A000189 - Fondazione Insieme onlus

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A000189
FONDAZIONE INSIEME onlus.
Da IODONNA 16/2/02 pag 91 <<NEO EX: GENERAZIONE DI SEPARATI>> di Maria
Grazia Ligato, giornalista.
Per la lettura completa si rimanda al settimanale citato.
La cena di Mae West era per donne divorziate che, come Mae West, sostenevano: <<Il
matrimonio è un’istituzione ed io non mi sento pronta per un’istituzione>>. Sarebbe stato
troppo scortese, pensai, far notare che in quanto donne divorziate, in passato eravamo state
strenue sostenitrici di quell’istituzione e, se le statistiche non sbagliavano, l’80% di noi a
quell’istituzione avrebbe fatto ritorno,
E’ uno dei punti chiave di GENERAZIONE EX, di Karen
Karbo, in uscita da Feltrinelli il 22 febbraio: la cena è un appuntamento che chiama a raccolta
un gruppo di separate e divorziate, un’accolita di sopravvissute in vario modo al tracollo
matrimoniale, che raccontano episodi tragicomici (come lo sminuzzamento scientifico dei
vestiti da parte della ex del nuovo compagno) e spiegano l’un l’altra le ragioni della rottura,
dalla banale difficoltà di condividere il bagno a incomprensioni più profonde e devastanti.
L’autrice, con molto garbo e umorismo, sonda i sentimenti di una <<massa di persone, sempre
crescente, che si definisce ex di qualcuno >> e che ha comunque la possibilità di intrecciare
nuove storie d’amore con qualcun altro a sua volta ex, generando un groviglio di relazioni
sovrapposte, dove la famiglia e le occasioni d’incontro tra i vari componenti (in carica ed ex) si
allargano in maniera esponenziale.
Storie di donne, a volte comiche, spesso commoventi, racconti di infedeltà e di un odio che
sopravvive per anni dopo la rottura.
>>Come l’epatite A>> scrive Karbo, <<l’exatite A è
piuttosto semplice. Stai male per colpa sua: ha tutto il diritto di essere accecato dal
risentimento e dall’odio>>.
I sentimenti di tradimento, amarezza e dolore rimangono
latenti, assopiti in un angolo, anche se si approda felicemente in un nuovo amore. Fino
all’affermazione finale: non è vero che il tempo sana ogni ferita, e anzi, portarsi dietro segni
che non saranno mai leniti fa parte della natura umana.
Emerge dunque il ritratto di una generazione di donne che conquista vittoriosa il diritto a una
seconda chance, ma ne esce pur sempre acciaccata, perché parte debole di un rapporto fallito.
Ma questa realtà può essere importata, tout court, anche in Italia?
<<Con notevoli differenze, soprattutto riguardo all’età.
Il quadro corrisponde più alle
cinquantenni che alle quarantenni o trentenni. Oggi si osserva una netta inversione di
tendenza: si affaccia una generazione di ex decisamente agguerrii, poco disposta a gettarsi
sulle spalle la croce del fallimento e mon che meno a piangersi addosso>> spiega Mario
Pecchenino, docente allo IULM e responsabile dell’Osservatorio sulla famiglia e la coppia di
Milano, che ha appena effettuato un’indagine dai risultati sorprendenti: dopo la fine di un
matrimonio, il ruolo dell’infelice sedotto e abbandonato sembra esserselo accollato proprio
“lui”, il maschio da sempre parte vincente o quanto meno poco scalfita dalla rottura.
Secondo i dati Istat le separazioni sono più che raddoppiate negli ultimi venti anni (da 30.000
nel 1980 a 67.000nel 1999), seguendo una progressione che di recente ha allarmato la Chiesa
cattolica.
Non solo. Nel 70 per cento dei casi sono le donne a prendere la decisione.
<<Una volta deciso è fatta: le donne considerano il periodo matrimoniale come una parentesi,
e si mostrano immediatamente determinate a gettarsela dietro le spalle per riappropriarsi di
una vita gratificante>> chiarisce il professore.
L’equipe di Pecchenino ha monitorato i sei mesi successivi alla separazione su un campione di
600 coppie senza figli, quindi non coinvolte in problemi di affidamento ed orientate
esclusivamente al recupero della propria serenità.
<<Abbiamo verificato come ed in che
modo i neoseparati riorganizzino la vita, puntando l’attenzione su tempo libero, interessi,
amicizie, econsumi.>> continua.
Gli intervistati, definiti <<single di riporto>>, sono stati suddivisi in due fasce d’età: 25-30 (60
per cento), 30-40 anni (40 per cento).
<<In generale tra i più giovani si osserva un ritorno alle abitudini precedenti il matrimonio:
riprendono giri e vecchie amicizie come se si fossero assentati solo momentaneamente. Il 30
per cento rientra nella famiglia d’origine, molto meno rispetto ai primi anni 90 quando il ritorno
all’ovile era un classico>>.
Meno spavaldi gli appartenenti alla seconda fascia d’età che mostrano maggiori difficoltà a
riadattarsi alla vita da single. <<Nello specifico, valutando le differenze tra uomini e donne,
appare una netta demarcazione: dopo appena due mesi di “lutto” le donne si impegnano in
una serie di attività esterne, che le portano a star fuori di casa: le trentenni affollano le
palestre (47%) vanno cena con le amiche una volta alla settimana (29%) e frequentano
regolarmente cinema e teatro.
Stessa vitalità anche nella fascia d’età più alta, dove però
l’uscita con le amiche è privilegiata rispetto al fitness (43 contro 41%).
Decisamente meno allegro il quadro del tempo libero maschile: il 78% dei trentenni ed il 58 %
dei quarantenni trascorre le serate in casa, tra divano e telecomando, in una solitudine
frastornata ed autocompiaciuta. Dunque, abbiamo sovvertito un costume codificato da
abitudini secolari? Adesso è “lui” che ha difficoltà a metabolizzare la rottura, che si ritira in
gramaglie a covare rancore e depressione? <<Dai dati sembrerebbe di sì, almeno tra i più
giovani. Oltretutto si rinchiudono in una casa che mostrano di non saper gestire>>.
Come
dire: passano gli anni, si evolvono i tempi, ma il rapporto maschio – economia domestica è
ancora disastroso. <<La mai è la classica casa da single>> conferma Roberto, 34 anni,
informatico emiliano, separato da cinque mesi dopo 4 anni di matrimonio. <<Ho ripreso a
fumare e sono ingrassato: attingo direttamente al frigorifero. Dia andare da mia madre non
se ne parla, piuttosto vado al ristorante>>.
Il locale a conduzione familiare, la care vecchia
trattoria sembra essere uno dei pochi approdi sicuri di questa generazione di cuccioli
abbandonati.
Il 39 % degli uomini più “anziani” ci va un paio di volte la settimana (solo 6% nella fascia 2530).
<<Se nella stessa, al solito tavolo. E fanno amicizia con i gestori, in particolare con
la padrona se c’è: ricreano una familiarità del desco>> precisa Pecchenino. Così mentre lui si
dedica alle gioie del tubo catodico e va a pranzo dalla signora Pina, lei si diverte con le amiche,
in palestra o al cinema.
Ma soprattutto si scopre libera, deduttiva e globetrotter: il 41% delle trentenni ed il 61% delle
quarantenni spende per i viaggi, mentre il 57% delle trentenni ed il 385 delle quarantenni
acquista abiti alla moda, voci di spesa ignorate dagli uomini: non viaggino né ci tengono
all’abbigliamento, confermando l’atteggiamento depressivo.
<<Sono stata sposata un anno e mezzo>> racconta Maria Luisa, 27 anni, pubblicitaria
toscana.
<<Sono separata da sei mesi e la cosa più gratificante che ho fatto è un lungo giro
della Francia<<, stesso refrain per Serenella, foggiana di 39 anni, otto di matrimonio alla
spalle, <<Sono andata in Germania e in Spagna. Con mio marito non riuscivo a organizzare
neanche una gita: mi rifaccio del tempo perduto. In fondo stare in due vuol dire essere
obbligati a non essere se stessi>>.
Decisamente le idee sono chiare. Ma la famiglia? Che fine farà?
<<Si avvia a essere sempre più un modello ricomponibile>> spiega Paolo Crepet.
<<L’indipendenza economica delle donne ha ricondotto la famiglia ad essere quello che la
retorica ha sempre detto che era: il luogo dell’amore.
Esaurito l’affetto, finisce anche la
famiglia, non c’è più il ricatto economico che costringe a continuare. Game over.>>