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“LA PRIMAVERA EGIZIANA”
Cronologia degli avvenimenti
12 luglio 2013
a cura di Renato Brunetta
CRONOLOGIA DEGLI AVVENIMENTI
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Domenica, 30 giugno:
 Ad un anno dall’insediamento alla presidenza dell’Egitto,
Mohamed Morsi è considerato da parte del popolo
egiziano la causa principale della crisi nel paese;
 Manifestanti, riversatisi per le strade del Cairo, assaltano
ed incendiano la sede del partito Libertà e Giustizia
(meglio noto come partito dei Fratelli Musulmani) al quale
appartiene il presidente Morsi.
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Fonti dell’opposizione stimano che sono circa 17 milioni le
persone scese in strada a manifestare contro il presidente
egiziano, ma non mancano i sostenitori di Mohamed Morsi
riuniti davanti alla moschea di Rabaa el Adwayea al Cairo;
 I Salafiti (una corrente dell’Islam politico più radicale) che in
un primo luogo hanno contribuito alla vittoria elettorale di
Morsi, prendono le distanze;
 Il presidente Morsi annuncia che non cederà; il suo
portavoce ribadisce che non ci saranno concessioni.
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Lunedì, 1 luglio:
 Il movimento popolare Tamarod (che significa ribelle),
lanciano un ultimatum al presidente stabilendo il 2 luglio
2013 come limite temporale entro il quale Mohamed Morsi
si dovrebbe dimettere. In caso contrario, minacciano una
campagna di disobbedienza civile;
 4 ministri rassegnano le dimissioni dal governo;
 Le Forze Armate, invece, danno come ultimatum a tutte le
forze politiche un giorno in più, il 3 luglio 2013, per
soddisfare le richieste del popolo minacciando di applicare
una “road map”, ovvero un piano d’intervento messo a
punto per gestire la fase di transizione con misure attuate
direttamente dalle Forze Armate.
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Martedì, 2 luglio:
 Il presidente Morsi respinge l’ultimatum del 3 luglio 2013
lanciato dall’esercito;
 Il ministro degli Esteri Mohamed Kamel Amr rassegna le sue
dimissioni (sale così a 5 il numero di ministri che hanno
rimesso il proprio mandato);
 Il Fronte di Salvezza Nazionale, la principale formazione
politica che raggruppa le opposizioni egiziane, annuncia
che non sosterrà un “golpe militare”.
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Il partito egiziano al-Nour, partito salafita e seconda
formazione politica dopo il partito Libertà e Giustizia
(espressione dei Fratelli Musulmani), rimane ufficialmente
neutrale ma chiede al presidente Morsi di istituire elezioni
presidenziali anticipate per evitare una “guerra civile”.
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Mercoledì, 3 Luglio:
 l leader dell’opposizione, Mohamed el Baradei, incontra il
capo delle Forze Armate egiziane, il generale Abdel Fattah
el Sissi, per discutere sulla “road map” che l’esercito
presenterebbe una volta scaduto l’ultimatum;
 Il partito Jamaa al-Islamiya, gruppo islamico salafita,
chiede a Mohamed Morsi di indire elezioni anticipate,
richiesta analoga a quella avanzata il giorno precedente
dal partito al-Nour;
 Morsi respinge l’ultimatum dei militari, proponendo invece
la formazione di un “governo di larga coalizione”. L’esercito
risponde mettendo il presidente agli arresti domiciliari.
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Scade l’ultimatum al presidente. I Fratelli Musulmani
dichiarano via social network che “i carri armati si stanno
muovendo nelle strade” dando luogo ad un “vero e proprio
colpo di stato militare” in Egitto;
 Le forze di sicurezza impongono un divieto di espatrio per
Mohamed Morsi ed altri esponenti della Fratellanza;
 Il piano dei militari comprenderebbe nuove elezioni
presidenziali, la sospensione della nuova Costituzione e
lo scioglimento del Parlamento.
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La posizione degli USA: il presidente americano, Barack
Obama, si è detto molto preoccupato per la situazione in
Egitto ed ha sollecitato una soluzione politica;
 Il presidente Morsi viene raggiunto da un comunicato
ufficiale da parte dei militari secondo il quale, dalle ore 19
del 3 luglio 2013, sarebbe stato destituito;
 In un discorso trasmesso in diretta tv la sera, il generale
Abdel Fatah al Sisi, annuncia il contenuto della “road map”
sostenuta anche dal partito al-Nour, isolando ulteriormente
i Fratelli Musulmani.
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La Costituzione egiziana viene sospesa e il Presidente
della Suprema Corte Costituzionale, Adli Mansour, viene
nominato Presidente ad interim, con l’incarico di adottare
“dichiarazioni costituzionali” durante il periodo di
transizione;
 Viene diffusa anche la notizia relativa alle elezioni
presidenziali anticipate e alla formazione di un governo
tecnico, la cui data sarà determinata dal governo
provvisorio.
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Giovedì, 4 Luglio:
 Il Presidente della Suprema Corte Costituzionale, Adli
Mansour, giura come Presidente ad interim;
 Secondo il quotidiano Al Ahram, Le Forze Armate egiziane
dichiarano che “non permetteranno a nessuno di insultare o
provocare membri della corrente islamica”;
 Unione Europea e Nato invitano l’Egitto a una transizione
democratica in tempi brevi.
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La Turchia annuncia che la destituzione da parte
dell’esercito del Presidente egiziano, Mohamed Morsi, è
“inaccettabile”, e condannano il “colpo di stato militare” in
Egitto;
 Il Qatar, principale referente politico e finanziario dei
Fratelli Musulmani, dichiara che “rispetta la volontà e le
decisioni del popolo” e “sosterrà qualsiasi governo voluto
dal popolo egiziano”.
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Venerdì, 5 luglio:
 L’esercito lancia un appello alla riconciliazione;
 Il paese si prepara alle manifestazioni “pacifiche” antigolpe dei sostenitori di Mohamed Morsi che denunciano la
destituzione dell’ex-Presidente e l’ondata di arresti dei
dirigenti dei Fratelli Musulmani. La giornata viene cosi
chiamata Friday of Rejection (Venerdì di dissenso);
 Il bilancio delle vittime dopo la destituzione di Mohamed
Morsi è severo, si contano almeno 52 vittime tra i
manifestanti.
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Sabato, 6 luglio:
 La nomina a Primo Ministro ad interim di Mohamed el
Baradei, leader del Fronte di opposizione, con l’incarico
ricevuto dal Presidente ad interim di formare il governo di
transizione, viene annunciata ufficialmente per poi essere
respinta durante la notte a causa della forte opposizione
del partito al-Nour che minaccia di abbandonare il
processo politico gestito dall’Esercito.
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Lunedì, 8 luglio:
 Decine di manifestanti pro-Morsi vengono uccisi e feriti
dall’esercito davanti alla sede della Guardia repubblicana,
dove si pensa sia detenuto il Presidente deposto, Mohamed
Morsi;
 Il Presidente ad interim, Adli Mansour, ordina un’inchiesta
indipendente sul massacro.
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In risposta alla strage, il partito al-Nour si ritira dalla
trattativa per la nomina di un primo ministro e di un governo
di transizione;
 Nonostante le versioni sul massacro siano contrastanti è
evidente che l’Egitto è sull'orlo della guerra civile.
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La scala e la natura del massacro intensifica ulteriormente
il distacco tra i sostenitori di Mohamed Morsi e
l’opposizione;
 Diminuisce la possibilità che i suoi alleati all’interno del
partito possano essere persuasi a ritornare nel processo
politico che ora vedono come illegittimo;
 La strage provoca un dibattito feroce su quanto il governo
ad interim guidato dai militari si stia muovendo verso
oppure lontano dalla democrazia.
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Martedì, 9 luglio:
 Il Presidente ad interim, Adli Mansour, nomina l’ex
vicepremier egiziano e Ministro delle Finanze, Hazem elBeblawi, nel ruolo di Premier di un governo di transizione
e l’ex numero uno dell’Aiea (Agenzia internazionale per
l’energia atomica) e leader delle forze liberali egiziane,
Mohamed El Baradei, nel ruolo di Vicepresidente con
delega alle relazioni internazionali.
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Il Presidente ad interim, inoltre, introduce per decreto la
costituzione temporanea, che delinea le tappe del periodo
di transizione fino a nuove elezioni anticipate, che
dovrebbero svolgersi entro la fine del 2014;
 I Fratelli Musulmani respingono la costituzione temporanea
e l’offerta di ministeri del neo premier Hazem el-Beblawi.
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