-partenza e ri-partizione. Il Fus è un contesto sicuramente da ripensare, in quanto troppo condizionato da influenze politiche ma anche da scelte apparentemente tecniche, in realtà discrezionali. Quali i punti principali della discussione in corso in Commissione Cultura sui finanziamenti pubblici allo spettacolo? In Commissione Cultura abbiamo aperto una fase di ascolto che ha già esaminato le audizioni del Teatro dell’Opera e dell’Auditorium. Proseguiremo nei prossimi mesi con il Teatro di Roma, Santa Cecilia e tutte le realtà istituzionali che hanno come interlocutori la Commissione stessa. Da questi incontri purtroppo emerge una mala gestione negli anni passati che porterà a scelte dolorose e comunque obbligate nel prossimo futuro. Quale, idealisticamente, il modello di sostegno che in Italia più si addirrebbe alle attività musicali? Un modello basato sul concetto sussidiario degli investimenti privati nella Cultura. Ogni realtà dovrà potenziare gli uffici di Fund Raising e mettersi sul mercato. Penso alle grandi potenzialità che avrebbe l’Opera italiana sul mercato orientale, mentre oggi siamo costretti ad acquistare l’Aida da registi texani. Tante case (una del Jazz, una del Cinema, una delle Letterature, l’Auditorium e così via) pochi (selezionati) inquilini? Il riordino delle strutture create dalla precedente Amministrazione è una delle urgenze a cui sto lavorando, in collaborazione con l’assessore Umberto Croppi. La cosa incredibile che abbiamo trovato è la disomogeneità nella gestione amministrativa. Alcune case sono autonome, altre addirittura sono uffici comunali. Occorre mettere ordine, razionalizzare e vedere chi ha avuto capacità e successo, e chi no. Cultura e fondazioni. È solo un problema di soldi? Sicuramente, oltre alla copertura di budget delle stagioni, il problema è il confronto con il mercato culturale. Ci sono delle programmazioni talvolta incomprensibili di spettacoli teatrali sperimentali in teatri classici, metteremo ordine anche in questo ambito al più presto. Dicono che l’udito del Maestro Muti sia assicurato per 10 milioni di euro. Considerato che le sollecitazioni politiche sono di gran lunga maggiori di quelle musicali - non sarebbe meglio un sordo a dirigere un grande ente lirico in Italia? Il prestigio che il Maestro Muti porterebbe al Teatro dell’Opera è condizione necessaria ma non sufficiente al suo rilancio, se non accompagnata da una direzione artistica capace di affermare il repertorio tradizionale e rilanciarlo nel mondo, inserendo solo episodicamente opere sperimentali. In sostanza non si capisce per quale arcano motivo non vendiamo al mondo che ce le invidia le opere classiche e ci facciamo rifilare sperimentazioni già vecchie e già viste in Europa venti anni fa. GATTA PIANISTA Rossini aveva scritto un Duetto buffo di G ioacchino due gatti, un brano per piano e due voci femminili che interpretano il miagolio suadente e lamentoso di due mici. Il testo faceva proprio «miao». Un pezzo ironico composto per ricordare quei due gatti che lo svegliavano tutte le mattine nella sua residenza di Padua e che appartenevano alla padrona di casa, alla quale lo dedicava. Oggi in Pennsylvania c’è Nora, una gatta che sa suonare il piano da quando aveva un anno: sa scegliersi le note, cerca quelle nere, conosce il ritmo e lo segue, sa cambiare il volume. Appoggia anche la testolina sulla tastiera mentre suona, come faceva Beethoven da che divenne sordo. Non sarà un caso, allora, che ha ottenuto milioni di visite su Youtube questa micia. Vive con altri cinque gatti e due umani, Betsy Alexander e Burnell Yow, che la presero per caso in un negozio di animali del New Jersey, il Cherry Hill. Betsy, diplomata in Composizione, suona e canta dal 1978, a 15 anni scrisse il suo primo musical, su Caino e Abele, si trasferì a New York, scrisse i musical Stakin’ My Claim, Another Kind Of Hero, poi un musical su Anna Frank, un altro basato sulla commedia I Never Saw Another Butterfly e molti altri per bambini. Per la sua gatta ha scritto duetti, che ha pubblicato perché i suoi allievi potessero studiarli: Nora the Piano Cat’s Easy Piano Duets (because not everything in life should be hard) e Nora The Piano Cat’s Impressive Sounding Duets (because sometimes you just want to impress other people). Burnell è un pittore e un musicista autodidatta. Insieme a Betsy ha creato il Raven Wings Studio (www.ravenswingstudio.com). Nora, come hai imparato a suonare il pianoforte? Ho vissuto con Betsy e Burnell per circa un anno prima di cominciare a suonare. Mentre i miei fratelli sonnecchiavano al piano di sopra, io trascorrevo tutto il mio tempo sotto, nello studio con Betsy e i suoi allievi. Ballavo - specchiandomi nel riflesso delle mie zampe - sopra la coda del pianoforte formando circoli mentre loro suonavano, e dalla coda del piano osservavo dall’alto i libri di musica sul leggio e le loro dita; altre volte mi sedevo accanto agli allievi sulla panca o sulla poltrona e guardavo Betsy fare lezione. Mi piaceva soprattutto infilarmi nel fodero della chitarra. Vedevo l’attenzione che Betsy dava ai suoi allievi mentre suonavano ed io adoro essere al centro dell’attenzione. Di solito non faccio follie per essere coccolata o tenuta in braccio, ma mi piacciono gli applausi e i complimenti: un giorno semplicemente sono saltata sulla panca e mi sono seduta proprio come gli altri allievi, ho usato i cuscinetti delle zampe per premere sulle note e mi sono compiaciuta di ascoltare i suoni che ne uscivano. Betsy e Burnell mi hanno sentito e sono corsi giù per le scale esultanti: è lì che ho deciso di continuare a studiare pianoforte. È stato come un viaggio premio: ricevo mail da tutto il mondo e i fans mi vengono a trovare per sentirmi suonare. Sono felice di ispirare gli altri a raggiungere il proprio potenziale e scoprire la gioia di suonare uno strumento. Ti viene mai da cacciare una mosca che ti ronza intorno mentre suoni? O meglio: i tuoi istinti animali prevalgono mai sui tuoi talenti umani privandoli di razionalità? Come ho scritto sul mio libro, Nora The Piano Cat’s Guide to Becoming a Good Musician (or How To Get Good At Anything Hard), in vendita su Amazon.com, Betsy è umana e ha l’attenzione di un umano; io sono un gatto e, per natura, a cura di ROMINA CIUFFA ho l’attenzione di un felino. Il rumore più sottile, il movimento più fine mi distraggono, ahimé, così procedo a intervalli, ma riesco molto perché sono molto concentrata durante le lezioni di pratica e lavoro duramente sulle parti più difficili. Tuttavia, se un insetto mi vola davanti, devo smettere di fare ciò che sto facendo e vado a cacciarlo. Sono un predatore, dopo tutto. E se uno dei miei fratelli si avvicina al piano mentre sto suonando, devo interrompermi e dirgli di andar via: è il mio pianoforte e non mi piace dividerlo con nessuno, nemmeno con Betsy. È importante non doversi comparare agli altri mentre s’impara a suonare uno strumento. Naturalmente traggo ispirazione dai musicisti talentuosi, ma accetto chi sono e faccio il meglio con ciò che ho. Betsy ha dieci dita ma io ho solo due zampe e la mia testa da usare, e suono con passione ed entusiasmo a prescindere da questi limiti. Credo di essere come il primo astronauta che ha camminato sulla luna: sono un pioniere, un esempio per tutti gli altri gatti del pianeta, e ispiro tutti a esaudire i proprio sogni. Chi è il tuo musicista preferito? Chi ti fa fare più fusa, chi ti esalta, chi ti fa venir voglia di suonare di più? Facile: Betsy è la mia musicita preferita! L’ascolto ogni giorno. Faccio rumorose fusa anche mentre sono io a suonare il piano (le faccio a volte anche quando dormo e mi accarezzano la pancia). Il solo fare musica è in grado di eccitare ogni parte di me, come accade ad ogni altro musicista professionista. Ho anche degli artisti preferiti: innanzitutto Johann Sebastian Bach, un genio. Tutte le volte che ascolto suonare il suo Minuetto in Sol, dal libro di Anna Magdalina, o il dolcissimo, delirante Preludio in Do, o qualunque altra sua brillante composizione, devo correre al piano e suonare, anche se stavo riposando. Sono anche una grande fan di Beethoven, in particolare di Per Elisa. E sono stranamente colpita da Mary Had A Little Lamb. Qual è il tuo genere preferito? Sono una musicista classica. Essendo un’intellettuale, non posso che immergermi nella perfezione matematica ed emotiva di questo genere, ma sono aperta a tutti i tipi di musica e di strumenti. Se solo potessi tenere un flauto, proverei a suonarlo: grazie al cielo sono stata adottata in una casa con un pianoforte! Mi dicono sempre che sembra che suoni del jazz, e sono d’accordo: è facile per me suonare il tritono perché tra il si e il do o tra il mi e il fa non ci sono tasti neri. Per questo mi ascolterete spesso suonare un si e un fa insieme: è un intervallo buonissimo per la mia zampetta. Ma posso anche raggiungere i tasti neri, che aggiungono molto sapore al suono. Preferisco le note sopra il do5: sono sempre stata attratta dalle note alte poiché posso ascoltarle molto meglio di quanto non facciate voi umani. Eh già, tutti abbiamo dei limiti da superare nella vita. Sai davvero cosa stai facendo mentre suoni il pianoforte, o suoni a caso? Mi prendi in giro? Certo che so quello che faccio. Se guardi i miei video, noterai che spesso nei duetti suono nella medesima chiave in cui suonano gli allievi. Non è un caso: decido davanti a quali note sedermi prima di suonare. Suono anche ritmi diversi e ripeto note da pianissimo a forte e al contrario. Quando l’allievo smette di suonare, anche io termino nel duetto. Ogni volta. Sempre. Quando lui smette, io smetto. Come potrebbe essere un caso? Una volta, sotto Natale, Betsy insegnava usando il mio piano, così mi sono seduta all’altro e ho suonato: la la la, la la la, la do fa sol la in ritmo perfetto, l’esatta introduzione di Jingle Bells. Quando sono da sola, improvviso. Se Betsy e Burnell entrano per riprendermi, io mi interrompo e salto giù - non mi piace essere interrotta durante momenti di intensa creatività -. A volte utilizzo una zampa per tenere una nota e uso l’altra per suonarne un’altra, così posso produrre un suono uniforme. Cantare è un’ipotesi? Una volta Betsy e Burnell stavano rilasciando un’intervista al piano di sopra, ed io ho cominciato a suonare furiosamente e a cantare (mi piace essere sempre nello «spotlight») miagolando più forte che potevo: nel futuro proverò anche a cantare mentre suono. Ti senti un gatto differente, o un umano differente? Mi sento un gatto. Ultimamente mi hanno detto che sono ingrassata: perché la gente comune ha queste aspettative rispetto a una celebrità? Perché bada solo alle apparenze? Noi siamo come tutti. Come Oprah, mi piace mangiare e ho un metabolismo lento. Mi piace stare da sola, o con Betsy. Il mio unico amico è mio fratello Ronnie, i miei fan mi adorano e per me è un piacere essere intervistata da Music In. Saluto tutti i miei ammiratori italiani e auguro che i loro sogni di tonno divengano realtà.