REPUBBLICA 23 OTTOBRE: Quelli del No cercano alleanze

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LLA CASELLA di
cipali. «Questa riforma si sposa in pieno con ciò che è Milano: innovazione e
velocità», aggiunge il capogruppo a
Palazzo Marino Filippo Barberis. «Per
innamorarsi della riforma basta un’ora», ne è convinto Bussolati.
Di certo rispetto al passato i compagni di avventura non saranno quelli di
sempre, se non in minima parte. Nello
stesso Pd le voci critiche non mancano. Oltre ai No già espressi pubblicamente, ci sono i dubbiosi. Come Carlo
Monguzzi («Mi asterrò»), il presidente del Consiglio comunale Lamberto
Bertolé, Paola Bocci e così via. E l’ampio mondo che ha sempre gravitato intorno al Pci-Pds-Ds-Pd oggi sta dalla
parte opposta e allora una settimana
fa il segretario si è ritrovato a volantinare allo stesso banchetto con l’ex sindaco Gabriele Albertini. Antico arcinemico, oggi non più.
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È UN RITO fisso che caratteriz-
za la storia delle organizzazioni della sinistra e dei suoi componenti: osservare chi c’è a questa o a
quella iniziativa. Da lì si capisce come
si muoveranno le truppe in vista di un
evento congressuale o elettorale. Ad
ascoltare il condottiero del No-versante-di-sinistra Massimo D’Alema in Camera del lavoro, venerdì scorso, c’era
quel pezzo di Pd che ha già preso una
posizione: il consigliere regionale Onorio Rosati, l’ex segretario provinciale
Roberto Cornelli, la deputata Eleonora Cimbro, la consigliera comunale Simonetta D’Amico. Una vecchia gloria
del sindacato come Antonio Pizzinato. Nessun membro, però, della segreteria locale della Cgil.
Il No del sindacato infatti sembra
sempre più all’acqua di rose: in vista
non c’è alcuna mobilitazione specifica, quasi una sorta di patto di non belli-
posta degli elettori alle primarie è arrivata la
mail di Pietro Bussolati: «Ho
una buona notizia per tutti noi: dopo il
risultato di Beppe Sala alle elezioni comunali, ci sono quasi mille volontari
del Sì (in prevalenza amici e compagni del Partito Democratico) pronti a
mettersi in gioco per le ragioni della riforma costituzionale. Fin da questo
weekend. C’è un bel problema, però:
le risorse».
In vista del mese caldo di campagna elettorale, l’organizzazione vive
giorni concitati. Perché la partita è
doppia: non solo far vincere il Sì a livello nazionale ma, comunque vada, dimostrare che Milano è e resta città d’avanguardia per il Pd renziano. Qui, alle scorse amministrative, ci fu l’unica
vittoria del centrosinistra nei capoluoª3*130%6;*0/&3*4&37"5"
ghi di peso.
Massima mobilitazione, quindi. Il
colore delle magliette dei volontari richiama momenti felici: l’arancione,
con la scritta “Basta un Sì”, ormai slogan principe della campagna. Lo stile
sarà quello del vecchio Pci: volontari
porta a porta, 110mila indirizzi da provare a raggiungere, con ogni circolo
(le vecchie sezioni) che lavoreranno
sul proprio territorio. «Abbiamo bisogno di produrre almeno 15mila kit di
comunicazione. Purtroppo tutti questi kit costano: si parla di 7.500 euro,
una bella cifra interamente in capo al
Comitato per il Sì della Città metropolitana», dice il segretario del Pd. Per
questo ai militanti e simpatizzanti verrà chiesto un contributo.
La “Casa per il Sì” di viale Tunisia —
venne inaugurata in agosto con la ministra Maria Elena Boschi — diventerà un call center, un po’ come avvenne
alle scorse amministrative. Mail, sms,
telefonate. L’indirizzario, vero patrimonio in questa fase, c’è già: quello
delle decine di migliaia di milanesi
che in questi anni hanno votato alle
primarie.
La ripromessa è quella di coinvolgere nell’operazione della vita tutto il
gruppo dirigente: deputati e senatori,
assessori (ieri a volantinare c’era an- -"4&%&%*7*"56/*4*"
che la vicesindaca Anna Scavuzzo), -BDBTBEFM4ÖEFM1ENJMBOFTFEJWJBMF5VOJTJBÒTUBUBJOBVHVSBUBMPTDPSTP
consiglieri regionali comunali e muni- BHPTUPEBMNJOJTUSPQFSMFSJGPSNF.BSJB&MFOB#PTDIJ
geranza tra “il Partito” e “l’Organizzazione”. Non senza polemiche. La
Fiom, l’ala più dura della Cgil, a parte
l’aver messo in cantiere una serie di incontri nelle fabbriche e aver mandato
in stampa 20mila manifesti, ha inviato una lettera ai vertici di corso di Porta Vittoria. Dove il segretario regionale Mirco Rota chiede, in sostanza, di
cominciare ad attivarsi per la battaglia referendaria. Come a dire: perché
stiamo dormendo?
Non si sta risparmiando l’Anpi, invece. Un migliaio di volontari su base
provinciale stanno organizzando banchetti in tutti i fine settimana; l’unico
presidio fisso nei sabato e domenica è
davanti alla Loggia dei mercanti. «Ma
se la Cgil fosse d’accordo con la nostra
proposta sarebbe bello fare incontri
con i lavoratori direttamente nelle
aziende», ragiona il segretario provinciale Roberto Cenati. Nei circoli Arci
(120 a Milano e provincia) verranno
distribuite cartoline e manifesti per
spiegare le ragione del No. E insieme
Anpi e Arci hanno organizzato un
evento alla Statale per il prossimo 8
novembre: luogo scelto non a caso, serve parlare ai giovani per non passare
per “conservatori”.
Sul fronte partitico, invece, Sinistra x Milano non prenderà una posizione («Essendo noi una lista nata su
base locale», dice la segretaria di Sel
Anita Pirovano) e visto anche il pervicace silenzio sul tema di Giuliano Pisapia. Ma Sel-Sinistra Italiana in sé invece sì: «Faremo dei porta a porta anche
noi. Chiameremo l’iniziativa citofo-No», continua Pirovano. Così come
“Milano in Comune” di Basilio Rizzo ,
lista di area Rifondazione-Tsipras e
singoli intellettuali di peso come Nando Dalla Chiesa, che pure ha un passato nella direzione dei democratici:
«Cercate le foto recenti del Pd che difendeva la Costituzione “nata dalla Resistenza”. Dopo tre anni contrordine:
è la causa di tutti i mali di questo paese. Perché così è stato stabilito. E così
bisogna dire. Tutti insieme. E guai a dire il contrario. Insulti per tutti. E soprattutto l’accusa di sempre: fai il gioco del nemico. Che pena, e che tristezza...».
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