Spinello di Luca Spinelli, detto Spinello Aretino (Arezzo, 1346/1350
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Spinello di Luca Spinelli, detto Spinello Aretino (Arezzo, 1346/1350
19. Spinello di Luca Spinelli, detto Spinello Aretino (Arezzo, 1346/1350 - 1410) Trittico (Madonna con il Bambino in trono, pannello centrale; Santi Pietro e Filippo, pannello sinistro; Santi Lorenzo e Giacomo Maggiore, pannello destro; Cristo benedicente, cuspide centrale; Annunciazione, cuspidi laterali) 1393 tecnica/materiali tempera, oro su tavola, legno intagliato e dorato dimensioni 155 × 181 cm iscrizioni nel gradino del pannello centrale, su fondo rosso in lettere dorate: «MCCCLXXXXIII, A DI’ VII DI SETTEMBRE FILIPO DI BONI(FA)Z(I) O FECE FARE Q(U)ESTA TAVOLA P (ER) REMEDIO DEL(L) ANIMA SUA E S(U)OR(UM)» sotto il pannello sinistro «SPIETRO SFILIPPO» sotto il pannello destro: «SLORENZO SIACHOPO» provenienza Quinto, Sesto Fiorentino (Firenze), compagnia di San Potito o della Misericordia collocazione Quinto, Sesto Fiorentino (Firenze), chiesa di Santa Maria Al momento dell’arrivo dell’opera nei laboratori di restauro, è iniziato uno studio approfondito dello stato di conservazione che ha permesso, in accordo con la Direzione ai Lavori di individuare le metodologie d’intervento. L’opera (figg. 1-4) è stata sottoposta all’indagine fotografica preliminare all’intervento di restauro per documentarne lo stato di conservazione. Le operazioni hanno avuto inizio con la depolverizzazione della superficie pittorica e delle dorature, mediante un’emulsione grassa a pH neutro, applicata mediante l’utilizzo di un pennello morbido e rimossa con tamponcini di cotone idrofilo e White Spirit. Si è proceduto a piccole aree, avendo cura di non intervenire in prossimità dei sollevamenti della pellicola pittorica e delle dorature. La stratificazione dei depositi di polvere in corrispondenza dei rilievi delle cornici ha reso necessari successivi passaggi di pulitura. I diversi restauri che si erano succeduti nei secoli, un fortissimo attacco da parte degli insetti xilofagi, e il naturale movimento contrazione/ dilatazione, avevano compromesso le funzionalità del supporto ligneo. 1. Prima del restauro relazione di restauro Caterina Canetti restauro Caterina Canetti con la direzione di Cristina Gnoni Mavarelli Il Trittico è stato restaurato con il sostegno di: Provincia di Firenze; Intesa Sanpaolo; Parrocchia Santa Maria a Quinto, Sesto Fiorentino; Azienda Farmacie e Servizi s.p.a., Sesto Fiorentino; Casa del Popolo, Quinto Alto; Venerabile Confraternita Misericordia di Quinto; Circolo Quinto Alto Sesto Fiorentino; Compagnia teatrale “I Manicomici” 2. Prima del restauro, particolare Anche la superficie pittorica aveva manifestato nei secoli gravi sofferenze parzialmente affrontate durante il precedente restauro. La presenza di numerose gallerie scavate dagli insetti xilofagi tra le tavole in legno e la tela di incamottatura, avevano determinato in molti punti la mancanza della materia necessaria a una omogenea adesione del supporto tessile. Proprio questa disomogeneità unita al naturale movimento contrazione/ dilatazione del legno e della tela, arrecavano al trittico un’instabilità che si ripercuoteva anche sulla superficie pittorica: numerosi erano infatti i sollevamenti e le decoesioni che indicavano un degrado in atto. Il necessario intervento mirato al ripristino di questo delicato equilibrio ha previsto l’iniezione in bassa pressione di una resina a basso peso molecolare in grado di colmare le lacune del supporto ligneo, offrendo così la possibilità alla tela di incamottatura di avere ‘la materia’ su cui aderire. La riadesione è avvenuta in un secondo momento, sempre in bassa pressione con l’iniezione di colla animale e/o resina acrilica, così come il consolidamento degli strati pittorici e 3. Prima del restauro, particolare delle dorature. La fase successiva ha previsto il complicato intervento di ‘pulitura’: un’importante ispessimento delle polveri accumulate durante la permanenza nei depositi ricopriva tutta l’opera, i pochi residui delle vernici erano molto disomogenei e alcuni tentativi di pulitura avevano irrimediabilmente compromesso alcune velature. I test di pulitura hanno interessato le diverse campiture di colore: sul primo pannello a sinistra in corrispondenza della veste gialla di san Pietro era presente un precedente inizio di pulitura evidentemente molto aggressiva; si erano perse infatti le originali velature e l’azione meccanica aveva irrimediabilmente abraso la superficie pittorica (fig. 5). Tutti i colori presentavano un indebolimento del legante e la porosità che ne era derivata ci indicava un intervento di pulitura delicato e quasi completamente privo di azioni meccaniche. In seguito ai test eseguiti si è intervenuti differenziando la pulitura sia per solvente che per metodologia. Agli incarnati, agli azzurri e ai gialli della veste di san Pietro e al rosa della veste di san Filippo, si è applicato un solvent-gel a impacchi differenziati 4. Prima del restauro, particolare nei tempi di applicazione, sui rossi della veste di san Pietro e del libro e sui verdi del fondo e della veste di san Filippo un gel rigido. Sul pannello centrale le condizioni del film pittorico erano identiche al primo pannello, con l’eccezione che fortunatamente non erano presenti precedenti tentativi di pulitura. In seguito ai test eseguiti si è intervenuti differenziando la pulitura sia per solvente che per metodologia. Agli incarnati, alla veste del Bambino, alle parti bianche del manto della Madonna e alla sua veste rosa si è applicato un solvent-gel a impacchi differenziati nei tempi di applicazione. Il trono e le parti 5. Durante il restauro, pulitura 6. Durante il restauro, stuccatura di fondo sono state pulite con un’emulsione grassa a pH neutro. Il manto blu si presentava molto scuro e quasi privo di luci e ombre: appariva molto indebolito a livello di legante, motivo per il quale si è applicato un gel rigido. Il terzo pannello era quello che presentava i danni più evidenti; numerose erano infatti le perdite di colore. Anche in questo caso si è intervenuti differenziando la pulitura sia per solvente che per metodologia. Sui rossi della veste di san Lorenzo e del libro di san Jacopo si è applicato un gel rigido, mentre sugli incarnati, sulle decorazioni delle vesti di san Lorenzo, sulle vesti di san Jacopo e sulle parti di fondo un solvent-gel a impacchi differenziati nei tempi di applicazione. La griglia di san Lorenzo, in origine a foglia d’argento si presentava fortemente ossidata: per la pulitura è stata utilizzata un’emulsione grassa a pH neutro. Le dorature della cornice presentavano spesse stratificazioni delle polveri e dello sporco superficiale e sono state pulite con un’emulsione grassa a pH neutro. È stata importante la metodologia applicativa del solvente: anche le foglie d’oro, come tutta la policromia dell’opera, erano molto delicate, quindi si è evitato l’utilizzo del pennello per la rimozione dello sporco; dopo la stesura dell’emulsione si sono determinati i tempi di applicazione (senza azioni meccaniche) e il sovente è stato rimosso con tamponcini di cotone 7. Durante il restauro, particolare delle basi ad acquerello 8. Dopo il restauro, particolare 10. Dopo il restauro, particolare 11. Dopo il restauro idrofilo e la superficie sciacquata con White Spirit. Anche il ritocco pittorico ha richiesto un intervento differenziato: per rendere uniforme la superficie si sono colmate le lacune con uno stucco a base di gesso e colla animale colato a caldo e successivamente rasato a ‘imitazione di superficie’ (fig. 6); le piccole lacune e le piccole abrasioni sono state integrate con colori ad acquerello stesi a velature sovrapposte e intonate. Sulle lacune più importanti ed estese si è interve- 9. Dopo il restauro, particolare nuti con un’integrazione pittorica differenziata mediante la tecnica a tratteggio con colori ad acquerello e velature con pigmenti e vernice Regalrez (fig. 7). La scelta di questa metodologia ci permette di leggere l’opera nella sua integrità dando allo stesso tempo la possibilità, avvicinandosi, di distinguere le parti integrate. Il restauro si è concluso mediante la verniciatura protettiva con vernice Regalrez nebulizzata (figg. 8-11).