bimbi - ANARPE

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bimbi - ANARPE
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CRONACHE
Corriere della Sera Domenica 15 Gennaio 2017
25
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Simboli
Formule
matematiche e
fisiche, approfondimenti
sui rudimenti
che spiegano,
tra le altre cose,
perché gli aerei
volano:
ecco alcuni
argomenti
del laboratorio
dell’associazione genitori
per il sostegno
dei bambini con
alto potenziale
cognitivo
(foto Benvegnù
e Guaitoli)
I volti
Vita (dura) da bimbi prodigio
Non chiedete a Edoardo
Cavallari, 7 anni, cosa vuole fare da grande. Non, perlomeno,
se non siete adeguatamente
preparati: «Voglio fare il paleozoologo perché studiare i resti degli animali antichi è utile
per capire la storia del mondo
e anche il suo futuro, in qualche modo». Edoardo è nato
nel 2009, il 15 aprile, lo stesso
giorno di Leonardo da Vinci,
con lo stesso quoziente intellettivo di Albert Einstein, e
quando aveva un anno, prima
di iniziare a parlare, aveva già
imparato a riconoscere tutte le
lettere dell’alfabeto.
Lui è al top dei top di un
gruppo di ragazzini plus dotati, tutti con menti che voi umani non potete immaginare,
riuniti in un’associazione,
Aget Italia, dove non si entra se
il tuo quoziente intellettivo è
inferiore a 130 e dove Edoardo
è al top con il suo 158 (Einstein
aveva 160) anche rispetto ad altre associazioni italiane.
Già, perché non ce ne è solROMA
 Wolfgang
Amadeus
Mozart
Iniziò a
comporre
prima di aver
compiuto i sei
anni. È
annoverato tra
i più grandi
geni di sempre
 John Von
Neumann
Matematico, a
6 anni riusciva
a dividere cifre
a otto numeri a
mente, ed era
anche esperto
nel linguaggio e
nella memorizzazione
L’intervista
 Blaise
Pascal
All’età di 12
anni aveva
segretamente
risolto le prime
23 teorie
scritte da
Euclide, «il
padre della
geometria»
 Saul Aaron
Kripke
A 6 anni aveva
letto tutte le
opere di
Shakespeare. A
17 anni scrisse
il suo primo
teorema
completo in
logica modale
di Alessandra Arachi
A lezione dall’ingegnere spaziale con i piccoli plus dotati
Quoziente d’intelligenza oltre 130. «Ma vanno protetti»
 La parola
QI
Il quoziente d’intelligenza
è un punteggio (ottenuto
tramite uno dei test
standardizzati) che misura
o valuta l’intelligenza e lo
sviluppo cognitivo di una
persona. Nel 1905 lo
psicologo francese Alfred
Binet pubblicò il primo test
moderno: secondo lui un
QI «normale» varia tra gli
85 e 115 punti. Solo l’1%
delle persone al mondo
registrano un QI che va
oltre i 135. © RIPRODUZIONE RISERVATA
tanto una di associazione a sostegno dei piccoli geni. Perché
anche loro hanno bisogno di
associazioni di sostegno. O,
meglio, soprattutto loro ne
hanno bisogno, verrebbe da
dire, perché sono tanti i papà e
le mamme di questi geni che ti
spiegano come l’eccesso di
cervello crei sacche di grande
disagio, soprattutto fra i banchi di scuola.
Valeria Fazi, presidente di
Aget, il disagio tra i banchi
non lo ha ancora sperimentata, il suo piccolo genio ha soltanto tre anni e mezzo e nonostante l’eccesso di materia grigia ieri pomeriggio è rimasto
tutto il tempo a disegnare
mentre Giuseppe Rufolo, ingegnere aerospaziale, spiegava come e perché gli aerei vola-
Le attività Nella giornata i ragazzini prodigio si sono
cimentati in lezioni sull’aviazione ma hanno anche
avuto il tempo di distrarsi disegnando (foto Jpeg)
«Io, mamma di un genietto
che prende note e punizioni
Si annoia e nessuno lo aiuta»
I compagni lo prendono in giro, per loro è lo scienziato
«Ci siamo decisi a fare il
test soltanto adesso che Edoardo ha sette anni. Per molto
tempo forse io e mio marito
non volevamo sapere».
Cosa non volevate sapere
Alessia, che avevate un figlio
genio?
«Forse. Mica è facile».
Cosa non è facile?
«Beh, quando aveva tre anni
Edoardo ha chiesto a Babbo
Natale di portargli l’enciclopedia di tutti gli animali del
mondo».
Non è una cosa bella?
«Non se poi a scuola i bambini prendono in giro tuo figlio e lo chiamano lo “scienziato”. Edoardo ha un quoziente intellettivo che è al limite delle scale di valutazione».
Ovvero?
«158».
Quello di Albert Einstein
ROMA
era 160...
«Esattamente e quel valore
è considerato il massimo nella
scala di valutazione».
Non le fa piacere? Magari
Edoardo inventerà una teoria
utile per la storia dell’umanità...
«Magari. Nel frattempo deve andare a scuola».
E cosa succede sui banchi
di scuola?
«Edoardo viene spesso

I regali
A tre anni ha voluto
l’enciclopedia con tutti
gli animali del mondo,
poi il dizionario inglese
messo in punizione, ma non
capiscono che lui ha bisogno
di aiuto, non di punizioni continue».
Che tipo di aiuto?
«Edoardo è bravissimo in
tutte le materie. È in terza elementare e sulla pagella non
sanno che cosa mettergli più
della lode accanto a tutti dieci.
Ma si annoia. Si annoia perché
quello che sente lui lo sa già. E
allora si alza, si agita. E così
viene punito... Ma ora dovrebbero aiutarlo a essere stimolato».
In che modo?
«Noi lo abbiamo mandato
un anno avanti e più di così
non potevamo fare. Adesso
potrebbero aiutarlo un po’ a
scuola. Ci sono tanti, giustissimi, sostegni per bambini che
non ce la fanno, si potrebbe
pensare anche a qualche so-
stegno per i bambini che ce la
fanno troppo».
Com’è la giornata di Edoardo?
«Adesso, per fortuna, sembra abbastanza normale. Ha
trovato un gruppetto di amici
e si scrivono su WhatsApp. Ma
chissà quanto dura. Lui cambia spesso idea».
Per esempio?
In famiglia
Edoardo
con la mamma
Alessia
Pietrosanti
e il papà
durante
la giornata
dei bimbi
iperdotati
(foto Jpeg)
no, senza timore di osare con
le parole, perché quando si
svetta sopra i 130 imparare in
fretta è l’ultimo dei problemi.
«Questo è un esperimento,
un laboratorio per iper stimolare i nostri figli », ha spiegato
Fazi che ha voluto fare questo
incontro nella sede della PwC,
la PricewaterhouseCoopers,
tra lavagne luminose e muri
che sono lavagne di plastica,
laboratori all’avanguardia a disposizione di questi bambini
che annaspano assieme ai coetanei.
«La nostra idea è di proteggere questi ragazzi plus dotati,
un patrimonio per il Paese»,
aggiunge Valeria Fazi mentre
accanto a lei Francesca, mamma di Valerio, 14 anni, scuote
la testa: «Ho conservato i diari
di mio figlio, sono pieni di note, dalla prima elementare alla
terza media. Non sapevano come gestirlo e gli davano sempre una punizione».
Al. Ar.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Faceva pallacanestro, ma si
è stufato. Ora fa pugilato e non
ho idea di quanto vorrà andare
avanti. È irrequieto. La sera per
farlo rimanere a tavola a mangiare dobbiamo intrattenerlo
con discorsi impegnati, altrimenti si alza e nemmeno
mangia. Non è facile. Alla fine
della prima elementare i nonni gli hanno regalato dei soldi
per comprarsi quello che voleva. E lui cosa è andato a comprarsi?».
Cosa?
«Il dizionario d’inglese, con
i sinonimi e i contrari. Adesso
tutte le sere si mette lì a studiarlo».
E impara?
«Ha una memoria fenomenale. Edoardo non studia mai,
ma prende sempre tutti dieci e
lode. Non so come fa, ma non
gli dico niente. So soltanto che
non abbiamo mai ripetuto una
lezione insieme. Mai. Del resto, lo sa cosa faceva a tre anni?».
Cosa faceva?
«Aveva un album di figurine
dei calciatori. Bene, quando
apriva un pacchetto nuovo di
figurine non aveva bisogno di
andare a verificare se la figurina ce l’aveva già in pagina oppure no. Lo sapeva dire subito.
E non sbagliava mai».
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