il martirologio romano: storia – celebrazione

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il martirologio romano: storia – celebrazione
IL MARTIROLOGIO ROMANO:
STORIA – CELEBRAZIONE – PASTORALE
Mons. Maurizio BARBA
Con decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti, l’11 luglio 2006, nella festa di San Benedetto abate, patrono d’Europa, la
Chiesa italiana ha visto approvata la traduzione in lingua italiana del Martyrologium
Romanum.
Si tratta della prima versione in lingua moderna di un particolare libro liturgico
della Chiesa, ultimo della riforma conciliare, il cui lungo e complesso lavoro di
revisione e compilazione secondo i criteri del Concilio Vaticano II si è prolungato per
oltre trent’anni, fino a giungere nel 2001 alla prima e nel 2004 alla sua seconda edizione
in lingua latina, approvate ambedue dal Papa Giovanni Paolo II.
Il lavoro di traduzione è stato abbastanza impegnativo ed ha coinvolto sia la
Commissione Episcopale per la Liturgia della Conferenza Episcopale Italiana sia gli
stessi Vescovi italiani che, riuniti in Assemblea Plenaria, ne hanno approvato il testo
con non pochi emendamenti, prima di presentarlo alla Congregazione per il Culto
Divino e la Disciplina dei Sacramenti per la necessaria recognitio.
Tale pubblicazione segna un momento importante per la storia dei libri liturgici
della nazione italiana che, in non pochi casi, hanno assunto un carattere di esemplarità
anche per le altre nazioni. Significativo risulta, poi, il fatto che tale pubblicazione è
avvenuta nel corso del IV Convegno Ecclesiale della Chiesa italiana, che si è tenuto a
Verona nello scorso ottobre, il cui tema – Testimoni di Cristo risorto, speranza del
mondo – orientando l’attenzione sul cammino di santità, ha trovato in questo libro
liturgico un’illuminante testimonianza della santità della Chiesa lungo il corso della sua
storia bimillenaria.
1. ETIMOLOGIA
Secondo l’etimologia del suo termine (m§rtuj = testimone; lÕgoj = discorso), il
martirologio indica un testo nel quale è contenuta una “notizia” riguardante i martiri o la
testimonianza resa da uomini illustri nel seguire Cristo fino all’effusione del sangue.
Quando in esso confluirono anche gli episcopi, i confessores, la dedicatio e i conditores
Ecclesiae, il concetto di martirologio acquisì un’estensione più ampia.
Secondo dom Henri Quentin, il martirologio è il libro degli anniversari dei
martiri e, per estensione, dei santi in generale, dei misteri e degli avvenimenti che sono
suscettibili di una commemorazione annuale nella Chiesa,1 e dom Jacques Dubois
sostiene che esso è una raccolta annunciante giorno per giorno, nel loro anniversario, i
santi che vengono celebrati nelle Chiesa:2 queste due definizioni riassumono
chiaramente ciò che è il martirologio.
1
Cf. H. QUENTIN, Les Martyrologes historiques du Moyen Âge, Gabalda, Paris 1908.
Cf. J. DUBOIS – J.L. LEMAITRE, Sources ed méthodes de l’hagiographie médiévale, Ed. du Cerf,
Paris 1993, pp. 103-134; J. DUBOIS, Les martyrologes du Moyen Âge latin (= Typologie des sources du
Moyen Âge occidental 26), Brepols, Tournhout, 1987; IDEM, Martyrologes d’Usuard au Martyrologe
romain. Articles réédités pour son soixante-dixième anniversaire, Imprimerie F. Paillart, Abbeville 1990;
IDEM, Les sources orientales des martyrologes latins, in A.M. TRIACCA – A. PISTOIA (edd.), Saints et
sainteté dans la liturgie. Conférences Saint-Serge, XXXIIIe semaine d’études liturgiques (Paris 22-26 juin
2
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2. RAPPORTO CON I CALENDARI
Il martirologio ha il suo nucleo originario nei calendari che sono i testimoni
antichi del culto che ogni chiesa rendeva ai suoi martiri, annotandone in un proprio
elenco l’anniversario della morte o della depositio divenute subito oggetto di un culto
locale. Il passaggio dal culto locale a quello più diffuso si ebbe ben presto con lo
sviluppo dei pellegrinaggi e la traslazione delle reliquie che arricchirono le
commemorazioni delle singole chiese, le quali attinsero, facendole proprie, anche le
celebrazioni delle chiese vicine. I principali calendari, nei quali si riflette la storia della
Chiesa attraverso la santità, sono il Chronographus del 354, chiamato anche
“Cronografo filocaliano” dal nome del suo autore Furius Dionysius Philocalus, il
Calendario di Cartagine, il Calendario di Carmona, il Calendario marmoreo di Napoli, il
Calendario di Echternach, il Calendario Gotico. A differenza dei martirologi, i calendari
indicano i nomi dei santi e la loro qualità, senza luogo né, salvo rare eccezioni, elementi
cronologici e biografici; essi costituiscono la base per la composizione dei martirologi.
3. FONTI DEI MARTIROLOGI
Il valore storico dei martirologi dipende anzitutto dalle fonti utilizzate nel
laborioso impegno redazionale. I principali compilatori dei martirologi hanno utilizzato
come fonti letterarie gli antichi Acta martyrum, contenenti il rendiconto del processo e
della morte dei martiri, le passiones, le biografie sia storiche sia epiche, le leggende, le
narrazioni agiografiche romanzate, i panegirici, le raccolte di miracula, le historiae,
come la Historia ecclesiastica di Eusebio, il De viris illustribus di san Girolamo, il
Liber Pontificalis o i Dialogi di san Gregorio Magno.
4. CRITERI REDAZIONALI
Poiché tutti i martirologi successivi che si sono conservati dipendono dagli
anteriori, è indispensabile effettuare, quale criterio metodologico per la valutazione
storica del testo, un esame a ritroso che rinvenga le fonti delle notizie provenienti da un
altro martirologio più antico, al fine di stimare le modifiche apportate nel tempo, indizi
preziosi per seguire lo sviluppo e la diffusione del culto relativo ai singoli personaggi
commemorati.
Nel processo redazionale dei martirologi, dove gran parte del lavoro consisteva
nel rimaneggiare ed ampliare il materiale a disposizione, molto spesso i copisti si sono
accontentati di ricopiare a proprio piacimento l’insieme di notizie provenienti dalle
fonti, specialmente quelle che riguardano i santi patroni delle loro chiese, e di
aggiungere qualche santo che aveva attirato la loro attenzione, ovvero quei santi
venerati nella chiesa alla quale erano per varie ragioni legati, o del vicinato, o iscritti nei
calendari che avevano tra le mani, o infine loro segnalati.
Se a partire da una certa epoca, la preziosità di un martirologio consisteva nel
possedere il minor numero possibile di giorni vuoti, redattori e copisti si trovarono nella
necessità di spostare arbitrariamente personaggi da una data all’altra con il solo intento
di evitare lacune commemorative, aggiungendo indiscriminatamente figure di santi,
anche senza che questi avessero realmente goduto di un autentico culto.
1986) (= Bibliotheca «Ephemerides Liturgicae» – «Subsidia» 40), CLV-Edizioni Liturgiche, Roma 1987,
pp. 93-104.
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5. IL MARTIROLOGIO DEL CONCILIO VATICANO II E LA SUA FUNZIONE LITURGICA
Una revisione approfondita del martirologio si ebbe con l’impulso dato dal
Concilio Ecumenico Vaticano II che incluse questo libro all’interno del vasto panorama
della revisione dei libri liturgici.
La promulgazione del Martirologio è in funzione della celebrazione della santità di
Dio così come si è manifestata nella comunità ecclesiale nella diversità dei tempi e
secondo differenti modalità.
Nei giorni in cui il Calendario Generale o quello proprio non prescrive alcuna
celebrazione e laddove l’occorrenza della domenica o la priorità del tempo liturgico non
lo impediscano, ogni sacerdote e ogni comunità ha facoltà, secondo quanto previsto in
merito al culto dei santi, delle reliquie e delle sacre immagini dalla Costituzione
conciliare sulla liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 111, di celebrare come memoria
facoltativa l’uno o l’altro santo fornito dalla lista, conformemente alla sensibilità delle
singole Chiese locali e famiglie religiose.
I Praenotanda del Martirologio Romano evidenziano nei nn. 20-21 il carattere e la
natura liturgica del libro, in quanto nato dalla fusione delle Depositiones martyrum e
Depositiones episcoporum con il Calendario liturgico incentrato sui misteri di Cristo.
La graduale accentuazione data agli inserimenti di indicazioni pratico-celebrative,
lungo i secoli, ha fatto sì che il martirologio fosse annoverato a pieno titolo tra i libri
liturgici. Prima del Concilio Vaticano II era previsto che il martirologio fosse letto
all’ora Prima, poi soppressa dal Concilio.
La lettura del martirologio può essere fatta o alle Lodi mattutine – si vede in
questo probabilmente un richiamo all’ora tradizionale di Prima – ma non ai Vespri in
quanto l’annuncio riguarda il santo del giorno seguente e il momento dei Vespri può
essere il tempo in cui si celebra già il santo annunciato. Una eccezione è data per il
giorno di Pasqua, nel quale la rubrica del martirologio precisa che «prima di leggere gli
elogi del giorno successivo, si premette la memoria della Domenica di Pasqua»: questa
indicazione rubricale rimanda ad una considerazione di carattere teologico, ovvero alla
consapevolezza che il culto dei santi ha una connotazione prevalentemente cristologica
e pasquale, secondo i principi esposti dalla Sacrosanctum Concilium ai nn. 104 e 111.
6. ELEMENTI FORMALI
Il catalogo procede per ogni singolo giorno secondo un rigoroso ordine cronologico,
con la sola eccezione dei santi la cui memoria per quella data sia prevista dal Calendario
Generale di Rito romano: in tal caso, in virtù del loro interesse universale, il loro elogio
viene sempre collocato al principio della lista;3 in coda all’elenco dei santi segue quello
dei beati. Inoltre, i santi antichi che conservano uno statuto prettamente locale
mantengono cronologicamente il loro posto all’interno dell’elenco ma sono
contrassegnati con un asterisco.
La data è designata secondo tre diversi modi:
1. secondo l’uso moderno con indicazione del giorno e del mese;
2. secondo l’antico calendario dei romani, collocando i giorni all’interno della scansione
mensile in calende, none e idi;
3
Gli elogi per ciascun giorno sono contrassegnati da un numero d’ordine progressivo in cifre arabe,
al fine di favorirne attraverso gli indici un immediato reperimento. Per avere un’idea chiara degli elementi
formali che compongono il Martirologio si veda lo specimen posto in appendice al presente studio.
-3-
3. secondo il calendario lunare, desumibile con l’impiego di un’apposita tabella di
calcolo, il cui uso viene spiegato nella sezione introduttiva del volume; si tratta di una
consuetudine cronografica che è stata mantenuta nel rispetto delle comunità cristiane,
soprattutto d’Oriente, dove questo tipo di designazione dei giorni risulta tuttora in
vigore.4
La menzione del nome dei santi è accompagnata, secondo la tradizione, da un
conciso elogio che ne mette in luce attività e doti, lasciandone trasparire la ricchezza di
personalità. La notizia non segue la configurazione di una breve biografia, né tanto
meno di una cronistoria della vita del santo, ma cerca di rievocare la figura, offrendone
una descrizione succinta ed essenziale, abbandonando così ogni tipo di indicazione
cronologica.5 A questa scelta di concisione supplisce in parte l’ordine progressivo di
disposizione dei santi all’interno del singolo giorno, sufficiente quale primo indizio atto
a evocare in maniera almeno generica l’epoca in cui il santo è vissuto.6
Una certa annotazione è stata, invece, riservata ai nomi geografici, con cui è
nominato non solo il nome di una città o di un villaggio, ma anche il territorio più vasto
in cui esso era situato nell’epoca in cui si parla, in modo da poter apprezzare in qualche
misura il contrasto tra la successione degli effimeri imperi umani e la stabilità del regno
di Cristo Salvatore.
Non si è voluto, inoltre, oltrepassare il limite tra libro liturgico e opera di
consultazione o manuale di ricerca. In appendice al volume si trova un solo indice,
quello alfabetico dei santi e beati nominati nel testo, dotato del rimando al giorno di
commemorazione e delle indicazioni del numero d’ordine all’interno dell’elenco del
giorno e dell’anno di morte, posto tra parentesi. Spetta alla catechesi, alla predicazione,
alle pubblicazioni sia popolari sia scientifiche completare l’opera nell’ambito extraliturgico.
7. STRUTTURA CELEBRATIVA
Sotto il profilo celebrativo il Martirologio comprende cinque parti:
I. Enunciazione del giorno: Si legge il giorno del mese, e se lo si ritiene opportuno,
si indica la fase lunare con la cosiddetta Pronuntiatio Lunae.
4
«Il computo lunare è stato mantenuto anche in questa edizione tipica per varie ragioni: esso
costituisce la base del calendario ebraico, ma anche di alcune Chiese cristiane, come la Copta e l’Etiopica,
e anche per il rispetto dovuto alle comunità cristiane che vivono in nazioni ove il computo civile è lunare,
come il Viet Nam, la Cina, la Malesia e in parte della Corea. Anche il mondo islamico segue il calendario
lunare. Tuttavia, la ragione decisiva è costituita dal fatto che, per il nesso del calendario cristiano con
quello ebraico, la Pasqua – perno di tutto l’anno liturgico – è stabilita nella domenica immediatamente
successiva al 14 di Nisan, al plenilunio dopo l’equinozio di primavera. E sempre con il computo lunare
viene determinata la Quaresima e la Cinquantina pasquale che si conclude con la Pentecoste e influisce
anche sul computo delle settimane del tempo ordinario»: Presentazione dell’Ecc.mo Arcivescovo
Segretario. “Martyrologium Romanum”: aspetti tecnici della “Editio Typica”, in Notitiae 37 (2001) 394.
5
Gli antichi compilatori avevano adottato l’espediente di menzionare il nome di un re, un imperatore,
un giudice o un governatore per dare concretezza alla notizia sul santo. Tuttavia tale procedimento, anche
se mantenuto talvolta, risulta molto meno praticabile per epoche successive, ove l’avvicendamento dei
prìncipi che hanno governato i poco stabili Stati del Medioevo o quello dei capi di governo repubblicani
poco si prestano alla stringatezza stilistica del martirologio e ad una immediata comprensione da parte di
chi non sia in possesso di una competenza storica di ampio respiro: cf R. FUSCO, Il nuovo
“Martyrologium Romanum”: considerazioni da una campionatura sui primi giorni di ottobre, in
Ephemerides Liturgicae 116 (2002) 72-95.
6
Ad analoghe ragioni si ascrivono anche la soppressione dei nomi dei Papi citati come punto di
riferimento cronologico e l’omissione di quanto riguardi la gloria postuma dei santi o il destino delle loro
reliquie: l’interesse, infatti, è quello di evidenziare la specifica oikonomia del santo o del beato come
immagine di Cristo Signore, unico Salvatore assimilata nel vivente.
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II. Lettura degli elogi: Si leggono, quindi, gli elogi del giorno che si concludono
con il versetto conclusivo «Preziosa agli occhi del Signore. La morte dei suoi Santi».
Nel n. 27 dei Praenotanda si specifica, sottolineando la natura liturgica del libro, che
non ci si deve meravigliare se gli elogi dei santi sono brevi, concisi ed essenziali. La
loro funzione non è quella di presentare un trattato completo di agiografia o di ascetica
o di storia della Chiesa, ma di utilizzare un procedimento allusivo ed evocativo,
enunciando semplicemente il nome del santo, eventualmente seguito dalla categoria
ecclesiale che lo contraddistingue, il luogo ed eventualmente la forma del martirio o la
caratteristica della santità vissuta nella contemplazione o nell’attività pastorale o
caritativa o espressa in una particolare virtù, in modo da sollecitare, piuttosto che
canalizzarla, l’istintiva riflessione dei fedeli.
III. Lettura della Sacra Scrittura: Segue, poi, la breve lettura del brano della Parola
di Dio, concluso con l’acclamazione: «Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio». Il
Martirologio prevede una serie di pericopi bibliche riportate in un’apposita sezione
collocata tra gli elogi previsti per le celebrazioni mobili e le orazioni. Sono proposti 65
brani biblici dei quali 28 tratti dall’Antico Testamento, con una preferenza per i libri
sapienziali, e 37 dal Nuovo Testamento del quale sono stati scelti brani delle lettere di
San Paolo. Queste letture evidenziano l’intenzione di privilegiare il riferimento al
mistero di Cristo e di cogliere la santità nella prospettiva della partecipazione al mistero
pasquale, come suo alveo germinale e germinante. I Praenotanda riprendono e
confermano questo dato teologico affermando che, «ogni celebrazione liturgica dei
Santi nella vita della Chiesa si volge per propria esplicita natura a Cristo e in Lui ha il
suo compimento» (n. 9). Le letture bibliche servono a illuminare la testimonianza dei
santi con la Parola di Dio. Leggendo la vita dei santi, infatti, ci si accorge che la Parola
di Dio, meditata, pregata e vissuta costituisce il filo conduttore della loro santità, tanto
che la loro stessa esistenza altro non è che una pratica e visibile attuazione della potenza
salvifica contenuta nella Scrittura.
IV. Orazioni: In quanto libro liturgico, il Martirologio prevede che, dopo la lettura,
il sacerdote o il diacono che presiede la celebrazione o il laico che la guida pronunci
un’orazione. Sono proposte 37 orazioni provenienti dal patrimonio eucologico della
tradizione. Pur presentando una formulazione molto sobria e chiara, in linea con lo stile
eucologico romano, i testi delle orazioni, che costituiscono la lex orandi, riflettono nel
loro contenuto la lex credendi, ovvero ciò che la Chiesa crede riguardo al concetto della
santità e proiettano verso la lex vivendi, ovvero verso quello stile di vita che deve
caratterizzare il cristiano per essere assunto nel flusso e riflusso del dinamismo della
santità. L’approccio ai testi eucologici fornisce senza dubbio una chiave di accesso alla
comprensione dei dati teologici sulla santità che emerge dall’approfondimento del loro
contenuto. Dalle diverse orazioni del Martirologio emergono le fondamentali
caratteristiche teologiche della santità, ovvero la dimensione teocentrica, cristologica,
pneumatologica, ecclesiologica, antropologica ed escatologica.
V. Conclusione: La lettura del Martirologio si conclude con la benedizione e il
congedo, proponendo una formula che coinvolge oltre alla comunità orante, anche
quella dei fedeli defunti.7
8. IL MARTIROLOGIO TRA USO LITURGICO E VALENZA PASTORALE
Ogni libro liturgico ha alla sua base un solido fondamento teologico, liturgico,
pastorale e spirituale che costituisce l’impianto essenziale per la comprensione di
7
«Dominus nos benedicat et ab omni malo defendat et ad vitam perducat aeternam. Et fidelium
animae per misericordiam Dei requiescant in pace. Amen»; «Ite in pace. Deo gratias».
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quanto si celebra. Se il valore teologico, liturgico e spirituale del Martirologio Romano
è stato messo in rilievo mediante svariati studi approfonditi e alcuni convegni
appropriati, soprattutto per la ricchezza di contenuti sul valore della santità che esso
veicola, non così lo è stato per l’aspetto pastorale ad esso connesso che stenta in un
certo senso a prendere quota.
All’apparire della seconda edizione in lingua latina del Martirologio Romano,
infatti, vi furono non poche voci a sfavore dell’utilità di tale libro, soprattutto sotto il
profilo liturgico-celebrativo, negandone così l’efficacia pastorale. L’obiezione sorge da
una concreta, ma non assoluta difficoltà di impiego. Se il suo uso effettivo risulta per
alcuni praticabile nelle comunità religiose o in ambienti tipicamente monastici, per altri
lo è meno o addirittura impossibile in altri ambiti, come ad esempio, quelli parrocchiali.
Ciò è dovuto ad una serie di fattori, come la inadeguata capacità di accoglienza di un
nuovo libro liturgico, la difficoltà di proporre altre celebrazioni liturgiche, la mancanza
di una tradizione della preghiera comunitaria della Liturgia delle Ore, l’insufficiente
preparazione dei pastori con la consequenziale carente educazione dei fedeli ecc.
Dire che il Martirologio presenta difficoltà riguardo al suo uso effettivo non
equivale a decurtarne a priori il valore pastorale. La valenza pastorale del Martirologio
Romano non risiede solo ed esclusivamente nel suo utilizzo nell’ambito della
celebrazione, sebbene questo rimanga il suo ruolo primario in quanto libro liturgico, ma
si estende e contagia anche altri settori della vita umana ed ecclesiale.
La liturgia oltre ad avere un carattere didascalico, necessita anche di un aspetto
didattico: la prospettiva pastorale della liturgia non riguarda solo il progetto teologicopastorale di un rito, il programma rituale di una celebrazione e la regia esecutiva, ma
ingloba in sé un orizzonte più ampio che è l’educazione dei fedeli a quella cultura e vita
di fede, necessaria perché le celebrazioni liturgiche siano partecipate e vissute
fruttuosamente.
Se è vero che «la liturgia non esaurisce tutta l’azione della Chiesa»,8 e tuttavia
essa è «culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme la fonte da cui promana
tutta la sua virtù»,9 è vero anche che la valenza pastorale del Martirologio Romano trova
il suo apice nell’ambito della celebrazione liturgica e la sua valorizzazione in svariati
ambiti della vita cristiana. L’afflato pastorale del Martirologio rivela che esso, così
come ogni celebrazione liturgica, non è disgiunto dall’agire della Chiesa, ma è inserito
nel concreto vissuto cristiano. Le prospettive pastorali che il Martirologio dischiude non
sono altro che la “traduzione” del tema della santità nel contesto socio-culturale dove
vive il cristiano, perché ne comprenda i riflessi sulla sua vita e si converta alla proposta
divina.
9. IL MARTIROLOGIO E LA SUA ATTUALITÀ
A tutti è noto il forte impulso dato dal Papa Giovanni Paolo II alla valorizzazione
della santità durante il suo pontificato mediante l’incremento delle beatificazioni e
canonizzazioni (dall’inizio del suo pontificato ha proclamato circa 1345 beati e
canonizzato 483 santi). Con esse egli ha voluto indicare la santità non come ideale
teorico, ma come via da percorrere nella fedele sequela di Cristo, dando un forte slancio
pastorale per ridestare nel cuore dell’uomo contemporaneo il desiderio di approfondire
le radici della propria vita cristiana attraverso il multiforme esempio dei viri Dei.
Non bisogna aver paura di proporre tali prospettive e contenuti, non bisogna aver
timore di insegnare a ciascuno a volare alto nella vita cristiana e non accontentarsi di
8
9
Sacrosanctum Concilium, n. 9.
Sacrosanctum Concilium, n. 10.
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viaggiare a bassa quota. Specialmente all’uomo contemporaneo, immerso in una
cultura, quale è quella di oggi, fortemente segnata dal secolarismo che fa breccia
purtroppo nel suo cuore, perché privo dei fondamenti della fede e svuotato dei
lineamenti essenziali della sua identità cristiana.
Paolo VI così scrisse nell’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi: «l’uomo
contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, lo
fa perché sono dei testimoni».10 E ancor più Giovanni Paolo II, introducendo la Chiesa
nel terzo millennio dell’era cristiana, non ha esitato a dire che «la prospettiva in cui
deve porsi tutto il cammino pastorale è quella della santità. […] Le vie della santità
sono molteplici e adatte alla vocazione di ciascuno. […] È ora di proporre a tutti con
convinzione questa “misura alta” della vita cristiana ordinaria. […] È però anche
evidente che i percorsi della santità sono personali ed esigono una vera e propria
pedagogia della santità che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone».11
Segno eminente dell’anelito alla santità del cristiano di tutti i tempi è il
Martirologio Romano che la Chiesa pone ora nelle nostre mani per mantenere viva nei
singoli fedeli la consapevolezza della chiamata universale alla santità e favorirla con
ogni mezzo a disposizione: questa è la sfida essenziale che deve affrontare l’odierna
pastorale della Chiesa.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:
CONGREGATIO DE CULTU DIVINO ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM, Il Martirologio Romano. Teologia,
liturgia, santità. Atti della I Giornata di studio nell’anniversario della «Sacrosanctum Concilium»
(Roma, Palazzo della Cancelleria 4 dicembre 2004), (= Spiritus et Sponsa 1), Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 2005.
AA. VV., Liturgia e Santità. «Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione» (1 Tess 4, 2). Atti della
55ª Settimana Liturgica Nazionale (S. Giovanni Rotondo, 23-27 agosto 2004), (= Bibliotheca
«Ephemerides Liturgicae» – Sectio pastoralis 25), CLV-Edizioni Liturgiche, Roma 2005.
M. SODI (ed.), Testimoni del Risorto. Martiri e Santi di ieri e di oggi nel Martirologio Romano, Edizioni
Messaggero, Padova 2006 (= Studi religiosi 34).
M. BARBA, Traduzione-adattamento del “Martyrologium Romanum” per la Chiesa italiana, in “Rivista
Liturgica” 93 (2006), 794-802.
10
11
Evangelii nuntiandi, n. 41.
Novo Millennio ineunte, n. 30-31.
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