Natale... com`era - comune di firenze
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Natale... com`era - comune di firenze
2 dalla prima 9 - dicembre 2001 Natale... com'era cercò di descrivere alla moglie quanto visto, la donna però non capiva…allora il boscaiolo ornò un piccolo abete di candeline e festoni, tra l’ammirazione della moglie e dei compaesani. V. - II D Nel paese dei nonni, quando erano bambini, non c’erano illuminazioni, albe- ri addobbati, vetrine con oggetti lussuosi; anche i regali erano poveri. Un semplice presepe di gesso veniva allestito in chiesa ed il presepio di casa veniva preparato quasi sempre con lo stesso scenario: la grotta o la capannina, di solito di cartone, le statuine, spesso deliziose, di gesso dipinto, il muschio, raccolto nel bosco o nei campi, che fungeva da prato, le montagne ricavate da ceppi di legno, le strade realizzate con sassolini o farina gialla, il laghetto con un pezzo di specchio… Tutto il presepe, poi, veniva spruzzato con la farina, in modo da ricordare un paesaggio invernale. Più tardi cominciarono ad entrare nelle case gli abeti, che venivano decorati con frutti, bacche e rose di carta di vari colori. (Narra la leggenda che Gesù, inseguito dai nemici, si fosse riparato sotto un abete, che era un albero che perdeva le foglie come tutti: essendosi salvato grazie all’albero, il Bambinello, per riconoscenza, lo rese “sempreverde”). D. - II D La mamma mi ha raccontato le tradizioni della Romagna, sua terra d’origine: la preparazione per il Natale cominciava a metà dicembre con la Novena. Alla funzione religiosa le nonne accompagnavano i nipotini, mentre le mamme restavano a casa per preparare la cena. La sera della Vigilia veniva preparato il Presepe, soltanto negli anni del dopoguerra si cominciò ad allestire anche l’albero di Natale. La famiglia andava poi alla messa di mezzanotte, durante la cerimonia il sacerdote toglieva il lenzuolo che copriva la statua di Gesù Bambino, posta in una cesta. Il pomeriggio del giorno di Natale era dedicato al gioco della tombola a casa dei nonni. Il nonno regalava una lira ai nipoti maschi e cinquanta centesimi alle bambine: i soldi servivano poi per acquistare mandarini, lupini e tamarindo. J. - II D pagina precedente Molte tradizioni popolari sono ormai scomparse del tutto o esistono solo in pochi sperduti paesi delle nostre campagne; una delle più significative era quella del “ceppo natalizio”, grosso legno di quercia o ulivo, spruzzato di acqua benedetta e messo ad ardere nel focolare dal capofamiglia. Talvolta si traevano presagi dalle scintille, mentre le ceneri, a cui la tradizione popolare attribuiva particolari poteri, erano usate poi come rimedi contro le calamità e le malattie. Un’altra antica usanza, diffusa in molte regioni, era quella di collocare sopra una tavola una conca d’acqua, con la quale il capo di casa aspergeva, a mezzanotte, tutte le stanze, pronunciando frasi propiziatorie. C. - II D Mia madre è nata in un paese della Sicilia e mi racconta che, nel perio- do natalizio, un pastore scendeva dalle montagne e suonava la cornamusa.Come non ricordare i suoi vestiti tanto particolari! Pantaloni sotto il ginocchio, calze lunghe, zoccoli di legno, giaccone di pelle di pecora, copricapo tipico della Sicilia. L’uomo, camminando per strada, suonava la cornamusa e veniva seguito da un codazzo di gente, pronta ad offrirgli da bere e a donargli soprattutto dolci. Un’altra caratteristica del paese della mamma era quella della preparazione di un’infinità di dolci natalizi (torte, biscotti, cannoli…). La sera della vigilia, la gente, dopo che era intervenuta alla messa di mezzanotte, assisteva alla rappresentazione del presepe vivente, che avveniva in una vera stalla e Gesù Bambino altri non era che l’ultimo nato del paese. D. - II D La nonna, come il nonno, passava il Natale in famiglia, con tutti i parenti. Il regalo a loro destinato, consisteva in una calza riempita di fichi secchi, caramelle, noci, cioccolatini, mandarini. Secondo me erano più felici di noi, perché si accontentavano di poco, mentre i bambini di oggi sono complicatissimi (io sono uno di questi)! L. - II B MEDIAGRAMSCI CURIOSITÀ: origine e significato del vischio Il vischio è una pianta parassita, dalle bacche bianche, che cresce in inverno sui rami degli alberi, perché succhia la loro linfa. Proprio perché fiorisce in questa stagione, soprattutto sui rami delle querce spoglie, in antichità credevano che fosse lo spirito dell’albero e che avesse poteri prodigiosi. Per questo ne facevano decotti e unguenti, ma soprattutto lo usavano per proteggere i fienili e le abitazioni dal fuoco. I Druidi lo tagliavano con una falce d’oro per non contaminarlo con il ferro e lo raccoglievano in un panno candido, evitando che toccasse terra. Da allora, durante le feste natalizie e in particolare a capodanno, i rametti di vischio vengono regalati con un fiocco rosso in segno di buon augurio. L.L. – II C Ieri mia nonna mi ha raccontato come i bambini passavano il Natale ai suoi tempi: le famiglie contadine erano molto povere e quindi anche il Natale era da poveri. Non era possibile fare l’albero di Natale né il presepe. La sera della Vigilia sia i grandi che i piccoli andavano alla messa di mezzanotte; i bambini, una volta a letto, non riuscivano a dormire nell’attesa dei regali di Babbo Natale… che spesso però non arrivavano, dovevano perciò consolarsi con il pranzo natalizio: finalmente panforte, biscotti e cavallucci… dolci che riuscivano a mettere sotto i denti soltanto una volta all’anno! E. - II B pagina successiva