Citta dei ladri:Layout 1

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Citta dei ladri:Layout 1
La città dei ladri
di David Benioff
IL LIBRO
L’AUTORE
È l’inverno del 1941 a Leningrado. La città è sotto l’assedio delle truppe tedesche e i suoi abitanti non hanno mai
patito tanta fame e tanto freddo. Per Lev, diciassette anni,
naso grosso e capelli neri, figlio di un poeta ebreo scomparso un pomeriggio d’estate del 1937, dopo una visita
della polizia sovietica alla sede della sua rivista letteraria,
e per Kolja, giovane cosacco con la faccia impertinente, il
mento forte, il naso dritto e un ciuffo ribelle in testa, la
fame e il freddo sono, però, ben poca cosa rispetto a quello che la legge marziale prevede per loro. Lev ha rubato il
coltello a un paracadutista tedesco morto assiderato e
Kolja ha avuto la brillante idea di disertare. E per simili
reati, furto ai danni dello stato e abbandono della divisa,
la pena prevista in tempo di guerra è una sola: la fucilazione. Stamattina i soldati sono andati a prenderli alle Croci,
il cupo carcere di mattoni rossi sulla Neva, e li hanno condotti in una maestosa villa col portico di legno dove si
aggiravano centinaia di berretti rossi e blu della NKDV,
la polizia segreta. Dopo qualche istante di attesa, i due
ragazzi si sono ritrovati al cospetto di un colonnello con
un collo taurino e tre stelle ben in vista sulle mostrine
della divisa. Il colonnello li ha dapprima squadrati, poi li
ha invitati a seguirlo fino ai margini del fiume. Sulla Neva
ghiacciata una ragazza pattinava. I capelli corvini legati in
uno chignon morbido, le guance sferzate dal vento, faceva piroette strette e veloci. Il colonnello ha detto che era
sua figlia e che stava per sposarsi con un importante
uomo del partito. Un matrimonio vero, alla russa, con
musica e danze e… un solo problema: la torta nuziale.
C’erano lo zucchero, il miele, la farina e tutti gli altri
ingredienti, ma mancavano le uova, una maledetta dozzina di uova introvabili in tutta Leningrado per gli eroici
soldati dell’Armata Rossa, ma non forse per una volgare
coppia di ladri. Eccoli, dunque, Lev e Kolja, alla disperata ricerca di dodici uova durante gli eroici giorni della
resistenza di Leningrado. Le loro vite di criminali sono
state salvate dal magnanimo Stato sovietico in cambio di
una piccola commissione. Una commissione stramba ma
non dannatamente impossibile.
David Benioff vive a Los Angeles. Ha pubblicato numerosi
racconti apparsi su “GQ”, “Seventeen” e in The Ex-Files e Best
New American Voices 2000. Con il suo primo romanzo, La
venticinquesima ora, ha raggiunto la fama internazionale. Dal
romanzo è stato tratto l’omonimo film diretto da Spike Lee.
La città dei ladri
di David Benioff
SPUNTI PER LA DISCUSSIONE
• La ricerca delle uova rappresenta una sorta di rito di iniziazione e di passaggio alla vita adulta per Lev. Credete che
la guerra abbia rappresentato un’occasione di crescita per lui?
• Come riflette Lev, quello che si è venuto a creare è un mondo sottosopra (i cannibali, i cani portamine, i morti
usati come segnalatori stradali). La tragedia giustifica la perdita dei freni morali o funge da cartina di tornasole per
le miserie dell’animo umano?
• Quella descritta da Benioff più che una guerra di spari e trincee è una guerra di resistenza alla fame e al freddo.
Siete d’accordo con questa interpretazione dell’autore?
• Nel testo non c’è solo la guerra dei russi contro i nazisti. Quali altre linee di contrasto riuscite a individuare?
• La morte di Kolja sembra quasi una beffa, in linea col suo personaggio scanzonato. Siete rimasti delusi o soddisfatti da questo finale?
• Lev e Kolja sono due personaggi agli antipodi, sia fisicamente che caratterialmente. Ritenete che la loro amicizia
sua stata resa possibile unicamente da circostanze straordinarie come la guerra?
• Secondo voi, in relazione a Lev, qual è la funzione del personaggio di Vika?
• In che maniera influenza il racconto, se ritenete che sia così, il fatto che sia narrato secondo il punto di vista di un
ragazzino di diciassette anni?
• Lo stratagemma della partita a scacchi è stato sfruttato spesso da cinema e letteratura per contrapporre all’antieroe
l’eroe. Quali altri esempi vi vengono in mente e che considerazioni potete trarne?
• Quali considerazioni generali si possono trarre dalla scena in cui l’autore descrive la dispensa abbondantemente
fornita del Colonnello? Quale ruolo assume la scena nel contesto del romanzo?
• Nel romanzo vi sono parecchi accenni al ruolo della letteratura (il padre di Lev era un poeta importante, Kolja sta
scrivendo il romanzo Il segugio nel cortile). Che funzione ritenete possa avere questa traccia narrativa all’interno del
racconto?
• In che maniera ritenete che possa rapportarsi alla storia principale la morale de Il segugio nel cortile (il protagonista vive recluso in casa per vari anni e quando esce non lo fa né per i vicini né per le donne che lo corteggiano, ma
per un vecchio cane randagio che non ha mai accarezzato)?