I libri bruciati dalla moglie del filosofo. La carrozzeria sfregiata, gli

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I libri bruciati dalla moglie del filosofo. La carrozzeria sfregiata, gli
A000613
FONDAZIONE INSIEME onlus
Da PANORAMA del 25/3/2005 <<DOPO IL CASO VENEZIANI: VENDETTE CONIUGALI>> di Paola
Ciccioli e Antonella Piperno, giornaliste.
Per la lettura completa dell’articolo si rimanda al settimanale indicato.
I libri bruciati dalla moglie del filosofo. La carrozzeria sfregiata, gli armadi svaligiati, le cravatte
tagliuzzate. Avvocati e protagonisti raccontano le «guerre dei Roses» all'italiana.
Verrebbe da dire: «Mariti, attenti. Se avete intenzione di andarvene di casa, mettete in salvo
per tempo la vostra collezione, se ne avete una». Perché la storia della guerra dei Roses
all'italiana è costellata di collezioni curate da lui negli anni del matrimonio, e fatte fuori da lei in
un attimo: quello in cui si capisce che la fine è inesorabilmente arrivata (e che il consorte è già
pronto a farsi scaldare i sensi da nuove emozioni). Pipe, ceramiche, francobolli, cravatte,
dischi. E poi libri. A cominciare dai 15 mila volumi che hanno spinto il maître-à-penser e
consigliere di amministrazione Rai Marcello Veneziani a lanciare un disperato sos pubblico:
«Aiuto, Elena li vende, li strappa, li brucia. Oppure li nasconde sotto il materasso prima di farli
sparire». Elena è naturalmente la moglie da cui Veneziani si sta separando. E la furia
convogliata sui sacri testi del filosofo è del tutto identica a quella che obnubila le oltre 30 mila
coppie che ringhiano in tribunale per riuscire a dirsi «no», dopo aver visto franare i sentimenti
che le avevano spinte a giurarsi «sì».
È stagione di outing, e anche la pierre Tiziana Rocca confessa: «Quando mi sono separata da
Stefano De Marinis, il mio primo marito, in un attacco d'ira ho tagliuzzato tutte le sue 150
preziose cravatte di Hermès, le ho chiuse in un pacchetto e le ho lasciate in portineria».
Perché? Quando si soffre si deve pur far uscire in qualche modo la rabbia. Ma allora avevo
23 anni, probabilmente oggi non lo rifarei» assicura Tiziana, ora sposata con l'attore e regista
Giulio Base.
Il primato del sadismo da separazione spetta alle donne, mentre gli uomini (con le dovute e
crudeli eccezioni) più spesso si vendicano dell'abbandono chiudendo i conti correnti e
centellinando gli assegni per il mantenimento. Così, almeno, a sentire gli avvocati
matrimonialisti. A Napoli resta insuperata la trovata di una signora che, per umiliare il
potente ex consorte, si presentava ogni mattina nel suo ufficio e mentre lui dava disposizioni
alle segretarie, lei sbucciava piselli e fagioli, riversati a chili sulla scrivania ingombra di
documenti.
Di genere alimentare anche le ripicche subite dal deputato di An Daniela Santanché ai tempi
della separazione dall'ex marito, il chirurgo estetico Paolo. Di cui, metabolizzati i dissapori,
ha conservato il cognome.
«Era riuscito a tirare dalla sua parte i camerieri: cucinavano tutto quello che detestavo, a
cominciare dalla trippa» fa sapere Santanché, memore poi di pasti solitari consumati in camera
«visto che Paolo organizzava continuamente cene in casa alle quali io non ero però invitata».
Alla cameriera marocchina della ex suocera è andato invece l'intero guardaroba di Lisa
Vanzina, oggi bionda consorte del regista Carlo. «Dopo l'udienza di separazione dal mio primo
marito, tornai a casa e trovai l'armadio vuoto. Non c'era proprio più niente, neanche una
camicetta».
«Ci vuole tempo per superare l'onta dell'abbandono» commenta l'avvocato partenopeo
Graziella De Ianni, che ha collezionato una casistica infinita. Dalle settanta pipe riempite di
colla e rese quindi inservibili alla vendetta trasversale consumata distruggendo la preziosissima
collezione di ceramiche di Capodimonte della suocera; dai libri restituiti a pezzettini ai
documenti di identità trasformati in coriandoli, ai computer irrimediabilmente manomessi.
«Ma anche un marito che, per mesi e mesi, ha continuato a inseguire e tamponare
l'automobile della moglie. O di quell'altro che ha accompagnato la ex sul monte Faito per poi
costringerla a scendere, da sola, sui tacchi a spillo».
Luciana Littizzetto nel film Manuale d'amore di Giovanni Veronesi sfoga la rabbia per essere
stata tradita scrivendo sulle pareti di casa «Sei un bastardo» e «Ti odio». «È successo
davvero a un mio amico» sorride il regista, che della sua separazione dice invece: «Noi
abbiamo sofferto dignitosamente, senza dispetti».
Rientrando così nella casistica delle oltre 73 mila coppie che si lasciano in pace (è il caso di
dire) e in fretta: le consensuali si risolvono in media in tre mesi, per le separazioni giudiziali ci
vogliono un anno e otto mesi, secondo le stime del pg della Cassazione Francesco Favara.
«Se Marcello Veneziani vuole fondare un'associazione di ex mariti oltraggiati negli affetti più
profondi io sono pronto» scherza amaro Michele C., imprenditore torinese che accusa l'ex
moglie di avergli sequestrato tutti i vestiti, e soprattutto i gemelli che la madre aveva regalato
al padre il giorno del loro matrimonio.
Il catalogo delle vendette postconiugali è veramente trasversale e interclassista. Riguarda sì
Vittorio Cecchi Gori e Rita Rusic, Eros Ramazzotti e Michelle Hunziker, Simona Ventura e
Stefano Bettarini. Ma anche personaggi assolutamente non famosi. A Milano, per esempio,
l'avvocato Benedetta Colombo ha dovuto assistere un'immigrata cingalese alla quale il marito,
cingalese pure lui, spegneva puntualmente il boiler mentre lei era sotto la doccia e proprio
quando aveva finito di insaponarsi. Non gradiva affatto che la donna fosse stanca di essere
controllata al centesimo sulle spese: dagli yogurt al detersivo per la lavatrice.
«Ad Ancona c'è un marito che ha accatastato tutti i mobili in mezzo al soggiorno, sostenendo
che sono solo suoi» dice l'avvocato Cinzia Molinaro. E a Sassari la collega Anna Marinucci ha
affrontato il caso di un altro che li ha invece distrutti con l'accetta pur di non spartirli con la
donna un tempo amata. Oltre a storie di Jaguar sfregiate con i chiodi, di filmati e fotografie
del matrimonio finiti chissà dove, purché non tra i ricordi più cari della moglie. «Rammento
anche una storia dolorosa. Quella di un padre che ha abbandonato in campagna il bastardino
della figlia di sedici anni. Aveva voluto punire la ragazza che, al momento della separazione,
era andata a vivere con la mamma». La guerra non esclude niente e nessuno e ha qualche
volta code penali. A Fabriano, per esempio, è in corso il processo a un uomo che in una notte
di folle rancore ha devastato il giardino della casa degli ex suoceri, segato a una a una le viti e
impiccato il cane a un albero.
LA GUERRA DEI CELLINO'S. Dai cappelli distrutti ai rami segati, Al Bano svela i dispetti
inediti
Si erano presentati in tribunale per la prima udienza di separazione nel 1999. E ci sono voluti
sei anni densi di lotte legali e di dispetti reciproci, per mettere la parola fine al matrimonio tra
il pugliese Al Bano e l'americana Romina Power. I due hanno divorziato, senza troppi clamori
mediatici, quattro mesi fa, anche se, puntualizza il cantante «ci sono ancora alcuni aspetti
economici da chiarire».
Fra le ritorsioni inedite che Al Bano, oggi legato a Loredana Lecciso, racconta a Panorama,
anche «il tagliuzzamento dei cappelli di mio padre».
Romina diceva di essere arrabbiata con lui perché «aveva tagliato il ramo di un albero che lei
riteneva artistico, ma in realtà si trattava di una vendetta trasversale».
Insomma, i due simboli della italica Felicità canzonettistica e coniugale, sposati per ben
ventinove anni, in tribunale non si sono risparmiati colpi bassi. Anzi, bassissimi. A un certo
punto lui chiese addirittura una perizia tossicologica per l'ex moglie. E lei gli rispose con un:
«Ma quali droghe, io al massimo prendo il peperoncino».